Euterpe., Addestramento base incentrato su exp, per ~Sah.

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view post Posted on 29/5/2017, 20:16     +1   -1
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//Eccoci qui in questo tuo addestramento.
Non dò particolari direttive, sentiti libera di seguire il tuo pg in ogni situazione.
Per quanto riguarda questo tuo primo post hai la massima libertà su dove e come muovere il tuo pg.
L'unico appunto è che ad un certo punto - decidi te in che modo - sentirai una musica, ipnotica quasi, che ti costringerà a seguirla arrivando fino a dei ruderi dove un uomo sta suonando.
Fermati pure a questo punto.
per il resto sei libera di fare e dire ogni cosa.
A te la tastiera.//
 
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~Sah.
view post Posted on 31/5/2017, 15:14     +1   -1




Tiepido massaggio dalle acque, purificatore di grigi animi e donatore di piacevoli attimi. La testa era notevolmente più leggera, i lunghi capelli vermigli andavano scendendole mossi lungo i seni. Si sentiva al sicuro, stretta dal materno abbraccio di quella cascata; un abbraccio che da tempo mancava ed una sicurezza che, nella sua posizione, difficilmente si poteva riuscire a conquistare. Eppure sembrava essersi sbarazzata da ogni genere di preoccupazione, come se tutte queste si fossero improvvisamente dileguate alla vista del guscio d’acqua che avvolgeva il suo corpo latteo. Le mani viaggiavano pacifiche e delicate lungo le curve del proprio essere, ripulendole dagli affanni e dalle stanchezze che, bene o male, la vecchia Ai aveva cercato di colmare grazie all’ausilio delle sue minestre e di quei caldi piatti, che sembravano portar con sé una qualche essenza divina: era impossibile non cedere all’odore che emanavano, trattenersi sarebbe stata, probabilmente, la sfida più ardua da superare. Ma anche il più piacevole dei momenti è destinato a terminare e, battibeccando interiormente con le forze che la portavano a svolgere tale azione, si liberò del guscio protettivo che acqua le aveva gentilmente prestato. Avvolse il suo corpo con un morbido asciugamano e legò i propri capelli in una coda alta, con uno dei pochi elastici che le erano restati dalla Nuvola, doveva trovare il modo di capitarne altri: infondo pur sempre cento ryo aveva incassato. Sedette su di una sedia lì vicino, poteva accarezzare il liscio legno che la caratterizzava e, poggiandoci cautamente i gomiti, scorse di conseguenza il tavolo su cui aveva poggiato il proprio tè caldo, anch’esso in pregevole legno: alla vecchia non mancavano di certo dei buoni gusti, e poté lodare chiunque glieli avesse donati in quell’istante. Portò lentamente la tazza in terracotta alle labbra rosee e la calda sensazione del tè alla gola, andava scorrendo di pari passo con il recupero dei pensieri dapprima eliminati. Erano giorni che avvertiva la presenza di Uta, come se egli la seguisse in ogni passo compiuto, come se il nodo che li univa andava pesando sempre più al proprio cuore, ora più che mai avvolto dall’incerto grigio. Poggiò la tazza e un leggero sospiro accompagnò l’azione. “Se solo ti facessi vivo...mi basterebbe udire anche un sol passo tuo per riconoscerti, fa attenzione...” Le pupille, vivide quanto prive di vista, s’indirizzavano nella stessa direzione del cielo cremisi, reso tale dal sole sul punto di spegnere i propri raggi. Con la mano sinistra andò alla ricerca da quell’involucro di erbe, che più di una sigaretta aveva il potere di calmarla. Inspirò ed espirò parte della sua essenza, mentre pensiero, come sempre, viaggiava in mari ben più lungi dalla terra ferma. “La vecchia Ai parlava di un giorno nuovo con una strana contentezza e sembrava che la cosa mi riguardasse, non ha mai dato di matto e credo sia ancora integra, mentalmente parlando. Ma non riesco a capire a cosa davvero si riferisse, né se lo facesse solo per rassicurarmi. Credo però che non sia il caso di pensarci troppo, siamo al tramonto e, se qualcosa dovrà succedere, accadrà adesso.” E se un proverbio veritiero a questo mondo esistesse, quello sarebbe sicuramente: “Parli del diavolo e spuntano le corna”, così fu. Le mani candide della vecchia, delineate da numerose venature, si posarono sulle spalle scoperte di Ame, che ne aveva avvertito la presenza. Si mossero lentamente in un delicato massaggio e la ragazza non poté far altro che accettarlo. Vedeva nell’anziana donna una nuova figura materna e, di reciproco, la donna vedeva in lei la figura di una figlia, che mai aveva potuto scorgere. Il suo corpo era impossibilitato ad ospitare geni e mai ne aveva avuto la concreta possibilità di ospitarne. Stai ancora in affanno, piccola? Se vuoi, ti preparo la cena... La ragazza portò indietro la testa, avvicinandosi maggiormente al corpo minuto dell’anziana, in modo da poter portare le pupille smeraldine nelle sue cenere. No, Ai-san. Piuttosto vorrei chiederle una cosa, riguarda quanto dettomi stamattina. Cosa intendeva con “nuovo giorno?”, non vorrei risultarle frettolosa e paranoica, ma la verità è che lo sono. La donna terminò di viziare la sua pelle perlacea ed Ame poté in fretta constatare quanto quel tocco fosse una manna dal cielo: quella donna sapeva farsi amare in ogni sua sfumatura. Ogni alba sta ad indicare un nuovo giorno, sta poi al sole decidere se renderlo o meno speciale. Parole sagge, pronunciate mentre la sua figura si dissolveva nel buio. Aveva capito ciò che intendeva e non si discostava poi così tanto dalle parole di Yume: ognuno plasma il proprio destino. E, parlando di destino, poté seguirlo quando i vestiti coprirono la propria pelle e quando una melodia giunse alle proprie orecchie. Era ironico come un’iniziale nota, la conducesse spesso verso nuovi inizi. Ironica casualità o volere del fato stesso?

