Sankaku, Shintou Agiwara - Sessione Autogestita #3

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view post Posted on 8/4/2018, 20:53     +1   -1
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Nukenin
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Le falci cozzarono insieme.
Scintille rosse nell’aria, uno stridere a mò di grida di demone. L’inferno in terra.
I due triangoli a confronto.
Sankaku.
I due si stavano confrontando e mentre i capelli argento di Shintou svolazzavano nell’aria a mò di coda di drago, il sorrisino e la risata inconfondibile di Yamamoto, chiudeva un cerchio. Lo stesso cerchio che inscriveva il Triangolo.
Le loro falci, essenza di quello che erano, mostravano il loro essere così diverso, così come lo erano i loro padroni.
Quella di Shintou era enorme. Enorme e bella. Intarsiata finemente con un motivo floreale che ricordava un giglio del ragno rosso, che saliva dal manico perdendosi nella lama centrale.
Rossa completamente, screziata di nero con le tre falci perfette, con il loro lucente filo che assomigliavano a spine di rosa.
Con un triangolo marchiato a fuoco, sembrava, su quella superiore. Un baluginio violaceo proveniva da esso. Una lunga catena che si concludeva con un triangolo più piccolo iscritto una runa.
Ogni suo movimento sembrava quasi che stesse tagliando la realtà stessa, come se persino gli Yokai si inginocchiassero di fronte ad essa.
Una falce che cresceva. Diventando sempre più grande come se suggesse la stessa vita che strappava con quelle falci perfette e taglienti come poche cose su questa terra.
Mentre i movimenti che faceva erano sinuosi. Letali. Perfetti. Veloci.
Magnetica e bellissima.


Di contro la notte. La tenebra, il Buio fattosi falce.
Come se tutta l’oscurità infernale, come se la dimensione di Jashin e il suo Buio eterno fossero in quella falce. Che baluginava come una pietra preziosa del mondo dei morti.
Come se la luce esplodesse dalle sue stesse lame. Come se volesse inglobare, assoggettare qualsiasi cosa gli si parasse davanti. Come se la luce si discostasse da lei.
Movimenti veloci. Troppo veloci. Come se sparisse e riapparisse in ogni luogo. Come se questa realtà fosse piegata e tagliata.
Tre triangoli. Uno per lama. Rossi come il sangue che si versava. Una catena, anch’essa nera, che terminava con una runa. Una runa che, nei tempi antichi, indicava il triangolo. Indicava il Primo triangolo.
Ricordava per forma e perfezione quella di Jashin eppure ne era maledettamente diversa.
Come se fosse stata battuta e forgiata in un nero abisso dove le fiamme non perivano mai. Dove il Nero e il Vuoto facevano da controaltare alla Luce e al Tutto.
Lì…lì…in fondo…dove i Demiurghi governavano dall’alto dei loro Dodici Troni.
Lì era nata questa falce. Lì forgiata e data al nano. A Yamamoto Kuchiki che con la sua inconfondibile risata, quel kyukyukyukyu che sembrava come un cacciavite che trapanasse il cervello.
Quel sorrisino beffardo. Quel pizzetto malevolo e quegli occhi così cristallini e al tempo stesso così maledettamente abissali.
Sembravano aver catturato il gorgo primordiale.
E da chi quel gorgo lo aveva visto, chi aveva guardato nell’abisso e da esso ne era stato riguardato e ne era uscito con tale forza e potestà, non poteva che portarne un ricordo in quegli occhi d’ossidiana.
E la sua falce era la falce dell’Inferno. E per esso combatteva e con esso si era alleata facendola divenire tenebrosa.
Maledetta.
E Yama era forte. Troppo. Un corpo piccolo, gambe storte eppure i suoi colpi erano violenti e di ghiaccio e fuoco erano le ferite che provocava.
Da un corpo del genere non ci si poteva aspettare tale forza…ma Yamamoto era buio. E come tale nascondeva la sua essenza dietro la facciata del nano, ma in realtà quell’aura era da...
GIGANTE

Un nano nel corpo. Un gigante nello spirito.
La sua falce contro quella di Shintou.
Il Secondo Sankaku contro il Terzo.
Le due falci si baciarono per l’ennesima volta, il loro abbraccio uno stridere infernale.
Occhi dentro gli occhi dell’altro.

