La Lacrima e la Dea, Role al presente tra Mira e Fuyuki

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view post Posted on 26/7/2018, 13:25     +1   -1
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Si ritrovò quindi in ginocchio, chiuso non solo in una cella lercia, ma anche nell'interiorità dei suoi pensieri. Era stato sbattuto lì dentro con una facilità disarmante - e del resto, per tre ninja di un certo calibro non era poi così complicato prendersi beffe di un solo uomo, provato e ridotto pressoché allo stremo. Nei primi minuti di prigionia, non fece altro che peggiorare le cose, urlando e sbraitando contro Kakumei, l'aguzzino incaricato di sorvegliare la sua permanenza lì, breve o lunga che fosse. Gli diede del codardo, gli sputò in faccia non solo saliva, ma anche tutte le domande che aveva: chi era davvero quella donna, come cazzo faceva a sapere tutte quelle cose di lui... e persino come diamine conosceva quella maledetta tecnica, l'Ishin del Joker, lo stesso che aveva privato della serenità la sua dolce Amane. Dalla spia, ovviamente, non era giunta alcuna risposta, se non un laconico "fatti i cazzi tuoi, ragazzino".
L'esperienza e la scaltrezza dell'uomo, comunque, ottennero l'effetto sperato. Ben presto lo Hyuga fu in grado di ritrovare se stesso, ma non prima di averci dormito sopra. Troppa era la stanchezza, il dolore e la fatica provata negli istanti in cui il chakra di Akane lo aveva tormentato, privandolo della sua umanità. Al risveglio, lo trovò ancora lì dove lo aveva lasciato, intento ad osservarlo mentre, lentamente e con non poche difficoltà, si aggrappava alle sbarre per rimettersi in piedi. Mai Namida si era visto così vicino all'orlo del baratro e a frustrarlo ancor di più fu un pensiero, un chiodo fisso nella sua mente: cosa avrebbero detto di lui Jagura o Hyou, nel vederlo ridotto in quella pietosa condizione? Il primo avrebbe sicuramente riso, lasciando esplodere la sua follia, mentre la Pantera... oh, la gioia di vedere il suo più grande nemico piegato dalla volontà del suo stesso kage lo avrebbe probabilmente condotto all'orgasmo. Dovette concentrarsi per scacciare dalla sua testa quelle fastidiose immagini, ma bastò pensare intensamente alla sua famiglia, a ciò che veramente gli era più caro, per guadagnare nuovamente lucidità. Per loro aveva scelto di distruggere il Reuma, rischiando la sua stessa vita, e sempre per loro aveva deciso di saltare nel vuoto, permettendo a Mira di debellare quel marchio tremendo. Si sentiva a pezzi e sapeva che non sarebbe più stato lo stesso - in fin dei conti, gli era bastato attivare il byakugan per realizzare quanto profonda fosse la cicatrice che lo spirito dello Yōkai aveva scavato nella sua energia vitale - ma a quel punto, non poteva fare nulla, se non continuare per la sua strada.

Il suo obiettivo, la sua missione, tutto ciò era ancora chiaro, malgrado i suoi occhi fossero offuscati dal dolore e dalla stanchezza. Doveva distruggere la Nebbia Piangente una volta per tutte, per il bene della Foglia e dei suoi cari... e dopo aver pagato un prezzo decisamente salato per parlare con la kunoichi dalle ciocche dorate, non poteva e non doveva permettersi il lusso di mandare tutto a puttane. Così, dopo aver scaricato per l'ennesima volta il suo peso sul bastone, i suoi occhi incontrarono le iridi ambrate di Kakumei.

Sono pronto, fammi strada.

Anche se non del tutto convinto, la spia lo scortò nuovamente attraverso la scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori. Nel passare lungo l'androne del covo di Mira, si ritrovò quindi di fronte ad un muro. Oh, soltanto in quel momento il giovane realizzò dove si trovasse davvero. Quei ruderi altro non erano ciò che rimaneva dell'antro del ninja conosciuto come Joker di Akatsuki e la parete che aveva di fronte, insozzata dal sangue e dai nomi di chi aveva abbracciato Furikami, era il Muro dei Kanji. Nel vederlo, provò inizialmente disgusto. Non aveva mai sposato davvero gli ideali di quell'organizzazione - non quanto sua moglie perlomeno - e se aveva scelto di farne parte, era stato soltanto per avvicinarsi ad Alba e rendere più credibile il suo ruolo di traditore della Foglia. Eppure, nel vedere i kanji del suo stesso nome, Namida, impressi su quella pietra levigata dal tempo... provò una strana sensazione di smarrimento. Oh, le ricordava ancora le parole che lui e Jagura avevano pronunciato quel giorno, nella Valle della Libertà. [X]

- Mi stai chiedendo di tradire Konoha e di abbandonare i miei cari. Qui non si tratta di combattere al tuo fianco per un ideale che anche io condivido.. Si parla di lasciare tutto alle spalle e di iniziare una nuova vita.

- Abbandonare... Konoha e i tuoi cari? E' KONOHA CHE HA ABBANDONATO TE! E' il mondo che ha abbandonato te e chi ti circonda, sono coloro che si credono al di sopra del sistema che vi stanno soltanto usando per vincere la loro guerra personale.

