Keiyu 経由 - Qual è la tua strada?, Add. Base incentrato su exp - per Lucifergirl88

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/5/2017, 20:52     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Pioveva. L'odore di salsedine era lontano, ma le lacrime di quel cielo plumbeo tamburellavano instancabilmente sulle finestre dell'abitazione di Yūzora. Esse scandivano ogni secondo, ogni minuto di quella mattinata uggiosa; regolari ed inesorabili, costellavano quella che ormai era divenuta un'attesa tediosa. Erano trascorsi ormai due giorni, da quando il giovane dalla chioma vermiglia aveva ricevuto un monito dal Kyudaime. Fuyu, l'ombra incaricata di vegliare su di lui, lo avrebbe messo alla prova per valutare le sue capacità. Forse la situazione non avrebbe dovuto spaventarlo, ma in palio vi era più del rispetto che l'ANBU aveva da offrire. Hogo non aveva lasciato spazio ad alcun fraintendimento, in ballo vi era l'occasione che il ragazzo attendeva ormai da tempo: prendere parte alle ricerche degli orfani scomparsi, divenire parte attiva di un meccanismo dei cui risultati fino ad allora aveva solo avuto comunicazione. Notizie buone, ma nulla di più, niente in confronto alla consapevolezza di poter dare una mano concreta, combattendo in prima linea. Eppure, di Fuyu no Yuki non vi era nemmeno l'ombra...

Eppure, tutti i granelli di sabbia si erano ormai posati sul fondo della clessidra.

Fu questione di un attimo, prima che un rumore attirasse l'attenzione del giovane, costringendolo a voltarsi verso la finestra della stanza in cui si trovava. Sul vetro appannato qualcosa iniziò a delinearsi, quasi come se un dito invisibile stesse tracciando il destino di Yūzora, proprio davanti ai suoi occhi. Ci volle una manciata di secondi, prima che due kanji ben distinti potessero essere messi a fuoco dalle sue iridi, profonde e limpide come smeraldo. Un modo senz'altro singolare, per presentarsi e richiamare l'attenzione di qualcuno... ma tra le spire della Nebbia, il manipolatore dei ghiacci non era certo famoso per essere un tipo modesto e amante dell'anonimato. La prova era iniziata.

WaPckML

Yane 屋根 - Il tetto

Benvenuta nel tuo addestramento! Solitamente do qualche direttiva, ma sei su questo forum da prima di me, sono certo che tu sappia già quel che cerco. Per cui amen, partiamo così e divertiamoci :yoballo:
 
Top
view post Posted on 5/5/2017, 20:05     +1   -1
Avatar


Group:
Kiri
Posts:
16,471
Location:
Belluno

Status:


|| Continua da Qui ||

Nei giorni che seguirono il suo colloquio con il Mizukage, Yu si costrinse a mantenere la solita routine. Non aveva avuto indicazione di quando precisamente Fuyu lo avrebbe contattato e di stare lì ad annoiarsi e consumarsi nell’attesa non aveva proprio voglia. Purtroppo non avrebbe avuto alcuna missione con cui ingannare il tempo, nemmeno una sudicia D, quindi mantenne le proprie abitudini dei giorni di licenza. Si allenava al Parco, passava a studiare da Kasumi in biblioteca, si occupava delle commissioni di casa e, quando non faceva nulla di tutto ciò, dava una mano con quegli uccellacci che infestavano Kiri.
Ormai era diventata un’abitudine veder svolazzare quei pennuti molesti nelle zone commerciali o di mercato e c’era da dire che sapevano essere davvero fastidiosi. Per non parlare del guano per terra e della puzza che aleggiava nei vicoli del Villaggio. Non che prima non puzzassero, ma ora era un tantino eccessivo. A ben pensarci…non era una male che fosse esonerato dalle missioni: con tutta probabilità avrebbe dovuto aiutare a pulire tutto quello schifo e, francamente, non era tanto arrogante da non ammettere che il suo naso reggeva a malapena quel lezzo.
Tra una cosa e l’altra, capitava spesso che il pensiero andasse alla prova che doveva sostenere. Non riusciva bene ad immaginare che cosa potesse avere in serbo Fuyu per lui. Certo, sicuramente sarebbe stato qualcosa per testare le sue capacità in tutto tondo, quindi non si sarebbe solo trattato di una semplice valutazione fisica, ma anche psicologica. Avrebbe avuto senso, visto il discorso che gli aveva fatto il Mizukage…Tuttavia, conosceva troppo superficialmente l’ANBU per poter dire con sicurezza di sapere in cosa sarebbe incappato in quei giorni. Di Fuyu sapeva solo quello che si diceva in giro e ciò che aveva avuto modo di toccare con mano nel periodo in cui aveva vegliato su di lui - o in cui era stato usato come esca, punti di vista. Dello Yuki si vociferava parecchio, sia sulle sue bizzarrie, sia sulla sua carriera dal decollo rapido e, a detta di tutti, del tutto meritato. Era indubbio che se ricopriva la posizione che aveva non doveva essere uno sprovveduto, tuttavia Yu non era uno che dava molto credito alle voci di corridoio, tanto meno alle apparenze. Fuyu con lui si era sempre mostrato scocciato, lamentoso e assolutamente critico. Parte di quel suo modo di fare, era certamente dovuto al fatto che non gradiva molto dover badare ad un ragazzino - lo aveva palesato in maniera piuttosto chiara, rimbeccando Hogo stesso - la restante, invece, doveva essere proprio il suo modo di fare. Ma anche assumendo questo, il Rosso non poteva certo dire di conoscerlo. Tutt’altro, sapeva fin troppo poco e, adesso che il momento d’essere messo alla prova proprio da lui si avvicinava, si malediceva per non essere andato più a fondo.


Non che pretenda di rivaleggiare ad armi pari con un Jonin.
E’ abbastanza chiaro che non sarà così, d’altronde non è questo lo scopo della cosa.
Devo solo dimostrare di essere in grado di occuparmi di questa storia.

…Pff! ”Solo”.


Ora che sapeva di avere quella possibilità, per quanto difficile potesse apparire, avrebbe mollato ancora meno facilmente di prima. Non era uno scherzo. Dalla valutazione di Fuyu sarebbe dipesa la sua occasione di prendere davvero parte a qualcosa di concreto per chiudere quella faccenda una volta per tutte. Non si sarebbe più trattato di avere pazienza e di aspettare, non si sarebbe più trattato di guardare il mondo correre, mentre lui riusciva a fare solo piccoli passi impercettibili nella direzione che gli interessava, non si sarebbe più trattato di sorridere…quando, in realtà, dentro urlava. No, lui sarebbe stato lì, in prima linea. E avrebbe potuto mantenere la promessa fatta a Kai e a sé stesso.
Quella promessa che rinnovava di giorno in giorno, ogni volta che, avvicinandosi allo specchio, gli occhi scivolavano su quel bigliettino, incastrato sotto la cornice. Lo stesso che adesso aveva tra le mani mentre, steso sul letto, ascoltava l’incedere ritmico della pioggia sulla strada sterrata che portava a casa sua, e il ticchettio più limpido e chiaro delle gocce che riuscivano ad arrivare sui vetri della finestra.
Ancora non si capacitava di come quel biglietto fosse finito nel libro sulle evocazioni che aveva preso nella biblioteca. Tanto più che era stata Kasumi a darglielo, su sua richiesta, in seguito a quella missione alle catacombe dove lui e Urako avevano visto la bambina evocare un grosso insetto corazzato. Perché proprio in quel libro? Perché proprio in quel momento? Era tutto così ben architettato da non sembrare per nulla casuale…Eppure, quel biglietto era stato scritto da Kai oltre due anni prima, stando alle visioni che gli aveva mostrato Shizuka. Ed era assolutamente lo stesso, non c’erano dubbi. La scrittura era quella di suo fratello. Frettolosa, tremula, spaventata, certo, ma era sicuramente la sua. Che fosse tutto opera della Cecchina, era una possibilità, tuttavia non riusciva a capacitarsi di come avesse fatto.


“Aiutami.”…ne?

Rilesse per l’ennesima volta la richiesta inchiostrata su carta. Curioso come le parole avessero un peso diverso, quando le si pronunciava. La carta scritta era magnifica, permetteva di fissare per lungo tempo pensieri, sentimenti e idee impedendogli di scappare, come avrebbero potuto fare se fossero rimasti semplicemente rinchiusi nella propria testa. Ma la voce, la voce rendeva concrete quelle impressioni! Prendevano una consistenza diversa, era palese: bastava vedere come si facesse meno fatica a leggere a mente che a voce. Non si trattava solo di incapacità nella lettura, a volte le corde vocali si attorcigliavano tra loro se pizzicate nella maniera opportuna. C’era chi sosteneva che dire qualcosa, lo rendeva reale. Probabilmente era per quello…già…e probabilmente era sempre per lo stesso motivo che leggere a voce quella richiesta d’aiuto riportò alla mente del Rosso le immagini di un Kai smunto ed emaciato, tenuto prigioniero dietro le sbarre assieme ad un altro numero imprecisato di ragazzini. Un po’ difficile non farsi prendere da sentimentalismi quando ti venivano mostrate certe cose. Anche se era uno Shinobi addestrato, non era qualcosa che riusciva a mandare giù facilmente. Ma lo sapeva. Sì, lo sapeva che avrebbe dovuto forzarsi per farlo se non voleva perdere totalmente il controllo. E poi, come aveva ben sottolineato il Kyudaime, ne andava dell’incolumità del Villaggio e dei suoi segreti.
Sospirò, appoggiando il biglietto sul comodino accanto al letto, proprio sopra al diario di Kai.
Erano due giorni ormai che aspettava, facendo le solite cose, e quella mattina meno del solito aveva voglia di uscire per fare commissioni o per recarsi in biblioteca da Kasumi. Era sicuro che quella furbastra l’avrebbe reclutato per catalogare libri, con una giornata così! Chi si sarebbe mai mosso per andare a prelevare qualche tomo con quella pioggia? O semplicemente, chi si sarebbe mai mosso e basta.

Eeee beh, qualcuno evidentemente sì.

Yu aveva giusto chiuso gli occhi qualche secondo, quando un leggero stridio sospetto attirò la sua attenzione verso la finestra. Il vetro appannato a causa della differenza di temperatura tra interno ed esterno, mostrava le goccioline della pioggia che era finita per abbattersi e fermarsi sulla superficie trasparente. Tutto normale…se non che qualcosa iniziò a delinearsi sulla condensa, costringendo il Rosso ad avvicinarsi incuriosito. Come se un dito invisibile stesse disegnando sulla vetrata, davanti agli occhi sgranati di stupore del Genin andarono a comporsi linee su linee finchè due kanji ben chiari e distinti non furono impressi nella condensa. C’era scritto “Il tetto”.
Solo un tipo eccentrico come lo Yuki avrebbe potuto trovare un modo così singolare per far giungere il proprio messaggio. Ma andava bene così, meglio una scritta su un vetro che una missiva…non doveva nemmeno preoccuparsi di farla sparire: le gocce di pioggia che scivolavano sulla finestra avevano già iniziato a rigare i kanji.


