Jaruki やる気 - La Strada da Percorrere, Addestramento Base (PT/PA/PS) con i pesi, per Hakurei

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view post Posted on 3/2/2017, 18:58     +1   -1
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|| Continua da QUI. ||

Distolse appena lo sguardo a quella richiesta tanto insolita, mantenendo però una postura ben eretta e un atteggiamento aperto nei confronti dell'interlocutore. Quello che chiedeva era un qualcosa di impossibile, di utopico; come poteva anche solo pensare che sarebbe riuscita a cambiare una persona dall'oggi al domani? Fu lusingata dalla supplica dell'insegnante, davvero.. ma altre sì fu colta dal panico, consapevole del peso del fallimento che avrebbe dovuto poi portare sulle spalle.

(Vuole che io insegni a un ragazzo come comportarsi secondo i canoni della Foglia, ma non è un qualcosa che si può insegnare a quell'età.. sarebbe come cercare di piegare un ramo di un albero che ha oramai preso la sua conformazione. Non posso fare nulla per lui..)

Si dispiacque a dover pensare quelle cose, e si sentì inopportuna e imperfetta per quel compito irrealizzabile. Fece qualche passo in avanti, superando l'uomo dalla capigliatura riccia e scompigliata con atteggiamento pensieroso e sconsolato.

Ti scongiuro, Setsuna-san.. tu sei l'ultima opportunità che mi è rimasta per aiutare Hakurei. Con te, sono sicuro che quel ragazzo capirà cosa vuol dire essere uno shinobi della Foglia.

Intervenne il sensei, cercando di convincere la ragazza dai lunghi capelli cobalto che, repentinamente, interruppe il suo discorso per dar voce alle sue perplessità.

Forse lo capirà, ma non è detto che ne farà tesoro. Ognuno di noi ha le proprie motivazioni, Shimada-sensei.. al di la della volontà ninja del nostro paese che ci insegnano in accademia. Voi mi state chiedendo di fare un miracolo, che io non ho il potere di fare..

Volse appena il capo in direzione dell'interlocutore, adesso alle sue spalle. Si capiva che era dispiaciuta, nonché incline a declinare quell'incarico.

Non ti chiedo di riuscirci, ma solo di provarci.. per favore..

Ancora una supplica; doveva davvero tenerci tanto per chiedere con tanta insistenza un aiuto. Lei distolse nuovamente lo sguardo, adocchiando un punto non ben precisato nel cielo privo di nuvole, in cerca di una risposta decisiva. Ammirava quell'uomo, anche soltanto per la dedizione e l'attenzione ai suoi allievi. Sospirò.

Posso provarci, anche se non garantisco nessun risultato.. ma ho bisogno della vostra più completa fiducia e collaborazione per qualsiasi cosa io intenda fare con quel ragazzo.

Puoi contare su di me e sui miei allievi.

Un cenno d'assenso pervenne dalla giovane medico, molto più significativo di una stretta di mano in quel frangente. Doveva conoscere quel ragazzo, parlargli e comprendere i suoi punti di vista.. solo allora avrebbe capito davvero la situazione e, a quel punto, come muoversi.

Molto bene. Avvisate il vostro allievo di venire qui domani mattina e farò quel che mi è possibile.

Sarà fatto! Grazie, grazie infinite!

L'insegnante fu felice di quella risposta, nonostante fosse stata risicata sino all'ultimo istante. Si sarebbe preso carico lui stesso di indirizzare il giovane Hakurei dalla ragazza che aveva reso un egregio servizio durante l'attacco delle salamandre al villaggio, fiducioso che soltanto un animo nobile e altruista come il suo potesse far capire all'allievo cosa significasse quello spirito degli shinobi della Foglia. Le strinse la mano con gratitudine, in un impeto di gioia; dunque andò per la sua strada, lasciandola sola con quel fardello.

(Mi sono cacciata nei guai.. non riuscirò mai a fare quello che mi chiede..)

Che hai intenzione di fare adesso?

Il rapace dal piumaggio prevalentemente scuro planò sino alla sua spalla; aveva assistito alla conversazione nell'ombra e aveva saggiato ogni reazione, soprattutto dalla parte della sua protetta. Non ci voleva un genio a capire la sua titubanza.

Non lo so, Hideki-san.. non lo so davvero..



Finalmente partiamo con quest'addestramento, concordato oramai da molto tempo. Questo mio primo post vuole essere soltanto un'introduzione, come ti avevo accennato; nulla di particolare, ma che fa ben capire quanto il mio PG sia scoraggiato dal cambiare radicalmente il tuo (chi non lo sarebbe, in una situazione del genere?).

Primo post del tutto libero; puoi utilizzare tutti i tuoi amici NPC come più ti aggrada, e puoi giocarti benissimo anche Shimada-sensei (che come concordato ti manderà dalla mia Setsuna). Sappi che ho un'idea precisa in mente, ma che in base a quello che farai tu potrà cambiare. Non sono solo io a realizzare questo pezzo di storia: siamo entrambi. Dacci dentro! Per qualsiasi dubbio, la mia casella MP ti appartiene. ^^
 
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view post Posted on 5/2/2017, 17:27     +1   -1
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//Continua da qui//

