[Kumo] - Rai no Kibou, per Jibril, Andry, R.A.B., Honami, Libra e DatGuy

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Fran_Calore
view post Posted on 7/9/2017, 21:10




Nobili ninja del glorioso paese del Fulmine,
nonostante il corpo della Godaime Raikage Reisei Gekiretsu non sia ancora freddo, e il lutto di tutto Kumogakure no sato non sia esaurito, siete chiamati alle armi. Non ci saranno provvedimenti verso chi, o per il lutto o per la paura, non risponderà a questo appello. Eppure siete esortati a proteggere i vostri cari combattendo questa terribile minaccia attivamente. Le persone lì fuori bramano il vostro aiuto. Siete pertanto convocati presso la residenza del governo provvisorio dei Saggi, genin, chunin, o civili che siate il 10 Luglio dell’anno corrente alle prime luci del mattino.
Non cediamo Kumo, siamo l’ultima speranza.
Esaltazione per sempre.
Consiglio d’emergenza della nuvola


10 Luglio 248 DN



Quei tre giorni erano passati con una rapidità disarmante: in poche ore i falchi avevano riportato il popolo di Kumo, facile a lasciarsi prendere dall’entusiasmo, con i piedi per terra. La forza di Kumo era divenuta in pochissimo tempo la sua più grande debolezza: la felicità si era trasformata in tristezza, la gioia in commiato, una facile vittoria in una sconfitta tremenda e la grande Reisei in una fredda salma. Eppure c’era chi, nonostante i falchi, nonostante i racconti dei profughi, non voleva crederci. Non voleva credere al fatto che la grande Godaime Raikage fosse caduta in battaglia. Anche i loro animi si spezzarono tuttavia, come gli alberi sotto i passi furiosi di Son Goku, quando il cadavere della donna varcò la soglia del villaggio.
Il suo corpo era stato condotto per le vie della città, insieme a quelli delle altre vittime. Sembrava una lunga fila nera senza fine e lì anche molti degli animi più forti della nuvola credettero che non ci fosse più alcuna possibilità. Altri si affidarono ciecamente in Kibou Raizaki, letteralmente la speranza di sopravvivenza. Dello strato superiore della sua pelle non era rimasto granché dopo l’incontro con il Bijuu, ma il suo animo era ancora forte e la sua volontà non era stata piegata.
Tre giorni su un lettino gli erano bastati per tornare a desiderare di lottare per il suo Paese. Nonostante i dottori gli avessero detto a più riprese che in casi come il suo doveva riposarsi e che in fondo il suo compito l’avrebbero potuto svolgere altri ninja, Kibou disprezzava non metterci la faccia – o almeno questo avrebbe detto se ne avesse avuta ancora una. Sorrise, per poi tornare ad un espressione neutra, per colpa del dolore.
Stava avanzando per la via principale di Kumo di mezzo passo in mezzo passo, aiutandosi con un bastone. Spostò i suoi occhi scuri sui lati della strada, pieni di gente ammassata. Emise un sospiro impercettibile. Erano bastati tre giorni perché le strade del villaggio accogliessero molti figli del fulmine; eppure quelle persone avevano bisogno di cibo, acqua e coperte, o non sarebbero sopravvissute. Incespicò leggermente nel foglio di un giornale, lo scrutò per bene: parlava delle sue vecchie missioni, delle molte completate e dell’unica fallita; del fatto che lo chiamassero “Rai no Kibou” - La speranza del fulmine. Erano tre giorni che parlavano ininterrottamente dei tre argomenti del momento: il commiato per la Raikage, l’avvento del Bijuu e di lui, l’unico sopravvissuto al massacro del muro.
Calpestò infastidito la pagina svolazzante, si stavano spingendo davvero troppo oltre: nei due giorni precedenti avevano passato in rassegna la sua intera famiglia, andando a speculare persino sul presunto rapporto incestuoso con sua sorella, morta nell’unica missione che aveva fallito. Digrignò i denti nonostante il dolore.
In breve tempo era arrivato presso l’ex residenza della Kage, attuale sede del Governo dei Sei.
Personalmente non si aspettava di veder arrivare nessuno; Kumo era stata spezzata: durante una propria dimostrazione di forza aveva pagato il prezzo più alto. Eppure richiamò alla mente le parole del proprio maestro, estrasse dal proprio giacchetto gli antidolorifici, prese due pasticche tra l’indice ed il medio e le ingerì. Aveva un aspetto mostruoso: del suo volto erano scoperti dalle bende solo un piccolo ciuffo biondo, gli occhi marroni e le labbra bruciate. Tuttavia in quel momento riuscì finalmente ad avere speranza.


Edited by Fran_Calore - 8/9/2017, 01:04
 
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view post Posted on 8/9/2017, 22:01
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CITAZIONE
Narrato
Pensato
Parlato Ying
Parlato Moegami

Il tempo era stato eccezionalmente mite in quei giorni, seppur il cielo fosse alle volte coperto da cumulonembi. Rispecchiava non poco l'animo dei kumoniani, i quali erano esteriormente in un periodo depressivo, ma interiormente si trovavano nella morsa dell'ansia, un'ansia data dall'attesa dell'esito di quella battaglia.

Ying non era da meno, già da quando erano tornati da quella maledetta missione avevano notato, lei come gli altri, che qualcosa effettivamente non stava andando bene. Il comunicato della Raikage ne era stata la prova.
Ma il peggio avvenne in particolare alla morte di Reisei, quella donna non le era mai andata a genio, ma in quanto soldato aveva in stima il suo gesto di andare tra le prime linee e non approvava il fatto che in un momento simile l'intero villaggio fosse rimasto senza un effettivo Raikage.

Ma la cosa che davvero la turbava era il fatto che Makuto non era ancora tornato, aveva chiesto al Palazzo del Raikage, le avevano detto che era partito per una missione di grado B.
Nelle liste dei ninja caduti in battaglia il suo nome non appariva mai quando di giorno in giorno controllava e lei ogni volta ne rimaneva sollevata, seppur con quel magone perenne ad accompagnarla.

"Ying."

Con un sospiro stanco la ragazza avvicinò la lettera alla fiamma della candela sul tavolo, la quale si muoveva con precisione a ritmo del suo respiro; così in un gesto solenne la lasciò ardere mentre la teneva in mano, affatto intimorita dalle fiamme che si avvicinavano a quest'ultima, pur osservando con iridi contemplative che riflettevano la luce tremula il fuoco che si alimentava cibandosi della carta di quel foglio, annerendolo, consumandolo, accartocciandolo fino a ridurlo in cenere.
Forse sperava che con quel foglio le fiamme divorassero anche il Cercoterio e il disagio e il caos che portava con sé. O persino i timori e i dubbi che aveva dentro.


"Ying."

Si era svegliata molto presto quella mattina, ultimamente aveva poco sonno e un sonno particolarmente leggero, cosa assai problematica visto che le esplosioni e i fulmini che andavano a colpire il Bijuu con cadenza irregolare si potevano udire persino da lì, ma si potevano anche sentire con lievi tremori del terreno.
D'improvviso un battito d'ali e Moegami, che prima si stava pulendo le piume, si arruffò tutto e si alzò in volo, posandosi dolcemente sul ginocchio della sorella umana, il quale era rialzato visto che le gambe di lei erano incrociate, senza stringere gli artigli sul tessuto scuro dei pantaloni ch'ella portava. Era rimasta in quella posizione persino dopo aver concluso la sua sessione meditativa.


"Ying, dovresti prepararti,"
la avvisò il nibbio con voce calma, inclinando la testa per osservarla con un solo occhio e puntando con un'ala al cielo che stava schiarendo oltre la finestra.
Lei volse lo sguardo verso il fratello, cosicché adesso egli poteva vedere la sua recente cicatrice -laddove le ciocche di capelli che ricadevano non la coprivano-, la quale le prendeva una parte del collo e scendeva fin sotto la canotta.

Ne aveva anche una seconda che le copriva parzialmente il braccio, prima perfettamente sano e con solo qualche vecchia cicatrice quasi invisibile, mentre adesso faceva coppia con l'altro.
Con il dorso della destra andò ad accarezzare il piumaggio anteriore del pennuto e un sorriso gentile si fece strada nei suoi lineamenti, frattanto che lo osservava.


"Lo so bene, Gami."

Un tono di voce, quello di lei, che accompagnava lo sguardo calmo.
Eccome se lo sapeva, del resto lei era nata con un dono accentuato dal sole stesso e, da quand'era piccola, lo sentiva dentro di sé ogni volta ch'esso stava per nascere o morire.


"Pfeh! E smettila di fare la depressa, che mi dai sui nervi,"
borbottò il rapace, gonfiando le piume, "noi siamo più forti di così, ci rialziamo sempre! Ricordalo!"

Un risolino divertito affiorò dalle labbra della mangiafuoco,
"so anche questo," gli rispose ironicamente, prendendogli il becco con tre dita della destra e avvicinando lo sguardo al suo.

Moegami si scrollò il becco con irritazione, cominciando a incespicare mugugni mal riusciti,
"A-ba-be-be-beh!?!" si tirò poi indietro e, reo dimentico di esser poggiato sul ginocchio di lei, cadde a terra, o meglio sul cuscino da sala che si trovava vicino a loro.

"Che maniere!"
lamentò il nibbio tirandosi di nuovo sulle zampe, ma non incrociò mai lo sguardo della ragazza d'oltreoceano, solo la candela con solo il fumo a lasciare traccia della fiamma ora spenta, e nel far guizzare la testa a destra e a manca, il rapace trovò la giovane che già si stava avviando verso la sua stanza, voltandogli le spalle.
Entrambi avevano già fatto colazione, quindi si sarebbe fatta la doccia, indossando poi divisa ed equipaggiamento.

