Missione D - La leggenda delle "Note Notturne", per ~Sah.

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view post Posted on 7/5/2017, 01:08     +1   -1
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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||Benvenuta! Questo primo post, come di consueto, lo dedico alla spiegazione di alcune regole che mi piace mettere subito in chiaro ai miei masterati. Sono un master esigente, che sia una D o una S tendo a dare importanza a ogni singolo post e dunque: meglio un post fanno bene domani, che uno fatto male oggi. Prenditi sempre il tuo tempo, non avere fretta e posta quando credi di aver fatto un buon lavoro, è nell'interesse della riuscita della tua missione.
Passando ai fatti, il tuo primo post sarà libero, a maggior ragione adesso che la tua pg si ritrova in una situazione alquanto particolare, lontana ormai da Kumo. Mostrami il suo percorso dall'abbandono, mostrami chi è Ame. Unica cosa, termina il post dicendo di essere nei pressi di una foresta al confine tra il Paese della Cascata e quello del Fuoco.
Detto ciò, io cercherò di dare sempre il massimo per stimolare sia il tuo che il mio interesse, quindi non posso che augurarti un buon divertimento e buon role!||
 
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~Sah.
view post Posted on 7/5/2017, 08:47     +1   -1




Se continui a fare quello che hai sempre fatto,
continuerai ad ottenere ciò che hai sempre avuto.
- Warren G. Bennis.




Piangeva il cielo, di grazie godevano le terre. Orme sul suolo umido, il passo era lento, stremato dalle stanchezze e dai pensieri che, giorni a questa parte, indulgevano a dura prova mente e corpo. Le mani rilassate lungo ai fianchi: doloranti, esauste. Le dita sfioravano il tessuto in fasce ove giaceva il pacchetto delle sigarette; quella dolce droga la tentava, la voglia di evadere era forte, la trascinava con sé. Ricordi poco nitidi si proiettavano in sequenza, una sorta di tortura mentale: una nuova. La fuga dall’inferno e dagli abissi dell’oblio non era ancora riuscita, quel pitone traversava ancora indisturbato le sue carni: lo si poteva sentire il sibilo, ne si poteva captare la viscidità anche senza avergli mai dato la possibilità di entrare in contatto con le proprie pelli. Sensazioni su sensazioni che non avevano ancora portato ad una conclusione o ad una sicura affermazione, solo ipotesi penzolanti come pendoli sull’incertezza, la sua stessa esistenza era ancor incerta. E forse erano proprio queste ad averle fornito una nuova necessità, era quella strana voglia di sfogo a suggerirle di ripetere l’azione che le aveva permesso di alleggerire la sua scomparsa. Mettere per iscritto i propri pensieri e poi dare loro voce. Un bisogno primitivo che solo ora accresceva in lei e prendeva pian piano uno spazio tra quelle poche cose che portavano lei l’agognata pace, che il suo animo bramava. Era proprio il bisogno di quella sensazione sommata a tutti i problemi del mondo che viveva ad averla portata a lasciare la casa che, tra le sue mura, l’aveva cresciuta. Eppure non s’illudeva, ne era più che conscia: la pace illude il prossimo, arriva per qualche momento mentre il combattimento è ancor dietro l’angolo, pronto ad incombere sul prossimo. A questo mondo è necessario lottare per la stessa sopravvivenza e questa consapevolezza, per quanto sgradita fosse giunta, era ormai stata riconosciuta e accettata dalla neo-traditrice della Nuvola. Chiunque è un potenziale nemico, chiunque può esserlo senza troppi indugi e nel mondo cui apparteneva era ancor più semplice e funzionale. Non esisteva shinobi puro ed innocente: colui che intraprendeva quella via era consapevole di dover dare e rubare sangue, dal nemico di turno o addirittura dallo stesso compagno di cui per anni si era fidato ciecamente. Il destino è imprevedibile e la vita segue le regole di quest’ultimo, alla lettera. ‘Pensa te...’, lo avrebbe proprio voluto dire in quell’istante, in quel frangente cui riusciva forse a capire la perversa psiche del padre e rendersi conto che, infondo, non erano poi opposti come sole e luna. Comprendere il suo orgoglio e la sua profonda stima verso il proprio onore, le era finalmente un minimo possibile. Aprire gli occhi e rendersi conto che la moralità di cui aveva un profondo rispetto – la sua -, non era poi troppo lontana da quella che suo padre riteneva ragione di vita. Abbandonare è peggio che morire, il disonore è peggiore della morte. Eppure professava che evadere era necessario, al di fuori di ogni moralità lo era. Avrebbe potuto combattere, ma stimare sé stessi è anche rendersi conto delle proprie possibilità: morire in uno scontro in modo onorevole era giusto, ma andarselo a cercare non era poi più di tanto saggio. Il suo era solamente un temporeggiare, un giorno il mondo promesso sarà sorto. Infondo la gente seguiva la figura più carismatica e sicura per il proprio futuro, i propri pensieri venivano spesso e volentieri scartati e messi da parte a mo’ di carte oramai troppo sporche per essere usate come lettere. Ed era proprio questo il contesto a cui lei appariva dissidente. Perché far prendere in questo modo potere ad una persona? Quanto realmente il popolo necessita una persona che stia a capo? E soprattutto, perché sottostare nonostante il bene comune non sarebbe mai arrivato? Eppure lei stessa accettava d’esser sottomessa dal più forte, da chi lottava per interesse comune e secondo ideali leciti. Attendeva solamente che quella persona giungesse in vita sua.
Sfilò la prima sigaretta del giorno, tentazione e stress avevano vinto ancora. Ispirò profondamente, beandosi del dolce bruciore in gola e della serena sensazione che il fumo era solito darle. La pioggia era ancor presente, ancor insistente. Ame era nata sotto la pioggia e, forse, era destinata a conviverci fino alla fine dei propri giorni. Il fumo andò via via dissolvendosi a contatto con l’aria fredda, un po’ come la Nuvola aveva fatto nella mente della kunoichi. Non aveva mai provato amore verso quel luogo, solo sdegno: lo stesso che riservava ad ogni villaggio che adottava il sistema malato di Kumo. Era scampata al taglio delle dita, una punizione che avrebbe anche accettato se fosse stata implementata con criterio. Il pensiero la portò quindi a Shion e alle parole che il jonin le aveva riservato, probabilmente aveva subito quella pratica dalla raikage, per aver fallito in una qualche missione. Scosse la testa, persino quella fumata era oramai diventata pesante. Si appoggiò ad un albero vicino, la schiena contro il fusto e la gamba destra altrettanto. Si era parecchio allontanata dal paese ove aveva trovato ospitalità; ma poco male, sarebbe riuscita a tornare. Udì un cinguettio, probabilmente tramonto non era ancora arrivato.