« Quindi? È qui la tua forza?!»

Non balbettava più. Non aveva più i suoi tic nervosi. Era come se fosse..
un altro Yamamoto.
La sua voce melliflua e vellutata. Sembrava come un pugnale che affondasse in delle carni morbide, suggendone la vita in un caldo abbraccio. E quegli occhi… magmatici e magnetici.
Sembrava che gli stessero strappando l’anima…o quello che ne rimaneva.

« Da per scontate alcune cose…. sensei. »

Il kyukyukyu di Yama fu la sua risposta.
Veloci le lame si lasciarono e si ricolpirono.
Acciaio contro acciaio. Buio e antichakra.
Violaceo chakra contro il gorgo e l’abisso del Vuoto primordiale.

« Cosa significa quello che mi ha detto? »

« Che è il tuo destino è in parte il mio, giovane allievo.
Non possono esserci due triangoli nella stessa epoca. E tra tutti a quanto pare tu sei il nuovo triangolo quindi…»


Veloce come un cobra la falce morse le carni del samurai. Yama saltellò all’indietro adagiandosi, non curante, su di una roccia.
Era maledettamente agile. Più di qualsiasi avversario che avesse mai incontrato fin’ora.
E quel chakra…era freddo…troppo freddo…ma non era come il freddo dell’antichakra.
Era una sensazione diversa.
Difficile da focalizzare.
Antico però lo era. Molto antico e molto potente.
Strinse i denti. La ferita bruciava troppo. Sembrava che si diramasse in tutto il fianco sinistro. Gli stava mozzando il fiato.
Freddo…maledetto freddo…un freddo assoluto.
Era come un tumore. Un tumore che ghermiva il suo spirito, sbranandolo dall’interno come se mille zanne acuminate lo stessero facendo a brandelli.
Carne e spirito.

« Quindi…il nostro destino è batterci per ucciderci?»

Disse tenendosi il fianco. Faceva male… troppo.

« Legge dell’Equilibrio mio caro allievo.
Le due parti ci hanno speso un muuuchio di tempo per giungere a compromessi che andassero bene ad entrambi. Ma perché parlarne? Mi annoia…è così luuuunga e complessa la questione che ci vorrebbero cento anni solo per dirla. E altri cento o duecento solo per fartela comprendere.»


Disse sdraiandosi e stiracchiandosi, annoiato, con quel sorrisino beffardo e da bastardo.
Diceva e non diceva… infame di un nano.

« E sia io che tu, mio giovane stallone, siamo i pochi che possono uccidere un Immortale.»

Kyukyukyukyu la sua maledetta risata infestò l’aria. Mentre si tirò su a sedere e le sue piccole gambette scalciarono il vuoto, come un bimbo a cui veniva dato un regalo.
Le mani picchiettarono, su tutta la lunghezza, il manico della sua falce.
Fino a giungere sulle lame…le accarezzò…un suono si propagò nell’aria. Gli occhi si accesero nefasti e ignobili.

« La tua opportunità è anche la mia.»

« Allora vuole uccidermi adesso? Dopo tutta questa fatica?!»

Si sentiva meglio. Quella sensazione oscena era scomparsa.
Kyukyukyukyu di risposta. Le mani davanti alla bocca, le lacrime agli occhi.

« Nononono! Ma cosa hai capito?!
E perchè dovrei? Sai che noia farlo adesso.
Molti in questi millenni hanno preso su di sé il nome Triangolo. Nessuno lo era…tutti così ignobili, sciocchi e poco attenti. Non conoscevano nulla. Anzi solo perché Jashin si era mostrato loro o aveva dato qualche missioncina da piscialetto, quelli si erano sentiti il cazzo duro mentre era moscio e forse nemmeno lo avevano mai avuto.
Così come molti decantavano di essere il cerchio.
Nessuno era come Getsu chan. Così come nessuno era come me!»


