Non dire gatto, se non ce l'hai nel sacco, Harada Takumi - Autogestita #1

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view post Posted on 18/9/2017, 20:34     +1   -1
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8-10 Maggio 248 DN
Orfanotrofio Kazushige



Nonostante si sforzasse di non pensarci troppo, il castano sentiva di avere fra le mani qualcosa di grosso, di estremamente importante. Già soltanto il fatto di essere stato convocato, piuttosto che essere brutalmente spedito da qualche parte senza se e senza ma per mezzo di una stupidissima lettera quale erano soliti recapitare, a un più che necessario colloquio pre missione, avvenuto per altro con superiori del calibro di Natsu No Kaze e Fuyu No Yuki, era per lui un campanello d'allarme in tal senso. Da quel punto di vista non poteva proprio sbagliarsi: doveva trattarsi di una faccenda alquanto oscura, tutt'altro che relegata al semplice luogo in cui l'avevano mandato sotto copertura assieme a quella testa calda biondo dorata, un po' fuori fase, quale poteva facilmente ricondursi uno come Eichiro Yamaguchi. Non che gli dispiacesse avere proprio lui come compagno di squadra, al contrario! Avevano avuto modo di portare a termine svariati incarichi in coppia nel loro breve percorso come shinobi, e questo tanto bastava per poter godere reciprocamente di una fiducia che altrimenti avrebbe dovuto costruire, in un modo o nell'altro, con un perfetto sconosciuto. Oltretutto avevano vissuto assieme gli anni del riformatorio, spalleggiandosi in quel manicomio per ragazzetti disagiati pieno di bulletti tronfi pronti a sopraffarti al minimo accenno di debolezza. Anni duri quelli.
L'incarico di per sé non sembrava essere difficoltoso o eccessivamente pericoloso, ma comunque richiedeva una certa scaltrezza nel mantenimento di un profilo abbastanza basso capace di trarre in inganno tutti, per l'ottenimento di un più ampio margine di manovra e una maggiore opportunità di ispezionare liberamente, identificare e stanare il lupo cattivo. Pareva vi fosse infatti uno strano traffico di orfanelli, che dall'oggi al domani sparivano per non lasciare più traccia, che coinvolgeva più di un istituto nel Paese dell'Acqua. Considerato che erano quasi tutti dimenticati e abbandonati a loro stessi, risultava estremamente facile per i rapitori far sparire le loro tracce nel nulla. Proprio dei gran bei bastardi, fatti, finiti e pure codardi. Facile prendersela con chi non può difendersi no? Ah ma dovevano ancora assaggiarlo il brivido di essere fregati nel loro stesso gioco. Aveva proprio intenzione di divertirsi quella volta, senza risparmiarsi; una volta trovato chi stavano cercando, l'avrebbe fatto cantare con piacere immenso. Poco importava se nei paraggi ci fossero stati dei bambini.


Oi, Takumi-kun. A che pensi? Nemmeno il tempo di arrivare e già fai il musone? Non poteva che essere la voce familiare e altamente fastidiosa di Eichiro a distoglierlo dalle sue considerazioni mentali, mentre guardava fuori da quella finestra anonima che dava sul giardino esterno dell'orfanotrofio in cui erano confinati sino a completamento della missione.



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Quella stanza era a dir poco nauseante: ampia, anonima, un po' cupa, con appena due finestre a far filtrare un po' di luce e due file di letti disposti lungo le pareti dirimpetto con ai piedi bauli di diverse dimensioni e aspetto. Doveva ammettere che non era molto differente dal riformatorio a livello di disposizione, ma sicuro era molto più accogliente e soprattutto nessuno arrivava a trattarli come dei detenuti a tutti gli effetti, correggendo ogni errore con violenza. Volendo era un posto accogliente, ma stare chiuso in quelle quattro mura, in quella realtà ovattata, non faceva proprio per lui. A questo pensava, oltre che a tutti quei piccoli dettagli che avevano fatto si che loro fossero li.

