| Quando Eisuke arrivò davanti alla porta, la trovò chiusa, e non vide Ekusie da nessuna parte. Gli occhi si aprirono ancora di più, molto probabilmente per la paura e per la sorpresa. Non si aspettava che sarebbe successo qualcosa del genere quella sera, dopo quella giornata così straziante e deprimente. Quando il giovane sentì l'urlo di una donna, provenire dall'interno della camera davanti alla quale si trovava, sembrò quasi tornare alla realtà, dal vortice di pensieri che continuava ad attanagliarlo. Perchè Ekusie era lì? Cosa voleva? E perchè lo stava tormentando? Non faceva parte di lui? Allora perchè si comportava così? Anche lui era così, dunque? Tutte domande che scomparvero con quell'urlo.
Eisuke: Airone!
Il ragazzo abbassò la maniglia ed entrò nella piccola stanza da letto nella quale si trovavano Airone e la piccola Chou. La sabbia avvolgeva sia la donna che la bambina, e attorno a quest'ultima si era creata una vera e propria gabbia. Sayaka tendeva le proprie braccia verso la figlia, ma la sabbia era troppo forte e non le permetteva di avanzare. Fu capace solo di chiedere, urlando, aiuto ad Eisuke, il quale, però, era più sconvolto e disorientato di lei, molto probabilmente. Solo quando il giovane ninja sentì la voce di Ekusie, rauca e più cattiva che mai, si accorse di quello che stava per accadere. Ma ormai era troppo tardi.
Eisuke: NOOOOOOOO!
Tese una mano in avanti, verso la piccola Chou, come se così facendo potesse fermare tutto, come se così potesse evitare l'inevitabile. Dopo le parole di Ekusie, la culla della bambina, e la bambina, vennero schiacciate da un ammontare gigantesco di sabbia, venendo distrutte e schiacciate. Sabbia, legno, stoffa e sangue si trovavano sul pavimento della stanza, anche ai piedi di Eisuke. Quest'ultimo cadde a terra, disperato e disorientato, con l'espressione confusa, cercando di trattenere le lacrime. Prese un pezzo di stoffa da terra, sporco di sangue, e lo portò al volto, accarezzandolo con la sua guancia ed iniziando a piangere, facendo cadere lacrime calde, senza emettere alcun rumore. Singhiozzava e piangeva, era sconvolto da quello che era appena successo, anche perchè sapeva, o almeno credeva, che tutto quello stava succedendo a causa sua.
Eisuke: C-chou... chou...
Ogni tanto pronunciava il nome della piccola bambina, come se la conoscesse da tanto, quando l'aveva vista si e no qualche volta, dentro la sua piccola culla, mentre dormiva. Però l'aveva vista, e sapeva che aveva solo qualche settimana, era appena nata, non aveva nessuna colpa e doveva ancora scoprire il mondo. Esatto, il mondo, lo stesso che adesso Eisuke considerava un inferno, e non solo a causa di Ekusie. Il ninja di Suna adesso era come in una bolla, non riusciva a capire quasi niente, era troppo sconvolto. Anche le urla di Airone erano solo un sottofondo ovattato per lui. Adesso le uniche cosa che riusciva a capire erano le ultime parole di Ekusie, quello che riusciva a sentire erano i suoi singhiozzi, quello che riusciva a percepire erano le sue lacrime ed il sangue di Chou sulle sue mani, quello che riusciva ad odorare era l'odore del sangue della piccola, e quello che riusciva ad assaporare era l'amaro in bocca, per non esser riuscito a fare niente. I sentimenti, invece, quelli dominanti, erano tristezza e disperazione, ma anche rabbia, tanta rabbia. Una rabbia traboccante ed insormontabile che continuava a crescere, soprattutto mentre Ekusie parlava e faceva una piccola proposta ad Eisuke. Quando la personalità malvagia finì di parlare, solo allora il ninja, che era caduto in ginocchio piangendo, con la testa rivolta verso il basso, solo allora alzò il capo. Lo sguardo era nero, nero di rabbia e di astio. Guardava il suo alter ego, lo odiava, lo odiava per quello che stava facendo. Però, però in cuor suo sapeva che per un certo verso aveva ragione. Insieme, loro due, potevano essere molto forti, potevano farsi rispettare... ma soprattutto Eisuke avrebbe potuto evitare che certe cose si ripetessero.
Eisuke: Basta... basta basta basta basta...
Disse con tono spento e demoralizzato, sempre guardandolo con sguardo pieno di astio, ma anche con una nota di sofferenza. Appoggiò la mano destra sulla gamba destra, ed iniziò ad alzarsi. Si aiutò con le braccia per alzarsi e rimettersi in piedi, sulle sue gambe. All'iniziò barcollò un po', poi riprese a guardare la sua doppia personalità e a parlargli.
Eisuke: Chiederti scusa... per cosa? Tu, tu mi hai ridotto come uno schiavo...
Piano piano, ad ogni parola che diceva, le mani di Eisuke iniziavano a stringersi, ed il tono ad infervorarsi, così come l'espressione di rabbia iniziava a tornare, partendo da un ghigno, di disgusto, sul suo volto.
Eisuke: Tu mi hai fatto soffrire per anni. Tu non mi hai fatto provare più niente. Tu hai litigato con Reiki. Tu mi hai fatto chiudere in me stesso. Tu mi hai bullizzato per anni.
I pugni si strinsero sino a far diventare le nocche bianche... più del normale si intende. I denti iniziarono a raschiare tra di loro e a non staccarsi più.
Eisuke: Tu hai provocato solo sofferenza nella mia vita. TU HAI PROVOCATO SOFFERENZA NELLA VITA DEGLI ALTRI ATTRAVERSO ME. TU HAI UCCISO LA PICCOLA CHOU. TU, TU DOVRESTI CHIEDERMI SCUSA, E NON DOVREI ESSERE IO A TORNARE DA TE, MA TU A TORNARE DA ME, SOTTO IL MIO, IL MIO CONTROLLO. TU, MOSTRO!
L'ultima parte l'aveva detto urlando, agitando le braccia e sputacchiando da una parte e dall'altra, sempre con le lacrime agli occhi. Poi, prese la spada e la sfoderò. Si calmò e disse.
Eisuke: Tu devi tornare da me. Io ti ho creato e vivi solo perchè vivo io.
Puntò la spada con la punta rivolta verso la sua pancia.
Eisuke: Quindi, se io dovessi smettere di vivere, smetteresti anche tu.
Lo guardò con aria di sfida, con uno sguardo quasi maniacale, da bestia, come se fosse lui l'Ekusie che prima aveva ucciso Chou, e disse
Eisuke: Che dici, mostro?
Un Eisuke così non si era mai visto. Perchè si stava comportando così? Forse l'influenza di Ekusie, in quegli anni, si stava facendo comunque sentire, anche se quell'essere era uscito e si trovava davanti a lui?
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