Si ritrovò quindi in ginocchio, chiuso non solo in una cella lercia, ma anche nell'interiorità dei suoi pensieri. Era stato sbattuto lì dentro con una facilità disarmante - e del resto, per tre ninja di un certo calibro non era poi così complicato prendersi beffe di un solo uomo, provato e ridotto pressoché allo stremo. Nei primi minuti di prigionia, non fece altro che peggiorare le cose, urlando e sbraitando contro Kakumei, l'aguzzino incaricato di sorvegliare la sua permanenza lì, breve o lunga che fosse. Gli diede del codardo, gli sputò in faccia non solo saliva, ma anche tutte le domande che aveva: chi era davvero quella donna, come cazzo faceva a sapere tutte quelle cose di lui... e persino come diamine conosceva quella maledetta tecnica, l'Ishin del Joker, lo stesso che aveva privato della serenità la sua dolce Amane. Dalla spia, ovviamente, non era giunta alcuna risposta, se non un laconico "fatti i cazzi tuoi, ragazzino".
L'esperienza e la scaltrezza dell'uomo, comunque, ottennero l'effetto sperato. Ben presto lo Hyuga fu in grado di ritrovare se stesso, ma non prima di averci dormito sopra. Troppa era la stanchezza, il dolore e la fatica provata negli istanti in cui il chakra di Akane lo aveva tormentato, privandolo della sua umanità. Al risveglio, lo trovò ancora lì dove lo aveva lasciato, intento ad osservarlo mentre, lentamente e con non poche difficoltà, si aggrappava alle sbarre per rimettersi in piedi. Mai Namida si era visto così vicino all'orlo del baratro e a frustrarlo ancor di più fu un pensiero, un chiodo fisso nella sua mente: cosa avrebbero detto di lui Jagura o Hyou, nel vederlo ridotto in quella pietosa condizione? Il primo avrebbe sicuramente riso, lasciando esplodere la sua follia, mentre la Pantera... oh, la gioia di vedere il suo più grande nemico piegato dalla volontà del suo stesso kage lo avrebbe probabilmente condotto all'orgasmo. Dovette concentrarsi per scacciare dalla sua testa quelle fastidiose immagini, ma bastò pensare intensamente alla sua famiglia, a ciò che veramente gli era più caro, per guadagnare nuovamente lucidità. Per loro aveva scelto di distruggere il Reuma, rischiando la sua stessa vita, e sempre per loro aveva deciso di saltare nel vuoto, permettendo a Mira di debellare quel marchio tremendo. Si sentiva a pezzi e sapeva che non sarebbe più stato lo stesso - in fin dei conti, gli era bastato attivare il byakugan per realizzare quanto profonda fosse la cicatrice che lo spirito dello Yōkai aveva scavato nella sua energia vitale - ma a quel punto, non poteva fare nulla, se non continuare per la sua strada.
Il suo obiettivo, la sua missione, tutto ciò era ancora chiaro, malgrado i suoi occhi fossero offuscati dal dolore e dalla stanchezza. Doveva distruggere la Nebbia Piangente una volta per tutte, per il bene della Foglia e dei suoi cari... e dopo aver pagato un prezzo decisamente salato per parlare con la kunoichi dalle ciocche dorate, non poteva e non doveva permettersi il lusso di mandare tutto a puttane. Così, dopo aver scaricato per l'ennesima volta il suo peso sul bastone, i suoi occhi incontrarono le iridi ambrate di Kakumei.
Sono pronto, fammi strada.
