継承 - Keishō - Il Retaggio di ognuno, Quest firma dei Rospi per Nyram

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view post Posted on 16/6/2017, 20:30     +1   -1
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|| Primo post libero. Descrivi pure la situazione attuale di Sandayu e termina dicendo che tramite missiva vieni richiesto per svolgere nuna missione D insieme ad un altro genin, si tratta di portare un carico dal villaggio in cima ad una collina a nord. I dettagli sul compagno e sul carico te li darò al prossimo post, fermati pure alle porte in attesa che arrivi il genin tuo compagno.||

 
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view post Posted on 16/6/2017, 21:52     +1   -1
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Sandayu osservava il blocco di roccia in silenzio, adagiato sulle ginocchia. Lo sguardo pallido vagava sui contorni familiari della lastra incisa scrutandone gli angoli ancora non smussati dal tempo e i caratteri ben visibili sotto il simbolo della foglia.
Quella era la lapide di Chiyome Hyuga.
Osservare quel semplice monumento di roccia gli faceva spesso pensare a coloro che trovavano in qualche modo confortanti quei monconi di pietra, come se potessero, chissà come, sostituire ciò che avevano perso o darvi un senso.
La verità era che non aveva importanza quanto a lungo potessero parlare: la roccia non rispondeva, al tatto restava gelida e dura e non faceva che ricordare che ciò che era stato perso non poteva tornare indietro.
Che peso aveva una vita? Valeva un pensiero? Un istante di rammarico o un gesto di giustizia? Negli ultimi tempi gli sembrava sempre più difficile dirlo, laddove ogni sua domanda e ogni sua certezza incontrava solo cinismo e indifferenza. Se una vita perdeva ogni valore, per cosa combattevano gli shinobi di konoha?
"Eppure tu sei andata lo stesso.."
La mano avvolta in parte dalla fasciatura di supporto si distaccò dalla superficie della lapide, mentre il giovane shinobi chinava la testa in un muto saluto, sollevandosi lentamente e allontanandosi in silenzio.
Nel seguire il cammino verso casa, il villaggio gli apparve più grigio e meno vivace del solito, come di frequente era accaduto negli ultimi tempi. Spesso nemmeno la compagnia di Fuuma o la difficoltà crescente degli allenamenti riuscivano a scacciare del tutto quei dubbi, quella sensazione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato, di troppo scontato in quello che era il loro ruolo. Nella storia di konoha si era parlato molto della "volontà del fuoco", eppure troppe volte era tornato a casa con il sapore della cenere sulla lingua. Anche se sperava fosse solo una sensazione momentanea, quella voce che gli sussurrava che era tutto profondamente sbagliato, non svaniva mai completamente.
Nel riconoscere l'ampio ingresso alla recinzione di casa propria inghiottì l'amarezza con un profondo sospiro, conscio che il mostrarsi turbato avrebbe dato il via ad una conversazione che non si sentiva pronto a fare, ne era sicuro di poter intavolare, con suo padre. Tolse le calzature davanti l'ingresso, salendo poi i consumati gradini in legno e lasciando scorrere la porta d'entrata davanti a se, trovando la figura rigida e aquilina di suo padre intenta a sorseggiare con aria granitica una tazza fumante, circondato da alcune pergamene sovrapposte.
Nello scorgere il suo arrivo sollevò appena lo sguardo.
-Sandayu. C'è una missiva per te arrivata poco fa. E' urgente.
Lo avvisò senza molte cerimonie, come era suo solito, porgendogli un rotolo ancora sigillato che lui si affrettò ad afferrare rapidamente, con aria appena stupita.
Rimosse il sigillo velocemente, aprendola per coglierne il contenuto. Lo sguardo prese a scorrere rapidamente fra i caratteri, assumendo un'aria interessata. Gli era stata assegnata una missione: avrebbe dovuto scortare un carico a destinazione, su una collina a nord del villaggio. Non c'erano molte altre informazioni, ma non era inaspettato. Ad ogni modo le indicazioni erano di incontrare il suo compagno nella missione odierna all'entrata del villaggio, a breve. Il genere di richiesta non era inaspettato: piccoli carichi nei dintorni del villaggio erano all'ordine del giorno, e spesso gli shinobi erano più un deterrente, il che rendeva una missione di basso livello come quella tutto sommato comune. Sollevò lo sguardo, notando che suo padre lo fissava in silenzio, mentre tornava ad arrotolare la pergamena riponendola nell'abito.
-Esco in missione.-
Avvertì semplicemente, senza aggiungere nessun dettaglio, limitandosi a dirigersi a passo celere verso la sua stanza, così da prendere le borse con l'equipaggiamento e assicurarsele addosso, stringendo meglio il nodo del copri-fronte avvolto attorno al collo, prima di lanciarsi fuori con un rapido saluto a passo spedito. Preferiva arrivare in anticipo piuttosto che rischiare di farsi aspettare, in qualche modo l'idea di dare un'impressione inaffidabile lo infastidiva, senza contare che su cose del genere suo padre era sempre stato inflessibile.
Attorno a se il villaggio continuava la sua vita in un susseguirsi di volti ormai conosciuti e voci squillanti accompagnate dal brusio e dal chiacchiericcio giornaliero, mantenendo quella particolare routine che rendeva la sua presenza una situazione perfettamente normale e trascurabile, mentre attraversava le strade ben equipaggiato, diretto alle porte.
Giunse con apparente anticipo, non notando, fortunatamente, nessun altro in attesa. Nonostante tutto era abbastanza interessato a sapere di più riguardo le condizioni della missione: talvolta anche quelle missioni marginali riservavano qualche sorpresa, come aveva avuto modo di scoprire. incrociò le braccia al petto, riponendo le mani nelle larghe maniche, mentre si guardava con fare discreto attorno, tentando di individuare la figura che lo avrebbe accompagnato. Sperava che gli andasse meglio della volta precedente: era stata una magra sorpresa scoprirsi accompagnato ad una ragazza la cui preparazione era stata in notevole parte compromessa da una emotività esplosiva e priva di rimedio, che aveva complicato la situazione in un modo che ancora faticava a capire.
 
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view post Posted on 20/6/2017, 00:50     +1   -1
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      248 DN, 19 Maggio
      Qualche ora più tardi sulla collina a nord di Konoha


C
on la terra a sporcare le unghie e il sudore sulla fronte i due genin stavano tentando in ogni modo di tenersi aggrappati a qualcosa e di ritrovare la stabilità necessaria, ad ogni secondo tuttavia continuavano imperterriti a scivolare nel fango. Trasportare quel pesante carico sulla cima della collina iniziava ad essere un vero inferno, chiuso in quel bancale di legno l'oggetto posto all'interno era una scultura di gran valore - o almeno così avevano detto ai due genin - ed era stato l'artista a scegliere il punto esatto dove posizionarlo.

"Potevano avvertirci che l'artista era un fabbro e che quest'affare pesasse un quintale.. accidenti, continuo a scivolare."

Il biondo compagno di Sandayu per quanto fosse più piccolo d'età era un suo parigrado e nell'affrontare quella missione non smise mai di dare tutto se stesso. La missione di per se non era complicata ma un temporale estivo, di quelli improvvisi e passeggeri, aveva reso il terreno oltremodo scivoloso azzerando ogni attrito possibile. Ad un certo punto vide il compagno chiudere gli occhi e spingere a più non posso, le sue mani brillarono per alcuni istanti di un chakra intenso quando si vide toccare la spalla non capì cosa avesse in mente.
Fece un salto laterale e tenendo il braccio teso tracciò nell'aria un segmento di chakra elastico.