Ci siamo, quindi.

Cazzo, che cos’era? Cos’era quella sensazione? Sentiva l’adrenalina salire, ma era stranamente lucido mentre si dirigeva a recuperare Kenmaki appoggiato alla parete. Il cuore pulsava negli orecchi, ed era certo che la sua mano avesse tremato nell’atto d’afferrare l’impugnatura del Wagasa. Ridicolo, non si sentiva così nemmeno il giorno del suo esame per diventare Genin…tanto mento nello scontro con la Cecchina, era troppo arrabbiato quella volta e tutto era capitato senza che se ne rendesse conto. Quel giorno invece…, quel giorno lo aveva atteso un sacco. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva se avrebbe avuto successo, ma non vedeva l’ora di iniziare. L’idea di avere a che fare con uno Shinobi che, probabilmente, per capacità era pari se non superiore all’Uomo con la Falce, lo spaventava ma al contempo…lo elettrizzava! Ma non al punto da perdere di vista per che cosa stesse sostenendo quella prova, tanto meno per non rendersi conto di qualche piccolo dettaglio.
Per quel poco che conosceva Fuyu, era sicuro che la prova fosse iniziata nel momento stesso in cui aveva visto quelle parole scritte sul vetro. Era caso che iniziasse con cautela, quanto meno per essere pronto ad ogni evenienza.
Armato con tutto ciò che aveva e con una buona dose di decisione, il Rosso si diresse alla porta, aprendola accorto, prima solo un pochino, lasciando che il suo sguardo spaziasse sulla veranda coperta, poi, una volta assicurato che nella loggia non vi fosse nessuno, completamente. Se la richiuse alle spalle facendo un lungo sospiro, prima di prendere l’Hakanai ben intinto nel liquido che si tramandava nel Gruppo Awa. Soffiò una sfuriata di bolle che imprigionò col proprio chakra perché restassero nella veranda, per il momento, teoricamente coperte allo sguardo di chi si fosse trovato sul tetto. Sempre che Fuyu fosse stato davvero lì.
Il secondo passo, fu quello di tentare di individuare l’ANBU, prima di buttarsi a testa bassa e salire di sopra per magari farsi beccare da un attacco a sorpresa. L’odore dello Yuki lo conosceva, non avrebbe dovuto avere troppi problemi nel capire se fosse stato davvero dove diceva di essere e, se sì, in che punto. Permettendogli, così, di prepararsi, eventualmente, prima di farsi vedere. Prese un bel respiro, inspirando l’aria umida di quella giornata uggiosa, alla ricerca del lezzo particolare del suo esaminatore, ma senza lasciarsi andare troppo. Nervi tesi e guardia alta.


E’ sempre di Fuyu che stiamo parlando.
Non dell’ultimo arrivato.

 
Top
view post Posted on 6/5/2017, 10:03     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


L'accortezza e la prudenza erano le regole fondamentali di uno shinobi, questo il Rosso lo sapeva decisamente bene. Grazie ai suoi sensi, fu facile percepire l'odore del jonin provenire esattamente dal tetto. Questo si sarebbe fatto più forte mentre si avvicinava, ma non sarebbe stato l'unico particolare a spiccare sugli altri. Non appena il giovane si fu ritrovato sul punto indicato dal singolare invito, una folata di vento gelido lo accolse. Soltanto allora le sue iridi smeraldine ebbero modo di mettere a fuoco quanto stava accadendo: l'intero tetto era coperto di ghiaccio, ma era al centro di esso che svettava il vero spettacolo. Seduto dietro ad una scrivania candida che si fondeva con la base di quel gelido inferno, Fuyu osservava con aria distratta e spazientita il nuovo arrivato.

- Ce ne hai messo di tempo per salire, Kyōmei Yūzora.

Lo punzecchiò con sarcasmo, mentre con assoluta calma sorseggiava una tazza di tè. Era incredibile che la teiera fosse ancora tanto calda da fumare, circondata da temperature così rigide... ma in fin dei conti Fuyu no Yuki era il padrone di quel regno immacolato e severo ed era lui ad imporre le sue regole, spezzando persino quelle che governano la natura. Neve d'Inverno, un soprannome decisamente azzeccato per quel re, che vanesio sedeva su quel trono di ghiaccio, quasi come se desiderasse ostentare forza e supremazia.
"Tuttavia, ne è valsa la pena." pensò, deciso a non dare voce a quel pensiero per evitare che il più giovane potesse montarsi la testa. Grazie a dei bunshin ben nascosti, lo shinobi era stato in grado di osservare ogni movimento del novizio; le sue mosse erano state oculate e prudenti e ciò dimostrava che, per quanto ancora inesperto, chi aveva davanti non fosse un idiota, ma un abile calcolatore. Ciò nonostante, c'era ben altro che era suo interesse valutare. E lo avrebbe fatto, certo, ma non prima di aver terminato la sua tazza di tè, ancora caldo.

- Ti chiedo scusa per l'attesa, ma sai, questa bevanda è ottima... le sue foglie provengono da ovest, da oltre il continente. Ti inviterei a favorire, se solo non fosse così prezioso. - disse con voce serena, ma con parole volutamente provocatorie - Tuttavia potremmo ingannare il tempo chiacchierando, non trovi?

Occhi di piombo, freddi anche più dell'ambiente che circondava i due ninja, si posarono su quelli del ragazzo. Comprendere quale fosse il vero intento di Fuyu era un'impresa ardua. Fino a quel momento, si era dimostrato solo altezzoso, ben deciso a far comprendere chi tra i due fosse il più forte e chi l'inetto.

- Vorrei farti una domanda, se non ti dispiace...

Prese qualche secondo di pausa, approfittandone per godere di un sorso della propria bevanda. Sembrava quasi che, con quel suo modo di fare, il jonin fosse praticamente assente, esterno alla situazione... ma si trattava di una fugace parvenza. La realtà che si celava dietro al suo sguardo magnetico era differente: lui sapeva già cosa fare, così come cosa pretendere dal Rosso. Nel frattempo le temperature continuavano ad abbassarsi. Presto nemmeno la determinazione di Yūzora avrebbe potuto sopportare quel clima rigido e impervio.

- Chi sei?

 
Top
view post Posted on 6/5/2017, 16:11     +1   -1
Avatar


Group:
Kiri
Posts:
16,471
Location:
Belluno

Status:


Anche la nebbia aveva un odore inconfondibile. Un misto di legna bruciata e foglie umide che impregnava ogni cosa, ogni persona nata e cresciuta a Kiri. Il naso di Yu glielo confermò ancora una volta, anche nelle giornate uggiose come quella, il profumo della nebbia non se ne andava, restava lì, un po’ attutito dall’acqua e dall’odore del fumo che usciva dal suo camino acceso. E sotto sotto, sotto quei lezzi familiari, sotto quegli odori abitudinari che percepiva ogni giorno, ce n’era uno diverso. Una traccia stonata nella sinfonia di casa, conosciuta, ma fuori posto. Non era un cattivo odore - intendiamoci, non era quel miasmatico puzzo di guano che c’era in giro per tutto il Villaggio, né tanto meno l’odore di merda che aveva sentito addosso ai suoi compagni nell’ultima missione - era solo strano. Sapeva di freddo. Lo stesso odore che si avvertiva nell’aria quando stava per nevicare, commisto a un altro dolciastro. Yu lo riconobbe subito. Il battito negli orecchi aumentò per qualche istante: non c’erano dubbi che fosse Fuyu, così come non c’erano dubbi che fosse veramente sul tetto. Controllò un paio di volte, giusto per essere certo di non aver preso un abbaglio, ma, benché non riuscisse bene ad inquadrare quell’odore dolciastro e caldo che avvertiva assieme a quello gelido dell’ANBU, era sicuro di poter dire con certezza assoluta che lo Yuki fosse dove aveva scritto di essere. Non restava che raggiungerlo a quel punto, se gli avesse fatto qualche scherzetto aveva già qualche bolla pronta che gli avrebbe fatto guadagnare qualche secondo utile, ma non era caso di tentennare ancora per molto. Già lo sapeva che la pazienza di Fuyu era misurata col contagocce.
Scese i gradini della veranda, uscendo sotto la pioggia battente. Quasi si stupiva che l’ANBU avesse scelto una giornata del genere per fare il lavoro: proprio lui, così vanitoso…faticava ad immaginarselo sotto la pioggia, sul tetto, mentre lo aspettava. Eppure, il suo naso non sbagliava di certo. Era lì e quella sua bizzarra scelta non fece altro che far incuriosire ulteriormente il Genin.
Con l’acqua che incessante gli martellava addosso, impregnando vestiti e capelli e scivolando sul volto e le braccia, Yu spiccò un balzo per arrivare sulla copertura della veranda e un secondo per mettere piede sul tetto. Fu a quel punto che una folata di vento gelido, lo fece rabbrividire. Bagnato come un pulcino com’era, quel freddo gli fece rizzare tutti i peli. Era penetrante, tagliente…innaturale. Solo a quel punto si rese conto che l’intero tetto, era una lastra di ghiaccio e che proprio in mezzo a quella desolazione di gelida supremazia, vi fosse una struttura simile ad una scrivania. Si ergeva fondendosi con il ghiaccio che ricopriva il tetto e, dietro di essa, su di uno scranno imponente, c’era Fuyu. I capelli castani appiccicati sul volto per via del diluvio e la solita aria indisponente, tant’è che il Rosso si lasciò scivolare addosso le sue seguenti parole: quante volte le aveva sentite ormai?


Ci ho messo un po’, in effetti.

Fu quella la laconica risposta, mentre, concentrando una minima quantità di chakra sotto i piedi, premunendosi da qualche scivolone imbarazzante su quella lastra di ghiaccio resa ancora più infida dalla pioggia, si avvicinò al punto in cui Fuyu l’attendeva. Strano a dirsi, sembrava davvero che quell’acquazzone non lo tangesse minimamente. Se ne stava lì nel suo regno di ghiaccio, calmo e tranquillo sorseggiando una tazza di…tè. Ah! Ecco cos’era il secondo odore. Curioso però: sia la tazza che la teiera fumavano, nonostante la temperatura rigida che lo Yuki aveva creato lì sopra. Perché sì, era peggio che essere in inverno su quel tetto, e la pioggia non faceva altro che acuire quel gelo penetrante. Entrava dentro, fin nelle ossa, irrigidendo i muscoli che per combattere quella temperatura tremavano. E Yu di fatto tremava di freddo, mentre lo Yuki se ne stava spaparanzato sul suo scranno a sorseggiare tè, ostentando la sua superiorità sin da subito. Sembrava persino non avere alcuna fretta…lui. Tanto mica aveva problemi con il freddo…lui. Nono, come se non bastasse lo provocava!
Come se al Rosso fregasse qualcosa del suo tè.