Il giro preannunziato da Izumo non tardò a proseguire; subito dopo aver pagato il conto, attese alla soglia l'uscita del maestro, giunto il quale si apprestò a seguirlo.
Proseguirono silenziosi - non gli parve il caso di portare altre domande al suo indirizzo, e semmai fosse stato il caso, quelle domande giuste non gli sovvennero al momento - fin quando si ritrovarono nei pressi del Monte degli Hokage.
Non aveva più lo stesso effetto su di lui - ora che gli era così vicino, poteva ribadirlo a se stesso con fermezza: prima gli appariva come un simbolo di gloria degli Hokage, e della dignità dell'uomo in generale; ora, con uno sguardo più accorto a quelle teste scolpite nella pietra in chiazze di luce, scorgeva null'altro che i flebili riflessi di un simbolo di vanagloria.
Un'opera politica, e nulla più.
Frattanto il maestro proseguiva verso il campo d'addestramento nei suoi pressi; era già mattina inoltrata, benchè la sua levata alle prime luci dell'alba volesse dargli un'impressione diversa. Il vento forte di quelle prime ore si era calmato, lasciando posto a una chiara mattina chiassosa, piena di frusciar metallico e di un brusio insistente, la voce sonora della Foglia che si manifestava attraverso gli studenti esuberanti.
"Vuole allenarmi, maestro?" chiese, quasi a volersi aggregare a quel rumore circostante.
"Non esattamente."
Lo vide scrutarlo con uno strano sorriso.
"Aspettami qui, torno subito" concluse indicandogli una panchina.
Senza attendere il suo assenso, lo vide addentrarsi nei meandri del campo, sfuggendo alla sua vista. Assenso comunque arrivato, per quanto le ragioni di una tale richiesta gli apparissero oscure.
Quei seguenti minuti ebbero il sentore dell'eternità: non un minimo passatempo ad allietare l'attesa, sentì di non poter far altro che esaminare più accuratamente la guardia della spada. Ora che la scrutava così attentamente, potè realizzare quanto a quella bellezza, propria dei bassorilievi così minuziosamente elaborati, si affiancasse una certa luce lugubremente oscura. Nello sguardo dell'aquila, posta in picchiata sulle pacifiche creature della terra, risiedeva una formidabile, spietata felicità propria di ogni crudele ignorante che trionfa, come a rammentare sempre al suo utilizzatore, ogni qualvolta l'avesse impugnata, lo scopo della sua creazione.
"Via!"
La sua attenzione venne riportata al campo, dove si trovò a osservare una scena piuttosto comune: al via di un maestro, era seguito il lancio di un kunai da parte di uno studente, portato a termine con successo nei pressi della zona mediana del bersaglio.
"Oh, ottimo lavoro!"
"Grazie maestro!"
Curiosamente, vide lo studente correre a recuperare l'arma dal bersaglio, con uno sguardo che dava adito a pensare che le serbasse particolare cura. Tornando in coda, dando spazio al compagno lui seguente, incrociò per un attimo il suo sguardo. Gli sembrò che lo stesse fissando con aria incuriosita; in effetti, scrutandolo meglio, gli parve avere un viso familiare.
"Nostalgia dell'accademia?"
La domanda di Izumo, lo risvegliò d'un tratto.
"Assolutamente no: sto bene dove sto. Dov'era andato?"
"Oh, in giro." gli rispose, alzando lo sguardo con aria forzatamente assorta, quasi gigioneggiando.
"E basta?" domandò con aria perplessa, quasi sorpresa. Sentimento insolito, a dire il vero, in quelle circostanze, ben conoscendo ormai il carattere del maestro.
"E tanto ti basta per ora, mocciosetto: vieni, ti devo presentare una persona" concluse, addentrandosi nuovamente verso il campo, ora con Hakurei al suo seguito.


Lo condusse presto dall'altra parte del campo, verosimilmente la stessa meta del suo precedente allontanamento.
"Piuttosto probabile" pensò.
In quel versante dell'area, quasi isolata dal rumoroso turbinare circostante, una figura eretta gli diede l'impressione che attendesse il loro arrivo.
I capelli lunghi e fluenti, così come il vestiario, gli lasciavano intendere si trattasse di una donna.
"Quella ragazza. Io... l'ho già vista. Ma dove?"
Non appena le fu abbastanza vicino, ne potè scorgere i linementi; e subito il ricordo gli sovvenne con forza.
"Ma tu sei..."
"Sì, lei è Setsuna Hyuga!" affermò Izumo, come se fosse una sua vecchia conoscente. Non si sarebbe sorpreso se l'avesse conosciuta solo pochi minuti prima. Aveva la naturale tendenza - seppur, in certi casi, questo lato del suo carattere si fosse dimostrato poter venir meno - ad entrare facilmente in confidenza con le persone. O meglio, ad arrogarsi il diritto di poterci entrare in confidenza. Non era un sintomo di superficialità, sebbene così sarebbe potuto apparire a un primo osservatore, quanto di un assoluto senso di familiarità nei confronti del genere umano, proprio di sporadiche personalità candide e pure; di quelle persone che, contro ogni probabilità, serbano sempre un pregiudizio irresistibile a suo favore.
L'espressione familiare con cui salutò la ragazza, non rivelava maggior familiarità della mano che le battè sulla spalla, con fare rassicurante - forse, chissà, notando in lei una certa inquietudine che solo la sua empatia era stata in grado di cogliere.
"Ritieniti fortunato di conoscere una simile eroina: ricordo ancora come ci aiutò contro le Salamandre.
E ritieniti ancora più fortunato, perchè da oggi sarà la tua maestra!
"
"Cosa?"
Riuscì a non palesare apertamente le sue perplessità; almeno con la voce, perchè lo sguardo, non riuscì a nasconderlo, le palesò probabilmente con egual forza e chiarezza.
"Te lo riconsegno subito, lasciamelo salutare" e detto ciò si si distanziò con Hakurei dalla kunoichi, cingendogli la spalla sinistra, cercando una distanza tale da avere una certa intimità nella conversazione.
I dubbi su quella scelta, una volta giunto il tempo dei saluti, non mancarono di certo, e gli diede l'impressione che Izumo li avesse già preventivati tempo addietro.
"Su, come la fai drammatica! Potrai venire ad allenarti con me e i ragazzi quando vorrai, ma per ora vorrei che ti seguisse anche questa ragazza. Non farti condizionare dal suo grado, se è questo che ti dà ulteriori perplessità. E' una kunoichi determinata e talentuosa, diventerà presto un jonin molto più abile di me: ne sono sicuro."
"Questo perchè lei è sempre troppo modesto, maestro."
"Forse, chi lo sa. Ma se davvero mi rispetti come maestro, allora rispetta la mia scelta."
Qualche istante di pausa, a sguardo chino, dopo il quale diede il suo assenso.
"Bene, baldo giovane: sono sicuro vi divertirete. Ci rivediamo presto."
Lo salutò con un'energica pacca sulla spalla, volgendo infine la mano verso Setsuna in un gesto cerimonioso di addio.

