Nell'antro dell'Erba di montagna, Role libera per DatGuy, Ushigaroshi e Saeh

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 28/8/2017, 23:55     +1   -1
Avatar

K U M O W A V E

Group:
Member
Posts:
245

Status:


CITAZIONE
26 Giugno 248 DN


Da quando era diventato Genin il giovane Akira si stava impegnando molto nella sua attività, notte e giorno era sempre concentrato. Non distoglieva gli occhi dal suo bersaglio ultimo: suonare brani sempre più complessi e migliorare il timbro con il suo flautofono. Questo di sicuro all'insaputa del padre che lo credeva impegnato giornalmente in allenamenti, tanto era sempre via, come avrebbe mai potuto controllare la veridicità delle bugie di Akira. Il primogenito non era mai a casa, la sorella maggiore assecondava il fratellino e i gemelli più piccoli venivano pagati 2 ryo al giorno ciascuno per mantenere il silenzio. La madre però non era corruttibile.
Lei certo lo aveva sempre assecondato in tutto, ma ad ogni cosa c'è un limite. Alcuni comportamenti agitano anche la più accondiscendente delle genitrici.

Per la quinta volta questa settimana: ti ho detto puliscila e metti in ordine Urlò Midori
Ho detto no, sono impegnato replicò il figlio
Ti ho detto puliscila e metti in ordine o tuo padre saprà che stai facendo lo sfaticato da quasi un mese I due tacettero per qualche secondo, quando il giovane rispose in conclusione:
Ho detto sì, sono libero e lo farò ora

*cazzo...* pensò tra sè e sè

Con la scopa in mano e il panno in tasca, il genin si arrese alle pressioni più che giustificate della madre, cominciò finalmente a mettere in ordine la propria camera. Inguardabile, piatti vuoti sulla scrivania che coprivano gran parte delle carte e spartiti. Vestiti in ogni angolo tranne che nel cesto dei panni sporchi,
le lenzuola da cambiare da chissà quanti mesi e incrostate di...ok no questo non posso leggerlo...ed infine la polvere sopra ogni oggetto, addirittura tra i capelli di Akira.
Il giovane era lì sopra quel pavimento nel mezzo della stanza che non sapeva nemmeno da dove cominciare, tanto era il lavoro. Era crucciato in volto, voleva soltanto fare gli esercizi mattutini con il flautofono e poi continuare con le improvvisazioni sulle melodie che scriveva, sullo studio dei pezzi virtuosi fino a quando non arrivava l'ora in cui il padre rientrava in casa.

CITAZIONE
-18.10 Gennosuke si incammina verso casa, Akira chiude il sassofono nella custodia.

-18.12 Gennosuke si ferma a prendere della carne in macelleria che la moglie cucinerà per cena, Akira prepara dei calzini precedentemente usati e puzzolenti dentro le scarpe per far credere che abbia corso un sacco

-18.20 Dal macellaio è il turno di Gennosuke che in base all'umore sceglie la bestia a lui più gradita, Akira prende della terra da un sacchetto che tiene nascosto in camera e lascia qualche impronta in entrata sporcando la scarpa

-18.27 Gennosuke è vicino a casa, Akira sparpaglia qualche Kunai per la stanza e butta qualche altro vestito sporco in giro

-18.30 Gennosuke entra in casa, Akira si butta nella vasca da bagno facendo credere al padre appena rientrato che è tornato da poco ed è sudato e puzzolente per l'allenamento intenso

Ma era ancora mattino e doveva pulirla in qualche modo. "Meno cavolate e più azione" si convinse di ciò dopo circa trenta minuti che fissava a vuoto il pavimento in piedi. Pulì ogni soprammobile e ogni oggetto, scopò il pavimento da cima fondo, cambiò le lenzuola al letto, gettò a lavare i vestiti. Questo in due ore, facendo almeno quaranta minuti di pausa totali a fissare il nulla.
Sulla scrivania c'erano ancora vari spartiti in disordine, ma l'occhio cadde su un brano in particolare. Op.46 in Si Minore dell'opera massima di Guriegu Edubarudo, pseudonimo di un grande compositore del paese del fulmine del 100 D.N. circa.
Non c'era niente di particolare in quella melodia per i fiati, ma qualcosa lo attirava, non era così infondo sulla pila, vuol dire che recentemente l'aveva suonata, ma perchè...per... *Oh cazzo...Manekko...merda che cazzo ho fatto*
Oh già, quel villaggio.
Il Genin stava ricordando qualcosa, una serata, un villaggio disperso e tre aspiranti ninja. Ora ve lo racconterò...