Nulla di importante, Eichiro. Mi godevo semplicemente lo spettacolo, prima del tuo arrivo. Andare subito a zonzo a socializzare sarebbe sin troppo sospetto, soprattutto da parte di un tipo poco raccomandabile come me. Un sorriso sardonico gli si pennellò sulle labbra, mentre incrociava le braccia al petto e chiudeva gli occhi con quella sua aria di superiorità. Ma ci scommetterei qualsiasi cosa che è quello che hai fatto tu. Mi sbaglio? Domanda di cui aveva già la risposta. Era bastato piantare il suo sguardo su quello d'ambra del compagno per far crollare quest'ultimo, che dissimulò l'imbarazzo per essere stato così facilmente colto con le dita nella marmellata grattandosi la nuca e sorridendo a trentadue denti. Stanato. Come volevasi dimostrare. Scosse la testa in segno di diniego, quasi in un moto di rassegnazione, soffiando via un sospiro prima di tornare a fissare fuori. C'erano i ragazzini più piccoli dell'istituto che stavano divertendosi in giardino, ignari del pericolo che incombeva sulle loro teste. Almeno hai scoperto qualcosa di interessante? Chiese allora, sperando in una risposta affermativa che, chiaro come il primo raggio di sole al mattino, non arrivò. No, sono dei ragazzi comuni, alcuni un po' tonti, altri meno. Tonti? Da che pulpito proprio. Lo vide avvicinarsi alla sua posizione con la coda dell'occhio, ma non fece una piega. Non ho notato nulla di sospetto. Ma in compenso ho conosciuto una ragazzina che, diamine.. di essere bella è bellissima eh, Mora, occhi azzurri, dolce come lo zucchero.. però sembra essere più interessata a te che a me. Che cavolo.. Ma davvero? Certo che doveva proprio avere un forte ascendente, se bastava avere un bell'aspetto per far cadere ai suoi piedi una sconosciuta di cui non gli importava assolutamente nulla.. e che probabilmente manco aveva notato, perché dalla descrizione fornita grossolanamente da Eichiro non riusciva a ricollegare nessun volto. Con la trasformazione addosso poi, la cosa si faceva ancora più bizzarra e divertente. Comunque sia, non aveva proprio tempo da perdere appresso alle gonnelle delle ragazzine non ancora svezzate, e nemmeno la voglia. Avevano un lavoro da compiere, non erano in gita premio. Tieni a bada gli ormoni Eichiro, non siamo qui per questo. Lo ammonì, sciogliendo le braccia ancorate al petto e avviandosi verso la porta d'uscita del dormitorio. Andiamo a fare un giro. Dato che hai dato subito prova di essere un bambino tanto socievole con gli altri orfani dell'istituto, non dovrebbe essere sospetto che io venga trascinato dalla tua fastidiosissima esuberanza. Ah quant'era bello pizzicare e vedere la gente mettere su espressioni stizzite come quella del biondo, che dopo aver borbottato lo assecondò.

Quella passeggiata forzata si rivelò ben presto più noiosa di quanto avesse previsto. Effettivamente non sembrava esserci nulla di sospetto, e per quanto si sforzasse di sembrare un ragazzino sorridente e spensierato come tutti gli altri proprio faceva fatica. E la cosa peggiore era che quel suo fare schivo e quasi perennemente imbronciato, invece che allontanare e fornirgli maggior spazio per riflettere, osservare e compiere il suo dovere, attirava subito l'attenzione dei piccoli curiosi, che spesso e volentieri dovevano essere mandati via con atteggiamenti poco carini. No. Quel ruolo non faceva proprio per lui, a differenza del compagno che sembrava esserci nato con l'etichetta di bambino speciale. In quel loro gironzolare infruttuoso prima della mensa serale, il castano poté fare conoscenza della ragazzina graziosa di cui gli aveva parlato Eichiro, che cogliendo la palla al balzo aveva deciso di presentargliela per fare il carino con lei. Dal canto suo, il castano la osservò arrossire giusto appena il biondo aveva detto il suo nome, cingendola per le spalle e avvicinandola di qualche passo a lui. Alquanto timida.. e probabilmente pure buona come il pane, considerate quelle reazioni. Sospirò. Possibile che le persone più ingenue cercavano sempre l'attenzione di bastardi come lui? Il mondo era pieno di masochisti. In diverse circostanze avrebbe rincarato la dose e l'avrebbe sedotta in qualche modo, approfittandosene, abbandonandola alla prima occasione, ma questa volta preferì ferire per non doversi macchiare con una ragazzina troppo giovane e stupida. Lo fece senza alcun rimorso, guardandola spezzarsi alle sue parole, dall'alto in basso, con quel suo sguardo penetrante e quel sorrisetto divertito tipico del sadico bastardo che sapeva di essere. Eichiro ci rimase, la ragazza scoppiò in lacrime e corse via per allontanarsi dal demonio che le aveva fatto del male.
Perché lo hai fatto?! Stizzito, incredulo. Non che gli importasse gran che, ma tirando le somme gli aveva fatto pure un favore, facendo crollare in maniera così brutale le aspettative della fanciulla. Aveva solo che da ringraziare. Certo che sei proprio un baka, non perdere tempo e vai a consolarla. E' la tua occasione. Rispose così alla domanda, dandogli le spalle e facendo un cenno di saluto con la mano mentre muoveva i primi passi verso l'edificio. Ci vediamo alla mensa.