Quant'era arduo e doloroso, anche il semplice ricordare. Da allora, erano trascorsi cinque anni, eppure Fuyuki ricordava quei momenti come se si fossero consumati il giorno prima. Del resto, proprio in quella valle aveva preso la decisione più importante e dura della sua vita... la stessa per la quale, in quello stesso istante, stava pagando il prezzo. Strinse i pugni e, anche di fronte a Kakumei, pianse. Oh, misero e stupido ragazzino, soltanto allora si rese conto di avere ancora tanto, troppo da scontare. Lui aveva sempre avuto ragione, dal primo istante.

- Davvero credi che al tuo Kage importi della tua vita perché è affezionata alla tua persona? Sei semplicemente... utile alla causa. Davvero pensi che Konoha possa permetterti di difendere le tue convinzioni e i tuoi cari? Hai modo di dimostrare che il sistema per cui combatti possa garantire la vita di coloro che ti circondano?

Quanto era stato stolto, a non riconoscere la verità nelle parole di chi, folle, lo era solo in apparenza? Come in una profezia, con una precisione e crudeltà persino più disarmante di quella di Zoren, Jagura aveva visto quell'esito prima di chiunque altro. Ad Akane non importava nulla della sua vita, era stato lui l'unico idiota a credere di essere suo amico, prima che compagno... e allo stesso modo, era tornato a Konoha illudendosi che lì i suoi figli avrebbero ricevuto protezione. Al momento, tuttavia, la loro vita era appesa ad un filo, più di quanto lo fosse la sua. Strinse i pugni fino a farli sanguinare, finché la collera e la sofferenza non ebbero di nuovo la meglio. Lanciò il bastone contro il muro e poi ci si fiondò a sua volta, battendo i pugni sulla dura pietra fino a farsi male. Continuò a piangere, lasciando che tutto il suo dolore venisse a galla, ancora una volta.

Rispondimi Fuyuki, quanto hai perso da quando combatti al servizio di Konoha?

Io... Io...

Seppur morto, Jagura non lo avrebbe abbandonato mai. Cadde in ginocchio, lasciando che la fronte nuda si ritrovasse contro la fredda roccia del muro che aveva davanti. Lì versò le sue ultime lacrime, mentre nella sua testa le folli risate del giocoliere lo lasciarono senza fiato. Lui aveva sempre, sempre, avuto ragione... mentre lui, invece, non aveva fatto altro che fallire miseramente. Per la Foglia, aveva ucciso la sua stessa sorella, destinato ai suoi figli e a sua moglie una vita di stenti e pericoli. No, Fuyuki Hyuga non era affatto uno degli shinobi più temuti e potenti del continente ninja.

Era solo un povero inetto.

Ho perso... tutto.



Edited by .Astaroth - 26/7/2018, 15:13
 
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view post Posted on 27/7/2018, 10:30     +1   -1
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Jagura, il folle, il Joker, la Nemesi. Era assurdo come parole dette così nel passato avessero raccolto la storia di Fuyuki forgiandola, fino a sfociare in una profezia che mai come in quel caso poteva considerarsi compiuta. Lo Hyuga aveva perso tutto, quella cicatrice nel suo spirito gli avrebbe ricordato il tradimento di coloro per cui aveva venduto la propria umanità. Il pianto di Yason Mori, dei suoi bambini e delle sue donne, mai come in quel momento poteva sentirlo riecheggiare nella mente come l'atto estremo compiuto per chi era invece pronto a lasciarlo morire. Eppure c'era ancora qualcosa per cui combattere: Chiaki, i suoi figli e una terra che sebbene corrotta dai suoi tiranni poteva ancora essere salvata. Il giovane shinobi era al suolo distrutto, colpendo la parete, affranto per ciò che aveva vissuto e Kakumei lo osservò con aria seria e braccia conserte. Nessuno come lui poteva comprendere cosa stesse passando, lo aveva visto distruggere Yason Mori, e poi piegarsi in due per la rottura del sigillo. Aveva vissuto la sua discesa dalle Montagne dell'Oro e dell'Argento da guerriero a vinto nel giro di quei mesi bui ma la storia non poteva finire così, quello era soltanto un altro punto di partenza.

Kakumei - Ascoltami, figliolo. Jagura era un pazzo, poteva tagliarti la gola in ogni momento per puro gioco e divertimento ma aveva le idee chiare.

Si fermò ad osservare il muro dei Kanji, lo stesso notato da Fuyuki mentre risalivano i piani più alti del covo sotterraneo. Era sicuro che avesse riportato nello Hyuga ricordi, e non tutti piacevoli probabilmente.