EDIT: corretto errore di battitura. Buon role anche a te!


Edited by ~Sah. - 7/5/2017, 10:03
 
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view post Posted on 7/5/2017, 11:40     +1   -1
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Pensieri rapidi e fugaci attraversavano la mente della giovane Kunoichi mentre consumava la sigaretta, sotto la protezione della foresta e il giudizio del cielo, che continuava a reclamare la propria supremazia con lacrime capricciose e insistenti. Aveva viaggiato molto da Kumo, si era ormai allontanata, non ne poteva sentire più il profumo, l'aria pungente, il respiro delle sue nubi o percepire l'umidità del suo clima. Era adesso immersa nel verde del confine, in un polmone del continente saturo di vita e misteri. La vegetazione era fitta e il buio era l'unica cosa che giganteggiava tra i versi di strani animali e il tamburellare perpetuo della pioggia. Era da sola con il proprio futuro, consapevole di ciò che aveva abbandonato e cosa avrebbe potuto incontrare così lontana da casa e nessuno, in ogni caso, sarebbe corsa in suo aiuto. Forse era timore della solitudine o semplicemente euforia di incontrare qualcuno che meritasse i suoi servigi da ninja ma la verità era che oltre i confini di una grande regione, esisteva soltanto un minuscolo particolare che nella sua semplicità avrebbe fatto impallidire la civiltà dell'intero Paese della Nuvola: la libertà. Ame era sola, libera, priva ormai delle catene che fin dalla nascita la società le aveva imposto e come tale avrebbe proseguito il suo cammino lasciandosi alle spalle sì la sicurezza di quattro mura, ma permettendosi di osservare la nuova conoscenza di fronte a sé, in un turbinio di nuove sensazioni già in quel momento irripetibili.



Cominciò d'un tratto o forse era sempre stata lì a riecheggiare tra le fronde degli alberi, la ragazza non avrebbe saputo dirlo con certezza, ma delle piacevoli note giunsero fino alla sua attenzione volteggiando insieme al ritmico cadere della pioggia, formando con lei una particolare melodia che avvolse nella sua interezza l'intera foresta del confine. Inizialmente era sommessa, poi sempre più decisa fino a insinuarsi nella mente della kunoichi, come se parlasse direttamente alla sua anima piuttosto che al suo udito. Poteva essere seguita, la sua fonte non era lontana e a giudicare dalla complessità di alcuni passaggi, doveva essere qualcuno piuttosto capace con quello strumento, un flauto decisamente. Era un suono leggero, con alcune note cupe ma deliziose e la foresta sembrò placarsi al suo suono, tracciando quasi un percorso per Ame che la potesse condurre direttamente da chi stava dando vita a quella sinfonia malinconica nel cuore della selva, per deliziare il cielo coperto dalle nubi e la terra inumidita dal temporale. Qualcuno soffriva, era questo che le note volevano suggerire alla fanciulla dai capelli rossi ma contemporaneamente, insieme al susseguirai dei tempi musicali, una forza nasceva dal profondo dell'anima di quel puntino luminoso inghiottito dall'oscurità della foresta.
Un momento di Libertà.
 
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~Sah.
view post Posted on 8/5/2017, 13:02     +1   -1




Ciò che non si può dire e ciò che non si
può tacere, la musica lo esprime.
- Victor Hugo.




Goccia di pioggia s’infrange al suolo, nota la sussegue. Era diventata una dolce alternanza, un suono ritmico coinvolgente quanto inevitabilmente contorto. La melodia era scoccata di punto in bianco, come fa un improvviso fulmine nel bel mezzo di un temporale, eppure appariva come un suono prolungato che, ode, proseguiva indisturbata nel tempo. La giovane poté ben presto constatare che la stessa natura, allegra e vivace, s’era ammutolita dinanzi le note misteriose ma non incerte di quello strumento. Gli uccellini avevano lasciato che il loro cinguettio si limitasse ad uno spettrale e affascinante eco; le foglie, agitate dal vento, proponevano un lieve fruscio, come fossero il sottofondo di una sinfonia d’orchestra. Tutto giaceva per lasciare la parte principale a quella cantilena strumentale, triste ma non banale. Ricordava le sue: quelle che sera dopo sera accompagnavano il sole ponente e la luna levante, le stesse che tutta la Nuvola aveva oramai imparato a conoscere. Scrollò la cenere dalla sigaretta con l’ausilio dell’indice della mano reggente e respirò un ultimo tiro prima di abbandonare definitivamente la sua dolce fonte di apparente benessere. Perché si, se pace è illusione, allora preferiva illudersi con un qualcosa di concreto quale poteva essere il fumo. Notò, con l’ausilio del tatto, come lo stesso ventre seguisse il ritmo dettato dalla musica dominante: persino lo stesso respiro sembrava esser un sottofondo. Quella canzone non stava solamente influenzando il comportamento del suo pubblico, bensì ne stava toccando l’animo. Lo stesso animo che stava incupendosi ai ricordi di similari sinfonie quali quelle di Nikushimi. Le aveva dato tanto, le aveva strappato una promessa che non poteva più mantenere, eppure i suoi occhi, orfani di nitida vista, sapevano che da lassù egli le sorrideva. Gliel’aveva detto il nonno che lo aveva cresciuto e lei aveva fiducia in lui, tant’è che aveva accettato di portare a termine il rotolo affidatale. Per un attimo la melodia cambiò timbro sonoro e si accorse dell’evidente effetto che le note avevano causato in lei. Sembrava esser una richiesta alla sua anima, che in qualche modo stessero cercando di avvertirla? L’espressione incerta sul volto rispecchiava la sua confusione a riguardo, ma il lieve sorriso che vi si formò andò in contrapposizione, lasciando intuire che avrebbe risposto al richiamo; allorché s’avventurò sulla scia che musica le stava suggerendo.