L'orario della cena arrivò in men che non si dica, e tutti furono puntuali come sveglie nel raggiungere la sala comune. Effetto della fame, probabilmente.. oppure paura di far tardi e incorrere a qualche rimprovero da parte di un tutore o della direttrice in persona. Mentre prendevano posto e tutti i presenti incrociarono le mani davanti al volto per poter fare una preghierina prima di addentare il poco che era servito in tavola per loro, il castano approfittò per guardarsi intorno, cercando di setacciare con un occhio appena aperto alla ricerca di qualche anomalia. E la fortuna volle sorridergli, perché notò uno degli inservienti non solo non partecipare affatto a quella preghiera, ma anche guardare insistentemente in direzione di qualcuno che, su per giù, doveva essere seduto poco lontano dal compagno. Lo tenne d'occhio per tutta la durata della cena, ed ebbe la conferma che fosse fin troppo interessato a qualcuno. Era lui dunque, il lupo cattivo. Ottimo travestimento, ma esecuzione del piano decisamente pessima. Sorrise appena abbassando lo sguardo sul fondo del piatto ancora pieno di cibo, mentre la sua mente elaborava un piano d'azione per coglierlo in flagrante. Aveva puntato la ragazzina con gli occhi azzurri per cui il compagno aveva preso una mezza sbandata, di questo era sicuro; doveva trovare un modo per dargli l'occasione di prenderla, di portarla via se era questo il suo intento.. doveva piazzare un'esca appiccicosa e viscida, attaccarla all'amo, e attendere pazientemente che quel pesce lesso abboccasse, ma per rendere la sfida più difficile per il rapitore - e quindi realistica e poco sospetta - e più divertente per sé stesso doveva per forza esserci un ignaro Eichiro coinvolto. A suo modo si sarebbe reso utile. Non avrei scommesso un ryo sulla tua riuscita come seduttore, ma la tipa sembra proprio cotta a puntino. Fossi in te approfitterei della situazione.. e non preoccuparti, al resto ci penso io. Attirò così l'attenzione del biondissimo compagno, sussurrandogli con un ghigno quelle parole per mettergli il tarlo nella testa. Sapeva che quest'ultimo avrebbe scavato talmente a fondo che, volente o nolente, il ragazzo avrebbe finito per cercare di appartarsi con la sua esca, divenendo a sua volta un'esca pure lui. Si, Eichiro era proprio un baka.