CITAZIONE
7 Marzo 248 D.N.

Mancavano pochi mesi all'esame Genin, Akira aveva da poco finito gli studi all'accademia. La pressione era altissima, a breve sarebbe stato il momento della verità, il terzo genito era pronto o no? Il padre aveva seri dubbi, nonostante l'allenamento con il nonno fu molto efficace qualcosa nella sua mente non andava. Aveva il potere e le capacità per vincere, ma il suo comportamento così lunatico rischiava di mandare il tutto a rotoli.
Junnosuke in quel periodo stava dando qualche lezione sul combattimento fisico al fratello, ma arrogante e spietato com'era ci volle poco prima che il flautofonista si stancasse delle continue ferite e percosse, alcune delle quali lo limitavano nelle brevi sessioni serali con lo strumento che poteva permettersi.
Non stava affatto bene, era sempre arrabbiato e litigava in ogni momento buono con il padre, tant'è che pensò di abbandonare nuovamente la casa scappando chissà dove e rinunciando per la terza volta al tentativo di prendere il coprifronte.
Midori e Gennosuke litigarono quella notte, la prima non sopportava che il figlio si riducesse in quegli stati patetici per via di un allenamento fisico assurdo e completamente inutile viste le sue abilità di ninja; ma il padre dall'altra parte sosteneva che la sua mente potesse reggere solo in un corpo sano.
Tutte quelle ferite sul corpo lo facevano sembrare più martoriato che in salute.
I due giunsero ad una soluzione, Akira doveva tornare dal nonno e finire il suo allenamento fino a due giorni prima dell'esame.
Questa soluzione era una manna dal cielo per il giovane. Gli piaceva allenarsi col nonno, invece quello con il primo genito era quanto mai odioso. La mattina successiva fece i bagagli e partì, facendo la boccaccia a quel bastardo di Junnosuke. Non rispose alle provocazioni, trovava patetica la remissione e il carattere sfaticato del fratellino, ma anche lui riconosceva che quelle prove fisiche erano inutili per quel ragazzo secco e debole.

Dopo qualche ora di camminata raggiunse le praterie ai piedi di Kumo e l'aria divenne molto leggera. Lontano dai suoi genitori e dai fratelli si sentiva libero e a suo agio. Passeggiare per quelle praterie con il flautofono in mano era diventata un'abitudine, le strade erano spesso deserte e qualche raro passante poteva udire quelle note strane dello strumento deformato. Quel pomeriggio dopo pranzo Akira suonò per molte ore sotto un albero, qualche passante si fermava e lasciava un pezzo di cibo, dell'acqua e se andava meglio dei Ryo. Malconcio com'era sembrava affamato di cibo più che di denari, gli capitava spesso.
Ma quando stava per arrivare il tramonto...
*Cosa? è già così tardi! Merda*

Girare di notte avvicinandosi alla casa del nonno, non era mai sicuro, viandanti furfanti, bestie selvagge e il mai intonato canto degli animali sugli alberi.
Sarà stata la fretta o la disattenzione continua di Akira, ma arrivò al villaggio sbagliato, ma non era poi così distante dai..

*Ma sono a Manekko, sono lontassimo ed è già notte...*

Ero sarcastico.

Ora era abbandonato a se stesso, affamato e preoccupato. Cosa avrebbe potuto fare se non cercare la locanda più vicina per chiedere un letto e del cibo? Beh niente, non lo fece, non cercò cibo o un rifugio, ma semplicemente si distese a terra sotto il cartello e cominciò a fischiettare un motivetto, il tutto senza un motivo valido, ma in quel momento di stress si sentiva molto vicino alla terra.
Talmente vicino che cominciò a scavare un buco per passarci la notte.

