La vista iniziò pian piano ad offuscarsi, il mondo intorno a lei diventare sfocato e sempre più oscuro. Ogni movimento, seppur minimo, le provocava dolore. Ogni respiro, seppur breve e lento, le procurava fitte lancinanti al costato.
Suo padre non ci era andato leggero, con lei, ma, nonostante i lividi, i tagli, le ossa rotte, lei era ancora li, tremante, mentre cercava di rialzarsi.
Più di una volta suo padre l'aveva spedita al tappeto e più di una volta lei, caparbia e testarda come solo Makoto Yotsuki poteva esserlo, si era rialzata, barcollante e dolorante, le spade di legno sempre in pugno, negli occhi ametista quel bagliore di forza e determinazione che mai l'avrebbe abbandonata.
Tremante, tentò nuovamente di rialzarsi, incurante del dolore al fianco destro e al gomito sinistro, neanche il bruciore dei tagli che aveva su gambe e braccia la impensierivano. Doveva rialzarsi, a qualunque costo, perché mai, MAI, avrebbe dato la soddisfazione a suo padre di vederla stesa a terra, arresa.
La caviglia sinistra, però, non resistette. Appena provò a rialzarsi, i dolori che provava si fecero sentire all'unisono, amplificati, un'orchestra sinfonica che faceva risonanza in ogni singolo centimetro quadro del suo corpo.
Con rabbia cadde a terra, di nuovo nella polvere, macchiando di sangue l'erba sotto di lei. Allungò una mano verso una delle sue spade di legno, sperando di usarla per far leva e potersi così rialzare, ma suo padre, sovrastandola, la scalciò via.
Gli occhi rubini del genitore incrociarono nuovamente quelli ametista della figlia, furenti. Non si era arresa, voleva ancora combattere, nonostante il suo corpo, ormai, fosse allo stremo delle forze.
Hiroshi, doveva ammetterlo, non se l'aspettava tanta caparbietà, da parte di sua figlia.
« Non... è... ancora... finita.... »Sibilò tra i denti, cercando di farsi forza dal non perder conoscenza, ma ormai anche i suoni iniziavano a farsi ovattati, la sensibilità agli arti sempre più flebile.
Il suo spirito non si voleva arrendere, ma il suo corpo, ormai, aveva già gettato la spugna.
« E sia. Se ci tieni così tanto a diventare ninja, allora fa quel che vuoi. Solo, non farti ammazzare. »Makoto, però, era già svenuta.
I primi giorni di convalescenza, Makoto li visse come se fosse sospesa in un limbo, cullata dalle braccia di una stanchezza spossante e punzecchiata dal pungolo fastidioso delle ferite inferte.
La maggior parte del tempo dormiva di un sonno pesante, quasi comatoso, ma in certi momenti le pareva di esser sveglia, nonostante il dormiveglia.
Quelli, per lei, erano i momenti più strani e confusi, poiché non riusciva a scindere il sogno e dalla realtà.
[...]
« Più la guardo e più mi ricorda sua madre, ai tempi di quando l'ho conosciuta: così testarda e determinata... Lo so benissimo che non posso legarla ad una vita che non vuole, ma cerca di capirmi... Io voglio solo proteggerla. »« Lo so figliolo, lo so... »[...]
« Non puoi stare qui! Se tuo padre scopre che sei venuto... »« Tranquilla, so come coprire le mie tracce. E poi, lui ha detto "Non osare mettere più piede in questa casa!" E guarda! Sono fuori dalla finestra, quindi non c'è problema... »« Uff, lo spero bene... Solo, cerca di non farti trovare qui, quando rientreranno dal lavoro. »« Te l'ho detto, tranquilla! Resterò solo qualche minuto, per vedere come sta la mia sorellina.... Cavolo, sei una tipa forte, lo sai lucertolina? La mamma sarebbe stata fiera di te. Io, sono fiero di te.»« Beh, direi che puoi tornare operativa, Makoto. A parte i lividi e qualche taglio ancora in fase di guarigione, sei in piena salute, adesso. Mi raccomando, però, almeno per un'altra settimana evita di strafare con gli allenamenti. Lo so che tra poco dovrai affrontare l'esame per il diploma, ma cerca di arrivarci in piena forma, d'accordo? »« Non si preoccupi dottore! Starò attenta!»Fremente, la giovane si rivestì in fretta, euforica di poter finalmente lasciare quell'odiatissimo letto e di poter finalmente rimettere la testa fuori, all'aria aperta.