Come da programma, il giorno seguente non aveva quasi avuto modo di interagire con il biondo, dileguatosi per rincarare la dose con la tipa carina e arrivare a un dunque sicuro. Su questo doveva ammetterlo, era stato furbo: non era saltato subito alla conclusione ma si era preso un po' di tempo per tastare il terreno. D'altro canto pure lui aveva preferito osservare meglio i comportamenti del sospettato in quel giorno di nulla di fatto, arrivando a confermare quanto aveva già sospettato la sera prima. Teneva d'occhio la ragazzina ogni qual volta poteva, e cercava di farlo senza dare nell'occhio; a quel punto la soluzione suggeriva o che era un maniaco di bassa lega, ipotesi meno probabile considerato che il suo sguardo era scrutatore e non di un uomo ammaliato e corrotto, oppure che effettivamente poteva essere lui l'obiettivo da bloccare. Comunque sia, in entrambi i casi, andava fermato. Su questo non aveva alcun dubbio.
Dovette attendere la sera dopo per poter constatare quale delle due ipotesi partorite dalla sua mente fosse quella giusta, e se aveva avuto ragione nel ritenere che quell'uomo c'entrasse qualcosa con l'affare per il quale erano stati mandati. Eichiro aveva finalmente sfondato la corazza di timidezza della ragazzina, guadagnato la sua completa fiducia e un pezzo di quell'ingenuo cuore che si portava dentro al petto; un'immagine alquanto stomachevole ma altamente divertente, se pensava che tutto quello era un gioco orchestrato da lui sul palcoscenico tragico dell'orfanotrofio. Come falene attratte dall'intensità delle fiamme, tutti fecero la loro parte e anche il castano, appostandosi nell'oscurità, appena fuori dalla porta di quello stanzino dove il biondo aveva condotto la sua bella per consumare una notte di passione. L'uomo, che aveva avuto la terribile sfortuna di essere puntato da un demonio dalla faccia d'angelo come lui, non tardò a fare la sua comparsa sulla scena, aprendo piano la porta, pronto a colpire a morte il biondo col pugnale che stringeva nella sinistra. Fu allora che s'intromise, nell'esatto istante in cui il braccio venne tirato indietro dal bastardo per accoltellare il compagno: uno scatto al momento giusto era stato sufficiente per portarsi alle sue spalle; dunque gli bloccò l'arto armato dietro la schiena, gli afferrò il capo e glie lo sbatté violentemente contro il muro una, due, tre volte. La ragazzina, prevedibilmente, cacciò un urlo, svenendo fra le braccia di Eichiro e quest'ultimo, sconcertato, l'osservava trascinare a terra l'uomo svenuto, disarmandolo.
Prego. Gli disse senza troppa enfasi, concentrandosi più sul compito imminente che sulla reazione del compagno, ma con un sorrisetto sornione sotto i baffi che portò il biondo a rispondere a quell'affermazione con un improperio. Sei proprio un figlio di puttana, lo sai? Oh, l'aveva capito che aveva architettato tutto lui, ed era su tutte le furie a giudicare dal tono. Se la rise, di gusto. Dillo pure a mia madre, non credo che se la prenderà. Gli fece l'occhiolino, mantenendo quell'atteggiamento divertito e un po' da stronzo che gli riusciva sempre sin troppo bene, prima di trascinare il corpo esanime dell'uomo, già divenuto una maschera di sangue per via dei colpi violenti, lontano da loro, verso una stanza differente. Era tempo di far cantare l'usignolo.