Mi nutrirò delle radici che passano sottoterra, non spenderò mai i miei ryo per delle locande del genere

Non sapeva come fosse la locanda, ma il nonno gli raccontò sempre che a Manekko tutti odiavano i musicisti che non suonassero musica Folk. Quanto odio nel folk per Akira. Ma questa era una menzogna, Manekko era famosa per i bordelli e i locali dove si giocasse d'azzardo e si bevesse fino al coma etilico,
il vecchio cercava semplicemente di tenerlo in guardia dai pericoli dei vizi per un ninja.

Ma quella non sarebbe stata una notte normale e senza vizi...


Edited by ¾DatGuy - 8/9/2017, 01:30
 
Top
Saeh †
view post Posted on 30/8/2017, 10:00     +1   -1





Tornare tra le quattro mura domestiche aveva un sapore sempre dolce, quando susseguiva giornate costellate da allenamenti, sangue e sudore. Non aveva avuto modo di riforgiare la sua Unmei, non ancora, ritrovandosi ad allenarsi con una spada priva della propria lama e dimezzata nella sua già ridotta grandezza.
Pioveva, sebbene fosse piena estate, ma oramai aveva fatto abitudine al clima e alle temperature umide del paese che le aveva permesso di ricominciare la sua vita. Lenti passi dissipavano la bruma, ma non il sempre presente odor di ferodo, che stuzzicava le narici con la sua delicata, e pungente, essenza. Pozzanghere vi si erano formate al suolo, alcune superficiali, altre vistose e profonde, per quanto una pozzanghera potesse esserlo. Giunse dinanzi il portone in mogano, lasciando che le proprie mani scattassero verso la parte anteriore del corpo, in modo da prendere le chiavi di casa. Era stanca, provata da un allenamento durato più di cinque ore e che aveva messo a dura prova la sua resistenza fisica, che di suo non era eccezionale, non quanto lo fosse in un passato che la sua mente aveva oramai escluso ed archiviato in una qualche cartella posta nei meandri della sua memoria, sicuramente dimezzata da quella barriera marmorea che continuava a vedere nei suoi frequenti incubi.

E se gli dei me la mandano buona, anche questa è andata.

Era andata davvero, la giornata. Chiuse la porta alle proprie spalle nel silenzio in cui l’aveva aperta, dirigendosi senza perdersi in chiacchiere al piano superiore, ove avrebbe trovato il suo amato bagno. Un saluto fu rivolto alla vecchia Aiko, prima che s’avventurasse in fretta e furia verso la rampa di scale, che salì con premura, quasi stesse gareggiando contro un’eventuale rivale. “Mi sei mancata, oh mia amata” poco ci mancava che non si lasciasse cadere in un abbraccio a quella vasca, ch’era attualmente il suo unico ed insostituibile amore. Lasciò che i vestiti scivolassero lungo il suo corpo, per poi incontrare il freddo pavimento. Si mosse verso lo specchio, ove ritrovò puntualmente la sua immagine riflessa: occhi stanchi, labbra lievemente screpolate e capelli legati in una coda sfatta. Era stanca ed era innegabile. “Stanca”.

« Sei cresciuta, in questi anni.

Hai mutato i lineamenti del tuo viso.

Sei diventata donna.

Una kunoichi.

Ti alleni come fosse l’unico motivo per cui vivi, cerchi il fuoco che arde come te, che ti dà quel senso di famigliarità che non riesci a riscontrare in nessun’altra cosa, eccezion fatta per quella lama. Rotta, esattamente come te. Ricordi ancora quella guerra? ‘La guerra del mio cuore’, così la denominasti. Cavalcavi un cavallo bianco, impugnavi una spada che valeva probabilmente più di qualsiasi altra cosa possedessi. E guidavi della gente, la tua gente. La stessa di cui adesso non ricordi il volto, la stessa che ti amava e che ti acclamava quella notte, in quella loggia. Ricordi il motivo? No, non lo ricordo neanch’io. Hai ucciso, hai decapitato un uomo con la stessa furia con cui si decapita un maiale. Lo hai fatto senza ricadere in rimpianti, ma perché? Perché ricordare quelle immagini senza conoscerne il significato? Sei patetica, quando parli di valori e onore. Sai di esserlo, ma non puoi rinunciarvi. Chi eri, Jiso’o Yumin’? Perché vivi? »


Il vapore dell’acqua calda s’espanse per la stanza, dissolvendosi nell’aria. S’immerse in quella calda fonte di piacere.