"Funziona! In questo modo il possiamo distribuire meglio il peso e tirarlo su in cima avanzando lateralmente. Non so per quanto tempo riuscirò a tenere la tecnica però, dobbiamo fare in fretta."

Legati insieme da quel filo sottile iniziarono l'ultimo sprint per la scalata e non potete immaginare la delusione dei due nello scoprire che il committente negò loro di sbirciare l'opera.

* * * *


Rientrato al villaggio Hikarikage si tuffò direttamente sotto la doccia e uscendone in abiti casalinghi iniziò ad apparecchiare la tavola: a meno di imprevisti sua madre sarebbe rientrata in casa a breve. Aveva una gran voglia di raccontargli della missione portata a termine e sperava di poterle strappare un'informazione circa la forma di quella misteriosa scultura.
Tutto pronto, la pentola sul fuoco e lo stomaco a brontolare.
Impaziente il ragazzino attese finchè non fece buio ma infine dovette farsene una ragione e consumò il pasto da solo; sospirando lavò il suo piatto e filò a letto. Per il biondino quella era una prassi ormai molto comune ma per quanta tristezza gli mettesse in corpo pian piano stava imparando ad accettarlo, del resto sua madre era l'Hokage..


      248 DN, 20 Maggio
      Prime ore del mattino


I
n vista della sua partenza per la Pietra la riunione con il Consiglio durò più del previsto, al solito nonostante l'abitudine di lasciare dei cloni al villaggio doveva premurarsi di lasciare tutte le direttive del caso e vista la natura di quel viaggio le incognite da valutare furono molteplici.
Rincasò ormai a notte fonda e togliendo le scarpe all'entrata con poca convinzione sussurrò appena un - " Sono a casa.. " - constatando nell'immediato che Hikari era a letto da ore e che la sua cena era in pentola, pronta da scaldare. Troppo spesso andava a finire così, i loro orari non coincidevano quasi mai e le poche volte che lui non era impegnato in allenamenti o in missioni era lei a tardare, si vedevano sempre pi di rado - ed era solo un genin - non osava nemmeno immaginare come sarebbe stato in futuro; in realtà non potè fare a meno di pensarci e la cosa non fu affatto piacevole. Era davvero amareggiata per la situazione, non sapeva come fare per essere più presente nella sua vita, lo voleva con tutta se stessa ma con tutto il potere che poteva avere un Kage non le era possibile conciliare le due cose, non come avrebbe voluto almeno; era arrabbiata anche, con se stessa sia chiaro, per aver promesso a Hikari di non illuderlo più con la presenza di stupidi bushin.

Si sedette dunque e con poca convinzione prese a mangiare, il suo chakra a scaldare appena il fondo del piatto dando alla pietanza una parvenza di sapore.

* * * *


Dormì poco quella notte, quasi nulla a dire il vero, praticamente ebbe solo la parvenza di chiudere gli occhi e riaprirli alle prime luci. Non un sogno a occuparle la mente ma nemmeno un incubo, il che fu positivo visto come era andata la sua partenza. Comunque sia quando riaprì gli occhi rigirandosi tra le lenzuola scorse la presenza di un foglietto sulla porta che con la stanchezza e il buio della notte non aveva avuto modo di notare: a scriverlo era stato suo figlio, la calligrafia bambinesca era inconfondibile.
Diceva poco ma fu ugualmente rincuorante averlo per le mani e istintivamente lo lesse immaginando le sue espressioni e i suoi toni sempre vivaci e comunicativi.

"La missione è andata bene,
ero con Sandayu, uno di poche parole ma che sa il fatto suo..

Dopo tutta la fatica eravamo certi che ci avrebbero mostrato l'opera ma poi ci hanno detto che il giorno di apertura al pubblico è tra qualche settimana per via degli ultimi ritocchi, stasera me lo anticipi vero!?
"


Sorridendo per la delusione dei due piccoli grandi lavoratori intascò il foglio e affacciandosi sulla cameretta trovando Hikari a dormire profondamente fece spallucce, non avrebbe saputo molto presto di quell'opera.
Prese le sue cose e creati i suoi bushin da sparpagliare nel villaggio uscì. Uno di questi - mentre l'originale si preparava ad incontrare Hachi e Kinji per presenziare al summit indetto dal Taisei - si diresse verso il cimitero di Konoha e ivi attese.
Aveva già avuto modo di parlare con il giovane Sandayu ma così come allora l'impressione avuta per mezzo delle parole del figlio le trasmisero una strana sensazione; in qualche modo sentiva di dovergli parlare, se non per essergli di conforto, quantomeno di spiegargli per bene come erano andate le cose il giorno in cui sua madre era morta.

Lo Hyuga qual'ora si fosse recato ai piedi della lapide di sua madre avrebbe notato la presenza di un piccolo rospo verde dall'aria non troppo sveglia. Saltando sulla pietra sarebbe poi scappato via verso la parte alta del cimitero portando i suoi occhi bianchi a notare la presenza del Sandaime sulla tomba dei precedenti Kage: due Hyuga.
 
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view post Posted on 20/6/2017, 02:33     +1   -1
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La missione più che emozionante o monotona si era rivelata sfiancante: quella giornata sembrava non voler finire mai, al punto che una scarica d'acqua aveva oscurato il cielo rendendo il trasporto di quella che era stata presentata come una misteriosa scultura, qualcosa di molto vicino ad un inferno fangoso.
Il suo compagno era un ragazzetto quasi della sua età, che ebbe quantomeno il pregio di dimostrare impegno e più entusiasmo di quanto in effetti il lavoro ne meritasse da entrambi, cose che gli concessero di concentrarsi sul portare a termine il compito e che furono apprezzate in quieto silenzio.
Inutile dire che fu di ben poca compagnia: se la giornata era cominciata in modo grigio, il termine sembrava averlo lasciato silenzioso e cupo.
Sulla strada verso casa non poté che pensare, con vaga ironia, che alla fine gli era stato precluso anche di sapere cosa effettivamente avessero trasportato. Era proprio vero che le informazioni restavano scarne, mentre i quesiti si accumulavano.
Quando infine si concesse un bagno, nel contenitore d'acqua in legno, gli parve che il suo riflesso dimostrasse più anni di quanti ne aveva al mattino. Per quanto si mettesse in discussione, le giustificazioni scivolavano fra le dita giorno dopo giorno.
Lo stupiva anche che lo stesso Fuuma, con cui talvolta aveva provato ad intavolare l'argomento, aveva sempre reagito con pochi schivi e rammaricati silenzi, senza tentare uno sfogo a sua volta. L'unica volta che lo aveva visto reagire, dopo aver pianto ai funerali del fratello, era stato quando aveva saputo del reintegro di alcuni Hyuga su cui giravano voci da tempo. Dopo molti anni fu la prima volta che lo rivide nutrire rancore per la casata principale e per il villaggio, un rancore che in parte lui stesso condivise e che si scoprì a sospettare anche in una piega più rigida del solito nelle labbra di suo padre.
Era difficile giustificare e definire dove arrivasse ciò che era "necessario" e dove iniziasse ciò che invece scavava profonde cicatrici nelle radici del villaggio. Purtroppo quel senso di necessità sfioriva e diveniva sempre meno netto man mano che l'atteggiamento si riversava sugli altri shinobi e sui membri del villaggio,
rendendo il dubbio una replica costante su scala ridotta. Si era stupito quando si era reso conto di non biasimare le accuse del cugino: se un cadetto avesse lasciato il villaggio il suo byakugan e probabilmente la sua vita sarebbero stati estirpati senza pietà. Il fatto che ciò non solo non fosse accaduto, ma che nessuno nel clan si fosse opposto creava ai loro occhi un precedente senza senso e un affronto verso coloro che avevano perso i loro familiari. Inoltre la macchia lasciata volutamente sul nome degli Hyuga era qualcosa che dava adito ad altre supposizioni oscure che lo avevano spinto più volte a chiedersi se non avrebbe un mattino, scoperto che suo padre aveva lasciato la villa per recarsi egli stesso dall'hokage o alla sede del clan, nel peggiore dei modi.
Poteva accettare che tutto ciò che gli fosse stato insegnato fosse una menzogna: che raggiungere un obbiettivo valeva anche le sofferenze della propria famiglia e l'integrità del villaggio e del proprio clan, che non ci fosse onore nei loro nomi e nella loro storia e che i principi fossero solo vecchi ideali passati di moda.
O poteva crogiolarsi nella confusione e nel dubbio, sapendo di non potersi permettere di dubitare di quella che era l'unica realtà che ancora teneva insieme i cocci della sua esistenza, sperando di trovare la soluzione a quei dilemmi. Anche a costo di essere la soluzione, se necessario.
Quella nottata passò agitata, si rigirò spesso nel suo futon e sognò un enorme albero in fiamme, squarciato da un fulmine, mentre le radici lo soffocavano nella loro morsa..


