…Allora è proprio vero, eh?
Non che pensasse che ‘Kichi e ‘Tatsu si dilettassero in allarmismi inutili, tuttavia una conferma in più non guastava mai. Ed eccola lì la silente riprova delle sue precedenti affermazioni. Quel minimo attimo d’esitazione nel deglutire di Fuyu, fu più eloquente di qualsiasi risposta l’ANBU avesse potuto dargli. Solo un momento eh, ma fu abbastanza per essere colto dallo sguardo del Rosso e fare i collegamenti del caso. Pochi ed essenziali.
Nonostante tutto, però, quella faccenda continuava a suonargli tremendamente irreale. Gli animali parlanti potevano passare, ma le Bestie Codate? Quelle delle storie che si raccontavano ai ragazzini per farli andare a letto la sera, quelle delle serate passare davanti al caminetto, con la testa sotto alla coperta per fare più atmosfera, quelle delle leggende orali e dei miti stampati su libri polverosi ed ingialliti. Sembrava più assurdo ogni secondo che passava a pensarci. Eppure non poteva fare a meno di chiederselo se fossero davvero enormi come narravano i racconti, se fossero potenti anche solo la metà di quello che si diceva, se avessero realmente l’aspetto che si tramandava. Ma più di tutto si domandava come mai si fossero risvegliati e perché proprio in quel momento. Oh, era curioso. Certo che lo era. Ma come per tutte le cose che appaiono astruse e difficili da comprendere, per il momento non riusciva a provare quella paura e quel terrore intrinseco che, contrariamente, avrebbe dovuto sentirgli scuotere le viscere in profondità. Era inutile, non ci riusciva. E non credeva a quelle persone che dicevano che era un istinto primordiale degli uomini avere timore di quelle creature. Come si poteva avere timore di quelle che fino al giorno prima erano solo semplici storielle? Anche sapendo che non lo erano, proprio faticava a rendersi conto della cosa. Chissà, forse avrebbe dovuto sbatterci il naso prima. Fatto stava che, per adesso, parole dei Rospi e conferma silente di Fuyu compresa, quella sua conoscenza restava ancora del tutto fumosa e avvolta in una strana nebbia onirica, che non gli permetteva di inquadrarla come avrebbe dovuto.
Mandò giù l’ultimo sorso di tè, assottigliando gli occhi chiari e posando la tazza sul tavolo, mentre quei pensieri si mischiavano al desiderio impellente, ma purtroppo insoluto, di mettere fine a quella storia di ossessione e sangue. Il Chimico nominato dall’ANBU era probabilmente l’ultimo tassello di quel gruppo di criminali, ma considerato fosse stato anche l’unico a scamparla, lasciando gli altri dietro di sé senza alcuna remora, doveva anche essere l’unico fondamentale. Altri pazzi pronto a seguirlo ne avrebbe trovati di sicuro, quelli non mancavano mai, e presto o tardi ci sarebbe potuta essere un'altra Hatoma, magari approfittando proprio di quel momento di crisi in cui gli Shinobi erano chiamati a fronteggiare quell’imprevisto problema di disinfestazione.
In ogni caso non ci furono modi di approfondire la faccenda, né tanto meno Fuyu diede l’idea di poter dare qualche informazione in più sul medico a piede libero e Yu in ogni caso non ne avrebbe chieste. Aveva capito che già quanto detto era stato uno strappo alla regola, non gli sembrava il caso di insistere oltre in quella sede, anche perché il tempo a loro disposizione era scaduto. Allo scoccare delle nove, la porta dell’enorme stanzone si aprì. Quasi all’unisono, i capi dei presenti si voltarono verso la fonte del rumore, inquadrando il motivo della loro presenza lì. Endo Keizo venne scortato sulla pedana in legno, approntata per l’occasione, da due uomini tarchiati. Due “Nessuno” protetti da maschere bianche, senza decori o espressione alcuna. Sembravano degli spettri freddi armati di katana, se non fosse stato per il rimbombare dei loro passi sulle assi del piedistallo, mentre trascinavano il condannato al centro dello stesso. Se Yu non avesse avuto modo di sentire il suo odore schifoso, probabilmente non l’avrebbe nemmeno riconosciuto. Dire che fosse l’ombra dell’uomo che aveva visto all’ospedale di Hatoma, era dire poco. Endo Keizo era ridotto veramente male, ricoperto di ferite e sangue rappreso, con gli indumenti lacerati e logori come quelli dei ragazzini che il Rosso aveva visto nel Ragno, gli occhi spenti e incavati, accentuati da due occhiaie tumefatte che spiccavano come non mai sul volto affaticato. Un uomo distrutto, il cui aspetto lasciava facilmente immaginare le torture a cui era stato sottoposto dalla Squadra Speciale per farlo parlare, per piegarlo e annullarlo fino a renderlo quell’ameba zoppicante e rassegnata che non opponeva la benchè minima resistenza ai propri aguzzini.