Kakumei - Furikami si basava su un ideale semplice: l'indipendenza dei ninja. Questi sono sempre stati soldati al servizio di una potenza, come mercenari, sfruttati da chi ritenevano una famiglia e sacrificati ad arbitrio dei loro capi. Si è sempre inculcato loro che dare la vita per la patria fosse un onore, ma fino a che punto questo onore può vendere la propria umanità? I metodi di Jagura erano senz'altro sbagliati, col tempo ha perso di vista ogni ragione ma il concetto su cui nasceva Furikami era nobile... e io sposavo quella causa. Anni fa, Shinan, il ragazzo dai capelli rossi che hai conosciuto, ha liberato Mitawa dalla prepotenza di un impostore e ha liberato anche me. Lui voleva che il mondo vivesse in pace, voleva distruggere la guerra con la guerra finché la gente non avesse più avuto la forza di combattere. Anche questo era un metodo sbagliato, ma un ideale nobile.

La vecchia spia si avvicinò a Fuyuki e gli pose una mano per aiutarlo ad alzarsi. Poi diede un ultimo sguardo al muro dei Kanji e gli diede le spalle, per lasciare al passato ciò che a conti fatti aveva fallito costruendo una sorta di autodistruzione. Kakumei, come aveva già detto, serviva un'unica e sola bandiera: la libertà degli shinobi, o se vogliamo, la liberazione di se stesso.

Kakumei - Yurei non è Shinan e non è nemmeno Jagura. Lei potrebbe rappresentare il metodo corretto per risollevare l'identità dei ninja come saggi guerrieri e non come schiavi. Fidati di lei Fuyuki e da questa collaborazione riusciremo a punire chi ti ha fatto questo a favore di tutti noi, di me, e di te stesso. Non avere sete di vendetta, ma di giustizia.

Continuando la strada per la parte più alta del sotterraneo, aprirono un grande portone che dava sulla sala grande del covo. Intenta a leggere un libro con tra le dita una qualche tipo di miscela vi era Mira che vedendo entrare gli ospiti terminò la letture e ripose la fialetta nel sostegno.

- Buongiorno. Spero tu abbia riposato bene nonostante lo squallore del posto, ma credo tu possa capirmi.

La donna osservò Kakumei che gli fece cenno affermativo, dunque continuò:

- Dopo quello che è successo ieri spero tu abbia capito chi sono i tuoi nemici. Fidati di me e io mi fiderò di te.

Scrutò il suo chakra con il sesto senso di cui disponeva ed era esterrefatta da ciò che quel sigillo gli aveva causato. Aggiunse dunque soltanto un'altra cosa prima di dare la parola all'interlocutore, con un tono che si era fatto ancora più serio:

- Perché il tuo Kage ti ha fatto questo?

Spero tu abbia ragione... Seiri.

 
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view post Posted on 27/7/2018, 23:34     +1   -1
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Non avere sete di vendetta...

No. Kakumei aveva ragione. Stava ancora piangendo lacrime di sangue per quanto aveva perso, ma aveva dimenticato la cosa più importante. Aveva perso sì molto, ma non tutto. I suoi occhi spenti trovarono, sul polso destro, il bracciale intrecciato con i capelli luminosi della sua amata. Lo avvicinò al naso, nel tentativo d'inebriarsi del suo odore per scacciare l'olezzo di sangue e morte che aveva respirato a Yason Mori... non trovò nulla, se non scavando nel profondo dei suoi ricordi per rimembrare il dolce profumo della meravigliosa chioma di Chiaki. Oh, aveva dato tutto se stesso contro Zoren per evitare che quelle memorie andassero perdute per sempre e adesso era suo dovere far sì che esse si elevassero a qualcosa di più. Proprio come aveva fatto per scacciare al Reuma, si aggrappò a quelle immagini per farsi forza. Non serviva sforzarsi, o concentrarsi, in fondo. Non avrebbe potuto mai dimenticare il momento in cui lei lo aveva riaccolto con un abbraccio, dopo il lungo sonno che aveva affrontato dopo aver affrontato Sanzu; al tempo stesso, come avrebbe potuto dimenticare il giorno in cui Aiko si era iscritto in accademia o quella volta in cui la piccola Amane aveva distrutto le sue sigarette giocando, sporcando di tabacco tutto il pavimento di casa? Erano loro a meritare un mondo migliore, di vivere in un posto privo di intrighi così sporchi. Lui, ormai, era stato corrotto da quel sistema, a tal punto d'aver messo in pericolo i suoi cari nella convinzione di essere nel giusto. Si rialzò quindi, afferrando con forza la mano di Kakumei e lasciando per terra il bastone che aveva scaraventato contro la parete. Per una volta, si sarebbe fidato di chi gli aveva salvato la vita e pertanto avanzò, con il braccio intorno al collo di chi l'avrebbe sorretto fino all'incontro con Mira. Sul suo viso si fece largo una smorfia, scacciando una volta per tutte le lacrime e la collera. No, non tutto era ancora perduto e lui non avrebbe avuto sete di vendetta.

... ma di giustizia.

Così sia, portami da lei.

Giunto a destinazione, lo shinobi trovò la fanciulla intenta a studiare qualche misterioso composto. Lì, fece cenno alla spia dalle iridi ambrate di lasciarlo e, seppur con fatica, il ragazzo fu in grado di rimanere in piedi e muovere qualche passo in direzione di lei. Non rispose alla sua introduzione e, poi, si fermò, nell'esatto momento in cui ella gli pose l'unica domanda che contava davvero. Negli occhi dello Hyuga, avrebbe intravisto il seme del dubbio germogliare e, in fin dei conti, non c'era nulla di cui stupirsi - dopotutto l'intera faccenda aveva dell'assurdo persino per lui, malgrado fosse coinvolto in prima persona.