 
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view post Posted on 8/5/2017, 14:08     +1   -1
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Come un'ape attirata dal miele, Ame si lasciò guidare dalla musica e seguì la natura stessa per raggiungere la fonte della melodia. La sua intensità si fece sempre più forte e più la fanciulla si addentrava verso l'epicentro scosso da quelle note particolari, più la foresta sembrava reagire a comando, come se gli alberi fossero sotto il pieno controllo di qualcuno. Non si riuscì a definire se fosse realmente così ma ad ogni passo, ad ogni metro consumato, la selvaggia vegetazione si apriva per lasciare spazio a una radura sempre più ampia e viva. Superati gli ennesimi arbusti giunse dunque al capolinea e sebbene i suoi occhi non potessero vedere, era come se alcune immagini le si presentassero direttamente tra i ricordi, forse aiutate dalla musica: in lontananza vi era un piccolo laghetto confuso nel sottile strato di caligine e al centro di esso un'ombra con tra le mani qualcosa, probabilmente lo strumento con il quale stava suonando. Era una visione quasi trascendentale, mistica, ma come se non fosse già abbastanza furono le altre tre ombre ad etichettare quel quadro come qualcosa di surreale, fantastico. Erano tre esseri, tre creature umanoidi che vorticavano intorno al loro artista e ballavano a ritmo con il preciso ordine di quelle note deliziose. La melodia cambiò leggermente e si fece più veloce, quasi seguisse l'umore del protagonista, e anche gli esseri velocizzarono il loro movimento circolare. Ame non riusciva a distinguere perfettamente ogni fotogramma nella sua mente ma poté giurare di aver riconosciuto delle ali sulle spalle di tutte e tre le creature. La musica intanto incalzava, la foresta la seguiva, gli alberi danzavano con lei, gli uccellini liberavano le loro ali per lasciarsi trasportare dalla musica e così fecero anche tutti gli altri animali presenti nel bosco, convinti di poter anche loro provare la sensazione di volare se si fossero immersi tra le onde melodiche generate da chi si trovava al centro del lago.

Poi, d'un tratto, tutto finì e ogni cosa sembrò tornare al suo posto. Gli animali scapparono verso la vegetazione, gli alberi tornarono ad affrontare il vento e i tre angeli danzanti si dissolsero insieme alla caligine, donando alla selva un silenzio agghiacciante che la fece chinare su se stessa per il dolore. L'ombra sembrava essersi accorta di un'intrusa nei dintorni e immediatamente si alzò dalla sua postazione e con un balzo raggiunse l'estremità esterna del lago. Sembrava sapere esattamente dove Ame si trovasse e senza perdere tempo puntò un dito verso il suo nascondiglio, tra le foglie.


??? - Chi sei? Come hai fatto ad arrivare qui?

Era la voce di un ragazzo giovane, forse fin troppo per qualcuno immerso così in profondità nel bosco senza un adulti nei dintorni. Eppure sembrava da solo adesso, dopo che le entità che insieme alla foresta ballavano sulle sue note erano scomparse.

Edited by Griever_ - 8/5/2017, 15:44
 
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~Sah.
view post Posted on 9/5/2017, 17:16     +1   -1






Musica funebre, musica armoniosa. Erano lenti ma intensi i passi che la stavano conducendo ove intensità musicale si concentrava maggiormente. Una sorta d’ipnosi che andava donando piacere. Era scalza, e se non fosse per la terra umida riservante pungenti arbusti, avrebbe potuto giurare di muoversi senza camminare, tant’era la magia che rendeva possibile tale sensazione. Natura sembrava esser tornata al suo normale corso, come guidata dalle note regnanti: gli alberi e le foglie si muovevano come intonati al ritmo e non seppe stabilire se quest’impressione fosse guidata da un probabile scherzo da parte del suo udito o, ancor più, fosse reale. Provò un senso di stupore ma di pace al contempo, guidato sicuramente dalla melodia che oramai stava suggerendo azioni e reazioni per tutto il paesaggio circostante, divenuto oramai un paesaggio surreale che solo nei quadri dei pittori più famosi è possibile osservare. Ma il musicista sembrava essere uno che non si accontentava di poco, che in tutti i casi puntava ad ottenere il massimo dell’ottenibile. Immagini fugaci, colorate e al contempo sbiadite, si proiettarono come film tra i ricordi della ragazza dai capelli vermigli. Furono proprio quest’ultimi ad ospitare la mano che la giovane vi ci mise in mezzo, guidata da un dolore improvviso che suppose essere emicrania, forse dovuta alle stanchezze e al conseguente poco riposo che aveva caratterizzato quegli ultimi giorni. Per quanto fosse stato desiderato difatti, quell’abbandono era comunque uno shock per lei che, fresco, era tutt’ora causa di cambiamenti d’umore e scarse prestanze fisiche in lei. Poté osservare una poco ampia distesa d’acqua che, anche per famigliarità di suono, constatò essere un lago, con al centro un’ombra dalla quale musica si protraeva: non aveva dubbi, era il musicista. Il tutto appariva fin troppo nitido per le sue capacità visive, ma ancor troppo poco per rendere veramente limpida la visione. Arrancò lo sguardo cercando di scorgere quanto più possibile tra la caligine che, con il suo etereo odore, stava stuzzicando da diversi minuti il suo olfatto non troppo sensibile, ma abbastanza da ritenere fastidioso quell’odore che ricordava a tratti lo zolfo, o almeno a lei. Più dettagli si resero noti alla mente della kunoichi che schiuse le labbra in un’espressione di sorpresa in merito a ciò che stava osservando: tre ombre danzavano attorno al loro musicista e tutte sembravano provviste da vistose ali; sgranò più volte gli occhi ma l’impressione di vedere delle ali rimaneva presente e, per quanto non potesse essere un’osservatrice, avrebbe giurato che nessun altro uomo possedeva simili doni da parte della natura. Gli animali presero parte, insieme agli alberi, al ballo generale; stormi di piccoli uccelli s’alzarono in volo e, quando musica cominciò ad incalzare, tutto cessò. Lo sguardo nuovamente cieco e il mal di testa si dissolse assieme all’eco che rimaneva della cantilena. Tolse la mano dai capelli e, sfiorando foglie con le dita, poté notare di essersi involontariamente nascosta tra i cespugli lì vicini. Una voce l’attirò e occhi di poco si spalancarono, musica si era dissolta ma il musicista non l’aveva seguita laddove era andata. Non sentiva più la presenza di quegli strani uomini e si permise di tirare un sospiro di sollievo prima di rispondere alla domanda che le era stata posta da quella che risultava essere una voce giovane, troppo rispetto alle sue aspettative. Che fosse un flautista anch’egli? Ciò che di certo poté constatare fu che la visione non era un ricordo vissuto o sognato, bensì era data da quella che si avvicinava essere ad un’illusione sonora, della quale non aveva mai sentito parlare.
Quando si è così abili e così immersi nella propria musica...questa è una domanda sciocca, non pensi anche tu? E poi, sono una ragazza, è buona educazione presentarsi prima di chiedere, no? Rimase nascosta nella sua posizione, cercando di estrapolare qualche informazione da domande semplici quali quelle che aveva appena posto. Attese.