 
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view post Posted on 31/5/2017, 16:03     +1   -1
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E la giovane si incamminò. Su sentieri sconosciuti, dove la strada era tracciata da note e melodie che si intrecciavano. Ogni passo una nota, ogni respiro e la musica si alzava sempre di più.
Riecheggiava tra ruderi antichi, rimbalzando come un sasso lanciato di piatto su uno stagno.
Suono e aria si mescolarono e il tempo parve fermarsi.
La musica sovrana, riecheggiava, dominando e accarezzando. Sembravano onde che portavano via, come se la giovane fosse una nave che avesse messo vela verso rotte mai inesplorate. In lei vibrava, come le stesse corde che venivano pizzicate, tutte le passioni che un animo umano poteva provare.
Parlava il suo animo. Perché la musica è semplicemente là per parlare di ciò di cui la parola non può parlare.
Perché il cuore è un violino di cui abbiamo perduto l’archetto per suonarlo. Alcuni lo ritrovano negli occhi di una persona, nello studio, nei libri, nelle parole. Ma a volte cade e si perde come in un sogno.
La vita è la ricerca di questo per non sentire il silenzio che ci circonda. Ma a volte il cuore suona. Suona senza aver bisogno di null’altro. L’anima vibra e con essa la nostra vita. Il suo battito melodia e quel battito non si arresta, esplode come una stella e ci mette in comunione l’uno con l’altro. Quella musica era questo.
Era un cuore che batteva, che non aveva perduto il suo archetto, che suonava meravigliosa e dannata.
E quelle dita scivolavano sulle corde pizzicandole e facendole vibrare con la propria anima. Lo strumento anima, le dita il cuore.
I lunghi capelli color rosso si stagliavano di fronte ad un sole che li accendevano di colori scarlatti. Gli occhi chiusi, il suo corpo adagiato su di un rudere e le mani che andavano da sole.
Quando d’un tratto si arrestarono, il tempo parve di tornare a scorrere e le rovine apparire ancora più antiche.