Perfetto, l'impressione è stata proprio quella, e spero di aver affrontato il tutto in un modo di tuo gradimento con Izumo - ho cercato di lasciarti quanto più spazio interpretativo possibile riguardo le sue azioni, o almeno, spero di essere riuscito nel mio intento.
Nell'incontro tra Izumo, Hakurei e Setsuna, ho lasciato volontariamente spazio ad ulteriori spiragli per eventuali affermazioni di quest'ultima; qual'ora ci fossero, risponderò a queste nel prossimo post, o se preferisci possiamo concordare il tutto per MP - no problem in tal senso.
Quando Izumo e Hakurei si allontaneranno, la distanza sarà tale che, in mezzo al viavai del campo, Setsuna potrà riuscire a comprendere al massimo qualche parola sporadica. Se Setsuna volesse interrompere l'uscita in scena di Izumo, è ovviamente liberissima di farlo. Anche da parte mia, tempestami di MP quanto vorrai!
A lei la palla master - anzi, la tastiera!


Edited by Jöns - 8/2/2017, 20:31
 
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view post Posted on 8/2/2017, 22:41     +1   -1
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Quell'insolito incontro avvenuto con l'insegnante Izumo Shimada l'aveva lasciata con una strana sensazione sulla pelle. Nonostante le successive ore passate a fare tutt'altro, l'intelletto s'ostinava a focalizzarsi sull'immagine fittizia del giovane Hakurei; non sapeva cosa aspettarsi dal loro colloquio e men che meno cos'avrebbe fatto con quel ragazzo. Nemmeno ragionare apertamente col rapace dal manto scuro come il firmamento notturno macchiato di cremisi, nel tentativo di capire come proporsi e cosa proporre al ragazzo, fu sufficiente a non farla più arrovellare sulla questione; era uno strazio per lei non sentirsi all'altezza di un compito. L'agitazione era palpabile, tanto che il giorno dell'appuntamento si svegliò alla buon'ora e arrivò sul luogo designato con largo anticipo; sentiva mancarle l'aria, come se l'ossigeno accumulato attraverso l'atto della normale respirazione non arrivasse a riempire del tutto i polmoni. Fu costretta a inspirare ed espirare profondamente un paio di volte per regolarizzare la situazione, sfruttando buona parte del tempo che le rimaneva per scaricare ogni briciolo di tensione rimasto all'interno del suo corpo a causa del troppo rimuginare.

(Devo calmarmi, non ha senso prenderla in questo modo. Per quante aspettative possa avere Shimada-sensei sulla faccenda, non ho assicurato nulla. Ancora un bel respiro profondo; mi aspetta una semplice chiacchierata.)

Esatto, una chiacchierata. Cosa poteva cavar fuori da un semplice scambio di opinioni? Ancora una volta la sua mente valicò quel confine che aveva posto in essere per non pensare in negativo e sconsolata scosse la testa.

Smettila di pensare troppo; appena arriverà il cucciolo d'uomo vedremo.

Quelle parole la riportarono sul pianeta terra e furono seguite dal breve rumore dello schioccare della lingua all'interno del becco del rapace, che fece poi per scrollare il corpo con l'intento di sgranchirsi i muscoli, intorpiditi dallo stare da troppo tempo appollaiato sulla sua spalla.

Hai ragione; cercherò di seguire il tuo consiglio, per quanto non facile. Non voglio certo farmi vedere in questo stato..



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Accompagnato dal suo sensei, stranamente troppo esuberante e a tratti misterioso, un dubbioso Hakurei mosse i suoi passi nel cuore dei campi adibiti all'addestramento. Conosceva bene quel posto e non era la prima volta che si spingeva oltre il centro nevralgico di quel luogo delimitato dalle montagne e dalla foresta, dove la confusione e il vociare s'assottigliavano sino a sparire completamente. In quel punto la natura diventava più rigogliosa e meno intaccata dall'azione dell'uomo; persino la semplicità di alcuni fiori bianchi sul panorama verde chiaro, baciati dal sole mattutino e dalla leggera brezza che spirava, accarezzandone i minuscoli petali, suggerivano un'oasi di pace.
Fu in quel pezzo di paradiso che la vide per la seconda volta, con quella morbida chioma cobalto al vento, quella pelle di porcellana e quel fisico sinuoso che avrebbe potuto appartene soltanto a una dea guerriera. La sorpresa del ragazzo nel riconoscere nella donna una figura familiare fu quella della Hyuga che, non appena ebbe modo di accogliere e scrutare l'allievo affidatole da Shimada-sensei, riconobbe immediatamente il ragazzo su cui aveva fatto istintivamente affidamento durante l'attacco delle Salamandre.