 
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view post Posted on 10/5/2017, 11:31     +1   -1
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??? - M-musica?

Il ragazzino sembrò sorpreso, come se non avesse appena concluso una sorta di vero e proprio concerto insieme all'intera foresta, i suoi animali e le strane creature alate che gli vorticavano intorno. Tacque per un lungo istante, cercando di capire cosa fosse realmente successo e quanto quella straniera avesse effettivamente sentito della sua brillante esecuzione. Poi sembrò sul punto di dire qualcosa avvicinandosi di qualche passo verso la kunoichi e ne vide il riflesso scarlatto dei capelli e le linee deliziose del suo corpo, vanto di una guerriera. La giovane non avrebbe potuto vederlo ma il musicista arrossì ammutolendosi nuovamente e voltandosi di colpo, non era abituato probabilmente ad avere a che fare con altre persone all'infuori della selva stessa, a maggior ragione se si trattava di donne piuttosto attraenti. Camuffò un colpo di tosse, quindi tornò a osservarla voltandosi il più lentamente possibile e finalmente parlò:

??? - N-non c'è bisogno di nascondersi, ormai so dove sei e ti ho vista

Lo disse come se volesse sottolineare subito di aver posato gli occhi sul suo corpo e si passò una mano tra i capelli cominciando a sudare. Doveva calmarsi, aveva bisogno di tornare a suonare e dimenticare tutto quello che stava succedendo, ma ormai era lì con qualcuno che aveva udito la sua melodia e non poteva ignorarlo.

??? - Hai davvero sentito... quelle note? E' strano, fuori è giorno e tu sei sveglia, non capisco davvero...

Era sinceramente confuso e con uno sguardo che Ame poté immaginare come corrucciato e perplesso, stette qualche altro secondo con una mano sul mento a rimuginare su quanto gli avesse appena detto l'ospite. Scosse la testa un paio di volte e batté una gamba al suolo per sfogare la propria frustrazione nel non riuscire a risolvere quel dilemma, poi decise che effettivamente la cosa più intelligente da fare fosse parlarne con la diretta interessata.

??? - Sei una persona speciale, lo sai vero? Vedi, queste note non può sentirle nessuno da sveglio, è praticamente impossibile, per questo mi sono stupito che la musica ti abbia condotta da me. E' una melodia che tutti possono sentire, ma in un altro momento, quando poi non possono ricordarla e replicarla... ma tu, tu l'hai sentita e potresti ricordarla, canticchiarla! Forse perfino suonarla!

Dall'iniziale condizione di imbarazzo, adesso sembrava chiaramente euforico ed eccitato, come se avesse trovato il più prezioso dei tesori senza neppure cercarlo. La soluzione a tutti i suoi sogni era venuta autonomamente a trovarlo mentre faceva danzare la foresta al ritmo della sua canzone, o almeno questo poteva supporre qualcuno che lo vedeva in fermento in quella maniera. Si schiarì la voce con un altro colpo di tosse, quindi sospirò e si diede coraggio per continuare a parlare:

??? - Senti... tu sei una musicista come me, non è vero? Una musicista molto speciale. Deve essere così per forza altrimenti non saresti riuscita a sentire... ehm, ecco... la mia canzone.

Era nervoso ma doveva chiederlo per forza.

??? - Ti piacerebbe impararla? Ecco... come un piccolo scambio di favori. Io la insegno a te e tu fai un favore a me.

Si rese conto solo in quel momento di aver appena fatto una richiesta a una persona che aveva conosciuto tipo da neanche dieci minuti e arrossì nuovamente portandosi una mano sulla faccia. Quando rialzò il viso notò anche che la fanciulla non era esattamente nel pieno delle forze e prima di qualsiasi tipo di favore o interesse a svolgerlo doveva innanzitutto riposarsi e nutrirsi. Voleva scomparire come per magia resosi conto della gaffe ma sperò con tutto il cuore che quell'anima vagante così speciale nella foresta le concedesse un minimo della sua grandezza.

??? - Aspetta aspetta aspetta... ma tu hai bisogno di riposo! Ma non c'è problema! Non lontano da qui, a Sud, c'è un piccolo villaggio di nome Komori che accoglie chiunque. Le stanze alla locanda hanno un prezzo bassissimo, è un villaggio di confine e passano sempre molti viaggiatori e avventurieri

Continuava a sudare freddo mentre parlava. Discutere con una fanciulla non lo metteva a suo agio per niente, anzi, non sarebbe stato a suo agio con nessuno probabilmente.

??? - Magari potresti passare la notte lì e domattina darmi una risposta... anzi, la risposta potresti darmela ora

Continuava ad essere nervoso e ad agitare le braccia convulsamente.

??? - No no no, la risposta meglio domani, così avrò anche il tempo di esercitarmi nel caso... non sono mai stato un insegnante capisci? Oh cavolo...

Guardò il proprio flauto preoccupato con uno sguardo assalito dai peggiori dubbi, ma ormai aveva vomitato tutte quelle parole e non poteva che subire la reazione della fanciulla. Poi, d'un tratto, sobbalzò, ricordandosi della richiesta della ragazza:

Mori - Sono uno scemo, scusami! Io sono Mori... e tu?
 
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~Sah.
view post Posted on 10/5/2017, 16:25     +1   -1






Bianca, innocente. Dalle sfumature ancora incerte e dal tono marchiato lievemente dal basso timbro maschile, la voce del suo interlocutore non voleva mascherare la giovane identità del proprio possessore, bensì lo aveva appena messo a nudo dinanzi la ragazza. Ne rimase piacevolmente sorpresa: il suo modo di suonare, di confondersi con la natura e l’effetto che riusciva a trasmettere a chi ascoltava, era talento di sublime e rara fattezza che di certo non avrebbe attribuito ad un ragazzo, bensì ad un uomo marchiato dall’esperienza e dall’atrocità della vita. Erano note che volevan esprimere qualcosa di profondo, molto più di quello che la kunoichi era riuscita a comprendere, e lei stessa ne era più che consapevole. Erano note intrise di dolore e malinconia, che solo un triste e turbolento passato avrebbe potuto infondere nell’animo del ragazzo. Eppure sembrava egli stesso sorpreso del fatto che qualcuno avesse ascoltato la propria musica e ne avesse apprezzato le sfumature. Un comportamento insolito per uno che possiede un tal talento. Allorché lasciò il luogo che le aveva fornito copertura, mostrando così le sinuose forme del proprio corpo coperto da bende e la lunghezza dei capelli cremisi che ne evidenziava la femminilità.
Si, musica. Fino a pochi secondi fa hai dato vita ad un vero e proprio spettacolo, è impossibile non ricordarsene e sinceramente non capisco il perché di tanto stupore. E’ giorno e non so te, ma io solitamente dormo di notte. Boccheggiò, come se non avesse intuito che probabilmente si trattava di qualcosa di più profondo, che a tutti i costi avrebbe scoperto. Si avvicinò alla figura del ragazzo, sedendo di fronte a lui, su una roccia. Le mani sorreggevano il viso, le gambe penzolavano avanti e indietro sul suolo. Poté notare il cambiamento d’umore del ragazzo che da sorpreso divenne esuberante, eccitato quasi, non nascondendo quel filo d’insicurezza che non limitò però, le sue proposte.Non nascondo di certo la mia curiosità a riguardo e non ho timore a dirti che mi sento piuttosto indolenzita: ho affrontato un lungo viaggio e adesso sono davvero stanca. Ma non posso, ne voglio accettare una proposta senza prima conoscere ciò a cui vado incontro. Dimmi cosa ti serve, qui stesso ti darò risposta.Si alzò nuovamente, sfilando una sigaretta dal taschino sinistro. Fumo si dissolse alle spalle della sua figura, adesso a pochi metri dal ragazzo.Chiamami pure Ame, molto piacere, Mori.


