Chi non beve in compagnia.., Autogestita #2 - Harada Takumi

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view post Posted on 3/4/2018, 22:04     +1   -1
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15-20 Dicembre 248 DN
Izakaya Yoshiteru



Per quanto gli scocciasse enormemente ammetterlo a se stesso, quello subito a seguire alle strambe vicissitudini della lontana Ame no Kuni era stato un periodo piuttosto difficoltoso, a livello emotivo soprattutto. Aveva stupidamente creduto che una volta tornato a casa, dopo una doccia calda, un po' di svago personale e una dormita piena in mezzo alle soffici coperte del suo futon, avrebbe dimenticato ogni cosa e tutto sarebbe tornato alla monotonia di tutti i giorni. Si sbagliava. Tralasciando la stanchezza che gli aveva fatto prendere sonno con estrema difficoltà la sera stessa del ritorno, svariati pensieri si erano poi accavallati nei momenti più impensabili delle giornate seguenti; nemmeno chiudendo gli occhi cercando di non pensare a niente riusciva a cacciarli via, tanto che era arrivato al punto che soltanto applicandosi nel disegno e nella musica, in attesa di un qualche incarico da parte delle alte sfere, riusciva ad avere sollievo. Non riusciva a togliersi dalla mente quello che era accaduto sulle rive di quel lago, dove il grosso demone lumaca dalle sei code aveva giocato con loro un gioco sporco e meschino che, alla fine, aveva smosso qualcosa nell'animo freddo e cinico del castano. Che idiozia. A complicare poi ulteriormente le cose c'era stato quel funerale, tanto imprevisto quanto stranamente sentito. E no, non era il morto che gli interessava. Non aveva mai avuto il piacere (o dispiacere, a seconda delle circostanze) di conoscere il deceduto, ma quello che gli premeva e gli rodeva dentro era vedere quella data persona soffrire. Gli altri potevano pure piangersi addosso, disperarsi, strapparsi i capelli e tentare il suicidio per quel che lo riguardava.

