Essere un Demonio, Role libera al presente per Kyōmei Yūzora (Lucifergirl88) e Fuyu no Yuki (.Astaroth)

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view post Posted on 31/8/2017, 16:18     +1   -1
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Residenza del Mizukage - Kiri.
25 maggio 248, ore 08:56.

Erano passati pochi giorni, da quando il Rosso aveva ricevuto la promozione per le capacità dimostrate nella città di Hatoma. Nemmeno una settimana, eppure la nebbia stessa che abbracciava il villaggio era satura di novità, così come il terreno era insozzato di cremisi. La notizia del ritorno di Hayate Kobayashi e dell'omicidio della più alta autorità, il Kyudaime Mizukage, era ancora fresca e portatrice di cambiamento; tuttavia, malgrado l'Artefice si fosse immediatamente insediato, pretendendo il posto della sua vittima, le cose sembravano essere rimaste immutate. Nella stanza della magione ch'era stata adibita a patibolo, Kyōmei Yūzora avrebbe trovato uomini non turbati da quanto fosse accaduto; molti di loro erano ANBU, altri invece erano semplici shinobi mobilitati per risolvere il caso, tuttavia nessuno di loro appariva minimamente preoccupato per quel brusco cambio di rotta. La Nebbia era come un carro: non importava chi tenesse le redini, le sue ruote avrebbero comunque continuato a girare, senza perdere di vista il giusto sentiero da seguire. Pertanto l'esecuzione di Endo Keizo non aveva subito alcuna variazione e, purtroppo per lui, il giorno era arrivato.

- Ti aspettavo, Yūzora.

La voce di Fuyu no Yuki avrebbe catturato la sua attenzione, anche se non quanto gli indumenti che indossava. Era avvolto in una lunga veste di seta e il tessuto color porpora, in prossimità delle maniche e dei bottoni che tenevano coperto il torace, presentava parecchi ricami dorati. Per l'occasione non aveva dimenticato di curare la propria acconciatura; i suoi capelli sembravano quasi splendere - anche se il Rosso sapeva bene di quali miracoli fosse capace il suo parrucchiere. L'uomo sedeva dietro un tavolo in legno, al contrario dei suoi uomini, i quali si ergevano dinanzi a lui con le braccia incrociate sul petto, senza che però la sua visuale del patibolo venisse compromessa. A vederlo, non sembrava possedere funzione di notaio nei confronti dell'azione del boia, anzi; sembrava totalmente rilassato, a sorseggiare tè come suo solito, quasi fosse un giudice in dovere di attribuire un voto all'eleganza con la quale la testa di Endo Keizo sarebbe rotolata sul palco. Per il momento, comunque, non vi era alcuna traccia del condannato. L'esecuzione, dopotutto, era fissata per le ore nove.

- Dei tuoi compagni hai notizia? - domandò con sincera curiosità, mentre con la teiera fumante colmava nuovamente la tazza da poco svuotata.

C'era ancora qualche minuto, prima che lo spettacolo avesse inizio. Un lasso di tempo sicuramente non eccessivo, ma comodo qualora il Rosso avesse voluto avanzare domande circa quanto accaduto pochi giorni prima, in presenza del defunto Hogo... o perché no, per comprendere grazie agli occhi di uno shinobi più immerso nei fitti ranghi della Nebbia cosa sarebbe accaduto da lì in avanti, dopo la presa di potere dell'Artefice. Di una cosa, però, poteva essere certo anche in quel momento. Malgrado gli importanti cambiamenti, gli occhi plumbei di Fuyu non avevano perso la solita luce che li rendeva sagaci ed affilati come rasoi.

 
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view post Posted on 2/9/2017, 17:09     +1   -1
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Ne erano successe di cose in quei pochi giorni. Dall’ultima volta che aveva varcato la soglia dell’immenso Palazzo del Mizukage era passata meno di una settimana, ma gli avvenimenti in quel lasso di tempo tanto breve non si erano sprecati: da quelli più piccoli e personali, fino a quelli che coinvolgevano Kiri e - perché no? - l’intero Continente conosciuto. Partendo da quelli obiettivamente più insignificanti, ma che per Yu valevano tanto quanto gli altri, Kai era stato giudicato completamente guarito giusto il giorno precedente. E non aveva aspettato un solo momento, prima di mettersi subito al lavoro: dato che doveva essere valutato dalle autorità del Villaggio e, quindi, inserito nei ranghi degli Shinobi della Nebbia, aveva trascinato il fratello al campo d’allenamento di prima mattina, tirando letteralmente il Rosso giù dal letto, con suo sommo disappunto, ancora prima che suonasse quel marchingegno infernale ch’era la sveglia. Probabilmente ci aveva pensato Shizuka a spegnerla una volta scattata, perché, rientrati durante il pomeriggio, in casa regnava la pace suprema. Eh, già. La Cecchina viveva con loro. Solo una sistemazione momentanea, finchè non avesse trovato una casa tutta sua. Era comunque meglio che non restasse sola per adesso; contrariamente allo Yuki doveva ancora recuperare completamente e doveva andare in ospedale più o meno ogni due giorni per i controlli e per cambiare le medicazioni. Insomma…stava bene dov’era e né a Yu, né a Kai dispiaceva d’averla in casa. Proprio per nulla. Uno di quei giorni, ad esempio, rientrando dopo un giro al mercato per fare un po’ di provviste dato che il Rosso aveva dovuto buttare via quasi tutto quanto aveva in casa, l’avevano beccata mentre usciva dal bagno con solo un asciugamano addosso e, diciamocelo, quei due non erano stati così galantuomini da distogliere lo sguardo. Tanto meno così scemi.
C’erano stati altri episodi simili, inevitabili vivendo nella stessa casa, probabilmente, ma chi mai vi rinuncerebbe? Insomma, la casa di Yu si era animata un po’, le camere erano quasi tutte occupate ormai e, piano piano, si stava riabituando ad avere persone attorno che condividevano l’abitazione con lui. Era quasi terapeutico, lo aiutava a non fossilizzarsi su certi pensieri, a distrarsi e…andare oltre. Quanto meno era quello che avrebbe voluto. Ma il solo varcare le porte del Palazzo al centro del Villaggio, aveva riportato a galla, in maniera vivida come non mai, quelle idee e quei sensi di colpa che negli ultimi giorni si erano ovattati. Quindi Yu cercò subito di trovare altro su cui concentrarsi, come il fato ad esempio che sembrasse tutto immutato, nonostante la recente dipartita di Hogo. Il ritorno di uno dei Sette, Hayate Kobayashi, ora Juudaime Mizukage, aveva fatto il giro del Villaggio con la stessa rapidità con cui la Nebbia divorava ogni cosa e Yu l’aveva accolta…con solo un po’ di sorpresa. La conoscete, no? Quella sensazione strana che da l’aver visto una persona giusto qualche giorno prima, per poi venire a sapere che è passata a miglior vita. Ecco quella, ma nulla di più. Era solo una figura che racchiudeva in sé il potere militare della Nebbia. Era grato che l’avesse aiutato, che l’avesse ascoltato e che gli avesse creduto, ma aveva fatto solo il suo lavoro, in fin dei conti, come tutti loro. Una visione un po’ cinica forse, ma alla Nebbia si imparava presto a non affezionarsi troppo ai Mizukage. D’altronde, era Kiri la vera perla da proteggere. Morto un Kage se ne faceva un altro, ma...distrutto un Villaggio, ricostruire tutto da zero era molto più difficile. E si sa, non sarebbe esistita nessuna Kiri, senza gli abitanti - civili e Shinobi - che vi risiedevano.


E da come stanno le cose, il pericolo che il Villaggio possa essere pesantemente colpito, in un prossimo futuro, non è da escludere.