 
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view post Posted on 11/5/2017, 11:18     +1   -1
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Quando la vide avvicinarsi a lui, il giovane Mori fece un passo indietro divenendo un vulcano. Le aveva chiesto lui di venire fuori, avendola ormai scoperta, ma forse dentro di sé non lo voleva davvero. Trovarsi faccia a faccia con una così bella fanciulla aumentò il suo imbarazzo a livelli inenarrabili ma al contempo stimolò la sua vena artistica non poco. Quando la vide sedersi su una roccia in quella che sembrava quasi una posa, avrebbe voluto lasciare tutto per com'era, fermare il tempo e dipingerla insieme allo sfondo della sua dimora. La foresta l'aveva accolta e a quanto pare anche la musica, la stessa che Mori aveva affermato fosse impossibile che avesse potuto udire. Ame fu stupita, non riusciva a capire per quale ragione ascoltare una così brillante melodia dovesse essere qualcosa di così difficile. Il ragazzino notò poi un altro dettaglio, fondamentale per darsi pace in quel frangente e che rispondeva a qualsiasi dubbio avesse potuto suscitare la sua innocente curiosità:

Mori - I tuoi occhi...

Si fermò ad osservarli, perdendosi in quel turbine smeraldino e in una profondità senza uscita. Si perse per qualche istante tra la lucentezza riservata alle gemme per poi andare a sbattere contro l'oscurità che l'avvolgeva, come se una mano demoniaca celasse ciò che realmente potesse ridare luce ad una selva inghiottita dal buio della vegetazione. Erano avvolti da fuoco nero che ricoprivano la ricchezza di cui potevano e dovevano farsi vanto, ed era tutto tremendamente malinconico, ingiusto, sbagliato. Mori fece un passo verso di lei e sollevò un braccio per sfiorare il suo viso ma si fermò, con gli occhi lucidi e il cuore a mille. Quelle iridi erano cieche e scoprirlo in quel modo lo fece stare male.

Mori - I tuoi... occhi. Forse è per questo che sei speciale, per questo hai potuto sentire la mia canzone

Era al limite ma non doveva scomporsi, si asciugò le lacrime minacciose con la manica e provò a tornare all'argomento precedente.

Mori - In quel villaggio che ti dicevo si svolge ogni anno una competizione di musica. Vedi, a me piacerebbe partecipare ma non posso, nessuno sente la mia canzone, solo tu ci sei riuscita. Ecco... beh...

Sembrava ancora riluttante nel chiedere una cosa del genere a una fanciulla che aveva appena conosciuto ma quell'incontro era il più particolare e speciale che gli fosse mai capitato. Non sarebbe più successo, perdere quell'opportunità avrebbe distrutto qualsiasi possibilità di esaudire il suo desiderio.

Mori - E io vorrei tanto che la sentissero e potessero ricordarla. Ti chiedo semplicemente di partecipare alla gara con la mia melodia, dopo che te l'avrò insegnata

Ce l'aveva fatta, quasi non ci credeva.

Mori - Solo questo... immagino ci siano anche tanti bellissimi premi per chi vince, ecco, potrai tenerli tutti tu!
 
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~Sah.
view post Posted on 11/5/2017, 17:38     +1   -1




Perdere il passato significa perdere il futuro.
- Wang Shu.




Poesia dalle funeste rime, cantilena della notte e protettrice di chi la venera. Era la sinfonia che il vento della Nuvola aveva imparato ad accogliere tra il suo etereo pallore e che gli animali del paese del Fulmine, che nel bosco trovavano rifugio, avevano imparato a danzare. I suoi eran ricordi sbiaditi e distorti dalla realtà, ove anime eterne ancor vivevano nei rispettivi corpi ed ove ella stessa avrebbe desiderato vivere. Lì riecheggia il ticchettio della pioggia sulle verdi foglie fresche di rugiada, non esisteva guerra e le persone venivano accettate per ciò che erano e non per quanto valevano. La sua mano stringeva quella fredda di un bambino che, con l’altra, impugnava un flauto in osso che suo nonno gli aveva regalato. La voce dolce e previa da ogni forma di malizia, bianca come l’animo da bambino che in lui ancor regnava; i capelli sinuosi accompagnavano la brezza che vento aveva deciso di donar loro e raggi solari baciavano la sua pelle senza più lasciar segno di sofferenza. Negar non poteva il fatto che quel dolce bambino l’avesse cambiata e che, dal momento del suo ultimo respiro, l’avesse condotta per mano verso nuovi orizzonti. Era diventata Ame, eppure Tsuki era ancora parte integrante di sé e mai sarebbe scomparsa. Cancellare il passato sarebbe stato come eliminare parte di sé: i suoi ideali, i suoi progetti e il suo destino, erano stati segnati da quel che lei stessa aveva seminato e che un giorno avrebbe raccolto sotto forma di rosa. Da sempre gente si soffermava al colore e alla forma degli smeraldi che le adornavano il viso, senza mai provare a leggerli tra le righe e comprendere il chiaro messaggio che sopra vi era inciso. Mori lo stava facendo, con l’innocenza e purezza d’animo che solo i bambini in cor loro custodiscono. Forse era curioso o forse semplicemente sorpreso dal comportamento freddo che la ragazza aveva esagerato ad adottare, ella stessa se lo riconobbe ed ammorbidì i lineamenti facciali quando quella mancata carezza non sfiorò il suo viso, forse ancora quadro della malinconia che si portava appresso. Allungò la mano in direzione dei capelli del ragazzo, carezza li sfiorò e fino al viso il tocco si protese. Non arrenderti mai dal dare una carezza, tra le cose più belle...è la migliore. La mano tornò lentamente lungo ai fianchi e l’eco del tono materno che aveva adottato risuonò per ancora qualche secondo, quando dalla medesima voce venne nuovamente spezzato. Se questo è il tuo desiderio, io ti aiuterò a realizzarlo e i premi che meriterai a te apparterranno. Disse, con il medesimo tono basso, similare ad un sussurro. Gli aveva dato la visuale delle spalle minute per permettere al proprio sguardo di scorgere la fioca luce solare, allieviata dalle grigie nubi, che man mano andava svanendosi. Su’ Mori, andiamo, presto sarà buio. Una piccola figura baciata dai raggi cremisi del sole, poco più alta di quella del ragazzo alle sue spalle. Sul viso un’espressione serena albergava, sostituendo un sorriso. Per Ame non era ancor ora di sorridere.