Chi sei?

Voltando il suo sguardo, ora con occhi ben aperti, a guardare chi o cosa era giunto a lui attratto dal suo canto.


 
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~Sah.
view post Posted on 31/5/2017, 20:30     +1   -1




Una scena già vissuta, una sensazione già provata altre volte. Andava auspicando nuovi incontri, nuove persone da aggiungere a quelle già conosciute, nuove melodie da affiliare a sensibili animi. Era il suo che in quel momento vibrava, come le corde tese di un violino, ora pizzicato al fin di ottenere la bramata melodia o l’agognato sottofondo da aggiungere alla propria cantilena. Il ventre seguiva l’incessante, ma melodico e ritmico, andare della musica, quasi fosse un pesce trascinato dalla violenta corrente del mare. Affascinata da quel dolce ritmo, poté constatare come si potesse trovare del nuovo in sensazioni già vissute altre volte, com’era sempre possibile sottolineare una lettera sfuggita od una frase malintesa. Immaginava la vita come un immenso testo in prosa, del quale solo alcune parti vengono interpretate e molte altre tralasciate a chi avrebbe avuto l’occasione di leggerlo: forse una, forse nessuna o forse centomila persone. Si avventurava su sentieri ancor sconosciuti, guidata dalle ali della spensieratezza e dall’eccessiva curiosità. Un sentimento che solo di rado andava manifestandosi nell’animo della ragazza, il più delle volte in contesto musicale. Non poteva certo negarlo, la sua vita era legata da un inestricabile nodo a quelle note ripetute, a quelle sensazioni quiescenti e talvolta surreali che spesso e volentieri destavano il suo interesse. Aveva conservato i ricordi di quelle notti solitarie, rese empie solamente dalle proprie odi, rese tangibili solamente dall’unico amore che il suo cuore conservava. Gli esterni avrebbero potuto considerarla un guscio vuoto, ed era fermamente convinta di esserlo. La sua vita non era mai stata riempita da quell’amore che chiedeva e la fanciullesca speranza di trovare l’uomo dei sogni era oramai tramontata, seguita dalla fanciullezza stessa. Il suo animo era sporco, macchiato dal destino e da un passato ancor troppo persistente, ancora privo della libertà che davvero voleva raggiungere. “Guarda un po'...” si era di nuovo ritrovata a volare sulle ali della musica, inconscia di star camminando in un ignoto sentiero, verso chissà quale destinazione. Non era passato troppo tempo, ma la musica si era notevolmente intensificata e quasi se ne sorprese quando poté notarlo. Molto spesso, questa aveva la funzione di conduttrice verso mondi alternativi e riflessioni ove la propria mente non sarebbe mai arrivata senza quel filo conduttore. Inspirò aria antica quando raggiunse l’epicentro della musica. Poggiò la mano su un muro a lei vicino e la polverosa parete le diede una vaga, ma pur sempre concreta e non ipotizzata, idea del luogo che la circondava. Ne tracciò la superficie, lasciando che alcuni polverosi frammenti si sgretolassero armoniosi sulle piante dei propri piedi. Questi calpestavano un suolo frastagliato e non più liscio, forse qualche filo d’erba era sopravvissuto. Ruderi. Pensò, stavolta ad alta voce. La musica più che mai intensa s’arrestò quando lasciò posto ad una voce virile, appartenente sicuramente ad un ragazzo poco più grande di lei. Si voltò, lo sguardo nella direzione ove proveniva la voce, la schiena inclinata contro il muro della rovina e le mani dietro essa. Il tutto mascherava una pura ironia, il destino aveva deciso di riproporle la leggenda delle Note Notturne? “Avessero la decenza di presentarsi prima. Nemmeno Mori.” Allorché schiuse le labbra, restando immobile nella propria posizione. Non sono tenuta a rispondere, è buona educazione presentarsi prima di pretendere una presentazione altrui, giusto no? Per avere bisogna dare, qui mi ha condotta la tua musica dopotutto. “O almeno così dovrebbe essere.”