Ne parlava lo stesso Mizukage nel suo editto, ma era stato molto vago e, se non fosse stato per ‘Kichi e ‘Tatsu che gli avevano spiegato in maniera più specifica come stavano le cose, il Rosso non avrebbe mai realmente capito il vero fulcro scatenante di quelle misure di sicurezza. I due Rospetti dai colori sgargianti, erano stati evocati da Yu per fare quattro chiacchiere e per essere messi al corrente delle ultime novità. Era così che i due fratelli anfibi, gli erano letteralmente schizzati addosso iniziando a farfugliare frasi sconclusionate uno sull’altro, senza far capire al Neo Chunin un emerito accidenti di nulla, sotto lo sguardo divertito di Kai.
Alla fine era riuscito a ristabilire l’ordine, fare le dovute presentazioni e quindi ascoltare ‘Kichi, solo lui, mentre, come richiesto da Akane, gli riportava una novità sconcertante.
I Bijuu, creature leggendarie i cui ricordi erano persi nei miti e nelle vecchie storie raccontate attorno al fuoco, erano una realtà. E non solo, si erano risvegliati dal loro sonno e stavano portando scompensi ovunque nel Continente e nei mari circostanti lo stesso. Lì per lì, Yu non ci aveva creduto. Si era messo a ridere pensando fosse uno scherzo dei due rospi, ma lo sguardo fermo e serio di entrambi - pure ‘Tatsu! - gli aveva confermato che non stavano affatto prendendolo per i fondelli e che il pericolo di cui parlavano era ben più reale di quanto potesse immaginare. A quel punto la notizia della promozione a Genin di Hikari, della sua a Chunin e del ritrovamento di Kai, persero un po’ del mordente che avrebbero avuto in un momento diverso. Se i Nove erano svegli, c’era ben poco da festeggiare. Non ne sapeva moltissimo il Rosso, solo qualche notizia spiluccata in qualche libro, ma nulla di particolare. Cose che, volendo, avrebbe potuto dire chiunque: creature leggendarie, enormi, dotate di un chakra formidabile. Demoni risaliti dalla gola dell’inferno…veniva da chiedersi se davvero dei semplici Shinobi avrebbero potuto tenere loro testa.

Vero o meno, comunque, le scadenze previste e gli impegni pubblici prefissati, parevano non aver subito alcun ritardo. Nonostante tutto - la minaccia dei Bijuu, il nuovo Mizukage, ecc… - il giorno dell’esecuzione di Endo Keizo era infine arrivato. Francamente, Yu non aveva molta voglia di vederla…ma sia Shi che Urako avevano detto che non sarebbero andati, e almeno un rappresentante del loro team era bene che ci fosse. Un po’ come ai funerali: almeno uno per famiglia. Quindi eccolo lì, in quello stanzone enorme, pieno di Shinobi che non conosceva. C’era diversa gente, probabilmente tutti quelli che avevano avuto a che fare con il caso: parecchi ANBU, ma anche diversi ninja in borghese - difficile dire se fossero anche loro della squadra speciale o no. Tutti, chi più chi meno, avevano lo sguardo rivolto verso il patibolo ch’era stato allestito in quell’ampio salone. Attualmente ancora vuoto, ma mancavano ancora dei minuti prima dell’esecuzione, prevista per le nove.
In mezzo a tanta gente di cui forse conosceva qualche volto solo per fama, fu piacevole sentire una voce familiare. Fuyu lo chiamò, stranamente utilizzando il suo nome di battesimo. Ci mise un attimo a riconoscerlo, il Rosso, mentre se ne stava mollemente accomodato su di una sedia dietro ad un bel tavolo su cui campeggiava immancabile la teiera del suo tè, con qualche tazza a seguito.
Era a dir poco tiratissimo. No, ma che…non agitato, tsè, figurarsi! Nono, era tirato a lucido come mai Yu lo aveva visto. Indossava una veste in seta color porpora, impreziosita da dei decori dorati sulle maniche ed attorno ai bottoni, mentre i capelli sembravano quasi splendere sotto le luci del salone.


Ohayō, Fuyu-san. Si avvicinò all’ANBU, passando oltre i suoi sottoposti posizionati davanti al tavolo con le braccia conserte, ma senza coprire la visuale allo Yuki. Come loro, nemmeno Yu si piazzò lì in mezzo, ma piuttosto fece il giro del tavolo, arrivando di lato a Fuyu e inchinandosi brevemente. L’impressione che ne ebbe fu quella di essere il novellino della città, in presenza del capo banda locale e dei suoi scagnozzi, ma il tutto venne stemperato un po’ dalla domanda che gli pose il superiore. Non verranno oggi. Rispose subito, scuotendo la testa. Però ho avuto modo di passarci del tempo nei giorni passati. Urako mi sembra tranquilla: un po’ più taciturna del solito, forse, ma nulla di più. Shi, invece, lentamente si sta riprendendo dalle ferite. Cerca di farsi vedere allegro quando è con noi, ma credo abbia parecchi grattacapi di cui non ci mette al corrente. Sciorinò quelle parole in maniera quasi distaccata, come se l’argomento non lo toccasse. Ma era solamente un meccanismo di autodifesa debole e instabile. Destinato a crollare al primo sforzo ben assestato. Credo che, in questi giorni, ognuno di noi stia avendo a che fare con degli avversari molto più coriacei di quelli con cui abbiamo avuto a che fare in missione, Fuyu-san.

Ah, il confronto con sé stessi era sicuramente il più duro da affrontare. Il nemico più difficile da battere, quello che inconsciamente conosceva con precisione millimetrica quali tasti pigiare per fare più male. Il critico più aspro di tutti, l’unico la cui voce superava tutte le altre, anche se erano mille e una a dire l’esatto opposto. Glielo avevano detto in tanti infondo, no? In tanti gli avevano detto che non avrebbe potuto fare di più, che, nella situazione in cui era, non aveva modo di fare meglio di così, che aveva fatto il possibile. Tutti la stessa manfrina. E una parte di Yu un po’ aveva iniziato a crederci in quelle parole, per togliersi quel peso dallo stomaco, per liberarsi la testa da quel pensiero. Ma c’era un piccolo cantuccio della sua testa, da cui continuava ad arrivare quella voce che, invece, diceva che erano tutte balle. Perché sapete che c’è? A volte più di una pacca sulla spalla e di un “Non è stata colpa tua” di circostanza, fa anche bene sentirsi dire “Hai ragione, potevi fare meglio. Lo farai la prossima volta”, in modo da saperlo, in modo che sia vero, in modo da poter fare davvero di più la volta successiva.

Non mi va giù. Se ne uscì di punto in bianco dopo un attimo di silenzio in cui aveva abbassato la testa. Dicono tutti che in quella situazione ho fatto tutto quello che potevo fare, che non c’era modo di fare meglio, ma io… io lo so che non è così! Quella cosa bruciava ancora un sacco, i pugni chiusi e la voce sibilata, quasi rabbiosa, ne erano una chiara testimonianza. Se non lo avessi fatto avvicinare così tanto, se avessi agito con più anticipo, in questo momento Shi non sarebbe in quelle condizioni, Urako non si sarebbe adombrata più di prima e io non sarei qui a lamentarmi con te! E alla fine quelle cose erano uscite. Fino a quel momento ne aveva parlato, sì, ma mai aveva ammesso quanto appena pronunciato di fronte all’ANBU. Forse era vero che era più facile aprirsi con chi non faceva parte dei propri legami più stretti. Beh, fatto stava che adesso aveva il groppo in gola. Posso una tazza di tè?