Un attimo di silenzio, gli occhi fissi nel vuoto.

Un brivido.

Poi capì.

« La verità è che tieni alla pellaccia più di quanto tu tenga ai tuoi valori. »

[…]

Terminato il monologo, il bagno e la cena, il suo umore era tornato stabile e al contempo vacillante, come dei piedi che penzolano nel vuoto. Era notte inoltrata oramai, e il villaggio s’era spento, ma non il cielo. Era vivida più che mai, la luna, adornata da quelle scaglie bianche quali le stelle, il tutto contornato dallo sfondo blu del cielo oscurato. Decise di sedere in giardino, di portare con sé il piacere dell’erba e il vizio del fumo. Portò la cartina alle labbra, che umidificò, a scopo di utilizzare la saliva come collante. Infine accese quel ceppo e lasciò che il fumo la trasportasse verso mondi migliori, verso ricordi che ancora possedesse.

Volò così a Manekko, in una serata di quattro mesi prima. Aveva chiesto il permesso di allontanarsi per due paia di giorni dalla Nebbia, che le fu concesso. Aveva raggiunto quindi quel bizzarro paesino, nel paese del fulmine, carica della sua amica di viaggio.

“Qualcuno li chiama ronin, io mi definirei ‘barbona dall’erba buona’”.

Aveva bevuto in una taverna.

Aveva soppresso la fame con vino e fumo.

Era assonnata e appollaiata ad un albero, in collina, di fianco le porte del villaggio, avvolta da un’eterea cortina e con l’erba tra le mani.

Cosa sarebbe mai potuto andare storto?

“No infatti, cosa potrebbe esserci di meglio?”





Catafratta sempre e comunque.
Con erba intendo qualcosa di generico, non quella a cui siamo abituati noi, poiché non so quanto possa figurare con l'ambientazione. Tempo fa accennai qualcosa sui barboni di wa e secondo un narratore è okay stare sul generico. Gli effetti so quelli però, nse scappa. :sisi:


Edited by Saeh † - 30/8/2017, 11:18
 
Top
Ushigaroshi
view post Posted on 31/8/2017, 22:40     +1   -1




Kyu non stava più nella pelle. Quello per lui era un giorno speciale e lo dimostrava la sua routine: Non solo si era alzato all'alba, ma aveva anche pulito la sua stanza, finito di cucire un vestito, già fatto colazione, lavato, vestito e truccato alla solita maniera. Tutta quella agitazione era dovuta ad una sola cosa.

Oggi esce la nuova Cola lemon, oggi esce la nuova Cola lemon, oggiescelacolalemon

Proprio così, il motivo dell'eccitazione dello studente era una nuova variante della sua bibita. Vi erano stati parecchi annunci in quei giorni e Kyu ad ognuno di essi aveva iniziato a sbavare sempre più, sempre più. Arrivato alla mattina fatidica, quello che prima era conosciuto come Kyu Yuzu ora era un concentrato di iper-attività ed emozione.

Quando le lancette dell'orologio si adagiarono sulle 16.00, orario designato per la messa in vendita, il giovane schizzò fuori di casa come una scheggia. Nemmeno perse il tempo di aprire la porta, ma saltò fuori dalla finestra ed arrivò direttamente in strada, spaventando un gruppo di religiosi del culto della montagna.


Che le vostre cime siano sempre bianche e le voragini scoscese

Disse il ragazzo prima di scattare verso il mercato. La sua gioia presto si tramutò in dubbio e poi in disperazione: giunto sul loco aveva cercato in ogni angolo, ma nulla, nessuna traccia della famosa cola.

Preso dallo sconforto Kyu guardò di nuovo il volantino e notò una piccola postilla in fondo alla pagina.


CITAZIONE
* anteprima valida solo per il villaggio di Mannekko.





<b>Il colakaze scattò con tutta la sua potenza, correndo fuori dal villaggio,
la sua corsa durò tanto, ma tanto... arrivando dopo un po' a Mannekko e riuscendo a comprare finalmente la cola Lemon.