Quindi sei tu Hakurei! E' un piacere fare la tua conoscenza in una circostanza meno traumatica.

Sorrise dolcemente al ragazzo, dopo che l'insegnante l'ebbe introdotta a modo. Appariva serena, nonostante tutti i pensieri che avevano tartassato la sua mente sino a un attimo prima del loro arrivo; Shimada dovette accorgersi subito della tensione che la manteneva sulle spine, poiché la salutò con una calorosa pacca sulla spalla per infonderle coraggio e grinta. Non mosse un muscolo a quel tocco: quell'improvviso slancio di calorosità la confuse e la infastidì al contempo; dopotutto non si conoscevano che da un giorno appena e Setsuna non era solita entrare così rapidamente in confidenza con qualcuno.
Non appena Shimada-sensei spiegò al ragazzo che sarebbe stata la Hyuga ad occuparsi di lui da quel momento in avanti, l'espressione di Hakurei divenne alquanto perplessa. Setsuna l'osservò attentamente in quegli attimi, e non poté fare a meno di distogliere lo sguardo a quella reazione.


(Cominciamo bene! Questo ragazzo non sa nemmeno perché sta succedendo tutto questo; glielo si legge in faccia.)

Non esageriamo, Shimada-sensei; sono una kunoichi come tante altre..

Un tentativo come un altro per cercare di coinvolgere il ragazzo esterrefatto, che probabilmente fece intuire chiaramente quanto anch'ella si sentisse a disagio per quella situazione nuova e improvvisa. Dunque Shimada prese da parte l'allievo per qualche secondo e Setsuna poté prendersi la libertà di sospirare.

Non sa nulla.. non gli ha nemmeno parlato..

Sembrerebbe di no, ma forse è meglio così; questo Hakurei sembra uno di quelli difficili e probabilmente avrebbe rifiutato categoricamente di presentarsi, se avesse saputo sin da principio il perché di questo scambio.

Credo tu abbia ragione, come al solito..

Sussurrarono appena la Hyuga e il rapace appollaiato sulla sua spalla destra, prima che l'allievo potesse avvicinarsi nuovamente. Non sembrava ancora molto convinto della situazione, e non appena Shimada-sensei li lasciò soli piombò il silenzio. Fu solo qualche istante, ma a Setsuna parve un'eternità. Prese a scrutare in quei bei occhi verde smeraldo con intensità, come a cercare qualcosa che soltanto con una conoscenza più approfondita di quel ragazzo avrebbe potuto vedere.

So che sei un po' spiazzato da questo cambio di programma, e credimi se ti dico che anch'io non so bene perché mi trovo qui. Praticamente non ci conosciamo, e non saprei cosa insegnarti senza approfondire un attimo la nostra reciproca conoscenza.

Spezzò quel silenzio con dolcezza, propendendo per una sincerità che avrebbe più facilmente spianato la reciproca fiducia e intesa al dialogo.

Sai perché Shimada-sensei ti ha mandato qui da me?

Fu quella la prima domanda, di cui immaginava già la risposta; voleva testare la sua sincerità e destare al contempo il suo interesse sulla questione che li vedeva coinvolti. Magari avrebbe cavato anche qualche pensiero che avrebbe poi potuto aiutarla più avanti.
Non appena il giovane Hakurei ebbe risposto, volle andare oltre e portare la conversazione su un altro piano, per approfondire maggiormente quel rapporto ancora troppo acerbo.


Sai, mi ricordo ancora di quando ti vidi per la prima volta in mezzo a quella calca di gente durante l'attacco delle Salamandre, intento a fare il tuo dovere insieme ai tuoi compagni. Perché eseguisti i miei ordini quella volta? Cosa ti spinse a metterti in gioco in quell'occasione? Vorrei che tu fossi sincero nel rispondermi a queste domande, e vorrei tu fossi disinibito nel parlarmi; stiamo cercando di capirci l'un l'altra dopotutto. Se vuoi farmi qualche domanda a tua volta, puoi ovviamente esporti senza problemi.

Non aveva intenzione di forzare la mano; doveva essere lui a prendere la palla al balzo e avere la volontà di confrontarsi con una persona che poteva benissimo essere diametralmente opposta a lui.



Ce l'abbiamo fatta! Non a un orario decentissimo, ma poco importa. Ho voluto premere un po' sul dialogo, passando avanti con le domande per permetterti di esprimerti come meglio credi - sempre se Hakurei ha voglia di esprimersi con Setsuna, anche perché ha pure l'opportunità di dialogare e conoscerla meglio. Sentiti libero di approfondire la prima parte (quella del "sai perché sei qui?") così come la seconda, dove andiamo a scavare un po' nell'intimo dei pensieri di Hakurei. Se hai bisogno di un botta e risposta per rendere più congruente il dialogo, mandami per MP le domande che ti risponderò come ti risponderebbe Setsuna. ^^
 