Ne trovò una, abbastanza scarna e polverosa, nei paraggi di quella in cui aveva lasciato Eichiro alle prese con la svenuta. Cazzo se l'aveva fatto andare su tutte le furie, questa volta ci era andato giù pesante.. ma sapeva che il biondo si sarebbe ripreso. Era pur sempre uno shinobi e come tale avrebbe l'avrebbe coperto da eventuali sospetti, soprattutto dopo quell'urlo che probabilmente aveva allertato mezzo istituto. Fortuna che la direttrice era a conoscenza della loro presenza. Sfruttando quanto possibile tutti gli elementi che aveva a disposizione lo legò a una sedia malconcia, stracciando le tende per farne delle corde abbastanza lunghe da poter fare un doppio nodo ai polsi e alle caviglie. Assicurò pure il busto, giusto per essere sicuro che non avesse strambe idee. Sciolse la trasformazione, e attese paziente che il bamboccio si risvegliasse.
Finalmente siamo tornati nel mondo dei vivi! Pensavo che quelle poche botte in testa ti avessero spappolato il cervello, cominciavo a preoccuparmi. Disse calmo, mentre ancora quello era mezzo rincitrullito dalle botte prese. Sicuro in quel momento non ricordava manco il suo nome, ma ci volle poco perché connettesse i fili dell'intelletto e cominciasse a dimenarsi invano, nel tentativo di liberarsi. Andiamo.. non crederai davvero di poter fuggire, spero. Sorrise sardonico, prendendo un'altra sedia polverosa, piazzandola con lo schienale dirimpetto all'uomo e sedendovisi cavalcioni, incrociandovi entrambe le braccia su e guardandolo dritto negli occhi con sguardo tagliente. Un gatto che gioca col topo. Lo sentì deglutire sonoramente, a vuoto. Facciamo un gioco, ti va? Tu mi dici che cosa volevi farci con quella ragazza, dove volevi portarla, da chi e perché.. e io ti lascio andare tutto d'un pezzo. Ma attento! Se la risposta non mi soddisfa ti farò pagare pegno. Gli disse affabile, sfoderando i suoi spiedi dopo aver frugato con la destra dentro l'haori. Fu soddisfatto nel vedere la paura splendere nei suoi occhi come fosse lo scintillio dei suoi aghi alla luce pallida della luna. Ah il cuore aveva avuto un'impennata, lo sentiva.. ma non era niente in confronto a quello che lo aspettava. Non saprai proprio un bel niente da me! Credi di farmi paura con quei tuoi stuzzicadenti?! Allora la lingua ce l'aveva il ragazzone, piuttosto lunga anche. Sospirò, abbassando lo sguardo fintamente affranto e sollevandosi lentamente, raggiungendolo con calma per poi abbassarsi su di lui, avvicinando le labbra al suo orecchio destro. Risposta errata. Sussurrò divertito, prendendo il primo dito della mano destra e infilandogli lentamente lo spiedo fra unghia e polpastrello per tutta la sua lunghezza. Aveva usato la mano sinistra per attaccare, quindi era quella la mano dominante e più robusta no? L'uomo tirò fuori un urlo a pieni polmoni che di umano aveva soltanto il dolore di cui era pregno. Cominciò a tremare come una foglia, a tendersi come una corda per non permettere a quell'oggetto metallico di fargli più male.. ma era una sfida persa in partenza, perché QUELLO faceva davvero un male cane. Ritenta dai, forse è la volta buona. Sghignazzò tra sé, non nascondendo minimamente il divertimento che stava provando nel vederlo soffrire in quella maniera, giocando con un altro spiedo nell'attesa che quell'idiota parlasse. Non era un osso troppo duro da masticare, ma com'era prevedibile dovette rincarare la dose più di una volta, martoriando le dita della destra in quella maniera brutale, ascoltando le sue grida, assuefacendosene. Le domande erano rimaste invariate e gliele avrebbe ripetute sino allo sfinimento. Aveva tempo; tutto il tempo di questo mondo. Ed eccolo finalmente, pronto a cantare, a sputare fuori tutto quello che sapeva: nomi, luoghi, motivazioni. Gli confessò che voleva rapire la ragazza, che era stato assoldato proprio per compiere quel rapimento come il castano aveva sospettato, ma al momento di parlare di chi e di dove avrebbe dovuto condurre la ragazza, un dardo fischiò, spaccando il vetro della finestra e conficcandoglisi nella gola. Non ebbe tempo nemmeno di buttarsi su di lui per salvarlo; era stato troppo repentino e chiunque avesse lanciato quella freccia aveva già mosso i primi passi verso la fuga. Kuso! Imprecò, digrignando i denti rabbiosamente e raggiungendo l'uomo agonizzate. Parla, lurido bastardo! Chi ti ha ingaggiato? Dove volevate portarla?! Gli ruggì contro, con veemenza, scuotendolo, esortandolo mentre la sua vita gli scivolava fra le mani. L'uomo ci provò, ce la mise tutta per parlare nonostante il suo stesso sangue lo stesse soffocando, ma spirò dopo aver farfugliato qualcosa di incomprensibile. Allibito, il castano passò la mano insanguinata fra i capelli, prima di buttare all'aria la sedia in un impeto. C'era quasi riuscito, era a un tanto così dal conoscere quella verità che aveva deciso di rimanergli oscura.



