Cos'è uno Shinobi?, Libera per HakiDo e ~Angy.

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view post Posted on 15/3/2017, 13:25     +1   -1
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Il tempo continuava a scorrere ma le immagini di quanto successo qualche ora prima continuavano a scorrere nella mente di Daisetsu. La cosa che più lo faceva pensare era lo sguardo di quel ragazzo mentre impugnava il coltello: era lo sguardo di chi stava per essere ucciso da un sistema malato. E questo non poteva essere accettato dal giovane, non voleva farne parte. Dopo il rientro a casa e la litigata con suo padre passò diverse ore sdraiato sul letto a fissare il soffitto, solitamente quello era uno dei suoi hobby preferiti ma in quel momento era quasi una punizione verso se stesso. Si stava rendendo conto che più non aveva nulla da fare e più quelle immagini venivano alla sua mente. Doveva fare qualcosa e alla svelta, anche perché in quel momento non era per nulla intenzionato ad accettare un'altra missione. Doveva prima trovare una risposta a ciò che lo stava tormentando:

Cos'è uno Shinobi? Siamo veramente diversi dai mercenari?


Aveva riflettuto a lungo a questo quesito ed era arrivato alla conclusione che l'unica persona che poteva dargli una risposta che gli veniva in mente era l'Hokage. Akane Uchiha doveva per forza conoscere il significato di quella che più di una parola rappresentava uno stile di vita intrapreso da molti. Ma veramente il ninja più importante di tutto il villaggio avrebbe accettato una riunione con uno Genin sconosciuto? Probabilmente no, ma valeva la pena provarci.

Sarò un idealista, ma credo ancora che l'Hokage sia pronto ad aiutare ogni cittadino di Konoha. Spero di non sbagliarmi.

L'Uchiha si alzò dal letto e lentamente si avvicinò alla sua scrivania, dove aveva lasciato il coprifronte del villaggio, e indossandolo sorrise amaramente. Fu improvvisamente avvolto da una strana sensazione:

Tutti questi sacrifici per guadagnare questo oggetto, e chissà che questa non sia l'ultima volta che lo indosserò.

Lo strinse con decisione e senza prendere nient'altro si avvicinò alla finestra, non aveva intenzione di uscire dalla porta principale perché voleva farlo in modo silenzioso, senza che nessuno se ne accorgesse. Non aveva ancora chiarito con i genitori e non voleva che venissero a conoscenza delle sue intenzioni. Probabilmente il padre gli avrebbe detto che l'Hokage aveva cose più importanti a cui pensare, quindi il dialogo sarebbe stato inutile. Doveva uscire silenziosamente e tornare nello stesso modo con la risposta che avrebbe per sempre cambiato la sua vita. Aprì la finestra e una vento fresco colpì il viso giovane ninja, facendogli realizzare quanto tempo avesse passato a fissare il soffitto. Con un salto si lanciò nel cortile e velocemente uscì sulla strada del quartiere del suo Clan. Camminò lentamente cercando di pensare a cosa avrebbe potuto dire per catturare l'attenzione dell'Hokage, ma nulla gli venne in mente. Era agitato e la tristezza che lo avvolgeva dagli episodi di pranzo rendeva tutto più difficile. Alla fine si rese conto che a nulla serviva la preparazione, probabilmente sarebbe stato così agitato da dimenticarsi il discorso. Tanto valeva improvvisare. Passo dopo passo osservava il sole tramontare dietro le colline di Konoha realizzando ancora una volta quanto amasse quel posto. Sperava proprio di non essere costretto a doverlo abbandonare, ma in cuor suo sapeva che era una possibilità difficile da realizzarsi: aveva visto con i suoi occhi cos' era il mondo degli shinobi e difficilmente avrebbe accettato di farne parte.

Arrivò all'entrata della residenza dell'Hokage con il cielo ormai completamente rossastro, tra poco sarebbe calata la notte sul villaggio. Entrò e senza esitazione procedette verso la porta dello studio dell'Hokage. Akane Uchiha era al suo interno o era già tornata a casa? Non poteva saperlo finché non fosse entrato nella stanza. Si avvicinò e si fermò un attimo a contemplare ciò che stava facendo. Lui Genin del villaggio della foglia stava chiedendo udienza all'Hokage. Un pò arrogante forse da parte sua, ma voleva una risposta ed era sicuro che l'Hokage fosse l'unica ad averne una, o almeno lo sperava.
Deglutì nervosamente .
Avvicinò lentamente una mano alla porta e con decisione bussò, aspettò un paio di secondi e senza ricevere una risposta dall'interno decise di entrare.