Il mattino dopo si svegliò di buon'ora, madido di sudore e ancora in parte acciaccato per la missione del giorno prima e per la posizione scomoda tenuta durante il sonno.
In cucina trovò solo il solito biglietto conciso, che guardò distrattamente e un piccolo cesto di frutta, da cui raccolse distrattamente una mela mentre si recava all'esterno, con aria tutt'altro che riposata.
"Una rinfrescata e qualche minuto di allenamento per sciogliermi quanto basta e starò bene.."
Ultimamente tra una cosa e l'altra si allenava anche più del solito. Razionalmente era convinto fosse il segno che ormai il suo corpo si era più che abituato alla routine.
La verità era che istintivamente sapeva che dietro quella fretta di affermarsi e scavarsi una strada, c'era un secondo motivo. Una parte di se aveva capito che quella indecisione nel suo giudizio era una pericolosa incognita, e se un giorno gli fosse stata consegnata la missione sbagliata e avesse dovuto fare una scelta, capire chi era nel giusto non sarebbe stato più così chiaro.
Nel chinare la testa sotto il getto fresco della fontana all'esterno, Sandayu ritornò con la memoria a un gioco che aveva fatto poco tempo prima per tentare di avere un diverso punto di vista. Se fosse stato una spia di una altro villaggio e avesse dovuto fare rapporto, cosa avrebbe scritto? Ricordava che si era stupito nel notare che la risposta non gli era piaciuta affatto e che i suoi dubbi si erano trasformati in fretta in possibili armi rivolte contro il villaggio. Eppure erano scenari possibili, non certi ne probabili, e il fattore umano poteva cambiare le cose. O almeno quella era la speranza con cui continuava a motivarsi.
Finché fosse stato sicuro che almeno lui aveva una possibilità di migliorare la situazione, non doveva preoccuparsi e doveva invece limitarsi a fare del proprio meglio per raggiungere l'obbiettivo.
Raggiunse l'uomo di legno sul retro dell'abitazione, posizionandosi e prendendo a colpirlo, esercitandosi con foga e sentendo gradualmente i muscoli riscaldarsi e sciogliersi liberandosi degli acciacchi procurati dalla notte movimentata.
Una delle poche consolazioni che lo tenevano vigile in quei giorni era la sua preparazione come shinobi. L'abitudine e la costanza avevano maturato un certo interesse per gli jutsu e per la strategia sul campo. Spesso si ritrovava a fantasticare su quali tecniche fossero andate perse nel tempo e su come applicarle all'atto pratico. Un giorno si era addirittura sorpreso a chiedere a suo padre se fosse stato per lui possibile apprendere la tecnica da cui creata e in cui eccelleva: il "Palmo dell'Hannya", nonostante lo slancio gli avesse fruttato solo un sospiro esasperato.
In quei momenti quantomeno riacquistava sicurezza in se e in qualche modo i problemi scivolavano via.
Si stiracchiò con calma, ritenendo di aver fatto a sufficienza e decidendo che era giunto il momento di tornare a far visita alla lapide di sua madre, vista anche l'assenza del padre. Si ricompose aggiustando le sacche e il copri-fronte e cambiandosi d'abito con una più sobria ma pulita accoppiata formata da una maglia in stile tradizionale bianca e un paio di calzoni di una scura sfumatura di azzurro.
Si diresse verso il cimitero con passo sostenuto, guardando solo distrattamente il villaggio ancora in buona parte sopito, lungo la strada.
Raggiunse la sterminata fila di lapidi osservandole con l'aria insoddisfatta di chi osserva un pozzo vuoto aspettandosi che si riempia, cercando con gli occhi il ripiano di pietra dedicato alla madre solo per poi chinare lo sguardo quasi per cercare di farsi una ragione di quello scambio che aveva ben poco di equo. Avanzò a passo più lento, soffermandosi un istante anche a rendere omaggio a suo cugino maggiore, il fratello di Fuuma. Era più grande di loro, poco ciarliero e molto attivo, a differenza del fratello minore, così non poteva dire di aver legato con lui quanto con lo Hyuga cadetto. Tuttavia conosceva bene il dolore che la sua perdita aveva provocato alla famiglia del parente. Avevano molte speranze in lui e lo ritenevano un modello. Quando infine si fermò sulla lapide della madre lo sguardo si fece quasi interdetto.
Una piccola rana, o più precisamente un rospo, se ne stava proprio lì. Raggiungeva spesso quel luogo quando aveva la mattina libera e suo padre era fuori in missione o per sbrigare altri compiti, ma era la prima volta che vedeva un rospo in quel posto.
La piccola creatura salto sulla lastra rigida e fuggì via, recandosi verso le sagome ben visibili dei precedenti Kage. Ci mise alcuni istanti a mettere a fuoco la figura che sostava nei pressi, passando da un istante di straniamento a un momentaneo stupore, sino a passare al dubbio.
Quella era senz'altro la figura dell' Hokage: non la aveva mai incrociata in quel posto. La osservò per alcuni istanti, dubbioso sul da farsi: probabilmente sarebbe stato opportuno salutare, ma quel posto richiedeva anche una certa privacy, e dopo l'ultima volta non era del tutto certo di voler avere una conversazione privata. Da una parte avrebbe voluto avere delle risposte ai suoi dubbi, dall'altra l'ultima esperienza gli sussurrava che sarebbero potute essere risposte spiacevoli o peggio, di circostanza. Inoltre che poteva fare? Dire all'Hokage che aveva sbagliato? Che nel villaggio c'era qualcosa di sbagliato? Senza la forza per dare peso alle sue parole sarebbe stato probabilmente uno spreco di tempo.
 
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view post Posted on 23/6/2017, 15:55     +1   -1
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eppur tentato dall'avvicinare il suo kage l'educazione inculcatagli non gli permise di avvicinarsi e rispettoso giovane Hyuga distolse lo sguardo tornando alle sue preghiere. Non ci volle molto tuttavia prima di udire un gracidare vicino che altalenante potè ricollegarlo allo stesso rospo di poco prima; riuscì a vederlo quando con un salto si fermò a guardarlo dalla cima della lapide di sua madre: in bocca portava in dono un fiore di loto dalle tinte rosate.
Quel fiore aveva un significato comune piuttosto diffuso, ovvero il predominio dello spirito e della coscienza su tutto ciò che è materiale e meschino; secondo il Buddismo questi è infatti il fiore della meditazione e della riscoperta della vita, della luce e della consapevolezza interiore. Strano caso che gli venisse consegnato in un momento di tale confusione eppure quando l'ombra di fuoco fu al suo fianco capì che era stata lei a mandare quel messaggio, fu un modo come un altro per fare suoi ossequi e perciò non servì aggiungere molto altro in merito. Sul suo volto del resto avrebbe individuato con molta facilità il suo rammarico per quanto accaduto due mesi prima.