Finalmente il ninja di Kumo portò a tanto agognata bevanda alla bocca, gustandosela come se fosse ambrosia. Poi, tranquillamente, con tutta la calma del mondo, le forze iniziarono ad abbandonare il suo corpo, iniziò quindi a ciondolare e andò a sbattere contro un albero, per poi finire l'opera cadendo dentro ad una buca, su qualcosa di insolitamente morbido.
Ma oramai il futuro genin era già nel mondo dei sogni.

//finalmente ce l'ho fatta//

Edited by Ushigaroshi - 1/9/2017, 00:04
 
Top
view post Posted on 1/9/2017, 16:22     +1   -1
Avatar

K U M O W A V E

Group:
Member
Posts:
245

Status:


Il buco era pronto, Akira era stato veloce, aveva utilizzato talmente tanto chakra per scavare che le sue mani non sembravano neanche sporche. Decisamente utile sprecare così tanto chakra solo per avere le mani pulite.

*E non sai quanto ci ho impiegato per imparare a farlo*

Non è importante da sapere.

Il giovane era dentro il buco e al riparo da tutto il malessere circostante, eppure mentre se ne stava raggomitolato e guardingo, sentiva solo le chiacchiere e le risate spensierate della gente, dolci profumi di prelibatezze rurali, musica per niente folk e canti a squarciagola. Sembrava tutto così accogliente, non come quello schifo di centimetri di terra nella quale cercava di addormentarsi.
I minuti passavano e il giovane non faceva altro che pensare come sarebbe dovuto già essere dal nonno da ore ormai, chissà se era preoccupato, ma lo studente non stava pensando in realtà a questo, e neanche ai vermi della terra che scappavano minuto dopo minuto, ma al senso che quel rifugio rappresentava per lui.
Tutta la vita se la sentiva come una serie di grossi buchi dove nascondersi, per lui era così, non c'era modo migliore per risolvere i suoi problemi, non voleva diventare ninja? bene ecco un buco, il sassofono, non voleva stare a casa? ecco un buco, il nonno, non voleva affrontare il pericolo di contadini rozzi e dal pugno facile? ecco un buco, un buco.
Stava cambiando, stava cominciando a capire che poteva anche combattere con l'arte, lui era un artista, poteva farcela. Se voleva essere rispettato dalla famiglia doveva combattere, se voleva diventare forte aveva solo da ascoltare e fidarsi del suo sensei, e se aveva fame doveva solo sfondare la porta di quella cavolo di taverna.
*Ehi, hai ragione*

Uscì da quel buco, con un semplice balzo, molto elegante quanto funzionale, e finalmente potè resprare l'aria da una nuova prospettiva.
Ma tu chi sei? Disse lo studente stupefatto mentre guardava in faccia un giovane dalla pelle scura con il volto bianco. Ondeggiava, aveva gli occhi chiusi, i suoi vestiti erano molto eleganti, che fosse un nobile...un nobile, forse un comico, non era questa la domanda principale, ma come fosse possibile che non si era nemmeno accorto di essere caduto dentro il buco di faccia trascinando con sè lo studente.
Come prima cosa Akira tocco la sacca doveva teneva il flautofono per vedere se era ancora intatto, lo era, meno male. Come seconda cosa, trascinò fuori il ragazzo da quel buco.
Era svenuto, sembrava morto da quanto pallido era. Ah no era del trucco giusto. La fortuna vuole che in ogni accademia, ogni ninja veniva addestrato al primo soccorso in caso di infortuni di un civile
*no, ho saltato quella lezione, un cane fuori dalla classe abbaiava una melodia così bella*

Allora non fissarlo come un pesce e cerca aiuto deficiente.
Hey qui c'è un nobile...forse, un clown o un essere umano svenuto, qualcuno ha...oh ma il velluto di questa giacca è così liscio, produce un rumore davvero piacevole al tatto..
Non finì la frase che sì dimenticò completamente di quello che stava facendo e passò tutto il tempo a giocare con le maniche della giacca del ragazzo. Con tanto ardore con cui stava passando le dita fra la seta, si stava persino dimenticando che sotto quella giacca un cuore stava battendo.
 