Sorrise e si toccò il petto tre volte con l’indice.

« Ma tu…oh ma tu sei davvero il sankaku.
Gioia e gaudio massimo nei regni, mio buon Shintou. Finalmente il vero triangolo si era mostrato. Non puoi capire la gioia quando me lo disse Getsu chan.
Ed ora che anche i Demiurghi ti hanno riconosciuto come loro falce…»


Scese da quel piedistallo di roccia. La falce mulinò nell’aria, appoggiandosi delicatamente sulla sua spalla destra.
Sentì un bruciore alla guancia sinistra… un taglio.
Quando? E come?!
Si passò la mano sulla ferita… impressionante.

« Tra l’altro vicino al probabile Cerchio.
Kyukyukyukyu!»


La falce rutilò nell’aria. Higanbana ruggì in tutta la sua violenza. La roccia sotto il Kuchiki si frantumò, lui fu in aria a veleggiare tranquillo, ridiscendendo con grazia dietro le spalle del samurai.
Contemporaneamente il colpo partì.
Higanbana e Buio vennero di nuovo a contatto. Lo stridio non fu nemmeno di questo mondo.

« Quindi? A che pro?»

Non era facile maneggiare la falce con una mano. Non era facile ma lui era Shintou Agiwara, ultimo erede di una scuola di spada arcaica e millenaria.
E poi aveva già conosciuto qualcuno che usasse la falce con un solo braccio. E lo Shinmei Ryuu era adattamento prima che tecniche vere e proprie.
Era acqua non terra.

« Per un gioco immortale, mio caro! Conosci qualcosa di più eccitante per ingannare il lento passare del tempo?!
Quale modo migliore di sopportare l'eternità... questo caro allievo è il gioco definitivo. La luce contro il buio, speranza contro disperazione, e il destino del mondo intero si regge in bilico. »


Si staccarono.

« Capisco… »



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Un lento respire mentre il petto si scopriva.
Kuma gli aveva insegnato la vecchia via. O per meglio dire la Via del Nord.
Il Gunnarr doveva battersi a petto nudo quando l’avversario lo meritava.
Nessuna altra arma se non la falce. Nessuno scudo tranne il proprio corpo e la propria abilità.



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«Lasciar tagliare la mia pelle e tagliare la carne, lasciar tagliare la mia carne e tagliare le ossa



Questa era la sua filosofia. La filosofia del Byakko che, nel momento, in cui l’avversario era così assurdamente forte il suo cuore cominciava a battere dalle profondità del Buio di Jashin.
Higanbana ruggì nell’unica sua mano.
Una mano umana di contro a quella che aveva perso nell’Inferno.
La risata di Yamamoto sovrastò il momento.

« Mi piaci Shintou chan…mi piaci davvero. Ti scoperei per ore.
Ma a quanto pare a te non piace il cazzo…che peccato! »


La falce di Yama danzò tra le sue mani come a pregustarsi il momento in cui avrebbe saggiato, davvero, l’acciaio di Higanbana.

« Ma a parte i tuoi orrendi gusti sessuali…si. Ti prendo come allievo ma prima ti farò capire perché non puoi e non potrai battermi.
Ancora…»