 
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view post Posted on 31/5/2017, 21:12     +1   -1
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Lo sguardo fu come acqua. Non si riusciva a capire se la stesse guardando, o se la stesse attraversando. Se fosse interessato a lei o a chissà cosa. Mutevole. Il sorriso delicato ma misterioso.
Nulla della sua persona si scompose: la gamba mollemente a dondolare, mentre la lira veniva accarezzata da mani curate e perfette. La bocca si mosse a parlare, mentre i capelli vennero presi dal vento e solo allora si notò la loro incredibile lunghezza.
Danzarono al sole, catturati dal vento che li lisciava come il ragazzo faceva con le corde del suo strumento.

Te sei qui di fronte. Io non ti ho cercata ma te sei venuta da me.
Fantasma? Mercenaria? Assassina? Viandante? Dea? Sei davanti a me, ti sei palesata dal nulla sarebbe gradito che mi dicessi il tuo nome, affinchè io sappia se sei una visione o realtà.
E dopo saprai il mio mio.


Non vi era nulla che faceva presagire un attacco da quel ragazzo che la guardava, non distogliendo il suo sguardo da lei. La sua voce era delicata, il suo essere calmo, i suoi modi cortesi.
La musica era cessata, ma era come se provenisse dalla sua stessa voce. Artificio’ Suggestione? Eppure era lì. Intorno a lei, a sussurarle parole incomprensibili ma che, in fondo alla sua anima, qualcosa sapeva. Recepiva.
Non era un nemico. E se lo fosse non l’avrebbe attaccata se non fosse stata lei la prima a farlo. Quella musica le accarezzò il cuore e lui chiuse per un momento quegli occhi grigi, come se sentisse qualcosa.

Anche tu hai un cuore che suona. La melodia che ascolto dal tuo cuore è… strana.

Quella musica batteva col suo. Il cuore della ragazza nuova sinfonia ad unirsi, come una spartitura nuova, in una sinfonia già esistente. Eppure non vi fu stonatura.
Riaprì gli occhi e la guardò. Fu come pizzicare il mi minore: un suono acuto, come una freccia che si piantasse precisa.
Lei lo capì. Capì che quel ragazzo era altro. Capì che erano due sinfonie diverse su di uno stesso spartito.
Non era appartenente al suo clan, eppure sentiva che era così simile, così affine a lei. Oppure fu suggestione eppure, lo strumento venne posato e lui scese da quelle vestigia antiche.
Il lungo mantello a svolazzare impazzito dietro di lui. Agile scese, agile atterrò. Una piuma catturata dal vento era più pesante.

Allora…posso sapere il tuo nome?
 
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~Sah.
view post Posted on 1/6/2017, 12:04     +1   -1




