"
Cosa?"
Un attimo prima di cadere al suolo, il destino dei sui shuriken fu donato al suo sguardo.
"
- una copia illusoria"
Un evento imprevisto, forse imprevedibile, che per poco non si tramutò - in virtù della sua mente spiazzata e vacillante - in un atterraggio scoordinato e rovinoso. O forse, più che imprevedibile, causa della sua eccessiva sicurezza a fronte di un'esperienza ancora acerba.
"
Che sia alle mie spalle?"
Un pensiero immediato, ansioso e pulsante, palpitante sulle tempie, scaricato nella foga dell'azione quando sfoderò all'istante la lancia, non appena le sue gambe gli diedero la stabilità necessaria.
Nulla alle sue spalle. Ansimante, continuava a ricercare il segno di un nemico, ruotando su sè stesso con l'arma puntata innanzi. Uno sguardo fugace al bambino - dai suoi occhi poteva intuire che fosse sul punto di scoppiare a piangere: ebbe l'istinto di fargli un cenno di silenzio, ma qualcosa turbò i suoi propositi.
Una voce familiare, acuta e disperata, lo fece sussultare.
"
Merda!"
Volse lo sguardo all'indirizzo delle grida, spalancando gli occhi e deformando la bocca in una smorfia disgustata, osservando Orinosuke freddato senza pietà.
Era là il nemico, quello vero, non la copia illusoria: il fato, nei suoi flussi imperscrutabili, era stato meno clemente col suo caro compagno.
Non lo colse il senso di colpa, nè la più debilitante disperazione - non poteva permetterselo, se voleva sopravvivere - quanto piuttosto il senso di un'assoluta impotenza: quel semplice pensiero, che solo per il più puro evento fortuito lui fosse scampato a quella fine, lo disturbò. Nello sguardo fugace alla figura del carnefice non ci fu collera, o desiderio di vendetta, quanto un quieto, malinconico senso di rassegnazione - come gli accadde poco tempo prima, durante la sua prova all'Eremo, avrebbe potuto pensare, ma stavolta con maggiore intensità: era inutile cercare di riparare al torto subito, in una situazione come quella, nè avrebbe avuto poi molto senso ai suoi occhi una possibile vendetta.
Non ha senso cercare di recuperare il passato - questo avrebbe avuto voglia di dire a Hina, se solo non l'avesse vista già abbastanza forte e fiera da non necessitare del suo supporto: non ha senso, è inutile. Tutto inutile.
Stanca, e logora, ecco il suo unico effetto: tutto il tempo che si passa cercando di recuperare ciò che si è perduto, è solo tempo sprecato. Più velocemente si riesce a metterci una toppa sopra, più in fretta si potrà riprendere il cammino, prima che arrivino i cacciatori di carogne.
Fu in un attimo, un flusso semi-cosciente, giusto il tempo necessario a scegliere di porre in atto i suoi propositi verso il bambino.
Almeno, così si augurava.
Improvvisamente, un'ombra scura fu al suo indirizzo: non ebbe tempo di reagire efficacemente - troppo veloce e rapida, e lui troppo debole e confuso; fece appena in tempo ad accennare una parata, la lancia portata istintivamente in sua difesa, insufficiente per evitare un violento calcio circolare.
Avvertì il fiato spezzato, poi l'urto della sua schiena con una superficie dura e ruvida - un albero, probabilmente - seguito dal doloroso, pesante ritorno a quella realtà in cui strisciava, giorno dopo giorno.
Un colpo del genere - si diceva, cercando di rialzarsi nel frattempo - portato con una tale esplosività, avrebbe dovuto debilitarlo molto più incisivamente.
Sì, avvertiva che, nonostante il dolore alla schiena permanesse, il suo corpo, benchè maltrattato, fosse ancora in grado di proseguire lo scontro.
"
Forse gli allenamenti sono serviti a qualcosa."
Non c'era tempo di congetturare molto in tal senso, quanto sull'amara realtà delle attuali circostanze. Il bambino era ancora nei suoi pressi, ora in preda a un pianto disperato.
