CITAZIONE
Off || Il corpo sodo di lei fu preso dal samurai infernale.
Le sue mani tastarono quello che i mortali non osavano neppure sognare nei loro sogni
>> T O P XDD
ti perdono tutti gli errori di battitura sto giro.
Fammi assistere da Jashin, affinché io riprenda un ritmo decente...
|| On
Una radura nel cuore della selva;
il destriero brucava in silenzio tra le dita delle querce secolari, i finimenti tintinnavano quietamente allo scuotersi della testa equina; un secco sudore striava i fianchi dello stallone, privato del suo setoso orpello: le stanche membra bramavano un lungo riposo, onde poter riprendere il cammino.
Un fuoco basso da campo, arrostiva le carni della preda della Lama di Jashin: porco selvatico dal vello irto, ucciso con un solo fendente; alitava la fiamma un sospiro di vita sulle membra della guerriera esangue - ma il vigore di lei era forte ed ancor più possente era il suo spirito, e sotto gli occhi dell'Immortale, un lieve incresparsi del viso preannunciò l'imminente risveglio.
I lumi di lei si spalancarono alla volta celeste, che s'imporporava oramai ad oriente: la notte intera pretese il suo deliquio e l'assalì un profondo sgomento, dipinto sui tratti del bel viso d'avorio; s'agitava affannata, ricercava qualcosa lo sguardo bruciante, finché si posò sull'uomo e ciò che tratteneva tra le dita forti, mostrando alla donna ciò ch'ella bramava... luccicava preziosa al dardeggiar di fiamme, la cintura incrostata di gemme ch'ella strappò al nemico, dietro un caro tributo di sangue.
Si pose seduta, protese le mani:
“Gib ihn zurück.”Imperiosa come una regina al suo servo, tuttavia il pallore mortale ancora ghermiva i nobili tratti, e al rifiuto posto da lui, non poté che opporre l'ira funesta del fiero volto.
“Tu parli, io dare a te oggetto”Esigeva il motivo, lo chiedeva con fermezza in quella sua lingua straniera: a che fine sfidare la sorte, un'atroce morte?
Oro e gioielli, preziosa merce ai comuni mortali, inutili orpelli ai fieri guerrieri: ch'ella bramasse meramente agghindarsi della più leggiadra delle cinture, era tutto fuorché credibile.
Sbuffò e ponderò, la divina: le sopracciglia chiare fluttuarono a guida d'ali d'albatro, finché non seppe cavarsi d'impaccio – con gesto eloquente, espose il suo invito... indossarla, e con un gran pugno percuotere un tronco di quercia tanto grande da non potersi cingere con le ampie braccia distese. Dunque attese, ch'egli adempisse a ciò che indicava con gli arti muti.
Il legno antico esplose, come marcio si fesse in mille schegge, per il potere soverchiante del mero arto del giovane: dunque era quello l'arcano potere del gioiello... la forza di un Kami, nelle membra di un uomo.
“Ah quindi è cosi...e perche è tua? Perche ti danno la caccia?"La replica non tardò:
“preda sei tu” sibilò quella, un astio cocente a spandersi sul volto dalla pelle chiara -
“Io CACCIATORA”. Bruciava in lei l'insulto come brace ardente.
“Zintura mia e basta. Dono a colui che amavo, che ora non è più.”L'accento è straniero, pesante, la lingua incerta: da quanto tempo la donna si aggirava per quelle lande, regno degli shinobi?
“Cacciatora? Ma tu hai debito con me. Io aiuto te tu aiuti me” - lui la incalzò, lei s'adombrò vieppiù e sbuffò dalle labbra carnose:
"tu prendi zintura, io pari, e tu va' mit dem Teufel"Orgogliosa e sprezzante, disposta a nulla che potesse macchiarne l'onore ai suoi stessi occhi severi.
Non si arrese il guerriero, gli sforzi tesi a che quella capisse davvero:
“Io avere conto in sospeso con demoni. Io avere marchio...” - e lì mostrò, nuovamente, la negra chiazza che feriva la pelle solcata dai segni di mille battaglie -
“Tu cacciatora? Io ammazzademonio.
Tu raccontare me tua storia io raccontare mia. Insieme va bene te?”Le sopracciglia fiere lottarono nell'ampia fronte, tuttavia... una scintilla s'accese nei cerulei occhi:
"Io invincibile Kriegerin. Non serve aiuto. Perché io aiuta te??" insisté, ostinata tuttavia pensierosa.