Una nota acuta ed una voce vellutata. Dall’elegante finezza e dalla quiescenza quasi palpabile, accarezzava con flebile tocco i suoi timpani. Quella soave ma intensa voce le era nuova, l’aveva toccata e quasi ipnotizzata. Quasi si confondeva con le note dolci che, come miele per ape, l’avevano attirata verso quell’essere dall’animo perlaceo quanto ancora misterioso ed enigmatico. Le sue, erano parole profonde; nessuna sembrava esser messa lì solo a scopo di reggere una frase, no, avevano un proprio fine ed un proprio scopo. La mancanza di vista le aveva introdotto l’arte del saper ascoltare che, da autodidatta, aveva imparato a perfezionare e ad avvalersene: un’azione che all’apparenza tutti compiono, un’arma che tutti posseggono, ma che solo in pochi riescono ad utilizzare. Lei lo sapeva fare bene, aveva passato gran parte dei propri anni a captare ogni silente fruscio e ad ascoltare le stesse parole del silenzio, che tra tutte erano le più rumorose e dure ma, al contempo, le più affascinanti. “Il sensibile animo del musicista è profondamente legato all’animo sensibile del simile prossimo.” Parole che sua nonna le aveva sussurrato e delle quali, pian piano, stava riuscendo a coglierne i tesori. Non erano dette secondo un ordine logico, ma casuale che, nel tempo, andava sparpagliandosi lungo il percorso che la nipote avrebbe seguito. L’anziana era difatti una donna dall’infinita saggezza e pregna dell’esperienza che gli anni le avevano donato: sembrava sapere più di tutti, ma al contempo saperne di meno. Come se tutto quel sapere potesse essere dannoso nei confronti di chi la circondava. “Potrebbe anche essere un detto comune, magari si riferisce a questo. O semplicemente sa come colpire chi gli sta davanti...se così fosse, beh, credo mi abbia già affondata. Eppure potrei giurare che...” E quando la mano destra si posò sul proprio cuore ne ebbe conferma. “Che questa persona non abbia brutte intenzioni. No, avrebbe già fatto la prima mossa.” Al gesto istintivo seguì l’ascolto della melodia che il proprio cuore andava suonando. La schiena ancora aderente alla polverosa parete e la chioma vermiglia sparpagliata su di essa. Era un cuore che batteva avvolto dal grigio incerto, vacillante sul fiume di tenebre che dapprima aveva toccato con mano ed animo. Era un cuore che mai aveva assaggiato il prelibato gusto dell’amore, che batteva solo ed esclusivamente per animare il guscio vuoto che sempre era stata. Talmente vuoto che, nel petto, il colore opaco della sua anima nascondeva persino lui, che di battiti mandava avanti il tutto: un involontario egoismo che oramai stava per toccare la volontà, che di nero aveva dipinto anche la più nitida parte di un’opaca anima. Sospirò, ed un lieve sorriso accompagnò quel gesto che sapeva quasi di resa, un significato che però non esisteva nel vocabolario di Ame. Seguì con l’udito il movimento leggiadro del ragazzo e le pupille smeraldine ne seguirono l’ombra. Accontentò il suo interlocutore. Diciamo che per questa volta te la do vinta, ma sia chiaro, solo stavolta. Non era una minaccia, la voce vellutata con la quale glielo disse non sarebbe mai riuscita a farla suonar tale. Il mio nome richiama la pioggia, la stessa che fin dall’inizio mi ha sempre avvolta tra le sue braccia; il mio nome è quindi Ame e no, non sono niente di tutto quel che immagini, purtroppo. lo disse con quella sfumatura d’ironia che sempre l’aveva contraddistinta e che mai aveva preso in considerazione di frenare. Un’arma che il più delle volte risultava utile se aggiunta ad un pizzico di ragionamento. Mi perdonerai se risulto invadente, ma dal canto tuo non hai poi tanto da lamentarti. Chi sei? Qual è la melodia del mio cuore? Un attimo di silenzio, poi sussurro. E del tuo…?


Corretto errore grammaticale.


Edited by ~Sah. - 2/6/2017, 10:14
 
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view post Posted on 1/6/2017, 14:06     +1   -1
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"La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza. Chi penetra il senso della Musica potrà liberarsi da tutte le miserie in cui si trascinano gli altri uomini."
( Ludwig van Beethoven)







Il mio nome è Masami.

Disse senza scomporsi. Guardò gli occhi ciechi d ilei mentre la lira veniva accarezzata con mani pensierose.

La melodia del mio cuore dici? Sono io stesso.
Quando suono è la mia anima lo strumento. Il cuore la mano. La musica è un modo per mostrare quello che realmente sono.


Guardò in punto sulla sua sinistra. Un punto indescrivibile che germogliava tra i suoi pensieri.

Nella musica, regina delle arti, è il mio potere.