(So cosa stai passando Sandayu..)

Davvero lo ricordava? Quando aveva perso entrambi i genitori lei era solo una bambina e per sua fortuna sua sorella fu in grado di farle anche da madre. Ayame.. non sapendo com'era andata a finire l'attacco di stato a Oto non sapeva se era il caso di farle preparare un posto e se quindi le avrebbe mai potuto dare una degna sepoltura.

Esordì con un saluto rispettoso, il fiore sistemato al suo posto e poi quasi come a non voler essere troppo invadente tornò a fissare le tombe più grandi in lontananza cui aveva appena fatto visita.

"Non vengo qui molto spesso eppure al termine di ogni visita porto con me uno strano senso di pace.. forse pregare i nostri defunti, chiedere loro consiglio, ci aiuta ad accettarne la perdita e a conviverci. "

Nel tono di voce della donna avrebbe potuto cogliere una nota d'amarezza ma anche di disappunto e - quasi come a volersi auto rimproverare - far capire che fosse sbagliato crogiolarsi nei propri dolori e rifugiarsi nei ricordi: non era salutare rimuginare su quel che era stato e che non poteva più essere.
Aspettando una reazione cercò di capire se il suo intervento non fosse stato inopportuno, in caso avrebbe cambiato argomento, magari accennando alla missione conclusa il giorno prima insieme a Hikari; a prescindere dalla reazione comunque lo avrebbe invitato a fare due passi con lei. Ben presto gli avrebbe chiesto retoricamente se ricordava la domanda che le aveva posto in quella taverna..

"Ti devo delle scuse per quella volta ma purtroppo non era il luogo nè il tempo giusto per parlarne. Vuoi ancora saperne qualcosa? "
 
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Era ancora immerso nei propri pensieri quando vide improvvisamente ricomparire il minuto rospo, accompagnato da un piccolo dono floreale. Lo sguardo di Sandayu si rilassò appena, stupito dalla ricomparsa improvvisa, prima di fermarsi sul fiore che portava con se. Accettò l'offerta chinandosi per porsi allo stesso livello del rospo, ricambiando lo sguardo con attenzione. Nutriva un particolare apprezzamento per il mondo animale: avevano una coerenza semplice e fedele a se stessa che aveva un che di rassicurante, come se le cose fossero per loro esattamente come dovevano essere.
L'improvvisa presenza dell'Hokage lo colse alla sprovvista, spingendolo a distogliere rapidamente lo sguardo e sollevarsi. Il senso di rigidità che lo aveva avvolto sul momento svanì parzialmente quando si rese conto che in un certo senso non gli stava parlando come Hokage. si chinò appena in saluto, seguendo appena lo sguardo della donna prima di tornare a fissare per un istante la lapide davanti a se, sentendone le parole. Aspettò alcuni istanti, come a soppesare il peso delle sue parole, prima di pronunciarle.
-Una lapide non può sostituire quello che è stato perso, i defunti non possono prendersi carico delle nostre responsabilità e dei nostri problemi.. Vengo qui perchè penso che prima di fare un passo avanti, sia necessario ricordarsi di cosa è stato perso e di cosa è necessario fare per evitare che si ripeta..-
Non c'era molto conforto in quelle parole, e in un certo senso andavano a calcare quel senso di rimprovero che l'Hokage aveva rivolto verso se stessa, ma erano parole oneste che esprimevano in maniera limpida quello che era il giovane Hyuga.
-Non andrebbe mai sottovaluto il peso di una perdita.. Se il fallimento e la perdita smettono di avere peso, la gente potrà trovare pace solo nei cimiteri..-
L'ultima frase risuonò con un tremito dotato di una lieve asprezza, segno di tutti gli incidenti avvenuti sul suo cammino in quei mesi, e che probabilmente sarebbero potuti essere evitati. Sospirò appena, più per mantenere il proprio autocontrollo, andando a posare per un breve istante la mano sulla lastra di pietra, in un gesto rituale prima di allontanarsi seguendo il tacito invito dell'Hokage.
Il discorso venne portato abbastanza in fretta su quella che era la domanda posta poco tempo addietro e che in effetti era stata poco prima nei pensieri del giovane shinobi. Questo al sentire le scuse riguardanti la risposta incompleta avuta in quell'occasione chinò appena il capo.
-Capisco..-
Confermò appena, riflettendo per un momento sulla proposta che lo invitava a porre le sue domande. Era difficile porre argomenti tanto delicati, ma in un certo senso l'essere in quel posto, in quel momento, lo faceva sentire in diritto di porre quei quesiti.
-Crede che il villaggio stia seguendo la strada giusta?..-
La domanda fu estremamente diretta: era inutile girare intorno alle sue preoccupazioni, prima o poi sarebbe dovuto arrivare a quello che per lui era l'epicentro di ogni problema.
Dopo una breve pausa accennò a spiegarsi.
-Gente si è sacrificata per il villaggio, gente.. è stata sacrificata per il bene del villaggio. Eppure che peso hanno avuto tutti questi sacrifici? Chi ci ha abbandonato, quali che fossero i motivi, è tornato troppo tardi, in un momento troppo comodo, come se nulla fosse in mezzo alle stesse persone che sono morte per la loro debolezza..-
Soffermandosi per controllare il tono di voce, il giovane proseguì lentamente.
-Per cosa combattiamo se per un medico è così semplice decretare chi ha speranza e chi non la ha senza battere ciglio e senza tentare? Se grandi responsabilità vengono messe nelle mani di persone che ancora non hanno il carattere per sopportarle?..-
Il giovane ninja si arrestò, sollevando lo sguardo pallido e penetrante con aria più solenne verso la shinobi, come se le parole gli avessero dato più forza di quanta ne avesse realmente.
-Quando il villaggio ha cominciato ad abbandonare il suo credo per giungere a compromessi? Verso i propri doveri, verso i propri ideali e verso le proprie responsabilità?..-
Quell'ultima domanda risuonava come un'ammissione che gravava sulle sue labbra come un macigno, una visione che non poteva negare in quel momento o sarebbe stato l'ennesimo compromesso per ignorare ciò che andava fatto e fingere che tutto andasse bene. Non era così, intere generazioni cadette di Hyuga erano state marchiate e non aveva importanza se la causa per il quale avrebbero compromesso il villaggio fosse stata giusta o sbagliata, il prezzo sarebbe rimasto lo stesso per loro e per coloro che li amavano, e il clan intero aveva affrontato con fierezza quel destino per un motivo. Un motivo che improvvisamente era stato spezzato e denigrato. Giovani avevano affrontato le prove più dure e c'era chi era stato privato dell'infanzia per divenire uno shinobi degno di difendere il villaggio e i suoi abitanti, eppure ora c'era chi lasciava che gli abitanti morissero fra le proprie mani semplicemente per non ammettere di non essere pronto. Per i ninja era divenuto un compromesso facile e naturale separare chi poteva vivere da chi era senza speranza e chi non la pensava così era un ingenuo. In cosa Konoha era ancora diversa da qualunque altro villaggio?
 