Smollò le mani, sospirando quasi avesse buttato fuori una tensione covata a lungo, fintamente dimenticata, quindi afferrò la tazza colma di quell’infuso aromatico che gli veniva porta. Era bello caldo e il profumo era quello che lo Yuki si portava sempre appresso, quasi di più del gelido odore del ghiaccio. Da un certo punto di vista era quasi tranquillizzante, rilassante e il sapore era proprio buono. Adesso era chiaro perché gli piacesse tanto e perché anche il ragazzone ne avesse usufruito in entrambe le occasioni utili che aveva avuto. Già…per lui quella era la prima volta e fortunatamente la bevanda aiutò a sciogliere quel grumo di parole e pensieri che gli si era infossato in gola.

Non deve succedere più.

Asserì dopo un po’, gli occhi stretti in due fessure taglienti. E quelle parole risuonarono nella sua testa quasi come un giuramento, nonostante sapesse che non tutto era sempre sotto controllo quando si era in missione. Ma quello era più un monito per sé stesso, un modo per dirsi che, se non voleva avere più gli stessi spinosi rimorsi che aveva ora, avrebbe dovuto fare di meglio, fare tutto il possibile per davvero, in modo che sia gli altri che la sua coscienza fossero una voce unanime su quel concetto. E considerato il grosso punto di domanda che c’era sulla fine di quella faccenda, era una cosa a cui il Rosso teneva particolarmente. Se lo ricordava bene il medico che aveva visto nelle visioni di Shizuka, quel giorno al Parco e durante il compito svolto, ormai, quasi due settimane prima, quel tizio non c’era al ventunesimo piano dell’ospedale di Hatoma. E chissà se in giro non ci fossero altre piccole cellule di quel gruppo di pazzi, pronte a raccogliere le ceneri di quanto era bruciato per tentare di costruire ancora qualcosa. Quella consapevolezza, per quanto terribile, riuscì un po’ a distoglierlo dal resto, aiutandolo a recuperare un po’ di controllo. Gli occhi del Rosso incontrarono quelli plumbei e affilati dell’’ANBU da sopra il bordo della tazza. Chissà quanti degli Shinobi presenti a quel tetro spettacolo, erano a conoscenza della cosa.

Ne, Fuyu-san? Quest’esecuzione non metterà fine a tutto, vero?

 
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view post Posted on 3/9/2017, 18:42     +1   -1
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Sicuramente il Rosso, se avesse avuto modo di calmare i propri spiriti inquieti, avrebbe notato una sfumatura di disgusto negli occhi dell'ANBU. Durò solo per un istante, subito dopo l'uomo fu abile nel camuffare quel sentimento, dedicandosi al tè e arrotolando una ciocca dei propri capelli con l'indice della mano destra, mentre osservava il suo interlocutore con un'espressione neutra. Non disprezzava il neo chunin, ma le parole con le quali stava mettendo in mostra le proprie debolezze... e non poteva essere altrimenti, per un uomo che aveva appreso come utilizzare a proprio vantaggio simili comportamenti dei propri nemici e a fare della stima in se stesso - ed in nessun altro, senza alcuna eccezione - il proprio punto di forza. Non aveva raggiunto la posizione di spicco che ricopriva piangendo sui propri fallimenti, né incolpandosi nel caso in cui un compagno fosse rimasto ferito durante la missione. Erano shinobi, dopotutto, cresciuti con la consapevolezza che non tutti, a volte, potevano avere la fortuna di fare ritorno dalla propria famiglia.

- Non deve succedere più.

Sibilò a denti stretti, mentre Yūzora assaporava la tazza di tè che aveva garbatamente richiesto.

- Concentrati solo su questo, ragazzo. Quel che hai detto prima di questa frase, mi dispiace dirlo, non conta nulla. Netsubō Shi ha riportato gravi ferite, questo è vero... e a dirla tutta, non mi importa sapere di chi sia la colpa. È successo e di certo riflettere sui se ed i ma non cambierà le cose. Non deve succedere più. Solo questo potrà permetterti di migliorare, se lo desideri. Il resto, lasciatelo dire, sono cazzate.

Non sapeva perché stesse dedicando quelle parole al Rosso, in realtà prima di allora non aveva mai dispensato consigli, ma solo giudizi. Verdetti, ordini, non faceva la differenza. Forse sperava che, seguendo le sue parole, il giovane potesse diventare uno shinobi più capace ed efficiente, oppure poteva trattarsi d'altro... ma per amore del proprio orgoglio, rifiutò categoricamente di vagliare altre opzioni. L'ultima cosa che desiderava era che il suo interlocutore lo fraintendesse o che, ancora peggio, lo facessero gli uomini di cui era al comando.

- Dalle informazioni che Endo Keizo ci ha rivelato sotto tortura, è venuto fuori che solo un elemento manca all'appello. Un medico, un complice che lo aiutava durante le operazioni più delicate... come quella che ha dato vita a quel mostro, ad esempio. Pare che nessun altro sia sua prigioniero, che le vittime si limitassero solo a chi ha vissuto nel Ragno. Ciò, però, non esclude la verità. Nessuno ci assicura che il Chimico non decida di entrare di nuovo in azione.

Il Chimico, forse era quello il modo in cui Endo Keizo aveva descritto l'uomo che il Rosso aveva visto in una delle sue visioni. Forse quel bastardo non era a conoscenza di quale fosse il suo vero nome, ma in ogni caso Fuyu no Yuki non sembrava interessato ad entrare nei dettagli. Si limitò a distogliere lo sguardo, lasciando che i suoi occhi si posassero sulla tazza fumante che aveva in mano e che il neo chunin traesse da solo le sue conclusioni.

 
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view post Posted on 5/9/2017, 19:36     +1   -1
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“La vuoi finire di guardare attraverso un vetro sporco, Yu?”


Forse Kai non aveva davvero tutti i torti a dirgli così. Inizialmente il Rosso aveva pensato che lo facesse solo perché non capiva completamente cosa fosse a rodergli dentro, quel tarlo fastidioso che scavava, scavava, scavava e non gli permetteva di ignorare per intero quei pensieri fastidiosi che avrebbe tanto voluto scacciare e ficcare sotto le pieghe della coscienza, per non tirarle fuori mai più. Ma si sa…finchè le cose non si affrontano e non si capiscono, sono un po’ come briciole sotto un tappeto: tendono a uscire quando fai pulizia. E quella era la prima volta che Yu si trovava a dire qualcosa del genere, a dichiarare con quella convinzione bruciante che una cosa simile non sarebbe dovuta succedere più, di fatto ammettendo che non gli era piaciuto come erano finite le cose, impegnandosi apertamente a fare meglio la prossima volta.
Forse in fondo Kai, quella volta voleva dirgli qualcosa non dissimile da ciò che gli stava sibilando Fuyu in quel preciso istante. Perché alla fine lo stesso Rosso sapeva che piangere sul latte versato non avrebbe di certo cambiato le cose. Le ferite di Shi sarebbero rimaste tali anche se si fosse fustigato o si fosse offerto per la gogna, stessa cosa l’umore altalenante di Urako. Solo che gli era ancora difficile non farsi toccare da quegli avvenimenti, gli era difficile non punirsi per ciò che era accaduto e, probabilmente, il tutto era solamente dato dal fatto che fossero state coinvolte persone a cui teneva in modo particolare. Già…Yu era pressoché sicuro che, se non fossero stati loro, a quest’ora non avrebbe avuto tutte quelle paturnie in testa. Non ne avrebbe avuto alcun motivo. Sarebbero stati solo Shinobi a cui aveva chiaramente fatto presente, prima di partire, che sarebbe stata una missione pericolosa e che, nonostante questo, avevano deciso di parteciparvi di loro spontanea volontà. Le sue uniche responsabilità sarebbero state quelle di Taichō e se un elemento diverso da Shi, si fosse comportato esattamente come lui, con tutta probabilità non avrebbe avuto alcuna remora a imputare le sue ferite alla sola sconsideratezza dell’individuo, senza contare la possibilità di tirare in ballo l’insubordinazione. Era solo quello il problema.
Credeva di riuscire a restare distaccato dalla cosa, ma era stato evidente fin da subito che non fosse così. E quello era il risultato. “Se” e “ma” a profusione che non facevano altro che amareggiare la vita. Aveva ragione Fuyu e aveva ragione Kai. Doveva smetterla.
Un po’ sentì di meritarsela quella vena di disgusto che, per qualche istante, passò nelle iridi plumbee dell’ANBU, salvo poi sparire alla stessa velocità di com’era venuta. Bruciava, infastidiva…e deludeva. Sì, era una po’ umiliante, ma che ci poteva fare? Lui ancora non era così esperto da poterci passare sopra subito - e non sapeva nemmeno se ci sarebbe mai riuscito - non aveva avuto di certo tutte le esperienze dello Yuki, anzi, quella era praticamente la prima volta che gli capitava di affrontare qualcosa di simile. Quelli erano solo dati di fatto piuttosto evidenti, però lo aveva disturbato ugualmente cogliere quello sguardo. Gli sembrava quasi di aver fatto un passo indietro…tanto che si sarebbe aspettato per lo più di essere ignorato o di ricevere almeno qualche insulto, invece Fuyu gli aveva detto quelle cose che avevano tanto l’aria di un consiglio. Aspro come un ordine, ma pur sempre un consiglio.