Non era per vezzo che parlava. Né per vanagloria. Era la sua vita, il suo credo manifesto. Era il suo modo di vivere e di stare al mondo. La sua unicità nell’essere e nel divenire.
Un uomo che sapeva cosa fosse, i passi che doveva fare.

Ma vedo che anche te suoni…

Notò lo strumento della ragazza. E i suoi occhi si illuminarono.

La domanda sarà retorica ma…

Un attimo di silenzio. La domanda che germogliava sulla punta della lingua ma che, timida, non voleva sbocciare.

Posso ascoltare il tuo cuore?

 
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~Sah.
view post Posted on 2/6/2017, 09:09     +1   -1




Tutto giacque, persino l’aria tramutò. Silente ed asettica, andava sottoponendosi al suono delicato della lira incerta. Il sole era oramai sul punto di scomparire e i raggi, come ultimi adempi di un’anima morente, andavano ad evidenziare ancor più i capelli rossi della ragazza, donando anche agli occhi una sfumatura similare ad essi. Era la prima volta che le veniva chiesta una simil cosa, mai e poi mai, prima di quel vivido istante, avrebbe pensato che a qualcuno potesse interessare una sfumatura così intima del suo essere: la più viva. Era una negativa certezza che, involontariamente, aveva preso posto fisso nella sua mente che, come il muro ove poggiava, stava ora crollando. La schiena non sentiva più la parete retrostante, le mani riuscivano ancora a toccarla. In mente sua la situazione era similare: capitava ogni volta che una sua certezza sparisse, si avvaleva come droga di quelle. “Ascoltare...il mio cuore…?” Quante volte lo aveva fatto? Quante volte aveva lasciato parlare lui anziché i propri principi? Quante volte aveva considerato le proprie emozioni ed i propri sentimenti? “Quasi mai.” Eppure l’eco della richiesta, adornato dalle vellutate note della lira, persisteva, Masami era ancora lì, impaziente di ricevere le risposte che gli toccavano. Sospirò, scacciando via le ansie e cercando di dar voce al suo discorso. Le labbra si schiusero, come se stesse ancora formulando ciò che sarebbe stato detto, come se stesse cercando le parole giuste per toccare l’animo del suo interlocutore. Il risultato fu un tono basso, sensuale e deciso a modo suo. La sete di conoscenza alberga in ciascun uomo, dal più giovane al più anziano. Spesso la nostra curiosità aumenta questa infinita sete, insaziabile e persistente. Niente ci trattiene dal chiederci cosa potrebbe sorgere in un determinato luogo, cosa accade al di fuori del continente da noi conosciuto, cosa pensa di noi una determinata persona, qual è la soluzione per questo mondo malato, come i colori sono fatti. Gesticolò con le mani, muovendosi quasi in simultanea con il lieve vento che da poco aveva preso a soffiare. I suoi modi erano eleganti, la sua voce quasi ipnotica quando si perdeva nei meandri dei suoi discorsi, quasi inaspettati da una figura come la sua. Discorsi che rivelavano la profondità d’animo di cui ciascun musicista era dotato. Il voler sapere cosa alberghi in un determinato corpo è senza dubbio il quesito più gettonato, a tutti piacerebbe saperlo, nessuno si tirerebbe indietro dalla possibilità di scoprirlo. La curiosità è comune, la sete di conoscere è universale. Si diresse lentamente verso la figura slanciata dell’uomo, avvolta dal kimono nero che ne evidenziava le forme. Le mani adagiate lungo ai fianchi sfioravano il corpo forato di Amai, lo sguardo alto. La distanza tra i due corpi era minima, poteva sentire il fiato di lui sul proprio viso. E tu, cosa vuoi saper dal mio cuore? "Ascoltare è anche voler conoscere. Dimmi, Masami."


Corretto errore anche qui.