Con uno sbuffo irritato il pennuto se ne volò sulla finestra chiusa, osservando con perplessità il panorama che si vedeva al di fuori di essa.
Quel medesimo disagio provato dagli umani di tutto il continente era arrivato anche a sentirsi nell'Eremo, oltretutto non facevano che arrivare brutte notizie e lui stesso non era sicuro dell'esito che avrebbe avuto quell'avvenimento, ma di lasciare che Ying si deprimesse a quel modo o, peggio, che rischiasse di lasciarsi ammazzare così facilmente come quella volta proprio non se ne parlava.
Era stato categorico quella sera, a fine missione, quando le aveva parlato, facendole anche una piccola lavata di capo.

~~~~

Quando lei e Moegami arrivarono nella residenza dove si sarebbe svolta la riunione il sole si era da poco levato in cielo, neppure totalmente.
Alcuni ninja si trovavano già lì, altri come lei erano appena arrivati, ma osservando bene non vide volti a lei noti, così decise bene di attendere come gli altri, non senza lanciare uno sguardo eloquente al suo falco.


CITAZIONE
Oh lol! Alla fine son stata la prima a postare! xD

Non mi ricordavo il colore dialogo di Ying! D:
 
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.:.Honami.:.
view post Posted on 8/9/2017, 22:49




Legenda"Parlato Honami"
*Pensato Honami*



Non aveva dormito quella notte. Ma non era una novità. Sebbene gli ultimi tre giorni non avesse fatto altro che tenersi impegnata, per rendersi utile al Villaggio, e quindi si fosse stancata molto, non riusciva a prendere sonno. Troppo era successo, in così poco tempo. Nei momenti di pausa le tornavano inevitabilmente in mente i volti degli uomini di ritorno dal muro di gomma... Coloro che la distruzione del Bijuu quella sera l'avevano vista davvero. Le tornava in mente il corpo senza vita di Reisei, sotto la pioggia insistente, oppure durante il funerale, attorniato da legna ardente. Troppo doloroso. Troppo.

Quindi, per non pensarci, dava una mano ai sopravvissuti feriti in ospedale, si allenava, faceva qualunque cosa. Qualunque cosa per non starsene con le mani in mano fino a quando non sarebbe arrivato il fatidico 10 Luglio. Appena letta la missiva, non ebbe nessun dubbio. Poco importava che Reisei avesse fallito, poco importava che la Kunoichi più forte di tutto il Villaggio fosse perita nell'impresa di fermare il Bijuu. Le aveva detto di persona che quando sarebbe stato il momento avrebbe potuto dare una mano, essere utile... Quello era il momento. Kumo aveva bisogno di Shinobi volenterosi, aveva bisogno di chiunque fosse in grado di combattere... E lei, mannaggia a tutti i Kami, lo era! Aveva visto due volte di cosa lo scimmione fosse capace, se tutti lo avessero fatto... Non ci sarebbero stati stolti a dubitare.

Ma cosa credevano? Che Reisei fosse stata sconfitta da un nemico qualunque? Che gli sfollati si fossero inventati tutto? C'era qualcosa di grande in atto e lei non avrebbe dubitato delle parole di Chiisaru nemmeno se l'avessero pagata. Voleva accettare di partire, di difendere Kumo non solo per tutti gli abitanti del Villaggio e del Paese del Fulmine, ma anche per Sasaki e per l'Eremo. Non aveva avuto notizie quei giorni dalla scimmietta e dall'Eremita, ma confidava nel fatto che tra di loro si fossero parlati. Inoltre, fuori dal Villaggio, sarebbe stato molto più facile incontrare Sasaki. Non voleva pensare che gli fosse successo qualcosa, non voleva pensare che il Bijuu lo avesse trovato. Se solo pensava che però era lui stesso a volerlo raggiungere di sua spontanea volontà per... Parlare... Le saliva una rabbia nera! Maledetto lui e la sua voglia di concedere una seconda possibilità! Prima o poi si sarebbe fatto ammazzare! Lo avrebbe strigliato bene bene appena si fossero rivisti, lo avrebbe abbracciato fortissimo perchè non era morto... Ma poi lo avrebbe strangolato! Poco importava che fosse l'Eremita e lei una semplice firmataria del Sutra. In una famiglia ci si rimprovera a vicenda. Probabilmente lui l'avrebbe stritolata con le sue catene... Ma chissene... Avrebbe corso il rischio!

Non era consapevole che quella rabbia repressa e immotivata in realtà fosse solo una negazione per tutto ciò che stava succedendo. Era stanca, ma non riusciva a riposarsi, quindi il suo corpo reagiva in quel modo. Aveva paura per Kumo, aveva paura per i suoi genitori, per Razan, per l'Eremo e per chiunque conoscesse. I suoi, a proposito, non poterono nulla. Era da quando aveva iniziato l'Accademia, con l'avvento di Watashi che Honami voleva partire per il fronte, per combattere in prima linea e difendere il proprio Villaggio, curare i feriti sul campo, dare una mano ai propri colleghi in difficoltà. Adesso era cresciuta, era un Medico, sarebbe partita e loro furono d'accordo. Preoccupati, con la voglia di non farla andare, ma maledettamente fieri che loro figlia avesse ereditato la loro forza d'animo e di volontà.

Fu così che, alle prime luci dell'alba, Honami arrivò puntuale. Si era preparata per qualunque evenienza, portandosi rifornimenti e armi. Aveva anche comprato e fatto personalizzare un paio di guanti da lotta, per ogni evenienza. Quella mattina si era legata i capelli in una lunga treccia, aveva indossato la solita uniforme e il giubbetto di Chiisaru. Sopra il tutto, un mantello impermeabile blu scuro la riparava dalle possibili intemperie: il cielo della Nuvola quei giorni pareva anch'esso in lutto, triste come gli Abitanti. Lei però non era triste, non voleva abbattersi. Se si fosse abbattuta, non avrebbe avuto speranza. Se fosse fuggita, l'avrebbe data vinta al Bijuu.

Quando raggiunse il luogo dell'incontro scrutò i volti dei presenti e riconobbe subito l'uomo per il quale i giornali avevano sprecato pagine e pagine. 'La Speranza del Fulmine', lo chiamavano, come chiamavano Reisei 'il Fulmine Purificatore'. Una fitta al petto la colpì. Non doveva pensarci. Aveva sofferto per quella donna, l'aveva fatta menomare... Ma era cresciuta grazie a lei e i suoi insegnamenti, tanto da sentire che la sua scomparsa fosse un peso quasi fisico. Si avvicinò all'uomo, non curante di poter sembrare arrogante. Non voleva esserlo, era semplicemente fiera di essere lì. Fece un piccolo inchino in segno di rispetto e si presentò.

"Honami Yotsuki, Dita della Tempesta. E' un onore incontrarla."

Al diavolo le dicerie, al diavolo tutto. Lui era tornato dal campo di battaglia, era sopravvissuto e, nonostante le vistose ferite era lì, a combattere per Kumo. Le ricordava tanto Ruri, che aveva perso i suoi compagni in missione, ma, a differenza sua, lui non era fuggito. Lui era lì. Un'altra fitta al ricordo della mercenaria.

Gli sorrise, per poi notare con la coda dell'occhio un volto familiare. Si congedò con un altro piccolo inchino dall'uomo, avvicinandosi alla ragazza più grande. Era una vita che non la vedeva... Probabilmente dal giorno della fatidica missione. Il tempo era volato, tante cose erano successe... Ma era davvero felice di rivederla.

"Ying-san, lo sapevo che nemmeno tu ti saresti tirata indietro. E' un piacere rivederti"

Il suo tono era gentile, quasi spensierato, ma leggermente più maturo. Era la stessa ragazzina impulsiva e chiacchierona, ma gli eventi degli ultimi tempi l'avevano inevitabilmente fatta crescere. Le sorrise, con gli occhi cerchiati da occhiaie scure a causa delle poche ore di sonno. Sorrise pure al falco sulla sua spalla.

"Vedo che hai un nuovo compagno! Ciao anche a te!"

Lo salutò, come se stesse parlando ad una delle sue scimmiette. Era abituata a parlare con quegli animali come fossero persone che non si rese conto che, forse, quello era un semplice falco. Forse un falco ninja, ma, probabilmente, nulla di più. Magari avrebbe potuto evocare Chiisaru per portarlo con lei... Una scimmia con i pantaloni però poteva attirare sicuramente più attenzione di un falco. Ma le importava? Quando però notò la nuova cicatrice, aggrottò le sopracciglia.

"Che ti è successo Ying-san?"

Dicevamo? Impulsiva? Sì... Nessun giro di parole.

Mah, si inizia! Buona fortuna ragazzi! Divertiamoci e vediamo di far vedere di che pasta è fatta Kumo... Lutto o no!

kamonraijin

 
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view post Posted on 9/9/2017, 11:57
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K U M O W A V E

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Tiepido, il Sole riscalda Kumo no Sato senza poterlo effettivamente sfiorare: nuvole spesse e compatte coprono il villaggio che ne ha preso il nome, ma in più punti lasciano trapelare la calda luce dell'astro, creando un suggestivo gioco di luci e ombre sul terreno scuro, e sui volti altrettanto ombrosi delle genti che riempiono le ampie strade -conoscenti, sconosciuti, persone esterne al villaggio.

Gli occhi stanchi sfilano sul marasma di volti tutti diversi, ma tutti uguali: spogliati della tipica allegria, della caratteristica "esaltazione" che da sempre l'ha fatta sentire fuori luogo.

A dire il vero, divorati da angoscia dietro un viso stanco e tremante, le paiono tutti volti diversi ma uguali al suo - uguali al suo di qualche tempo addietro, o forse a quello che ha attualmente: ecco, forse magari, maschera lo stesso sentimento, le stesse paure, le stesse angosce.

E ci mancherebbe: avrà pur deciso di prendere di petto l'iniziativa, ma questo non la rende più grande, più coraggiosa di loro.

Le paure sono le stesse, cambia solo il modo di affrontarle.


Non li biasima: tra quelli si annida chi ce l'ha fatta fortuitamente e viene dal Paese del Fulmine, chi ha perso un proprio caro, chi è civile e sa di non potere tanto, chi è divorato dal terrore.

Scappare non è la soluzione, con Ruri è venuto in luce chiaro, nudo e crudo il concetto. Ma...capisce. Ne conosce i turbamenti, le paure, le preoccupazioni. Li capisce a suo modo, e in cuor suo spera solo che , con una nuova certezza viva in sé e la speranza riposta negli Shinobi imbarcatosi nella missione possano sfidare il terrore con il ritorno alla quotidianità. Cercando di fare il possibile per il villaggio.

Lei, invece, altro non farà che sperare possano stare bene.


Il venticello caldo, atipico nel paese montano - e quasi ha l'impressione sia provocato dalle capacità del Bijuu, che irradia un caldo tale da giungere fino a lì - sferza l'aria: delicato, con movimenti lenti e circolari, fa svolazzare tutto ciò che è capitombolato a terra, più forte di quanto possa sembrare.

La morbida matassa di soffici capelli chiari, stretta in una coda alta, ondeggia creando ampie volute - Shin socchiude gli occhi: per quanto non apprezzi particolarmente il calore, quegli scostamenti irregolari dell'aria la rilassano - quasi ha la sensazione di potersene vagare in un posto nuovo, diverso.

Non che voglia fuggire, andare lontano: vuole solo non privarsi della possibilità di abbassare le palpebre e fingere, almeno solo per un attimo che tutto vada bene. Che tutto andrà bene: ma questa non è una speranza.

In questo caso, si tratta di una promessa


Qualcosa le sbatte prepotentemente sul volta, costringendola a fermare il suo incedere per quella strada tanto da nota lei da poter essere percorsa ad occhi chiusi: scosta l'oggetto - carta - e le si rivela essere pagine di giornale.

La morte della Raikage, il messaggio dei sei, le notizie, anche di puro gossip, inerenti a Rai no Kibou.

Curioso. La realtà dei fatti dopotutto sembra volerle sbattere in faccia metaforicamente e anche concretamente.

La maschera di ostentata impassibilità si crepa lasciando un cipiglio di dispiacere.

Stringe le dita sul pezzo di carta: quelle dita mozzatele, segno concreto dell'insegnamento che Gekiretsu Reisei le ha detto - insegnamento che neanche la sua morte potrà strappare via.

Ha imparato a perseverare, a cercare la rivalsa, a trovare un effettivo quid in quel che fa - a ottenere quella tenacia che brucia negli animi di tutti gli Shinobi che stanno imbarcandosi per raccogliere l'appello dei sei: tutto questo non sparirà, e in battaglia se lo porterà stretto.


Ripiega il foglio intascandoselo, riponendolo giusto accanto al fazzoletto di Ruri - ennesimo unico ricordo della mercenaria, del suo coraggio, e di una tacita promessa di non piangere.

Chiude gli occhi. Per un attimo e circondata del buio, e anche le sue orecchie paiono ovattate, schermate dal vociare esterno. Per un attimo, l'unica cosa che percepisce è il vento vorticarle attorno. Poi riapre gli occhi.

Lascia che corrano per le strade gremite, che focalizzino le persone che le riempiono: con attente occhiate cerca qualcuno, cerca persone.

Cerca il viso di Taiki: che sia in ospedale a dare aiuto?

Cerca il viso del giovane Shinta che tanto l'ha aiutata: è forse anche lui diretto verso il punto di incontro? Probabile. Magari c'è già.

Cerca il viso di Jin, la guardiana: come se la sarà cavata Shikareta, uno dei tanti villaggi esterni a Kumo?

Nel momento in cui è stato sancito il proprio legame con figli di Tamafune, nel momento in cui è stata detta forte e fatta divenire Shin, "l'eremo" dei cinghiali è divenuto la sua famiglia: alla fine è riuscita a trovarla la quella forza che con fiducia hanno visto in lei? Forse. Sta di certo che da quel momento è cambiato qualcosa, non quanto lo Yubitsume e le sagge parole dell'amata, deceduta Kage abbiano potuto fare, ma qualcosa è cambiato - qualcosa che va ben oltre il nuovo nome e l'aver portato con sé i sette cuccioli.