Top
Saeh †
view post Posted on 12/9/2017, 09:01     +1   -1





Se le avessero chiesto di disegnare su tela la serenità, probabilmente si sarebbe limitata ad una piccola cortina d’etereo fumo e ad un verde prato. Un prato costellato da foglie a tre punte, verde come l’invidia di chi mai sarebbe potuto affogare in quel dolce e delicato piacere. Il cielo cominciava a fare da sfondo a tutto quel mix di emozioni, provocate dalla semplice e delicata essenza del contenuto di quella trasparente cartina. Mai erano meccanici quei movimenti che portavano la liscia carta alle labbra, mai era ingombrante quel fumo che, a distanza di anni, non aveva ancora imparato a non farlo andare negli occhi. Osservò la luna, ancora una volta, notando che i suoi raggi avorio parevano adesso ‘allungati’, quasi vogliosi di raggiungerla e portarla per mano nell’etereo mondo dei sogni. O forse era semplicemente così fatta che persino l’albero su cui poggiava sembrava sorridere.

“Che poi porca puttana, che fa un albero un intero giorno? Che cazzo si ride? La droga fa male. Davvero male.”

E lei era l’esempio lampante dei danni che il fumo derivante da quel verde potesse risultare dannoso. Forse più di quanto realmente pensasse, o forse non era nemmeno il caso di farsi i complessi. Con un po’ di forza di gambe si alzò, intenta a fare due passi e cercare magari un posto ove riposare qualche ora, in attesa che il lucente sole sostituisse la misteriosa luce. Ma qualcosa, anzi, qualcuno, la fermò. Una voce virile, che non cadeva nel basso timbro dell’adulto né s’alzava all’acuto di una voce bianca. Un ragazzo, che sembrava chiedere...aiuto? Mugugnava qualcosa, a lei incomprensibile. La gioventù? Può darsi, ma voleva scoprire cosa fosse accaduto e, se ci fosse stato qualcosa d’interessante, se fosse riuscita ad infiltrarsi. Seguì così la voce e l’immagine che le si parò davanti risutò piuttosto ambigua.

“Molto ambigua”.

“Ma cosa cazzo stanno facendo poi?”

“Ma lui è vivo o è morto?”

“Chiamo un medico o la polizia?”

“No asp- non è possibile. Non ci credo. Non può esse...”

« Necrofilo! Giù le mani o t’ammazzo. »

Estrasse un kunai, per poi constare che, effettivamente, il tizio stava solo giocando con la giacca del ragazzo di colore.

Ma che problemi aveva? Più dei suoi, sicuramente, ed era pure fatta. Bel traguardo, notevole davvero.

« Ma sto tizio è vivo, morto o? »

Pronunciò quelle parole avvicinandosi, lasciando che i capelli ed il kimono ondulassero ancora una volta al ritmo del vento. Arricciò le carnose labbra, cercando di avvicinarsi al ragazzo svenuto quel che bastava per poter sentire il freddo o il caldo del suo corpo. Onestamente? Non aveva proprio voglia di portare un morto in spalla.





Ragazzi miei, chiedo perdono per il post scrauso e il ritardo.


Edited by Saeh † - 6/10/2017, 11:18
 
Top
Ushigaroshi
view post Posted on 12/9/2017, 20:44     +1   -1




Kyu era in un posto bellissimo, il cielo era blu, gli uccellini cantavano, e le bollicine della vasca ad idromassaggio erano perfette. Il ragazzo si stava godendo un normalissimo bagno in giardino, fatta eccezione per due cose: la prima era che la vasca era riempita di cola, mentre la seconda cosa era che lui non possedeva una vasca ad idromassaggio.

Ben presto però le bolle aumentarono sempre di più, Kyu spaesato si guardò intorno, cercando la maniglia per ridurre la potenza della bolle, ma non solo no la trovò, ma la pressione dell'acqua aumentò ancora ed ancora. Kyu la sentiva sulla sua pelle, come mani che lo tenevano. Cercava di gridare aiuto, ma nessuna parola fuoriusciva dalla sua gola.

Intanto le mani iniziarono a trascinarlo verso il basso, facendolo sprofondare sotto la cola, il giovane non poté fare altro che...


Waaah

...svegliarsi. la vista che apparve ai suoi occhi non se la sarebbe mai aspettata, a pochi centimetri dal suo naso stava una bellissima ragazza dai capelli corvini ed una macchia su entrambe le labbra. Lui invece doveva essere disteso a terra, perché vedeva tutto orizzontalmente. Muovendo un po' la testa poté vedere un ragazzo in piedi vicino a loro. Il che portò Kyu a valutare due opzioni.