Una cosa tuttavia, in quel quadro generale, lo stupì: il bambino, seppur affranto e spaventato, restava fermo, immobile nella sua posizione.
"
Scappa!" gli urlò.
"
Mi senti? scappa!
Tsukiyama, aiutami!" le urlò con forza, poco prima che il nemico fosse di nuovo al suo indirizzo.
"
Cazzo!"
Sciolse i sigilli quanto più celere possibile, innalzando una barriera marmorea a sua difesa - protezione vana: bastò un colpo dell'avversario per mandarla in frantumi, come fosse una sottile lastra di vetro.
Una spinta di reni immediata, istintiva, lo portò lontano dal punto di frattura, scongiurandogli di essere travolto dai detriti della muraglia collassata.
"
Tsukiyama, aiutami!"
La vedeva ancora ferma, immobile, sempre chinata e in lacrime, col corpo di Orinosuke tra le braccia.
"
Smettila di piangere!" le urlò, quasi rabbioso: "
Vuoi forse morire anche tu?"
Non ebbe il tempo di ricevere una risposta: il nemico fu subito al suo indirizzo. Nel nugolo di colpi che seguì, serrati e incessanti, ma col continuo sentore di un nemico sempre superiore alle proprie capacità, benchè si sforzasse di rimanere sul pezzo, concentrato, focalizzato sull'obiettivo, una vocina si faceva sempre più strada all'interno dei suoi anfratti cerebrali.
"
Qualcosa non torna" si disse, continuando a rispondere a quei colpi violenti e serrati - ma in cui vi era qualcosa di strano, quasi di scolastico, troppo puliti per rientrare a pieno titolo tra i colpi di un combattimento all'ultimo sangue.
"
Il bambino - e Tsukiyama.
Sembra quasi che non mi sentano; che non possano sentirmi."
Il combattimento proseguiva, senza che lui potesse minimamente scalfire le difese del suo avversario - preciso e fulmineo nella risposta ai suoi colpi - ma al contempo senza che questi potesse prendere a sua volta il sopravvento; un frangente che gli donava sempre più, col passare dei secondi, il sentore dell'impotenza - anzi, forse qualcosa di peggio: era come se il suo avversario stesse, volutamente, consapevolmente, maliziosamente giocando con lui, come sogliono fare i gatti coi piccoli roditori inermi.
"
Possibile" gli veniva da pensare, nel frattempo, ripensando a quello scenario, a quelle reazioni paradossali e irreali: "
Che siano sotto l'effetto di un'illusione?"
Dei movimenti, colti improvvisamente alla sua destra, con la coda dell'occhio: Jurobei, lentamente, si stava rialzando. Era vivo, stava bene.
Forse troppo bene, pensò improvvisamente, osservandolo rialzarsi con tale noncuranza che sarebbe stato arduo per un osservatore esterno riscontrare i segni di un recente mancamento.
Così, alla tenue avvisaglia del sollievo, seguì di colpo il bagliore spaesante della constatazione.
"
O che sia io...?"
Non riuscì a terminare quel pensiero: in un istante, si ritrovò al suolo, bloccato e inerme. Aveva le mani fredde, gelide, eppure lisce, morbide; era da tempo che non sentiva quella sensazione sul suo collo, da anni forse, quelli della sua infanzia ormai sfuggente.
Confuso e turbato, di quell'enigmatico, oscuro telaio che gli si parava innanzi, parve scorgerne l'accenno di una trama: una piccola ciocca cobalto scivolò giù dal suo cappuccio, adagiandosi lungo la spalla.
Un flebile riflesso illuminante, subito splendente quando si complimentò con lui, con una voce quel giorno familiare.
La vedeva sorridente dai tenui riflessi sotto la sua copertura, e quando si alzò, scostandola del tutto dal suo viso, Setsuna gli porse la mano, invitandolo ad alzarsi.
Ancora teso e ansimante, pervaso dalla recente, potente scarica di adrenalina, allungò lo sguardo al di là della sua figura, per un istante: il bambino sembrò dissolversi al soffio del vento che ora animava gli alberi alti e orgogliosi come lo sfarzoso tappeto verde al di sotto, quasi fosse segno ulteriore di alterigia; e così Tsukiyama e Jurobei - solo Orinosuke si scostò da quel disegno. Lo vide presto puntare lo sguardo su di lui, quasi divertito.