I cuccioli...


E in quanto famiglia, è la propria famiglia stessa - quella originale, per così dire - che ne terrà cura: suo padre inevitabilmente resterà al villaggio, e così Tsubaki; aiuteranno al massimo delle loro possibilità prendendosi cura dei feriti, e di chi non ha casa in cui stare.

Yuri...la sua piccola Yuri...

D'istinto, sfiora quel giglio di carta che ancora tiene gelosamente custodito, più di armi, viveri ed equipaggiamenti che porta con sé.

Lei, beh...

È dura dirlo, ma le toccherà quel che ha passato lei al tempo di Watashi: quando non poteva far altro che osservare il mondo ingrigirsi dietro una finestra, chiusa in casa nel tombale silenzio di quelle quattro mura, divorata da solitudine e con troppa paura per, di nuovo, alzare gli occhi, guardare al di fuori della propria dimora, e vedere il villaggio cadere a pezzi, anche nei volti degli abitanti.

Starà con i cinghiali, certo, la sorella e il padre saranno più presenti ma...spera vada tutto bene. Di tornare vittoriosa, e stringerli tutti tra le proprie braccia.
Per ora, alla bimba aveva lasciato lo stesso tipo di ricordo - non è brava, non ha le stesse mani agili e rapide e il suo cigno è venuto fuori piuttosto sbilenco e "astratto": ma ha sorriso la bimba quando se l'è presa in braccio e gliel'ha consegnato, per prendere a giochiccchiarci, e questo è quanto basta.

E Ran, invece?

Sarebbe venuta con lei, la sorella minore - a dirla tutta, quando ha lasciato casa, dopo aver passato gli ultimi minuti con i cinghiali e aver salutato il resto della famiglia, se l'era trovata ancora tutta intenta a ronfare: non voleva disturbarla, tanto meglio godesse dell'ultimo sonno tranquillo nel proprio letto come lei non ha fatto. E, invero, voleva solo percorrere quella strada sola, tranquilla, beandosi dei sussurri del vento.

Un singulto, poi un altro.

No, non è lei a produrli: la magnetista dirige repentinamente il capo alla sua destra, per poi farsi strada tra la folla; più il suono si fa vicino, più tende le orecchie per capire da dove esattamente abbia origine.

Infine, lo vede: un bimbo, tutto solo, si stringe il braccino sanguinante; in quel marasma di caos e disperazione, solo pochi lo scrutano preoccupati, non sapendo esattamente cosa fare e se possano dare - ormai, alle persone sfollate, poco e niente è rimasto.

Vicina al piccolo, gli sfiora delicatamente la spalla: il bimbo all'inizio si ritrae per la sorpresa, poi, con gli occhi gocciolanti, la fissa con sguardo speranzoso.

"Piccolo...ti sei fatto male qui?" gli dice, incitandolo a scostare la piccola mano dal punto da cui fuorisce il sangue scarlatto.

Di tutta risposta quello annuisce, tirando su con il naso e mostrando una ferita non eccessivamente profonda sull'arto.

Shin sorride, fa per rassicurarlo: poi ricopre il taglio con le mani, lasciandosele circondare dal calore del chakra curativo in un gesto ormai fluido, naturale.

Sguardi curiosi e attoniti le stanno tutt'intorno: d'altra parte, la maggioranza, se non pressappoco la totalità delle persone che stavano lì fuori sono civili.

La Kunoichi allontana le mani, poi prende il fazzolettino di Ruri e pulisce il sangue superfluo, anche lì dove la ferita è scomparsa. Il piccolo la guarda stupida, poi le regala un grande, caldo sorriso a trentadue denti - decisamente meno in realtà, constata notando le finestrelle.

In un attimo il caldo si sposta dalle mani al petto, al cuore: sorride di rimando, gli scompiglia i capelli riccioluti e torna di nuovo per la sua strada, stringendo il fazzolettino: il calore che ora le brucia in petto non è più quello tiepido e piacevole che le provoca vedere qualcuno felice e soprattutto felice grazie a lei, qualcuno che riesce a sorridere e riesce a far sorridere in tutto questo - vi scoppietta la dolorosa sofferenza di non potersi protendere verso quelle persone ad una ad una e dar loro una mano. È quelle che desidera ardentemente fare ora ma...aiuterà lo stesso il proprio villaggio, in un altro modo. Deve fidarsi. Qui c'è chi saprà aiutarli. Staranno bene. Staranno bene.

Si costringe a non guardare indietro in modo da non farsi riacciuffare dal desiderio di tornare indietro.

Cammina, cammina, e cerca di nuovo di concentrarsi sul vento. Poi, arriva.

Constata con sollievo che già una consistente quantità di Shinobi s'è riunita - sorride, poi cerca con lo sguardo chi sa bene ci sarà: un'occhiata più attenta e, di fatto, le vede.

Le riconosce dalle vesti, dalle chiome: sorride, s'accosta, poi sfiora delicatamente le spalle di entrambe, sperando di non disturbarle.

Le saluta una volte che si voltano verso di lei e sa di non starle interrompendo:

"Buongiorno Honami-chan, Ying-san" poggia lo sguardo sul falco, conosciuto in precedenza:

"Buongiorno anche a te, Moegami-san. Ying...cosa è successo?" dice scrutandole il volto.

"St-state tutte bene?"

Cerca di aggirare il discorso del Bijuu, della Raikage, e di qualsiasi altra cosa possa connettersi a questi sfortunati eventi. A modo suo, cerca di distendere i nervi di tutti con domande delle quotidianità, che porrebbe in qualsiasi altra normale occasione: è la prima a tenersi dentro una dose d'agitazione non indifferente e sì, anche di paura - loro due, che hanno imparato a conoscerla, forse sapranno riconoscere ciò, oltre che negli occhi della ragazza, nel modo in cui nervosamente sfrega il palmo della mano sul braccio, fino a, senza rendersene conto, farlo arrossare.

Shin ripensa alle nuvole che nascondono il cielo, e ai raggi che timidamente filtrano traverso esse, scaldando il villaggio.

Nella sua mente, le piace pensare che quei fugaci e tenaci raggi, che portano luce nell'oscurità, siano loro stessi.
 
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LibraNoGoldSaint
view post Posted on 9/9/2017, 12:39






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Nobili ninja del glorioso paese del Fulmine,
nonostante il corpo della Godaime Raikage Reisei Gekiretsu non sia ancora freddo, e il lutto di tutto Kumogakure no sato non sia esaurito, siete chiamati alle armi. Non ci saranno provvedimenti verso chi, o per il lutto o per la paura, non risponderà a questo appello. Eppure siete esortati a proteggere i vostri cari combattendo questa terribile minaccia attivamente. Le persone lì fuori bramano il vostro aiuto. Siete pertanto convocati presso la residenza del governo provvisorio dei Saggi, genin, chunin, o civili che siate il 10 Luglio dell’anno corrente alle prime luci del mattino.
Non cediamo Kumo, siamo l’ultima speranza.
Esaltazione per sempre.
Consiglio d’emergenza della nuvola


Rika aveva letto e riletto innumerevoli volte quello scritto nei giorni precedenti alla data indicata. Tentennava, perché come shinobi era suo dovere rispondere alla chiamata, mentre come ragazza avrebbe solo voluto nascondersi in un angolo e fingere che nulla fosse successo, che la Godaime Raikage non fosse morta.
Quando l’aveva saputo, quando la voce si era sparsa ed era arrivata fino a lei, la Kikimora sentì forte la morsa dello sconcerto attanagliarle il cuore. Perché Reisei Gekiretsu non era solo la più alta carica del Villaggio, era anche una kunoichi del Clan della Tempesta.
Appartenevano allo stesso Clan, e proprio per questo per Rika era stato devastante. Non la conosceva, non l’aveva mai neppure incontrata, tuttavia il lutto era gravato anche sulle sue spalle.

La sera prima della data stabilita aveva preparato la sua sacca con le cose che aveva comprato il giorno prima, che non si poteva mai sapere, e aveva lucidato la katana, facendola splendere fino a riflettere il suo viso. Non dormì molto, solo lo stretto necessario, ed era già in piedi prima che il cielo da nero ebbe iniziato a schiarirsi.

Prese le proprie cose e allacciato in vita il fodero della katana, aveva salutato sua madre, che aveva preteso un abbraccio e le aveva depositato un rapidissimo bacio sulla guancia, ed era uscita dalla sede del Clan della Tempesta, notando come solo in quel momento il cielo era virato verso un blu scuro. Era quasi l’alba, doveva affrettarsi.

Davanti all’edificio che era la residenza della Raikage, o meglio del Consiglio della Nuvola, Rika vi si sarebbe fermata davanti, lo sguardo catturato alla figura che pareva aspettarla. Non capiva nemmeno se fosse un maschio o una femmina – decise di stare sul maschile – dato che era completamente avvolto da bende, dalle quali spuntavano un ciuffo di capelli biondi, gli occhi marroni e le labbra, bruciate.
Si parlava di un sopravvissuto a quello che aveva ucciso la Raikage. Poteva essere lui?
Vi si avvicinò, per catturare la sua attenzione, e piegò in avanti il busto in un inchino.

”Rika Kikimora, del Clan Ranton. A chiamata rispondo” disse la kunoichi, fredda come sempre.
Fece un altro inchino per congedarsi, aveva visto Honami e voleva raggiungerla. Accanto a lei c’era la ragazza che aveva visto quella volta assieme ad Eiji - si rese conto di non sapere il suo nome, che figura ci avrebbe fatto? -, con il suo inseparabile volatile - Moegami, se non andava errata - , e un’altra shinobi dai capelli candidi come i suoi, forse ancora di più.

”Honami-chan, è un piacere rivederti, anche se in circostanze non esattamente… piacevoli”
Si rese conto di un’altra cosa: conosceva si e no tre persone: Eiji, Honami e Makoto, più la castana senza nome. Tre e mezzo, a far tanto. Era una cosa deplorevole.
Per questo si rivolse poi alle altre due ragazze, stiracchiando di malavoglia un sorriso. ”Mi chiamo Rika Kikimora, è un piacere fare la vostra conoscenza. Noi ci siamo già viste, ma non siamo riuscite a presentarci come si deve” disse ancora, stavolta solo diretta alla castana.

Dato che già Honami e l’altra candida avevano chiesto alla ragazza cosa le fosse successo, Rika non la pressò ulteriormente, rischiava di farla innervosire. Rimase solo ad ascoltare la sua risposta, cercando di sembrare coinvolta dalla cosa.


7pjP8bt
Narrato • ”Parlato”Pensato”

Nome • Rika Kikimora
Villaggio • Kumo
Clan • Ranton
RangoGenin
Livello • 3 (Exp: 1434/1864 - Exp mancante: 430)
Fama • 0
Elemento • Ranton (Raiton)
Specializzazione • Ninjutsu
Abilità prescelta • Controllo Chakra
Frz • 39
Def • 39
Chk • 80
Vta • 39
Int • 39
Res • 39
Vel • 39
Slt • 210
Stm • 78
 
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view post Posted on 9/9/2017, 14:03
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K U M O W A V E

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CITAZIONE
Narrato
*pensato*
Dialogo

Quella notte Akira si affacciò alla finestra a guardare il cielo e lasciarsi cullare da quel fulgido velo che erano le stelle. Ne ammirava la composizione degli astri, gli sembrava uno specchio della terra, le luci erano le persone e ognuno di quei corpi celesti era sopra la testa di qualcuno. Quando qualcuno muore ha la sua stella che muore con lui

*Oh hai ragione, guarda una stella cadente*

Già una stella cadente. Sicuramente era quella della Raikage, ma Akira non avrebbe potuto saperlo. Non aveva idea di niente, nessuno gli aveva detto niente, o per meglio dire, ci avevano provato i suoi genitori e i suoi fratelli, ma in quei giorni era misteriosamente più solitario e mentalmente distratto del solito.
Qualcosa lo turbava nel pensiero, una serie di dubbi infiltratisi nella mente dai racconti del suo amico di vecchia data Takao. Quante ricordi che erano scomparse, quante persone, quanti momenti forse felici. Non riuscì ad uscire da quella spirale di annichilimento del sé per giorni. Mangiava e beveva solo gli arrivava un vassoio in camera. Era talmente perso che nemmeno si ricordava chi portasse il cibo. Fissava il tasti del Flautofono mentre lo suonava. Le melodie uscivano con delicatezza, erano romantiche, sognanti e malinconiche, erano dolci, ma il panno che usava per raccogliere la condensa dal suolo era rosso, le gengive sanguinavano stringendo l'ancia con una forza rabbiosa.
Non riusciva a farsene una ragione, dimenticare per lui era un dolore, soprattutto quando si rese conto che il suo cervello aveva abbandonato qualcosa di importante che forse non avrebbe mai più ritrovato.

Quella notte del 9 Luglio qualcosa era diverso, dopo svariati giorni di musica quasi senza pausa aveva trovato la forza per fare qualcosa. Aprì la finestra e lasciò che la luce notturna si mescolasse alle fioche luci della città dentro la sua camera.
Aveva lo sguardo assente, la faccia rassegnata e non si rasava da qualche giorno. Era rimasto abbandonato a se stesso per circa sette giorni. Le pupille si dilatarono alla vista magnifica del cielo e dell'aria pulita e fresca che entrava dalla finestra. Vide da lontano il fumo avvicinarsi. Aveva l'odore della morte al primo impatto, ma dopo aver annusato meglio si rese conto che era il pericolo quello che sentiva. Dal nulla ebbe la sensazione che presto ci sarebbe stato da combattere una battaglia importante.

E così neanche te sei andato al funerale?
La porta si aprì e una voce pronunciò quella domanda, come il giovane genin si voltò vide il fratello minore Kentaro con in mano il vassoio della cena. Il tintinnare dei piatti e delle posate lo urtava e immediatamente rispose con tono acre e strizzando gli occhi:

Ti prego Ken, posalo sul tavolo veloce

Il fratello rise. Appoggiò il vassoio e sistemò la sua folta chioma di capelli che gli coprivano la fronte, prese un elastico dal polso e si rifece la coda, lo faceva spesso quando doveva affrontare una sfida o cominciare un discorso lungo, Akira lo sapeva.
Kentaro era il più basso e il più giovane dei fratelli Sakata, ma di sicuro il più intelligente quando si parlava di strategie di battaglia, aveva studiato le imprese dei grandi generali delle guerre ninja e partecipò da genin alla guerra contro Watashi difendendo il villaggio di Kumo da un pesante attacco di progenie proveniente da Sud. Durante quei due anni mise a frutto molti dei suoi studi riportando vittorioso ogni suo compagno di squadra che fosse partito in missione con lui e ottenendo sempre il miglior risultato con le minori perdite in battaglia.
Nonostante in molti dubitassero che un leader potesse essere così basso, i fatti erano quello che contavano.

Da qui si vede il funerale? Guarda, c'è molto fumo, che sia lì? esclamò Kentaro mentre si sedette sul cornicione della finestra assieme al fratello, il quale subito rispose
Funerale? Che è successo? Il genin, davvero non ne sapeva niente, a quanto pare era compito del fratellino spiegare tutto ad Akira.

Reisei... la nostra Raikage è morta. La sede del clan Yoton è stata attaccata qualche giorno fa e lei è morta in battaglia *Come? la nostra Raikage è una donna? e io che pensavo che solo gli uomini potessero diventare Kage* E per dirla in breve ora si parte in guerra contro la bestia enorme che ha tentato di attaccare il villaggio e ucciso la nostra Kage, hanno mandato un reclamo a tutti i ninja volenterosi di unirsi, tieni
Kentaro passò una lettera ad Akira, la lesse tutta d'un fiato, era curioso di capire cosa stesse succedendo, il fratello era stato troppo superficiale


CITAZIONE
Nobili ninja del glorioso paese del Fulmine,
nonostante il corpo della Godaime Raikage Reisei Gekiretsu non sia ancora freddo, e il lutto di tutto Kumogakure no sato non sia esaurito, siete chiamati alle armi. Non ci saranno provvedimenti verso chi, o per il lutto o per la paura, non risponderà a questo appello. Eppure siete esortati a proteggere i vostri cari combattendo questa terribile minaccia attivamente. Le persone lì fuori bramano il vostro aiuto. Siete pertanto convocati presso la residenza del governo provvisorio dei Saggi, genin, chunin, o civili che siate il 10 Luglio dell’anno corrente alle prime luci del mattino.
Non cediamo Kumo, siamo l’ultima speranza.
Esaltazione per sempre.
Consiglio d’emergenza della nuvola

Chiamata alle armi, proteggere i vostri cari, terribile minaccia, governo provvisiorio, ultima speranza, esaltazione per sempre; queste parole colpirono nel profondo il giovane musicista. Non le aveva mai sentite prima d'ora. Una parola in particolare lo catturò: proteggere i vostri cari.
Il compito di un ninja in battaglia è anche di proteggere e lì fuori c'erano un sacco di persone da salvare, come tutti i suoi amici che la memoria aveva cancellato dal cuore di Akira, forse difenderli da questa grande minaccia sarebbe stata la cosa giusta da fare per rimediare al peccato di aver dimenticato. Proteggere i vostri cari, era anche da fare a casa, la mamma, Megumi e il padre, tutti loro sicuramente non sarebbero partiti per combattere questa guerra. C'erano molti motivi per schierarsi al fronte e affrontare la minaccia incombente, ognuno aveva il proprio, ma il pensiero di Akira, tornava sempre alla famiglia prima di ogni altra cosa. Andare a combattere per la patria che amava lo avrebbe forse messo in buona luce agli occhi del padre?
*Sono un tale egoista, eppure sento che questo dualismo tra musicista e ninja che ho in testa potrebbe trovare il suo connubio se solo trovassi il coraggio di prendere le mie cose e affrontare questa minaccia come tutti in questa casa hanno fatto per proteggere Kumo da Watashi*

Allora Akira, non farti fermare, parti, e non te lo dico solo da narratore perchè devo fare andare avanti la tua storia, o perchè so già come andrà a finire la tua vita perchè sto letteralmente leggendo un libro dove c'è scritto ogni cosa che hai fatto o stai per fare, ma anche perchè se non partissi per questa guerra sai che non te lo perdonerai mai, sei un ninja, quando hai preso quel coprifronte hai fatto un voto e ora devi dimostrare a tutti che te lo sei guadagnato e che il tuo credo non è una menzogna, l'arte è un'arma forte e al fronte darai prova di questo
Hai ragione
Come scusa? Replicò Kentaro
No niente, una voce nella mia testa, comunque, partirete domani mattina?
Io e Chidori? Sì, tu che fai, hai finito di stare rintanato in questa camera a crogiolarti suonando il tuo flautofono?
Beh, parteciperò anche io, non serve che ti dica perchè, immagino tu lo sappia già Kentaro sorrise e annuì.
I due rimasero zitti a guardare il cielo per qualche secondo, fino a quando il fratello minore, dal taschino della sua giubba verde prese un pacchetto di sigarette e se ne accese una.
Ne vuoi una? Disse estraendo dal pacchetto la parte morbida di quel bastoncino di tabacco.
Siamo soli in casa?
Allora Akira ne prese una, quel lieve vizietto occasionale era il loro segreto da quasi due anni, nonostante avessero sempre litigato i due, avevano trovato la pace nella condivisione di quei brevi minuti in cui la cenere si consumava. I due continuarono sbuffando in aria, e il fumo, e la cenere, si andavano unendosi a quel grande fumo e cenere che era il funerale in lontananza.
A proposito, bella giacca, è nuova, quanto l'hai pagata?
Disse ridendo Akira e il fratello colta la battuta rispose sorridente
Una B, mi ha dato l'incarico proprio Reisei qualche settimana fa
I due chiacchierarono fino a quando la sigaretta finì. Akira poi mangiò la cena e preparò la sua attrezzatura da combattimento per il giorno dopo.
L'alba stava cominciando a sorgere, Akira aveva preparato tutto il necessario ed era vestito, pronto per uscire: Scarpe semplici ma rinforzate ai piedi di colore marrone; pantaloni elastici, a modo loro eleganti, di colore grigio nero e con le tasche necessarie al minimo utile, a fianco teneva un grande sulla cinta dove teneva gran parte degli attrezzi utili; al torso teneva una maglietta termica a maniche lunghe, di colore grigio scuro e un gilet grigio chiaro, con il colletto. Il coprifronte legato al braccio destro.
*Non ti dimenticare le mutande bianche dove tengo nascosto una limetta nel caso mi catturino *
Si certo Akira.

Raccolse gli ultimi strumenti utili prima di partire e caricò in spalla la custodia in seta del suo Flautofono.
Quella mattina uscito dalla stanza, non trovò nessuno pronto ad aspettarlo in piedi. A quanto pare la notizia della sua partenza per non si era diffusa tra i famigliari. Scrisse un biglietto per la madre e per il padre e lo posò sul tavolo. Scrisse soltanto: "Parto anche io alla battaglia". Lo appoggiò sul tavolo in cucina e poi si diresse verso la camera della sorella maggiore. Stava dormendo. Si avvicinò verso il letto e la guardò per qualche secondo, non la svegliò, sentiva avrebbe dovuto dirle qualcosa, ma decise soltanto di alzare i capelli dalla fronte delicatamente e darle un bacio. Non aveva paura di non tornare a casa, un Sakata sa che da una battaglia ne torna sempre in vita e più forte di prima, era genetico. Avrebbe voluto tanto dirle qualcosa, ma se lo avesse fatto lei lo avrebbe fermato e sarebbe ritornato ad agire secondo i vecchi schemi. Non era questo il giorno per i ripensamenti. Le accarezzò la testa ed uscì dalla stanza.
Fece gli scalini silenziosamente, uscì dalla porta senza fare rumore, la chiuse delicatamente, e poi sospirò.
Finalmente sei pronto
Muoviti, idiota
Eccolì, Kentaro e Chidori, erano fuori ad aspettarlo come da accordi.
Bene ragazzi, partiamo?
I due gemelli annuirono. L'incontro era sotto la residenza della defunta Raikage. Il tragitto non era così lungo, c'era il tempo per scambiare qualche parola, ma i tre Sakata decisero di restare in silenzio tutto il tempo.

Qualche minuto dopo.
I tre arrivarono al luogo dell'incontro. Non c'erano ancora tantissimi ninja e tutti erano ancora impegnati a scambiare qualche parola fra di loro con tono mite. Non c'era aria di festa, ne di rabbia, tutti erano molto pacati in quel momento.
Il flautofonista si mise nel mezzo e silenziosamente attese che accadesse qualcosa.
Intanto i due gemelli si allontanarono, a scambiare quattro chiacchiere con alcuni conoscenti che erano arrivati da poco come loro.
E così il giovane rimase da solo ai piedi dell'edificio. Lo fissava solerte sotto quel cielo grigio e nuvoloso, il tempo non prometteva di certo un giorno sereno.
Il genin rifletteva ancora molto, sentiva che qualcosa non andava in lui
*Non mi ricordo se stanotte ho dormito, e se ho dormito bene,
forse sono di nuovo svenuto sul letto, mah. Questa è una guerra? una semplice battaglia? Una vendetta dei ninja contro la bestia che ha ucciso la nostra Kage? Ma soprattutto, che bestia è? ha un nome? Quanto è grande? Quanto è forte? Cosa dobbiamo fare catturarla?*

Il ragazzo non sapeva niente in realtà, e forse non era l'unico tra i presenti.

Il suo sguardo ricadde poi su una figura. Era bendata su tutto il volto, sembrava un ferito, o forse solo un ragazzo che si atteggiava molto con un abbigliamento decisamente fantasioso. Molti ninja si dirigevano verso di lui, facevano un inchino molto formale e urlavano il loro nome.
*Che sia l'appello? Siamo tornati in accademia?*
Ti stai facendo troppe domande, forse dovresti andare lì e presentarti come tutti.
Akira sospirò di nuovo, fece qualche passo verso la figura bendata. Ora la vedeva meglio. Ispirava fiducia, sembravano sicuramente un veterano che di battaglie ne ha vinte tante. Attorno a lui c'erano varie persone, tutte stavano chiacchierando fra di loro, li vide bene in faccia e riconobbe la tristezza.
*Speriamo che in battaglia mi lascino suonare di tanto in tanto,
sennò darò di matto, cazzo*

Un pensiero coerente, ma bravo, idiota.

Si avvicinò a quel ninja bendato e si inchinò come tutti
Sakata Akira, suono il flautofono e evoco un quartetto di musicisti giganti; pronto alla battaglia, ho letto il suo richiamo

*Forse ho parlato troppo, boh, come funzionano ste cose?*

Vide che c'erano tre ragazze vicino, che chiacchieravano animatamente, sembravano amiche o conoscenti, perchè non vai a scambiare quattro chiacchiere, sembrano giovani ninja come te magari possono darti più informazioni su quello che sta succed...Akira che fai?

*Shh...senti...se calpesto le mattonelle di questo pavimento emettono tutte una nota diversa, è fighissimo, potrei starci tutto il giorno,
cazzo!*


Ed egli rimase così per qualche minuto, calpestando impacciatamente le mattonelle della piazzola, era talmente sommerso dalla sua scoperta, che non si accorse che in quel momento si trovava isolato e in mezzo alla piccola folla. Gli occhi e le orecchie di chiunque avrebbero potuto udire che un'idiota si stava trastullando ammazzando il tempo componendo una melodia sottovoce con quelle pietre e i suoi piedi.
Un'altra volta si stava chiudendo nel suo mondo.
 
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view post Posted on 9/9/2017, 14:06
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K U M O W A V E

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Un bijuu ha ucciso la Raikage, una creatura leggendaria della quale Raiden (il padre) mi ha parlato appena abbiamo scoperto la notizia.
Avendo lui viaggiato in lungo e in largo il continente durante le sue missioni ha raccolto parecchie informazioni, molte segrete che non poteva rivelarmi e altre meno.
Finalmente in qualche modo la situazione assurda che si era creata al villaggio, dal comunicato della Raikage, si stava iniziando a spiegare e anche tutti i strani fenomeni fuori dal villaggio.

~ Cosa posso fare io ?? ~ La mia domanda interiore, il mio dubbio amletico era sempre lo stesso.

Come poteva un genin, un chuunin o dei civili aiutare il villaggio se nemmeno la Raikage era riuscita a fare qualcosa di fronte a questa minaccia?
Le leggende popolari di cui Raiden mi ha parlato sembrano qualcosa di extraterrestre ma di fronte alla verità, di fronte al cadavere della Raikage, tutto quello che mi aveva detto sembrava vero sembrava, qualcosa di reale.

~ Non posso rimanere con le mani in mano... ~

Le mie abilità come ninja non risplendono rispetto a quelle di altri ninja del mio stesso livello ma avendo un genitore reduce dalla guerra e da una vita votata al dovere, dovevo tentare il tutto per tutto.
Non avevo mai manifestato interesse particolare per l'addestramento, almeno non cosi tanto come quei pochi giorni prima del ritrovo e Raiden era contento, finalmente il figlio si impegnava come un verso shinobi doveva fare.



Non mi piaceva arrivare in ritardo quindi mi trovai presso la residenza dei saggi alle prime luci, come richiesto. Il posto era già pieno di persone, ninja e non, divisi in gruppetti che chiacchieravano fra di loro.
Non conoscevo praticamente nessuno al villaggio se non qualche orfano visto di sfuggita durante la prima missione dopo aver preso il copri fronte.