O questi mi hanno fatto svenire e stavano per asportarmi un organo, ma non vedo oggetti taglienti o.... ho preso una sbronza da cola e in cerca di altra mi devo essere rivolto al tizio che deve aver chiamato questa prostituta per fare un lavoretto.

Ma anche così la cosa non era logica, vi era qualcosa che gli sfuggiva...

Aspetta, se io ho chiesto cola....questo vuol dire che la prostituta sono io!
E questa é una cliente ! E questo é un pappone! Presto devo correre ai ripari!


Quindi il giovane guardando la ragazza fissa negli occhi disse:


Prima che lei ottenga quello per cui ha pagato sappia che sono minorenne e per di più iscritto alla accademia di Kumo, se dovessi sparire in seguito al rapporto mi verranno a cercare e vi troveranno!

Disse mentre si preparava all'assalto del pappone.
 
Top
view post Posted on 1/10/2017, 13:24     +1   -1
Avatar

K U M O W A V E

Group:
Member
Posts:
245

Status:


CITAZIONE
post 1/10

Necrofilo! Giù le mani o t’ammazzo -*Oh no! Ha scoperto le mie reali intenzioni, ora cosa faccio?* Akira, ma cosa stai dicendo? Sai almeno cosa vuol dire necrofilo? - *Non ne ho la minima idea, ma sembra proprio quello che stavo facendo io* A quel punto il giovane smise di accarezzare quel magnifico e setoso tessuto della giacca e alzando le mani disse: Non so chi tu sia, ma le mie mani erano già giù...su quella giacca, quindi non puoi ammazzarmi - Ma ecco che mentre il suo sguardo incrociò quello della persona alle sue spalle vide che era una ragazza. Di bel aspetto, ma il colore della pelle non lasciava molti dubbi sulla provenienza veniva da lontano, di sicuro glielo avrebbe chiesto se solo non avesse avuto quel Kunai minacciosamente puntato; ma non era questo il dettaglio più interessante. *Cazzo questa è fatta come una pigna* - L'attenzione della ragazza venne catturata di nuovo dal clown svenuto. Il giovane musicista, lasciò che la ragazza si avvicinasse al ragazzo disteso a terra, anche se era sotto effetto di oppiacei avrebbe saputo di sicuro fare qualcosa di utile a differenza di Akira che con la medicina non ci azzeccava niente, come un albero con un cactus. Mentre controllava se fosse vivo, il flautofonista pensò fosse una buona idea fare una richiesta nonostante fino a poco fa fosse stato minacciato di morte, non è tradizione che chi ti minaccia ti faccia un favore, ma tant'è che testardo com'è il nostro ragazzo non poteva fare a meno di chiedere: Scusa...ma...per caso non è che avresti...beh sì....dell'Er - Prima che lei ottenga quello per cui ha pagato sappia che sono minorenne e per di più iscritto alla accademia di Kumo, se dovessi sparire in seguito al rapporto mi verranno a cercare e vi troveranno! - Oddio è vivo - Akira Guardò il ragazzo, poi la ragazza, e di nuovo, ciclicamente, prima l'uno e poi l'altra. A quel punto tutto era chiaro.
Ma certo...è stato il tuo odore a farlo rinsavire, devi avere ancora addosso gli aromi di quell'erba che ti sei fumata. Senza pensarci troppo disse la prima cavolata che gli venne in mente, ma la sua intenzione era chiara, voleva portare il discorso verso gli occhi rossi della ragazza e la sua erba,
magari in qualche modo sarebbe riuscito ad ottenerne un po' il ragazzo non aveva mai soldi e non fumava mai erba, ma avrebbe sempre voluto provarla.

Allungò la mano verso il ragazzo per dargli una mano per alzarsi in piedi e si presentò come Akira Sakata, come il clown, un futuro shinobi di Kumo.
 