Hai. Abbassò un po’ la tazza dal viso, portandola all’altezza del petto pronunciando quella parola. Solo un “sì”, non era una direttiva in fondo quella, no? Era un suggerimento. Non succederà più.

Certo che voleva migliorare. Quell’affermazione l’avrebbe confermato. E sapeva bene, il Neo Chunin, che a crescere non dovevano essere solo la sua forza fisica e il suo chakra, ma anche lui stesso. La sua visione delle cose, le sue priorità, tutto incideva sullo spirito e lui sarebbe dovuto essere pronto a subire il contraccolpo, come gli aveva detto Gerami. Non cambiare la propria natura, ma costruirsi una difesa atta a non essere ferito. Avrebbe dovuto imparare anche quello…come un sacco d’altre cose. Ma ora come non mai il tempo a disposizione gli sembrava davvero agli sgoccioli. C’era davvero il tempo di migliorare? C’era davvero il tempo per crescere, con quelle bestie che minacciavano il Continente? Era un po’ come se la loro apparizione stesse depredando il tempo di tutti - all’insaputa di molti - ponendo subito di fronte anche agli Shinobi meno esperti, un ostacolo di tutto punto. Enorme e insormontabile…che tuttavia andava superato. E chissà che non fosse quello stesso ostacolo, la fonte del miglioramento che, la difficoltà del momento, aveva minacciato di strappare via. Difficile dirlo. Quell’argomento gli sembrava ancora così “fantasioso” che probabilmente non riusciva a darci il giusto peso. Contrariamente alle notizie che Fuyu gli diede. Poche, ovviamente, era chiaro non fosse tenuto a dargliele e verosimilmente anche quelle poche parole dovevano già essere uno strappo alla regola sufficiente da poterlo mettere nei guai. Ma furono abbastanza.
Esisteva davvero quel medico e Endo Keizo lo aveva nominato sotto tortura. L’ANBU si riferì a lui come “il Chimico”, forse anche il padre di Shizuka lo aveva chiamato così o forse non era un nome nuovo nel giro dei criminali, tanto da essere conosciuto dalle autorità del Villaggio con una specie di titolo. Che fosse uno o l’altro, a Yu non era dato saperlo. Tuttavia di una cosa era ben certo: quel tale andava fermato, prima che potesse raccogliere attorno a sé abbastanza persone da poter ripetere quanto accaduto ad Hatoma…o peggio. Il problema era che con la minaccia dei Nove alle porte, non era pensabile occuparsi di un singolo essere umano. Per quanto la mente di un solo uomo potesse essere ben più pericolosa, a volte, di tutti i Bijuu messi assieme.


Va fermato. Se ne uscì semplicemente, trattenendo la rabbia e sottintendendo una serie di altre cose che, certamente, Fuyu, intento a bere il suo tè, non avrebbe faticato a capire. Ma Kiri non può sprecarci uomini al momento, non è così? Il Mizukage ha anche bloccato le missioni…e all’orizzonte si prospettano problemi immediati ben più grossi e pericolosi di questo.

 
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view post Posted on 6/9/2017, 16:12     +1   -1
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Nei secondi successivi, Fuyu no Yuki tentò di nascondere la sorpresa causata dall'inaspettata dichiarazione del Rosso. Possibile che fosse venuto a conoscenza della minaccia rappresentata dalle Bestie Codate? Eppure il villaggio s'era adoperato con cautela, affinché nessuna informazione trapelasse ai piani più bassi della gerarchia militare. Avrebbe sicuramente indagato in merito, anche se poteva trattarsi di una banale superstizione dovuta alle parole enigmatiche che il Juudaime aveva rivolto alla popolazione nel suo primo documento ufficiale. D'altro canto, il neo chunin si era sicuramente accorto dell'attimo di esitazione che l'ANBU aveva avuto, prima di deglutire e mandar giù l'ultimo sorso di tè. Era stato bravo e discreto, il raffinato estimatore di foglie e fragranze, ma non così pulito da risultare invisibile ad occhi attenti ed indagatori.

Ad ogni modo, subito dopo la porta della stanza si aprì nuovamente. Endo Keizo venne scortato all'interno da due uomini robusti, entrambi armati di katana e protetti da fredde maschere prive di alcuna decorazione. Il medico sembrava ridotto ad uno straccio; la tortura doveva aver cancellato ogni suo briciolo d'umanità: il suo corpo era ricoperto di feriti, i suoi indumenti erano logori e le profonde occhiaie scavate sotto a due iridi spente lasciavano solo immaginare le atroci sofferenze che aveva dovuto affrontare. Venne trascinato fino al patibolo senza che osasse opporre resistenza. Non aveva alcuna forza, né volontà a sufficienza per ribellarsi al destino che le sue azioni avevano delineato come interruzione del suo ambizioso percorso. Chissà cosa stava passando per la sua mente, quando venne costretto in ginocchio e la testa fu chinata in avanti, così che il collo venisse scoperto davanti agli occhi dei suoi aguzzini. Uno di loro gli consegnò un pugnale. Lui lo osservò per pochi secondi, ma infine lo lasciò scivolare via dalle dita. Fu nell'esatto momento in cui il coltello toccò terra, che una delle guardie alle sue spalle sguainò la propria lama.

- Fermi.

Tuonò Fuyu no Yuki, non appena l'uomo ebbe alzato la punta della sua mannaia. A quel punto, tutti si voltarono verso il potente shinobi; chi incuriosito, chi indispettito dall'interruzione, chi semplicemente confuso. Con un silenzio imbarazzante lungo diversi secondi, l'ANBU riuscì a rendersi davvero detestabile. Dinanzi agli sguardi attoniti dei presenti, non si curò minimamente di risultare educato a chiaro nel suo volere. Il contrario, prolungò l'attesa con sadica consapevolezza, gustando come se niente fosse un paio di sorsi dell'ennesima tazza di te. Solo quando le iridi ambrate di Endo Keizo, stanche e rassegnate, si furono alzate, si decise a concludere.

- Sarà Kyōmei Yūzora ad eseguire la sentenza.

 
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view post Posted on 7/9/2017, 21:46     +1   -1
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…Allora è proprio vero, eh?