~ Dov'è?... ~

Dopo aver osservato per qualche minuto buono il tizio in fasce inizio a guardarmi intorno alla ricerca di facce conosciute, dei vecchi amici o compagni.
Anche se il primo pensiero non era andato alla ragazza nella folla, circondata da altre ragazze, noto la sua figura, la figura di Ying verso la quale inizio ad incamminarmi.

~ Cosa dovrei dirgli?... ~

« Konnichiwa »

Saluto guardando una alla volta le ragazze negli occhi con un gran sorriso stampato in volto.

Non ho niente da dire, da chiedere, l'unica ragione che mi ha spinto ad avvicinarmi è il fatto di non voler rimanere da solo come un pirla.

HNavABM

 
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Fran_Calore
view post Posted on 9/9/2017, 16:24




Kibou osservò con attenzione la giovane Yotsuki avvicinarsi a lui, nonostante per molti generali e comandanti quel tipo di onori fossero sempre dovuti, lui aveva sempre avuto un rapporto difficile con il suo rango, come d'altronde con la fama che, suo malgrado, si era guadagnato sul campo di battaglia.
Chinò leggermente il capo come segno di saluto a quella che infine riconobbe come una delle kunoichi che aveva subito lo yubitsume.


Kibou: Non ce ne facciamo niente degli onori in guerra

Esordì con voce secca, consumata ed evidentemente stanca il jonin.

Kibou: Ora mettiti con gli altri per favore

Tagliò breve. La gola aveva impiegato davvero pochi attimi per seccarglisi, d'altronde di cosa si poteva lamentare? I medici avevano provato di tutto per impedirgli di andare quel giorno lì, quando un corpo normale, così aveva detto il capo reparto, in quelle condizioni avrebbe impiegato diverse settimane a riprendersi del tutto. Eppure non c'erano diverse settimane di tempo per organizzare il tutto: la Raikage era morta e lo Yonbi stava mietendo vittime tra tutta la popolazione del paese del fulmine. Le sue possibilità al massimo sarebbero state di combattere un'ultima battaglia per Kumo, troppo poco per come la vedeva lui.
Attese ancora l'arrivo di altri ninja, il cuore pulsante di Kumo aveva risposto alla lettera disperata del consiglio d'emergenza con una volontà inaudita. Eppure in molti mancavano all'appello. Nella sua carriera Kibou aveva avuto tra le mani anche gruppi molto meno numerosi, ma mai così pochi ninja esperti. Avrebbe dovuto lavorarci al meglio delle proprie capacità.
Avanzò a passi lenti verso di loro, aiutandosi con il bastone. Li squadrò per bene,
uno ad uno, saranno stati poco più di una decina. Con la propria verga tracciò una linea sul mattonato davanti ai ninja cosicché si mettessero in linea. Li osservò ancora per bene, erano giovani, alcuni anche troppo.
Li aggirò andandogli alle spalle, poggiando la mano innanzitutto sulla schiena di Honami Yotsuki, dandole una leggera spintarella per fare un passo avanti. Dopodiché fu la volta di Ying, poi Shin Akiyama.


Kibou: Voi dello Yubitsume verrete con me, ho bisogno della vostra voglia di rivalsa.

Fece ancora una volta avanti e indietro, ragionando con attenzione su quali di quei ninja fossero i più adatti per le missioni che li attendevano. Poggiò la mano quindi sulla schiena di Rika Kikimora avvertendone tutta l'inesperienza.

Kibou: Mostra il tuo potenziale Kikimora, so che ne hai.

Avanzò di qualche passo e quasi carezzò la spalla di Eikichi Yotsuki, impettito ed inorgoglito dalla possibilità che gli stava venendo data.

Kibou: Avanti

Ancora qualche passo e la mano del jonin spinse in avanti due genin vicini: erano Akira Sakata e Shun Yotsuki.

Kibou: Voi che avete dimostrato di sapervi occupare dei civili sarete utili.

La selezione era fatta, quei sette ninja sarebbero stati la sua squadra. L'unica cosa che avrebbe permesso ai rifugiati di salvarsi.

Kibou: Chi non è stato scelto vada presso un altro dei jonin. Sono sicuro che le vostre braccia non andranno sprecate.

Una volta che furono rimasti solo loro otto l'uomo si posizionò proprio di fronte al proprio team, incrociò il proprio sguardo con ognuno di loro. Rai no Kibou cominciò a srotolare quindi le bende che gli avvolgevano il volto facendo con cura un giro intero attorno alla propria testa.

Kibou: Non vi dirò di essere coraggiosi.

Un altro giro.

Kibou: Il coraggio è stupido e non vi porterà ad altro che alla morte, statene certi

Ancora un'altro, mentre cominciavano ad intravedersi dei lembi di pelle quasi carbonizzati

Kibou: Allo stesso modo non vi dirò di non avere paura. Perché chi di voi conosce il potenziale militare di quell'essere non potrà non averne.

Finì di srotolare rivelando un volto ancora più spaventoso di quello che dava a vedere con le bende indosso: il piccolo ciuffo biondo era l'unico palmo di capelli rimasto su una testa quasi completamente ustionata, le labbra ora sembravano piccolissime e quasi porpora, mentre gli occhi erano incavati. La pelle si era in alcuni punti fusa in maniera da far sembrare il tutto una maschera di cera lasciata un po' troppo al sole.

Kibou: A 50° il sudore umano evapora, lasciando il corpo sprovvisto di ogni capacità di protezione dal calore. Le fiamme smeraldine dello Yonbi superano di gran lunga questa temperatura e vi assicuro che fanno un male cane. Quello che voglio dirvi è che il coraggio vi ucciderà così come la paura, dovrete quindi essere perfetti in quello che farete. Bilanciare la paura con il coraggio e il coraggio con la paura.

L'uomo cominciò quindi a rimettersi le bende, se i dottori lo avessero visto farlo lo avrebbero rimesso in riga loro stessi.

Kibou: Honami e Eikichi Yotsuki, fate un passo in avanti per favore.

L'uomo terminò di ricoprirsi il volto prima di continuare.

Kibou: Voi due sarete i capo team. Honami e Shun Yotsuki, Shin Akiyama e Ying il team Kyoufu, Eikichi Yotsuki, Rika Kikimora e Akira Sakata invece il team Yuuki.
Domande?


Edited by Fran_Calore - 9/9/2017, 17:43
 
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view post Posted on 10/9/2017, 11:47
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Aveva notato che i presenti erano in fila di fronte a un tizio bendato e aveva deciso bene di fare altrettanto, ma non sapeva come avrebbe dovuto presentarsi.

"Ehilà signor Kababbero! Piacere, Ying, la straniera dello yubitsume che domina il fuoco e usa una padella! A lei come butta?"


...

Ugh...


Neanche si accorse che era arrivato il suo turno e, così come apparve, la sua smorfia si dissipò per lasciare spazio a un'espressione seriosa.


"Ying, manipolatrice del katon proveniente da oltreoceano, a rapporto signore,"
queste le sue parole, semplici e dirette. Una volta congedata si fece da parte e allontanò per far avanzare gli altri, fu allora che sentì una voce a lei conosciuta, una voce che non sentiva da tempo e che indubbiamente sapeva che avrebbe sentito in quella riunione.
Sotto lo sguardo perplesso di Moegami -che continuava a fare la parte del falco comune- ella si voltò per accertarsi fosse lei, quasi si sorprese quando vide com'era cambiata -nel senso positivo del termine. Nel vedere finalmente un volto familiare le venne spontaneo il sorriso caloroso con il quale ricambiò quello dell'altra.


"Honami! Quanto tempo, anche per me è un piacere,"
rispose con solarità, accostandosi alla Yotsuki.
Il fratello nibbio inclinò la testa di lato, fissando Honami con un occhio cremisi. Era infastidito -tanto per cambiare- dal saluto che gli ebbe fatto?
No. Non tanto quanto dubbioso. Per il modo in cui gli aveva rivolto la parola fu naturale per lui sospettare, proprio perché era la prima volta che la vedeva.


"Che sappia qualcosa?"


Era ancora difficile dirlo, per questo il falconide pensò bene di continuare con la recita per attendere che fosse quella a fare il primo passo falso.
Dal becco aperto vennero fuori i suoi stridii irrequieti e le sue piume si gonfiarono minacciosamente. Meglio tenerla lontana finché non si fosse deciso di averla inquadrata per bene.
Di colpo sentì la mano di Ying che lo accarezzava tenue.


"Lo devi scusare, non vede di buon occhio le persone che non conosce,"
si scusò la ragazza con la compagna, fissando il fratello piumato.
Quest'ultimo si acquietò, sgonfiandosi, ma lanciando comunque un'occhiataccia alla sorella. Perché diamine le faceva sempre quell'effetto?!

La kunoichi si voltò nuovamente verso Honami, al sentire la sua domanda, e stava anche per risponderle quando, d'improvviso, sentì qualcuno toccarle la spalla e quasi sobbalzò.
Le iridi guizzarono verso la nuova arrivata, che altro non era che Shio- Shin Akiyama. Accolse anche lei con un sorriso, seppure più accennato stavolta.
Sembrava nervosa -ma dai?- per questo pensò bene di calmarla,
"non è successo nulla di troppo grave-" stava per dire, finché in meno di mezzo secondo non venne di nuovo interrotta da un'altra kunoichi. Era la Yotsuki di quella volta.
Adesso quella nervosa iniziava ad essere lei con tutta quella attenzione che le stavano rivolgendo, ma soprattutto perché non riusciva ad aprire bocca senza essere interrotta.


Okay, non fa niente. Può succedere...
pensò lei annuendo in risposta alla nuova arrivata.

"Durante una missione stavo cercand-"
ancora una volta qualcosa interruppe il suo discorso. Stavolta si trattava non di una voce, ma di un rumore fastidioso quanto irritante e -mentre Moegami stava facendo uno sforzo titanico per non ridere- lei afflosciò le spalle con rassegnazione prima di girarsi verso la fonte di quel casino, la quale altro non era che uno shinobi mingherlino che stava ballando su delle mattonelle seguendo un ritmo tutto suo.
Sia lei che il pennuto rimasero a bocca aperta, chiedendosi se a quello mancasse qualche rotella. Ma nemmeno un momento dopo decise di tornare a dov'era stata interrotta.


"Insomma sono stata investita da un geyser largo quindici metri e alto il doppio mentre tentavo di fermare una catastrofe annunciata!"
tagliò corto la sputafiamme, al che il pennuto ebbe una gran voglia di schiaffarsi un'ala sul muso, come facevano gli umani in quelle situazioni, o di alzare gli occhi al cielo.
Fortuna volle che lei riuscisse a dire tutto poco prima che arrivasse anche Shun a interromperla.

Ebbe giusto il tempo di salutarlo prima che il jonin veterano decidesse di farsi avanti, attirando l'attenzione di tutti nel tracciare una linea dinnanzi a sé. Allora Ying si mise in posizione, imitando gli altri, e attese in silenzio mentre quel tizio li osservava tutti, aggirandoli.
Vide Honami venire spinta in avanti, dopodiché sentì una mano toccarle la schiena per spingere anche lei a fare un passo avanti e, in seguito, venne il turno di Shin.


"Che barbagianni!"
pensò il pennuto con irritazione.

L'uomo esordì chiaramente che voleva coloro che avevano subito lo Yubitsume, ma lei rimase perplessa dalle sue parole e, mentre osservava il ninja si accingeva a spingere in avanti anche altri shinobi, si disse che non era suo interesse avere una rivalsa.


Ma chi vuoi prendere in giro?
le disse una vocina crudele nella testa. Tornò a concentrarsi sul presente, restando ferma mentre quello parlava, e mostrava loro i suoi segni della battaglia. Ella non riuscì a evitare di celare una smorfia dinnanzi a quello spettacolo. La cosa era più seria del previsto, questo il pensiero che correva nelle menti di Ying e del fratello nibbio.

Quando fu il loro turno di parlare, e chiedere, Ying annuì.
"Cosa sappiamo dello Yonbi oltre al potere del suo fuoco? Ci sono dei punti deboli che possiamo sfruttare o comunque degli elementi che dobbiamo evitare di utilizzare?" chiese al veterano, con calma e senza alcuna pretesa nel tono.
 
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LibraNoGoldSaint
view post Posted on 11/9/2017, 12:20






Rai no Kibou

Post 2




”Shin Akiyama, piacere”
La candida le piaceva, decise Rora rispondendo al grande sorriso che le stava rivolgendo.

Messi tutti su una linea, come bambini al primo giorno di Accademia. Rika avrebbe voluto ridere di questa cosa, ma non ce la faceva, si sentiva schiacciata dal peso della decisione di essere lì in quel giorno, a rischiare se stessa per il Villaggio e il Paese tutto. ”Ma cosa mi è venuto in mente?”

Però guardando i visi di coloro che erano lì con lei, pronti anche a dare la vita per quel posto, si sentì meschina ad averlo anche solo pensato. Non poteva tirarsi indietro, non in quel momento così importante.

Per prime l’uomo spinse avanti Honami, la soldatessa che aveva appena sentito chiamarsi Ying, e Shin Akiyama, appellandole come “voi dello Yubitsume”. Sapeva già che la Yotsuki aveva dovuto subire il taglio delle falangi dei mignoli, ma mai si sarebbe aspettata che anche Ying e Shin…

Si aspettava di venire scartata, era ancora troppo inesperta per qualcosa che si prospettava avere una portata enorme. E invece sentì chiaramente la grande e calda mano che si era poggiata sulla schiena, spingendola in avanti.
”Mostra il tuo potenziale Kikimora, so che ne hai”

Rika buttò fuori il fiato che non sapeva di star trattenendo, e fece un passo in avanti. Era fatta, era stata scelta e ora non poteva più tornare indietro.
Scese una strana calma all’interno della sua mente, come se avesse accettato la cosa. Per la serie “o la va o la spacca”.

