| *Era finita; il grido gli era costato ogni briciolo di energia residua, e la sua eco, o il vuoto che si era lasciata dietro, ancora gli animavano il petto quando Son Goku decise di mettere un punto alla loro disgraziata vicenda. Anzitutto allungò una mano verso Sasaki, traendone con violenza la stessa fiamma verde che il giovane aveva impiegato per liberarlo. La trazione fu forte, abbastanza forte da influenzare anche Hideyoshi che, ancora in contatto con Sasaki, avvertì un'impressionante vertigine e fu costretto a lasciarsi cadere. Nessuna gratitudine, nessun aiuto. Il Quattro Code avrebbe risposto ai loro appelli minacciando morte e distruzione, esattamente come il Sette Code, suscitando nello stremato Hideyoshi un principio della stessa ira che, fino a poco prima, gli aveva consentito una lotta senza quartiere. Ma si sarebbe trattato di una scintilla senza seguito: qualsiasi crudeltà lo avesse animato, qualsiasi forza avesse posseduto, era ora spenta ed esaurita. Di nuovo trappola del proprio guscio fragile e debole, allo spirito del Kokage non rimaneva che tormentarsi, inerte.*
(Non è servito... a niente. Niente. Arrivare fin qui, morire là fuori, tentare...)
*Tentare... cosa? Di raggiungere un compromesso? Parlare? Combattere? Si era trattenuto dal frustrare il tentativo di Sasaki ad un esito pacifico, si era rimesso alla sua volontà, ma la speranza era sempre stata a zero, tanto nei confronti dei fanatici quanto, a maggior ragione, del demone. Nemmeno l'incombere della loro dipartita poteva dargli qualche sollievo; le suppliche di Saburo, la rassegnazione di Ranmaru, lo zelo degli accoliti del Kyo Dan e la disperazione del Taisei sarebbero stati spazzati via in un battito di ciglia. Come non fossero mai esistiti. Non c'era più spazio per nulla, non c'era mai stato spazio per nulla. Erano formiche, tutti quanti. I loro sentimenti, le loro lotte, le loro speranze... polvere. Per quanto il Cantore li avesse voluti morti, tutti quanti, per quanto una parte di lui sentisse selvaggio quel senso di malata giustizia appagarsi, saperli condannati non poté non suscitare qualcosa in lui. No, non pietà, non compassione... ma consapevolezza, il terribile dono fatto a chi è risparmiato. In quello spaventoso atto di forza, nello scomparire noncurante di decine e decine di vite, Hide rivide il proprio percorso come shinobi. Non una produzione consapevole, ma un flusso di coscienza, un sentimento inevitabile: si era scagliato l'intera giovinezza contro chi, uomo come lui, dotato di enormi capacità, aveva scelto di sacrificare innumerevoli vite per il raggiungimento di un obiettivo ulteriore. Non importava realmente quale. A Ki, in un momento in cui aveva avuto la presunzione di ritenersi consapevole, aveva rinfacciato questo ed altro... ma la nomina a Kage lo aveva cambiato, reso accondiscendente di fronte alla crudeltà del mondo, ora vista più e più non come un carnefice distante, ma come un esattore senza scrupoli, a cui necessariamente pagare pegno... per un bene ulteriore, impossibile da salvaguardare senza abbassarsi ad essere uomo del suo tempo. Aveva dovuto accettare questo dato di fatto già prima dell'attacco al Suono, giurandosi di accrescere il proprio potere, di diventare forte abbastanza da non dover più strisciare, anche da Kage... fino a quel momento. Nel vedere la bocca del demone spalancarsi, nel vedere la sfera annientare quelle persone, Hideyoshi seppe che tale momento non sarebbe mai arrivato.*
(Anche se fossero come noi... anche se fossero ben più pacifiche, caritatevoli... saremmo sempre alla loro mercé. Un'incomprensione, una disobbedienza... e questo è il nostro destino.)