Bevve un sorso dal suo bicchiere, rifuggendo ancora una volta da quei pensieri che mettevano in gioco sentimentalismi beceri e altamente pericolosi. Non era una novità il suo essere taciturno, specie quando non aveva la minima voglia di condividere qualcosa di se stesso con qualcuno, eppure quella volta era stranamente troppo taciturno, anche dopo aver bevuto. Qualcuno se ne accorse.
E' da quando sei tornato che hai quest'espressione cupa in viso e parli poco. Si può sapere cosa diamine ti sta succedendo? Eichiro. Sedutogli accanto, anche lui col bicchiere in mano, tra tutti quelli della combriccola (cinque ragazzi, compresi loro due) del riformatorio a cui aveva offerto di andare a bere in quel locale non esattamente economico era stato l'unico ad accorgersi del suo strano vagare con i pensieri. Sospirò esasperato, poggiando il bicchiere semi vuoto sul bancone e ravviandosi i capelli con un fare quasi disinteressato ma che, all'atto pratico, parve risultare attraente, al punto che Eichiro dovette sollevare un sopracciglio nell'osservarlo. Non mi succede nulla, sto soltanto gustandomi un buon liquore in compagnia di alcuni amici. Oltretutto non sei mia madre, quindi smettila di preoccuparti per me. Sorrise sornione, gustandosi pienamente l'espressione del biondo alla piccola frecciata. Quando faceva quei bronci, stringendo gli occhi e contestualmente pensando a qualcosa di sagace da dire, era uno spasso. Non sono mica preoccupato per te, sai? E' che.. sei semplicemente strano, e questa cosa mi infastidisce. Ammise alquanto candidamente, incapace di celare appieno l'apprensione che provava nel vederlo ancora più chiuso di quanto non fosse normalmente, bevendo a sua volta un sorso e distogliendo lo sguardo. Potevano tranquillamente affermare di conoscersi da una vita, o quantomeno dalla loro nuova esistenza sancita dall'ingresso al riformatorio; nonostante quel suo essere flemmatico e quel suo rifiutare categoricamente di stringere rapporti troppo stretti con le persone, Eichiro era uno di quelli con cui aveva maggiormente legato e col quale aveva condiviso parecchi grattacapi. Era naturale quindi che avesse una certa coscienza dei suoi modi di reagire e che sapesse bene che qualcosa non andava propriamente in quella che era definibile "normalità", per il castano. Quel lato apprensivo del biondino gli ricordava i tempi in cui non riusciva nemmeno a difendersi da solo, quando lo seguiva come un'ombra per tutta la struttura del riformatorio per avere un punto di riferimento, tanto che se la rise di gusto questa volta, guadagnandosi un'occhiataccia. Kawaii. Oh, ma era davvero carino. Soprattutto adesso che pareva schiumante di collera e vergogna, ma si reprimeva tantissimo borbottando con un fil di voce "non sono carino", "smettila", "sto per darti un pugno". Quando le acque si furono calmate e le risa presero a scemare, gli mise una mano sulla spalla e si avvicinò per sussurrargli all'orecchio alcune parole, tanto che Eichiro si paralizzò sul posto. Non pensare a nulla, Eichiro. Goditi questa serata, bevi alla mia salute e divertiti. Siamo qui per questo, no? Evasivo. Non aveva voglia di cianciare dei suoi problemi idioti o di piangersi addosso per avere una consolazione che non sarebbe comunque arrivata, qualsiasi fosse stato lo sforzo del ragazzo al suo fianco. Era una cosa che partiva da lui e che con lui doveva morire. Oltretutto non li aveva portati in quel locale tanto raffinato e costoso per pura bontà di cuore, ed era strano che proprio il biondo non si fosse reso conto della stranezza. Quando mai li aveva portati in un posto come quello? Mai. Ma a loro giustamente non importava un fico secco di quel piccolo dettaglio dal grande significato, fintanto che potevano tranquillamente scroccare una bevanda migliore di quella slavata e dal sapore pessimo del solito localetto da quattro ryo, allungata probabilmente col piscio di chissà quale animale.