Dopo aver scelto i suoi shinobi e aver mandato i non selezionati da altri Jonin, l’uomo camminò ancora davanti a loro, fermandosi di botto. Iniziò a togliersi le bende e intanto parlava.

”Non vi dirò di essere coraggiosi”
Fece un altro giro. Rika era certa che se avesse fatto una colazione più abbondante avrebbe vomitato tutto lì davanti. Era peggio non vedere ma sapere, piuttosto che vedere, almeno dal suo punto di vista.

”Il coraggio è stupido e non vi porterà ad altro che alla morte, statene certi”
Iniziava ad intravedersi la carne bruciata dell’uomo, e la Kikimora dovette trattenersi dall’emettere un singhiozzo. Non poteva lasciarsi andare, non così presto.

”Allo stesso modo non vi dirò di non avere paura. Perché chi di voi conosce il potenziale militare di quell'essere non potrà non averne”
Adesso le bende erano completamente tolte, e il viso dell’uomo era completamente esposto. Era raccapricciante e Rika dovette farsi forza per non distogliere lo sguardo con una smorfia di disgusto.

”A 50° il sudore umano evapora, lasciando il corpo sprovvisto di ogni capacità di protezione dal calore. Le fiamme smeraldine dello Yonbi superano di gran lunga questa temperatura e vi assicuro che fanno un male cane. Quello che voglio dirvi è che il coraggio vi ucciderà così come la paura, dovrete quindi essere perfetti in quello che farete. Bilanciare la paura con il coraggio e il coraggio con la paura”
Lo Yonbi. Era un nome che non le era nuovo, come una eco lontana, soprattutto se associata alle parole “fiamme verdi”. Tuttavia non riusciva a ricollocarle. Avrebbe voluto aver passato più tempo in biblioteca.

”Honami e Eikichi Yotsuki, fate un passo in avanti per favore. Voi due sarete i capo team. Honami e Shun Yotsuki, Shin Akiyama e Ying il team Kyoufu, Eikichi Yotsuki, Rika Kikimora e Akira Sakata invece il team Yuuki. Domande?”
Sempre gli Yotsuki. Sarebbero stati la sua rovina e la sua morte.

”"Cosa sappiamo dello Yonbi oltre al potere del suo fuoco? Ci sono dei punti deboli che possiamo sfruttare o comunque degli elementi che dobbiamo evitare di utilizzare?"
Rika annuì, Ying le aveva tolto le parole di bocca.


7pjP8bt
Narrato • ”Parlato””Pensato””Shin Akiyama””Kibou” ”Ying”

Nome • Rika Kikimora
VillaggioKumogakure no Sato
Clan • Ranton
RangoGenin
Livello • 3 (Exp: 1434/1864 - Exp mancante: 430)
Fama • 0
ElementoRanton (Raiton)
Specializzazione •. Ninjutsu
Abilità presceltaControllo del Chakra
Frz • 39
Def • 39
Chk • 80
Vta • 39
Int • 39
Res • 39
Vel • 39
Slt • 210
Stm • 78
 
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view post Posted on 11/9/2017, 14:57
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K U M O W A V E

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Era secco, ruvido, rapido, per nulla intonato ma efficace, era un richiamo.
Il ninja bendato tracciò una linea per terra, quella richiamò l'attenzione pure del distratto Akira oltre quella di tutti i presenti. Vide che in molti si erano messi davanti quel tratto lievemente accennato sulle mattonelle. Con la verga in mano si aggirò tra gli shinobi, tutti quanti molto giovani, era impossibile da non notare, alcuni anche molto inesperti, in pochi avevano addosso la giubba tipica dei ranghi più alti. Tutti quanti così seri, così in tensione, in attesa, ma cosa stava succedendo?

Voi dello Yubitsume verrete con me, ho bisogno della vostra voglia di rivalsa

Spinse in avanti oltre quella linea tre ninja, tre ragazze, tutte così giovani
*Anche carine aggiungerei, ma aspetta, cos'è lo yubitsume?*

Superata la linea erano state ormai scelte. Con che metodo il bendato selezionasse i ninja non era chiaro ad Akira, era la prima volta che si trovava in un contesto così formale, la situazione doveva essere molto seria, avrebbe dovuto agire di conseguenza, ma internamente non sentiva tensione o altro, dentro di sè era a volte concentrato su ciò che stava accadendo, altre volte dava giusto un altro colpetto a quelle mattonelle per poterne udire il suono così bizzarro ancora una volta. Con il passo calmo e deciso tipico di un capo, il ninja fasciato dalla testa ai piedi continuava a scegliere i prossimi ninja a cui avrebbe affidato una missione da affrontare con lui

*Ah, è questo che sta facendo?*

Mio dio, ma sei idiota o cosa? credevi stesse facendo la conta per nascondino?
Comunque sia, dicevo? ... ah sì!

Si mosse indeciso verso una zona dove stavano due ninja, e spinse avanti verso la linea un'altra kunoichi

*ok, la cosa comincia a diventare sessista...*

Continuò, scrutava, pensava, mugugnava di tanto in tanto, emetteva versi che indecifrabili com'erano non si capiva se stava guardando con dissenso o meno ai vari ninja lì presenti. Il dubbio che assalì la mente di Akira era che non sarebbe mai stato scelto, sembrava che conoscesse i soldati che stava reclutando, mentre il flautofonista era un anonimo all'interno del villaggio, conosciuto solo dal vicinato di casa che si lamentava in continuazione degli schiamazzi provenienti dalla cameretta.

*Sospetto che non mi sceglierà mai, alla fine che motivo avrebbe, guarda le persone che ha scelto, sembrano tutti esperti a differenza mia che sono genin da poco più di un mese e ho fatto giusto una piccola commissione come trasportare medicinali da un rifugio all'altro...*

Voi che avete dimostrato di sapervi occupare dei civili sarete utili

Il comandante scelse altri due shinobi, bastò un semplice passo ed eccoli oltre la linea dei candidati, chissà come si sentiva Akira in quel momento quando realizzò che era nel team formato da ninja scelti da uno che sembrava un veterano, un'intenditore di giovani promesse.

*Alla fine credo sia meglio così, magari mi unirò ai miei due fratelli in missione, conosco le loro mosse e come si muovono, insieme potremmo essere un team efficace, il duetto dei gemelli Sakata e il quartetto Sakata...non male, saremmo un sestetto...e poi Idiota, ti ha scelto, sei dentro il gruppo, guardati i piedi *Ma cosa? Sono oltre la linea?Quando è successo? Oddio ho camminato in avanti senza accorgermene? Merda, e ora che faccio?* Non sei stato tu, ti ha scelto, te l'ho già detto.

Akira sudò soltanto una goccia, dietro la schiena, era gelida, solitaria, ma fece vibrare tutta la schiena in un'istante, ebbe un piccolo spasmo e poi tossì lievemente, senza farsi notare.
A quel punto il gioco era fatto, si guardò vicino e vide altri due ragazzi che erano stati selezionati prima di lui. Come mai mi avrà scelto? Questo si domandava Akira

*Oddio, no, guarda si sta srotolando le bende!*

Lentamente, lui le bende sciolse, ma continuò a parlare, il genin era concentratissimo su ogni suo movimento della mano mentre lembo dopo lembo di seta si intravedeva la pelle, quasi non riuscì a udire le frasi, ma solo qualche spicchio, qualche concetto: "Coraggio"; "Stupidità"; "Paura" Bastava sapere quelle cose. Ecco il volto ora era in piena vista. La pelle carbonizzata e dal colore marrone scuro, tale da far sembrare un ninja di Kumo un albino al confronto, gli occhi incavati gli davano un tono molto autoritario, e quelle labbra piccole e secche non sembravano nemmeno parte della bocca. Ammirò stupito quell'essere umano, sembrava quasi un demone del fuoco. Akira rimase con la bocca aperta qualche secondo, non mosse altro muscolo, solo la mandibola si mosse cadente.
Se questa minaccia era in grado di fare questo, cosa avrebbero potuto fare dei semplici genin? Questo fu il suo timore che si ripeté per l'ennesima volta, ma in cuor suo Akira non aveva realmente paura di questo, ma se sarebbe sopravvissuto lui in primis e la sua famiglia, naturale pensarlo per uno come lui che tiene al villaggio come casa, ma non sarà mai la casa. In quel frangente si riprese dallo shock e non lasciò che i pensieri negativi lo trascinassero verso la paura, si conforto ricordando che stava proteggendo non solo casa sua, ma anche le case delle persone a cui teneva, e la loro vita, questo era uno dei motivi per la quale era partito. Non aveva niente da perdere se non sarebbe morto quel giorno sarebbe stato un altro, non c'è problema ad anticipare il destino, non è che avesse di meglio da fare al momento se non rischiare. L'avventura e la battaglia poteva essere uno stimolo per tirare fuori il meglio da se e il suo flautofono. Chissà se una nota forte come una delle sue è in grado di fermare il nemico.

A 50° il sudore umano evapora, lasciando il corpo sprovvisto di ogni capacità di protezione dal calore. Le fiamme smeraldine dello Yonbi superano di gran lunga questa temperatura e vi assicuro che fanno un male cane. Quello che voglio dirvi è che il coraggio vi ucciderà così come la paura, dovrete quindi essere perfetti in quello che farete. Bilanciare la paura con il coraggio e il coraggio con la paura.

Il genin uscì dal suo turbine di pensieri proprio quando sentì pronunciare questa frase, dettagli importanti da tenere a mente, paura e coraggio, vanno bilanciati. Akira non poteva scappare in preda al panico, ne buttarsi in azione eroiche faccia contro il nemico, qualcuno ci era già morto considerando l'ultima opzione come saggia.
Respirò a fondo cercò di canalizzare in testa almeno questa idea e queste parole.

*Aspetta...che cos'è uno Yonbi?*
Ma sei serio?
Il generale decise di dividere il settimino di ninja in due team, uno da tre e uno da quattro. Akira era dentro il team da tre, il loro nome era Yuuki e a comando c'era un certo Eikichi Yotsuki, un uomo che se aveva in battaglia tanti attributi quante erano le I all'interno del suo nome, avrebbe sicuramente condotto il trio alla riuscita della missione. Akira non era abituato a prendere ordini, in casa si era sempre ribellato al padre in qualche modo, ma era abbastanza grande da capire che avrebbe dovuto adattarsi, questo era un contesto molto serio, non poteva agire scioccamente come suo solito, vero?
*Eh? come?*
Niente.
Invece la sua compagna di missione era una certa Rika Kikimora, pelle scura, capelli grigi e sguardo serio e autoritario, aveva tutta l'aria di essere una sicura di sè e che avrebbe presto cercato di prendere il comando del team. O forse erano solo dei banali pregiudizi e paranoie che si stava facendo Akira.

Successivamente, una delle ragazze scelte per prime dal generale fece una domanda, l'istante stesso in cui concluse chiedendo se ci fossero, per l'appunto, delle domande; così Akira pensò fosse il caso di farne una pure lui. Alzò la mano delicatamente con un moto preciso, piegando il braccio in aria, lentamente, lasciando trasparire ogni movimento delle articolazioni. Voleva porre un suo quesito, non c'era dubbio; mi raccomando chiedi qualcosa di intelligente, non fare figuracce, non fare figuracce, non fare figuracce..


Signore, mi scusi non sono molto informato, cos'è uno Yonbi? Signore


Oddio non l'hai chiesto per davvero? Idiota, cosa pensi che sia? Guarda in faccia il tuo generale e lo capirai...ah no si è ribendato il volto.

Nonostante la domanda fosse stupida, il giovane genin era serissimo nel porre quella domanda, chissà com'erano increduli i suoi compagni di missione e i presenti in quella piazza.
 
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.:.Honami.:.
view post Posted on 12/9/2017, 00:00




Legenda"Parlato Honami"
*Pensato Honami*



*L'onore ha fatto sì che tutti noi fossimo spinti a riunirci in questa piazza...*

Fu quello che avrebbe voluto rispondere alle parole secche e stanche dell'uomo, ma decise di non dire nulla, di tenersi quel commento per sè. Non perchè avesse paura, ma perchè era davvero onorata di trovarsi al suo cospetto, indipendentemente da cosa lui dicesse.

Quando il falco arruffò le penne, apparentemente offeso per qualcosa, guardò la mano della ragazza accarezzarlo per calmarlo, trattenendo una risata: sembrò quasi infastidito... Come avrebbe fatto un umano... Ma non ci badò, poteva benissimo essere stata una sua impressione.

Ben presto il gruppetto si allargò ed arrivarono altre sue conoscenze. Quando Shion le sfiorò la spalla, ebbe quasi un colpo, ma si rilassò riconoscendo il tocco delicato dell'amica. Sebbene cercasse di non mostrare ansia e preoccupazione, di farsi vedere forte e pronta, inevitabilmente il suo corpo era in tensione. Aveva visto con i suoi occhi cosa quella Bestia era capace di fare, cosa aveva fatto a quell'uomo e agli abitanti di Yamanota. Anche Shion aveva assistito. Era sicura che l'avrebbe trovata lì. Ciò che avevano passato insieme non poteva aver acceso la voglia di proteggere Kumo solo ad Honami. La guardò negli occhi, forse esternando un po' troppa ansia rispetto al suo sguardo apparentemente tranquillo. Allargò quindi un sorriso, rivolto anche alla ragazza che si presentò poco dopo.

"Rika-chan è un piacere rivederti!"

Il suo arrivo interruppe la spiegazione di Ying, ma non fu l'unica. In molti stavano rispondendo all'appello, tra di essi anche un ragazzo che saltava di mattonella in mattonella, producendo uno strano ritmo ad ogni colpo. Ce n'erano di persone strane in giro... La preoccupazione che queste persone sarebbero partite con lei la colpì, ma fu felice che comunque Kumo stesse a cuore a chiunque.

Fu riportata alla realtà dalla dominatrice del fuoco, che finalmente raccontò loro di essersi presa un geyser in faccia. Sgranò gli occhi, quasi scoppiando a ridere per il modo in cui lo disse e la "faccia" strana che fece il falco.