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view post Posted on 26/6/2017, 22:47     +1   -1
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n poche e semplici battute la maturità del giovane Hyuga venne subito a galla, era da tempo che a Konoha non si vedevano giovani con una simile mentalità e probabilmente a formarlo erano stati i tempi duri di quegli anni. Ascoltarlo le ricordò il giovane Daisetsu [X] che per fare chiarezza aveva perfino deciso di lasciare il villaggio a tempo indeterminato; Akane conservava il suo coprifronte in un cassetto del suo studio ed era pronta a riconsegnarglielo al suo ritorno.
Comunque sia non doveva essere stato facile per tutta quella generazione di shinobi, avevano iniziato gli studi accademici in concomitanza con lo scoppio di una guerra e lei più di chiunque comprendeva i loro mille interrogativi in quanto a suo tempo aveva vissuto vicende molto simili.

La morte dello Shodaime Hokage fu destabilizzante per l'intero villaggio, Akemy Hyuga - conosciuto anche come era "Mejiro", Occhio Bianco - aveva portato il suo clan a spuntarla nella rivalità storica tra Hyuga, Uchiha e Senju, ma più di ogni cosa fu il primo a battersi davvero per la comunità garantendo alla Foglia una continua crescita sia economica che sociale. Akane era solo una bambina quando seppe della sua morte e fresca di accademia vide scomparire un'icona, un punto di riferimento per il suo Paese e non solo. Mai fu accertato un colpevole per la sua morte, le testimonianze tuttavia riconducevano a Oto e Akatsuki. Ma non divaghiamo.. fu ciò che accadde in seguito che scosse davvero la sua vita da kunoichi, presto infatti fu nominato Nindaime un altro Hyuga, Nimuo, un suo amico d'infanzia nonchè compagno di squadra e anche lui non molto tempo dopo morì difendendo il villaggio: la minaccia stavolta prendeva il nome di Abukara.
Con simili avvenimenti in quegli anni il villaggio subì un netto calo d'importanza nella scena mondiale e Akane, proprio come Sandayu oggi, faticò a trovare una motivazione per continuare a combattere così come per seguire ideali sempre meno concreti o peggio, bistrattati. Nel tempo vide gli anziani saggi temporeggiare prima di fare una nuova nomina, la prese come incompetenza e indecisione ma mentre lei cresceva e iniziava a comprendere il mondo degli shinobi capì che non si era un modo di temporeggiare ma anzi, di valutare con più attenzione e qualche anno dopo seppur privi di un kage vide nascere l'alleanza con Suna. Un enorme passo in avanti, l'inizio della ripresa per il suo amato villaggio.

"La storia sembra molto distante da noi se letta attraverso dei libri, non ci tocca davvero.. "

Non lo disse con l'arroganza di chi pensava di aver fatto grandi cose ma tutt'altro, lo disse con con quel pizzico di amarezza e umiltà che aveva potuto notare sul suo viso mentre poco prima contemplava le tombe dei suoi predecessori.

Continuando a passeggiare continuò a parlare senza dare ancora una risposta al ragazzo e anzi, come una vecchia comare iniziò a parlargli dell'altro suo compagno di team. Il suo nome era Kairi Uchiha, aveva tradito Konoha per entrare in Akatsuki poi, per un periodo, era stato perfino Kazekage: una mossa scellerata che aveva rischiato di far saltare l'alleanza con la Sabbia e di far crollare ogni sua certezza sui valori della Foglia. Ma perchè gli fece tutto questo excursus?

"Quello che sto cercando di dirti è che questo disagio che avverti è solo una fase.. se c'è una cosa che ho imparato è che alti e bassi si susseguiranno sempre e comunque, ciclicamente. Il tuo lavoro, i tuoi compagni, Konoha, io, chi verrà dopo di me, tutti continueremo a deluderti o a sorprenderti: semplicemente è così che va il mondo. "

La confusione del genin probabilmente era dovuta alla morte prematura della madre e per il reintegro di Chiaki e Fuyuki Hyuga; più che altrove, nella sede del clan non era stata presa bene la notizia.
Seguì una pausa ma non diede il tempo a Sandayu di esporre nuove domande che esordì con un'affermazione inequivocabile.
    "Ricordo il nome e il volto di ogni shinobi che ha perso la vita sotto il mio comando. "
La voce non tremò nemmeno per un istante, giunse invece calda al suo interlocutore, consapevole eppure al tempo stesso distante, come a ricordare i caduti nei tre anni di guerra dove lei era stata Generale dell'alleanza degli shinobi. Sperava di fargli capire che nei limiti del possibile lei aveva sempre fatto del suo meglio per non far correre rischi inutili ai suoi uomini e questo proprio perchè ricordava bene cosa significasse stare dall'altra parte - ancora oggi, dopo dieci anni dalla sua nomina - lo ricordava davvero bene: partire da soli con le proprie idee, poche informazioni sulla carta e ordini più o meno fraintendibili.
Quello che i più non sapevano era che dall'altro lato della scrivania si era praticamente da soli e prima di prendere ogni decisione, fosse anche solo per far partire una semplice missione, veniva vagliato con attenzione.

"Prima di giudicare e di parlare di compromessi, non credi sia il caso di sapere come stanno davvero le cose? "

Fianco a fianco proseguirono lungo strade secondarie fino a sbucare sulla guarnigione antecedente le porte del villaggio.
Molti furono i saluti e gli inchini che le vennero rivolti lungo il tragitto e nel varcare la soglia non servì che un suo cenno ai jonin di guardia per annotare l'uscita. Fu un po' come a dire "è con me", un abbraccio in netto contrasto con quelle sue ultime parole che erano suonate come un mezzo rimprovero alle orecchie dello Hyuga.
 
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view post Posted on 27/6/2017, 13:11     +1   -1
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CITAZIONE
Narrato
"Pensato Sandayu"
-Parlato Sandayu-
-Parlato Padre-

I passi dello shinobi erano lenti e controllati mentre lasciava che l'Hokage aprisse la strada decidendo la direzione da prendere, concentrandosi invece su quanto aveva da dire.
In un certo senso alcune delle parole che vennero non erano completamente inaspettate, ma alle sue orecchie suonavano come se presentassero alcune crepe. In qualche modo rappresentavano perfettamente la visione di un adulto, ma in questo ne condividevano anche il cinismo e la mancanza di entusiasmo. Era una giustificazione comprensibile ma allo stesso tempo troppo facile.
Lanciò una rapida occhiata ai sempai di guardia, chinando il capo in saluto senza interrompere il monologo dell'Hokage, approfittandone in qualche modo per cercare di entrare nel suo punto di vista. Alcune cose erano comprensibili, ma altri concetti ai suoi occhi erano privi di quella scintilla che avrebbe dovuto rendere un Hokage grande.
-Eppure l'inevitabilità delle delusioni non dovrebbe spingerci a rassegnarci. Se ci pieghiamo alla visione di un ciclo infinito come possono migliorare le cose? Se la storia è troppo lontana forse significa solo che c'è molto lavoro da fare..-
Il giovane Hyuga cercò per un istante le parole, lasciando che lo sguardo spaziasse intorno muovendosi appena con una punta di disagio, conscio avrebbe potuto parlare con più convinzione e utilità se avesse avuto modo di dare più valore di se, così da dare più lustro a quanto intendeva dire.
In fondo si stava proponendo un obbiettivo a dir poco ambizioso: sfidare la natura stessa del mondo ninja e opporsi ad un ciclo inevitabile aspirando ad un ideale tramandato che conosceva solo attraverso i libri: detto da un ragazzino poteva sembrare una favola.
-La storia dovrebbe esserci di ispirazione.. Se ogni shinobi si abitua ad accettare i fallimenti come inevitabili piuttosto che rifiutarli e puntare ad obbiettivi più grandi, per quanto sembrino irraggiungibili, il declino è inevitabile. Credo che il peso di quei morti, la loro volontà e il loro sacrificio che ci spinga ad agire in questo modo, e che raccogliamo quando non ci sono più, siano i veri fondamenti del villaggio ed il modo per dare un senso a quelle morti.. Anche se incarnare gli ideali del villaggio può sembrare ingenuo, qualcuno alla creazione del villaggio deve averci creduto davvero, o non sarebbero arrivati sino a noi..-
Rispose, prima di aggiungere brevemente, abbassando appena lo sguardo con un cenno del capo. Era quello il punto a cui era giunto, l'unico che potesse dare un qualche valore a quanto stava dicendo e a cui si era ispirato nel prefiggersi un obbiettivo. La consapevolezza che ciò in cui credeva non era stato solo suo, frutto di ingenuità o del bisogno, ma che qualcuno più grande di se, quando ancora la strada era tutta in salita, si era prefisso un obbiettivo irraggiungibile ed era divenuto tanto grande da renderlo visibile.
-E' proprio per comprendere che parlo in questo modo, non volevo giudicare, Hokage-sama.. Non era mia intenzione sembrare arrogante..-
Si scusò infine brevemente, con un lieve inchino, invitandola con quelle parole a proseguire con la sua spiegazione. Sapeva bene che se l'Hokage non avesse avuto interesse nell'ascoltare quei dubbi non avrebbe mai avuto la forza per farsi sentire in maniera legittima. Discutere dei principi cardine del villaggio avrebbe richiesto che lui fosse molto più di quello che era, in modo tale da dare vero peso alle sue parole. In quel momento i suoi dubbi potevano avere voce solo perchè l'Hokage aveva deciso di attribuire loro un valore sulla fiducia, eppure nondimeno poteva lasciarsi sfuggire questa occasione di confronto. In un certo senso questo era dovuto al fatto che non aveva mai potuto dare nulla per scontato e che esprimere se stesso, anche fra le mura della propria casa, aveva sempre richiesto più coraggio di quanto fosse normale per la media delle persone. In un certo senso ciò lo rendeva capace di comprendere l'importanza delle occasione e lo spingeva ad assumersi la responsabilità dei rischi che esse richiedevano per essere messe a frutto. Quel modo di fare tenace probabilmente era anche ciò che gli stava permettendo di conseguire i successi sperati nella sua formazione, sino ad allora.
 