« La ringrazio dottore, per esser venuto a controllare le condizioni della nostra Makoto. »« Si figuri signora, lo faccio con piacere. Per qualsiasi cosa, non esiti a contattarmi. »
Con un inchino, Makoto e sua nonna ringraziarono il medico, accompagnandolo all'uscita della loro abitazione.
Makoto respirò l'aria fresca a pieni polmoni, crogiolandosi del calore del sole e dell'arietta pulita e frizzante che solo l'aria di montagna poteva esserlo. Non che ne avesse conosciuta altra...
Dopotutto, casa loro era stata costruita distante dal villaggio, circondata dalla foresta. Non che ci volesse molto, a raggiungerlo: L'ingresso orientale distava una mezz'oretta, andando di corsa, mentre per raggiungere la fucina e le miniere ci si impiegava altrettanto, quindi era una sistemazione abbastanza comoda, dopotutto.
Inoltre, Makoto, adorava girare per le foreste, seguendo le tracce lasciate dagli animali, saltando di albero in albero...
« Makoto, visto che sei fuori, controlleresti la posta? »« Faccio subito nonna! »Sentenziò la giovane, strappata ai suoi pensieri. Dopo aver controllato la posta sarebbe andata di filato a farsi una bella corsa nella foresta, magari provando a cacciare qualcosa, giusto per vedere se era davvero in piena forma....
« Oh porca zozza.... »Sconvolta, tra le varie lettere presenti, trovò un foglio di pergamena indirizzato a lei.
CITAZIONE
Makoto Yotsuki,
Sei attesa al campo roccioso numero 5, alle pendici della montagna, li dove la montagna nasce e la foresta sboccia.
Nessun ritardo sarà tollerato.
Nessuna firma, nessun orario. Per un attimo il cuore le saltò in petto, arrivandole dritto in gola, facendola fremere per l'agitazione.
" Non può essere, vero? E' troppo presto, dopotutto, no? " Pensò sconvolta, entrando in casa come una furia e, gettando alla rinfusa la posta sul tavolo, agguantando disperata un calendario, iniziando a fare millemila conteggi.
« Oh Makoto, insomma! Che modi sono questi? E che stai facendo con quel calendario? »Sconvolta, la ragazza volse lo sguardo verso la nonna, la bocca spalancata. Non riusciva ancora a crederci, eppure i tempi combaciavano, giorno più, giorno meno.
« Mi hanno convocata.... Mi hanno convocata per il mio esame! »Scattò come una molla, in preda ad un caleidoscopio di emozioni indistinte e contrastanti. La convalescenza le aveva fatto perdere il senso del tempo, ma sarebbe stata pronta, per affrontare quella prova tanto attesa e desiderata?
Paura, eccitazione, ansia, determinazione, si susseguivano incessantemente, facendola sentire iperattiva e con lo stomaco sotto sopra.
Cosa avrebbe dovuto fare, adesso?
" Ok Makoto, calma e sangue freddo... Prima di tutto, l'equipaggiamento, seconda cosa.... Dannazione, sul foglio non c'è l'orario! Sarò sicuramente in ritardo, devo correre... Però il dottore ha detto di non fare sforzi troppo intensi... Al diavolo, devo dare l'esame, sarò sicuramente pronta per affrontarlo... ma prima c'è un'altra cosa, che devo fare. "Da generazioni, la sua famiglia svolgeva un ruolo abbastanza importante all'interno del villaggio, nonché fondamentale per il proprio clan. L'estrazione di minerali era una delle attività più importanti dell'economia del paese e la sua famiglia gestiva da sempre alcune miniere, dalle quali estraevano i metalli che poi lavoravano nella loro fucina, forgiando armi e altri beni di prima necessità per il villaggio, utilissimi per la sua ricostruzione.
Suo padre le aveva sempre vietato di recarsi li, alle miniere, ma, a sua insaputa, almeno lei presumeva, ogni tanto ci faceva un salto, sgrafignando qualche piccolo frammento di metallo grezzo, affascinata dalle forme e dai colori che quei frammenti avevano.