Un gioco. Un passatempo. Vedere dove sarebbe arrivato il Triangolo. Il terzo. E forse, dentro di lui, Yamamoto sperava che fosse così forte da poterlo battere e uccidere.
Forse una parte di lui voleva davvero che Shintou fosse così forte…oppure trovare qualcuno che potesse fare quello che fece Getsumoto Agiwara tanto ma tanto tempo prima.
Oppure era il contrario di tutto.
Voleva solo che questo gioco fosse orgasmatico. Godere della forza del suo allievo e poi schiacciarlo.
Come un gigante con una formica.
Lo aveva capito questo.
Il nano era incuriosito da Shintou stesso. Ma ancora, molti, dei suoi segreti rimanevano oscuri come la sua falce.
Shintou non si concentrò sui segreti.
Troppi segreti e misteri uscivano dalla bocca di Yamamoto ma mai risposte.
Quelle le doveva trovare da solo quando i tempi fossero maturi. E ancora non lo erano.
Quello era solo ed esclusivamente il tempo di capire fino a dove potesse spingersi.
Fino a dove il suo chakra infernale potesse portarlo.
Yamamoto attaccò. Non voleva lasciarlo riflettere, non voleva dargli tregua e non voleva perdere tempo in tutte le preparazioni da scassa cazzi – come le chiamava – di Shintou.
Non vi era onore nel suo modo di combattere. Solo guadagno.
Lineare e pulito. L’onore era per gli sciocchi. Le convenzioni sociali, i dogmi, gli ideali solo per i mortali.
Yamamoto orami era diventato talmente altro, aveva camminato da tanto di quel tempo in questo mondo che ormai il resto degli uomini, per lui, erano solo stupide scimmie.
Ma Shintou rimaneva ancorato al suo essere scimmia e rispose a suo modo.
E così iniziò quel combattimento. Riprese con più forza e vigoria.
Prima era solo stato un prologo. Uno studiarsi.
Uno stuzzicarsi. Ora lo Shinmei Ryuu brillò di potenza oscura; corse sull’acciaio di Higanbana e si mostrò in tutta al sua antica possanza.
L’ultimo depositario di una tecnica di spada millenaria e antica. Molto antica…e Yama sorrise e la sua risata esplose ad ogni colpo che parava, ad ogni ferita che si apriva sul suo corpicino minuto eppure sembrava fatto di ferro.
Non indietreggiò di un passo ma nemmeno Shintou e tra sudore e sangue i due continuavano a battersi.
Come tanto, troppo, tempo prima Yama aveva visto fare a En-Tarah-Ana.
Il primo…e combattendo contro Shintou lo rivide. Un’ombra eppure già visibile.
Higanbana morse Buio ma Yama sparì in quel colpo.
Come se non fosse mai stato. Come se il mondo lo avesse inglobato.
negato del tutto.
Un fiotto di sangue…
E poi li vide…la stessa tecnica usata contro Shuhaizo. Lo aveva ferito alla schiena ed ora attaccava da ogni posizione.
E il suo antichakra, come un fiume in piena, si rigettò sulle lame di Higanbana che si accesero di viola. Il chakra di Shintou corse sul filo della lama: divenendo parte di esso e l’acciaio fu chakra. Le cicatrici pulsarono violentemente, con forza e sentì del fuoco liquido corrergli dentro, come se di nuovo fosse sul punto di esplodere e sparire. Ma questa volta non gli fece male…questa volta sentì tutto quel potere libero di essere.
Di scorrere come un mare in tempesta in quel mondo. Una tempesta vera.
Quel chakra corse dal suo fu cuore passando per i canali del chakra, incendiando ogni cosa fino ad arrivare alle lame che si caricarono splendendo di riflessi violacei. Higanbana brillò: toni scarlatti con venature violacee che dardeggiavano sulle lame. Energia purissima che le fecero assomigliare a draghi rampanti, mentre il corpo venne avvolto da correnti ascensionali che turbinavano intorno a lui. Il respiro…il battito del cuore…Shintou trattenne il respiro. E poi..
…poi la tecnica esplose. La falce incontrò quel muro di vento che turbinava rabbioso mentre la lama andò ad impattare con l’acciaio. Scintille si propagarono nell’aria, accedendo il volto di Shintou di cupi toni, mentre gli animi tremarono e le ombre danzarono sulla terra.
Un fendente dal basso verso l’alto. Le lame a ronzare di un suono acuto, uno stridio metallico come un grido di battaglia che provenisse da esse. Tagliare e respingere. Questa la quintessenza di questa tecnica.
Nessuna esitazione, nessuna paura. La volontà di non essere tagliato, la volontà di colpire e distruggere tecnica e corpo. Assurgere al grado di maestro e guerriero primeggiando sul campo di battaglia.
L’impatto fu come uno stridio di demoni: Higanbana morse la falce con forza e volontà, mentre quell’altra strideva rabbiosa per non aver avuto il suo battesimo del sangue e la carne tanto agognata.
Un altro respiro ancora. Più intenso dell’altro, più profondo del primo, e rilasciò la tecnica contrattaccando con la stessa potenza con cui il Nano lo aveva colpito.
Lo Shinmei Ryuu.
Un Jigoku no Samurai a brandire una falce enorme, Maestro di una tale arcaica e segreta e uno squarcio rosso si aprì sul petto del nano.
Gli occhi di Shintou baluginarono.
Aveva parato rimandato indietro uno dei colpi di Yamamoto. La falce dietro la nuca, le gambe piegate, il braccio a sollevarsi per darsi equilibrio, il suo corpo pronto a scattare come un serpente nefasto.