Non che pensasse che ‘Kichi e ‘Tatsu si dilettassero in allarmismi inutili, tuttavia una conferma in più non guastava mai. Ed eccola lì la silente riprova delle sue precedenti affermazioni. Quel minimo attimo d’esitazione nel deglutire di Fuyu, fu più eloquente di qualsiasi risposta l’ANBU avesse potuto dargli. Solo un momento eh, ma fu abbastanza per essere colto dallo sguardo del Rosso e fare i collegamenti del caso. Pochi ed essenziali.
Nonostante tutto, però, quella faccenda continuava a suonargli tremendamente irreale. Gli animali parlanti potevano passare, ma le Bestie Codate? Quelle delle storie che si raccontavano ai ragazzini per farli andare a letto la sera, quelle delle serate passare davanti al caminetto, con la testa sotto alla coperta per fare più atmosfera, quelle delle leggende orali e dei miti stampati su libri polverosi ed ingialliti. Sembrava più assurdo ogni secondo che passava a pensarci. Eppure non poteva fare a meno di chiederselo se fossero davvero enormi come narravano i racconti, se fossero potenti anche solo la metà di quello che si diceva, se avessero realmente l’aspetto che si tramandava. Ma più di tutto si domandava come mai si fossero risvegliati e perché proprio in quel momento. Oh, era curioso. Certo che lo era. Ma come per tutte le cose che appaiono astruse e difficili da comprendere, per il momento non riusciva a provare quella paura e quel terrore intrinseco che, contrariamente, avrebbe dovuto sentirgli scuotere le viscere in profondità. Era inutile, non ci riusciva. E non credeva a quelle persone che dicevano che era un istinto primordiale degli uomini avere timore di quelle creature. Come si poteva avere timore di quelle che fino al giorno prima erano solo semplici storielle? Anche sapendo che non lo erano, proprio faticava a rendersi conto della cosa. Chissà, forse avrebbe dovuto sbatterci il naso prima. Fatto stava che, per adesso, parole dei Rospi e conferma silente di Fuyu compresa, quella sua conoscenza restava ancora del tutto fumosa e avvolta in una strana nebbia onirica, che non gli permetteva di inquadrarla come avrebbe dovuto.
Mandò giù l’ultimo sorso di tè, assottigliando gli occhi chiari e posando la tazza sul tavolo, mentre quei pensieri si mischiavano al desiderio impellente, ma purtroppo insoluto, di mettere fine a quella storia di ossessione e sangue. Il Chimico nominato dall’ANBU era probabilmente l’ultimo tassello di quel gruppo di criminali, ma considerato fosse stato anche l’unico a scamparla, lasciando gli altri dietro di sé senza alcuna remora, doveva anche essere l’unico fondamentale. Altri pazzi pronto a seguirlo ne avrebbe trovati di sicuro, quelli non mancavano mai, e presto o tardi ci sarebbe potuta essere un'altra Hatoma, magari approfittando proprio di quel momento di crisi in cui gli Shinobi erano chiamati a fronteggiare quell’imprevisto problema di disinfestazione.

In ogni caso non ci furono modi di approfondire la faccenda, né tanto meno Fuyu diede l’idea di poter dare qualche informazione in più sul medico a piede libero e Yu in ogni caso non ne avrebbe chieste. Aveva capito che già quanto detto era stato uno strappo alla regola, non gli sembrava il caso di insistere oltre in quella sede, anche perché il tempo a loro disposizione era scaduto. Allo scoccare delle nove, la porta dell’enorme stanzone si aprì. Quasi all’unisono, i capi dei presenti si voltarono verso la fonte del rumore, inquadrando il motivo della loro presenza lì. Endo Keizo venne scortato sulla pedana in legno, approntata per l’occasione, da due uomini tarchiati. Due “Nessuno” protetti da maschere bianche, senza decori o espressione alcuna. Sembravano degli spettri freddi armati di katana, se non fosse stato per il rimbombare dei loro passi sulle assi del piedistallo, mentre trascinavano il condannato al centro dello stesso. Se Yu non avesse avuto modo di sentire il suo odore schifoso, probabilmente non l’avrebbe nemmeno riconosciuto. Dire che fosse l’ombra dell’uomo che aveva visto all’ospedale di Hatoma, era dire poco. Endo Keizo era ridotto veramente male, ricoperto di ferite e sangue rappreso, con gli indumenti lacerati e logori come quelli dei ragazzini che il Rosso aveva visto nel Ragno, gli occhi spenti e incavati, accentuati da due occhiaie tumefatte che spiccavano come non mai sul volto affaticato. Un uomo distrutto, il cui aspetto lasciava facilmente immaginare le torture a cui era stato sottoposto dalla Squadra Speciale per farlo parlare, per piegarlo e annullarlo fino a renderlo quell’ameba zoppicante e rassegnata che non opponeva la benchè minima resistenza ai propri aguzzini.
Se gli faceva pena? Oh, no. No, nemmeno un po’. Dopo tutto quello che aveva fatto, quell’uomo non si sarebbe nemmeno meritato la grazia della morte, una tortura eterna sarebbe stata la condanna più adatta, ma Kiri non poteva certo permettersi di mantenere un simile individuo solo per affibbiargli la pena più giusta ai suoi reati…e poi era chiaro che il Rosso non fosse la persona più adatta a cui chiedere quale punizione sarebbe stata la migliore per Endo Keizo. Non dopo che, a causa del suo operato, suo fratello era rimasto rinchiuso in una cella puzzolente e lercia per più di due anni e sottoposto al terrore del prelievo. Non dopo che a Shi era stato maciullato mezzo corpo a causa di ciò che quel pazzo aveva creato. Per lui, quel vecchio, era un mostro peggiore di quello a cui lui stesso aveva dato vita, peggiore delle Bestie Codate che si aggiravano là fuori.
Si limitò ad osservarlo con disprezzo mal celato nello sguardo, seguendo il suo deambulare strascicato, quasi assaporando la sua difficoltà nel raggiungere il punto designato in cui venne fatto inginocchiare col capo chinato in avanti. Se ci fosse stato ancora un briciolo di coscienza in quel corpo dagli occhi spenti, Yu non lo sapeva…ma sperava proprio di sì. Meschinamente si augurava che ci fosse ancora un barlume di presenza a sé stesso in quell’ammasso di carne lacerata, solo perchè si rendesse conto che quelli erano i suoi ultimi attimi, che riuscisse a percepire fin nelle viscere la sensazione…la stessa che il Rosso aveva provato solo per qualche attimo fugace, ritrovandosi la falce di Hattori ad un soffio dal volto.
Non si stupì troppo quando rifiutò la possibilità di compiere quello che generalmente si definiva un “onorevole suicidio”, e lo diede ormai per spacciato quando, a quel suo gesto, uno degli energumeni della sua scorta sfoderò la propria katana, pronto a mettere la parola fine a quella vita che ne aveva fagocitate fin troppe.
Ma pareva che Fuyu non avesse intenzione di far procedere oltre l’esecuzione. La voce dell’ANBU rimbombò nel silenzio teso della stanza, imponendo al boia di fermare la propria mano.


Che cosa gli frulla in testa, adesso?