Edited by ~Sah. - 2/6/2017, 15:42
 
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view post Posted on 2/6/2017, 15:52     +1   -1
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Ho detto che voglio ascoltare la tua anima, non la tua lingua.

Le corde vennero pizzicate.

La lingua fa parte del cervello. Ma a volte è biforcuta. Malevola. Nasconde piuttosto che mostrare.
Ma quando si suona…quando si suona nulla può essere celato. La nostra natura sorge e con essa il nostro cuore.
L’anima è manifesta.


Passeggiò intorno a lei. Le corde pizzicate suonarono, l’aria vibrò di quelle note.

Conoscere non è l’anelito che spinge la mia anima. Sentire come batte il tuo cuore invece si.
La conoscenza è un veleno. Troppo spesso siamo sempre così maledettamente spronati a conoscere tutto che ci dimentichiamo di conoscere noi stessi. E questo è un male.
Non sapere chi o cosa siamo rende la nostra arte banale. Le note già sentite. Manca quel guizzo, quell’unicità, quella scintilla che ci rende, e al tempo stesso crea, la nostra anima. E con quella scintilla che si crea. L’arte è unicità.
La musica parole dell’anima. Le ascolti col cuore.è un linguaggio universale. Un linguaggio che arriva, ti tocca e mai più sarai come prima.


Si appoggiò con la schiena su di un rudere. La sua voce che cantava quando parlava. La sua era una volontà ben precisa.
Il coraggio di conoscere se stessi è un coraggio raro; e sono molti quelli che preferiscono incontrare il loro acerrimo nemico in campo aperto, piuttosto che il proprio cuore nell’armadio. Ma lui questa paura non l’aveva.

Voglio sentire battere il tuo cuore. Ma quello vero. Non questo sembiante.

E la lira venne suonata. In attesa di poter suonare col cuore della ragazza cieca.

 
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~Sah.
view post Posted on 7/6/2017, 10:45     +1   -1




Un pizzico alle corde e quel soave suono che l’animo andava toccando s’espase; il vento soffiò ancora una volta, quasi insoddisfatto dei risultati dapprima ottenuti: una raffica più forte che avvolse i due musicisti - anche esso sarebbe potuto essere elemento d’ispirazione per due cuori così sensibili. Due cuori tanto simili quanto enormemente differenti. Un cuore risoluto, empio di conoscenza sul proprio essere, empio di certezze e sicuro delle proprie capacità, della propria arte. L’altro, quello della ragazza dai capelli vermigli, era quasi speculare, l’esatto contrario. Previo di conoscenza per il proprio essere, previo di timore ma empio di insicurezze allo stesso tempo. Era ancora avvolto da quella grigia sfumatura d’incertezza, ancora insicuro su un futuro che si prospettava essere nero: uno dei tre colori che vedeva, quello che più spesso si presentava dinanzi lo smeraldo dei suoi occhi. La tormentava nei suoi incubi; veste, l’aveva avvolta nel suo viaggio verso l’oblio; tormento, le lasciava intravedere l’orizzonte che divide pace da pazzia. Ma quasi salvata dai meandri del pensiero, il lieve contatto delle note di Masami con i propri timpani la riportò nella realtà che stava vivendo, ai recenti pensieri che stava formulando. Non aveva ottenuto ciò che desiderava dalla lingua del suo interlocutore, ma aveva una figura più nitida del quadro generale che vi stava dipingendo attorno. Era ancora un’opera incompleta, ma lei non aveva nulla da perdere, massimo da guadagnarci. “Sporgiti solo quando sei sicura di poter guadagnare dalla situazione.” Altre parole che sua nonna le aveva saggiamente lasciato, altre parole il cui significato stava venendo a galla solo in quei giorni. “Va bene, se il mio cuore devo aprirgli...lo farò. Se riuscirà a leggere attraverso le nebbie grigie...beh, meglio per me.” Sedette allora su di un masso che prima aveva scorto con l’ausilio del piede, lo strumento in legno sulle gambe scoperte e le mani intrecciate sulle ginocchia. Era pronta, ma doveva lasciar parlare la propria lingua per ancora qualche secondo, per puntualizzare quanto stava per accadere. Vedo che un po' hai frainteso le mie intenzioni, ma immagino di essermi mal espressa, perdonami. Esordì, con le pupille puntate sul suolo che, successivamente, portò alla figura longilinea che poggiava su di un rudere. Mai avrei esposto ciò che cerchi a parole: non conosco la melodia che brami, non conosco me stessa e mai ho parlato con il cuore che tutti i giorni pulsa da qua sotto. Allorché portò le mani al petto, scoprendo una piccola parte in direzione del cuore. Lo sentiva battere forte, eppure continuava a non dirle niente. Come se pulsasse solo per tenere in piedi l’intero organismo, come se fosse realmente vuoto. Ho affrontato me stessa, in un frangente mi son vista morire per poi vedere il mio animo resuscitare e ricominciare tutto da capo. Qua dentro regna il grigio confusione e il caos dell’inferno che più volte ho desiderato. Una donna oggi ha detto che questo...che questo sarebbe stato un nuovo giorno e non l’ennesimo vano inizio. Leggi il mio cuore, narrami la melodia che va suonando, cantami la cantilena che sussurra al nulla e mai ho avuto il coraggio o il tatto di ascoltare. Ascoltami, Masami. E le mani candite avvolsero tra le dita quello strumento forato, le labbra rosee ne accolsero il becco in legno. Un do basso aprì le danze, il cuore stesso a dar voce alla melodia che stava avvolgendo l’intero paesaggio.