- Intendo dirti la verità, Yūrei. - sospirò, mettendosi comodo su di una sedia e accendendo una sigaretta - Ma prima, lascia che ti spieghi tutto.

E così, iniziò a narrarle di come la sua storia era nata. Le parlò di Kirinaki, di come vedendo minacciata la sua famiglia e la sua nazione aveva sfruttato l'offerta del Joker per vestire le nuvole rosse e spostare altrove l'attenzione del Ninja Dorato. Raccontò poi, anche se in maniera piuttosto sintetica, di come aveva fatto sì che il suo gioco venisse supportato dal Sandaime e, inoltre, di quanto ciò fosse stato utile per arrivare non solo alla testa di Jagura, ma anche a quella di Ryu Yotsuki. Quando passò poi a raccontare il modo in cui era stato riaccolto a Konoha, dopo la richiesta d'asilo per i suoi figli, non tralasciò nessun dettaglio... anche se Mira avrebbe potuto notare con chiarezza i dubbi che lo tormentavano. Seppur chiaro, Namida era ancora scosso da quanto accaduto, in fin dei conti aveva realizzato soltanto il giorno precedente quanto il monito di Akane potesse essere vero. Aveva rischiato la vita per non abbandonare l'idea di debellare la Nebbia Piangente, soltanto per la sfiducia di un kage che aveva perso di vista chi, fino ad allora, era stato un leale e fidato alleato.

- Potrebbe essere stata influenzata dal consiglio, ma ne dubito. La presenza di Sabaku no Keiichi non è passata inosservata... un cane del suo calibro è stato chiamato a giudicare sul nostro ritorno, dopo essere stato nominato consigliere. No, Akane Uchiha non è tipa da farsi convincere da una manica di stolti. No, deve essere corrotta tanto quanto loro. - concluse, mentre i suoi occhi s'ammantavano di un fuoco ben più ardente delle spire dell'inferno - Ho combattuto innumerevoli battaglie, non ultima quella di Yason Mori. Ricordo ancora, ciò che le dissi quando le rivelai il mio segreto.

Sospirò, lasciando che il volto venisse coperto da una coltre di fumo grigiastro.

Là dove la luce risplende, un'ombra si muove per esaltare ancora più la sua bellezza.

Come avrebbe potuto dimenticare il giorno in cui, proprio prima del conflitto che aveva messo in ginocchio la Nuvola, entrambi avevano deciso di collaborare per il bene della Foglia? Allo stesso modo, non avrebbe mai scordato quanto la stessa Akane gli aveva detto, in quell'occasione [X]. "La nostra vita non è nostra. Da grembo a tomba siamo legati ad altri. Passati e presenti e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro." Come avrebbe potuto far sì che il tempo cancellasse quel ricordo? No, non poteva, ma lo stesso non poteva certo dirsi per lo Yōkai. Con la stessa crudeltà di un demone, la donna era venuta meno alla loro promessa, e macchiandosi del crimine più atroce - tradendo la fiducia di un amico - aveva di fatto scritto quale sarebbe stato il loro destino. Per anni si era macchiato del sangue di innocenti, mettendo a repentaglio la sua vita e quella della sua famiglia... soltanto per permettere a lei, comoda sul suo scranno di menzogne e crudeltà, di rimediare alle decisioni prese. Lui aveva ucciso la sua amata sorella Ayame, per la salvezza dei suoi compagni, mentre lei aveva trascurato la minaccia di Kai. Lui aveva messo a rischio l'incolumità dei suoi figli, mentre lei aveva lasciato andare Hyou, nella remota e futile speranza di una sua redenzione. Ed infine, lui si era privato della sua umanità, uccidendo donne e bambini per salvare Konoha dal Reuma... mentre lei, lo aveva condannato dopo aver affidato il suo stesso destino al maiale conosciuto come Shinigami.

Lui era stato l'ombra che aveva permesso ad Akane di brillare di luce propria e di godere del sole, mentre a lui non rimaneva altro che il terrore dell'oscurità. Questo, trascurando le idee di chi, invece, lo aveva davvero accettato e accolto come suo pari, nella lotta contro la Nebbia Piangente.

Sono stanco... di essere l'ombra di Akane Uchiha.

"Seiri, tu sei stata l'unica a credere nella volontà di Shinan fino alla fine.
Vorrei solo non averti delusa."