Ti auguro si strozzartici, stronzo.

Fu a quel punto, che gli occhi del Jonin si spinsero prepotentemente in quelli di Yu. Piombo nell’acqua, affondarono in profondità gelando il Rosso sul posto più di quanto non fosse.
Aveva già incontrato occhi di quel genere. Okami-san per esempio, ma anche la nuova direttrice dell’istituto sull’isola di Ai, quella Chie, e Gerami il Rospo Nero. Erano occhi capaci di leggerti dentro senza bisogno di parole, gli occhi di persone - o animali - che quando facevano una domanda, ricevevano sempre una risposta. Ci si sentiva obbligati, forzati a rispondere, perché tanto…anche non facendolo quegli occhi avrebbero letto ciò che si pensava ugualmente. Quelli di Fuyu erano simili. Solo più taglienti e severi. Impenetrabili. Al contrario di Yu, che molti definivano simile all’acqua, Fuyu sembrava inespugnabile come il ghiaccio. Il Rosso si ritrovò a pensare che fosse un tantino inquietante. Quello sguardo cozzava totalmente con il suo modo di fare distratto e vanesio. Non c’era nulla di superficiale in quegli occhi, nulla di casuale. E Yūzora si sentì letteralmente nudo di fronte a quegli abissi di piombo. Come nudo si sentiva in quel gelo sferzante. Forse era una sua impressione, ma la temperatura sembrava essere scesa ulteriormente da quando aveva messo piede sul tetto. Alzò il colletto della cappa, incassando leggermente il collo nelle spalle, come se bastasse a ripararsi dal freddo pungente e dalla pioggia incessante. In quel momento, maledisse di non essere nato Yoton o con il controllo del Katon! Cazzo, gli sembrava di congelare. Le dita faticava già a sentirle e i piedi facevano male per il freddo che pativano.
Fuyu voleva parlare con lui, aveva detto. Voleva fargli una domanda. Però la stava tirando per le lunghe, un po’ come se stesse mettendo alla prova il suo corpo, ma anche la sua mente sottoposti a quelle condizioni. Di sicuro Yu non si aspettava di sentirsi rivolgere per la seconda volta, quella stessa domanda. La persona che gliela stava facendo era diversa, non un Rospo dagli occhi viola, ma uno Yuki che tutto pareva meno che uno sprovveduto; la situazione anche era diversa. Contrariamente a quando fu Gerami a chiederglielo, questa volta il Rosso non era stato messo a suo agio. Quella domanda non era stata posta per conoscerlo meglio, come aveva fatto il Rospo Nero, Fuyu mirava a qualcosa, pretendeva qualcosa, ma la risposta…la risposta Yu non ce l’aveva.
Non ce l’aveva quella volta nell’entroterra di Kiri e non ce l’aveva quel giorno sul tetto di casa propria. Non aveva potuto esplorare ancora tutti gli anfratti della sua anima, non aveva potuto grattare tutti gli spigoli del suo carattere, non aveva fatto ancora tutte le esperienze necessarie per poter dire con certezza matematica, al di sopra di ogni dubbio che, sì, sapeva perfettamente chi era. D’altronde avrebbe potuto dire tante cose di sé. Di essere stato un moccioso idiota che aveva deciso di accettare tutto pur di non soffrire, di essere stato così stupido da capire di aver trovato una famiglia solo nel momento in cui l’aveva persa, di essere uno sporco mezzosangue Hōzuki e di odiarsi per questo, di essere uno Shinobi di Kiri, nonché membro del Gruppo Awa, di essere uno a cui piaceva dire le cose in faccia anche a costo di prendersi un pugno…e tante, tante altre cose. Ma nulla di questo avrebbe risposto alla domanda di Fuyu: lui aveva chiesto chi fosse, non cosa fosse, e tutte quelle nozioni, poi, di sicuro l’ANBU le sapeva già, le sapeva chiunque o quasi.

Ma chi era davvero Kyōmei Yūzora? Chi era adesso?


Mentirei se dicessi di saperlo. Rispose quasi più a sé stesso che allo Yuki, il cui sguardo continuava a inchiodarlo lì. Kyōmei Yūzora è solo un nome. Con tutti i miei difetti, i miei dubbi, e tutto il resto, io penso di essere solo me stesso…qualsiasi cosa questo significhi. Fece una pausa, le labbra si erano seccate tanto stava diventando freddo. Se le inumidì, incrociando poi le braccia al petto per riscaldarsi…anche se non stava bene di fronte ad un superiore. So che è patetico, ma io non mi conosco affatto. Mi ritrovo spesso a chiedermi come reagirei di fronte a determinate situazioni e a prendere precauzioni in merito. Questo sta a significare che non mi conosco abbastanza, credo… Si fece pensoso, gli occhi si strinsero in due fessure mentre il Rosso avvertiva una strana sensazione di dejà vu. …O che forse mi conosco abbastanza da sapere che non reagirei per nulla bene. Un sorriso amaro si fece strada sul volto del Genin. Parlare di quelle cose con Fuyu era dannatamente strano. Ma sapeva di non poter mentire a quegli occhi. Avrebbero stanato subito la menzogna e poi, che bisogno c’era di mentire? Fare gli arroganti e i gradassi su una cosa simile non sarebbe servito a nulla. Magari quella prova l’avrebbe aiutato a fare chiarezza. Dato che non so quale sia l’opzione giusta tra queste due, direi che non so chi sono. Non mi conosco. Non abbastanza. L’unica cosa che so per certo è chi non voglio essere, Fuyu-san.

 
Top
view post Posted on 7/5/2017, 10:54     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


"Sì, proprio patetico."
Ripeté mentalmente la parola che lo stesso Yūzora aveva usato per descriversi. Per un uomo ambizioso, determinato e amante del piacere come Fuyu non conoscere se stesso era una mera debolezza. Certo, il giovane aveva palesemente detto di conoscere cosa non voleva essere, ma questo non bastava per delineare una precisa strada da seguire dinanzi ai suoi occhi. Come erba rigogliosa avrebbe potuto spostarsi seguendo la direzione del vento, incapace di rimanere stabile e combattere le influenze. La sincerità del ragazzo era encomiabile, ma sullo sguardo di piombo di Fuyu avrebbe potuto scorgere soltanto disgusto. L'ANBU tuttavia non era tipo da gettare la spugna facilmente, anzi; era sua intenzione scavare a fondo nel petto del genin, facendo a brandelli la corazza d'ignoranza che lo proteggeva.

- Se non sai chi sei, perché indossi il coprifronte della Nebbia? Durante il tuo percorso potresti perdere la vita... e per cosa?

haku_by_hakuyuki99-d6i9u35

Vi era rimprovero nel tono usato dal più grande. Con la solita calma, mentre la tempesta continuava ad imperversare, questo adagiò la tazza ormai vuota sulla scrivania. Solo allora congiunse le mani, lasciando che il chakra desse vita ad una delle sue tecniche più subdole. In una manciata di secondi, dalla lastra di ghiaccio che copriva l'intero tetto vennero partoriti cinque specchi di eguale dimensione; quattro di essi danzarono fino ad accerchiare completamente Yūzora, l'ultimo invece si posizionò sopra la sua testa, di fatto richiudendolo in una cupola misteriosa quanto letale. Quel jutsu era anche più singolare del modo di comunicare di Fuyu e, come se ciò non bastasse, il giovane non poteva avere la benché minima idea di ciò che lo stava aspettando. Poteva solo essere afflitto dai dubbi, mentre il freddo continuava a farsi più pungente, quasi insopportabile.

- Dici di non sapere chi sei, una risposta saggia e sincera... ma oggi sarà questo il tuo compito. Se ci riuscirai, avrai la mia approvazione. In caso contrario, morirai qui ed ora.

Parole dure, una minaccia che, pronunciata in quel modo, sembrava tutto fuorché uno scherzo. Il jonin era deciso e determinato ad andare sino in fondo, ma al tempo stesso non era sua intenzione perdere tempo con chi non meritava la sua attenzione; una volta alzato, iniziò a muoversi verso lo specchio più vicino con passi lenti, come se volesse far patire ogni maledetto secondo al ragazzo messo alla prova dal gelo. Non appena ebbe azzerato le distanze tuttavia non si fermò, anzi; di fronte agli occhi inesperti del ragazzo, attraversò la lastra di ghiaccio, venendone di conseguenza inghiottito. Per alcuni istanti tutto rimase immutato, ma presto gli occhi di Yūzora avrebbero potuto incrociare uno sguardo dannatamente familiare... il suo. La sua figura apparve in tutti gli specchi, ma ognuno di essi era portatore di un'espressione diversa. Uno metteva in mostra un giovane in forma smagliante, un secondo una smorfia triste, un altro ancora il seme della collera; le immagini però non erano statiche, cambiavano continuamente. Nel giro di poco, di fronte al genin, avrebbe sfilato una corposa rosa di espressioni, tutte diverse ma tremendamente reali.

vqgTSsi

- Uno, nessuno, centomila... - disse con vigore una voce la cui provenienza era incerta, ma che era riconducibile al tono usato dal jonin - Questo sei e nient'altro, ma adesso voglio chiederti altro...

Una pausa. L'inferno si scatenò in un istante contro la vittima di quell'infido tranello; senza alcun preavviso, decine di spiedi sarebbero stati lanciati contro di lui ad una velocità impressionante. Anche tentando di schivare o difendersi, mai avrebbe potuto smorzare completamente l'offensiva. Si sarebbe quindi ritrovato ferito e sanguinante in molti punti, perplesso riguardo il modo in cui l'attacco era stato condotto. Dall'alto, da destra, da dietro, quei dardi erano stati scoccati da ogni direzione, da una piccola distanza e con una rapidità che aveva dell'inverosimile. A quel punto era ovvio che quei dannati specchi, i quali continuavano a proiettare le immagini del malcapitato, fossero la chiave di quel mistero... ma cosa avrebbe potuto fare, per evitare di soccombere?

Per chi combatti, Kyōmei Yūzora? Qual è la tua strada?