Aprì la porta e davanti a sé vide alla fine della stanza una grande scrivania, dove dietro era seduta Akane Uchiha, l'Hokage di Konoha. Questa lo guardo con aria sorpresa, vista l'inaspettata visita del giovane ninja. Un brivido attraverso la schiena di Daisetsu, che fino a quel momento aveva visto solo di sfuggita l'Hokage. Mai si sarebbe aspettato di dover dialogare con un ninja di quel livello così presto, e chissà se ne avrebbe di nuovo avuto l'occasione. Sicuramente non era qualcosa che accadeva tutti i giorni. Il Genin si sentì osservato, realizzando che era rimasto alcuni secondi immobile mentre probabilmente Akane aspettava che quantomeno l'ospite si presentasse, esponendo il motivo della sua visita. Daisetsu si portò al centro della stanza per poi inginocchiarsi, guardando sempre negli occhi l'Hokage. Quello non rappresentava un segno di sottomissione, ma era più una forma di rispetto verso il ninja più forte del villaggio. Prese una boccata d'aria e con decisione disse:

Daisetsu:Hokage-sama, il mio nome è Daisetsu Uchiha, Genin di Konoha, e vorrei chiederle cinque minuti del suo tempo per farle una domanda alla quale probabilmente solo lei può darmi una risposta esauriente. In base alla sua risposta prenderò la mia decisione in quanto shinobi ed in quanto uomo.
Che cos'è in realtà uno Shinobi? E per quale motivo dovrebbe essere diverso da un mercenario? Io sinceramente di differenze non ne vedo. Rappresentano entrambi uomini che uccidono per soldi o per ordini. I ninja di Konoha non fanno altro che eseguire gli ordini, ma siamo sicuri che questi non siano altro che proteggere il male o far del male solo perché risulti conveniente al villaggio? Non vedo altro che pedine che vengono mosse per l'interesse del proprio paese, ma se tutti i grandi villaggi ragionano così a cosa può portare questo mondo? Voglio essere sincero, alla fine della mia prima missione ciò che vedo non è altro che un sistema malato. Questo mondo basato sugli shinobi non può portare ad altro che odio e sofferenza!


Il giovane rimase del tutto deluso dalle parole che uscirono dalla sua bocca, avrebbe voluto esprimere le sue sensazioni molto meglio, ma non era mai stato bravo con le parole. Chiuse così gli occhi, aspettando la risposta che da ore cercava.
 
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view post Posted on 20/3/2017, 23:57     +1   -1
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Quando sentì bussare alla porta sollevò appena gli occhi dalle scartoffie che stava compilando alla scrivania, pochi istanti e l'ospite si rivelò da sè. Si trattava di un giovanissimo - un genin del suo villaggio - uno shinobi che a solo guardarlo capì essere smarrito. Lo vide avanzare fu stranamente sorpresa dagli argomenti messi in tavola e che udì uscire da quelle labbra. Solitamente per giungere a quei grandi interrogativi occorreva tempo : d'altro canto in un secondo momento si corresse da sola, poteva bastare anche solo una missione più difficile del solito o un episodio imprevisto a far sorgere dubbi sulla natura di uno shinobi. Magari la morte di qualcuno ma non era quello a portarlo da lei - in tal caso lo avrebbe saputo - ma ormai incuriosita, pur continuando a leggere i suoi documenti, lo ascoltò.

Terminata l'esposizione finalmente lo degnò di uno sguardo e iniziò a rispondergli parafrasando.


"Dimmi Daisetsu, perchè quel giorno di.. all'incirca quattro anni fa, hai deciso di iscriverti in Accademia?" Mettendo al suo posto la piuma d'oca congiunse la mani e poi, ticchettando piano sul legno della scrivania riprese - "Non so se sono stati i tempi bui della guerra a spingerti verso questo lavoro, da quello che sento comunque mi sembra di capire che hai perso la motivazione o peggio, forse non l'hai mai avuta."