25 maggio 248 DN
Residenza del Mizukage



Aveva quasi dimenticato la faccenda dell'orfanotrofio; dopo aver fatto rapporto ai suoi superiori la stessa notte del piccolo incidente che aveva fatto sfumare la vita di quel lurido bastardo e ogni sua lode personale, aveva passato giorni interi a rimuginare, a covare rabbia per quello che ai suoi occhi era risultato più un fallimento che una riuscita accettabile ma non perfetta. Un bene quindi, considerato che odiava lasciare le cose incomplete e che quello, per quanto le stesse autorità avessero affermato fosse stato un lavoro svolto egregiamente, ERA un lavoro incompleto. Sarebbe stato bello poter tornare tronfio d'orgoglio, con notizie succulente, padrone del sapere.. e invece no. L'invito di partecipazione all'esecuzione di un certo Endo Keizo, personalità legata a doppia mandata con quella faccenda dei rapimenti d'orfani, giunse inaspettato.. ma non avendo altro di meglio da fare lo accolse, anche perché Eichiro, che aveva ricevuto lo stesso invito, non sarebbe comunque andato. Non era tipo da sprecar tempo dietro spettacoli macabri, a differenza del castano che, vuoi o non vuoi, ne traeva una certa soddisfazione.
Nulla era cambiato al passaggio di testimone di Hogo Kyūjo all'Artefice Hayate Kobayashi, possessore di una delle sette spade leggendarie. Non che gliene importasse molto; non era un tipo che stava dietro ai cambiamenti politici. Da bravo soldato avrebbe continuato a servire la Nebbia, e chi vi era al comando non era tanto importante quanto preservare quella che a tutti gli effetti era la sua casa. Si augurava soltanto che il nuovo Mizukage facesse bene il suo lavoro, come lui avrebbe fatto con il suo.
Giunto alla residenza dove si sarebbe consumato l'omicidio, fu accolto da una sala adibita a patibolo, con una zona rialzata in legno, delle sedie ben disposte in file per gli spettatori e un tavolo, dove un tiratissimo Fuyu No Yuki stava già gustandosi una fumante tazza d'infuso. Avete presente quando qualcuno vi sta sui gioielli a pelle? Quella voglia repentina o di spaccar la faccia a quel detto qualcuno o di voltarvi dalla parte opposta e cambiare strada perché se no finisce male? Ecco. Quella era la sensazione che provava il castano ogni volta che lo incrociava, con l'aggravante di non poter né rispondere a tono né far finta di non sentire. Era un suo superiore dopotutto, doveva fare buon viso a cattivo gioco per forza di cose. Sospirò, avanzando nella speranza senza farsi notare in mezzo a quella gente, cercando di raggiungere un angolino dal quale poter vedere il sangue del bastardo colare sul legno e lo scrosciare degli applausi per la sua dipartita, ma ovviamente..
Occhi più attenti la prossima volta, Harada. C'eri andato vicino. Tra tutti quelli che potevano fermarlo, facendolo arrestare sul posto, fu proprio quel damerino tutto incipriato per l'occasione a farlo, rigirando a modo suo il coltello nella piaga con quel commento superfluo. Ah, bruciava ancora quel mezzo successo. Significa che la prossima volta andrò oltre. Rispose dopo una pausa riflessiva che gli pesò parecchio, guardandolo negli occhi con convinzione per un lungo attimo, sostenendo il suo sguardo prima di calare il capo in un cenno di saluto e allontanarsi. Sentiva gli occhi gelidi di quell'uomo piantati nella schiena, ma facendo appello a tutta la sua dose di sopportazione cercò di infischiarsene del fastidio che gli procuravano. Fortuna volle che fu distratto da altro, ma.. un momento, cosa accidenti ci faceva LUI in quella sala spettacolo per sadici bastardi senz'anima? Addossato alla parete, distante da tutti, celato quasi nella penombra, prese ad osservarlo notandolo avvicinarsi allo Yuki, parlare con quest'ultimo con un certo fervore. Lesse rabbia nel suo volto, ma non poté porsi molte domande sulla questione, poiché ben presto venne scortato il prigioniero in uno stato a dir poco pietoso. Certo che gli avevano fatto la festa, avrebbe tanto desiderato parteciparvi. Peccato.
Stavano per calare la mannaia su quel rifiuto umano, quando il damerino estimatore di infusi d'erbe bloccò l'esecuzione, lasciando tutti col fiato sospeso. Non appena ebbe di nuovo la cortesia di far procedere quel teatrino mal realizzato, non poteva credere a quello che aveva sentito uscire dalle sue labbra. Per un momento credette di aver trattenuto il respiro, o qualcosa del genere.. e se avesse bevuto qualcosa, sicuramente l'avrebbe sputata malamente rischiando di affogarsi. Kyōmei Yūzora. Sarebbe stato il rosso a compiere l'esecuzione, a mettere fine alla vita di quell'uomo. Non sapeva se esserne felice per lui, ma qualcosa dentro stava muovendosi e non era una cosa piacevole. Era evidente che Fuyu No Yuki stesse letteralmente giocando, mettendolo alla prova sotto gli occhi affamati di sangue di tutti i presenti. Non aveva scampo.
Si fece serio in volto, mentre osservava dapprima lo smarrimento nel volto del ragazzino, poi la sua risoluzione. Afferrò la naginata, sbattendola due volte leggera sulla pedana dove quel verme sostava in ginocchio per ottenere un po' di silenzio da quei mormorii fastidiosi; dunque pronunciò a uno a uno i capi d'accusa - una bella lista, a dir la verità.. quell'uomo si meritava ben di peggio, altro che la morte per decapitazione - e non appena ebbe terminato fece calare l'arma sul collo del malcapitato, recidendolo di netto. Sangue schizzò sul suo volto, e il castano rimase a guardarlo intensamente, quasi si stesse perdendo nelle espressioni del suo viso, in quello che volevano comunicare i suoi occhi nonostante le movenze decise del corpo. Di Endo Keizo, detto in terminologia molto spiccia, non gli fregava una beneamata.
Non appena il rosso si mosse dalla pedana, gli parve come di risvegliarsi da un lungo torpore; se avesse attirato la sua attenzione in qualche modo gli avrebbe sorriso con quel sorrisetto canzonatorio con cui l'aveva spesso accolto, ma la sua attenzione era stata catturata dallo Yuki. Oh non se l'era persa quella smorfia compiaciuta, quello sguardo intrigato. Assottigliò lo sguardo a quel dettaglio, ma contestualmente serrò la mascella in un moto di.. collera? Oh avrebbe voluto tirarglielo via a suon di pugni quel sorrisetto da mangia merda, ma l'aria in quel luogo cominciava ad essere stantia, soprattutto dopo aver realizzato di essersi scaldato tanto. Distolse lo sguardo dalla scena che stava osservando, serrando i pugni rabbiosamente e uscendo a grandi falcate da quella sala.