 
Top
view post Posted on 7/5/2017, 16:05     +1   -1
Avatar


Group:
Kiri
Posts:
16,471
Location:
Belluno

Status:


Quelle parole suonarono indegne persino a lui stesso. Eppure era così, Yu ignorava totalmente chi fosse davvero. Forse era quello che la gente intendeva quando lo definivano come l’acqua. Glielo avevano ben detto in passato, no? Era sgusciante, informe…difficile da definire. Ma non era anche quello il bello dell’acqua? Contrariamente al ghiaccio, resistente e duro, l’acqua era duttile. Si adattava ad ogni situazione: in un contenitore cubico, diventava cubica, in un contenitore cilindrico, diventava cilindrica. Ma, nonostante questo, non mutava mai la sua natura, era sempre acqua. Anche Gerami gli aveva detto delle cose riguardo le qualità del liquido, sul fatto che tornasse sempre trasparente anche dopo la tempesta, che fosse fonte della vita e che con la sua apparente tranquillità in realtà fosse in grado di far cadere i ponti. Tuttavia, anche sapendo questo, lo sguardo di disgusto che Fuyu gli rivolse bruciava, bruciava come fuoco sulla pelle e la cosa peggiore era che non riusciva a staccare gli occhi da quei pozzi di piombo!
Si sentì più piccolo di quanto non fosse. Improvvisamente, mentre il gelo continuava ad attanagliarlo nella sua morsa ferrea, gli sembrò di restringersi di fronte all’ANBU e a quella sua scrivania. Che cazzo voleva sentirsi dire da un Genin? Che sapeva perfettamente cosa doveva fare della sua vita? Che aveva già un piano preciso di cosa sarebbe diventato in futuro? Che conosceva sé stesso come le sue tasche? Sarebbero state tutte solo delle inutili e sporche bugie. Per lui era facile! Era un Jonin, un membro della squadra speciale, uno degli Shinobi più decorati del Villaggio, possedeva anche una di quelle dannate Kekkei Genkai.
E allora perché una parte di lui, piccola, in fondo alla sua mente continuava a sussurrargli
“Patetico, Yu. Davvero, davvero patetico.”? La risposta giunse dallo stesso Fuyu.
Altre domande, domande giuste, domande che facevano male e che gelarono il Rosso sul posto. C’era del rimprovero in quelle parole, come se gli stesse dicendo che aveva dimenticato…come se gli stesse dicendo che, strada facendo, aveva perso qualcosa. Qualcosa di importante. Sentirselo dire da qualcuno come quell’ANBU, qualcuno che lo conosceva solo per lavoro, aveva un che di ridicolo. Ma forse erano quelle le cose che gli amici non riuscivano mai a dirti, quelle che nemmeno da sé si riusciva mai a dire a sé stessi. Un quasi estraneo, invece, ne aveva tutta la possibilità. E la cosa più curiosa era che faceva male ugualmente.
Faceva male anche se a dirlo era Fuyu. Perché? Perché gli sembrava di essere lacerato dalle parole di quel damerino? Perché avevano così tanta presa?!


Perché lui sembra conoscermi meglio di me stesso?
Come cazzo ci riesce?


Riuscì infine ad abbassare la testa, staccando i propri occhi da quelli del più grande. Le braccia tornate distese lungo i fianchi, i pugni stretti e la mascella serrata. Si vergognava un sacco, ma al contempo provava molta rabbia. Era diretta soprattutto verso sé stesso.
Kai glielo aveva detto che chi non aveva rispetto per la propria vita, non poteva proteggere quella degli altri. Ma forse lui aveva sempre preso troppo alla leggera quelle parole o le aveva mal interpretate. Buttarsi a capofitto tra le braccia della morte senza un’obiettivo…quella sarebbe stata una morte stupida. Ma morire perseguendo qualcosa, avendo ben chiaro per cosa si stava combattendo, allora in quel caso anche la morte avrebbe avuto un senso.
Lui per cosa stava rischiando la vita? Per riavere la sua famiglia? Per ripagare il debito che aveva con loro? Era davvero solo quello che voleva? Era davvero necessario ripagare un debito a persone che probabilmente non si sentivano per nulla in credito?
Aveva un casino assurdo in testa. Quel maledetto era riuscito a destabilizzarlo in un attimo! Il tempo utile per mettere in atto la sua prossima mossa. Lo sbattere della tazza sulla scrivania, attirò l’attenzione di Yu, ma la possibilità di reagire a quanto seguì gli fu negata. Troppo veloce, troppo inaspettato. Fuyu compose qualche rapido sigillo e dalla lastra di ghiaccio che ricopriva il tetto, uscirono come funghi cinque specchi di dimensioni identiche tra loro.
Il Rosso si trovò circondato da quelle creazioni ancora prima di capire che cosa diavolo stesse succedendo: quattro specchi si posizionarono attorno a lui, vicini, abbastanza da non lasciare troppo spazio tra l’uno e l’altro, l’ultimo chiuse quella prigione a mo’ di tetto.
Mai vista una tecnica simile! In pochi istanti si era ritrovato rinchiuso in quella misteriosa composizione di specchi di ghiaccio, ma quale fosse lo scopo della cosa e quale uso potesse farne lo Yuki, proprio non riusciva a capirlo. Non aveva mai avuto a che fare direttamente con i jutsu di quel Clan, di loro sapeva solo che fossero in grado di controllare ghiaccio e gelo, ma nulla di più. E la cosa non gli piaceva affatto. Si sentiva in trappola come un topo e il freddo continuava ad aumentare, facendogli battere i denti. Ormai era diventato insopportabile, opprimente…respirare faceva male. L’aria gelata pungeva e lacerava il setto nasale ad ogni inspirazione, ma il peggio era il corpo. I muscoli sempre più infreddoliti e rigidi non gli avrebbero permesso dei movimenti rapidi se fosse accaduto qualcosa. Almeno aveva le bolle già pronte fuori…anche se dacchè ricordasse dagli insegnamenti in Accademia, il Suiton aveva ben poca speranza contro il ghiaccio.


Posso sperare solo nelle bolle esplosive. Ma saranno abbastanza contro di lui?
Inoltre consumano un sacco di chakra…


Pensieri ancora abbastanza lucidi da poter comprendere come la situazione fosse di merda. Ma sarebbe peggiorata di lì a poco. La voce di Fuyu si fece sentire di nuovo, al di là di quelle lastre di ghiaccio. Dura, gelida...non lasciava adito a mal interpretazioni: se Yu avesse fallito quel giorno, non avrebbe avuto nessun’altra possibilità. Sarebbe morto in quel modo indegno ed inutile, senza aver mai fatto davvero qualcosa di concreto, senza aver mantenuto le promesse fatte, senza aver sfamato le sue brame e i suoi desideri. L’ANBU non scherzava, non era una provocazione quella. Suonò fredda come una sentenza e il Rosso fu certo che se non si fosse dimostrato degno, se non si fosse sbarazzato dei propri dubbi, lo Yuki lo avrebbe ucciso.
Rendersene conto fu al tempo stesso piacevole e terribile. Piacevole, perché alla fine Fuyu sembrava intenzionato a dargli una possibilità, terribile perché beh…il Genin non aveva alcuna voglia di morire. Se fosse morto, non sarebbe cambiato nulla infondo, no? Ma se invece avesse superato quell’ostacolo, se fosse riuscito a venirne a capo, allora forse qualcosa sarebbe cambiato.

Cazzo, però. Aveva paura.

In teoria non avrebbe dovuto, no? Se avesse fatto tutto ciò che doveva fare, se fosse stato soddisfatto…non avrebbe dovuto. Invece era terrorizzato al punto da non capire più se i brividi che gli scuotevano il corpo fossero causati dal freddo o dal panico. Probabilmente da entrambi.
Seguì i movimenti di Fuyu attraverso le fessure tra uno specchio e l’altro. Lo vide alzarsi dal proprio scranno gelato, dirigendosi verso una di quelle lastre con lentezza calcolata, inesorabile, facendo pesare ogni secondo come fosse un macigno mentre piano piano la paura intaccava la capacità del Genin di restare pienamente presente a sé stesso e il gelo flagellava il suo corpo fradicio. Il suo istinto gridava di stare all’erta. Una sirena, un urlo, era talmente palese che avrebbe potuto anche restarsene zitto dove stava di solito e, invece, ci si metteva pure lui ad assillarlo come non fossero abbastanza i passi cadenzati dell’ANBU che si fermarono di fronte ad uno degli specchi…o meglio avrebbero dovuto. Ma non fu così. Con un ulteriore passo, di fronte allo sguardo attonito di uno Yu che iniziava veramente a non capirci più nulla, Fuyu entrò in una di quelle lastre riflettenti.


Dove diavolo è finito?! Gli occhi verdi del Rosso, saettarono da uno specchio all’altro, ma non incontrarono mai la figura dello Yuki, oh no…Ciò che gli apparve fu un’immagine molto più familiare. Occhi verdi, capelli fulvi: in tutti gli specchi c’era lui. Che cazzo..?

Espressioni diverse che trasmettevano sensazioni diverse. Gioia, rabbia, tristezza, tranquillità…tutte in continuo movimento. Mutavano ad ogni secondo, senza mai restare fisse: era sempre lui, ma in momenti differenti che mostravano lati differenti del suo carattere. Mutevole, come l’acqua, il suo viso riflesso cambiava emozione ad ogni scatto pur restando sempre lo stesso viso. Fu come avere una visione completa di cos’era, di com’era, di come brillasse quando sorrideva, di come inghiottisse tutto quando era triste, di come travolgesse tutto quando si arrabbiava. Era come se Fuyu gli stesse dicendo che quello era lui: sempre e comunque, in tutte le occasioni, in tutte le situazioni, in tutti i momenti che avevano causato quelle emozioni. Era sempre lui. Un figlio della Nebbia che aveva però deciso di non conformarsi alla massa di quelli che temevano d’essere giudicati. D’altronde aveva deciso di smettere di compiacere l’altrui desiderio, era sopravvissuto alla nebbia conquistandosi la possibilità di vivere come più pensava giusto ed era giunto a quella conclusione. Meglio essere sempre sé stessi, che seguire il modo d’essere altrui. Se uno si buttava dal ponte, perché mai avrebbe dovuto farlo anche lui? Se un coglione si metteva a spargere inutile sangue al Parco, perché mai avrebbe dovuto comportarsi allo stesso modo? Per far vedere d’essere uguale? Per far vedere d’essere lo stereotipo che il mondo aveva degli Shinobi di Kiri? Se un giorno avesse deciso di uccidere, l’avrebbe fatto con una ragione e non per semplice diletto.

Sì era così. Era così che avevo deciso di vivere.
Vivere a fondo tutto, nel bene e nel male, senza più subire la vita passivamente.