Furono parole dure quelle e ancora non ci fu nessuna risposta per Daisetsu che al contrario si vide rivolgere solo altre domande.

"Sei giovane ma dovresti avere dei tuoi valori, qualcosa in cui credere fermamente. Hai trovato il tuo nindo?"

In men che non si dica la donna aveva preso le redini del discorso capovolgendo la situazione. Non era raro vedere shinobi perdere la via o perdersi nel cercarla e probabilmente il giovane Uchiha avrebbe capito solo all'ultimo che l'intento di lei era quello di tirargli fuori la risposta che cercava: tutto quello di cui aveva bisogno era già in lui, non gli occorreva una consulenza, nè un consiglio. Un aiuto forse, e come sempre lei era li a disposizione, paziente e comprensiva.

 
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view post Posted on 22/3/2017, 00:58     +1   -1
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Daisetsu abbassò lo sguardo e istintivamente si morse il labbro inferiore, finché una goccia di sangue iniziò a fuoriuscire. Si sentiva frustrato e poco compreso. Prima il padre non era riuscito a capire i suoi sentimenti ed ora l'Hokage non aveva dato una risposta a quella che era la domanda che lo perseguitava. Iniziava anche ad essere arrabbiato con quello che era il ninja più importante del villaggio, quando realizzò che la domanda che gli era stata fatta non era casuale.

Il mio nido dice?

disse il giovane con voce strozzata. Era una grande domanda anche per lui, non gli era capitato spesso di pensare a quelle cose. Rialzò la testa per guardare Akane negli occhi

Vede Hokage-sama, la scelta di iniziare questa carriera è stata quasi del tutto dettata da mio padre. Ha sempre voluto che diventassi un grande ninja, ed essendo cresciuto con il suo idolo non ho esitato a cercare di realizzare il suo sogno, facendolo così diventare il mio. Ho passato giornate ad allenarmi per migliorare e superare le mie carenze e fino ad ora il mio nido, o se così si può definire, è sempre stato di diventare il più forte e proteggere i legami per me importanti. Ma da oggi....

Il volto di Daisetsu diventò immediatamente triste, rispecchiando ciò che il suo cuore stava provando in quel momento. Voleva quasi mettersi a piangere ma cercò di trattenersi vista la presenza dell'Hokage. I suoi occhi si riempirono comunque di lacrime e si voltò verso la sua destra per non farlo notare. Due scene vennero alla mente del giovane, entrambe accadute quella mattina durante quella che era stata la sua prima missione. La prima era riguardante ciò che il portaborse aveva fatto per lui, pur non conoscendolo. Era da poco finita la rissa con il padre del bambino malmenato, e Daisetsu si era reso conto di aver decisamente superato il limite, colpendo l'uomo con un tronco facendolo svenire. La giornalista da poco ripresasi dalla Genjutsu di sonnolenza lanciata dallo stesso Daisetsu, e curiosa per la vista dei medici e della polizia, chiese al suo portaborse cosa fosse successo. E inaspettatamente il portaborse aveva protetto il giovane Genin, pur non avendo motivo di farlo. Disse che non era successo nulla, e avrebbe preso delle bacchettate sulle dita dalla giornalista per questo, se non fosse intervenuto l'Uchiha a fermarla. Qui aveva capito la vera identità che si celava dietro a quelle persone: il portaborse era un buono e la giornalista il male.

La seconda scena che venne alla mente del giovane era ciò che stava scatenando quella tempesta di tristezza e domande in lui. Pochi flashback che si seguivano in ordine da ore e ore nella sua mente. Il carcerato che rapisce la giornalista nel ristorante, la richiesta del portaborse di non salvarla e alla risposta negativa di Daisetsu il suo intervento cercando di immobiliare il Genin, chiedendo al carcerato di uccidere la donna. Poi la scena principale, quello che faceva venire il mal di testa a Daisetsu. Lui che salva la giornalista colpendo fortemente il carcerato, uccidendolo, e il portaborse che non vedendo via di uscita afferra un coltello e si taglia la gola. Le sue ultime parole continuavano a suonare nella testa dell'Uchiha

No.. No.. Io non tornerò a lavorare con te.. NO!

