Brutto quando qualcuno ti ricorda, con garbo e gentilezza,
che hai sbagliato.
Ancora più brutto se quella persona è per te un enorme punto di riferimento, sotto moltissimi aspetti.
Estremamente più brutto se sei Shitsuki Agiwara e ritieni di avere sempre ragione, tranne quando hai torto, ma in caso Shitsuki Agiwara avesse torto il mondo si piegherebbe in modo da raddrizzare quel torto in una ragione.
Insomma, per dirla breve: mise il broncio.
Gonfiò le guance, aggrottò la fronte, e vedere una creatura più demone che umana che si imbronciava come una bambina probabilmente avrebbe fatto ridere anche i più timorati di Jashin.
Ma Shintou non era un timorato di Jashin. Dava del tu al Dio, discuteva coi Demiurghi, e aveva conosciuto Shitsuki ben prima che questa diventasse il Cerchio o una figura di culto.
La conosceva, e sapeva come toccare i giusti tasti, sia del suo corpo ma soprattutto della sua mente.
Per questo lei si imbronciò: perché Shintou aveva ragione.
«Il Mizukage sapeva dei miei poteri. Non l'ha detto agli altri, e quando io ho accennato alla cosa nessuno mi ha ascoltata. Ma cosa dovevo fare? Tagliarmi la gola come tu avevi fatto con Eiji?»Cosa fa chi si sente accusato giustamente? Cerca di ribaltare la frittata, o di reindirizzare la colpa altrove. Sempre con quel broncio stizzito, la testa incassata nelle spalle, e la coda che frustava infastidita l'aria.
«Tanto non mi avrebbero ascoltato comunque. Erano tutti presi da quel tempio, da quelle... Convinzioni di essere migliori... Eravamo di fronte ad uno dei Bijuu, in un tempio di una Dea della Luce, quando io... Io...»Ringhiò, e gli occhi le fiammeggiarono d'ira. Sentiva di aver sbagliato, ma sentiva comunque di essere stata vittima di un'ingiustizia.
Alle sue spalle, per un attimo, apparve un abisso nero. Una parete soltanto, un accenno di quel che poteva essere, e che Shintou aveva già vissuto durante il suo tragico ultimo scontro con la precedente Lama Nera.
«Io ho come elemento il Buio.»Ma era troppo stanca per restare arrabbiata ancora a lungo, e soprattutto mantenere attivo il controllo sullo Yokusei. Con un sospiro, chiuse gli occhi e il Buio scomparve.
«Sono stanca.»Uno sbuffo leggero, e si raggomitolò di nuovo sul petto di Shintou.
«Sono stanca, amareggiata, voglio solo andare a casa, eppure so che appena arriveremo a casa vorranno che gli spieghiamo tutto e che li rassicuriamo... E avrò una marea di benedizioni arretrate da impartire...»Era un oggetto di culto, e a differenza del loro Dio che distillava avidamente i suoi miracoli e le sue risposte, Shitsuki cercava sempre di accontentare tutti e non dimenticare nessuno. Amava la sua gente e il suo villaggio: Shintou aveva ragione, lei non era mai stata di Kiri, non ci aveva mai nemmeno provato. Quello era un lavoro... Ma la sua vita era al Santuario.
Solo che in quel momento il Santuario le appariva come un futuro estremamente faticoso.
«Senti, ma se...»Aprì gli occhi e rivolse al marito uno sguardo che a casa Agiwara veniva usato fin troppo spesso. Era la richiesta, la proposta che si sapeva essere malandrina, ma che veniva fatta lo stesso nella speranza che la controparte si rendesse complice. Cosa che molto spesso, quasi sempre, accadeva.
«Se mandassimo Kazora e Hikaru per primi al Santuario, e noi ci prendessimo... Un giorno, un giorno solo, per tornare con più calma e avere un po' di tempo per riposarci e giungere freschi e pronti al nostro dovere?»Da una parte, era una fuga dalle proprie responsabilità. Breve, ma fuga. Dall'altra, era una consapevolezza dell'assenza di voglia che aveva di affrontare i suoi doveri. Piuttosto che farli male, che rispondere di malavoglia ai postulanti, preferiva arrivare dopo ma più rilassata.
«Perché io arrivata a casa ignorerei tutti e mi chiuderei in camera con te per almeno una giornata. E magari ci rimarrebbero... Male, nel vedere che la mia priorità è toglierti questi vestiti e fare l'amore con te finché non urlerai basta.»E sorrise, contro il suo collo, accarezzandogli il petto. Quella era una prospettiva che metteva già in ombra tutte le umiliazioni subite.