L'eremo, per quanto particolare, appariva molto ampio. Vi erano mille e più rami, tutti atti a nascondere chissà quali meraviglie sospese nel cielo. Una volta lasciato solo, Eiji si diede all'esplorazione, logicamente. Per ambientarsi bisognava conoscere il territorio e le usanze, mentre le seconde le avrebbe apprese con il tempo, la prima cosa poteva essere già analizzata. Quindi iniziò a girovagare, scalando il tronco e osservando, ramo per ramo, tutti i pennuti che riusciva a scorgete. Non tutti lo guardavano, alcuni lo ignoravano bellamente, troppo presi dalle correnti. Man mano che si saliva, il rumore del vento diventava sempre più forte ed il numero dei pennuti in volo aumentava. Chissà quanti di loro erano guerrieri, chissà che ruolo avevano all'interno di quella strana casa. Magari non era un posto troppo diverso dal Santuario, dove solo pochi erano autorizzati ad impugnare le armi. Eppure vi erano rapaci di qualsiasi genere, anche di grani dimensioni, perfetti per il combattimento. Altri invece più piccoli, veloci e snelli, probabilmente più propensi a fare da messaggeri o, comunque, tenere sotto controllo la situazione da una posizione elevata. In realtà erano tutte congetture. Non conoscendo l'indole dell'animale singolo, non poteva sapere quale di loro sarebbe stato propenso a scendere sul campo di battaglia. Proprio come le persone, gli esseri che dimoravano in quel luogo, potevano essere mossi dai sentimenti più disparati. Il più grosso sarebbe potuto essere anche il più codardo, mentre il più piccolo quello meglio addestrato. Ogni volta che gli capitava d'incrociare lo sguardo con qualche uccello, subito salutava con fare amichevole. Sorridendo con tutti i denti che aveva, agitando la mano destra. Non tutti ricambiavano, molto si voltavano o si libravano in volo. Altri ricambiavano con un cenno del capo o dell'ala. Non riuscì a parlare quasi con nessuno. Spiriti liberi e fugaci, i rapaci dovevano ancora abituarsi alla sua presenza, nonostante fosse stato accettato come membro della famiglia. Difficile dire quanto tempo ci sarebbe voluto, ma la cosa non spaventava il giovane. L'eternità sarebbe bastata a farsi accettare. Se tutto fosse andato come doveva, se non fosse morto in qualche strano modo durante una delle sue strambe avventure, Eiji sarebbe stato un compagno longevo. Il più longevo. Avrebbe potuto osservare i cambiamenti all'interno della famiglia. Vedere generazioni di firmatari farsi avanti, per poi disperdersi nella polvere. Non sapeva cosa lo aspettasse, ma il tutto lo eccitava disperatamente.
Vide una figura conosciuta, o meglio un paio. Quindi decise di scendere verso le radici del grande albero. Lì vi trovò l'eremita, intento a giocare a Shoji con quella che lui aveva creduto essere un'archeologa. Da una rapida occhiata, parve che la stesse fosse in procinto di perdere, ma Eiji non era mai stato bravo in queste cose. Era più u tipo pratico che mentale, non pensava mai troppo prima di agire. Una grave mancanza questa, lo sapeva, ma la sua indole non sarebbe mutata ancora per chissà quanto temo. Anche solo una piccola folata di vento sarebbe bastata a correggerlo, ma nessuno sarebbe stato in grado di controllare tali correnti. - Yo! Diciamo che sono tutti un po' schivi... No problem anyways, hanno solo bisogno di tempo e così anche io. Eheh... - Ridacchiò nel sentire lo scambio di battute fra l'eremita e la sua avversaria. Non poteva trattenersi, comunque, doveva spararne una delle sue. - Eh. Grazie mille, facile vincere quando puoi leggere la mente! Ti piace vincere facile, ponzi ponzi popopò. - Sì, quel motivetto che, prima o poi, lo stesso Eiji avrebbe lanciato in occidente, trasformandolo in un tormentone mondiale. Questa, però è un'altra storia. Si prese qualche