Il bene si era tolto la vita quando il male era stato salvato. E la colpa era stata la sua, di Daisetsu che aveva seguito gli ordini maledetti del villaggio. E questo chissà quante altre milioni di volte era accaduto. Gli interessi dei villaggi prescindevano dal bene e dal male. Il sistema era malato.

Da oggi non so più cosa pensare. Ho realizzato che ho corso per raggiungere il mio obiettivo senza essermi mai fermato a pesare cosa questo significasse.

Il Genin rialzò lo sguardo, tornando di nuovo a guardare Akane Uchiha negli occhi. Non essendo più in grado di nascondere le sue emozioni scoppio a piangere e urlando disse:

Io voglio rendere questo mondo un posto migliore, e per far questo non posso far parte di questo sistema. Non posso accettare di essere una pedina mossa per gli interessi di pochi!!
 
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view post Posted on 26/3/2017, 16:12     +1   -1
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In molto sceglievano la vita del ninja per seguire le orme dei propri cari, per essere forti come il genitore che ammirano o magari, per mantenere alto il nome della famiglia e del clan. Molti ancora si iscrivevano in accademia per diventare più forte per essere in grado di difendere difendeva villaggio che amavano, conquistare quella targhetta era un vanto e un onore. Daisetsu dal canto suo le spiegò che era stato per via di suo padre se aveva scelto quella vita ma ora non era più certo di star combattendo per una giusta causa o se quel sistema fosse giusto.

"Se c'è una cosa che ho imparato in tutti questi anni è che bene e male non esistono. Ciò che per te può sembrare giusto per un altro può sembrare sbagliato, tutto dipende dalla prospettiva, dalle condizioni delle parti o se vista più in grande, in base alla cultura di una civiltà rispetto ad un altra."

Probabilmente non avrebbe capito un accidente di quelle sue parole ma volle ugualmente tentare. I dubbi che tormentavano il genin erano sorti dopo quanto accaduto nella sua missione e Akane avendo già ricevuto un rapporto dettagliato non potè biasimarlo ma pensò che inconsciamente Daisetsu stesse incolpando se stesso per l'accaduto e di rimando riversando le sue incertezze e il suo rancore, sull'intero mondo degli shinobi.

"Se quel ragazzo si è tolto la vita non è colpa tua, non è colpa degli shinobi, né della giornalista o dell'uomo che la teneva prigioniera.
A ucciderlo è stata solo la sua debolezza.
"

Succube della giornalista il giovane portaborse al termine della vicenda aveva rifiutato il pensiero di dover continuare a lavorare per lei e - li in strada - si era tolto la vita. Ma se davvero c'era tutta questa insofferenza da parte sua allora perchè non si era impegnato nel trovare un altro lavoro? Nessuno lo costringeva a restare e se anche le condizioni economiche non gli permettevano di lasciare tutto avrebbe potuto imporsi, farsi rispettare, metterla al suo posto. Catalogarel portaborse come un debole per Akane fu tentativo di far capire all'Uchiha un concetto semplice: quando la propria dignità veniva calpestata bisognava reagire e porvi rimedio personalmente, continuare semplicemente a subire non rendeva vittime ma solo incapaci, deboli appunto, qualcuno che non sapeva prendere in mano la propria vita.

"Se davvero vuoi rendere questo mondo un posto migliore da shinobi ne hai la possibilità. Puoi combattere e far valere gli ideali di unione e di giustizia di questo villaggio."

Quello era il vero nindo di Daisetsu e come aveva immaginato non avrebbe dovuto fare altro che tirargli fuori quelle parole. Fissandolo negli occhi dunque gli pose una semplice domanda che avrebbe automaticamente determinato il suo futuro come shinobi di Konohagakure no sato.

"Conosci le leggi della Foglia, conosci la sua filosofia. Ti faccio una sola domanda, credi ancora in ciò che rappresenta Konoha, ti fidi di me?"