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Era la prima volta che visitava quel locale così dannatamente sofisticato, e questa eleganza non era deducibile soltanto dall'ambiente ma, soprattutto, dalle persone apparentemente per bene che lo frequentavano e dal personale che vi lavorava, impeccabile. Assolutamente nulla a che vedere con izakaya scadenti e ambienti cupi, angusti e poco curati. Oltre ai tavoli alle sue spalle, il bancone dov'era seduto assieme ai compagni era perfettamente levigato, gradevole al tatto, facile da pulire qualora qualche goccia d'alcolico fosse finita fuori dal bicchiere; oltre la grande scaffalatura era ben tenuta, perfettamente ordinata, piena di bottiglie di svariate produzioni messe tutte ben in mostra, dagli intrugli dai colori più eccentrici a quelli più neutri, pesanti e costosi. La gradevole luce soffusa proveniente dai lumi equidistanti sopra le loro teste, poi, conferiva un'atmosfera assolutamente di classe.. per non parlare di quel meraviglioso vetro dipinto alle spalle del proprietario, sistemato di tutto punto con una divisa sobria ma elegante. Chiunque avesse avuto l'idea dell'immagine di quel locale doveva proprio aver avuto buon gusto, doveva proprio ammetterlo: prima o poi avrebbe dovuto sfruttarlo per un'occasione speciale, dato che poteva permetterselo. Si poteva dire che loro cinque sembravano una nota stonata all'interno della perfetta armonia interna di quel posto, non tanto per l'apparenza (soprattutto lui, che soleva presentarsi in una certa maniera) ma quanto più per il loro modo di porsi un po' più rozzo e diretto. Dopotutto erano sempre cinque ragazzi provenienti da un riformatorio, cresciuti a pane e bastonate in un centro di recupero per teppistelli dove vigeva in piena regola la legge del più forte. Non potevano pretendere chissà che cosa, no?
Con quel suo fare alquanto schivo, il castano non sembrava affatto fare parte del gruppo, che presto, completamente assuefatto d'alcool, prese a dimenticarsi della sua tacita presenza; poi col portamento che lo contraddistingueva, pareva anche confondersi meglio col resto degli ospiti. Questo era un bene, considerato il compito che lo aspettava. Non era poi tanto strano che un delinquente abbastanza pericoloso da avere una squadra ANBU alle calcagna scegliesse un posto così in voga e sotto la luce dei riflettori per nascondersi o per concludere qualche affare. Quello era il perfetto nascondiglio per passare inosservato. Richiedere l'intervento di uno shinobi sotto copertura era quindi l'ideale per le alte sfere, soprattutto se quel qualcuno era proprio lui. Poteva pure essere considerato un cane da sguinzagliare nei momenti opportuni, oppure semplice carne da mandare al macello al posto di qualcuno di maggiormente qualificato, ma sicuramente sarebbe stato la carta vincente in un posto come quello. E presto l'avrebbe dimostrato.
Guardingo, gustava quell'intruglio verdastro al sapore di menta senza curarsi troppo dei compagni, oramai salpati per altri lidi. Eichiro aveva accolto le sue parole con titubanza, ma alla fine si era lasciato andare pure lui e, se poco prima cercava di coinvolgerlo nelle discussioni assurde partorite da menti obnubilate dal troppo bere, adesso sembrava quasi essere soltanto un ricordo nei pensieri del biondino. Questo gli diede tempo di riflettere, di studiare il posto setacciandolo col suo sguardo smeraldino, di adocchiare il suo obiettivo, che varcò dopo una buona mezz'ora la soglia del locale, prendendo posto assieme ad altri due individui (una donna e un uomo) in un tavolo abbastanza distante dalla loro posizione, poco sotto il piccolo palco sul quale un gruppo di musicisti suonava qualche canzone di sottofondo che andava a coprire buona parte del chiacchiericcio degli ospiti. Era tutto assolutamente perfetto e sotto controllo, proprio come piaceva a lui: avrebbe fatto un lavoro pulito, come gli era stato ordinato, e poi si sarebbe riseduto al suo sgabello, come nulla fosse. Al resto ci avrebbero pensato gli ANBU, che sapeva sarebbero giunti presto. L'unico compito che gli spettava era quello di rintracciare e bloccare l'obiettivo da loro descritto, il cui identikit era stato ampiamente memorizzato nella sua mente e che corrispondeva per filo e per segno a quell'uomo sedutosi appena. Ottimo.
Passarono altri noiosissimi minuti in cui nulla di mosse, se non il ghiaccio all'interno del bicchiere oramai vuoto che aveva fra le mani mentre lo rigirava con un movimento circolare del polso. Cominciava ad essere stufo di aspettare la mossa del disgraziato, soprattutto perché accanto i suoi compagni cominciavano a dare spettacolo di loro stessi, alzando fin troppo il tono di voce e provandoci spudoratamente con la cameriera dietro al bancone, il cui sguardo rassegnato era inequivocabile. Quanto riuscivano a cadere in basso? Avrebbe volentieri chiesto al personale di non servire loro più da bere, anche se effettivamente era chiaro che continuare a riempir loro i bicchieri avrebbe portato più grattacapi che benefici monetari, ma non ne ebbe tempo perché proprio mentre sospirava affranto di avere per amici una marmaglia di scimmie senza il minimo riserbo, l'obiettivo fece per alzarsi dal suo tavolo e si allontanò verso i servizi. Quello era il momento perfetto per agire indisturbato, e sorrise sotto i baffi come un gatto pronto a colpire la preda quando meno se lo aspetta. Bevve quel che restava del ghiaccio sciolto dal bicchiere, per togliere un po' il sentore dell'alcol dalla bocca, quindi scivolò dallo sgabello e con noncuranza si avviò dove doveva, non fosse che Eichiro si accorse miracolosamente del suo movimento, nemmeno avesse un antifurto incorporato.
Ehi, dove stai andando Takkun? Che domanda idiota. E poi che glie ne fregava di dove stava andando? Fino a quel momento nemmeno l'aveva più considerato, adesso gli era venuto il dubbio del perché si fosse alzato? Dove vuoi che vada, baka? Al bagno. Presente no? O sei talmente ubriaco che hai bisogno che ti faccia un disegnino? Aveva bevuto a ciuccio e lo sapeva, a differenza sua che si era contenuto con due bicchieri dell'intruglio alcolico, ma la reazione fu comunque soddisfacente, pure che era per la maggior parte falsata. Sentirlo borbottare e piagnucolare lo fece sorridere di gusto, mentre con un cenno finalmente muoveva i suoi passi verso la fine di quel compito ingrato che, contrariamente ad altre volte, avrebbe portato un beneficio - seppur temporaneo - anche per lui.