Le seguenti parole di Fuyu, risuonarono forti e autoritarie andando in parte a confermare il pensiero di Yu sul significato di quella specie di carrellata di immagini. Impossibile capire da dove provenisse la voce del Jonin. Sembrava arrivare da ovunque e da nessuna parte, ma il tempo che il Rosso si prese per tentare di capirlo, fu quanto servì all’ANBU per mettere in chiaro quanto veritiere fossero le sue precedenti minacce.
Accadde tutto in un attimo, come se in realtà quegli specchi non fossero altro che veli d’acqua, le superfici riflettenti scatenarono un inferno d’acciaio. Una miriade di spiedi, infidi, rapidissimi ed impossibili da schivare in quell’area ristretta, vennero lanciati contro Yu ad una velocità impressionante. Il tempo di vedere il luccichio del metallo in aria e già era in ginocchio, con spiedi conficcati ovunque, un dolore diffuso in tutto il corpo e il sangue che colava caldo e lento da ogni singola ferita. Occhi spalancati, pupilla dilatata e un lamento graffiato che il Rosso ebbe difficoltà a riconoscere come proprio.
In realtà ci mise proprio un po’ a rendersi conto d’essere diventato un puntaspilli. Tutto si era svolto ad una velocità allucinante! Gli spiedi erano arrivati da ogni direzione e a distanza ravvicinata. Anche se fosse riuscito a schivarne qualcuno, il movimento avrebbe sicuramente causato l'essere intercettato da qualche altra arma che arrivava da altrove. E adesso era lì, in ginocchio, fissandosi la mano destra, perforata da parte a parte. Il sangue colava lungo la superficie liscia dello spiedo, gocciolando a terra sul bianco candido del ghiaccio, ormai macchiato dal liquido scarlatto.
Faceva davvero male. Tutto quell’acciaio in corpo, faceva dannatamente male. Bruciava, bruciava, bruciava, abbastanza da attutire un po’ l’impatto col freddo, almeno in quei primi momenti. A botta calda si sa, non si sente molto…ma già pochi istanti dopo quell’attacco, quando la mente del Genin ricominciò a collegare, dalla gola del ragazzo scaturì un grido di dolore. Tremava, ogni fibra del suo corpo, tremava. Di freddo, di paura, di dolore. Ogni movimento era lacerante ora. Stilettate e fitte percorrevano il suo corpo già messo a dura prova dal gelo.


E’ chiaro che quegli specchi non siano semplicemente tali, a questo punto…Kuso! Sono in una fottuta trappola di merda.

Ma non era finita. Quando bene fu ridotto in ginocchio, infreddolito, dolorante, spaventato…in poche parole perso, la voce di Fuyu risuonò di nuovo con delle domande. Di quelle che richiedevano una risposta. Ma sta volta non aveva troppi dubbi, il Rosso.
Quando la voce dell’ANBU lo raggiunse, nella sua mente passarono le immagini di molte persone. Kai, Izumi, Tsuyu, Naoki, Kohaku, Shi, Urako, Nuru, Tako-san, Okami-san, Namine, Jiyuu, Hikari, Shiro, i Rospi e molti, molti altri. Lui voleva proteggerli. Voleva proteggere ciò che aveva tra le mani, voleva proteggere le persone a cui teneva. Era pensando questo che era diventato uno Shinobi. Voleva diventare forte per poter proteggere i suoi legami. E se per farlo avesse dovuto guardare la cosa da un punto di vista più ampio, beh lo avrebbe fatto! Se per proteggerli avesse dovuto, proteggere il Villaggio, gli sarebbe andato bene. Se per proteggerli avesse dovuto sporcarsi le mani, lo avrebbe fatto. Se per proteggerli avesse dovuto farsi spietato…lo avrebbe fatto. Diventare forte. Proteggerli. Per loro, ma anche per sé stesso, non si trattava di semplice altruismo il suo. Oh no. Era Egoismo. Non voleva più perdere ciò a cui teneva. Non voleva più sentirsi una merda, non voleva più sentire quella sensazione lacerante di quando si sta per agguantare qualcosa e questa sfugge dalle mani. Lui voleva diventare abbastanza forte per non essere più chi non voleva essere. Voleva dimostrare che anche una persona nata senza abilità innata, potesse diventare qualcuno. Voleva vivere compiacendo sé stesso e i propri desideri.


Perché io esisto. Ed esistere non è un peccato.

Desiderio e Brama. Alla fine questo era. Lui combatteva per proteggere i suoi compagni, la sua famiglia, ma combatteva anche e soprattutto per sé stesso. Alla fine era un egoista quando veniva definito un ragazzino con tendenze masochistiche all’autodistruzione ed era un egoista anche adesso. Ma un egoista diverso. Era un egoista con degli obiettivi. Ed era disposto a tutto per raggiungerli. Quante volte lo aveva detto? Lo aveva urlato in faccia a Shizuka, lo aveva detto a Shi in quel sushi bar, lo aveva detto parlando con Urako a casa propria…Sì. Il primo tra tutti restava comunque trovare Kai. Per lui aveva accettato d’essere un’esca, aveva sopportato settimane di attesa e assenza di informazioni, aveva accettato d’essere messo alla prova. E ora era in ginocchio? Lui? Quello che sbandierava ai quattro venti che avrebbe fatto qualsiasi cosa, quello che si era ripromesso di non arrendersi?!

Col cazzo.

Sfilò bruscamente via lo spiedo dalla mano. Bruciava, ma sorrise e ridacchiò mentre si rimetteva in piedi, la voce appena un po’ graffiata a causa dell’urlo di poco prima. Lasciò che il chakra scivolasse via dal suo corpo, andando a formare la traccia per una delle bolle che aveva lasciato di sotto. La intercettò sulla veranda, e la riempì d’un chakra denso ed instabile. Sarebbe stato coinvolto nella sua stessa tecnica, forse. In teoria le bolle non ledevano il proprio utilizzatore, ma in quel momento il suo controllo era lievemente alterato, avrebbe potuto anche farsi del male da solo...ma sapete cosa c’era? Non gli importava. Se non avesse fatto nulla sarebbe morto ugualmente, tanto meglio lasciarci le penne senza restare immobili a subire.


Sono un’egoista, Fuyu-san. Ghignò guardando uno degli specchi con le proprie immagini in continuo mutamento. Lo sono sempre stato. Ma ora sono un egoista con uno scopo. Non sono così nobile da dire di combattere unicamente per il bene del Villaggio, queste ipocrisie le lascio a quelli di Konoha. Non che fosse sbagliato farlo, ma…non era da lui e, in generale, non credeva all’assoluta abnegazione. Combatto per me stesso. Combatto per proteggere le persone a cui tengo. Combatto per dimostrare a quelli come te che anche uno Shinobi senza Kekkei Genkai può diventare qualcuno! Il ghigno passò, il volto del Genin prese un’espressione più seria prima di continuare. Se per fare questo dovrò iniziare a guardare la cosa in maniera più ampia, ben venga!

Non mi tirerò indietro. Di questo puoi stare certo.


Ah, eccolo lì. Fortezza e Superbia così finemente intrecciate, così strettamente legate da essere difficile distinguere dove finisse l’una ed iniziasse l’altra. Desiderio di proteggere le persone a lui care e Brama di dimostrare a Kiri e al mondo ninja stesso che anche quelli come lui valevano qualcosa. Una volta gli era stato chiesto se desiderasse il Potere. Che cosa fosse poi, questa cosa che tutti chiamavano Potere, solo loro lo sapevano…Dal canto suo poteva significare molte cose e non tutte erano riconducibili al conoscere tecniche dall’innata pericolosità. Anzi quella era solo un’infima parte. Ciò che lui voleva era avere la forza per perseguire i propri obiettivi. La volontà, la tenacia e la testardaggine di cadere a terra trenta volte, ma rialzarsi trentuno. Era chiaro, le ferite passate bruciavano, gli errori passati lo laceravano, ma senza di essi Kyōmei Yūzora non sarebbe stato Kyōmei Yūzora. E lui, non era tipo da lasciare che lo prendessero per un puntaspilli troppo a lungo.
Richiamò la bolla agganciata poco prima sulla veranda, e la fece risalire sul tetto lanciandola verso quegli specchi dall’esterno, caricata di energia esplosiva. Forse non sarebbe servito a nulla, ma meglio morire combattendo che subire restando passivi.

 
Top
view post Posted on 8/5/2017, 14:51     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


- Allora dimostramelo. Cosa aspetti? - ribatté all'affermazione del ragazzo provocandolo, come per spronarlo a farsi avanti.

Sarebbe bastata la tensione, ormai giunta al culmine, a riscaldare l'aria resa gelida dalla kekkei genkai del jonin. Dopo aver compreso di trovarsi con le spalle al muro, Yūzora non aveva esitato prima di giocare il suo asso nella manica. Del resto era inutile pensare alle conseguenze di un gesto, quando si cammina sul filo del rasoio; nelle condizioni in cui si trovava non poteva permettersi il lusso di soppesare in maniera oculata i pro e i contro di ogni decisione. Doveva agire in fretta e lo aveva fatto, in gioco non vi era solo l'approvazione di uno shinobi esperto. La sua stessa vita era il prezzo che avrebbe dovuto pagare nel caso in cui avesse miseramente fallito.
Fu questione di un istante. La bolla detonò non appena fu entrata in contatto con una delle lastre di ghiaccio, coinvolgendo le altre in una violenta deflagrazione. L'esplosione non osò toccare chi aveva avuto il coraggio di farla nascere, ma non poté di certo fare lo stesso con ciò che rientrava nel suo raggio d'azione. Il manto gelido che ricopriva il tetto venne spazzato via, insieme agli specchi nati per mano di Fuyu. Il genin non poté far altro che assecondare la forza di gravità, cadendo rovinosamente nel suo stesso salotto. L'urto fece sì che i dardi d'acciaio penetrassero più profondamente nella carne, mozzandogli il fiato per un istante. Si ritrovò quindi a scrutare il cielo plumbeo dall'apertura creatasi sul soffitto, mentre la pioggia gli colpiva il volto, mischiandosi al suo sangue. Era stato abile a liberarsi dalla fredda morsa del suo avversario, sfuggendo ad una trappola rivelatasi decisamente letale... ma a che prezzo?

Di Fuyu, però, nemmeno l'ombra. Forse era riuscito a ferirlo, ma presto ogni sua speranza sarebbe stata spazzata via. Dal tetto, l'uomo si affacciò per contemplare le pietose condizioni del genin. Il suo sguardo severo si rilassò e le sue mani si incontrarono per dar vita ad un applauso.

- I miei complimenti, davvero uno spettacolo degno di nota. Tuttavia... - lasciò la frase in sospeso, balzando di sotto.

Lo guardò per un istante, prima di voltarsi verso un punto indefinito della stanza. Là dove i suoi occhi si erano posati una lancia di ghiaccio acuminato venne partorita, sorgendo dal nulla, per poi essere afferrata saldamente dalla mano destra del manipolatore del gelo. Una brezza fredda fece congelare la schiena del ragazzo, ma non si trattava della kekkei genkai del suo avversario... no, era stata la morte stessa a sfiorarlo, infastidendo il suo collo con un alito fetido e tremendo.

- Hai fallito, Kyōmei Yūzora.

"Vediamo di farla finita, ho impegni più importanti a cui pensare."
Solo i Kami potevano sapere cosa passasse per la testa del jonin, mentre rivolgeva uno sguardo frettoloso al più giovane. A quel punto era palese quale fosse lo scopo di quella mannaia maledetta, così come il destino che attendeva colui che non era stato capace di soddisfare le aspettative di chi lo aveva messo alla prova. Seppur stremato e vicino al perdere conoscenza, il Rosso aveva ancora forza a sufficienza per un ultimo, disperato gesto. Poteva reagire, opporsi alla sua sorte, o magari abbracciare la morte a testa alta, affrontandola senza timore. Senza alcuna pietà, Fuyu poggiò un piede sul torace del genin, provocandogli un dolore lancinante a causa delle ferite e degli spiedi. Solo in seguito alzò la lama in alto, attendendo solo il momento propizio per strappare la vita dal petto della sua vittima.