« Assomigli molto a En-Tarah-Ana…non nell’essenza ma nel modo di combattere. »

« En-Tarah-Ana? »

« Scopri i segreti e il passato mio giovane allievo.
Non vuoi che ti indichi la strada, t’imbocchi, ti ci metto sopra e ti ci porti io, vero? Non dimmi che lo pensi che mi si spezza il cuore a dirti MI DISPIACE FAI DA SOLO! »


Il kyukyukyu ancora fu nell’aria e veleggiò fino alle sue orecchie come una vite schifosa e malsana.

« Lo scoprirò da solo. Non ho bisogno di lei…stia tranquillo che non rovinerò il suo prendersi il tè. »

L’orgoglio.
Faceva piano piano capolino in Shintou. E fu un sorriso come lo squarcio di una katana a rispondere alla risata diabolica del nano.
La sua amno u mano si chiuse a tenaglia sul manico di Higanbana che ronzò come non mai. Anche lei era diversa come il suo padrone.
Anche lei era uscita cambiata dall’inferno e ronzò la sua rivalsa e la sua volontà. Nuove che si univano alla vecchia Via.
E Shintou attese il nano che, appoggiato con noncuranza, alla sua falce che lo superava di diverse spanne se lo guardava… annoiato?
No…aveva un sorrisino di chi invece la questione se la stia gustando e che il sapore fosse buono.
Come se quelle sensazioni gli mancassero.
E di nuovo quella sensazione.
Solo contro Getsumoto la provava. Quel chakra antico, potente e maledetto. Un chakra come un abisso.
Un abisso che guardava lui, che lo desiderava e che lo avrebbe distrutto. Questo emanava.

« Credo che sia arrivato il momento di farti vedere il mio reale potere…»




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« La Morte è solo un Passaggio tra il finito noto e l'infinito ignoto »




Necronomix.
Malleus Maleficarum…un potere così antico a cui l’uomo aveva dato mille nomi. Come mille e più erano le vite vissute da Yamamoto Kuchiki.
Non vi era nome ad esso, né un concetto che poteva definirlo propriamente come tale. Vi era soltanto l'espressione della sua funzione ed il modo in cui vi si riferiva ad esso. Lo chiamava, il Nano, il Crocevia del Trapasso Eterno; o, più semplicemente, il Crocevia.
E decine di portali si aprirono dietro le sue spalle.
Decine di cerchi. D’oro e di rubino screziati che incrinavano la realtà – come pustole infette – che vomitarono il loro pus maledetto.
Ecco cos’era davvero la forza di Yamamoto Kuchiki.
Un potere antico…era forte quanto il suo antichakra. Forse persino di più.
E sul corpo del nano si palesò un’aura nera. Lingue di fumo nero e denso.
Come se il suo corpo fosse un’enorme…. buco nero.