"MA! Come volevi fermare una catastrofe buttandoti in un geyser?!"

Chiese seriamente interessata e preoccupata. Honami ne aveva fatte di cose stupide -professare la propria fede in un territorio bigotto ad alta voce senza pensarci due volte, mangiare della carne contaminata, voler correre verso il bijuu- ma buttarsi in un geyser... Bhè no, forse lei aveva fatto cose peggiori, altrettanto pericolose. Non poteva giudicare la sua amica.

Arrivò anche un ragazzino, decisamente più basso di lei e tutto capelli bianchi sparati in aria, salutandole con energia, quasi spensierato. Il suo enorme sorriso era contagioso e Honami non potè fare a meno di sorridere di rimando.

"Konnichiwa! Io sono Honami Yotsuki, piacere di conoscerti"

Quando non parve voler arrivare più nessun altro, si guardò intorno. Ciò che vide era una marmaglia disomogenea di ragazzini con il coprifronte luccicante. Ragazzini come lei, chi più grande chi più piccolo, ma sempre ragazzini. Chiunque poteva rimanere deluso e spaventato da quella visione, ma tutti quei ragazzini potevano nascondere un potenziale, potevano avere esperienze alle spalle che li aveva portati lì, pronti a difendere Kumo. Lei l'aveva, perchè quel marmocchietto dai capelli bianchi non poteva averne? O quel matto che saltava di mattonella in mattonella e sembrava essere del tutto assente? Ok, forse si stava illudendo, ma ritenne fosse meglio concentrarsi su quello, piuttosto che pensare di essere senza speranze, che la Raikage era morta contro un'enorme ammasso di Chaka sputafiamme, dominatore della lava e l'unico più esperto ad averlo affrontato fosse lì, bendato e zoppiccante di fronte a loro, ustionato irrimediabilmente. No, non doveva pensare che fossero senza speranze, altrimenti tutto l'onore che voleva sputare in faccia a quell'uomo sarebbe stato inutile e vano.

Si allineò con gli altri, mentre il Jonin cominciava a zoppicare dietro le loro schiene. Non capì cosa stesse facendo, forse voleva semplicemente giudicare il loro aspetto fisico, se avessero i giusti requisiti per affrontare la Bestia... E invece no, li stava selezionando. Rimase sorpresa quando la mano la spinse in avanti, oltre la linea, insieme a Shion e Ying. Fu in quel momento che capì l'importanza del loro ruolo. Non le importava il motivo per il quale furono scelte, ormai ci aveva fatto il callo, ma che fossero state scelte tra tutti. Il cuore cominciò a batterle all'impazzata: non si tornava indietro, pensava che chiunque si presentasse lì sarebbe partito... E invece no... C'erano degli elitè in tutti i presenti... Lei faceva parte degli elitè. Guardò gli altri, incuriosita, cercando di capire se fossero emozionati ed ansiosi quanto lei, ma non riuscì a decifrare le loro espressioni. Paura, nervosismo, confusione? Non poteva dirlo, non ci riusciva. Stava pensando a tutto e a niente. Riuscì solo a notare che conosceva quasi tutti i nominati, mancavano solo il nanerottolo, il matto e l'altro ragazzo.

Una squadra di otto, contando anche il Jonin. Tutti lì, in piedi, con i propri pensieri. Honami cercò di calmarsi, di stare con i piedi per terra. Era talmente emozionata ed euforica che non riusciva a stare realmente ferma. Si dondolava da un piede all'altro con lo sguardo fisso sull'uomo e gli occhi spalancati. Tutta la stanchezza accumulata quei giorni stava sfogando il suo effetto in quel momento, con un mini esaurimento. Iniziò a sudare senza motivo quando l'uomo aprì bocca e si srotolò le bende. Temeva l'avrebbe fatto, ma non aveva timore di ciò che poteva nasconere là sotto: aveva curato un uomo con le stesse ferite a Yamanota, sapeva perfettamente a cosa sarebbe andata incontro... Certo, le sue ferite erano molto più gravi, molto più debilitanti. Facevano senso, inevitabilmente, ma cercò di calmarsi, cercò di ascoltare ogni singola parola dell'uomo.

Dovette concentrarsi per rimanere attenta. Nella sua testa stava avvenendo quel meccanismo per il quale più si cerca di concentrarsi su una cosa e più questa risulta sfuggente. La sua mente vagava, vagava insieme ai concetti che stava cercando di assimilare e che rimbombavano in ogni angolo del cervello, come il sangue che potente inondava le tempie.

Chiamò la Bestia Yonbi, quattro code, descrivendo brevemente le sue potenzialità, le sue fiamme. Annuì senza accorgersene, mentre le immagini di devastazione del Villaggio e il mini vulcano, le tornavano in mente, così come altre immagini inventate di uno scimmione rosso furioso sputa fiamme. Chiuse per un secondo gli occhi, cercando di non pensarci. Quando li riaprì l'uomo aveva finito di parlare.

*Coraggio e paura... In equilibrio...*

Quella era la parte importante. Il succo di tutto il discorso. Tipo lo Yin e lo Yang. Aveva provato paura al confine qualche giorno prima, ma c'era voluto coraggio per fuggire e lasciare Ruri andare incontro al suo destino. Ci sarebbe voluto meno coraggio, per lei, nel buttarsi in una corsa disperata e senza speranza in direzione della bestia, tendente com'era a prendere le situazioni di petto e reagire senza pensare... Le ci voleva più coraggio a reagire pensando... Ma a quel punto sarebbe morta: esattamente ciò che aveva detto l'uomo.

Quando il suo nome risuonò per la seconda volta, insieme a quello di un'altro Yotsuki, tornò con i piedi per terra, seguendo automaticamente gli ordini. Non fece nemmeno in tempo a chiedersi il perchè, che fu nominata capo squadra. Sgranò gli occhi incredula.

*IO CAPOSQUADRA!? Perchè????"

La ritenevano così forte, potente e matura da poter guidare un team? Sul serio? Guardò coloro che dovevano far parte della squadra e fu un po' sollevata che si trattasse di Ying, Shion e... il nanerottolo. Due su tre erano assodate almeno. Conosceva le loro capacità, i loro punti forti e deboli. Ma ne sarebbe stata davvero in grado? Avrebbe davvero saputo guidarli? Non ne era sicura e il peso di tutta quella storia stava iniziando a gravarle sulle spalle... Perchè lo era fisicamente, un peso. Il peso di una ragazzina dominatrice del magnetismo, una giovane donna con il fuoco nelle vene ed uno Yotsuki piccoletto. Avrebbe dovuto guidare un Team, contro una Bestia Leggendaria... Un Team chiamato Paura... Paura? Agrottò le sopracciglia a sentire i due nomi. Perchè loro si chiamavano Paura? La vedeva così spaventata? Aveva predetto i suoi pensieri? Osservò l'altro ragazzo tutto impettito. Loro erano il Coraggio? Lui e il matto? Le dispiaceva per Rika... Ma...

*Un momento... Coraggio... Paura... Mi sto soffermando troppo suoi nomi... Forse dobbiamo collaborare...*

Lo sguardo serio si fece subito malizioso e lo rivolse al Jonin, come se avesse risolto un enigma difficilissimo. Dopo che Ying fece la sua utile domanda, qualcun altro l'anticipò. Una voce seria chiese la cosa più incredibile che potesse essere chiesta in quel momento...

*Sul serio non lo sa?! Come può essere venuto ad affrontarlo senza sapere di che si trattasse?!*

Pensò inizialmente che stesse scherzando, fulminandolo letteralmente con lo sguardo, ma poi si accorse che stava fissando il Jonin con aria serissima e sinceramente curiosa. Se ne parlava in continuazione, tra le strade, ai campi d'allenamento, in ospedale, e lui non aveva sentito nemmeno una voce? Ok che non tutti ci credevano, ma almeno sapere cosa fosse... Rika era seriamente fregata, con quello in Team. Ma non voleva giudicare dalle apparenze... Chiisaru e Rusuban potevano sembrare dolci e coccoloni... Ma se si arrabbiavano erano delle vere e proprie furie... Inoltre se la sua teoria era giusta... Erano tutti fregati...

"Io invece vorrei sapere una cosa... I nomi dei nostri Team... Paura e Coraggio..."

L'argomento così serio dopo la domanda del ragazzo stonava un po', così come la sua voce inizialmente titubante. Ma prese un bel respiro, schiarendo le idee.

"Dovremmo collaborare tra di noi? Non dovremmo agire separatamente vero? In cosa consisterà la nostra missione, esattamente? Potremmo comunicare? Lei guiderà entrambi i Team?"

Era più di una cosa... Ma non voleva che ci fosse mancanza di comunicazione: nell'ultima missione non esprimere le proprie paure e le proprie preoccupazioni le aveva quasi fatte uccidere inconsapevolmente a vicenda... Non avrebbe permesso succedesse ancora! A pensarci bene, tra gli ultimi acquisti, aveva comprato una cosa che in quell'occasione sarebbe stata eccezionale. Mise la mano nella sacca ninja ed estrasse un aggeggio elettronico.

"In tal caso io ho una ricetrasmittente... Prima di partire potremmo procurarcele tutte, in modo da sapere dove siamo e cosa stiamo facendo se ci separiamo..."

Forse aveva osato troppo, forse era andata ben oltre le domande... Ma se doveva essere un capo... Doveva comportarsi come tale!

kamonraijin

 
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view post Posted on 12/9/2017, 20:57
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K U M O W A V E

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Lo sguardo di Shin, confuso, è puntato sull'uomo davanti a sé - quello che, spinta dal desiderio di trovare volti noti, neanche ha notato al momento del proprio arrivo.

Come possa averlo fatto? Difficile dirlo: il bendaggio copre l'interezza del suo corpo, lasciandone visibile solo ciocche color sabbia e gli occhi scuri - un aspetto alquanto peculiare; eppure, semplicemente i suoi occhi si sono rediretti su Ying e Honami.

Ora invece volge, con la coda dell'occhio, agli Shinobi che stanno dietro di sé: sente ancora il tocco leggero ma deciso, e la sensazione di capitombolare in avanti, non estranea quando si trova spinta e incespica nei suoi stessi piedi, riuscendo sempre a recuperare, in un modo o nell'altro, l'equilibrio perduto.

Di fianco a sé trova le amiche, dietro l'uomo ancora intento a scrutarli, davanti il muro della residenza.

Per un attimo, le pare di vivere un totale black out e la sua espressione si fa stranita: c-cosa...perché siamo qui avanti?

Si trova nella residenza al fine di essere reclutata per proteggere il proprio villaggio...e ora che ci fa lì, oltre gli altri ragazzi, con le compagne rigidamente posizionatole di fianco e taciturne?


Via via che la voce della persona bendata - quella persona che è Rai no Kibou - risulta meno ovattata e altre figure avanzano dalla seconda linea retta creata da quella dozzina di Shinobi presenti, i tasselli prendono a combaciare in maniera piuttosto rapida, dando uno scossone alla giovane e alla sua reazione di più assoluto stupore: lei...sì, stava parlando con Ying, e aveva attirato l'attenzione sua e di Honami allo stesso modo del Jonin, nonostante il tocco più leggero e delicato. Poi si è fatta avanti la ragazza scura di carnagione, quella che avrà avuto la sua età e il cui volto è contornato da ciocche argentee - "da quanto tempo non aveva avuto modo di entrare in contatto con altri Shinobi?" ricorda essersi ritrovata a pensare una volta vistola salutare le compagne conosciute in precedenza. Si è presentata a sua volta, l'ha accolta con un sorriso caloroso: poi la sua attenzione la catturata un ragazzo tutto intento a sbattere i piedi sulle mattonelle, usandole come strumento a percussione, provocandole un soffocato risolino positivamente divertito: lo trovava bizzarro, ma non stava prendendolo in giro. A dire il vero, la scenetta l'ha rilassata non di poco. Solo allora, spaziato lo sguardo sull'uomo bendato l'era venuto a mente di non essersi presentata: "Sh-shin Akiyami, Kunoichi del clan del Magnetismo, al vostro servizio" aveva quindi enunciato muovendo cautamente qualche passo verso l'uomo perché la propria voce sottile, espressassi nel tono più convincente possibile e nuovamente velata d'una sottile insicurezza, possa essere udita.

Poi si era riaccostata alle tre ragazze. Uno sguardo preoccupato verso Ying una volta detto loro del geyser e neanche il tempo di risponderle prima di essere raggiunte da un altro Shinobi: risponde al saluto del ragazzino, poi in un attimo si ritrova di nuovo in una postura rigida, allineata con un'altra quindicina di ragazzi.

E ora è lì
, affiancata da altri sei, con delle parole ben chiare a rimbombarle in mente:

"Voi dello Yubitsume verrete con me, ho bisogno della vostra voglia di rivalsa".

"Senso di rivalsa...è davvero questo che l'ha fatta andare avanti per tutto questo tempo?" si trova a domandarsi lì per lì, ancora scombussolata.

Senza dubbio, ha desiderato non fallire, essere forte a sufficienza da poter essere davvero di qualsivoglia aiuto al proprio villaggio - voler mostrare di essere forte? Certo, ma per fini ben lontani dalla mera dimostrazione di forza: vuole mostrarsi in grado, ma perché vuole che sia riconosciuta per il ruolo di "colonna portante", come le trapassata Kage ha definito, che ha scelto di intrapredete per proteggere il villaggio - così come il ruolo di medico, affinché possa far del bene agli altri.

Per questo, all'inizio si trova contrariata - poi ci ripensa su: in fondo, quel che ha detto ha molteplici interpretazioni - può essere inteso come un semplice voler mostrare di farcela, o un far ciò per altri fini. E in fondo, anche se avrebbe denominato la qualità nominata dal Jonin con un altro termine, con qualunque nome la si voglia chiamare, sa che può, deve e vuole metterla a disposizione per il bene di Kumo e tanti altri, e tanto le basta.