 
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view post Posted on 7/6/2017, 14:11     +1   -1
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Lui ascoltò. Ascoltò e capì come quella ragazza fosse ancora confusa.
Di certo la sua melodia era dolce ma incerta. Mancava di quel guizzo, di quella scintilla che il cuore ha quando si conosce. Si riconosce in uno specchio e sa quanto e cosa sia.
Quella ragazza aveva appena scavato dentro se stessa e forse, per paura o per altro, non si era immersa in se stessa e così facendo la sua musica non era speciale.
Perché lei era anonima. Le sue note mancavano di quell’unicità che solo l’anima poteva darle. E quindi?
Poteva andarsene. Lasciarla lì a suonare note già sentite, scambiandole per le proprie eppure non era questo. Perché in fondo vi era qualcosa.
Quel qualcosa di nascosto che emergeva, lottava per dire al mondo che esisteva eppure affogava, restava imprigionato in chissà quali oscure gabbie e col tempo sarebbe divenuto… nulla. E questo non lo voleva.
E la sua cetra iniziò a suonare. E il mondo fu diverso. Le note inglobarono quelle di Ame, il vento cessò quasi di soffiare, il mondo parve addormentarsi, i colori ingrigirsi.

Non sai chi sei. E la tua musica ne risente. Trova la tua musica Ame.
Richiama i tuoi servi e ascolta il tuo cuore. Tra queste rovine o troverai le tue note…


Un attimo di silenzio. Come una pausa tra le note. Ma fu tremenda. Fu così lunga che parve che persino le stelle nel cielo morissero.

MORIRAI!
 
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view post Posted on 24/12/2017, 23:35     +1   -1
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Sempre molto poetico, ho gradito il modo in cui hai cercato di creare un contesto apposito al personaggio. E come al solito trasformi qualsiasi cosa in qualcosa di marziale. xD
Buono, buono. Peccato ogni tanto per qualche errorino di fondo.

Coinvolgimento: //
Tempistiche: //
Trama e Impostazione: 10
Scrittura: 8
Ambientazione e Caratterizzazione NPC: 10

Voto Medio: 9.6 (+)<--- Edit Angy: : 9.3 (x)

Paga: 60 +80 (voto 9) = 140 ryo


Adieu u.u

Edited by ~Angy. - 25/12/2017, 11:45
 
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