“Perché io potere aiutare te. Tu invincibile kriegerin? Io essere immortale”E con tali parole, affondò la sua propria lama nel petto vivo e palpitante: sangue rosso come il crisantemoo sgorgò, eppure la vita non abbandonò le membra del folle, che non cessava la sua opera di convincimento; sorpresa, sgomento erano dipinti sul bel viso:
“Was bist du... cosa... tu...come cuesto possibile? Come tu non servi lui?” Spontaneo il dubbio, pronta la risposta: la dote dell'Agiwara nulla aveva a che fare con quelle delle schiere nemiche, né col loro sovrano;
“Posso essere te d aiuto più di tanti. E tu debito di tua vita con me. Io aiuto te contro demoni e tu aiuti me contro il loro capo, capo che da loro vita”“Chi ha fatto questo marchio a me è forte. Servo di dio oscuro dio che annienta ogni cosa. Anche tuo nemico è servo di lui. Io combatto loro. Io ammazzo loro. Io ero comandante prima di marchio”Lungo fu il racconto: cronache della falce e del buio, di Demiurghi e Jashin, e dove i lemmi si facevano intricati, pronto il giovane illuminava la straniera; le mostrò le armi, sorelle riforgiate, infine venne il tempo del silenzio... e della fiducia, pallida e nuova come strali di sole attraverso i nembi di tempesta.
"Voglio credere tue parole. Mio nome ist Brunhilde, figlia di Odino, Signore di Valhalla" – sillabò lei, tenendo alto e fiero il mento -
”Io shintou agiwara. Ora mangia e racconta te a me.”Le porse la cintura, che lei prese e avvolse all'addome; cercò, affondò i candidi denti nella preda di lui, pascendosi e narrando a sua volta. Così si conobbero i guerrieri alleati, così la prima pietra del patto fu posta.
Sorgeva un tempo il Valhalla, dimora e tempio di Kami lontani,
Odino regnava sui Kami lontani e Walkirie sue figlie,
guide eterne ai guerrieri morenti, alle ricche dimore celesti,
di corvi e di cigni signore, di morte sorelle.
Splendeva tra esse Brunhilde, forte alabarda e animo fiero,
ed ella Siegfried amava, e il fuoco di lui ricambiava.
L'idillio, ahimé, fu breve: l'eterno Valhalla, dimora degli dei, un dì funesto iniziò a deperire: piccole crepe, muffe delicate ne avvolsero le mura dalle fondamenta; la fama di un esercito invincibile, di defunti soldati, correva rapida per le lande baciate dal pallido sole del nord.
Partirono le Walkirie, onde guidare le anime dei morti, che trovassero ristoro nel dolce sidro e nelle grandi aule... ma empi scheletri trovarono, orridamente vuoti di spirito. Nessuna voce esultò al loro cospetto, nessuna versata in loro onore: dimenticate dai mortali, sprezzate da nemico infaticabile, guerreggiarono per sette giorni e sette notti, con sorti alterne; all'alba dell'ottavo giunse Siegfried, valentissimo tra gli eroi, splendente d'armi, per volere di Odino, ad abbattere l'immondo stregone.
Stridettero le armi, cozzarono gli scudi, sudore e sangue bagnarono l'erba pesta e le ossa, e quando il sole volse all'occaso, lenta l'armata ripiegò all'orizzonte... portando con sé sorelle e amante.
Cupo dolore, rabbia bruciante, vendetta strisciava nei suoi pensieri:
"Io guardato, capito sue mosse. Io e te, aspettare loro e colpire: possiamo sapere prima dove, se fortuna assiste noi.
E tu insegna me tua lingua."Detto ciò trasse dall'ampio corpetto una mappa, intrisa di sangue, e la spiegò sull'erba fresca: divisa in quadranti, una nera croce segnava il luogo della funesta battaglia appena conclusa.
"Io aspettava loro, non te" spiegò seria, additando il segno tracciato con foga. "Loro torna, forse presto, forse poi."
Azioni concordate col masterato, poemetto pseudoepico cagato fuori in un momento di sonnolenza. Lol.
CITAZIONE
Tornando a noi: spara un numero a caso da 1 a 10 e una lettera da A ad L.
Stavolta giochiamo a battaglia navale^^