 
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view post Posted on 28/7/2018, 11:26     +1   -1
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Mira aveva inseguito per mesi il Joker di Akatsuki, cercando contatti che avessero potuto condurla da Kai dopo la scomparsa di tutti e tre i Pilastri della vecchia Kirinaki. Non lo aveva mai trovato, sulla sua strada si era imbattuta soltanto sul suo covo impreziosito ancora da quella parete incisa con tutti i nomi di coloro che avevano aderito al principio di Furikami, il Dio Libero. Jagura però non c'era, così come non c'era traccia di Kirinaki, né di Kai. E adesso, ironia della sorte, si trovava davanti a colui che aveva ucciso il folle e che aveva affrontato in prima persona il leader della Nebbia Piangente, arrivando ad agire all'ombra del suo paese e dei suoi capi per poter salvare loro la vita... in cambia di NIENTE. La donna poggiò le mani sul bancone su cui stava lavorando e strinse le dita tremando, furiosa per ciò che stava ascoltando. La sua filosofia, anche a causa dell'ossessione che l'aveva spinta fuori da Kiri, l'aveva temprata affinché lei potesse dare e ricevere in un equilibrio tale che permettesse al mondo di continuare a muoversi ed avanzare, per avere sempre più da raccontare e insegnare. Quello che Fuyuki stava raccontando aveva invece dell'assurdo: l'Hokage sfruttava i suoi shinobi, accettava la loro collaborazione, con lo Hyuga nello specifico aveva anche permesso la sua azione sotto copertura per poi infine tradirlo a battaglia vinta incidendo il suo spirito con una cicatrice indelebile. Mira chiuse gli occhi sospirando e cercò di mantenere la calma: le Anime Nere di Yusekai erano in subbuglio.

- Mi dispiace per quello che ti è successo, Fuyuki. Io... non potevo sapere.

L'ospite aveva raccontato la sua storia e Mira riuscì a trovarne punti in comune con le informazioni che aveva invece lei dagli ultimi rapporti di Kai prima di sparire. Era la verità e in qualche modo era la prima volta che si trovava di fronte a un ninja così coinvolto con la storia di Kirinaki e Kai da sentirsi quasi sollevata: poteva davvero contare su di lui per stanare una volta per tutte quel bastardo e chiudere per sempre con il passato? Poteva essere la chiusura del cerchio, la fine della Nebbia Piangente come il mondo la conosceva e da lì sarebbe invece potuto ripartire l'organo di Mira, basato sulla conoscenza e la condivisione.

- Adesso ascoltami, mi hai raccontato la tua storia e adesso io ti racconterò la mia. In genere nessuno sopravvive a queste informazioni se non i miei veri alleati.

Osservò Kakumei che sembrò quasi divertito dalla piega che stavano prendendo gli eventi: si mise poggiato al muro attendendo le parole di Mira, era curioso di sapere che cosa avrebbe detto. Quanto alla donna, mai come allora aveva deciso di rischiare ma considerando la fiducia che Kakumei aveva riposto in Fuyuki portandolo addirittura al covo e parlandogli della "nuova" Kirinaki, e soprattutto quella di Seiri che su di lui e l'amica aveva riposto il futuro dei suoi desideri, non poteva che cavalcare l'onda degli eventi e rischiare come mai aveva fatto. Non poteva continuare ad essere un'ombra, non più, non dopo essersi finalmente liberata dal controllo di Varnaki, non dopo quello che era successo ad Aincrad, non dopo la storia che aveva sentito dallo Hyuga. Doveva passare allo step successivo, trovare Kai e Kirinaki, eliminarli per sempre e rinascere a quel punto. Non poteva però farlo da sola e non aveva mai incontrato nessuno con una storia così affine alla sua: lui era vissuto all'ombra di Akane Uchiha, lei all'ombra di Kai. Era davvero il tempo dei successori.

- Io ero una degli alleati più preziosi di Kai, facevo parte della sua Kirinaki. Ne ero la stratega, la mente, la marionettista che muoveva le pedine affinché tutti potessero essere utili alla causa. Sono io che ho messo Reiki e Liz, due dei tre Pilastri sulle tracce di Shinan Akami e Tensai Takei anni fa, sono io che passava le informazioni a Kai su Watashi e i suoi generali, sono io che raccoglieva ciò che c'era da sapere sui tre poteri di cui il ninja dorato era ossessionato. Nessuno mi aveva mai vista, nessuno sapeva della mia esistenza, solo Kai e all'inizio a lui dovevo tutto, ero solo un'anima smarrita.

Fece qualche passo lentamente in direzione delle libreria nella sala grande, trascinandosi la mano lungo i libri aperti sugli scrittoi. Stava ricordando quegli anni, tutto quello che era successo che l'aveva infine condotta a parlare con Namida di Konoha.

- Dopo la morte di Watashi, Kirinaki era allo sbando, erano morti quasi tutti e Kai era scomparso. Ero rimasta da sola, abbandonata a miei problemi, alla mia ossessione. Vedi...

