Reuma e il potere di Akami, elementi tanto opposti quanto collegati dal filo del destino che aveva spinto Ketsueki a tenere d'occhio gli spostamenti del jonin che aveva di fronte. A detta sua, Fuyuki rappresentava l'unica persona che odiava la Nebbia Piangente come lei; non era un caso, infatti, che proprio loro si trovassero in quel luogo impervio quanto lontano dalla loro terra natia, entrambi intenti a seguire una scia incerta, ma che avrebbe potuto condurli a raggiungere l'obiettivo da loro tanto agognato: la distruzione di Kirinaki, un'organizzazione che aveva privato l'eremita del sonno per diversi anni... e quella donna dei bambini che aveva dato alla luce. Oh, non era sfuggita al giovane la nota di rabbia che l'aveva costretta a stringere i pugni, mentre le sue labbra pronunciavano un nome che lui conosceva perfettamente. Akami. Lo sguardo del ragazzo si fece nostalgico, rapida la sua mente si mosse per mettere al loro posto i tasselli di quel puzzle così intricato. Reuma poteva essere nato dalla forte ambizione di Kai; dopo il portale di Nihil e i medaglioni di Azura, i suoi occhi dorati si erano posati sull'avvento del Dio Divoratore... e non era da escludere che quel morbo fosse un lascito di Watashi stesso, modificato poi dagli uomini di quel folle per raggiungere chissà quale scopo.
- Dubito che si tratti di una mossa voluta. Kai desiderava un mondo libero dal giogo dei kage, non avrebbe mai permesso che una simile pandemia prendesse piede, nemmeno fuori dal continente ninja. - commentò serio, prendendo una pausa senza mai staccare gli occhi da quelli di lei - Anche se, purtroppo, il cammino verso la sua libertà è insozzato dal sangue delle sue vittime. Uomini innocenti, guerrieri caparbi e forgiati da forti ideali... come tuo figlio.
- Hai ragione, Kai forse non l'avrebbe mai fatto ma lui adesso non è più in gioco. Siamo così sicuri che chi guidi adesso Kirinaki voglia seguire la sua ideologia? - ribatté, lasciando che la sua voce vibrasse di dolore e la sua testa si abbassasse, nel sentire nominare suo figlio - Mio figlio non ha mai davvero capito con chi avesse a che fare. Io non farò lo stesso errore.
Lui lo ricordava bene, suo figlio. Al suo fianco aveva combattuto i guerrieri della Nebbia Piangente per la prima volta, esattamente sei anni addietro, sulle fredde vette della Nuvola. A causa della maledizione del portale di Nihil, per diverso tempo aveva perduto la memoria della promessa che s'erano scambiati, dell'impegno di far sì che quella spirale di odio e violenza cessasse una volta per tutte. I ricordi erano riaffiorati dopo due anni, quando la coscienza salda e sicura di Seiri aveva permesso che i medaglioni di Azura venissero distrutti, divenendo pertanto l'ennesimo fallimento di Kai. A quel punto, nemmeno lui poté fare a meno di stringere i pugni.
- No, non possiamo saperlo con certezza. L'uomo è guidato da passioni in continuo mutamento, da ambizioni, desideri, sogni. Un tempo credevo che questo mondo potesse vedere la vera pace, che il mio nome potesse riecheggiare nell'eternità insieme a quello di Shinan. - aggiunse con fare nostalgico, come se stesse parlando di un Fuyuki di cui ormai rimaneva solo un'ombra sbiadita; in quello stesso istante vide Ketsueki indietreggiare, trovando appoggio su di una lussuosa scrivania - La verità è che non può esistere la pace, senza il conflitto. Né la libertà, senza la schiavitù... forse Reuma è un tentativo, un progetto volto a raggiungere un traguardo che non possiamo conoscere, non adesso. Magari Kirinaki vuole rendere schiava la gente, usarla, far sì che sia utile ed ottenga con sangue e sudore quella maledetta libertà.
- Tu lo conoscevi più di quanto lo abbia mai conosciuto io... sapevi quanto tenesse alla sua pace. Io non ho potuto salvarlo, non ho potuto fare niente. - gli confidò lei, con lo sguardo ancora perso sul pavimento.
- Forse, ma nemmeno io ho potuto far nulla per evitare che accadesse. Non ho nemmeno fatto in tempo a metabolizzare la sua morte, prima di perdere un'altra amica...
Non riuscì a continuare. Era come se un nodo alla gola gli impedisse di raccontare di come Seiri l'avesse salvato, dopo avergli rivelato le intenzioni del leader di Kirinaki e di come avesse ucciso il Rosso per mettere le mani sul potere che i suoi geni custodivano gelosamente. La sua voce si fece più bassa e fu costretto a godere di un paio di tiri di sigaretta, prima di ritrovare il coraggio per procedere con il suo discorso.
- Quello che possiamo fare è evitare che la loro morte divenga vana. Non mi fermerò finché l'ideale perverso di Kai non sarà stato estirpato. Il nostro mondo è vincolato al potere, alla conoscenza, all'ambizione. Sono catene che non possono essere spezzate, nemmeno dai desideri del Ninja Dorato.
Di fronte ad una determinazione così ardente, Ketsueki non poté che ascoltare, in silenzio. Alzato nuovamente lo sguardo, incontrò gli occhi diafani dello Hyuga e mosse qualche passo in sua direzione. In quelle parole, che trasudavano brama e convinzione, aveva ritrovato il sostegno di cui aveva avuto bisogno, durante gli ultimi mesi in cui aveva sudato e trascorso notti insonni pur di uccidere quei cani.