 
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view post Posted on 1/4/2017, 13:54     +1   -1
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Bene o male, concetti soggettivi creati solo dall'uomo. L'Hokage aveva decisamente ragione, essendo stati creati dall'essere umano non potevano essere concetti assoluti, ma difficilmente il Genin avrebbe capito cosa intendeva Hakane Uchiha. D'altronde aveva solo 13 anni e già era tanto per lui essere arrivato a porsi degli interrogativi così grandi, quelli che lo avevano portato ad essere in quella stanza in quel momento. Vedeva il mondo solo dalla sua prospettiva non cercando di espandere la visuale. Rimase quindi con faccia confusa, cercando di capire quello che per lui era incomprensibile, finché l'Hokage non iniziò la seconda frase, sottolineando che il ragazzo si fosse suicidato perché debole. Quelle parole vennero probabilmente pronunciate per un buon intento, ma provocarono una grande tristezza in Daisetsu. Portò lentamente la mano al volto e con la manica della maglietta si asciugò le lacrime che involontariamente gli erano uscite dagli occhi. Fino a quel momento quando qualcuno aveva parlato male di quel ragazzo si era sempre infuriato, ma quella volta fu diverso. Non era rabbia quella che provava, ma solo delusione. Delusione perché continuava ad avere l'impressione di non essere compreso da nessuno. Si sentiva diverso, strano. Ma quelle parole gli fecero capire un concetto basilare del mondo degli shinobi: Il più debole sopperisce.

E' veramente giusto vivere in un mondo del genere? Probabilmente il ragazzo era debole, ma questo significa che in quanto tale aveva meno diritto di altri di vivere?

Era deluso dal mondo ma anche da Akane: era entrato in quella stanza con la speranza di uscire con una risposta, mentre l'Hokage cercava solo di tirargli fuori quello che lui non aveva. Sentiva di non essere compreso, dal padre prima e dall'Hokage poi. Era deluso da tutti e non aveva più fiducia in nessuno. Si sentiva perso, senza una risposta alle domande e senza conoscere chi ne avrebbe potuta avere una. E l'idea di combattere per gli ideali del villaggio non lo convinceva per nulla in quel momento. Ideali dove il più forte uccide il più debole. Non era così che doveva essere. Non era giusto. Non era equo. Anche essere deboli era un diritto e in quanto tale andava difeso.
Si sentì osservato e quando alzò lo sguardo l'Hokage pose a Daisetsu una domanda diretta, che aveva l'intenzione di far dare una risposta al ninja.

Ti faccio una sola domanda, credi ancora in ciò che rappresenta Konoha, ti fidi di me?"

Il giovane rimase sorpreso da una domanda così diretta, e faticava a trovare una risposta sul momento. Abbasso leggermente lo sguardo e con aria insicura disse:

Homage-sama, io amo questo villaggio.E' il posto che mi ha protetto, che mi ha cresciuto e che mi ha fatto diventare quello che sono ora. E come potrei non fidarmi di lei? Come potrei non fidarmi di un ninja più esperto, più saggio e più forte di me? Se non mi fidassi dimostrerei solo arroganza. E' per la mia fiducia in lei che sono qui adesso. Ma non si tratta di questo, si tratta di me. Non sono più convinto di cos significhi combattere per il villaggio, non sono più convinto di questo mondo e, soprattutto, non sono più convinto del mio nindo. E non ho una risposta alle mie domande, e non conosco chi potrebbe averla. Come potrei continuare questa vita così?

Sospirò e alzò lo sguardo verso Akane Uchiha. Aveva acquisito sicurezza e cercò si essere più convinto possibile nel pronunciare le parole che avrebbero cambiato la sua vita per sempre, nel bene o nel male.

Per questo motivo le chiedo il permesso di poter lasciare il villaggio per un periodo di tempo.Questo potrebbe richiedere giorni, settimane, mesi o forse anni, ma è un passaggio necessario per capire, quindi la prego mi lasci vedere il mondo e mi lasci trovare la risposta alle mie domande da solo. E soprattutto...

Daisetsu chiuse gli occhi e quando li riaprì erano colorati di rosso con un tomoe nero all'interno dell'iride. Aveva attivato il suo sharingan incompleto, bagnato da lacrime che facevano capire la tristezza che stava provando in quel momento.

Mi lasci vedere il mondo con questi occhi. Solo così potrò capire!
 