Si sedette anche lei su una delle numerose sedute della sala grande e tornò ad osservare l'interlocutore:

- Fin dalla nascita ho sempre avuto questo... problema. Ero come una tossica, dipendente dalla conoscenza. Volevo sempre più di quanto mi era concesso, i risultati non bastavano mai e la regole, le limitazioni, le leggi, mi facevano sentire in trappola. Potevo impazzire per questo, l'ho anche fatto in realtà ma non mi sono mai lasciata andare del tutto, grazie al sostegno di chi ha dato la vita per me. Kai da questo punto di vista è stato una salvezza, mi ha insegnato a controllare questi impulsi e ponendomi nelle retrovie della sua organizzazione mi ha dato la possibilità di continuare a studiare e conoscere. Capisci? Non mi importava un cazzo di lui, di Kirinaki o di nessun altro, volevo solo una scusa per arrivare dove legalmente non sarei mai potuta arrivare e lui per me era come un lasciapassare. Watashi però cambiò ogni cosa, distrusse Kirinaki e quando rimasi sola sono stata costretta a ricominciare a vivere per non soccombere alla mia ossessione. Poi ho incontrato Kakumei, ho conquistato questo posto e fatto la conoscenza di persone che mi hanno fatto comprendere il mio posto in questo mondo.

Ricordò Matsuda, i suoi insegnamenti, le sue bizzarre maniere, ma ricordò anche Shirai, il demonio che l'aveva messa di fronte alla morte. Da lì era rinata una nuova Mira, dalle lacrime di una città in fiamme e le grida di chi perdeva la vita, al sorgere di un'alba che avrebbe illuminato nuovamente l'ora di buia.

- Non sarei più stata l'ombra di Kai, né di Kirinaki, ma sarei diventata IO Kirinaki, secondo le MIE regole. Un gruppo di gente che collabora per espandere al mondo la conoscenza e raccoglierla da esso, in equilibrio.

Osservò gli occhi di Fuyuki, perdendosi in quei vitrei specchi logorati dalla rabbia ma anche da un nuovo senso di appartenenza verso se stesso. Quindi continuò:

E' strano, entrambi siamo vissuti come ombre ed entrambi siamo qui, vivi, grazie a una donna che ha creduto in questa oscurità.

 
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Quando fu il turno di lei di parlare, gli occhi dello Hyuga si riempirono inizialmente di sdegno e poi di stupore. Chi aveva di fronte, altro non era che una preziosa alleata del Ninja Dorato; subito si chiese quanto il suo aiuto avesse potuto influire non solo nella sua vita, ma anche in quella di Shinan e della stessa Seiri. Senza nemmeno saperlo, i due ninja che adesso avevano abbandonato ogni forma di difesa, avevano combattuto l'uno contro l'altro per anni, ai poli opposti di una guerra che, alla fine, sembrava averli messi sullo stesso binario. La fanciulla aveva dichiarato di aver preso le distanze da ciò che Kai aveva creato, così come dal suo ideale malato e solo in quel momento lo shinobi comprese per quale ragione Kakumei credeva davvero in lei, come vera portavoce delle idee appartenute al Rosso e al Joker. Yūrei credeva nella possibilità di forgiare un mondo diverso, in cui chiunque avrebbe potuto esprimere la propria libertà e curiosità. Rendere la conoscenza uniforme sembrava un sogno lontano, quasi una chimera, eppure entrambi erano lì per un motivo preciso. Malgrado Namida fosse ancora scettico riguardo l'effettiva realizzazione di un piano simile, adesso era certo di quale fosse la ragione dietro il loro incontro. Con tutti i tasselli al loro posto, era impossibile non riconoscere che entrambi, dopotutto, avevano un obiettivo comune. Non era un caso, se lui e Kakumei avevano affrontato l'ira e le fiamme di Yason Mori nel tentativo di stanare, una volta per tutte, l'eredità di Kai e distruggerla. In quell'occasione il piano era andato in fumo per il desiderio del jonin di proteggere ciò che aveva più a cuore, ma la morte di Inai non era che un nuovo punto di partenza, dal quale la vera disfatta di Kirinaki avrebbe avuto inizio.

- Seiri... siamo responsabili della sua morte ed è bizzarro dover riconoscere che, in fondo, il suo sacrificio ha permesso ad entrambi di essere qui. Fino ad oggi, ho dovuto convivere con la convinzione di averla delusa, di aver messo da parte il suo ricordo... per seguire la persona sbagliata.

Fece una pausa, prima di buttare per terra il mozzicone di sigaretta e di espirare l'ultimo soffio di fumo.

- Combattiamo per obiettivi diversi, Yūrei. Io ho a cuore la mia famiglia, i miei fratelli e la mia gente e non verrò mai meno alla promessa di lottare per la loro incolumità... d'altro canto, tu non hai intenzione di rinunciare al tuo sogno. Entrambi, però, possiamo collaborare per avere giustizia e libertà, unendo le forze. Ma prima...

A quel punto, si rimise in piedi per poi avvicinarsi nuovamente alla kunoichi. Rispetto all'ultima volta, tuttavia, quest'ultima non avrebbe percepito alcuna ostilità negli occhi del giovane, solo il fuoco ritrovato nel desiderio di portare avanti il suo credo. Là dove la Dea avrebbe accolto la richiesta della Lacrima, sarebbe stato scritto il destino del loro tempo. Da soli, avevano poche speranze di uscire indenni dalle lotte che li avrebbero attesi, ma insieme avrebbero potuto far fronte comune ed abbattere ogni ostacolo. Da un lato, avrebbero consegnato alla Foglia la giustizia meritata, da un altro avrebbero combattuto affinché chiunque potesse godere della libertà di oltrepassare i confini imposti dall'uomo. Ma prima, avrebbero dovuto eliminare ciò che minava entrambe le loro realtà.
Azzerate le distanze con Mira, Fuyuki portò la mano destra alla bocca, mordendola fino a farla sanguinare. Infine, la porse verso di lei, in attesa ch'ella ricambiasse il suo gesto. Lì avrebbero scambiato quella promessa, senza vincoli imposti dalla necessità di applicare sigilli o clausole; no, sarebbero stati i loro cuori a parlare, così come il reciproco desiderio di vedere quel cancro finalmente estirpato da quelle terre. Un patto di sangue, tanto bastava a chi avrebbe combattuto quella battaglia dal futuro tanto arduo quanto incerto.