Top
Saeh †
view post Posted on 6/10/2017, 10:37     +1   -1





Toccò con il manico del kunai il ventre del ragazzo, più volte, mettendo in scena una professionalità degna del miglior medico da recupero del continente: s’egli avesse potuto, anche solo per caso, vedere tali prodezze, non avrebbe esitato a prenderla come sua apprendista. Aveva talento, la ragazza, talmente tanto che, quando egli diede impulsi vitali, si meravigliò della sua tattica. Mise via il kunai, cercando di esaminar meglio il curioso individuo dinnanzi a loro. Sembrava esser entrato in un qualche genere di sonno, un coma ellittico, a giudicare dall’alito. Cos’era, birra stagionata del Paese del Fulmine? Avevano una qualche cultura particolare in merito?

“L’ho sempre detto che i libri di geografia sono meno utili delle torce in pieno giorno.”

Collegamento.

“Ma chi cazzo usa le torce in pieno giorno? E poi perché penso alle torce? Perché non le lanterne? Hanno un design migliore, questo è sicuro come il pane.”

Difatti quel giorno non aveva visto niente di lontanamente paragonabile al farinaceo in questione. Il presunto necrofilo intando continuava a chiedere di un’erba da fumare, affermando che il suo odore la ricordasse. Questi paesani avevano proprio olfatto per certe cose, magari avevano un occhio più allenato del suo, in materia. Magari, ne vedevano quotidianamente più di quanto lei avesse fatto in tutta la sua vita. La cosa le dispiaceva, ma non c’era tempo per deprimersi, doveva ancora capire in quali condizioni si trovassero i neuroni di quel ragazzo.
Gli rivolse nuovamente uno sguardo critico, incendiando quel verde smeraldo che in quelle pietruzze ardeva. La giacca di quella che presumeva esser pelle era sicuramente di pregevole fattura, la carnagione era mulatta, oscurata dalle tenebre notturne. Ciò che attirava maggiormente la sua attenzione era però il trucco sul viso: insolito. Non aveva mai visto nessuno, da quando aveva memoria, truccarsi a mo’ di pagliaccio senza che vi fosse una vera e propria motivazione, oltreché l’intrattenere un pubblico di infanti.

Le iridi smeraldine scavarono ancora un momento in quell’inusuale trucco, potendosi sorprendere quando i suoi lineamenti si contrassero in un’espressione a metà tra sorpresa e paura, resa ancora più incerta dalle parole che susseguirono. Due frasi che, messe assieme, riuscirono a far salire l’ira di Yumin’ come il mercurio di un termometro sul fuoco.

« Si può sapere per chi cazzo mi hai presa?! Pagliaccio! »

E la sberla, alimentata dall’estasi del fumo dapprima inspirato, risuonò così forte che s’udì un vecchio sbraitare. Forse, l’aveva sentita. O forse, più probabilmente, si era accorto che il viagra non l’avevano ancora inventato.





Io spero che chiunque leggerà questi post, possa intuire che altro non sono che parodie sui nostri pg. Giurrrro che siamo normali, pure Yumin' lo è. Giurrrrro. :sisi:
 
Top
Ushigaroshi
view post Posted on 12/10/2017, 20:43     +1   -1




La situazione, che già era strana, non migliorò affatto, con il pappone che di colpo si mise a chiedere l'erba alla cliente. Chissà in quale casino il colakage si era cacciato. Ma il peggio doveva ancora venire: la ragazza che stava sopra di lui non prese bene le sue parole e per tutta risposta tirò uno schiaffo alla guancia dello studente. Per fortuna la sua pelle era dura, molto dura, poiché il rumore dello schiaffò risuonò nell'etere. Probabilmente il colpo aveva fatto più male alla ragazza che al giovane, però la rabbia con cui l'aveva portato portarono kyu a pensare che forse aveva mal giudicato la situazione.

Senza nemmeno portare la mano alla guancia il ragazzo si rialzò e si sccrollò la terra di dosso, poi pose una mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi.


Mi scuso per le mie parole, evidentemente ho mal giudicato la situazione,
permettetemi di rimediare.


Il ragazzo avrebbe quindi messo una mano in tasca e ne avrebbe tirato fuori qualche bottiglia di cola, porgendola verso i due.

Conoscendomi sarò svenuto per la fatica, voi cosa vi spinge in questo posto?
 
Top
8 replies since 28/8/2017, 23:55   283 views
  Share