E mentre l'uomo continua a far avanzare altri Shinobi - quelli saltatole all'occhio in precedenza, si sente investita da un lieve ma tiepido senso d'orgoglio, come di rado l'è capitato fino ad allora.

Con sguardo luminoso, carico di quel desiderio di aiutare e portare a termine quanto affidatole dal villaggio, segue attenta il discorso di Rai no Kibou: lo osserva mentre srotola l'accurato bendaggio, lo ascolta nel suo discorso, lo segue nel momento in cui suddivide i sette prescelti in due squadre.

Non manca di sorprendersi, preoccuparsi, spaventarsi quanto suo solito - ma c'è quella nuova luce che le scintilla negli occhi e non vacilla un attimo, neanche uno.

Kyoufu e Yuuki, coraggio e paura.

È questo quello che manca loro? Che manca a lei che nella sua vita ha avuto sempre troppa paura?

Eppure, il coraggio non li porterà da nessuna parte, lo ha detto lui e se l'è detto da sola - eppure, lo stesso discorso vale per la paura: mai si era resa conto di come due termini tanto diversi potessero essere tanto vicini, sotto quell'aspetto.

È un po' Yin e Yang, ma anche come i più semplice luce e buio, o caldo e freddo. Due termini legati, in cui l'uno è necessario a conoscere l'altro. Che hanno un significato ben preciso, da discernere, e che, una volta conosciuti i punti deboli e forti di entrambi, devono essere di nuovo coniugati, in modo da raggiungere quell'equilibrio che da sempre è in grado di far funzionare ogni cosa.

Coraggio sufficiente da non essere colpiti dalla morsa paralizzante del terrore ma in grado di dar la forza di portare a termine il proprio compito, paura sufficiente a non cadere nell'avventatezza, quella capace di mettere in pericolo sé stessi quanto gli altri.


Ascolta i compagni porre le proprie domande - dalle maggiormente valide a quelle di chi della faccenda ne è allo scuro, tutte in riferimento alle capacità dello Yonbi: conoscere anche lui, oltre che loro stessi in modo da collaborare, sarà a dir poco fondamentale.

"Dobbiamo prepararci ad altri imprevisti? Potrebbe esserci qualcuno a caccia dei bijuu che non vada dalla nostra? E...oltre alle capacità dello Yonbi, si sa qualcosa sul suo comportamento?" pone allora, trepidante di avere una risposta a tutte quelle domande, sia proprie che dei compagni.
 
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view post Posted on 12/9/2017, 21:43
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~ Yotsuki?... una cugina... ~

Appena Honami si presenta inizio a squadrarla dal basso verso l'alto analizzando il suo fisico, non in senso pervertito ma come analisi per determinare se di fronte a me si trovava una persona veloce o meno.
Il fisico della ragazza era ben allenato ma ad una prima occhiata non mi diceva nulla, forse perché non sono ancora abbastanza esperto nell'analisi di un corpo umano.
Stavo per rispondere, per presentarmi, ma poco prima di rispondere al gruppo ecco che il tizio fasciato attira l'attenzione su di se.

~ E' finita l'attesa?... di già? ~

Quella figura moribonda inizia ad avvicinarsi a tutti i presenti e squadrarli dall'alto, soprattutto me mettendomi particolarmente in imbarazzo.

~ Cos'ha da fissare ? ~

Cerco di guardarlo negli occhi ma il fatto di potergli vedere quel ciuffo fuori dalle bende mi distrae, quindi distolgo lo sguardo dalla sua faccia e lo abbasso a terra.
Finito di ispezionare tutti i presenti trascina una riga per terra alla quale ci avviciniamo senza che ci dica niente.

~ Cosa succede? Cosa dobbiamo fare? ~

Cerco di guardarmi alla mia destra e alla mia sinistra, alla ricerca di qualcuno più convinto di me però sulle facce degli altri vedo la stessa espressione di dubbio, o comunque ho l'impressione di vederla.
Continua a girare intorno al gruppo andando alle nostre spalle. Senza girare troppo la testa, per rispettare comunque il regolamento e non fare il solito bambino che non segue le regole, cerco di seguirlo con la coda degli occhi.
Per prima si ferma dalla nuova Yotsuki che ho conosciuto, poi da Ying ed infine da una ragazzina che era insieme a loro.

~ Ma perché ha scelt... ~ Non faccio in tempo a chiedermi il perche che sento la voce del jounin.

~ Yubitsume? ~ Sentendo questa parola vado subito a cercare le mani delle due ragazze che avevo appena conosciuto, alla ricerca del dito mozzato.

~ Anche loro... ~

Non avevo tempo per pensare alle dita delle ragazze o al motivo della punizione, il jounin continuava a scegliere persone, persone che non erano me.

~ Ma chi cavolo sono questi?... perché non sceglie anche me? ~

Forse l'ingenuità da bambino o la curiosità o la voglia di difendere il villaggio mi stavano spingendo a pensare in questo modo stupido visto che stava selezionando un gruppo di ninja da mandare al macello.
Finalmente per ultimo, o quasi, il jounin si avvicina anche a me. Per farmi notare, per farmi scegliere, per essere uno dei protagonisti, mi alzo sulle punte dei piedi per essere più alto, più importante, più allettante come scelta ed infatti ecco che la mano del Rai no Kibou mi spinge in avanti.

~ SI! ~ Un'esclamazione di felicità nella ma mente e un sorriso smagliante in viso mentre faccio il passo oltre la riga disegnata per terra.

Anche se le parole che ha pronunciato scegliendomi sembravano solo un riempitivo inutile, una scusa per convincersi che aveva fatto una buona scelta, non importava, avevo tutto il tempo per dimostrare di essere una scelta giusta.
Mentre osservo gli altri andare via da altri jounin ho come l'impressione di essere salvo, anche se solo per un attimo, ma dentro di me vederli allontanare mi fa sentire un piacere immenso perché io sono stato scelto e loro no, io , anche se per ultimo, sono nel gruppo di una jounin importante e loro no. ~ Sarà per la prossima volta ragazzi... hehehe ~

Il tempo per pensare, per scherzare, per sognare, è finito. Una volta scelte le persone che compongono il suo gruppo il jounin inizia a parlarci in modo serio togliendosi piann piano le bende dalla faccia e mostrandoci quello che aveva sotto.
Mantengo lo sguardo fisso sulla sua faccia fino a quando non noto i suoi occhi fissarmi per un attimo, a quel punto abbasso lo sguardo intimorito, una sensazione sgradevole pervade il mio corpo, qualcosa che ho provato anche in precedenza... quello sguardo non mi è nuovo.

~ Perché anche lui?... ~ Quello sguardo era molto forte, spaventoso, come quello di Raiden (il padre).

Cerco di calmarmi e ritorno a guardare la sua faccia focalizzandomi sulle sue labbra evitando qualsiasi contato con i suoi occhi.
Finito di parlarci, di intimorirci, di insegnarci quella dura lezione di vita riavvolge le bende intorno alla testa e divide i presenti in due team con a capo due Yotsuki.

~ Cosa?... perché noi siamo in quattro?... ~ In qualche modo mi sento svalutato da questa scelta del jounin, essere ultimo prima e il quarto ora non mi fa sentire molto apprezzato ma non posso obbiettare, è lui il capo. ~ uffa ~

Una volta creati i team ci chiede se abbiamo domande e quindi ogniuno salta fuori con qualcosa da chiedere.

~ Cosa dovrei chiedere?... l'ultima volta non è andata molto bene … non ho saputo chiedere le cose giuste... ~ Mentre aspetto il mio turno per fare la domanda inizio a pensarci intensamente incrociando addirittura le braccia.

« Prima di morire la Raikage è riuscita a ferire in qualche modo lo Yonbi? » Una domanda stupida? Probabilmente si... ma nessuno aveva riferito niente del combattimento che era avvenuto tra la raigake e il bijuu quindi chiedere al unico sopravvissuto mi sembra più che lecito, anche se domandato in malo modo e senza nessun onorifico.

« Cosa possiamo fare noi se nemmeno la Raikage è riuscita a sconfiggere il nemico? Io sono un genin, altra gente qui è genin. In che modo possiamo aiutare? »

Una volta iniziato a trovare l'argomento "giusto" comincio a dire tutto quello che mi passa per la testa senza freni, senza pudore.

Aiutare il villaggio fino alla morte si, buttarsi in un geyser bollente appena esploso senza minima possibilità di sopravvivere: NO.
Questa era una specie di filosofia che stava iniziando a crearsi nella mia testolina, un cammino da seguire, un credo ninja.
 
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Fran_Calore
view post Posted on 13/9/2017, 01:23




Il Jonin ascoltò con pazienza ogni domanda che i giovani genin davanti a lui avevano da porgli. Le accompagnò tutte con un espressione neutra, mentre le parole risuonavano nell'ampio spazio che avevano occupato quella mattina.
Si guardò intorno e notò che per certi versi Kumo cominciava a ricordargli fin troppo una città abbandonata: nonostante l'ora, prima che questa faccenda si concretizzasse vi era sempre un certo viavai la mattina presto nel villaggio. Ora al suo posto invece gli sembrava troneggiare un silenzio glaciale ed assordante su cui rimbalzava ogni parola.
Dopo aver ascoltato le varie domande, l'uomo abbozzò quello che poteva sembrare un sorriso, dopodiché si schiarì la gola stancamente ed infilò la propria mano sinistra all'interno della tasca destra del proprio abito. Né tirò fuori una pergamena ben legata. Sciolse il nodo e, dopo averla poggiata a terra la lasciò srotolare incontrollata in modo che i giovani potessero ammirarne tutta la lunghezza. Si trattava di una mappa della zona che circondava Kumo, arrivava quasi al confine con il paese del gelo. Il veterano portò nuovamente i suoi occhi sui genin, dopodiché esordì


Kibou: Questa creatura che stiamo per fronteggiare, questo "Yonbi", è una mostruosità di chakra di classe titanica.

Fissò i propri occhi sul giovane Akira, dopodiché li spostò su Ying e Shun.

Kibou: Ogni creatura in questo mondo, dal più piccolo degli insetti al più grande dei ninja ha un punto debole eppure, nonostante l'aspro confronto avuto al muro con il mostro, nonostante il fior fiore dei ninja di Kumo abbia fatto del suo meglio, non siamo riusciti a ferirlo né a trovare un punto debole. Le sue fiamme bruciano come nulla che voi abbiate mai provato, fidatevi, e, come se non bastasse, sembra in grado di scatenare gigantesche esplosioni oltre a sconvolgere il clima con il suo spostamento.
Voi non potete fare nulla per impensierirlo, né dovrete farlo d'altro canto. Non è questo che vi si sta chiedendo qui.


Si arrestò un secondo prima di osservare ancora la giovane e decisa Honami Yotsuki.

Kibou: I vostri team come hai intuito bene, avranno uno scopo molto simile ed estremamente simbiotico: il team Kyoufu dovrà infatti occuparsi dello sgomberare al meglio i profughi che ancora non sono riusciti a varcare le porte del villaggio, il che li rende bersagli estremamente facili per lo Yonbi. D'altro canto il team Yuuki dovrà fare del proprio meglio perché all'interno del villaggio la situazione non degeneri: ai rifugiati servono cibo, acqua, coperte e medicinali.
Per questo ti ho assegnato a quel team Akira. Personalmente, visto il genere di missioni che dovrete svolgere, mi aspetterei delle comunicazioni unicamente dal team Kyoufu al team Yuuki, ma d'altronde non vi sarà di certo impedito di comunicare tra di voi. Per chi non avesse delle ricetrasmittenti, provvederemo a fornirvele. Il canale sarà chiuso, ciò vuol dire che ogni conversazione sarà esclusivamente privata e non ascoltabile dalle altre ricetrasmittenti. Le frequenze in uso per questa missione saranno la 102.5 per il team Yuuki e la 103.2 per il team Kyoufu, io invece vi seguirò dal quartier generale sulla frequenza 105.0 .
Memorizzatele bene: 102.5 Yuuki, 103.2 Kyoufu, 105.0 Quartier generale.


L'uomo si zittì un secondo, tutto quel parlare gli aveva seccato tremendamente la gola, eppure ci voleva un ultimo sprone, dopodiché avrebbe potuto congedarli.

Kibou: Il mio maestro quando ero ancora un genin era solito raccontarmi una storia: "Vedi" diceva "quando ero poco più che un bambino, vi fu un inverno estremamente rigido. La neve cadeva forte, trasportata da un vento che non esitava mai per più di un istante. Ricordo benissimo che un giorno vidi un piccolo uccellino a cui il vento aveva distrutto il nido. Era lì, solo, non so perché non ci fossero i suoi genitori ma era totalmente abbandonato a sé stesso. Pensai allora tra me e me "morirà per il freddo entro domattina". Il giorno seguente l'uccellino era ancora lì, zampettava alla ricerca di qualcosa da mangiare, allorché pensai "morirà di fame entro qualche giorno". Passarono tre giorni e l'uccellino era lì, ancora e ancora, sempre più debole, sempre alla ricerca del cibo. Infine passò l'inverno, e il piccolo uccellino crebbe forte. Vedi "ripeteva ossessivamente richiamando l'inizio "io fui stupido a pensare che un uccellino, debole, infreddolito ed affamato sarebbe morto sicuramente. Se solo ti fermassi un attimo per dare una possibilità ai deboli e agli spacciati, ti stupiresti del fuoco che hanno dentro, di quanta forza possono tirare fuori, di quanto non sia finita finché non è finita."
Buona fortuna, esaltazione per sempre.


Concluse portando il pugno destro sul cuore come gesto di saluto.
 
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23 replies since 7/9/2017, 21:10   543 views
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