Edited by ~Sah. - 12/5/2017, 00:52
 
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view post Posted on 11/5/2017, 22:45     +1   -1
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Mori udì quelle parole con un nodo alla gola. Osservò la fanciulla donargli un così candido gesto e ne percepì tutta la più nuda purezza, la leggerezza di una goccia di rugiada su una foglia, la stessa che adesso trovava rifugio nella selva dopo la furia della tempesta, in una calma invidiabile, statica, ma per certi versi essenziale. Entrambi avevano bisogno di quel ritrovato silenzio per lasciare spazio alle proprie emozioni e quelle del ragazzino trovarono sostegno nell'atteggiamento della donna. Rimase fermo e calò il capo osservandosi i piedi, zitto, senza più dire una parola ma sarebbe stato chiaro anche al più insensibile degli uomini che stesse cercando di celare lacrime amare e malinconiche, che adesso scorrevano al posto della pioggia, bagnavano il suo viso innocente e spezzavano un respiro fino a qualche minuto prima così ben ritmato insieme alle note che riecheggiavano nell'aria.

Mori - I-io... io ti ringrazio molto, Ame

Lo disse in un soffio con ancora la testa china, non aveva più il coraggio di perdersi nell'oceano smeraldino dell'interlocutrice perché era consapevole che sarebbe stato troppo stavolta. Non importava se lei non potesse realmente vederlo, lui in quel momento, con quella carezza, in un istante di ritrovata vera serenità, aveva visto un barlume di luce nell'oscurità e quel bagliore era proprio oltre il velo dello sguardo della fanciulla. Quindi era proprio dinnanzi a loro che lui si era mostrato, e mai come da chissà quanto tempo si era sentito tanto compreso.

Mori - Il mio grande premio sarà il ricordo delle persone, con la mia canzone, con la tua canzone

Provò a sorridere ma fu l'ultima volta che in effetti lo fece. Proseguì per un po' con la fanciulla per accompagnarla durante l'attraversamento della foresta ma a metà strada si fermò per salutarla. Lui non avrebbe lasciato la sua casa, la foresta, non voleva farlo.

Mori - Riposati a Komori, informati sulla gara se vuoi. Non preoccuparti per la canzone, mi farò risentire io quando sarà il momento. Ci risentiamo presto allora... Ame.

Si voltò per riosservare quello che si erano lasciati alle spalle: la fitta selva del confine. Riprese il flauto pronto per tornare a suonare ma prima di abbandonarsi nuovamente alla natura, concesse alla fanciulla un ultima frase:

Mori - Qualsiasi cosa succeda, non dimenticarti di me

Scomparve così come era comparso, con note ad accompagnare il suo movimento e la foresta che sembrava finalmente felice di tornare a danzare sotto il controllo del loro maestro, in armonia con tutto ciò che esisteva, con ogni cosa avesse realmente importanza in quel frammento di mondo, lontano da ogni cosa.

Un paio di ore dopo, le porte del villaggio donarono sollievo al viaggio di Ame, probabilmente provata non solo per l'attraversata fino al crepuscolo da quando aveva incontrato Mori, ma anche per la stanchezza fisica e mentale per le ultime vicende che l'aveva coinvolta. L'abbandono di Kumo non era ancora stato assimilato completamente e l'idea di un mondo che adesso le si apriva in quella maniera era quasi una visione spaventosa... quanto sublime. Il luogo era come l'aveva descritto il giovane della foresta: accogliente, piuttosto modesto, con un'ampia piazza e una locanda vicino l'ingresso da cui entravano e uscivano ninja e civili provenienti da ogni parte delle terre ninja. In piazza vi era un buon afflusso di persone, molte sembravano intente a suonare un qualche tipo di strumento mentre altre applaudivano l'esecuzione dei loro beniamini. Il pianterreno della locanda faceva anche da taverna e in molti tavoli sedevano gente persa nei loro liquori o in un buon bicchiere di birra. Ame era lì, libera di scegliere se andare subito a riposare o meno. Libera da superiori e paesi, da ogni cosa.
 
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~Sah.
view post Posted on 12/5/2017, 13:54     +1   -1