Anche se non del tutto convinto, la spia lo scortò nuovamente attraverso la scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori. Nel passare lungo l'androne del covo di Mira, si ritrovò quindi di fronte ad un muro. Oh, soltanto in quel momento il giovane realizzò dove si trovasse davvero. Quei ruderi altro non erano ciò che rimaneva dell'antro del ninja conosciuto come Joker di Akatsuki e la parete che aveva di fronte, insozzata dal sangue e dai nomi di chi aveva abbracciato Furikami, era il Muro dei Kanji. Nel vederlo, provò inizialmente disgusto. Non aveva mai sposato davvero gli ideali di quell'organizzazione - non quanto sua moglie perlomeno - e se aveva scelto di farne parte, era stato soltanto per avvicinarsi ad Alba e rendere più credibile il suo ruolo di traditore della Foglia. Eppure, nel vedere i kanji del suo stesso nome, Namida, impressi su quella pietra levigata dal tempo... provò una strana sensazione di smarrimento. Oh, le ricordava ancora le parole che lui e Jagura avevano pronunciato quel giorno, nella Valle della Libertà. [X]
- Mi stai chiedendo di tradire Konoha e di abbandonare i miei cari. Qui non si tratta di combattere al tuo fianco per un ideale che anche io condivido.. Si parla di lasciare tutto alle spalle e di iniziare una nuova vita.
- Abbandonare... Konoha e i tuoi cari? E' KONOHA CHE HA ABBANDONATO TE! E' il mondo che ha abbandonato te e chi ti circonda, sono coloro che si credono al di sopra del sistema che vi stanno soltanto usando per vincere la loro guerra personale.
Quant'era arduo e doloroso, anche il semplice ricordare. Da allora, erano trascorsi cinque anni, eppure Fuyuki ricordava quei momenti come se si fossero consumati il giorno prima. Del resto, proprio in quella valle aveva preso la decisione più importante e dura della sua vita... la stessa per la quale, in quello stesso istante, stava pagando il prezzo. Strinse i pugni e, anche di fronte a Kakumei, pianse. Oh, misero e stupido ragazzino, soltanto allora si rese conto di avere ancora tanto, troppo da scontare. Lui aveva sempre avuto ragione, dal primo istante.
- Davvero credi che al tuo Kage importi della tua vita perché è affezionata alla tua persona? Sei semplicemente... utile alla causa. Davvero pensi che Konoha possa permetterti di difendere le tue convinzioni e i tuoi cari? Hai modo di dimostrare che il sistema per cui combatti possa garantire la vita di coloro che ti circondano?
Quanto era stato stolto, a non riconoscere la verità nelle parole di chi, folle, lo era solo in apparenza? Come in una profezia, con una precisione e crudeltà persino più disarmante di quella di Zoren, Jagura aveva visto quell'esito prima di chiunque altro. Ad Akane non importava nulla della sua vita, era stato lui l'unico idiota a credere di essere suo amico, prima che compagno... e allo stesso modo, era tornato a Konoha illudendosi che lì i suoi figli avrebbero ricevuto protezione. Al momento, tuttavia, la loro vita era appesa ad un filo, più di quanto lo fosse la sua. Strinse i pugni fino a farli sanguinare, finché la collera e la sofferenza non ebbero di nuovo la meglio. Lanciò il bastone contro il muro e poi ci si fiondò a sua volta, battendo i pugni sulla dura pietra fino a farsi male. Continuò a piangere, lasciando che tutto il suo dolore venisse a galla, ancora una volta.
Rispondimi Fuyuki, quanto hai perso da quando combatti al servizio di Konoha?
Io... Io...
Seppur morto, Jagura non lo avrebbe abbandonato mai. Cadde in ginocchio, lasciando che la fronte nuda si ritrovasse contro la fredda roccia del muro che aveva davanti. Lì versò le sue ultime lacrime, mentre nella sua testa le folli risate del giocoliere lo lasciarono senza fiato. Lui aveva sempre, sempre, avuto ragione... mentre lui, invece, non aveva fatto altro che fallire miseramente. Per la Foglia, aveva ucciso la sua stessa sorella, destinato ai suoi figli e a sua moglie una vita di stenti e pericoli. No, Fuyuki Hyuga non era affatto uno degli shinobi più temuti e potenti del continente ninja.
Era solo un povero inetto.
Ho perso... tutto.
Edited by .Astaroth - 26/7/2018, 15:13