Se gli faceva pena? Oh, no. No, nemmeno un po’. Dopo tutto quello che aveva fatto, quell’uomo non si sarebbe nemmeno meritato la grazia della morte, una tortura eterna sarebbe stata la condanna più adatta, ma Kiri non poteva certo permettersi di mantenere un simile individuo solo per affibbiargli la pena più giusta ai suoi reati…e poi era chiaro che il Rosso non fosse la persona più adatta a cui chiedere quale punizione sarebbe stata la migliore per Endo Keizo. Non dopo che, a causa del suo operato, suo fratello era rimasto rinchiuso in una cella puzzolente e lercia per più di due anni e sottoposto al terrore del prelievo. Non dopo che a Shi era stato maciullato mezzo corpo a causa di ciò che quel pazzo aveva creato. Per lui, quel vecchio, era un mostro peggiore di quello a cui lui stesso aveva dato vita, peggiore delle Bestie Codate che si aggiravano là fuori.
Si limitò ad osservarlo con disprezzo mal celato nello sguardo, seguendo il suo deambulare strascicato, quasi assaporando la sua difficoltà nel raggiungere il punto designato in cui venne fatto inginocchiare col capo chinato in avanti. Se ci fosse stato ancora un briciolo di coscienza in quel corpo dagli occhi spenti, Yu non lo sapeva…ma sperava proprio di sì. Meschinamente si augurava che ci fosse ancora un barlume di presenza a sé stesso in quell’ammasso di carne lacerata, solo perchè si rendesse conto che quelli erano i suoi ultimi attimi, che riuscisse a percepire fin nelle viscere la sensazione…la stessa che il Rosso aveva provato solo per qualche attimo fugace, ritrovandosi la falce di Hattori ad un soffio dal volto.
Non si stupì troppo quando rifiutò la possibilità di compiere quello che generalmente si definiva un “onorevole suicidio”, e lo diede ormai per spacciato quando, a quel suo gesto, uno degli energumeni della sua scorta sfoderò la propria katana, pronto a mettere la parola fine a quella vita che ne aveva fagocitate fin troppe.
Ma pareva che Fuyu non avesse intenzione di far procedere oltre l’esecuzione. La voce dell’ANBU rimbombò nel silenzio teso della stanza, imponendo al boia di fermare la propria mano.
Che cosa gli frulla in testa, adesso?
Gli occhi del Rosso, così come quelli di tutti i presenti, si posarono sulla figura dello Yuki. Con una sola parola, era riuscito a canalizzare l’attenzione dell’intera sala su di sé. Solamente Endo Keizo ancora non si azzardava ad alzare il capo, gli altri, chi più chi meno, erano in attesa. Sentimenti diversi si intrecciavano nella stanza adibita a patibolo. C’era curiosità, irritazione, indifferenza, noia, confusione, tutti rivolti verso l’ANBU che, con placida calma, se ne stava comodamente seduto sorseggiando il suo adorato tè, senza dire altro. Ma era chiaro ci fosse dell’altro, insomma…uno non fermava un’esecuzione per starsene bello che zitto senza dare alcuna spiegazione, giusto? Tanto più che Fuyu si stava tirando addosso l’odio di almeno la metà dei presenti, ma sembrava proprio non importargliene nulla, quasi pareva goderci nell’avere l’attenzione dei presenti puntata addosso. Ci furono lunghi secondi di silenzio palpabile, rotto solamente dall’impercettibile rumore dell’ANBU mentre sorseggiava il suo tè; questo almeno fino a quando anche Endo Keizo non alzò le proprie iridi ambrate da terra. Solo allora la voce autoritaria di Fuyu, rimbombò nuovamente tra le pareti della stanza dell’esecuzione, gelando Yu sul posto.
No…non lo ha detto sul serio. Si canzonò, salvo poi rendersi conto che parte degli sguardi che precedentemente erano incollati alla figura elegante dell’ANBU, ora erano puntati su di lui. Per lo più quelli dei Jonin, superiori con cui il Rosso aveva avuto a che fare per l’assegnazione delle missioni e simili. Cazzo, lo ha detto sul serio!