« Te hai ricevuto l’antichakra…immerse in esso con esso sei.
Io…ci sono nato con questo potere. Forse, qualcuno direbbe, sono stato letteralmente cacato dall’inferno stesso. La verità, forse, è una..
…Ciò che l'Innominabile mi ha donato è un corpo estraneo all'umana miseria che chiamano morte, un corpo in grado di compiere la magia più oscura, più potente, più terribile che la terra abbia mai visto.»


Gli occhi si accesero.

« Chi uccide un uomo è un assassino.
Chi uccide milioni di uomini è un conquistatore.
Chi li uccide tutti è un Dio.
»


Questa la sua essenza e Shintou capì che quell’uomo, quel nano, era molto di più. Lo aveva capito fin da subito ma non aveva visto la profondità dell’orgoglio, né la forza che poteva emanare.

« Tra coloro che in battaglia vincono mille volte mille nemici, l'uomo che vince se stesso è il più grande dei conquistatori.
Quell'essenza, quella forza che ci spinge a desiderare e perseverare nei nostri comportamenti, volontà finale di un deterioramento personale che ci costringe a voler ottenere il massimo, la trascendentale verità. Talmente forte è la necessità di raggiungere un qualcosa che non ci curiamo più di ciò che eravamo, plasmato in un'immagine futura, un artificio che noi stessi abbiamo composto riesumando vecchi scheletri dalla cenere. Si trasforma, assorbe ciò che di più oscuro esiste al mondo, esplode al contatto con il fallimento. Ma in quanti possano averci provato, tutti sembrano aver fallito. Individuo alcuno è riuscito a tornare dal suo viaggio alla conquista del potere, perché morto o fuggito via, sperando di scappare dalla propria vergogna. Come se il passato potesse essere abbandonato a sé stesso.
C'è poi un altro tipo di uomo che ricerca il potere; quell'uomo di per sé già oscuro, infetto dal male dell'umanità, sempre pronto a distruggere ciò che si trova di fronte. Capace di immaginare oltre ogni dove, di riuscire oltre ogni ostacolo. Un uomo che cerca il potere per iniziare a vivere, non per completarsi.
Quell'uomo sono io. »


Ed esplose quel chakra infernale, oscure, maledetto e antico. Così antico e potente da mozzargli il fiato facendolo piegare in ginocchio tanto era la possanza che emanava.
La sua falce fu come notte oscura senza stelle. Lo squarcio…immane.
Tagliò il mondo e il petto di Shintou.
Sembrava come se tutto il male fosse giunto sulla terra. Una vera e propria tecnica del demonio…capì quali insondabili abissi il nano fosse giunto e quanto lui non fosse a quell’altezza.
E da quei cerchi intorno a lui saettarono mille falci…




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«Shin …tou »




Si ritrovò nelle fiamme, su di una mano mostruosa davanti ad un essere .
Era morto?



«Non ancora. Non se non è questo il nostro volere. Il potere è tuo ora fallo COMPLETAMENTE TUO.»



La mano si strinse ad artiglio, le fiamme crebbero d’intensità ma non facevano male.
Shintou era nudo…vestito solo della sua anima.



«Ricorda per chi hai firmato. Ricorda come portare la nostra volontà sulla Terra.
Ricorda…e agisci.
Questa è la nostra VOLONTà



Fu un attimo solo ma lungo come una vita.
Lo fece naturalmente. Lo fece senza pensare, senza riflettere con il puro istinto e il suo chakra fu..
libero.
Libero di richiamare le Porte dell’Inferno. Libero di farle precipitare in terra a difesa di chi aveva ricevuto tale potestà, tale potere e il suo antichakra infernale esplose alla composizione dei sigilli.
Il sangue sulle mani. Prezzo da pagare. Un tributo.
Come Jashin anche i Demiurghi dovevano essere tributari di un sacrificio. Del sangue di chi , ora, era la loro falce in terra.
Lo aveva versato all’inferno…sanciva definitivamente questo patto, questa sua nuova condizione.
La potestà, totale e libera su quel chakra infernale che gli scorreva dentro. E fu proprio quel chakra a liberarsi, adesso come allora, di nuovo e con più intensità.
I sigilli vennero naturalmente, dal profondo della sua anima, lì in quell’angolo dove i Demiurghi avevano posto la propria mano.
Fermarono quell’attacco e Shintou…