Entrato nell'area, non trovò nessuno ad aspettarlo. Il suo bersaglio era li da qualche parte, probabilmente dentro uno dei gabbiotti ad espletare le sue funzioni primarie, e la musica e il chiacchiericcio proveniente dalla sala pareva rendere ovattata tutta la realtà circostante. Takumi attese paziente, addossandosi a una parete poco distante dalla posizione dell'uomo e utilizzando la trasparenza per sfruttare un certo effetto sorpresa. Fortuna volle che ben presto rimasero soli all'interno del locale adibito ai servizi, dunque era una questione di una manciata di secondi perché tutto finisse in poco tempo. Non appena fu fuori, pronto a lavarsi le mani nel lavandino, il castano si palesò, spezzando la trasparenza. Aveva un sorrisetto bastardo dipinto sul bel volto e gli occhi assottigliati e divertiti, penetranti come lame; poté accorgersi di lui dal riflesso sullo specchio, non appena ebbe modo di sollevare lo sguardo da quello che stava facendo. Quell'uomo parve aver visto un fantasma, tanto che sbiancò completamente diventando peggio di un lenzuolo. Doveva aver capito.
Mi ha spaventato, signore. Leggermente tremante, non si volse verso di lui, continuando a guardarlo attraverso il riflesso e cercando quanto più possibile di non dare a vedere di essere nel panico.. fallendo miseramente. Se la rise. Andiamo. Quella maschera che ti sei cucito addosso non prenderebbe in giro nemmeno un bambino e pensi possa ingannare uno come me? Scettico, con un sopracciglio sollevato e quella sicurezza sinistra che soltanto un demone pronto a ghermire l'anima di qualcuno poteva avere in quella circostanza. Digrignò rabbioso i denti, quel teppistello che voleva farla franca, ma poi, abbassando il capo, ridacchiò. E tu pensi sia così facile prendermi? Che non avessi previsto tutto questo? Cavolo. Aveva pure la forza di controbattere, di cercare di insinuare il seme del dubbio per farlo tentennare nonostante fosse palese che non si aspettasse minimamente una sorpresa di quel genere. La scena era inequivocabile e sapeva bene a cosa stava per andare incontro, perché un uomo che ti aspetta al varco non è mai un buon segno per un ricercato. Sospirò pesantemente il castano, scuotendo la testa mentre quel figlio di buona donna usciva da sotto la manica un kunai e gli andava addosso, nel tentativo di metterlo a tacere per sempre. Ebbe giusto un attimo di tempo, poi l'espressione divenne seria e si passò alla colluttazione vera e propria. Gli afferrò il polso giusto in tempo, reagendo a scoppio ritardato per bloccare la punta dell'arma a pochi centimetri dalla faccia; anche la sua espressione si fece rabbiosa, mentre cercava di far forza col braccio per tenersi lontano quel metallo affilato. Si. Lo penso. Sorrise beffardo, assestando una ginocchiata sull'addome dell'avversario e un conseguente pugno sul volto, ripetuto almeno due volte per allontanarlo e fargli cadere l'arma, che finì dritta dritta nelle sue mani. A quel punto il topolino non poteva fare altro che indietreggiare di fronte al felino, stordito dai suoi pugni e dalla rapidità di quanto stava accadendo. Avanzò di qualche passo Takumi, rigirando l'arma nella mano sinistra con un abile movimento di polso. Avresti dovuto frequentare un corso di recitazione più convincente. Quella messa in scena faceva schifo. E sorrise serafico, sollevandolo da terra con noncuranza, sbattendolo contro una delle porte dei servizi e conficcandogli il kunai nella mano, inchiodandolo letteralmente al legno. Gli tappò la bocca con la destra, soffocando le grida che andarono perdendosi col resto della musica del locale, distante e ovattata. Senza pietà gli inchiodò pure l'altra sopra la testa, quindi lo colpì ancora un paio di volte, furiosamente, sulla nuca. Un trauma cranico era più che sufficiente per metterlo a tacere, in attesa degli ANBU. Sospirò, risistemandosi un momento e lasciando il corpo esanime del tipo a portare buona parte del peso sulle ginocchia, rimanendo imbalsamato in quella maniera tanto brutale quanto poeticamente macabra. Fortuna che non si era sporcato di sangue, a parte il viso. Asciugò quella goccia cremisi strappando un lembo nelle vesti del malcapitato, gettando poi a terra, ai suoi piedi, la stoffa sporca. Arigatō. Ottimi drink. Commentò, prima di lasciare i servizi e tornare dai compagni. Dopotutto, il compenso per quel piccolo scherzetto gli avrebbe permesso di pagare le consumazioni senza dover intaccare il suo gruzzolo. Era proprio il caso di dirlo: oltre al danno, al tipo era capitata pure la beffa.. e sinceramente il castano non voleva essere al suo posto.