secondo per osservare meglio le fattezze dell'ormai conosciuto Washi. Nonostante la taglia piccola, il fisico era prestante. I colori trasmettevano una sensazione di velata ombra, come se fosse nato dalla notte. Un pennuto particolare, sia nell'aspetto che nei modi a quanto gli aveva riferito Kinji. Vi era, però, una quarta presenza, questa volta non conosciuta. Era grande, molto. Particolarmente inquietante. Nonostante i suoi modi fossero cordiali, almeno vero l'eremita, pareva alquanto minacciosa. Una presenza potente insomma, oltremodo maestosa. Neanche a dirlo, il fatto che vi fosse un certo velo di mistero attorno alla stessa, non faceva altro che accrescere la curiosità del ragazzo. Hitomi. Così si chiamava. Chissà se era una guerriera, oppure se abitava semplicemente in quel secolare albero. - Yo! - Disse rivolgendosi a lei, prendendosi una confidenza che, come al solito, non gli apparteneva. - Sono Eiji, piacere! - E tese il pugno, come aveva fatto con Washi. Con tutta probabilità sarebbe stato respinto anche questa volta, ma non avrebbe mai spesso di provare. - Spaesato?! In che senso? Beh, sono appena arrivato! Eheh... Comunque lo credo che sembro diverso dagli altri uomini, alcuni non mi definirebbero più tale. Eheh... But who cares, right?! - Che il saluto fosse stato ricambiato o meno, nel sentir parlare del sommo Nushisora, il cervello del nostro ragazzo si concentrò su quello. - Chi sarebbe questo Nushisora?! - Domandò al gruppo nella sua totalità, ma rivolgendo lo sguardo verso l'eremita, con il quale aveva più confidenza.
Ascoltò le parole dell'Uchiha e comprese che aveva ragione. La mente era importante. Lui la nutriva con libri e storie, spunti per le sue avventure, ma non molto più di quello. Forse avrebbe dovuto prendersi più tempo per coltivare la stessa. Migliorarla, per poi migliorare anche il corpo. Chissà, magari un maestro nelle arti mentali, lo avrebbe potuto aiutare in questo arduo compito. Quando si sentì chiamato in causa, non poté fare a meno di allargare le braccia, accennando un mezzo sorriso. - Oh man! Non sono molto bravo in queste cose a dire il vero, sono più un tipo pratico. Eheh... - Ovviamente, se avessero insistito, lui non si sarebbe tirati indietro, proprio come davanti ad una qualsiasi altra sfida. Ma, fortunatamente, i piani dell'eremita erano altri. Quelle parole. Quell'invito. Rimase attonito per qualche secondo. Effettivamente ci aveva pensato, ci aveva sperato, ma si aspettava di dover essere lui a fare la prima mossa. Invece eccolo, il ninja di Konoha ormai affermato che chiede alla giovane leva di Kumo di allenarsi assieme a lui. Il verde degli occhi di Eiji iniziò a luccicare, animato da una piccola fiammella che, tra non molto, sarebbe divampata in un incendio. - HOOOOOOLY SHIT MAN! SURE BRO! I mean... Certo! E che cavolo, quando mi ricapita di allenarmi con uno come te! Non vedevo l'ora di capire di che pasta fosse fatto! Eheh... - Chissà se la reazione del giovane sarebbe piaciuta a Washi. Stava di fatto che, preso dall'evidente euforia, nemmeno di era attorno dello sguardo del pennuto. Vi erano alcune cose, però, da precisare prima di cominciare. - Devo avvertirti però! Io non mi arrendo mani! Qualsiasi sia la prova che hai in mente, se vuoi mettere delle regole fallo adesso, oppure preparati ad essere bloccato qui per l'eternità! Eheh... - Era sarcastico, ma solo fino ad un certo punto. Proprio come con Shintou, era consapevole che il divario di potere fosse più che immenso, ma non si sarebbe dato per vinto per una piccolezza del genere. Adesso, che davanti aveva una persona di tale calibro, non solo voleva gustarne le doti, ma voleva vedere qualcosa in particolare. Voleva assistere, alla manifestazione del tanto decantato Sharingan.