- Per la mia famiglia, per la mia gente, per Shinan. Per la libertà, per chi ha creduto e crede ancora in te, Yūrei...

Una goccia di sangue scivolò dalla mano, infrangendosi sulla pietra del pavimento per consacrare quelle parole. Il tradimento di Akane aveva distrutto il suo spirito e le sue certezze, ma niente avrebbe potuto sopprimere la volontà di lottare per ciò che aveva segnato la sua storia.

... e per Seiri.
Noi elimineremo Kai e ciò che rimane di Kirinaki, una volta per tutte.

 
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Mira lo vide avvicinarsi nuovamente, come aveva già fatto quando avevaperso la testa, ma stavolta non vi era furia nei suoi occhi e la donna rimase immobile con le braccia lungo ai fianchi, lasciando che gli eventi facessero il loro corso, che i secondi passassero e che lo Hyuga azzerasse un'altra volta le distanze. Lo udì pronunciare quelle parole come una promessa, come se stesse siglando un patto sigillandolo con il sangue, mordendosi la mano fino a ferirsi sul serio e lasciando che un rivolo cremisi bagnasse il suolo del covo della Libertà. Kakumei era in fondo alla camera con le braccia conserte e il sorriso soddisfatto di chi aveva adempiuto alla propria missione, osservando le due potenze che era riuscito a mettere al fianco. Attendeva ancora la risposta della Dea ma a quel punto, se aveva imparato a conoscerla, non avrebbe potuto che assecondare quella vicenda e arrivare quanto più avanti possibile. La donna dunque abbassò lo sguardo notando la macchia di sangue ed ebbe un brivido, percependo quanto Yusekai stesse impazzendo in quel frangente. Le Anime Nere erano in subbuglio, l'oscurità del mondo oscuro danzava al ritmo delle voci dei suoi abitanti ma d'un tratto, inaspettatamente, il silenzio si levò insieme agli occhi vitrei della "Madre di Kirinaki". Incrociò lo sguardo di Fuyuki, immobile, scrutando la sua anima, scavando nei suoi occhi, cercando il riflesso di se stessa nel perlaceo colorito di quelle iridi così particolari. Allora il mondo avrebbe presto conosciuto quella nuova alleanza, quelle nuove forze, quella coppia di guerrieri che da sempre aveva fatto della testa e della strategia l'arma più pericolosa. Mira alzò entrambe le mani all'altezza del petto e incrociandole fece comparire un figlio di carta che lacerò il palmo destro abbastanza da aggiungere al sangue di Namida il proprio e suggellare così un patto che non aveva vincoli visibili, tangenti, concreti, ma che affondava radici su sentieri paralleli destinati a incontrarsi.

- D'accordo, Fuyuki Hyuga

Si scostò a quel punto una ciocca dorata dal viso chinando il capo e pose la mano ferita sul petto del ragazzo per sentirne i battiti. Rimase immobile in quella posizione per pochi secondi facendoli riecheggiare nella sua testa e chiudendo gli occhi costruì il percorso che il suo chakra stava compiendo insieme al sangue: lo inscrisse con le dita, seguendo quella che di fatto era la cicatrice impressa nel suo spirito, conseguenza di sfiducia, di tradimento, di paura, e per un momento le sembrò di poterla toccare direttamente, poterci interagire e fu allora che alzò le lunga ciglia ritrovandosi esattamente davanti al petto del ragazzo, ancora più vicina, riuscendone a sentire il respiro, la sofferenza e la speranza di poter risalire da quel baratro senza uscita. Mira alzò lo sguardo per giungere a quello dello Hyuga, più alto e si allontanò solo allora, improvvisamente, con un balzo.

- Il tuo spirito è stato segnato da quel sigillo, da qui non si torna indietro.

Nel covo che era stato di Jagura e che aveva udito le parole del sigillo di Furikami, si scriveva nuovamente la storia ripartendo da quello che malamente e con terrore aveva costruito il Folle, abbandonando quanto di stupido e insensato avesse lasciato in eredità ma raccogliendo le parole e la profezia di un mago del Caos che forse, in fondo, aveva osservato più lontano di tutti. Era l'inizio di una guerra e non solo contro Kirinaki e Kai.
 
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view post Posted on 29/7/2018, 18:00     +1   -1
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Da qui, ci attende solo morte o gloria. La fine dei nostri nemici... o la nostra.