Cosa cazzo mi prende?! Perché mi sento così.. umiliato..?

Non sapeva se ce l'aveva con sé stesso per non aver ricevuto la gratificazione dovuta, per essersi sentito un pesce fuor d'acqua la dentro, oppure con lo stesso damerino formato ghiacciolo che non aveva perso tempo per fargli pesare la fatalità che gli aveva portato via l'occasione per brillare, o ancora con il Rosso per una semplice questione d'invidia.
Invidia. Invidia. Quella parola fece a pugni nella sua mente, storpiandosi, concretizzandosi in un significato ben diverso, che gli fece realizzare cosa diamine gli era passato per la mente. La sua non era invidia del rosso, ma un qualcosa di più tormentato, più profondo, più oscuro. No, non poteva essere. Aveva bisogno di andare via seduta stante da quel posto, di cacciar via quel pensiero, di correre a casa e lasciare che il tormento andasse via attraverso la musica del suo ehru. Se c'era una cosa certa in quella confusione, era che quella collera montante nel suo animo era stata appena direzionata verso sé stesso e doveva presto liberarsene e riprendere il controllo.



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view post Posted on 19/9/2017, 16:08     +1   -1
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CITAZIONE
Nonostante si sforzasse di non pensarci troppo, il castano sentiva di avere fra le mani qualcosa di grosso

Dopo tutto quello che mi hai raccontato di Takkun, non puoi cominciare un'autogestita così. Non puoi.

#tazzeditrash #haradatrashumi

CITAZIONE
Pareva vi fosse infatti uno strano traffico di orfanelli, che dall'oggi al domani sparivano per non lasciare più traccia, che coinvolgeva più di un istituto nel Paese dell'Acqua.

Tra te, Cele e Sara ormai gli orfani sono merce di scambio accettata come i ryo.


Che disagio 'sta povera ragazzina che viene puntata da tutti. Non dici la sua età o quella di Eichiro, ma io me la immagino piccola, quindi disagio proprio potente e pedofilo TT_TT


CITAZIONE
Sei proprio un figlio di puttana, lo sai?
Dillo pure a mia madre, non credo che se la prenderà.

Lol. L'autoironia scorre potente in costui.


Per essere una Jashinista e una Fibrosa sono fin troppo sensibile alle torture. Devo aver sbagliato qualcosa.


Per il nostro Yuzora Guest Star suppongo ti sia messa d'accordo con Sara, ma giusto perché tu lo sappia, ora shippo lui e Takkun ancora di più.


Dunque, 500 exp sono ampiamente meritati, per i 100 ryo... Tecnicamente la missione è un fallimento, no? Non so se vuoi giocarteli come rimborso spese, o visto che sei ricca sfondata (frecciatina voluta ma molto amorevole <3 ) lasciarli alla beneficenza.
 
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