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view post Posted on 1/4/2017, 15:48     +1   -1
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Il tentativo di togliergli un peso dalla coscienza non sembrò funzionare e anzi, a giudicare dalle lacrime versate il ragazzo parve più spaesato di prima. Chiuso nel suo silenzio Daisetsu interpretò a modo suo le parole del Kage che tuttavia, etichettando il tuttofare-suicida come un debole, non intendeva certo dire che meritasse di morire o che non meritasse qualcuno che difendesse i suoi diritti: tutto l'opposto, Konoha più di qualsiasi altro villaggio nel continente forniva un servizio di protezione verso simili categorie. La differenza era che quel ragazzo aveva perso troppo ogni traccia di volontà, non aveva avuto la forza di chiedere aiuto e di questo non si poteva dare la colpa al sistema ma solo al singolo individuo o a chi lo aveva spinto in quel baratro; in quel caso, la giornalista.
Per fortuna Daisetsu non era stato altrettanto debole, il solo uscire allo scoperto con tutti i suoi dubbi e i suoi disagio mostravano la volontà di affrontare il problema.


"La scelta è tua Daisetsu, così come hai scelto di diventare shinobi puoi scegliere di non esserlo più. Mi rammarica non essere riuscita a darti le risposte che cercavi ma se una pausa può donarti sollievo, così sia. Capire cosa si vuole dalla vita è di fondamentale importanza e capisco che ti occorra tempo. "

Comprensiva e rassegnata a quel suo piccolo grande fallimento il Sandaime diede il consenso ma a guardarla il ragazzo capì che la faccenda era tutt'altro che semplice. Frugando tra i cassetti la vide estrarre dei documenti, della cera rossa e un timbro, tutto ciò che le occorreva per preparare il suo permesso di viaggio. Intinta la piuma d'oca nell'inchiostro tuttavia non scrisse nulla e rialzando lo sguardo verso il suo interlocutore riprese il discorso. Doveva sapere cosa lo aspettava, aveva il dovere di informarlo.

"Quello che mi stai chiedendo non è un semplice permesso, è una sospensione dal lavoro senza, una condizione temporanea in cui avrai libertà di viaggiare per un tempo indefinito ma una volta la fuori sarai da solo, sarai vulnerabile. Prima di lasciarti andare mi sento in dovere di metterti in guardia sulle difficoltà che potresti incontrare, ti sembrerò esagerata ma so per esperienza che non si è mai troppo cauti.

Guardare il mondo con questi occhi non è un gioco.
"

Severa l'Hokage tagliò corto, nonostante i suoi tredici anni il giovane non aveva bisogno di essere coccolato, lacrime o non lacrime era grande abbastanza per conoscere la crudeltà di quel mondo e infondo era per quello stesso motivo se stavano tenendo quel discorso.

"La targhetta che porti così le abilità innate sono un'arma a doppio taglio, fanno gola a molti là fuori, promettimi che farai ricorso a questi occhi con parsimonia, solo se costretto o lontano da occhi indiscreti. A meno che tu non decida di passare per Suna, un'altra buona idea sarebbe quella di utilizzare un nome falso per non farti riconoscere come shinobi di Konoha, questo perchè potrebbero mirare alle informazioni in tuo possesso sul villaggio - o peggio - usarti per arrivare a ferire altri. Nascondi il coprifronte o lascialo a me.. "


    "..te lo renderò quando tornerai ad essere dei nostri."

Parlando liberamente tra formalità e raccomandazioni materne Akane terminò con tono deciso: con quella determinazione lasciò intendere che conosceva già l'esito di quel viaggio, che Daisetsu sarebbe tornato e lo avrebbe fatto come shinobi di Konohagakure no sato. Aveva fiducia in lui e nella sua intelligenza e accennando un sorriso complice tese la mano rimase in attesa della consegna.