Gli occhi del Rosso, così come quelli di tutti i presenti, si posarono sulla figura dello Yuki. Con una sola parola, era riuscito a canalizzare l’attenzione dell’intera sala su di sé. Solamente Endo Keizo ancora non si azzardava ad alzare il capo, gli altri, chi più chi meno, erano in attesa. Sentimenti diversi si intrecciavano nella stanza adibita a patibolo. C’era curiosità, irritazione, indifferenza, noia, confusione, tutti rivolti verso l’ANBU che, con placida calma, se ne stava comodamente seduto sorseggiando il suo adorato tè, senza dire altro. Ma era chiaro ci fosse dell’altro, insomma…uno non fermava un’esecuzione per starsene bello che zitto senza dare alcuna spiegazione, giusto? Tanto più che Fuyu si stava tirando addosso l’odio di almeno la metà dei presenti, ma sembrava proprio non importargliene nulla, quasi pareva goderci nell’avere l’attenzione dei presenti puntata addosso. Ci furono lunghi secondi di silenzio palpabile, rotto solamente dall’impercettibile rumore dell’ANBU mentre sorseggiava il suo tè; questo almeno fino a quando anche Endo Keizo non alzò le proprie iridi ambrate da terra. Solo allora la voce autoritaria di Fuyu, rimbombò nuovamente tra le pareti della stanza dell’esecuzione, gelando Yu sul posto.

No…non lo ha detto sul serio. Si canzonò, salvo poi rendersi conto che parte degli sguardi che precedentemente erano incollati alla figura elegante dell’ANBU, ora erano puntati su di lui. Per lo più quelli dei Jonin, superiori con cui il Rosso aveva avuto a che fare per l’assegnazione delle missioni e simili. Cazzo, lo ha detto sul serio!

Cazzo, davvero. Lo aveva incastrato per bene con quell’ordine di fronte a tutti. Non avrebbe detto di no in ogni caso ad un superiore - almeno finchè l’ordine era sensato - ma in quel modo non avrebbe avuto proprio possibilità di replica. Per la prima volta, gli sguardi delle altre persone gli parvero bruciare sulla pelle. Ci era abituato ad essere fissato, con dei capelli del genere capitava praticamente ogni volta si avventurasse sulle vie più trafficate del Villaggio, ma in quella situazione l’attenzione dei presenti si fece pesante. Parecchi erano stupiti, altri indispettiti, e ben presto anche chi non sapeva chi fosse il Kyōmei Yūzora nominato da Fuyu, seguendo lo sguardo di chi invece lo conosceva riuscì ad inquadrarlo, tanto che presto fu sotto gli occhi di tutti. Un brusio fastidioso prese a increspare il silenzio, mentre il Rosso si chiedeva cosa avesse in mente l’ANBU, imponendogli quell’ordine.
Eseguire la sentenza. Avrebbe dovuto uccidere Endo Keizo con le proprie mani. Ed era…strano. Perché quella sarebbe stata la sua prima volta, la prima volta in cui si sarebbe macchiato della morte di qualcun altro, di conseguenza provava una sensazione inquietante di gelo nelle viscere, ma contemporaneamente non provava pena per quello stronzo. Aveva sempre pensato che, quando si fosse trovato costretto a compiere il suo primo omicidio, si sarebbe fatto mille problemi su sciocchezze circa il fatto di star derubando un figlio di suo padre e cose simili. Ma non stava succedendo. Probabilmente il coinvolgimento nella faccenda aveva il suo peso, così come il fatto che sia Shizuka che Takeshi non avrebbero pianto la perdita di quel tizio che li aveva sottoposti a esperimenti inumani, solo per la propria dannata ossessione. C’era solo quel gelo viscerale, una specie di indecisione o tentennamento…la consapevolezza di star per compiere un passo da cui non avrebbe potuto recedere. Incrociò lo sguardo con Endo Keizo, solo un istante, prima di rispondere.


Ryōkai.

Secco, deciso. D’altronde quello era un ordine, non c’era altro da dire. Le sue incertezze decadevano di fronte ad una disposizione diretta: andava fatto. Tant’è che si voltò un istante più tardi, dirigendosi a passo spedito verso la pedana in legno posta sul fondo della sala.
Sentì gli sguardi dei presenti seguirlo neanche fossero calamitati, ma la sua testa era troppo impegnata ad elaborare la cosa, per darvi il peso che vi aveva dato solo qualche istante prima.
L’idea che l’ANBU avesse programmato anche quella cosa era più che concreta, il solo punto interrogativo era il perché. Ormai Yu aveva imparato che difficilmente Fuyu faceva o diceva qualcosa tanto per fare, c’era sempre un motivo dietro alle sue decisioni, quindi doveva esserci anche in quell’occasione. Ma non lo trovava, non fino in fondo. Si rendeva conto di sfiorarlo, ma di non riuscire ad afferrarlo completamente ‘sta volta. Capiva che in qualche modo, lo Yuki lo stava mettendo alla prova, ma non ne comprendeva bene il motivo e non ebbe nemmeno abbastanza tempo per rimuginarci su come avrebbe voluto.
Arrivò alla pedana prima di quanto avesse creduto, il cuore leggermente accelerato mentre sceglieva un’arma dalla rastrelliera posta sul muro. Prese tempo, cercando di calmare i battiti e concentrarsi su qualcosa d’altro che non fosse l’odore del sangue di quell’uomo. C’erano un sacco di armi: katana, kusari-gama, naginata, alabarde, lance…davvero una bella scelta. Erano tutte piuttosto anonime, semplici e senza fronzoli, ma ben curate ed affilate. Alla fine scelse una naginata, la staccò dal supporto con un gesto risoluto, voltandosi verso il condannato per raggiungerlo in pochi passi.


Porca puttana, quanto sono fastidiosi…

Il brusio in sala non era cessato, anzi, se possibile era aumentato, probabilmente i presenti erano indispettiti non solo dall’allungarsi inaspettato dell’esecuzione, ma anche dal fatto che fosse stato un Neo Chunin come lui ad essere incaricato della cosa. E non da un uomo qualunque, ma da uno degli Shinobi più potenti di Kiri, sia per forza effettiva che per il rispetto e il timore che incuteva nei più. Generalmente uno come lui non avrebbe mai tenuto a mente il nome di un militante di rango inferiore come Yu.
Una volta in posizione, strinse più forte l’asta dell’arma, osservando l’uomo inginocchiato di fronte a lui, costretto nuovamente ad abbassare il capo da uno degli energumeni di prima. Fu inevitabile chiedersi se nelle condizioni in cui era fosse riuscito a riconoscerlo. Se nella concitazione di quel giorno ad Hatoma, fosse riuscito a scorgerlo tanto da identificarlo come lo stesso Shinobi di quella volta. Probabilmente non l’avrebbe mai saputo e, comunque, non era quello il momento per farsi domande tanto sciocche. Ormai non poteva più cincischiare troppo. Quel fastidioso gelo che gli si avvinghiava alle viscere non se n’era andato, così come la certezza di star per compiere un passo da cui non avrebbe potuto più fare ritorno…un passo che, in qualità di Shinobi, era stato preparato ad affrontare, ma che era del tutto differente una volta che ce lo si ritrovava di fronte. Non si trattava di Endo Keizo, di lui non gliene fregava proprio nulla, si trattava di sé stesso. Si rendeva conto che quanto stava per fare sarebbe stato importante per la sua maturazione come ninja…una specie di battesimo del fuoco. Da un certo punto di vista era un bene che fosse quello stronzo, non provava pena per lui, solo disgusto, avversione e disprezzo. Ripensando a tutto ciò che aveva combinato, sentiva i muscoli del braccio tendersi istintivamente, la mano stringersi sulla naginata e quel gelo dissiparsi in un tepore quasi tranquillizzante.
Sbattè l’asta dell’arma due volte sul piedistallo, producendo dei tonfi sordi e richiamando all’ordine per far cessare quel fastidioso brusio che brulicava in sala.