Riprese posto sul suo sgabello accanto ad Eichiro come nulla fosse, portando una mano davanti alla bocca per sbadigliare indisturbato e facendo cenno poi al cameriere dietro al bancone di versargli qualcosa nel bicchiere.
Oi. Ce ne hai messo di tempo. Si, ce ne aveva messo. Nonostante avesse biascicato un po' le parole, il biondino non aveva perso del tutto la cognizione del tempo e dello spazio, quindi quella domanda era più che legittima. Peccato che il castano perseverava a liquidarlo con mezze risposte o dimenticabilissime robe, come un banalissimo "che ci vuoi fare, mi scappava". A quel punto ci fu un grido. Qualcuno era entrato nel bagno e aveva visto lo spettacolo, dando inconsapevolmente segnale agli ANBU di intervenire e di portare via l'obiettivo privo di sensi. Lo portarono fuori ancora inchiodato all'asse di legno, e lo spettacolo fu raccapricciante per un uomo così distinto e rispettabile - o almeno così si presentava agli occhi altrui. Takumi non volse lo sguardo verso la scena, fregandosene altamente; portò il bicchiere alle labbra e sorrise divertito, tanto che il compagno accanto a lui lo guardò esterrefatto. Aspetta un momento.. sei stato tu?! Non era evidente? Sembrava avesse scoperto l'acqua calda, per come si era posto. Wow, ci sei arrivato in tempo record questa volta. E scoppiò a ridere, mentre il biondino cominciava a dire "piantala" e a spintonarlo, prima di seguire il suo esempio e bere un sorso. La serata non era ancora finita, ma aveva dato i suoi buoni frutti.. anche se prima o poi i suoi demoni sarebbero tornati alla ribalta, e a quel punto sarebbe stato tutto di nuovo punto e accapo.

 
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view post Posted on 4/4/2018, 11:10     +1   -1
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Credo sia una delle prime cose che leggo di Takumi e devo dire che mi garba, é proprio un bel tipetto. Role ben fatta e ben scritta, ho avuto l'impressione che con questo pg i post ti vengano fuori più scorrevoli e leggeri rispetto a Setsuna o la Tsuchikage ( probabilmente perché questi ne hanno passate di più e il passato ingombrante poi finisce per appesantire senza volere).

Ciancio alle bande, per te:

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