 
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view post Posted on 4/4/2017, 00:24     +1   -1
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Daisetsu sorrise involontariamente. In quel momento nonostante la tristezza che stava provando, provò una sorta di orgoglio misto a sorpresa. L'Hokage si stava preoccupando per lui, un Genin di Konoha con una sola missione completata, e anche male per dirla tutta. Aveva già pensato a diverse delle cose accennate da Akane, ma mai gli era saltato in mente che sarebbe stato necessario anche un cambio di nome. La questione era decisamente seria, e lui tutto voleva fare tranne che mettere in pericolo il villaggio. le iridi dei suoi occhi iniziarono a roteare e rapidamente ripresero il colore originale. Ci pensò per poi dire:

La ringrazio Hokage-sama. Avevo già pensato che qualche accorgimento sarebbe stato necessario, avevo infatti l'intenzione di viaggiare con una semplice tunica nera, senza il simbolo del Clan Uchiha, per evitare spiacevoli incontri. Per lo stesso motivo le prometto che utilizzerò questi occhi solo se in pericolo di vita. Cercherò di non far scoprire mai la mia vera identità e il mio Clan di appartenenza, anche se vado fiero delle mie origini.Non pensavo fosse necessario anche un cambio di nome, ma accetto volentieri il suo consiglio. Devo però pensare a qualcosa che suoni bene.....

Alzò lo sguardo sforzandosi di inventare qualcosa che lo avrebbe accompagnato per diverso tempo. La cosa richiese una decina di secondi.

Akihiro Hayashida. Se sentirà questo nome saprà che in realtà sono io

Si portò poi le mani alla nuca, e lentamente sciolse il laccio del copifronte. Era la prima volta da quando aveva superato l'esame che si toglieva quel oggetto che tanto aveva desiderato, e la cosa non gli piaceva per nulla.

Per quanto riguarda il copifronte, avrei preferito tenerlo per ricordarmi delle mie origini. Ma forse è meglio che lo tenga lei, per evitare che qualcuno possa capire le mie origini. Me ne separo con rammarico, ma la prego lo conservi per me. Se un giorno tornerò ad essere uno shinobi di Konoha vorrei poter indossare questo stesso copifronte.

Erano ormai diversi minuti che la discussione andava avanti, e per la prima volta da quando era entrato nella stanza Daisetsu si alzò. L'Hokage aveva finito di compilare quelli che dovevano essere i documenti necessari per lasciare il villaggio, e glie li stava porgendo con un sorriso complice. Il Genin ricambiò, e con passo svelto si avvicino alla scrivania. Allungò la mano destra per prendere la pergamena, e la sinistra per consegnare il coprifronte. Una volta avvenuto lo scambio senza dire nulla si voltò e iniziò a camminare verso l'uscita della stanza. aprì la porta e prima di uscire parlò per l'ultima volta con Akane Uchiha.

La ringrazio Hokage-sama. Non so cosa succederà, ma le prometto che farò del mio meglio. Farò del mio meglio per rendere questo mondo un posto migliore, o almeno per rendere me una persona migliore.

Si voltò e cercò di mostrare un sorriso spensierato, ma in realtà l'ansia stava crescendo in lui. Aveva veramente preso la decisione giusta? Non lo sapeva ancora, ma tra poche ore sarebbe stato lì fuori da solo. Chiuse la porta e correndo si diresse verso l'uscita della residenza, non voleva avere il tempo di ripensare a ciò che aveva appena fatto.
 
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view post Posted on 4/4/2017, 22:02     +1   -1
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Fatti i dovuti ringraziamenti e aggiunti altri dettagli utili alla causa i due proseguirono con lo scambio. Ascoltando le ultime parole del giovane il Sandaime non potè che sperare di aver preso la giusta decisione nel lasciarlo andare, situazioni simili purtroppo erano sempre più frequenti e non era un caso che spesso a presentare questi disagi fossero giovani uchiha; poter guardare il mondo attraverso quegli occhi poteva essere una manna dal cielo ma anche una vera e propria maledizione se non si era pronti.

"Buona fortuna.."

(ne avrai bisogno)

Quando la porta si richiuse si voltò verso l'angolo dello studio apparentemente vuoto e ad un suo cenno lentamente prese forma la sagoma di un anbu che stava celando la sua presenza tramite la tecnica della trasparenza. Bastarono poche parole, l'ordine di seguirlo fu prevedibile - era suo dovere proteggere Daisetsu da se stesso durante quel viaggio improvvisato - spiegò quindi al soldato in maschera che solo in caso di pericolo concreto e imminente avrebbe avuto l'autorizzazione a intervenire e rivelare la sua presenza.

 
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