Cazzo, davvero. Lo aveva incastrato per bene con quell’ordine di fronte a tutti. Non avrebbe detto di no in ogni caso ad un superiore - almeno finchè l’ordine era sensato - ma in quel modo non avrebbe avuto proprio possibilità di replica. Per la prima volta, gli sguardi delle altre persone gli parvero bruciare sulla pelle. Ci era abituato ad essere fissato, con dei capelli del genere capitava praticamente ogni volta si avventurasse sulle vie più trafficate del Villaggio, ma in quella situazione l’attenzione dei presenti si fece pesante. Parecchi erano stupiti, altri indispettiti, e ben presto anche chi non sapeva chi fosse il Kyōmei Yūzora nominato da Fuyu, seguendo lo sguardo di chi invece lo conosceva riuscì ad inquadrarlo, tanto che presto fu sotto gli occhi di tutti. Un brusio fastidioso prese a increspare il silenzio, mentre il Rosso si chiedeva cosa avesse in mente l’ANBU, imponendogli quell’ordine.
Eseguire la sentenza. Avrebbe dovuto uccidere Endo Keizo con le proprie mani. Ed era…strano. Perché quella sarebbe stata la sua prima volta, la prima volta in cui si sarebbe macchiato della morte di qualcun altro, di conseguenza provava una sensazione inquietante di gelo nelle viscere, ma contemporaneamente non provava pena per quello stronzo. Aveva sempre pensato che, quando si fosse trovato costretto a compiere il suo primo omicidio, si sarebbe fatto mille problemi su sciocchezze circa il fatto di star derubando un figlio di suo padre e cose simili. Ma non stava succedendo. Probabilmente il coinvolgimento nella faccenda aveva il suo peso, così come il fatto che sia Shizuka che Takeshi non avrebbero pianto la perdita di quel tizio che li aveva sottoposti a esperimenti inumani, solo per la propria dannata ossessione. C’era solo quel gelo viscerale, una specie di indecisione o tentennamento…la consapevolezza di star per compiere un passo da cui non avrebbe potuto recedere. Incrociò lo sguardo con Endo Keizo, solo un istante, prima di rispondere.
Ryōkai.
Secco, deciso. D’altronde quello era un ordine, non c’era altro da dire. Le sue incertezze decadevano di fronte ad una disposizione diretta: andava fatto. Tant’è che si voltò un istante più tardi, dirigendosi a passo spedito verso la pedana in legno posta sul fondo della sala.
Sentì gli sguardi dei presenti seguirlo neanche fossero calamitati, ma la sua testa era troppo impegnata ad elaborare la cosa, per darvi il peso che vi aveva dato solo qualche istante prima.
L’idea che l’ANBU avesse programmato anche quella cosa era più che concreta, il solo punto interrogativo era il perché. Ormai Yu aveva imparato che difficilmente Fuyu faceva o diceva qualcosa tanto per fare, c’era sempre un motivo dietro alle sue decisioni, quindi doveva esserci anche in quell’occasione. Ma non lo trovava, non fino in fondo. Si rendeva conto di sfiorarlo, ma di non riuscire ad afferrarlo completamente ‘sta volta. Capiva che in qualche modo, lo Yuki lo stava mettendo alla prova, ma non ne comprendeva bene il motivo e non ebbe nemmeno abbastanza tempo per rimuginarci su come avrebbe voluto.
Arrivò alla pedana prima di quanto avesse creduto, il cuore leggermente accelerato mentre sceglieva un’arma dalla rastrelliera posta sul muro. Prese tempo, cercando di calmare i battiti e concentrarsi su qualcosa d’altro che non fosse l’odore del sangue di quell’uomo. C’erano un sacco di armi: katana, kusari-gama, naginata, alabarde, lance…davvero una bella scelta. Erano tutte piuttosto anonime, semplici e senza fronzoli, ma ben curate ed affilate. Alla fine scelse una naginata, la staccò dal supporto con un gesto risoluto, voltandosi verso il condannato per raggiungerlo in pochi passi.
Porca puttana, quanto sono fastidiosi…
Il brusio in sala non era cessato, anzi, se possibile era aumentato, probabilmente i presenti erano indispettiti non solo dall’allungarsi inaspettato dell’esecuzione, ma anche dal fatto che fosse stato un Neo Chunin come lui ad essere incaricato della cosa. E non da un uomo qualunque, ma da uno degli Shinobi più potenti di Kiri, sia per forza effettiva che per il rispetto e il timore che incuteva nei più. Generalmente uno come lui non avrebbe mai tenuto a mente il nome di un militante di rango inferiore come Yu.