Trovò subito suo padre, intento a conteggiare il numero di carrelli che, fino a quel momento, avevano riempito. Di suo fratello Kamui, invece, non c'era traccia. Non che ci tenesse poi tanto, a vederlo. Tra i suoi fratelli, Kamui, il primogenito, era quello che meno sopportava. Anzi, a dirla tutta non aveva alcun rapporto con lui.
« E tu che ci fai qui? Non dovresti essere a casa? »Sentenziò categorico il genitore, gli occhi che brillarono furenti.
In tutta risposta, Makoto allungò un foglio di pergamena a suo padre, che lo scrutò come se fosse la cosa più inutile che avesse mai visto.
« Sono stata convocata. Volevo solo fartelo sapere. »E, così dicendo, corse via, lasciando suo padre con il foglio di presentazione in mano. Era ormai lontana, quindi non poté scorgere un lieve sorriso farsi strada sul volto duro di suo padre.
« Makoto Yotsuki, signora. Ho ricevuto una convocazione per oggi, ma l'orario non era stato inserito... Spero di non essere in ritardo. In caso contrario me ne scuso e sono pronta a subirne eventuali conseguenze. »Col fiato corto per la corsa, Makoto si piegò in un educato inchino davanti alla donna che, immaginava, doveva essere l'esaminatrice addetta alla loro valutazione. Alta, formosa, rappresentava di sicuro la quintessenza della femminilità, un concetto del tutto estraneo alla giovane Makoto.
Rimase china per qualche secondo più del voluto, come voleva il cerimoniale,
per far intuire quanto fosse dispiaciuta, ma lo sguardo della giovane suggerivano ben altro: grinta, determinazione, euforia. Se avesse dovuto subire una punizione per il ritardo, Makoto non si sarebbe tirata indietro, l'avrebbe affrontata a spada tratta e in pieno petto, per poi gestire l'esame con la stessa grinta e caparbietà,
incurante della pelle che tirava sotto le bende, dove i tagli non si erano ancora rimarginati del tutto.
Si grattò d'istinto la guancia destra, sui cui faceva bella presenza un grosso cerotto, sotto il quale vi era uno dei tanti tagli che gli aveva inferto suo padre.
Doveva ammettere che non ci era andato leggero, con lei. Non le aveva risparmiato nulla, ne si era fatto scrupolo a lasciarle qualche sfregio sul viso,
solitamente sacro per le donne.
" Fottesega della vanità. Mi piace avere cicatrici, sono un segno delle lotte che abbiamo affrontato, e ho intenzione di farmene molte altre, oggi e nei giorni avvenire. " Pensò determinata, osservando un paio di ragazzi suoi coetanei che, in quel momento, sembravano stessero per iniziare a battersi.
Uno di questi lanciò in aria qualcosa, un oggetto piccolo che, per un attimo, lanciò un leggero bagliore, intercettando alcuni raggi del sole.
" Chissà che sta facendo... " Si domandò, continuando a fissarli... e venendo irrimediabilmente accecata dalla forte esplosione luminosa causata da quella che sembrava essere una monetina.
" Come diavolo ha fatto a cacciar fuori tanta luce, quel coso... " Pensò, stropicciandosi con forza gli occhi e dando loro le spalle.
CITAZIONE
Sintesi Turno
~ 1° Azione: DifensivaKai! Tecnica della liberazione.[Res base*1,1 +Chk Residuo +Eff +Assorbimento + Specializzazione eventuale][31*1,1 + 15 + 40 + 31/5] = 95,3 =
95Danno Certo subito[Valore Attacco - Valore Difesa][128 - 95] =
33Subito Accecamento pari a [Danno Certo/3][33/3] = 11 =
5° grado - Annebbiamento
Malus a Def, Vel e Chk pari a 11Stamina rimanente[Stamina totale - Chakra speso/20][69 - 45/20] = [69 - 2,25] = [69 - 2] =
67~ 2° Azione: Azione Libera
Azione Morta - Recupero di Stamina pari a
[1/20 della Stamina Totale]
[69/20] = 3,45 = 3
Stamina finale
[Stamina rimanente + Stamina Recuperata]
[67 + 3] = 70 Stamina completamente ripristinata
Esito del Turno
Ricevuto Status Accecamento pari ad un 5° grado, Annebbiamento, con conseguente malus a Def, Vel e Chk pari a 11. Se non si subiranno altre ferite di questo tipo, i punti ferita verranno ridotti con un ritmo di 2PF/turno.