- Tra le persone di cui parlavi, c'è qualcuno a cui dovrò riferire qualcosa in particolare? - chiese quasi scocciato, come se non gli dispiacesse affatto togliere di mezzo quel ragazzo.

"Muoviti dannazione, non ho tutto il giorno... tra mezz'ora ho appuntamento con il parrucchiere." pensò tra sé, sospirando. Ironico pensare che un uomo potesse crucciarsi per qualcosa del genere, mentre di fronte ai suoi occhi qualcun altro stava facendo i conti con la nera signora, giunta sfortunatamente a bussare alla sua porta.

 
Top
view post Posted on 8/5/2017, 20:16     +1   -1
Avatar


Group:
Kiri
Posts:
16,471
Location:
Belluno

Status:


La risposta alla provocazione di Fuyu arrivò come se fosse stata prevista e si palesò sotto forma di una violenta esplosione. La bolla richiamata sul tetto da Yu, si gettò con rozza rapidità verso la costruzione di ghiaccio dell’ANBU sbocciando in una deflagrazione di fuoco e fumo che riscaldò all’istante l’aria gelida creata dallo Yuki. Il Rosso si preparò all’urto causato dall’esplosione giusto un attimo prima che questa avvenisse effettivamente, si protesse il viso con un braccio d’istinto, ma non una sola bruciatura si posò sulla sua pelle o sulle sue vesti. Le bolle non tradivano il proprio utilizzatore, ma non si poteva di certo dire lo stesso del resto. Fu tutto un caotico susseguirsi di luci e rumori. Il bagliore dell’esplosione, il rumore del ghiaccio che si infrangeva, il calore piacevole del fuoco che lambiva le membra senza intaccarle e poi…la sensazione di vuoto sotto i piedi.
L’onda d’urto della bolla, aveva non solo spazzato via la costruzione dello Yuki, ma aveva anche aperto una gran bella falla sul tetto. Questo Yu non lo aveva previsto, d’altronde era la prima volta che utilizzava in combattimento quel tipo di bolla, l’aveva anche caricata più del dovuto e, francamente, danneggiare il tetto era l’ultimo dei suoi problemi quando aveva sferrato quell’offensiva. Perso il sostegno sotto i piedi, cadde nel vuoto a peso morto fino ad impattare duramente col pavimento del salotto di schiena. Gli spiedi conficcati sul suo dorso, penetrarono ancora più in profondità, facendolo inarcare di dolore e mozzandogli il fiato nei polmoni. Riprese a respirare qualche istante dopo, voltandosi su di un fianco con un lamento rauco. Respiri corti, stentati, come se temesse di peggiorare le cose se avesse osato inspirare un po’ più aria. E di fatto, ogni respiro era una dannata fitta di dolore.
Ci volle un po’ prima che si abituasse alla cosa, prima che i danni dell’urto col pavimento diventassero sopportabili quanto bastava da permettergli di alzarsi sui gomiti. E ci volle un po’ prima che iniziasse a chiedersi se fosse davvero tutto finito così. Gli sembrava fin troppo strano. D’accordo che fuoco e ghiaccio sono come cane e gatto, ma…Fuyu era un fottuto Jonin! Che la sua tecnica fosse stata annullata per così poco, significava solamente che lui glielo aveva lasciato fare.
Alzò lo sguardo verso il soffitto, dove il tetto era collassato. Le assi erano crepate malamente e lasciavano intravedere il cielo di piombo, saturo di pioggia che ora entrava bellamente in casa. Le gocce cadevano sul suo volto, lavando via il sangue e finalmente il suo corpo iniziò a riprendere un minimo di sensibilità. Il tepore creato dal camino acceso, riscaldava l’ambiente anche se ora c’era una bella presa d’aria sul soffitto.


…Ho aperto proprio un bel buco. Che palle, dovrò farlo riparare.

Un piccolo prezzo, visto che gli era valsa la possibilità di scamparla. Tuttavia non era il caso di cantar vittoria. Non era così ingenuo da pensare d’essere riuscito a sorprendere l’ANBU e colpirlo, probabilmente era illeso e stava preparando la sua prossima mossa. Il problema era che a lui restava il chakra per un solo attacco o una sola estrema difesa, se Fuyu avesse deciso di continuare ancora a lungo si sarebbe trovato totalmente alla sua mercè…beh, più di quanto non lo fosse stato fino a quel momento, insomma.
Passarono lunghi istanti di silenzio prima che lo Yuki si degnasse di farsi vedere. Si affacciò dal buco sul soffitto e, immediatamente, il Rosso tornò ad essere teso quanto prima di piombare di sotto. Il corpo si irrigidì e gli spiedi gli risposero con tante stilettate di dolore tante quanti erano gli spilloni conficcati nel suo corpo. Imprecò a mezza voce, tentando di rimettersi seduto, o in piedi, ma il suo corpo si rifiutava di muoversi. Le gambe non collaboravano, erano come due macigni e non riusciva a convincerle a darsi una mossa. Quando tendeva il muscolo, lo sentiva tremare…un po’ come quando in Accademia gli facevano fare quegli allenamenti estenuanti che chiamavano “Spacca Gambe”. Ecco...era tipo così, ma dieci volte peggio. Guardò bieco l’ANBU mentre gli faceva i “complimenti” e non staccò gli occhi da lui un solo istante quando balzò di sotto. Credeva a quelle parole tanto quanto avrebbe creduto a quelle di un Tanuki o di una Kitsune e ne ebbe la conferma qualche istante dopo. Capire le intenzioni di Fuyu era come tentare di indovinare una scommessa mal piazzata. Lui era bravo con le scommesse, ma quell’ANBU riusciva a sfuggire alla sua comprensione. Non capiva bene cosa gli passasse per la testa e la cosa lo spaventava…ora più di prima visto che era praticamente impossibilitato a muoversi. Quando vide poi quella lancia di ghiaccio formarsi nel vuoto, apparendo dal nulla come se si fosse cristallizzata dall’umidità circostante…il suo corpo ebbe un moto di ribellione.

La sentì.

Per la prima volta nella sua vita percepì la carezza gelida della morte. Gli sfiorò il collo con dita affusolate e fredde, in un tocco quasi gentile mentre iniziava a stringere la morsa con lentezza esasperante. Piano piano, quasi coccolandolo, mentre il suo respiro glaciale gli faceva correre un brivido lungo la schiena.
Scorse con lo sguardo Fuyu afferrare quella lancia affilata e desiderò con tutto sé stesso riuscire a muoversi, ma non poteva! Era bloccato lì, e il suo istinto gli gridava negli orecchi di darsi una svegliata, che quell’arma non era solo per bellezza, non era la solita stramberia dell’ANBU. Fu a quel punto che giunsero le parole dello Yuki. Quelle dannate parole.
Lo sfibrarono in un colpo solo. Smise di ribellarsi, e fissò con lo sguardo sgranato Fuyu come se non avesse capito bene. Aveva fallito? Sul serio? Che cosa aveva sbagliato di preciso? Era perché aveva detto di non conoscersi? Perché non aveva dimostrato d’avere un’abnegazione tale al Villaggio da poter dire di combattere unicamente per Kiri? Per che cosa, di preciso, Fuyu aveva deciso che il verdetto doveva essere quello? Domande superflue. Quale fosse il motivo, le regole di quel gioco mortale erano state chiare. Erano le stesse del mondo fuori le mura: “se fallisci, muori”. Aveva ragione ad avere paura di quella lancia…era per lui. Quella sarebbe stata la punizione per non aver soddisfatto le aspettative dell’ANBU, per non essersi dimostrato all’altezza per andare a riprendersi Kai.


Ahahah…E’ ridicolo. Ho aspettato tanto per NIENTE!
Alla fine pare proprio che non abbia le carte in regola, eh?


Ma davvero gli andava bene così? Davvero era disposto ad accettare quel verdetto senza opporsi? Lo avrebbe fatto? Avrebbe guardato di nuovo la vita scorrere senza fare nulla per fermarla? Avrebbe accettato che qualcun altro, che non fosse lui, decidesse cosa poteva e cosa non poteva fare? Se lo avesse fatto…se lo avesse fatto, allora sì che avrebbe fallito su tutti i fronti. Si falliva solo quando ci si arrendeva, in questo credeva più di ogni altra cosa. Quindi che diritto aveva Fuyu di dire che aveva fallito? Lui non si era arreso. Non si era MAI arreso.
Mai, da dopo che quello stupido di un fratello gli aveva dato una bella svegliata. Non l’avrebbe fatto adesso che era ad un soffio dal raggiungerlo! Fuyu poteva dire quello che gli pareva, l’unico che poteva dire se Kyōmei Yūzora aveva fallito, era Kyōmei Yūzora stesso.
Non aveva più molto chakra, invero. Era talmente stanco che sentiva la coscienza vacillare, ma non avrebbe mollato così, quando ancora poteva combattere. Lui non era quel tipo di persona. Non era cresciuto così. Non era uno di quei Samurai “““valorosi””” che accettavano la morte pur di mantenere intatto il loro onore e il loro orgoglio. Tutte cazzate! Lui era uno Shinobi!
Gli avevano insegnato a resistere sempre. Di aggrapparsi anche ad un filo di ragnatela pur di uscire dall’inferno, di non smettere di lottare solo perché si provava dolore o sembrava che l’avversario fosse insormontabile. Dare il tutto per tutto e anche di più. Solo a quel punto avrebbe potuto dirsi soddisfatto. Anche di morire se fosse accaduto, ma non prima. Non quando sapeva di poter fare ancora qualcosa.
Convinto di questo, e fottendosene bellamente della valutazione dell’ANBU, mentre questo si avvicinava con la lancia di ghiaccio stretta saldamente in mano, Yu agganciò un paio delle bolle che erano rimaste sulla veranda: una la lasciò vergine, mentre l’altra la riempì di tutto il chakra che gli era rimasto, dandogli la stessa conformazione densa ed instabile che aveva dato a quella che poco prima aveva distrutto gli specchi dello Yuki.


La casa non mi serve a nulla da morto, infondo.