Crepuscolo passò, sera arrivò. Alle porte del paese aveva salutato Mori nel silente modo in cui lo aveva incontrato: quel giorno più che una parlantina, la sua era un sussurro più vivido e pronunciato di quelli che si usano la notte per comunicare senza far rumore. Uno stato d’animo incerto, un po' come la sua personalità di quei giorni. Era ancora avvolta dal freddo alone di malinconia, eppure sentiva un’eccitazione coprente crescere e pervaderle il corpo, e più pensava alla libertà che finalmente le era stata concessa, più sentiva che il rimorso per la sua scelta era praticamente nullo. Lei era una rondine nata in gabbia, alla quale era stata finalmente concessa la facoltà di spiccare il volo e seguire la via del cuore. Una via senza dubbio macchiata dal colore asettico del passato, deviata da pensieri che erano parte di Tsuki e successivamente di Ame. Poggiò piede al suolo polveroso del paese indicatale dal ragazzo, ne ispirò l’essenza, avvalendosi dell’odore che portava con sé quel non so che di suggestivo e famigliare. Scosse lievemente i capelli mossi che ribelli ricaddero lungo la schiena e sulle spalle, ove le ciocche trovavano appoggio, come se anch’esse fossero provate da tutta quella situazione. Piacevole musica giunse alle sue orecchie dall’udito sopraffino, e poté rilassarsi nel constatare che fosse completamente diversa da quella della Nuvola, che mai le era giunta gradita. Smosse dei passi ove poté udire voci adulte e cincinni di bicchieri in vetro, probabilmente caraffe riempite fino all’orlo di birra o bevande simili, che specialmente gli uomini adoravano gustarsi. E non poteva biasimarli, aveva un palato quasi raffinato ma che quelle bevande riuscivano a smuovere in loro favore: era portatrice di mille vizi, ma la vita è fatta anche di questi e, fin quando una cosa le faceva dono di piacere, non vedeva perché evitarla o convincersi che non andasse bene. Passò una mano lungo il proprio corpo: tatto sfiorò la pelle nuda e delicata, poche bende la coprivano ma poco importava: timore da tempo l’aveva abbandonata e semmai qualcuno convito di losche intenzioni avesse provato a toccarla, si sarebbe ritrovato orfano di un arto o con un ventre squartato che ancor di moda non andava. Poggiò le dita sul legno liscio che componeva la porta e la sua inusuale presenza si fece spazio nella taverna che sorgeva appena vicino le porte della città; una luce fioca l’accolse, seguita dalla piacevole musica che faceva da sottofondo alle conversazioni che la gente intraprendeva tra di loro. Lo sguardo era sicuro, freddo, accompagnato da un leggero ghigno al volto: vedeva le ombre di ciò che la circondava e questo era sufficiente; cieco è colui che vede solo la parte superficiale delle cose. Seguì la strada in legno che la conduceva al bancone, ove sedette accavallando le gambe e tirando fuori le sigarette. Mano sorreggeva il suo viso e sguardo fu proiettato sul taverniere di turno che, a giudicare dalle conversazioni, sembrava ancora giovane. Chilometri di distanza mi portano qui, mi faccia assaggiare ciò che di più fresco ha da offrire Komori Disse, tracciando con l’indice i confini che limitavano il bancone. Inutile dire che mi aspetto una buona birra. Un ghigno, seguito da un occhiolino, accompagnò la richiesta.

 
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view post Posted on 12/5/2017, 14:29     +1   -1
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La fanciulla entrò nella taverna guardandosi intorno circospetta. Era una creatura gradevole alla vista e le poche stoffe, o per meglio dire bende, che le ricoprivano il corpo non celavano abbastanza da tener lontano gli sguardi interessati dei presenti. In ogni caso Komori era un villaggio tranquillo, nessuno avrebbe creato scompiglio in giorni di festa come quelli e Ame poté raggiungere il bancone senza alcun problema. Il taverniere l'accolse con un sorriso a trentadue denti e si mise subito a disposizione dell'ospite. Una birra, niente di più facile, e si diede immediatamente da fare per versare su un capiente bicchiere una buona pinta.

Taverniere giovane - E' sempre un piacere ricevere visitatori! Sei venuta per la gara di musica? Sono accorsi in numerosi quest'anno, sono sicuro che assisteremo a grandi esibizioni

Un altro ragazzo al bancone sghignazzò divertito alle parole dell'oste, come se quello che avesse appena detto fosse la cosa più buffa del mondo.

Ragazzo al bancone - Avanti, mica tutti quelli che arrivano a Komori lo fanno per partecipare alla gara. Cioè guardala, è ancora una ragazzina

Taverniere giovane - Non ti permetto di prenderti gioco dei miei clienti Maki! Chiunque può partecipare, non bisogna mai dimenticarsi cosa si commemora ogni anno con la nostra musica. Non è importante il premio ma il significato. Dico bene straniera?

Maki - Sarà, ma a me il premio interessa ugualmente. Detto ciò, io vi saluto signori, è il momento di andare a dormire... magari sarà la volta buona che le Note Notturne illuminino il mio sonno

Il ragazzo fece per alzarsi e il taverniere sbuffò senza più speranze. La competizione di Komori era ormai famosa nei dintorni e sebbene il vero obiettivo sembrasse una qualche sorta di commemorazione, era ovvio pensare che i più bravi artisti venissero per dimostrare le proprie abilità musicali. Eppure non sembrava solo questo, dietro a quel villaggio e la gara vi era ben altro.

Taverniere giovane - Sì sì, aspetta e spera. Quella è solo una leggenda!

Maki - Ti assicuro che la sento ogni anno, ma sei libero di pensarla come vuoi. A ogni modo straniera, se vuoi davvero partecipare, domani parla con Takari, la responsabile della gara. La troverai in piazza a dare consigli ai meno bravi e fortunati... eh eh

Taverniere giovane - Non starlo a sentire, ogni anno ci prova ma non ha mai vinto!
 
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~Sah.
view post Posted on 12/5/2017, 17:07     +1   -1






Il rumore secco della caraffa sul bancone in legno, la fresca sensazione che al tocco andava trasmettendo e l’odore che vicino andava espandendosi: avrebbe dovuto per forza di cose complimentarsi con il giovane taverniere una volta essersi fatta dono di quella bevanda adesso acclamata dalle sue papille gustative. Lasciò che le pupille smeraldine si mantenessero basse e che la birra sgorgasse fino alla gola: il sapore pungente e allo stesso tempo fresco la mandarono in delirio. Era diverso tempo che non beveva qualcosa di così fresco e sfizioso, si era abituata all’acqua calda e poco genuina che le poche sorgenti avevano da offrirle. Non che potesse puntare ad altro in un luogo come quello che le aveva prestato residenza, ma era inutile sottolineare che tra il cibo e le bevande si poteva senza dubbio ambire a qualcosa d migliore o quantomeno più genuino. Non perse d’udito le parole del giovane che le aveva portato tale bellezza, difatti si affrettò a terminare l’ultimo grande e lento sorso, dopodiché abbozzò un lieve sorriso, di quelli di circostanza, in modo da lasciar intendere che avesse gradito. Si sovrappose forte e chiara la voce di un altro ragazzo, conoscente del taverniere ma sicuramente non suo grandissimo e fidato amico, almeno le loro parole questo lasciavano intendere. Farfugliava a proposito di una leggenda sulle note notturne o qualcosa di simile, allorché le fu impossibile non pensare al ragazzo che a Komori l’aveva indirizzata: diceva che le sue note avessero a che fare con l’orario del giorno e che la gente comune non potesse udirle, esattamente come fossero una leggenda di cui tanto si parla ma poco si sa. Rimase silente, abbassando la testa in senso di consenso quando il giovane al bancone le chiese a proposito della gara, ma il suo pensiero era già da altre parti. Si alzò una volta che Maki, l’altro ragazzo, decise di smuovere i passi verso l’uscita e, intenda a raggiungerlo, lasciò degli spiccioli sul bancone, cercando di congedare gentilmente colui che gli aveva permesso di bere quella fresca delizia. Tentò di raggiungere il ragazzo una volta uscita, ove fresca brezza di vento la colpì, dando un brivido alle sue carni. Le venne naturale coprirsi con le proprie braccia: al momento era tutto ciò che disponeva e l’urgenza di trovare un posto accogliente accresceva lentamente. Non poteva leggere le insegne e trovare un luogo sarebbe stato assai arduo, ma per sua fortuna l’odore di Maki era lì vicino, forse proprio davanti a lei. Si avvicinò di qualche passo e dal basso della sua altezza cercò di apparire più indifesa e dolce possibile, oltreché leggermente affannata per averlo raggiunto. M-Maki, dico bene? Hai...hai ragione, sono ancora una principiante in musica, ma volevo comunque partecipare a questo famoso evento...ne ho sentito parlare, ma mai nessuno è riuscito a spiegarmi di cosa si trattasse e quando davvero si svolgesse. E le note notturne invece, c-cosa sono? Cercò di mantenere lo stesso tono basso che aveva accompagnato la sua giornata e lasciò che altri passi riducessero la distanza tra i due a pochi metri, forse uno. Se ti va...possiamo fare una passeggiata nel frattempo, che ne dici, Maki?

