Scheda di Harada Takumi, Chunin
[Utente: ¬BloodyRose. 2° Pg]

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NGDR - Staff
view post Posted on 2/6/2017, 09:43 by: NGDR - Staff
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Terzogenito di un'abbiente famiglia di mercanti, nato nel novembre del 228 DN. Destinato a diventarne la pecora nera a causa della sua discendenza, in quanto prodotto di una relazione extraconiugale della madre, crebbe trattato come un figlio di seconda serie. Nonostante fossero presenti delle normali attenzioni, atte probabilmente ad accoglierlo, educarlo e integrarlo al meglio, ogni passo veniva giudicato dal padre con maggiore severità rispetto ai fratelli per via del mancato legame di sangue; ogni successo ottenuto dal piccolo non era celebrato come avrebbe dovuto, mentre ogni insuccesso veniva severamente punito. Non poteva certo saperlo, ma rappresentava per quell'uomo un fallimento.. una macchia che aveva insozzato la perfezione della vita che aveva costruito. Con il passare degli anni, quel comportamento divenne via via sempre più evidente e il bambino, maturando, cominciò ben presto a soffrirne, non capendone la ragione. Sua madre provava in qualche modo a sopperire a quella mancanza, provando a convincerlo del fatto che l'uomo cercasse solo di migliorarlo e che in realtà, a discapito dei suoi modi poco paterni, gli voleva più bene che agli altri. Queste scuse ressero, ma per poco; se all'inizio il piccolo Takumi sembrava manifestare un comportamento più sottomesso, col passare del tempo e delle angherie ai suoi danni divenne ribelle, a tratti aggressivo e decisamente sarcastico, attirando su di sé ancor più i sentimenti negativi della sua famiglia. Non soltanto il capofamiglia sembrava provare nei suoi confronti un certo disprezzo: suo fratello maggiore, Kazunori, godeva delle sue disgrazie e non perdeva occasione per pestargli la coda a causa della gelosia che il bell'aspetto e l'intelligenza del minore suscitava in una persona mediocre come era; sua sorella maggiore, Noriko, e sua madre, seppur non in maniera diretta, contribuivano a quelle messa in scena col loro silenzio, costringendo Takumi a sorreggere quel peso da solo e a cambiare radicalmente.

Nella primavera del 237 DN qualcosa parve cambiare, andando inesorabilmente ad abbattere la prima tessera di un intricato domino che avrebbe portato al completo declino della sua appartenenza a quella vita. Coinvolti in un affare importante, vecchi amici di famiglia giunsero in casa con l'intenzione di fermarsi per qualche settimana, giusto il tempo di concludere la parte burocratica della faccenda; al piccolo Takumi parvero persone affabili, ad un primo approccio.. quantomeno il loro unico figlio, della sua stessa età, sembrava essere felice con loro. La loro presenza allentò la pressione sulle sue spalle, consentendogli di godere di un po' di serenità e di ritagliarsi del tempo per se stesso; in quel periodo la sua abilità da musicista e pittore autodidatta venne perfezionata. Non era molto avvezzo a stare alla presenza degli altri.. eppure, nonostante questa chiusura nei confronti del prossimo, qualcosa aveva attirato le attenzioni del coetaneo. Alle prime attenzioni di questi, con quel suo carattere incline alla sbruffonaggine e al sarcasmo cercò di allontanarlo, ma col passare del tempo si affezionarono l'uno all'altro. Cominciarono a giocare, scherzare.. e Takumi poté finalmente respirare un po' di quella complicità fraterna che la sua famiglia non gli aveva mai regalato. Trascorsero i giorni successivi passando molto tempo assieme, osservandosi con curiosità; trasportato dalla felicità che il coetaneo gli regalava, d'un tratto Takumi lo afferrò per un braccio e lo baciò sulle labbra. Fu una scena imbarazzante per entrambi, ma il ragazzino, dopo un primo momento di sbigottimento, sembrò apprezzare quel contatto sconosciuto e in seguito entrambi andarono ricercandolo. Tutto sembrava andare per il meglio, ma fu qualche sera dopo che successe l'irreparabile: durante una delle ultime cene sembrò calare un silenzio anomalo fra tutti i commensali; stupito, Takumi cercò con lo sguardo l'appoggio del coetaneo ma questi teneva gli occhi piantati sulla zuppa. Suo padre si erse sul posto pochi attimi dopo quella ricerca visiva, paonazzo dalla collera e dalla vergogna; si avvicinò minaccioso al figlio più piccolo, lo strattonò e cominciò a picchiarlo davanti a tutti, dandogli dell'invertito, del demone. Sopraffatto dalla sorpresa e dalla paura, il minore dei fratelli Harada cercò strenuamente di resistere a quel trattamento; persino sua madre, spinta da un moto di coraggio che mai aveva avuto prima d'allora, cercò di fermare la furia che s'abbatté su di lui, ma fu tutto vano. Lo picchiò duramente quella sera, a tal punto da lasciargli una profonda ferita sanguinante sulla schiena; sua madre piangeva, suo fratello ghignava e sua sorella era paralizzata dalla paura, mentre la famiglia ospite continuava a occhi bassi a gustare il pasto. Per tutta la durata del trattamento, lo sguardo infuocato di vergogna e ira fu piantato sulla figura del ragazzino. Non mosse un dito, non disse una parola.. non aveva neppure il coraggio di guardarlo soffrire o tanto meno di aiutarlo. Quel tradimento, nel suo cuore, bruciò più della ferita aperta sulla schiena.