Una volta in posizione, strinse più forte l’asta dell’arma, osservando l’uomo inginocchiato di fronte a lui, costretto nuovamente ad abbassare il capo da uno degli energumeni di prima. Fu inevitabile chiedersi se nelle condizioni in cui era fosse riuscito a riconoscerlo. Se nella concitazione di quel giorno ad Hatoma, fosse riuscito a scorgerlo tanto da identificarlo come lo stesso Shinobi di quella volta. Probabilmente non l’avrebbe mai saputo e, comunque, non era quello il momento per farsi domande tanto sciocche. Ormai non poteva più cincischiare troppo. Quel fastidioso gelo che gli si avvinghiava alle viscere non se n’era andato, così come la certezza di star per compiere un passo da cui non avrebbe potuto più fare ritorno…un passo che, in qualità di Shinobi, era stato preparato ad affrontare, ma che era del tutto differente una volta che ce lo si ritrovava di fronte. Non si trattava di Endo Keizo, di lui non gliene fregava proprio nulla, si trattava di sé stesso. Si rendeva conto che quanto stava per fare sarebbe stato importante per la sua maturazione come ninja…una specie di battesimo del fuoco. Da un certo punto di vista era un bene che fosse quello stronzo, non provava pena per lui, solo disgusto, avversione e disprezzo. Ripensando a tutto ciò che aveva combinato, sentiva i muscoli del braccio tendersi istintivamente, la mano stringersi sulla naginata e quel gelo dissiparsi in un tepore quasi tranquillizzante.
Sbattè l’asta dell’arma due volte sul piedistallo, producendo dei tonfi sordi e richiamando all’ordine per far cessare quel fastidioso brusio che brulicava in sala.
Endo Keizo, la voce graffiata del Rosso si alzò rimbombando nella sala sei stato dichiarato colpevole di Altro Tradimento nei confronti della Nebbia, cospirazione contro la stessa, omicidio, furto di Kekkei Genkai, vilipendio dello Yondaime Mizukage Ki Momochi, associazione a delinquere, rapimento, reclusione forzata e sperimentazione illegale. Ad ogni capo d’accusa, le immagini di quanto accaduto al ventunesimo piano dell’ospedale di quella cittadina insulare tornavano a presentarsi alla mente di Yu, facendogli acquisire sicurezza, decisione e una certa dose di freddezza. Gli occhi verdi ci fecero d’acciaio, mentre terminava la formula della sentenza. La condanna prescelta dalle Autorità di Kiri per i reati da te commessi, è la morte per decapitazione. Attese giusto qualche istante, perché le proprie parole attecchissero, non tanto negli spettatori, quanto piuttosto nel condannato, ma soprattutto in sé stesso. Quindi concluse…a modo suo.
Non hai diritto a delle ultime parole.
Non c’era proprio più modo di tirarsi indietro e, francamente, Yu nemmeno voleva. Da un certo punto di vista, trovava innegabilmente giusto che fosse lui a mettere fine a quella vita. La vita di un uomo che aveva concretizzato la propria ossessione sul sangue di un numero incalcolabile di ragazzini. La vita di colui che era stato la causa del rapimento, la reclusione e la mutilazione - per fortuna minima - di Kai. La vita di colui che aveva creato quella creatura fuori controllo che aveva ferito Shi.
No. Proprio non aveva remore.
A quel punto fu davvero un attimo, tanto da essere quasi insoddisfacente. La lama, sospinta dal braccio del Rosso, lacerò l’aria con un sibilo. Incontrò appena l’attrito con l’osso del collo di Endo Keizo, prima di passare oltre nelle carni, staccando di netto il capo dell’uomo dal resto del corpo. Il sangue schizzò, più sugli spettatori in prima fila che su Yu che si trovava lateralmente, ma qualche schizzo fetente lo raggiunse comunque. La testa dell’uomo, con un’espressione indecifrabile tra stupore e terrore fossilizzata in viso, rotolò per qualche spanna prima di fermarsi su di un’imperfezione del legno, mentre sotto il suo corpo andava a formarsi una pozza scarlatta e l’odore di ferro pizzicava le narici del Chunin. Con un gesto secco, Yu agitò la naginata per pulirla dal sangue rimasto sulla lama, prima di cercare con lo sguardo il superiore che gli aveva affibbiato quell’ordine. Curioso, comunque: era quasi stupito nel ritrovarsi pervaso da una calma inquietante, adrenalina in circolo a parte, pensava di stare molto peggio, invece…invece no. Aveva appena decapitato quel tizio e non provava nulla di particolare, se non quella sensazione - molto simile al post scopata in realtà. Chi lo sa, magari lo schifo e il rigetto sarebbero sopravvenuti più tardi, quando avesse elaborato la cosa. Dicevano che a botta calda non si sentisse nulla, infondo, ma stavolta il Rosso dubitava sarebbe successo…Che Fuyu lo volesse mettere alla prova o meno e per cosa, restava ancora un mezzo mistero agli occhi di Yu, ma una cosa l’aveva capita grazie all’ordine dell’ANBU.
Chiunque può essere un Demonio, non è così?
Basta usare la leva giusta.