Endo Keizo, la voce graffiata del Rosso si alzò rimbombando nella sala sei stato dichiarato colpevole di Altro Tradimento nei confronti della Nebbia, cospirazione contro la stessa, omicidio, furto di Kekkei Genkai, vilipendio dello Yondaime Mizukage Ki Momochi, associazione a delinquere, rapimento, reclusione forzata e sperimentazione illegale. Ad ogni capo d’accusa, le immagini di quanto accaduto al ventunesimo piano dell’ospedale di quella cittadina insulare tornavano a presentarsi alla mente di Yu, facendogli acquisire sicurezza, decisione e una certa dose di freddezza. Gli occhi verdi ci fecero d’acciaio, mentre terminava la formula della sentenza. La condanna prescelta dalle Autorità di Kiri per i reati da te commessi, è la morte per decapitazione. Attese giusto qualche istante, perché le proprie parole attecchissero, non tanto negli spettatori, quanto piuttosto nel condannato, ma soprattutto in sé stesso. Quindi concluse…a modo suo.

Non hai diritto a delle ultime parole.

Non c’era proprio più modo di tirarsi indietro e, francamente, Yu nemmeno voleva. Da un certo punto di vista, trovava innegabilmente giusto che fosse lui a mettere fine a quella vita. La vita di un uomo che aveva concretizzato la propria ossessione sul sangue di un numero incalcolabile di ragazzini. La vita di colui che era stato la causa del rapimento, la reclusione e la mutilazione - per fortuna minima - di Kai. La vita di colui che aveva creato quella creatura fuori controllo che aveva ferito Shi.
No. Proprio non aveva remore.
A quel punto fu davvero un attimo, tanto da essere quasi insoddisfacente. La lama, sospinta dal braccio del Rosso, lacerò l’aria con un sibilo. Incontrò appena l’attrito con l’osso del collo di Endo Keizo, prima di passare oltre nelle carni, staccando di netto il capo dell’uomo dal resto del corpo. Il sangue schizzò, più sugli spettatori in prima fila che su Yu che si trovava lateralmente, ma qualche schizzo fetente lo raggiunse comunque. La testa dell’uomo, con un’espressione indecifrabile tra stupore e terrore fossilizzata in viso, rotolò per qualche spanna prima di fermarsi su di un’imperfezione del legno, mentre sotto il suo corpo andava a formarsi una pozza scarlatta e l’odore di ferro pizzicava le narici del Chunin. Con un gesto secco, Yu agitò la naginata per pulirla dal sangue rimasto sulla lama, prima di cercare con lo sguardo il superiore che gli aveva affibbiato quell’ordine. Curioso, comunque: era quasi stupito nel ritrovarsi pervaso da una calma inquietante, adrenalina in circolo a parte, pensava di stare molto peggio, invece…invece no. Aveva appena decapitato quel tizio e non provava nulla di particolare, se non quella sensazione - molto simile al post scopata in realtà. Chi lo sa, magari lo schifo e il rigetto sarebbero sopravvenuti più tardi, quando avesse elaborato la cosa. Dicevano che a botta calda non si sentisse nulla, infondo, ma stavolta il Rosso dubitava sarebbe successo…Che Fuyu lo volesse mettere alla prova o meno e per cosa, restava ancora un mezzo mistero agli occhi di Yu, ma una cosa l’aveva capita grazie all’ordine dell’ANBU.


Chiunque può essere un Demonio, non è così?
Basta usare la leva giusta.

 
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view post Posted on 8/9/2017, 21:16     +1   -1
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Al fendente seguì un rumore sordo, mentre il capo dilaniato dell'imputato rimbalzava sul pavimento ligneo del patibolo, fermandosi qualche centimetro più avanti. Il sangue sgorgava copioso dal sangue della vittima, filtrando persino attraverso le travi e inebriando il naso di chi si trovava lì per assistere ad una morte scenografica. Come aveva ben pensato il Rosso, Endo Keizo non meritava quell'attenzione, che la sua dipartita divenisse fonte di spettacolo per i ninja della Nebbia; chi aveva perso la vita o era stato mutilato per compiacere il suo ego non aveva ricevuto lo stesso trattamento, vedendo il proprio nome e la propria vita scomparire nell'ombra, nel tacito assenso di chi aveva preso parte a quello scempio. Dopo Ni e Hattori, anche il direttore aveva pagato per la folta rosa di crimini commessi nel cuore di Hatoma... solo il Chimico mancava all'appello, ma con il suo silenzio Fuyu no Yuki aveva fatto comprendere che, prima o poi, sarebbe arrivato anche il suo momento.

E proprio il manipolatore dei ghiacci rimase lì, dopo l'esecuzione. I suoi uomini avevano lasciato la sala, chi prima, chi dopo; la testa e il corpo dello scienziato erano stati portati via, affinché venissero bruciati e di lui non rimanesse altro che il ricordo nella memoria di Yūzora, Shi, Urako e dei ragazzi che per anni avevano marcito nel Ragno. Da quando la naginata aveva vibrato il corpo fatale, lo shinobi non si era mosso dalla sua postazione. Aveva continuato a sorseggiare il proprio tè, senza mai distogliere lo sguardo dal giovane, il quale non aveva esitato a concretizzare l'ordine che aveva ricevuto. Oh, la smorfia compiaciuta ed intrigata che si era dipinta sul volto dello Yuki era più loquace di mille parole. Alla fine, anch'egli si rimise in piedi, avvicinandosi al Rosso.

- Quando sarai pronto, vieni a cercarmi.

Non avrebbe aggiunto altro. Yu l'avrebbe visto abbandonare la stanza, lasciandolo solo a contemplare quelle ultime parole, misteriose quanto cariche di significato. Il neo chunin non era uno stupido, aveva compreso immediatamente che dietro l'ordine che aveva eseguito doveva necessariamente celarsi qualcosa di più grande. Fuyu no Yuki non era uno sprovveduto, né un perditempo. Con quel colpo di scena, aveva dato dimostrazione di un palese desiderio: mettere alla prova il Rosso, tastare con mano fino a che punto potesse arrivare la sua risolutezza. Quell'ultimo messaggio, però, era stato glaciale. La voce del jonin l'avrebbe probabilmente accompagnato in molti dei pensieri che avrebbe coltivato nei giorni seguenti. In quel caos, con il mondo messo sottosopra da bruschi cambi di governo e dalla concreta minaccia delle Bestie Codate, i suoi occhi plumbei riuscivano a rimanere lungimiranti.