L'anno successivo fu un vero inferno per il giovane Takumi: le angherie ai suoi danni si inasprirono, il profondo taglio sulla schiena ebbe qualche problema, infettandosi e avvampando come le stesse fiamme dell'inferno, e l'oscurità di un sentimento tanto becero come l'odio cominciò a consumarlo nel profondo. Doveva andarsene da quel posto, doveva dimenticarsi di quelle persone. Le ripudiava. Fu alle porte dell'inverno del 238 DN, poco prima del suo decimo anno di vita, che mise in atto la sua fuga.. ma non poteva lasciare così la sua famiglia, poiché la forte pulsione di esprimere quello che provava per loro lo portò a compiere un passo di cui nessuno avrebbe potuto crederlo capace. Era notte fonda, quando scese dal letto e accese una candela; passi felpati, un'ultima occhiata alla casa che aveva accolto le sue sofferenze, dunque lasciò cadere il moccolo sul pavimento e attese che le fiamme lambissero almeno in parte quel passato che aveva deciso di buttarsi alle spalle prima di correre fuori. Il rogo crebbe in un attimo, avviluppando la mobilia e i tessuti, innalzando una nube scura al cielo, tossica come quella casa. Fermatosi all'esterno per ammirare il suo lavoro sentì gridare i suoi famigliari, svegliati di soprassalto nel cuore della notte dalle vampate di calore e dallo scoppiettare delle fiamme a pochi metri da loro. Sua madre chiamò il suo nome disperatamente, mentre lui osservava con un sorrisetto soddisfatto quell'ardente rosso lambire ogni cosa, consumarla, cancellarla. Fu allora che voltò le spalle, per non fare più ritorno. Per giorni dovette sopravvivere fuori, completamente solo, fra i pericoli che le nebbie celavano ai suoi giovani occhi. Fu il periodo più difficile della sua vita. Si nutriva di quello che la natura poteva offrirgli; debole e affamato, fu costretto dalle circostanze ad aguzzare l'ingegno per cacciare qualche animale o per accendere un fuoco durante la notte ed evitare di morire di freddo. La sua voglia di sopravvivere era più forte della sofferenza del suo corpo. Fu trovato in quello stato selvaggio da degli sconosciuti che, mossi dalla pietà o forse spinti dall'ardore vitale che lambiva quello sguardo smeraldino quando il ragazzino li osservò con sospetto, lo aiutarono e lo portarono al villaggio più vicino, il Kirigakure. Dopo non pochi problemi con la burocrazia fu lasciato in uno dei riformatori, dove fu nutrito e rieducato in mezzo alla feccia di quel mondo nuovo, fatto di sangue, nebbia e sudore della fronte. Non molto avvezzo allo scambio empatico, pian piano Takumi si fece strada in quel gruppo di ragazzi problematici col suo intelletto brillante, la sua parlantina e il suo modo di agire. Non esistevano tenerezze, e dove c'erano attacchi verbali o fisici vi era sempre una risposta, una reazione, persino più crudele dell'azione perpetrata a monte. Rispetto ottenuto con la crudeltà, stringendo i denti, e con l'abilità di un ragazzino che sembrava essere nato per combattere. Allora arrivò l'opportunità, il riscatto.

Nel settembre dell'anno successivo fu iscritto all'accademia ninja, istruito all'utilizzo del chakra e della spada. Il suo spirito d'adattamento e la sua voglia di riuscire stupirono tutti, e in breve tempo divenne dannatamente bravo, soprattutto nel maneggiare la katana, sfruttare il chakra Fuuton e per le potenti illusioni che era in grado di lanciare. Molti coetanei cominciarono ad avere timore del ragazzo, sempre più in gamba, sempre più spietato.. un diavolo con la faccia d'angelo, adulatore eppure portatore di dolore. Rideva sempre davanti alle sfide, di un sorriso smaliziato e sfrontato; era una calamita d'attenzioni, sia da parte dei sensei sia dei ragazzi e delle ragazze. Conquistare il copri fronte, simbolo della nebbia assassina, non fu certo difficile per uno come lui, nell'autunno del 243 DN. Fu subito chiamato a fare qualche lavoretto per conto del villaggio, messo alla prova con qualche missioncina leggera non abbastanza stimolante sia per lui che per i compagni di squadra; sembrava vi fosse la tendenza da parte sua a non voler prendere il ruolo di leader, seppure spesso i colleghi finivano per affidarsi a lui e al suo fantasioso ingegno. Persino durante l'avvento del malevolo essere dalle sfumature violacee Takumi non deluse le aspettative dei suoi superiori, che l'avevano cresciuto e addestrato per divenire l'assassino che era diventato. Sfruttava qualsiasi cosa per raggiungere l'obiettivo, persino la bellezza che sua madre aveva voluto lasciargli come ricordo del suo retaggio; non gli importava di spezzare il cuore di una fanciulla, per usarla ai suoi scopi e portare a casa il risultato prefissato. Nell'anno 246 DN, finalmente, la progenie e colui che l'aveva generata fu distrutta; Takumi partecipò con tutte le sue forze alla guerra in mezzo a tanti altri soldati più esperti di lui, da semplice genin che, tornato a casa, per il valore mostrato venne insignito del titolo di chunin, qualche mese dopo il ritorno dal Paese del Fulmine.
La sua esistenza era molto migliorata dal rogo che aveva appiccato nella casa che l'aveva visto nascere e crescere nel livore; aveva toccato il punto più basso della sua misera vita e, aggrappandovisi a fatica, con impegno era giunto a divenire un soldato impostato dalla rigidezza militare della Nebbia, che seppure non ebbe modo di cambiare il suo modo d'essere era riuscita a sublimare quella vena sadica sopita dentro di lui.





Edited by Pellegrinxi - 21/2/2022, 12:46
 
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