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view post Posted on 29/6/2017, 14:02     +1   -1
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estare coerenti con se stessi, con i propri principi e quelli del villaggio, in apparenza nulla di più semplice ma l'eremita sapeva bene quanto sottile potesse essere a volte quella linea. Lo ascoltò quindi, cercava di capire davvero quale fosse il fulcro del suo disagio ma non scese mai nei dettagli e così facendo iniziò a temere che non sarebbero mai giunti a nulla. Ogni situazione poteva presentare mille complicazioni e letture diverse e dal suo punto di vista era solo dal caso specifico e dalle informazioni che si avevano che era possibile comprendere fino in fondo la natura degli eventi: solo dalla comprensione del caso era possibile fare una buona scelta.

(La storia è troppo lontana da noi?)

"E' l'esatto opposto, come ti stavo dicendo la storia è tutt'altro che distante da noi, conoscerla e apprenderla sono due cose molto differenti ma hai ragione a dire che bisogna imparare da ciò che è stato per migliroarci. Tuttavia credo che così come un Kage non è stato grande solo perchè è morto combattendo, non è pessimo uno che per sventare una minaccia più grande decide di lasciar andare un noto criminale per rimandarne la disfatta. "

Probabilmente questa alle orecchie di Sandayu suonò molto come una giustificazione, una difesa a suo vantaggio, ma il peggio sarebbe arrivato con l'intuire a cosa si stesse riferendo. Non avendo lui partecipato al discorso in piazza non sapeva com'erano andate le cose - né nessuno si era azzardato a dirlo in sua presenza a causa del lutto materno - e in cuor suo Akane nel rivelarglielo sperò di non averlo scioccato o deluso.
Avanzando con quel loro passo tranquillo si trovarono presto a seguire un sentiero in terra battuto che portava nel sottobosco sempre più a nord. Tutt'attorno solo il frusciare delle foglie al vento e il cinguettio degli uccelli: l'ambiente perfetto per quella che da parte della più grande sembrò una confessione in piena regola.

"Dall'inizio della mia carriera quella è stata probabilmente la scelta più difficile di sempre.

Hyou era un mostro è vero ma è stato il nostro mondo a crearlo e quel giorno lo lasciai parlare di proposito in modo tale da far uscire allo scoperto tutti i suoi seguaci infiltrati a Konoha. Nei giorni seguenti mentre eravamo impegnati a catturare quei ribelli ha avuto una possibilità di redimersi ma non l'ha colta.
"

Lo volontà del giovane di comprendere era lampante ma chissà se sarebbe riuscito a vedere oltre questo grande ostacolo; Akane si aspettava di vederlo infuriare da un momento all'altro, questo per non aver vendicato quello stesso giorno la morte della madre e degli altri caduti.

" In quanto ai due Hyuga che abbiamo riammesso, il loro aiuto per la sconfitta di Hyou è stato fondamentale ma non è stato questo a far aprire le nostre porte. Posso solo immaginare la tensione che c'è all'interno del vostro clan ma lasciati dire che per quanto tempo fa abbiano deciso di allontanarsi e battersi da soli contro un nemico tanto pericoloso quanto evanescente, non hanno mai avuto intenzione di ledere Konoha e non sono mai stati dei veri nukenin.

Per avere più possibilità di rintracciarlo Fuyuki decise arbitrariamente di entrare in Akatsuki e per quanto non approvassi quella scelta, quando scoprii la verità sul suo conto gli chiesi di approfittarne e passarmi informazioni sulle attività dell'organizzazione. Questo per anni, fino a quando qualche giorno fa si è presentata la prima occasione utile.
"

In pratica stava dicendo che aveva rimandato la fine del leader di Akatsuki sulla base di vari motivi: per catturare i membri suoi complici, perchè al tempo stesso era una vittima del sistema e perchè conscia di avere mezzi esterni per rintracciarlo.

"Sii pure diretto Sandayu-san, siamo tra noi, niente ranghi. "

Fare scelte era anche questo, mettere da parte la vendetta personale per conseguire risultati migliori nel tempo.
 
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view post Posted on 29/6/2017, 17:15     +1   -1
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"Pensato Sandayu"
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-Parlato Padre-