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view post Posted on 12/2/2017, 00:40     +1   -1
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La ragazza era molto bella. Qualcosa a cui non aveva fatto caso quel giorno, molti mesi prima, forse per via della situazione non opportuna - c'era di mezzo la sopravvivenza di molte decine di persone (e soprattutto la sua), non sarebbe stato proprio il caso, si ripetè con fermezza.
Quanti anni poteva avere? Non sapeva dirlo, ma sembrava essere una donna ormai perfettamente rifinita: un ninja sicuramente esperto - e questo gli fu ben chiaro già allora, quando la vide immergersi tra le fiamme delle Salamandre con assoluta noncuranza, come se, persino in quella situazione disperata, sapesse perfettamente cosa fare per adempiere al suo ruolo e raggiungere i suoi scopi.
"Questo senza dubbio!" rispose con un lieve sorriso alla sua gentile presentazione, che aveva stemperato in parte quell'alone di dubbio e di mistero che sentiva sempre più opprimente attorno alle intenzioni del maestro. Eppure, dopo tutti quegli anni, avrebbe dovuto esserci abituato.
"Come...?" si azzardò a chiedere, venendo interrotto sul nascere da Izumo.
Sì, probabilmente si erano conosciuti quel giorno - o in ogni caso di recente. Non gli sfuggì la rigidezza con cui la giovane accolse il caloroso, impudente comportamento di Izumo - del tutto comprensibile ai suoi occhi: anche lui avrebbe reagito in quel modo - ma si sforzò di non palesare il suo disappunto al meglio delle sue possibilità. Non sarebbe stato rispettoso nei confronti del maestro, specie di fronte a un estraneo.
Con le parole di Izumo, presto il dubbio lasciò posto allo stupore, smorzato in parte dalle parole della ragazza.
Una kunoichi come le altre? No, non era assolutamente come le altre; come gli altri ninja in generale - o almeno, come gli altri ninja che aveva visto: lei sposava in pieno gli ideali della Foglia con tutta se stessa - e coi fatti, non con belle parole - e condivisibili o meno che fossero ai suoi occhi, che li sposasse per scelta ragionata o ingenuo candore, non potevano passargli inosservati.
Così come, alla gioia spietata di un onesto fanatico che commette un'atrocità, il fascino del male dona sempre una certa luce lugubremente venerabile, così la probità, la sincerità, il candore, la convinzione in un ideale e l'idea del dovere, donano sempre al loro possessore un'aura mistica a cui nessun uomo può sfuggire totalmente.
La loro maestà, propria della coscienza umana, vive a prescindere dalla scopo delle loro azioni.

Infine, si ritrovarono soli.
Perchè il maestro Shimada gli aveva fatto questo, si chiedeva.
"Che sia una punizione? Che, in fondo al suo cuore, io abbia perso la sua approvazione?"
E poi, tra tanti shinobi della Foglia, perchè quella ragazza? Che abbia saputo del loro incontro fortuito, tra le fiamme dell'inferno?
Solo Jurobei poteva averglielo detto.
"E perciò - " continuò a chiedersi: " - avrebbe ammesso di essere stato, lungo tutta la missione, alle mie dipendenze? No, no, no, ma non scherziamo!"
Improvvisamente, la ragazza decise saggiamente di rompere il silenzio - chissà che abbia sentito il suo scambio di battute col maestro, poco prima... improbabile, la distanza era considerevole.
Gli diede l'impressione che lo avesse letto nel pensiero; o forse, i dubbi che gli erano sovvenuti negli istanti precedenti erano ben comprensibili per lei.
"Non saprei." si azzardò a rispondere, dopo qualche attimo di riflessione, pensieroso e a testa bassa.
"Abbiamo avuto qualche screzio, pochi giorni fa." continuò, tornando a fissarla negli occhi: "Forse si è sentito deluso, e vuole che io ripari in qualche modo quella delusione, anche se non saprei assolutamente in che modo."
Quegli occhi. Sono diversi da quelli di Shizue: lì regnava uno spettro nefasto, opprimente, il cui solo palesarsi era stato in grado di cingerlo nella più assoluta impotenza; questi, invece, sembravano trasmettere una sensazione opposta - una sensazione amorevole, pacifica. Probabilmente uno dei tanti inganni della natura, di manica larga in tal senso: furono gli Hyuga i fondatori della Foglia, al cui clan appartennero alcuni dei ninja più potenti che la storia ricordi.
No, in quanto a potenziale soggezione, quegli occhi non avevano nulla da invidiare a quelli di Shizue, così come l'orso bianco non può mai temere il paragone a quello bruno - anzi, superandolo spesso in maestà.