Giunto vicino a lui, un piede di Fuyu lo costrinse a terra. Premette sul suo torace fino a farlo tornare a stendere a terra e un dolore lacerante esplose nel corpo martoriato del Genin. Gli spiedi sulla schiena penetrarono ancora più a fondo, e tutte le ferite dei pressi del punto di pressione esplosero in fitte lancinanti. Un gemito strozzato dalla pura e semplice testardaggine di non chiudere gli occhi un solo istante, seguì il movimento dell’ANBU che caricava il colpo portando indietro il braccio. Incombeva su di lui e il cuore di Yu batteva così forte che ebbe l’impressione che il più grande potesse sentirlo pulsare sotto la suola del sandalo.
Paura, adrenalina, la carezza della morte che si faceva sempre più fredda e opprimente e quell’ostinazione che non gli permetteva di lasciare che lo Yuki finisse il suo lavoro senza mettergli i bastoni tra le ruote. Gli occhi del Rosso si fissarono in quelli piombo di Fuyu, quando questi gli chiese se avesse qualche ultimo messaggio per qualcuno in particolare.
Non sembrava proprio propenso a starlo ad ascoltare, comunque, pareva quasi fosse solo l’ennesimo modo per prenderlo in giro. Ma se Yu aveva davvero intenzione di fare quello che aveva in mente, doveva prendere un po’ di tempo. Intrecciò le tracce che avrebbero condotto le bolle da lui prescelte, dalla veranda fin sul tetto e poi giù, in quella stessa stanza. Tuttavia quel trucchetto non avrebbe funzionato molto bene se non avesse atteso il momento opportuno. Ovvero, l’istante in cui Fuyu avesse deciso di farla finita, quando la sua attenzione fosse quasi completamente diretta al colpo che avrebbe scagliato. Solo allora avrebbe fatto scendere la bolla innocua, volgendola contro l’ANBU come se avesse avuto intenzione di causargli dei seri danni. Una distrazione, atta a permettere alla seconda bolla di arrivargli abbastanza vicino da poter essere anche solo minimamente pericolosa. A quel punto l’avrebbe fatta detonare.
Gli scappò una risata roca che gli causò più dolore che piacere. Di rispondere a quella domanda non aveva proprio intenzione. Lasciare parole d’addio prima di aver tentato il tutto per tutto? Non aveva alcun senso.


Ne…Fuyu-san? Lo sguardo del Rosso si fece un po’ più tagliente e brillò di un divertimento innaturale vista la situazione pessima in cui si trovava. Dimmi…quand’è che, di preciso, mi sarei arreso?

 
Top
view post Posted on 9/5/2017, 15:22     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Oh, lo vedeva eccome che non s'era arreso. Anche una persona fredda e subdola come lui poteva percepire chiaramente quella determinazione ardente, quel fuoco in grado di divampare pur consapevole che il gelo avrebbe presto avuto la meglio. Sbilanciato dal colpo che stava che sferrare, Fuyu non poté che assistere al piano organizzato con maestria dal più giovane. Niente di imprevedibile, o almeno era questo che credeva. Soltanto mentre stava creando un muro di ghiaccio per attutire l'esplosione della bolla vergine, poté rendersi conto della presenza di una seconda creazione, con la coda dell'occhio. E per la prima volta, il suo sguardo si fece sinceramente sorpreso.
"Merda!" non poté che maledire i Kami, mentre la detonazione della bomba avvolgeva tutto in un abbraccio caotico. Anche quella stanza venne spazzata via senza alcuna pietà, mentre il corpo ormai privo di chakra di Yūzora precipitava inesorabilmente, facendosi largo fra le travi ormai distrutte. La tensione tuttavia era ancora lontana dal raggiungere l'apice. Sebbene la vista del genin iniziasse ad offuscarsi, ben presto i suoi occhi avrebbero messo a fuoco un'ombra muoversi attraverso il polverone alzatosi, mentre la sua schiena dolorante abbracciava le fredde fondamenta di quell'abitazione ormai distrutta. Fuyu no Yuki camminava con passi lenti e cadenzati fra le macerie, brandendo ancora la lancia partorita dal suo genio. Il suo volto ribolliva di rabbia, malgrado apparisse praticamente illeso... tuttavia, con un po' di attenzione, il ragazzo avrebbe sicuramente notato il modo in cui la sua chioma era stata rovinata. Una persona vicina alla morte, però, non avrebbe saputo collegare quella smorfia iraconda ai veri pensieri che ronzavano nella testa del jonin.

"Che tu sia maledetto, Kyōmei... i miei meravigliosi capelli. Ah, cazzo, al mio parrucchiere verrà un infarto."
No, il poter comprendere quelle preoccupazioni era decisamente fuori dalla sua portata.

- Combattere per te stesso, per le persone a cui tieni... per dimostrarmi quanto vali, anche se privo di capacità innate.

Attraverso quello che ormai era lo scheletro della dimora del Rosso, lo shinobi sembrava muoversi come un fantasma. Le sue parole risuonavano cariche di mistero, ma lo stesso non poteva dirsi per i suoi gesti, impossibili da fraintendere. Ancora una volta si ritrovò a svettare sul genin, pronto come prima a reclamare il debito che quest'ultimo doveva saldare. Rapida la lama calò, inesorabile... ma la morte non lo colse.
No, fu solo un bruciore fugace ad abbracciarlo, insieme all'assurdo fragore del ghiaccio che perforava la pietra delle fondamenta, proprio accanto al suo orecchio sinistro. La lancia lo aveva colpito, ma aveva soltanto aperto una piccola ferita sulla sua guancia, adesso anch'essa sanguinante. No, ovviamente non si era trattato di esitazione, né di imprecisione. Fuyu aveva deciso di risparmiarlo... o meglio, di premiarlo.

- Adesso le tue parole, queste parole, hanno un senso. Hai superato la prova, Kyōmei Yūzora.

Il tono di voce era compiaciuto, seppur a tratti insozzato dalla rabbia causata da ciò che il giovane aveva fatto alla sua meravigliosa chioma. A quel punto, poté finalmente sospirare. Era finita, bastava informare il ragazzo su ciò che l'avrebbe atteso e poi avrebbe potuto dedicarsi ai suoi impegni...

- Potrai finalmente unirti alle ricerche. Per il tuo prossimo incarico, inoltre, dovrai recl-

... o almeno era questo ciò in cui aveva ingenuamente sperato. Mentre parlava, si accorse che la fatica accumulata dal Rosso l'aveva privato dei sensi, facendolo sprofondare nell'oblio.
"No, stiamo scherzando?! Ti detesto, Kyōmei, mi hai rovinato la giornata... aaaargh, dannazione!" continuò a maledire quel ragazzo per diversi secondi, prima di comprendere che non aveva altra scelta che portarlo fino in ospedale. Ancora una volta, proprio a causa di quel moccioso, avrebbe dovuto posticipare l'appuntamento dal parrucchiere. Se non fosse stato per gli ordini ricevuti dal Kyudaime, probabilmente l'avrebbe abbandonato al suo destino. In fin dei conti, per quanto avesse dimostrato di avere fegato da vendere, oltre che una ferrea volontà, era stato lui a conciare la sua chioma in quel modo. Dopotutto, almeno secondo lui, se lo sarebbe meritato. Al dovere, però, nessuno poteva sfuggire... nemmeno Fuyu no Yuki.

Non starò qui a dilungarmi troppo su commenti sul tuo operato. Sarei scontato e poi oh, devo pur risparmiare le parole per la prossima missione, altrimenti rischierei di ripetermi. posso solo dire che, seppur corto, è stato un addestramento intenso; in ogni post hai dato il massimo, senza trascurare alcun dettaglio, ruolando alla perfezione il PG e mai dimenticando di farlo risaltare per com'è esattamente. Conoscevo già Yu, ma sono sicuro che anche un nuovo arrivato, leggendo questi post, avrebbe un'idea chiara e precisa di chi sia il tuo PG, quali siano i suoi pensieri, i desideri, i sogni, le paure. Tutto questo è ovviamente sinonimo di un lavoro impeccabile.
Ovviamente ritengo che l'addestramento sia stato svolto Bene con voto medio 10, il che si traduce con quello che invece è un magro guadagno di 247 exp.

In questo tuo ultimo post, ruola pure la situazione fino al momento in cui Yu perde i sensi. Dopo puoi continuare nella tua stanza d'ospedale; al risveglio, il tuo PG troverà Fuyu intento a guardarsi allo specchio, con dei capelli messi a nuovo. Continueremo lì per qualche post, come da programma!
 
Top
view post Posted on 9/5/2017, 20:30     +1   -1
Avatar


Group:
Kiri
Posts:
16,471
Location:
Belluno

Status:


Prendere tempo, istigare l’avversario e poi approfittare per colpire. Quello era il senso di quella frase dettata dal misto di adrenalina, furbizia e follia di chi sapeva di avere solo un’ultima occasione. E per Yu era proprio così, dopo quell’attacco non avrebbe avuto più nemmeno la forza per pensare probabilmente. Faticava già in quel momento a restare pienamente cosciente a sé stesso, ci riusciva solo per quell’elettricità che gli scorreva in corpo e gli dava letteralmente alla testa. Non aveva la benchè minima idea se sarebbe servito a qualcosa quel suo ultimo gesto disperato, Fuyu avrebbe potuto tranquillamente restare della sua opinione…tuttavia andava fatto. Non sarebbe stato soddisfatto se non avesse portato a termine quell’ultima offensiva, non si sarebbe messo il cuore in pace e, tanto meno, si sarebbe sentito bene con sé stesso, sapendo di aver mollato prima di tentare tutto ciò che poteva. Non che da morto avesse da preoccuparsi di questo, ma se proprio doveva capitare, meglio aver combattuto sapendo di aver dato il massimo.
In silenzio, ma senza perdere quel ghigno irritante dalla faccia, Yūzora attese il momento in cui l'ANBU caricò il colpo, quindi aspettò ancora l’attimo in cui lo Yuki desse l’idea di star per sferrare il suo affondo verso di lui, solo allora mise in atto il proprio piano. Fece scendere la bolla vergine dal buco sul soffitto, dando l’impressione che fosse quello il vero attacco diretto al suo aguzzino. La sfera iridescente si mosse rapida, carica dell’intenzione di colpire e, sotto gli occhi divertiti del Rosso, Fuyu fermò la propria mano portatrice di morte per difendersi dall’offensiva con uno scudo di ghiaccio, formato allo stesso modo in cui aveva creato quella lancia terribile. Bei riflessi…davvero, peccato che la bolla in questione si sfracellò sulla superficie gelata, proprio come una normalissima bolla di sapone, disfacendosi in una miriade di goccioline innocue. A quel punto la seconda bolla era già nel punto in cui avrebbe dovuto essere: abbastanza vicina all’ANBU per essere fatta brillare. Vedere finalmente un’espressione diversa sul volto di Fuyu, che non fosse la solita aria altezzosa o di superiorità o di disgusto, gli fece correre un insolito brivido di piacere lungo la spina dorsale, almeno tanto quanto sussurrare quel
Booom! un attimo prima che la bolla detonasse nel bel mezzo del salotto.
Di nuovo fumo e fuoco ovunque. L’esplosione rubò l’ossigeno al caminetto che si spense in pochi istanti, soffocando da una forza più distruttiva di quella delle fiamme stesse. I mobili vennero investiti dalla forza della detonazione, bruciati e scaraventati verso le pareti o verso la cucina, e tutto fu nuovamente caos. Il corpo di Yu non fece eccezione. Anche se l’esplosione risparmiò l’utilizzatore della bolla, l’onda d’urto lo investì, prima schiacciandolo al suolo, per poi rilasciarlo quando il pavimento collassò su sé stesso. Allo stesso modo di quando era crollato il tetto, il Rosso si ritrovò a precipitare, ma sta volta la caduta fu più breve. Una paio di metri, forse tre e sbattè violentemente sul duro suolo delle fondamenta.
Le sue membra esplosero di dolore per l’ennesima volta, ma ormai aveva poca importanza, non erano più solo gli spiedi e le botte…ogni singola fibra del suo corpo gridava pietà. Privato del chakra e con la coscienza che scivolava via di secondo in secondo, Yu si guardò attorno stancamente, tossicchiando polvere e terriccio, soffrendo ad ogni colpo come un dannato e maledicendosi, quasi, d’essere ancora in grado di respirare. C’era un odore di muffa penetrante lì sotto…faceva venire la nausea. Tuttavia non ebbe il tempo materiale per lamentarsene seriamente con sé stesso, la vista stanca del Genin mise presto a fuoco un’ombra in movimento tra le macerie, accompagnata dal riverbero di passi lenti che piano piano si avvicinavano al punto in cui Yu giaceva ormai inerme.