Sandayu ascoltò in silenzio, quasi assorto, non poteva dire di essere in completo accordo con la visione del villaggio che il kage aveva, al contrario, ai numerosi punti di incontro si accostavano altrettante visioni opposte. Tuttavia poteva intuire che forse, e solo forse, queste erano semplicemente linee d'azioni differenti, più figlie della personalità dei due che frutto di una vera intenzionalità a nuocere. L'Hokage sembrava ritenere sul serio di agire nel modo migliore e non aveva tuttavia sostenuto che il suo discorso fosse completamente sbagliato.
Forse il modo ideale stava nel mezzo, o forse il cambiamento era davvero necessario ma necessitava di tempi maggiore. Magari se avesse avuto la forza per dimostrare sul campo che i suoi ideali e le sue scelte potevano funzionare, in futuro un cambiamento non sarebbe stato impossibile come sembrava.
Annuì, e stava per rispondere all'esempio dell'Hokage, quando lei continuò rendendo quello che era sembrato un vago esempio generico, improvvisamente reale. La bocca rimase un istante semiaperta, mentre il passo rallentava appena nell'avvertire i pensieri offuscarsi un istante, nel metabolizzare la cosa.
-Tu.. Lei.. Non può aver.. Il villaggio..-
Le parole fuoriuscirono in un flusso confuso a mezza voce, mentre i pensieri che si erano arrestati per un attimo riprendevano a scorrere a flusso continuo, come un fiume in piena. Doveva essere uno scherzo. Forse lo stava mettendo alla prova? No, l'Hokage stava parlando in modo serio, incredibilmente serio.
-Mia madre è morta in quell'attacco!.. Se il suo piano fosse fallito, se la minima cosa fosse andata storta, il villaggio..-
Il pensiero che il villaggio fosse stato messo sulla linea del rasoio gli bloccò per parole per un istante, costringendolo a scuotere appena la testa.
-C'erano altri modi, la sicurezza del villaggio..-
Lo Hyuga ritornò in silenzio, chiudendo gli occhi e respirando lentamente per liberare la mente e raffreddarsi. Se fosse stato al posto dell'Hokage una scelta del genere sarebbe stata incomprensibile, ingiustificabile. La fiducia e il benessere di ogni singolo abitante del villaggio era affidata all'Hokage. Se la sua scelta avesse provocato anche un solo morto, come avrebbe potuto guardare in faccia i suoi abitanti e giustificare le proprie azioni? Questo pensiero lo rendeva certo che quello fosse un errore, a maggior ragione se gli Hyuga disertori non avevano potuto fornire un'alternativa dopo tutto il tempo passato come traditori.
Tuttavia aveva funzionato, e ciò rendeva qualunque cosa potesse dire o pensare dell'accaduto, superflua. Non poteva soprassedere su quella scelta, e in un certo senso era stato un duro colpo alla sua fiducia, ma aveva funzionato e quindi l'Hokage meritava almeno il beneficio del dubbio: forse sapeva quel che faceva, forse no, non gli era dato saperlo.
La voce si levò sostenuta, a denti stretti ma più controllata.
-Posso.. Capire, che la scelta sia sembrata l'opzione migliore. Non posso accettarlo, ma lo posso capire..-
Disse lentamente, aprendo appena gli occhi.
-Anche se.. Se un giorno il villaggio dovesse soffrire per una sua scelta, anche se lei è l'Hokage, io non la perdonerò.-
Lo sguardo dello Hyuga si puntò in quello della donna con più durezza di quanta normalmente sarebbe riuscito o avrebbe avuto il coraggio di imprimere.
Lo Hyuga distolse lentamente lo sguardo, incupito ma più calmo, più razionale rispetto a prima.
-Nonostante questo, come Hyuga, non posso accettare il ritorno dei due nukenin..-
Nell'usare quel grado era ovvio che nonostante l'ufficialità non li riconosceva ancora come reintegrati.
-I due ninja, uno in particolare, hanno deciso arbitrariamente di unirsi ad Akatsuki e abbandonare il villaggio, mettendo a rischio il villaggio e i segreti del clan. Avrei potuto ammettere che il loro gesto sia stato onorevole se non avessero accettato di fare ritorno impunemente. Portare un onta simile al nostro clan e mettere a rischio l'intero villaggio non è ammissibile, specie visto le perdite che abbiamo subito nonostante tutto..-
Lo Hyuga valutava la situazione con attenzione, segno che aveva riflettuto e parlato più volte di quell'argomento, cui sicuramente gli Hyuga non erano estranei.
-Uno Hyuga degno di questo nome non avrebbe continuato a portare il Byakugan ne sarebbe tornato sapendo delle discrepanze che avrebbero provocato. Noi tutti siamo pronti al sacrificio, chi se ne va per il bene del villaggio deve essere pronto all'esilio tanto quanto chi si sacrifica in battaglia.. In quel modo avrebbero potuto trovare la redenzione senza ferire ulteriormente il proprio clan e la propria casa.-
Si espresse con calma, socchiudendo appena lo sguardo con amarezza, al pensiero del precedente che si era creato nel clan e delle accuse che aveva udito a quel proposito dallo stesso cugino.
-Avrebbero dovuto quantomeno essere imposti con il sigillo maledetto.. Ora non ho risposte da dare a chi accusa la casata principale di essere giudicata con superficialità, mentre la casata cadetta si sacrifica nell'ombra. Come posso giustificare il loro sacrificio se possiamo tradire e abbandonare il villaggio per poi tornare al nostro capriccio? Gli Hyuga che sono morti per il villaggio si staranno rivoltando nelle tombe.. E'.. una tale vergogna..-
L'espressione crucciata del giovane shinobi all'ultima parola si fece quasi rattrappita dalla difficoltà che gli costava ammettere un tale peso sul nome del proprio clan. Lo sguardo si riportò sull'Hokage nuovamente in pochi istanti.
-E' stata un'offesa la sua scelta, non vorrei dirlo, ma è così.. Lei poi è un Uchiha.. Che lei mini l'integrità della nostra casata in quel modo.. Dovrebbe saperlo benissimo, dannazione!.. -
Rendendosi conto del tono assunto dalla conversazione le labbra si serrarono rapidamente. Era una consapevolezza muta che nel villaggio il rapporto fra i clan principali fosse stato spesso teso e competitivo, e che quel legame che stava alla base di Konoha fosse fragile ed importante, che dei ninja qualunque permettessero che tale legame venisse minacciato per la loro mancanza di integrità e buon senso e che la loro richiesta fosse stata legittimata era ai suoi occhi una decisione presa con una leggerezza imperdonabile. Paradossalmente se la prima, sconvolgente liberazione aveva messo in pericolo delle vite, una interferenza simile nelle faccende dei clan e uno screzio poteva minare le fondamenta del villaggio. Inoltre se il malcontento e i precedenti forniti dalla riammissione avessero fomentato nuovi traditori nel clan? Una situazione simile li avrebbe distrutti, e vita troppo facile avrebbe avuto chi avesse voluto fomentare una rivolta. Una guerra tra Uchiha e Hyuga in quei tempi travagliati era l'ultimo dei rischi tollerabili. Il villaggio predicava unità, spirito di sacrificio, di collaborazione. Erano i cardini. Quella scelta non solo rappresentava uno sputo negli occhi del sacrificio e dell'unità, ma minavano anche la collaborazione interna del villaggio e indeboliva gli Hyuga alla base.
-Non è stata una scelta fine a se stessa, Hokage, questo deve capirlo. La loro presenza nel villaggio è un problema, e se alcuni non sono intervenuti per farlo presente e per opporsi è perchè temono che ciò possa essere utilizzata come scusa per fomentare gli animi, ma non deve scambiare il silenzio per assenso..-
Le spiegò lentamente, respirando a fondo dopo essersi espresso. Si sentiva mentalmente spossato: dover esporre critiche di quella portata all'Hokage a solo qualche mese dalla fine dell'accademia gli richiedeva più forza mentale di quanta credesse di avere, e se non fosse stato per le dimensioni delle sue preoccupazioni probabilmente non sarebbe riuscito a spiccicare parola.
Ma ormai era fatta, a prescindere dalle conseguenze.
-Onestamente è assurdo che io parli di queste queste cose con l'Hokage.. Ho appena ricevuto il mio copri-fronte e non ho mai compiuto nulla che sia degno di essere ricordato.. -
Il ragazzo sollevò appena lo sguardo davanti a se, scrutando qualcosa senza effettivamente vederlo. Dopo le cose che aveva detto e dopo il senso di spossatezza che aveva seguito il dibattito non c'era molto che non potesse dire.
-Mia madre è morta, mi ha lasciato per il bene del villaggio sapendo che difficilmente sarebbe tornata. Non ho amici e ho passato quasi tutto il mio tempo a imparare come essere un ninja degno del suo clan e del villaggio.. Se domani sparissi, solo mio cugino ne soffrirebbe, e mio padre partirebbe il giorno stesso per recuperarmi o uccidermi, perchè neppure suo figlio è più importante del villaggio e del nome che porta..-
Ammise con un vago senso di desolazione che raramente lasciava trapelare, facendosi scudo della propria forza d'animo a dispetto della tenera età.
-Se il mio villaggio e il mio clan vengono fatti a pezzi e privati del loro valore, non mi resta più nulla.. Non posso stare in silenzio, a prescindere dal costo.. Preferirei i suoi assassini ancora vivi, piuttosto che il suo sacrificio venga reso privo di valore -
La mascella si irrigidì appena, mentre i denti si stringevano a simboleggiare lo sforzo che aveva richiesto reggere e pronunciare quelle parole che ora lo avevano portato allo stremo, senza privarsi della sua compostezza.
 