Pronunciò quelle parole con convinzione, certo come la nuova alleata che, dopo il loro incontro, non vi sarebbe stato spazio per alcun ripensamento. In ogni caso, come aveva già accennato in precedenza, era ancora prematuro guardare allo scranno dell'Hokage, non dopo quanto lo Hyuga e Kakumei avevano affrontato tra le fiamme della città di Yason Mori. Se da un lato era vero che la morte di Inai aveva segnato la fine del Reuma, da un altro la Nebbia Piangente avrebbe potuto nuovamente liberare quel cancro; in fin dei conti, trattandosi di una tecnica una simile possibilità non era da escludere, anzi. Osservò la mano insanguinata di Mira che si allontanava dal suo petto e, nel fare lo stesso con la propria, comprese di avere tanto da fare... e troppo poco tempo per metterlo in atto. Era mancato da casa per interi mesi e, pur non potendo fare ritorno a Konoha per non correre il rischio di essere catturato e processato, doveva perlomeno tornare all'eremo per poter mettere al loro posto le cose. A quel punto, era necessario non affidare più nulla al caso, vista la pericolosità della missione che aveva deciso di affrontare.

- Ti chiedo, Yūrei, di darmi del tempo. In quanto eremita e padre, ho delle responsabilità che non posso trascurare. Tra sette giorni, tornerò...

Lasciò la frase in sospeso, infilando nel borsello che teneva legato in vita la mano insanguinata. Ne tirò fuori un kunai, uno di quelli che portava il sigillo di evocazione dell'Hiraishin sull'impugnatura e, senza pensarci due volte, lo conficcò sul tavolo in cui la fanciulla aveva riposto i suoi misteriosi miscugli. In seguito, voltò le spalle sia a lei che Kakumei, trascinando a fatica qualche passo per allontanarsi da entrambi. Poi, si fermò, voltandosi appena con la coda dell'occhio. Nello sguardo vitreo di lei, trovò la stessa determinazione che aveva accompagnato la nascita della loro promessa. In quel modo, dagli sforzi e dalla lungimiranza della spia dalle iridi ambrate, era nata la fiamma di speranza che, forse, avrebbe divorato ciò che rimaneva di Kirinaki.

- ... e a quel punto, ripartiremo dalle ceneri di Yason Mori per stanare quel bastardo, ammesso sia ancora vivo, e la sua malata eredità.

Non aggiunse altro e, in un istante, attivò la sua tecnica più sorprendente, scomparendo dalla vista dei suoi interlocutori, pronto invece ad apparire nei meandri della bianca torre ch'era il simbolo della grandezza della razza dei mustelidi.

Continua qui

 
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view post Posted on 5/8/2018, 19:57     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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Lo vide conficcare il kunai sul tavolo e sparire dopo averle concesso ancora una volta il suo sguardo, e si sentì, come le era successo quando il ragazzo aveva pronunciato il nome di Akane Uchiha, denudata da quelle iridi dal potere inimmaginabile. Lei era un'esperta sensitiva, poteva leggere con un senso in più ciò che si susseguiva intorno a lei e proprio con quella forza aveva captato l'energia che lo Hyuga aveva fatto esplodere voltando le sue iridi. Non si sentì però violata o sfidata, anzi, era come aver assistito a qualcosa di potenzialmente meraviglioso e per una volta non aveva avuto la paura e la tentazione di cedere ai desideri di Varnaki e delle Anime Nere rischiando di mandare tutto all'aria per l'ossessione di impadronirsene. Ero cosciente di desiderare quella peculiare abilità, di voler saperne di più ma non era costretta da un impulso, ma dalla volontà di farlo. Strinse i pugni e sorrise mentre Yusekai impazziva di gioia nel sapere di poter collaborare con qualcuno capace di donare alla loro madre conoscenze che mai avrebbe potuto recuperare in altro modo. Quel giovane aveva però bisogno di tempo e Mira doveva preparare il campo, dovevano avere qualcosa da cui partire: Kawarimi continuava ad essere la chiave per arrivare a Kai e con l'arte che aveva sviluppato alla Koushin, il Kidenshi, sperava di poter raggiungere risultati ben più corposi rispetto a quelli ottenuti ormai un anno prima. Si avvicinò dunque al pugnale che il giovane aveva conficcato tra i suoi intrugli e si fermò ad osservare il particolare sigillo che aveva impresso: nulla che avesse mai visto ma senz'altro non un semplice kanji. Si poggiò allo scrittoio stordita per tutto quello che era successo in quegli ultimi giorni e sorrise pensando al fatto che la cosa a cui meno aveva dato attenzione era a sua volta un particolare fuori dal comune: Fuyuki si era letteralmente smaterializzato e non era di certo un semplice Kage Bunshin. Si scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si fermò ad osservare il bollitore che aveva preparato prima che giungessero Fuyuki e Kakumei, quindi volse lo sguardo verso la spia dagli occhi ambrati sorridendo e si limitò a poche, chiare e concise parole:

- E' il momento di farla parlare, chiama Naum.

Fu una settimana di grida, sangue e silenzi, ma Kawarimi avrebbe parlato... in un modo o nell'altro.

||Continua Qui||
 
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