 
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view post Posted on 10/9/2017, 16:00     +1   -1
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Finì tutto in meno tempo di quando non fosse iniziato. Mentre Yu riponeva la naginata sulla rastrelliera, conscio che più tardi gli inservienti sarebbero passati a ripulire la lama, trattandola in modo che non si rovinasse, i due Spettri si occuparono di trascinare fuori il corpo di Endo Keizo e la sua testa. Dove le sue membra avevano giaciuto per così pochi istanti, si era formata una chiazza di sangue, mezzo assorbita dal legno e mezzo filtrata sotto la pedana attraverso le fessure tra le assi. Chiazza che sarebbe diventata una scia se uno dei due energumeni non si fosse caricato il cadavere in spalla, con come risultante una traccia di goccioline che seguivano i suoi ampi passi, pari pari. Era chiaro che fine avrebbero fatto le spoglie di quello stronzo: bruciate, incenerite, annullate totalmente. Di Endo Keizo non sarebbe rimasta nessuna traccia, se non il ricordo in chi vi aveva avuto a che fare…e questo era fin troppo per uno come lui. Con quell’esecuzione, aveva avuto una visibilità di cui le sue vittime erano state private. Ragazzini orfani, merce comoda, dei Nessuno nati e vissuti nel nulla, per poi essere finiti nel nulla. Era per quello che non gli aveva dato l’opportunità di pronunciare le sue ultime parole. Per quanto riguardava il Rosso, Endo Keizo aveva blaterato abbastanza mentre erano in missione. Dargli modo di dire qualcosa prima della sua morte? Oh, anche no, d’altronde lui di certo non aveva usato tale accortezza con i suoi prigionieri, quindi perché non rendere il favore? Ciò che restava di lui nei ricordi di chi aveva preso parte all’operazione, era già un privilegio che quell’essere abbietto non meritava. Potendo, Yu se ne sarebbe liberato solo per sprezzo nei suoi confronti, ma…quella storia non era ancora conclusa. Hattori, Ni e ora Endo Keizo erano stati eliminati. Ma per mettere davvero la parola fine a quella storia di morte e sangue, serviva che anche quel tale, il Chimico, facesse la stessa fine, e chiunque fosse riuscito a raccogliere attorno a sé. Perché era chiaro. Non era possibile per il momento chiudere il cerchio, ma prima o poi sì. Prima o poi anche il medico che aveva messo in atto quegli esperimenti inumani avrebbe subito il giudizio delle Nebbia. Era solo questione di tempo. Lo aveva capito, Yu, parlando con Fuyu poco prima. L’ANBU non avrebbe lasciato correre: quel suo silenzio era stato più loquace di mille parole.
Lo stesso silenzio che calò in sala, non appena tutti i presenti all’esecuzione furono usciti. Pareva proprio che nessuno volesse dare troppa importanza a quello stronzo, perché tutti, chi più rapidamente di altri, una volta che fu vibrato il colpo iniziarono a sciamare via borbottando tra loro. Ma proprio tutti tutti, anche gli uomini dello Yuki che sostavano attorno al suo tavolo. Alla fine rimasero solamente loro due: Fuyu e Yu. L’uno tranquillamente accomodato a sorseggiare il suo tè, l’altro sulla pedana, appoggiato al muro di fianco alla rastrelliera delle armi. Il Rosso non se n’era ancora andato perché era stato inchiodato dallo sguardo plumbeo dell’ANBU. Da quando gli aveva rivolto quell’occhiata dopo aver calato la naginata sul collo di Endo Keizo, lo Yuki non aveva più distolto lo sguardo da lui…e Yu si era sentito come se, prima di andarsene, avesse dovuto attendere una sua parola.
Oh, era soddisfatto. Anche se erano distanti e la tazza copriva parte del volto del superiore, il Chunin riuscì a capirlo questo. Gli occhi grigi di Fuyu erano piegati in un’espressione arguta, come se vedessero qualcosa che lo sguardo del Rosso ancora non riusciva a scorgere e se ne compiacesse. Cosa? Ah, questo era come vincere alla lotteria di capodanno visto che Yu ancora non aveva afferrato appieno il significato di quella prova a cui era stato sottoposto.


A volte mi piacerebbe dare un’occhiata a cosa frulla in testa alle persone.
…Soprattutto a certe.


Comunque, una volta terminata la tazza del suo amato tè, anche Fuyu si rimise in piedi, avvicinandosi a Yu. Il ragazzo si sarebbe immaginato di tutto a quel punto, davvero di tutto, meno che le parole sibilline che gli vennero rivolte. Sapete, per quanto durante quell’ultimo periodo avesse avuto modo di vedere diverse sfumature dello Yuki, da qualche parte il Rosso, pessimisticamente, credeva che, alla fine, sarebbe terminato tutto lì. Anche se c’era ancora il Chimico da cacciare e quindi una probabilità di essere nuovamente coinvolto in quella faccenda - come di fatto desiderava, anche se non lo aveva espresso a parole - e avere a che fare con l’ANBU, c’era sempre quella piccola parte autodifensiva della sua coscienza che gli sussurrava di non sperarci troppo, perché altrimenti ci sarebbe rimasto male. Che, se in quell’ultimo periodo ci aveva avuto così tanto a che fare, era solo perché serviva. Che quelli come lui, non tenevano a mente il nome degli Shinobi di rango inferiore troppo a lungo.
Non sapeva bene neanche lui perché ci tenesse così tanto. Forse perché era stato il primo adulto ad aver fatto qualcosa di concreto per lui, forse perché senza rendersene conto lo aveva scelto come obiettivo, forse per qualcosa che ancora nemmeno capiva. Fatto stava che sì, gli sarebbe dispiaciuto che finisse tutto lì. E ancora una volta era stato Fuyu a dissipare quei pensieri scettici, in poche semplici parole. Aveva aspettato che tutti fossero usciti per farlo, non c’era motivo di pensare che in quell’invito - o ordine? - ci fossero dei costrutti, delle maschere. Per quanto non fosse per nulla chiaro a Yu a cosa avrebbe dovuto essere pronto e come fare a capire di esserlo, quella frase gli suonò tanto come un
“Ti aspetto”. Glaciale eppure bruciante, tanto che quelle parole gli si incisero nella memoria con lo stesso ineluttabile tocco del fuoco.

Ryōkai…

Rispose ancora confuso, mentre, da qualche parte dentro di lui, uno Yu meno pensieroso faceva letteralmente una capriola. Oh, non aveva la benchè minima idea a che cosa si stesse riferendo Fuyu, ma da quel poco che aveva imparato di lui in quel periodo, poteva dire a mani basse che, al momento giusto, probabilmente lo avrebbe capito. Questo chiaramente non significava che non si sarebbe arrovellato per cercare una risposta da sé - anche se al momento era impossibile - significava solo che, se anche non avesse trovato la risposta immediatamente, sapeva di poter contare su un materasso per la caduta. Anche in quel momento, mentre l’ANBU abbandonava la stanza, e sul viso del Rosso l’espressione allibita andava via via sparendo per lasciare spazio a un sorriso soddisfatto, le parole dello Yuki rimbombavano senza sosta nella sua mente, nella loro gelida risolutezza. Ancora una volta, lo sguardo plumbeo di Fuyu no Yuki aveva guardato molto più lontano del suo, vedendo chissà che cosa. Perché era ovvio che quell’invito non fosse stato fatto a caso. E non si trattava di mancanza di modestia da parte del giovane, semplicemente l’ANBU non faceva mai nulla che non avesse uno scopo preciso, su questo Yu avrebbe scommesso la sua intera casa rimessa a nuovo. Tutto stava solo nel capire qualche fosse il momento previsto dal superiore…perché per il resto, non c’era proprio alcun dubbio che il Neo Chunin l’avrebbe cercato. Soprattutto dopo che era stato proprio l’ANBU a dirglielo.
Parecchi sostenevano che avere un punto di riferimento fosse importante. Ebbene il Rosso era davvero felice che il suo fosse Fuyu, perché in tutto quel caos che stava accadendo, sembrava essere l’unica colonna immutabile nel tempo.
Scese con un balzello dalla pedana, pronto a lasciare anche lui quella stanza pregna dell’odore del sangue di Endo Keizo, ma si fermò scorgendo il proprio riflesso nel vetro della porta d’ingresso. Aveva il volto screziato da gocce scarlatte e anche i suoi abiti erano sporchi, ma di quelli gli importava meno. Si passò l’avanbraccio fasciato dalle bende di contenimento a pulire i residui dell’esecuzione dal viso. Storse un po’ il naso, l’odore ce l’aveva ancora addosso, ma nulla che una buona doccia non avrebbe potuto levare. Fu rivolgendo un ultimo pensiero allo Yuki che uscì dal Palazzo del Mizukage, immergendosi nelle vie nebbiose del Villaggio. Cosa sarebbe accaduto da lì in avanti era avvolto dalla foschia proprio come le strade di Kiri, tuttavia, adesso, al di là di quella fitta bruma, Yu vedeva chiaramente un primo punto d’arrivo. Non ne conosceva né i tempi, né i termini, né tanto meno le condizioni, ma sarebbe stato lì che avrebbe mirato. E ci sarebbe arrivato. A tutti i costi.

 
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