Spostò presto il discorso sul loro primo incontro - e come dimenticarlo: mai, fino a quel momento, gli era toccato vivere un'esperienza così vicina all'orrore, prima che altre forze possibilmente più oscure e misteriose piombassero sulla sua vita. E che davvero, ricordando meglio, fossero piombate dal nulla?
Cercò di scacciare quei pensieri - non era il caso, si disse, in quel momento, con quella ragazza; e d'altronde, dopo tutto quel tempo, era forse inutile ostinarsi a cercare una risposta. Non ancora, perlomeno.
La sua domanda, non potè negarlo, se l'era già chiesta in passato: in quell'inferno di morte, disperazione e magma, cosa lo aveva spinto a mettersi in gioco in quel modo?
A un occhio esterno, non poteva negarlo, probabilmente sarebbe apparso un gesto di estrema abnegazione e grande nobiltà d'animo; ma lui, lo sapeva, se l'era chiesto, non poteva essere dello stesso avviso. Non era un pensiero scomodo, rischioso; sentiva di poterlo dire senza problemi, anche di fronte a uno shinobi della Foglia estraneo.
"Me lo sono chiesto più volte" riesordì, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla giovane, come se la guardasse attraverso, in un punto imprecisato alle sue spalle - visibile ai suoi occhi per l'altezza più elevata.
"Non sono certo di avere una risposta netta; in circostanze come quelle, penso che a volte si muova in noi delle componenti difficili da definire."
Una lieve pausa, puntando lo sguardo verso il basso - per un solo istante - incrociando presto nuovamente quello niveo della sua interlocutrice.
"Ma in fondo, pensandoci meglio, cosa avrei potuto fare? Non potevamo scappare - eravamo circondati - il caos aumentava sempre più, ero solo in mezzo a tanti genin inesperti come me; se non avessi preso in mano la situazione, non saremmo sopravvissuti."
Ancora una pausa, stavolta il suo sguardo più intenso, come se stesse rivivendo d'un colpo tutto quell'orrore, fino a pochi attimi prima visto così lontano nel tempo da sembrare un episodio di un'altra vita.
"A proposito: non ho mai potuto ringraziare tua madre. E' stata molto gentile con noi e preziosa nelle operazioni di salvataggio, così come lo sei stata tu. Bhe, in fondo non ho mai potuto ringraziare neanche te, per averci dato la giusta carica e averci fatto vedere che, forse, saremmo potuti uscire vivi da quella situazione: senza di voi... credo che le cose sarebbero andate diversamente."

CITAZIONE
Ecco qui, arrivato prima del previsto! Credo che per ora il tutto sia abbastanza congruente nei dialoghi, ho trovato tutto già perfetto così.
Ho comunque lasciato un po' sul vago il passaggio tra la prima risposta di Hakurei e la successiva domanda di Setsuna sull'attacco a Konoha, in modo da concederti "spazio di manovra" qual'ora ritenessi invece opportuno aggiungere qualcos'altro
 
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view post Posted on 18/2/2017, 12:45     +1   -1
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Pur non sapendo esattamente come approcciarsi al ragazzo dalla riccioluta chioma castana, la bella Hyuga rimase piacevolmente sorpresa nel vederlo rispondere alle sue domande indagatorie con palese sincerità. Certo non si aspettava una collaborazione così immediata da parte sua; a quelle sue parole, il cuore parve alleggerirsi un po' dal carico opprimente della responsabilità e la sua mente cominciò ad entrare in empatia con quella dell'allievo di Izumo Shimada. Era un tipo riflessivo, per nulla scontato, alla perenne ricerca di una motivazione in tutti gli aspetti della vita: ecco quello che, in quel breve scambio, Setsuna aveva capito di Hakurei. Anche il maestro glielo aveva accennato come tratto peculiare, descrivendolo con cura alla sconosciuta, ma aveva aggiunto a quell'elogio la descrizione di certi momenti d'insensibilità e a tratti pure violenti - motivi questi che l'avevano spinto ad affidarlo alle sue attenzioni. Ascoltandolo parlare, ragionare, analizzare nel dettaglio scavando nel profondo di se stesso, non lo credeva capace di atti moralmente sbagliati o aggressivi e nocivi.

Candidamente il ragazzo ammise di non sapere esattamente il motivo per il quale il sensei Shimada aveva deciso di mandarlo proprio da lei ma che, probabilmente, quella situazione era una punizione, dovuta a screzi e disaccordi. Nel riconoscerlo, non utilizzò strane inflessioni di tonalità o atteggiamenti platealmente esplicatori, ma alla Hyuga fu chiaro come il sole quel senso di inadeguatezza e di sottile dispiacere celato dietro quella sua nobile rigidezza.


(Per quanto tenda a non dimostrarlo apertamente, penso che si senta scaricato per un errore di troppo.. ma la realtà è ben distante da tutto questo. Presto capirà che Shimada-sensei vuole soltanto aiutarlo in qualche modo, che si preoccupa per lui più di quanto pensa..)

Non volle interromperlo per spiegargli subito le motivazioni reali del loro imprevisto incontro, ma preferì lasciarlo proseguire sulla scia delle chiacchiere; non voleva rischiare di ottenere una chiusura totale al dialogo, adesso che aveva intrapreso la strada giusta per comprendere appieno quel ragazzo.

Mantenendo quella tranquillità che contraddistingueva il clima sereno che aveva cercato di instaurare sin da subito, pose la seconda domanda - molto più importante della prima ai suoi fini reconditi - cercando di coinvolgere anche se stessa nel dialogo per non farlo sembrare un mero interrogatorio. Anche questa volta il giovane dirimpetto rispose senza peli sulla lingua, ammettendo, dopo qualche istante di silenziosa riflessione, di essersi chiesto più volte, dopo l'episodio, il motivo che l'aveva spinto a buttarsi nella mischia e seguire le direttive della sconosciuta. L'aveva definito un atteggiamento irrazionale, mentre coi suoi occhi verdi si perdeva nello spettacolo meraviglioso che la natura incontaminata di quell'angolo offriva alla sua vista, direttamente alle spalle della giovane donna dai capelli cobalto.



Setsuna sorrise alla sua risposta, non lasciandosi sfuggire quel dettaglio dello sguardo smeraldino dell'allievo - perso al di la della sua figura, mentre con l'intelletto scavava a fondo nei pensieri. Senza che il ragazzo se ne accorgesse, con leggiadria si scostò di qualche passo da quel quadro generale e prese da terra un piccolo sasso ovale celato dall'erba sotto di loro. Senza preavviso lo lanciò in direzione del ragazzo, a distanza abbastanza ravvicinata al suo viso da far scattare in automatico il braccio per afferrare quell'insignificante oggetto di poco conto. Com'era prevedibile, tutto andò secondo i piani.
Dovette considerarla pazza, a giudicare dal suo sguardo interrogativo.