"
Cosa vuol dire?" le chiese a quel punto, afferrando la sua mano: "
Perchè mi hai fatto questo, Setsuna?"
Non sentì di aver compreso appieno la sua risposta; poi un disegno iniziò a delinearsi. Il maestro, Jurobei e Tsukiyama adesso lo fissavano, palesatisi da uno dei tronchi in lontananza. Gli parve di scorgere un moto istintivo dei suoi compagni, pronti ad accorrere al suo indirizzo, ma frenati presto da un cenno di Izumo; forse, pensò, voleva che lui e Setsuna restassero soli, in quel frangente.
Probabilmente, c'era anche lui dietro quella mimesi, quella rappresentazione donata al suo sguardo in quegli istanti concitati: lui sapeva - o forse, ne era addirittura l'artefice.
Setsuna gli parlava frattanto con tono pacato e sereno, reso tale forse, con maggiore intensità, anche dalla splendente bianchezza di quegli occhi - a cui, a dire il vero, sentiva gradualmente abituarsi, sempre più.
Forse è così, è naturale: anche del fenomeno più straordinario, della casualità più improbabile, dell'oggetto più raro, venendo meno la seconda qualità di questi ultimi, veloci si apprestano alle porte sicure e ornate del quotidiano, del già noto. Li si vede, nel bene o nel male, confondersi tra le nubi dell'abitudine.
"
Bhe... qualcuno doveva pur farlo: no?" le rispose, con un sorriso forzato, ancora turbato dal recente sforzo, fisico e mentale, in cui era appena incorso.
"
Già" si disse: "
I deboli devono morire: certo. Ma Sousui, Urako, l'Eremo tutto a dire il vero, hanno dispiegato al mio sguardo un ordito diverso, più contorto, meno semplicistico.
Nessuno è un'isola, infondo: moriamo soli, su questo non c'è dubbio, ma viviamo sempre in mezzo agli altri. Anche se gli individui più deboli di una comunità perirebbero se isolati, tra gli oscuri pendii delle montagne fredde e ostili, non sarebbe loro motivo di imbarazzo o ignominia se, riconosciuti utili da una comunità, approfittassero del suo calore e della sua protezione. Uno scambio equo, alla fine: un ulteriore artificio adatto alla sopravvivenza."
Lo sguardo più sottile, sempre attento alle parole di Setsuna, trovò il raffronto empirico alle sue supposizioni: il maestro era sempre stato d'accordo. Non che fosse strettamente necessario saperlo, a dire il vero, anche per una mente ossessionata dall'esattezza scientifica come la sua.
Era vero, Setsuna aveva ragione: lui era parte di quella comunità, che ne condividesse gli ideali per scelta o contingenza opportunistica, per mero impegno preso o per sposarne pienamente l'ideologia. Che ne fosse stato consapevole o meno, che la cosa gli piacesse o lo turbasse, lui faceva parte di quel fuoco; un fuoco simile a quello dell'Eremo, per certi aspetti - anche se il primo sposato forse con troppa immaturità e inesperienza, e quest'ultimo invece per puro atto cosciente - come gli aveva sottolineato Sousui.
Sousui. Gli sovvennero proprio in quel momento le sue parole, quando Setsuna pareva aver portato quel discorso sul filo di una pacata, impercettibile sfumatura confessionale.
"
Forse non serve essere così buono e retto, per poter svolgere adeguatamente il mio lavoro."
Non sarebbe stato così difficile adattarsi per lui, integrarsi nel futuro della Foglia: Sousui lo diceva, e ora lo stava riconfermando quella ragazza gentile e serafica.
Che quel futuro coincidesse realmente col suo, questo solo il Dio-tessitore, che nel suo tessere incessante le trame del Mondo ne viene assordato egli stesso, e allo stesso modo assorda ogni orecchio mortale, poteva saperlo.