- Ci rimane soltanto questo, Fuyuki. Lottare per chi Kirinaki ci ha portato via e fare in modo che vivano in eterno nelle nostre memorie. Io non mi fermerò finché non avrò ucciso fino all'ultimo... di loro.
A quel punto, fu lo stesso shinobi ad azzerare del tutto le distanze. Ben presto la donna poté sentire il suo fiato caldo sul collo, mentre lui avvicinava le proprie labbra al suo orecchio, sussurrando poi parole impregnate d'odio.
- Il nostro dolore, la nostra passione, il nostro sacrificio, tutto questo ci porterà a vedere la Nebbia Piangente bruciare. Ci temeranno e allora la sofferenza che Reuma ha portato su Yason Mori sarà nulla, in confronto al calore di quelle fiamme.
Vi era determinazione, nei lemmi pronunciati dall'eremita. Non solo, quel discorso era ammantato di consapevolezza, di rabbia, di tutte le lacrime che aveva versato per la morte di chi, in fondo, aveva avuto un posto nel suo cuore. Sebbene non credesse più a quel sogno, l'integrità di Shinan non lo avrebbe mai abbandonato, così come la dedizione che Seiri aveva mostrato fino al suo ultimo respiro. Anche Ketsueki concordava con quel desiderio e non per niente annuì con decisione, ritrovando la caparbietà che aveva perduto durante quel breve scambio di battute.
- È per questo che ti volevo qui. - replicò, dando conferma della fiducia riposta in lui nel momento in cui aveva scelto di scrivere quella lettera.
- Qual è il tuo vero nome, Ketsueki? - la incalzò lui, mostrandosi sinceramente curioso.
- Un tempo ero Mera, Mera Dotoha, ma adesso non ha più importanza.
Fu allora che rise, dando sfogo a quel vortice di emozioni contrastanti che stava seminando caos nel suo animo. Era l'inizio di un'alleanza che li avrebbe condotti a cancellare il nome della Nebbia Piangente dal mondo. Come Reuma, avrebbero logorato il loro corpo, finché di esso non sarebbe rimasta nemmeno una briciola.
Ha importanza, invece. Sarà l'ultimo nome che ascolteranno quei maledetti, prima di morire ai nostri piedi.
Reggia di Na Mori.
4 giugno 248, ore 05:49.
Avevano discusso per tutta la notte, confrontando pareri ed opinioni su come procedere. Stando ai rapporti di Mera, le porte erano ben sorvegliate e l'intero altopiano a sud di Yason Mori era presidiato da squadre di pattuglia, con il preciso compito di stanare o catturare gli infetti. Le ore di luce erano indubbiamente migliori rispetto a quelle notturne, dato che era proprio in presenza del manto stellato che quelle bestie assetate di sangue si mostravano più attive. Tuttavia, mettendo in atto il piano sotto il riflesso del sole mattutino avrebbero perso ogni vantaggio tattico, non potendo infatti sfruttare la copertura offerta dal buio. In ogni caso, Namida aveva già ipotizzato un piano d'azione, anche se molto precario e basato unicamente sui dati raccolti dalla compagna.
Prima di entrare nei particolari, le spiegò in che modo funzionava la sua nuova tecnica, l'Hiraishin e su come avrebbe potuto utilizzare la tecnica del richiamo, dopo aver stretto con lei un patto di sangue, per evitare che rimanesse isolata. Mentre i primi raggi dell'alba iniziavano a rischiarare il regno, filtrando attraverso la finestra e proiettando meravigliosi giochi di luci ed ombre sul pavimento, il jonin si accomodò sulla scrivania. Dopo aver aperto la mappa, indicò un punto preciso con l'indice, volgendo poi lo sguardo in direzione della kunoichi.
- Le porte di Yason Mori. Il nostro primo obiettivo è stabilire una base lì; non dovremo preoccuparci di tenere fuori le guardie, conosco una tecnica che renderà quel posto praticamente inespugnabile. Per arrivarci, possiamo utilizzare diversi approcci. Aggirare le squadre di ronda o, semplicemente, prenderne una di mira. Mi basterà catturare un soldato, imporre su di lui un sigillo e costringerlo a raggiungere una delle abitazioni nei pressi delle porte... ovviamente dopo avergli consegnato uno dei miei kunai. A quel punto, userò la mia tecnica per materializzarmi lì e userò il richiamo per evocarti. Una volta lì, potremo studiare meglio la situazione alle porte e approfittare dei trasporti di merci ed armi... per entrare nella montagna, ci basterà utilizzare lo stesso procedimento.
Non si trattava di un piano particolarmente complicato, ma bastava che solo un dettaglio andasse storto per mandare a fumo la loro copertura, la missione e soprattutto la possibilità di indagare sull'operato di Kirinaki. Lo sguardo di Fuyuki, tuttavia, trasudava fiducia e sicurezza nei propri mezzi. L'impresa più ardua, sicuramente, sarebbe stata quella di imparare a convivere con la folla ed i costumi degli abitanti di Yason Mori, una volta dentro la città; sarebbe stato di fondamentale importanza per incontrare Inai, la giovanissima Regina dalle iridi blu come il mare in tempesta.
- Per avvicinare la prima squadra, potremmo usare l'Henge per assumere le sembianze di due infetti. So che si tratta di uno scontro diretto, ma stando ai tuoi rapporti nell'altopiano non dovremmo trovare personalità particolarmente coraggiose o uomini dotati di abilità superiori a noi shinobi. - concluse, accendendo la prima sigaretta del mattino e rimanendo con gli occhi fissi su quelli di lei, in attesa del suo responso.
Dialoghi e dettagli accordati con il master.