Perché hai preso quella pietra, Hakurei?

Domanda semplice, quasi stupida se considerato che il suo non era stato che un riflesso generato per autodifesa.

Non ti avrebbe sfiorato nemmeno la faccia; un oggetto di poco conto a cui però il tuo corpo e la tua mente hanno reagito senza darti la possibilità di ragionare sul fatto di afferrarlo o lasciarlo scivolare via come se nulla fosse, dico bene?

S'accorse ben presto che quelle parole corrispondevano al vero e che la giovane donna, con quel suo sorriso angelico e la pacata calma di un oceano lievemente increspato sulla superficie, voleva dimostrargli qualcosa nella maniera più semplice possibile.

La "componente difficile da definire" a cui facevi riferimento poco fa non è altro che l'istinto, che a un ragazzo tanto assennato come lo sei tu sembra quasi un qualcosa di estraneo e sconosciuto.

Un fugace sguardo precedette il verso d'assenso del rapace appollaiato sulla spalla della giovane donna, prima che questi s'accovacciasse e desse la spinta sulle zampe artigliate per liberarsi in volo e spiegare le ali multicolore.

Ho sempre creduto che l'impulsività insita nel nostro animo sia la componente più pura del nostro carattere; quando agisci senza pensare, sembra quasi esca fuori la parte più recondita e reale di quello che sei. La razionalità è una componente chiave dell'essere umano e come tale va a mitigare il nostro carattere, il nostro vero io, per renderlo conforme alle leggi comportamentali che ci circondano; senza di essa siamo nudi, spogliati delle convenzioni esterne, genuini.
Quella volta tu agisti d'istinto, Hakurei.. quella volta hai mostrato la bontà d'animo d'un ragazzo che, al massimo delle sue possibilità, ha aiutato chi aveva più bisogno di aiuto; non è un caso che hai usato il plurale, quando hai detto "non potevamo scappare".


Si specchiò nei suoi occhi, con la stessa delicatezza di quei fiori bianchi su quel prato illuminato dal sole del mattino. Sapeva quello che diceva, era sicura di quel che pensava. Anche lei era un tipo molto riflessivo, ma a differenza del ragazzo lasciava a briglie sciolte quella parte più intima di se stessa, senza vergognarsi di essere quella che era; ideali, convinzioni.. tutto usciva fuori da quell'istinto primordiale che, ancor più della ragione, la muoveva nei momenti più concitati e difficoltosi della sua vita. Questo la rendeva affascinante e al tempo stesso enigmatica, quasi una creatura al di la dell'umana concezione: quella giovane donna medico non aveva catene, né nel cuore né nell'anima; era libera, come quello stesso pennuto che aveva spiegato le sue ali per volare chissà dove, e si faceva strada nel mondo come un fiore che, nella sua fragilità, si fa strada fra le pietre.

Non devi ringraziarmi, né a me né a mia madre; entrambe l'abbiamo fatto perché sentivamo di doverlo fare. Abbiamo agito per aiutare chi ne aveva più bisogno e non poteva aiutarsi da solo, proprio come hai fatto tu e tutti i tuoi compagni. Sii grato a te stesso di aver fatto la cosa giusta, di aver messo davanti al tuo bene quello di tante altre persone che da sole non sarebbero sopravvissute a quell'attacco; tutti abbiamo contribuito a realizzare quel successo, e se non fossi stata io ad avvicinarti sono sicura che qualcun altro l'avrebbe fatto al mio posto, forse ottenendo anche risultati migliori.

Ancora una volta quel sorriso, sincero, pieno di convinzione e genuina bontà. Forse non era un male che quella bella ragazza aveva preso il posto di Shimada-sensei; il suo voler analizzare con lui ogni sfaccettatura delle situazioni poste in essere, spiegandogli con apertura totale quello che sentiva, poteva essere la chiave vincente per capire meglio anche se stesso. All'allenamento fisico ci avrebbero pensato a tempo debito.





Non appena finirono di dialogare e di conoscersi abbastanza, fu Setsuna a proporgli di incontrarsi nuovamente il giorno successivo per passare a qualcosa di più pratico. Adesso che si conoscevano un po' meglio a livello morale, bisognava conoscersi anche nelle capacità per poter sfruttare al meglio quel loro incontro. Concordato l'orario del nuovo meeting, Hakurei fu libero di raggiungere i suoi compagni o la meta che più desiderava. Non appena ebbe lasciato il campo, il nobile Hideki virò nel cielo a pochi metri di distanza dalla sua posizione, con al seguito Izumo Shimada.

Allora, com'è andata?

Non stava nella pelle; voleva assolutamente accertarsi che tutto fosse andato liscio per come aveva previsto e che il ragazzo fosse stato collaborativo come aveva promesso. Prima ancora che la domanda arrivasse, Setsuna aveva steso il braccio destro per far adagiare il suo splendido alleato.

Meglio di quanto avessi previsto. E' arrivato il momento di mettere alla prova il ragazzo, e per questo ho bisogno della collaborazione che mi ha promesso. Badi che il ragazzo non deve sapere nulla; avvisi i suoi restanti allievi, e li mandi da me una volta che hanno finito senza destar sospetti. Nessuno deve sapere del nostro incontro.

Sarà fatto, Setsuna-san; dimmi solo cosa devo fare.