Un debole cenno di assenso a Setsuna, gli occhi ora sereni - passati ormai gli ultimi residui delle fatiche appena sostenute - addolciti da un lieve sorriso, presto portati all'indirizzo dei suoi compagni.
In ogni caso, ormai c'era dentro: doveva ascoltare Sousui, non poteva far altro che entrarvi pienamente, anche se forse, nella natura più genuina del suo spirito, non gli sarebbe mai appartenuto pienamente.
"
E in fondo, il calore di questo Fuoco - " pensò, spostando gli occhi lungo tutti gli astanti lontani: "
- Non è poi così male."
CITAZIONE
Pensavo di finire ieri sera, ma questo post è stato ancora più difficile di quanto pensassi - le possibilità di poter cadere in fallo nell'interpretazione del personaggio le trovavo veramente elevatissime, e infondo, quando ho scelto la tua Setsuna come sensei, sapevo che sarei incorso in situazioni del genere.
Lo sapevo e mi stimolava l'idea, ma andiamo con ordine, anche per effettuare una valutazione adeguata.
Hakurei aveva già un carattere particolare prima ancora della quest talento, frutto anche dei tanti orrori che ha visto e ne hanno prematuramente temprato il carattere (ha vissuto il disastro di Yonogakure, bruciando materialmente lui stesso, e ha vissuto la prima Epurazione, oltre al celebre attacco a Konoha che lo ha visto partecipe successivamente) e dunque già allora immaginavo delle situazioni psicologicamente impegnative da rendere; tuttavia questa cosa, anche sfuggendo di mano a me stesso, dopo quella quest focale è diventata molto più forte e incisiva di quanto avessi mai immaginato in precedenza - è proprio vero che i personaggi sono sempre più intelligenti dei propri autori, e noto che nelle storie scritta a più mani come nei forum questo è ancora più evidente.
Hakurei, seppur Setsuna fosse - giustamente - una coprotagonista, l'ho sempre visto centrale: ho apprezzato fortemente la cura che hai mostrato verso il suo background, con una minuzia veramente rara, e il grande rispetto che, pur mantenendoti sempre fedele all'interpretazione di Setsuna, hai sempre mostrato verso il mio personaggio, senza mai forzarlo oltremodo, e verso tutta la miriade (troppi, davvero, ora che sono un po' più pratico me ne rendo conto...) di PNG che gli ruotano intorno.
Mi ero già preparato al fatto che, da questo addestramento, Hakurei avrebbe dovuto in parte rivisitare se stesso - non era possibile per lui restare ancora a Konoha, altrimenti - ma il modo in cui hai permesso questo "passaggio" è stato veramente delicato nella sua natura traumatica (sembra un gioco di parole, ma credo di aver reso il concetto - spero!)
Gli eventi all'Eremo, i vari vuoti interni al suo BG che ho dovuto colmare in preparazione a questa role hanno forse aiutato, ma perchè ciò si materializzasse era necessario che tu fornissi gli spunti giusti e accorti - a mio parere, non era per nulla un compito facile neanche per te come master.
Insomma, che dire: soddisfatto appieno!
Coinvolgimento personale: 10
Ci eravamo già accordati su un ritmo post moderato, e anzi, molte volte sono stato io a rallentare, come in questo caso. Sarei scellerato a non tener conto di questo.
Tempistiche: 10
Come penso tu possa immaginare, Setsuna sarà una figura molto importante nel futuro di Hakurei, a prescindere da dove questi lo porterà.
Per il prossimo addestramento o, se le occasioni dovessero richiederlo, magari in una libera, sarò ben felice di approfondire ulteriormente questo legame, e spero che anche per te la cosa sia gradita, a prescindere dal legame "sensei-allievo": spero che anche per la tua Sestuna tu possa, in piccola parte, trovarla stimolante.
Questo è quanto: in futuro, forse, penso che per Hakurei calzerebbe bene la via medica - ma se ne parlerebbe a partire dal chunin, quindi fra un bel po' di tempo vedendo i miei ritmi!
Tieniti dunque pronta per una quest medica: ci si "vede", e grazie davvero
Edited by Jöns - 31/3/2017, 15:07