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La sua forma era cambiata e le cicatrici non pulsavano più, ma rimanevano lucenti di una luce spuria screziata di viola.
Un occhio cremisi mentre l’altro aveva l’iride gialla contornata di nero; turbinava quel chakra intorno a lui come lingue di fuoco e i suoi occhi incrociarono quelli del nano.

« Kyukyukyukyu!
Finalmente! Era ora…bisogna impegnarsi di più Shintou chan. Mica puoi farti prendere a calci in culo così spesso e poi tirare fuori l’argenteria più preziosa.
Suvvia!»


Il sorrisino.
Intorno a Shintou vorticò il chakra e lo Hyakuretsu Ōkazan si manifestò. Un singolo colpo di falce.. Un fendente e una colonna di luce si generò sotto i piedi del nano.
Lo investì totalmente per poi compattarsi in una tempesta di petali di giglio del ragno rosso e giglio.
Fatti di chakra che seguivano totalmente i fendenti di Higanabana.
Un giglio si posò sulla lama centrale della sua immane falce.
Un respiro intenso. Più profondo di ogni altro avesse mai fatto.
La bellezza del Colpo dei Cento petali condensato in un singolo ed unico Giglio del ragno Rosso più che perfetto. Sublime e intoccabile.

« Hakuteiken Spada del Bianco Imperatore!»

La sua aura prese la forma di un'armatura con grandi ali bianche sovrastata da una sorta di grande aureola.
L’ultima e grandiosa tecnica dello Shinmei Ryuu. La summa di tutto il potere di questa arcaica tecnica di spada.
Solo un Maestro poteva maneggiarla. Solo al suo diretto rappresentante era insegnata, uccidendo, il vecchio.
Perché solo chi avesse una forte volontà di vivere e nessuna paura della morte poteva acquisirla. Perché era la propria volontà fattasi lama e acciaio.
Quella era la sua forza.
Quello era Shinmei Ryuu!
E quei lampi violacei si scontrarono con la totale oscurità del nano.
E un giglio del Ragno Rosso comparve dietro Shintou e l’Inferno fu in terra.
Così come il Giglio del Ragno accompagnava le anime così Shintou traghettava le anime dei suoi nemici di fronte alle potenze Infernali e ai Demiurghi loro signori e padroni.
E il nano rise.
Il Malleus malefica rum contro il Manjushage.
Lo Shinmei Ryuu contro chi aveva vissuto mille e più vite.
Shintou Agiwara contro Yamamoto Kuchiki.
Sankaku contro Sankaku.
Due jashinisti che si erano legati per sempre all’inferno.
E le loro falci saettarono….



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Quasi un mese dopo sia Shintou che il nano tornarono al santuario.
Feriti, con il sangue che sporcava le loro vesti fatte a pezzi e quelle falci che ticchettavano sulle loro spalle.

« Sensei…»

« Allievo…»

Gli occhi di ferro del samurai incontrarono quelli d’ossidiana e come due pozzi del nano.
Al saluto rispettoso del primo rispose la risata malevola del secondo.Le due falci si sfiorarono….
Un arrivederci.

 
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view post Posted on 9/4/2018, 17:53     +1   -1
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Trovo più scorrevoli i tuoi post cazzoni, ma la sessione ha avuto dei passi di pregio. Un po' prolissa, indubbiamente, ma è il tuo stile; molti meno typo del solito, se ci stai investendo tempo beh, sta funzionando.

+1000 px, buon proseguimento
 
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1 replies since 8/4/2018, 20:53   235 views
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