 
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view post Posted on 13/5/2017, 01:30     +1   -1
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L'uomo osservò con sguardo altezzoso e arrogante l'avvicinarsi della straniera di prima. Era pronto a bullarsi dell'ennesima aspirante vincitrice della famosa competizione di Komori. In realtà Ame si dimostrò umile, realmente una principiante ma in cerca di consiglio e quello che voleva fare non era cercare di prevalere sugli avversari e i rivali mostrando la propria superiorità, bensì mostrare un'umanità che si addiceva a una giovane ragazza ritrovatasi in terra straniera. Maki ne risultò sorpreso e sembrò addolcirsi quando la vide avvicinarsi lentamente fino al suo cospetto, chiusa nella sua deliziosa curiosità e apparente innocenza.

Maki - Beh... se proprio ci tieni d'accordo

Rispose alla sua ultima domanda per poter discutere delle precedenti durante il cammino. Si diressero verso la piazza, non che nel villaggio vi fosse altro luogo in cui andare a quell'ora ormai tarda, e apprezzarono le esibizioni di chi preferiva rimanere sveglio ad allenarsi per la gara piuttosto che andare a riposare. A quanto pare la competizione era aperta a qualsiasi tipo di strumento, dai flauti alle percussioni, e sembrò potersi udire anche il suono di una biwa. Era eccezionale l'armonia che Komori stava concedendo alla sera e al cielo, che nonostante il brutto temporale del pomeriggio sembrava adesso essersi finalmente calmato.
Maki ci aveva fatto caso: la straniera era cieca ma nonostante questo sembrava piuttosto abituata a spostarsi con l'ausilio dei suoi rimanenti sensi. Era apprezzabile, senz'altro una dote per una musicista e fu quasi sul punto di rivalutare la prima impressione che gli aveva dato alla taverna.


Maki - Mi chiedevi della competizione... davvero non ne sai nulla? Tutto nasce circa, uhm, otto anni fa credo, quando si ammalò il figlio di Takari, l'organizzatrice della gara. Era un ragazzino che amava la musica più di ogni altra cosa al mondo e a quanto si dice era anche parecchio bravo nonostante l'età. Vedi, la sua malattia gli aveva colpito le mani e col tempo non ebbe più la facoltà di suonare. Lui ne fu distrutto, avrebbe preferito perdere la vita piuttosto che la musica ma qualsiasi medico visitasse insieme a sua madre concedeva sempre la stessa diagnosi. Takari così, per cercare di dare sollievo al figlio, decise di organizzare una competizione musicale nel villaggio che riunisse tutti i migliori artisti del paese per poter dargli così la possibilità di godere della sua più grande passione. Inoltre lo aveva reso il giudice, era proprio lui a decidere il vincitore della gara e tutto ciò sembrava potesse davvero dargli la gioia che meritava e che aveva ormai perso. Dopo due anni però morì ma sua madre decise di continuare ad organizzare la gara in sua memoria, ogni anno, ed è ormai divenuta una vera e propria tradizione.

La memoria di un figlio il cui nome riecheggiava tra le note musicali disperse dal vento. Era questo che Takari cercava di mantenere forte e vivo, insieme agli artisti più bravi, per poter concedere ancora all'anima della sua creatura ciò che più di tutto amava al mondo. Era una forma di rispetto, di autodifesa se vogliamo, ma organizzare e vivere quell'esperienza annuale poteva dare beneficio sia a chi non c'era più ma soprattutto a chi continuava a vivere.

Maki - Ah, comunque la gara è domani sera. Sei qui per partecipare ma non sapevi nemmeno quando si svolgeva?

Il ragazzo scrollò le spalle, di certo non gli importava della preparazione dei rivali, anzi, sapere che vi fossero concorrenti così indietro con la preparazione non poteva che fargli piacere. D'altronde lui partecipava per vincere, prima di ogni forma di rispetto verso il vero senso della gara... eppure ne sapeva.

Maki - Daaaaaai, tutti sanno delle Note Notturne. E' sostanzialmente per questo che ogni anno ci sono così tanti partecipanti. Si dice che di notte, nel periodo dell'anno in cui si svolge la competizione, una melodia accompagni i sogni di tutti i cittadini di Komori. E' una melodia splendida, ti porta con sé nel mondo dei sogni, quello più profondo, e ti culla come farebbe una madre. Io l'ho sentita ogni anno, ma se non vuoi crederci come tutti gli altri fai pure... Bah, se solo me la ricordassi! Tutti la sognano, ma nessuno la ricorda per suonarla quando si sveglia. Dicono sia il fantasma stesso del figlio di Takari a suonarla... da brividi.

Si stava facendo tardi, la sera era sopraggiunta ormai da un po' e anche i musicanti più determinati decisero fosse arrivato il momento di chiudere i battenti. La gara era ormai alle porte e oltre all'esercizio sarebbe stato essenziale anche il riposo... e le Note Notturne.

||Sei libera di descrivere il resto della passeggiata come meglio credi, anche di inscenare qualche dialogo con qualche musicante o con Maki stesso. Se hai bisogno delle "risposte" di eventuali npc puoi chiedermi in privato. Finisci il post con la fine della giornata e con Ame che va a dormire. Deciti tu il come, quando e perché. Per dubbi sai dove trovarmi.||
 
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25 replies since 7/5/2017, 01:08   779 views
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