*"Forze della natura" aveva detto Sasaki. Di minuscola statura, ma milioni, evoluti, uniti sotto un unico vessillo. Quale spaventosa perdita poteva aver provocato, millenni prima, una simile unione d'intenti? In quale tempo ciò era possibile? A quale prezzo? Ed ora che la loro liberazione era a portata di mano, potevano davvero imprigionarli nuovamente? Sarebbe accaduto, sarebbe dovuto accadere. L'esperienza insegnava al giovane Kokage che uno scontro rimaneva inevitabile, con creature simili in libertà. Mentre il grido di Sasaki dava sfogo a sentimenti che il corpo non poteva più esprimere, mentre la loro essenza si involava, Hideyoshi sperò soltanto che tale scontro giungesse il più distante possibile nel tempo; in un futuro in cui le sue promesse, oltre che a parole, avrebbero potuto servirsi di capacità ineguagliabili. Pur incapace di credervi, di credere in sé stesso, il giovane fece quello in cui era sempre stato maestro: illudersi.*
GDROFF///Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaand cut!
Valutescions
Tempistiche: lol. 10.
Coinvolgimento: una missione(chiamiamola così) in cui il mio personaggio fosse tanto fuori luogo non penso di averla mai affrontata. Mai come qui ho sperato di essere un genin senza macchia, capace di adattarsi ad ogni situazione senza richiedere analisi approfondita e mille giustificazioni... ma Hide non è un genin, e io non sono uno psichiatra, perciò spero di aver fatto un lavoro decente nel trasporre quelli che sono i sentimenti e le (molte) turbe di un jonin complessato e pieno di vicende sul groppone. Detto ciò, mi rendo conto che larghissima parte di tale spiazzamento era inevitabile: l'evento è, per sua stessa natura, trasversale nella maniera in cui interessa i personaggi coinvolti e impone limiti strutturali ai master, che per forza di cose non possono fare un lavoro di fino nel coinvolgere i giocatori. Con questa questione mi sono scontrato in malo modo in passato, da master e da giocatore, per cui non avevo speranze astronomiche per la presente role. Dei quattro ninja coinvolti, tre sono entrati in uno stato di inconsapevolezza semi totale, mentre uno aveva a mala pena idea di chi avesse contro. Naturalmente questo ha posto Sasaki(nonostante la sfiducia patologica di tutti) in carica fin dall'inizio, cosa che gli è comunque servita a ben poco alla fine della fiera, anzi, e tutti gli altri al seguito nel tentativo di capirci qualcosa e non crepare. O almeno, Hideyoshi rientra perfettamente nella seconda categoria. Stante questo muro insormontabile, ho deciso di giocare la carta "Otomika Black Snake powa, mi incazzo e basta", approfondendo il dramma di Hideyoshi di fronte alla devastazione del Suono e della propria impotenza nei confronti di eventi mastodontici. Una retorica che, per quanto interessante e capace di prestarsi allo scontro, non può non stancare. Mi sono perciò distanziato via via, involontariamente, dalla ruolata, cercando sempre di dare il massimo, di sviscerare quanto mi ero prestabilito, ma con sempre minor ispirazione fino all'ultimo post(che mi ha regalato qualcosa di interessante su cui lavorare, pro futuro). Perciò eccoci qua. Non ne faccio una colpa particolare al master, per via di quello che ho detto sopra, ma se avessi potuto dare un consiglio in trama avrei probabilmente spinto per una maggior umanizzazione della minaccia. Son Goku si è presentato, a tre dei quattro(Sasaki aveva un briciolo di insight in più, almeno sulle fazioni coinvolte e sul demone interessato), non diverso da come era fuori: una bestia, distante e selvaggia, impossibile da avvicinare. Nel momento in cui si libera, la role finisce, e quindi alla fin fine ai personaggi non rimane nient'altro che un gran menare le mani(per carità, non guasta mai). Idem, ma questo vale più per Kuro ed Hideyoshi, si dica per Taisei e Kyo Dan, visti sempre come fanatici in lotta tra loro senza un vero esito(non che di fatto siano molto di più, complessivamente presi, ma le devianze di singoli esponenti aiutano sempre). Per cui, se Son Goku/le due fazioni/solo Saburo e Ranmaru avessero, per assurdo, deciso fin dall'inizio di allearsi con i quattro ninja, forse si sarebbe riusciti a creare qualcosa oltre il mero scontro(che qui, nonostante Hideyoshi, due su quattro personaggi hanno attivamente provato ad evitare). Oltre questo non mi sento di dire, per via dei forti limiti presenti e per via, comunque, della considerevole libertà di scelta lasciataci, almeno in fase pre scontro. 7.///GDRON
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