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view post Posted on 11/7/2017, 19:35     +1   -1
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C
ome c'era da aspettarsi la reazione del giovane non fu delle migliori, nel giro di quei pochi istanti Akane lo vide perdere il controllo insieme a tutta la sua obiettività. Spiegargli che i due Hyuga, per quanto indisciplinati, non erano mai stati dei veri nukenin, non era servito a nulla ma vista la storia del clan, la cosa non la stupì particolarmente. Comunque sia Sandayu fece del suo meglio nel controllarsi e restare composto e se dapprima balbettò confuso e arrabbiato in seguito si riprese e pur serrando i pugni e stringendo i denti, espresse il suo pensiero e il suo disprezzo per lei senza mai oltrepassare i limiti. Era stata l'Uchiha a chiedergli di parlare schiettamente e nell'ascoltarlo non fu difficile scorgere la profondità del dolore che si celava dietro i suoi occhi bianchi, lo comprendeva e purtroppo al contempo sapeva di non potergli donare alcun sollievo. Sapeva di non essere la vera responsabile per quella sofferenza ma allora perchè le sue parole non la lasciarono indifferente?

(Non sarà mai abbastanza, qualunque cosa scelga o faccia non riuscirò mai ad accontentare tutti, qualcuno ci rimetterà sempre. L'ho appreso da tempo ma non mi abituerò mai all'idea..)

"So cosa può sembrare dall'esterno ma eliminare Hyou quello stesso giorno non avrebbe riportato in vita tua madre nè le altre vittime. Aver distrutto i suoi piani e la diffusione del suo nindo, evitando che altri in futuro morissero dietro la sua influenza.. questo ha dato un senso al loro sacrificio. "

Il suo interlocutore sembrò capire ma non era pronto per accettarlo.
Riprendendo a camminare poi il genin si accorse che si stavano avvicinando alla collina dove il giorno precedente aveva portato a termine la missione con il figlio di lei. In lontananza la scultura era ancora indefinita, coperta da vari tendaggi e impalcature; dei carpentieri armati di martelli e scalpelli ci stavano ancora lavorando.

"Vieni, voglio mostrarti una cosa. "

Ritornando al discorso e a quanto disse sul clan e sull'innata messa a rischio gli spiegò che nel reintegrare i due quel tema era stato trattato con riguardo dall'intero Consiglio ma non potendo decidere a nome degli Hyuga e del suo capo, avevano optato per una misura punitiva diversa - preventiva anzi - un sigillo che avrebbe bloccato loro il chakra e i movimenti in caso di nuova insubordinazione. Per quanto funzionale tuttavia entrambi sapevano che non era lo stesso che marchiarli con il sigillo della cadetta. Rispondendo a Sandayu gli fece capire che se davvero voleva spingere in quella direzione non doveva far altro che andare a parlarne con gli anziani del clan: lei di certo non si sarebbe opposta a una simile decisione, la trovava anzi più che giustificata.

Arrivati in cima alla collina il capocantiere con poco eleganza fischiò all'attenzione dei suoi uomini per far notare la visita inaspettata. Scendendo dai vari trabiccoli si esibirono in un inchino di gruppo e mentre lei guidava il ragazzo ne approfittarono per bere e fare una pausa ristoratrice.

"Shta venendo bene vero fratello? "

"uhmf si ma doveva essere più colorata per i miei gusti e comunque finchè non sarà finita non potremo sapere se funzionerà. "


Invitando Sandayu ad entrare sotto il tendone udì le voci di quelli che presto gli furono presentati come Gamakichi e Gamatatsu, due evocazioni della famiglia dei rospi di cui lei era l'eremita. Li vide interagire tra loro con molta naturalezza, sorridendo e scambiandosi cenni in un'atmosfera di allegria che poco si addiceva ai discorsi pesanti fatti fino ad ora: perchè lo aveva portato fin li, cosa voleva mostrargli?

"Qualche giorno fa mi sono trovata a dover valutare varie proposte di artigiani, disegni e progetti di chi voleva creare un monumento per ricordare cos'è accaduto quel giorno. I simboli sono importanti e così i templi ma non ci si può soffermare solo sul passato, fallimentare o glorioso che sia. 'Tatsu puoi scoprirla? "

Calato il sipario finalmente le fattezze della scultura furono rivelate e con gran sorpresa non v'era traccia di ferro ma solo nuda pietra raffigurante un rospo con un kimono largo e in posizione di guardia: con una zampa palmata rivolta in avanti ricordava molto lo stile del Juken degli Hyuga mentre ai suoi piedi v'era una base, uno stagno ancora vuoto e di cui Sandayu ignorava lo scopo. L'Hokage gli spiegò quindi di aver respinto tutte le richieste e i progetti a partire da quelli che la vedevano raffigurata in battaglia fino ad ogni altra, era dell'idea che non serviva a nulla esibire una pantera morta, nuvole rosse spazzate via dal vento nè baggianate simili. Non serviva a nulla contemplare un'opera raffigurante eroi o tiranni - se così si potevano definire - e di lapidi da onorare il cimitero ne era già pieno.

"Quello che serviva davvero era un sistema per prevenire attacchi improvvisi come quello.. la storia ricordi? Bisogna imparare dagli errori e cercare di migliorarsi. "

Quella era solo la prima statua che aveva fatto riportare dall'eremo dei rospi e non era fatti di semplice pietra, un tempo spiegò che quella "cosa" era un evocatore, uno shinobi in carne ed ossa proprio come loro. Si era trasformato in pietra nel tentativo di controllare il chakra naturale, una fonte di energia che ad oggi sperava di riuscire a sfruttare per il bene comune tramite l'ausilio dei suoi cloni e il supporto dei rospi.
Spiegando il suo piano prese a passeggiare intorno alla struttura e allargando un braccio ne sfiorò la superficie soffermandosi con le dita sul simbolo del clan Hyuga inciso sulla schiena e i Kanji del Fuoco sul petto.

"Con l'aggiunta di una fuuinjutsu di segnalazione saranno dei punti di riferimento, una sorta di barriera che circonderà il villaggio. Ne riporterò dieci, una per ogni clan di Konoha, farò il possibile affinchè non ci prendano più alla sprovvista. "


GdrOff || Post un po' "meh" ma è quello che succede quando ti piantano in asso, so sorry. Dubito Nyram passi a continuare la quest ma prima di mettere a valutare aspetterò qualche giorno, non si sa mai.. || GdrOn

 
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view post Posted on 13/10/2017, 15:53     +1   -1
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Suvvia, suvvia, non è una goduria quando la gente prende e ti molla? E ti lamenti pure?! :guno:
Tanto abbiamo valanghe di tempo da buttare...

Cavolate a parte, l'impostazione era bella proprio per il contrasto dei due punti di vista; ottima l'idea di integrare il colloquio con gli ultimi eventi ongame, la barriera e la storia del pg. Non essendo completa, penso di dover mettere una X in pagella eremitica - in caso mi sbagliassi, basta una gomitata in chat.
 
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11 replies since 16/6/2017, 20:30   414 views
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