Ah…l’ho fatto incazzare.

Fuyu si avvicinava inesorabile come il tempo che scorreva lento ad ogni suo movimento. La lancia stretta in mano e il volto avvolto dall’ira, sembrava praticamente illeso nonostante l’esplosione della bolla fosse avvenuta parecchio vicino a lui…Probabilmente era riuscito a mettersi al sicuro per tempo. Però doveva essere riuscito a farlo proprio all’ultimo, perché strizzando gli occhi per mettere a fuoco la figura dell’uomo, mentre la tensione del momento continuava a mantenerlo miracolosamente cosciente, al Rosso parve di vedere qualche ciocca di capelli bruciacchiata…e, in effetti, nell’aria c’era un po’ quell’odore fastidioso di capelli abbrustoliti. Beh, meglio di nulla. Nessun danno grave, ma almeno in qualche modo il suo colpo era andato a segno: significava che si era mosso bene in quegli ultimi istanti. Anche se ora, eh…ora erano cazzi amari. Fuyu sembrava proprio furioso - per cosa poi di preciso, Yu non riusciva davvero a capirlo - e aveva ancora in mano quell’arma. Però sta volta.., sta volta al Rosso non restava più nemmeno un briciolo di forza. Le ultime gocce che aveva, le stava usando per restare sveglio e guardare il più grande avvicinarsi sempre di più, chiedendosi se davvero tutto ciò che aveva fatto fosse stato inutile. Se anche così, l’ANBU avesse ormai deciso di non riconoscere che potesse cavarsela nell’arduo compito di ritrovare i ragazzini rapiti. Beh, era comunque superfluo farsi quelle domande ora. Adesso, davvero non avrebbe potuto fare più nulla, aveva dato tutto e…andava bene così. Non si era risparmiato e per la prima volta, sentirsi svuotato del chakra non fu sinonimo di fallimento, di errore, di calcoli mal effettuati. No, era soddisfatto, soddisfatto di aver dato fondo a tutto sé stesso, di aver strappato quel momento di sorpresa ad un avversario tanto fuori portata. Era soddisfatto anche di averlo fatto arrabbiare…diciamo che quello quasi gli faceva piacere. Ciò di cui non era appagato era che avrebbe lasciato un sacco di faccende aperte. Troppe. Questo era difficile da mandare giù.
Ascoltò le parole di Fuyu mentre questi si approssimava muovendosi nelle ombre. Erano le stesse parole che aveva detto lui, poco prima sul tetto, ma suonarono pregne di mistero, lo pungolarono nella mente, carezzando invece la sua anima da cui erano scaturite. Ma non capì dove volesse andare a parare il più grande con quel discorso, chissà, magari era troppo stanco per impegnarcisi. Lo vide semplicemente alzare di nuovo la lancia, caricandola per il colpo. Le intenzioni erano abbastanza palesi. Incombeva su di lui, di nuovo, come poco prima, ma adesso non c’era davvero più nulla che il Rosso potesse fare: le bolle sulla veranda si erano dissolte nel momento stesso in cui il chakra del ragazzo era arrivato al limite.


Che strano, dicono tutti che, quando giunge il momento, si riveda la propria vita scorrere davanti agli occhi. Credevo capitasse pure a me, ma forse non ho nemmeno abbastanza forza per pensare.
Meglio così…uno strazio in meno.


Posò lo sguardo negli occhi di piombo dell’altro, ma non vi scorse nulla che non fosse la chiara intenzione di farla finita. Fu curioso, era convinto che sarebbe riuscito a prepararsi in tempo. Sapete, quell’attimo in cui si accetta la morte quasi fosse un regalo e, invece, non ebbe modo nemmeno di fare quello. Riuscì a rendersi conto semplicemente che la lancia calò inesorabilmente su di lui. La vide brillare della luce fioca e grigia che penetrava dal buco sul pavimento, ma non vi fu alcun dolore. Non vi fu nessuna fitta lacerante, nessun osso spezzato dalla forza dell’ANBU, nulla di nulla. Solo un bruciore fugace alla guancia, accompagnato dallo schianto dell’arma ad un soffio dal suo orecchio sinistro. Diverse emozioni passarono negli occhi del Genin che non si erano staccati dalla sagoma del suo aguzzino. Dolore, sorpresa, perplessità, comprensione. Il calore del sangue che scivolava lungo la sua gota e il bruciore della ferita a ricordargli che era ancora dannatamente vivo. Staccò gli occhi solo qualche istante da Fuyu, per abbassarli verso la parte lesa - neanche avesse potuto veramente vedere qualcosa - e passare poi a scrutare la lancia conficcata nel terreno a pochi centimetri dalla sua testa.
Tornò ad osservare l’ANBU solo quando iniziò a rendersi conto che non si trattava di una mancanza dell’Inseguitore. Non era stata esitazione, tanto meno imprecisione.
Fuyu - QUEL Fuyu - aveva deciso di risparmiargli la pelle, di riconoscerlo e le sue seguenti parole ne furono la conferma, anche se la concretezza di quel gesto diceva più di mille parole.
Ce l’aveva fatta! Aveva superato la prova, era riuscito a convincere lo Yuki che, tra tutti, probabilmente era quello che avrebbe avuto meno scrupoli nel liberarsi di lui al primo sgarro. Si crogiolò in quelle parole tanto quanto nel tono compiaciuto e ancora un po’ velato di rabbia dell’ANBU. All’improvviso, tutta la tensione che aveva in corpo lo abbandonò, non era più necessaria, e al suo posto si fece avanti la stanchezza. Passo dopo passo, lo prese con sé. Dolcemente, mentre un sorriso soddisfatto solcava il volto ferito del Genin e la mente spossata si svuotava di tutti i pensieri superflui, il sonno calò sul giovane dalla chioma fulva, accompagnandolo in un mondo privo del dolore che il suo corpo pativa, un mondo in cui riposare e riprendersi presto perchè finalmente, si era guadagnato la possibilità di partecipare a quella missione di recupero tanto agognata.



GdR Off || E’ già finita! T.T Siamo stati troppo veloci XD Avrei dovuto gustarmela di più, ma sei una dannata droga, peggio del caffè. Ma non perdiamoci in chiacchiere, se mi metto a fare lunghi preamboli non resta nulla da scrivere nelle valutazioni specifiche, quindi:

Tempistiche. Vien da ridere quasi a doverti mettere una voto sui tempi, perché praticamente mi hai garantito un post al giorno, triggerandomi ogni volta. Credo siano pochi i master con questa rapidità ed efficienza nel ritmo di post. Nessun dubbio che un bel 10 sia anche troppo poco.

Coinvolgimento. Beh beh beh, in pratica mi hai rapita dalle altre role per 5 giorni XD Ho adorato questa prova a cui Yu è stato sottoposto, serviva a me perché sono state poche le volte in cui l’ho potuto spingere al limite e serviva a lui per capire meglio sé stesso e per capire fin dove fosse in grado di arrivare se messo alle strette (abbiamo sfondato casa, ne? Dovrò chiedere asilo a qualche amico o alla Sede dell’Awa XD). Avevo chiesto che venisse picchiato male e così è stato. Un addestramento breve, ma molto intenso che è riuscito a sviscerare in pochi post chi sia Yu, per cosa combatta, in cosa creda e fin dove riesca a spingersi nel nome di queste cose. Ti ringrazio un sacco Melo, avevo proprio bisogno di questa scarica di adrenalina e non vedo l’ora di partire per la missione, a questo punto*-* Assolutamente 10 e ci vediamo all’ospedale (Iatrofobia incoming XD). || GdR On

 
Top
view post Posted on 30/7/2017, 11:45     +1   -1
Avatar

.wanderlust

Group:
Member
Posts:
8,503

Status:


Coinvolgimento Personale: 10
Tempistiche: 10
Trama e Impostazione: 10 Ho letto questa role per puro diletto personale e devo dire che la scelta è stata a dir poco azzeccata. Trama semplice, è pur sempre un addestramento base ma nel contempo hai saputo dare un po' di verve (se scrive così?) alla storia in sé.

Scrittura: 10. Non poteva essere altrimenti: role scorrevole, fluido e mai prolisso. Dotato di un lessico approfondito e non ripetitivo.

Ambientazione e Caratterizzazione NPC: 10 Adoro l'Npg. Davvero. Hai saputo caratterizzare bene Fuyu facendogli esprimere al meglio il suo carattere. Gradito assai i dialoghi e gli atteggiamenti dello stesso.

Voto Medio: 10 (+)

Paga = 160 ryo


EDIT: su trame non c'è il voto ma suppongo sia un 10 anche li. Riscrivo il calcolo per il compenso, pignoleria pardon U.u

Paga: 60 (Add. base) +100 (voto10) = 160 ryo

Edited by ~Angy. - 31/7/2017, 13:25
 
Top
view post Posted on 30/7/2017, 22:33     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


Faccio un up per avvisare che ho editato il post del valutatore riportando il calcolo esteso per la paga; ne approfitto anche per ricordare al master che anche il giocatore va sempre valutato seguendo e trascrivendo lo schema:

CITAZIONE
Role: qualità nell'interpretazione del personaggio nelle varie situazioni poste, coerenza con l'ambientazione e la caratterizzazione del pg

Scrittura: gradimento dello stile di scrittura utilizzato, dell'impegno, miglioramento e della costanza

Strategia/Approccio: capacità di affrontare le difficoltà incontrate, fantasia, idee, evnetuale gioco di squadra

Conoscenza del Regolamento: voto da assegnare solo se avete richiesto l'utilizzo delle meccaniche numeriche del regolamento; quantificatelo in base a quanti errori sono stati fatti

Voto Medio: Voto Role +Scrittura +Strategia +Conoscenza del reg /4
 
Web  Top
11 replies since 4/5/2017, 20:52   388 views
  Share