E dopo aver spiegato il suo piano, Shimada-sensei andò subito a sbrigare quella particolare commissione. Tutto doveva essere perfetto, studiato nei minimi dettagli: se solo Hakurei avesse saputo anche solo il più misero e insignificante di essi, tutto sarebbe andato a rotoli.

Sono fiero di te, Setsuna-san. Ti stai dimostrando un'ottima insegnante per quel cucciolo d'uomo.

Aspetta ad esserlo, perché ancora è tutto da vedere.



Un post più lungo del previsto, e anche più complesso del previsto. Spero di aver dato la spinta giusta ad Hakurei e di averlo messo bene al confronto con un carattere si riflessivo come il suo, ma anche opposto perché più facilmente governato dall'istinto e dalla convinzione. Dunque, il dialogo puoi farlo continuare come meglio credi, ti ho lasciato tutto lo spazio necessario tagliando di netto la scena al momento dei saluti; per quanto riguarda la seconda parte, sei libero di andare dove vuoi, fare quel che vuoi e arrivare all'indomani (senza però giungere direttamente al campo da Setsuna, al massimo fai che ti avvi). Se vai dai tuoi compagni, Shimada non è con loro e ha lasciato detto che doveva fare delle commissioni e che sarebbe tornato presto (puoi ruolare il suo ritorno da voi come nulla fosse); ovviamente del piano di Setsuna e Izumo i tuoi compagni non sanno nulla. Divertiti, siamo arrivati al clou dell'addestramento che ho pensato per te. ^^
 
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view post Posted on 27/2/2017, 01:11     +1   -1
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Pensieroso nel riportare alla memoria i terribili avvenimenti di quel giorno, con la coda dell'occhio ebbe l'impressione che la ragazza si stesse muovendo.
Non diede subito molta importanza a quell'evento, fin quando non la scorse inginocchiarsi. Solo allora le portò il suo sguardo, scrutandola raccogliere un piccolo sasso ovale.
Qualcosa di insignificante, probabilmente, non particolarmente rilevante, verso cui si mostrò rilassato e conciliante: in fondo, perchè mai non essere rilassato, almeno in quel momento? Almeno di fronte a una ragazza tanto mansueta, così gentile e cordiale, del tutto priva di alcun segno di ostilità?
Ipotesi sbagliata. Da vero ingenuo.
All'improvviso, senza che lui avesse modo di realizzare pienamente l'accaduto, la ragazza glielo lanciò contro, nei pressi del viso.
"Che cazz...?"
Fortunatamente per lui, la sua prontezza di riflessi fu sufficiente ad evitare l'impatto col sasso, e con un rapido cenno della mano riuscì a intercettarlo.
La mano posta nei pressi del viso, impugnando ancora il sasso, Hakurei la fissò con sguardo attonito, un lieve affanno a precorrergli il corpo nella sua interezza.
Una miriade di segni d'ansia e quieta agitazione improvvise che, forse, per descrivere efficacemente sarebbe bastato soffermarsi solo sul suo sguardo: sorpreso e stupefatto, guardingo, come di un gatto le cui vibrisse abbiano intercettato la presenza di un rapace nelle vicinanze.
"Che diavolo le è preso?"
"Perché hai preso quella pietra, Hakurei?"
Non ebbe modo di dar voce alla sua sorpresa; la ragazza anticipò prontamente i suoi propositi, come se questo facesse parte di un piano al di là della sua attuale comprensione.
Come ben supponeva Setsuna, a ben pensarci ora, a mente fredda, la traiettoria del sasso non sarebbe stata tale da colpirlo al volto. Ora, a mente fredda e raziocinante, poteva asserirlo con fermezza. Perchè lo aveva preso?
Per spirito di sopravvivenza, per istinto, come ben si sentiva di concordare: il suo corpo, così abile e pieno dei più sottili e spesso inconsci inganni alla coscienza atti a mantenersi in vita, aveva reagito impulsivamente alla minaccia, anche se solamente possibile.
Anche su quanto disse dopo Setsuna, si sentì spinto a darle ragione, seppur, stavolta, per ragioni opposte.
"E' vero. L'istinto spinge il nostro Io più genuino a venire a galla... con tutto ciò che questo comporta."
Presto, gli fu chiaro dove volesse andare a parare.
"Agii d'istinto anche allora?" si chiese.
"Possibile; anzi, molto probabile. Eppure, per qualche ragione, sento di non poter convenire sull'interpretazione di questa ragazza. Io, pieno di bontà d'animo?
Io, per come la sta mettendo lei... un piccolo eroe della Foglia?
"
"... non è un caso che hai usato il plurale, quando hai detto "non potevamo scappare".
Quell'affermazione lo stupì.
"E' vero..." si disse: "In ogni caso, penso di aver detto così senza pensarci, descrivendo solamente la situazione nel modo più onesto possibile.
Che sia davvero così? o che voglia solo scacciare quest'evidenza?
"
Non si riteneva in grado di poter dare una risposta certa, ma sentì che qualcosa lo spingeva ad essere più propenso per la seconda. In tal caso, sarebbe stato veramente un atteggiamento deplorevole: di fronte a un'incongruenza nei propri schemi concettuali, si era sempre detto, a questa non va chiusa la porta in faccia, ma va accolta con tutti i riguardi e gli onori del caso.
Che davvero, oltre a Jurobei, oltre alla madre della ragazza, avesse sentito una sorta di empatia verso chiunque gli stanziasse intorno?
Che davvero, nel momento più terribile, avesse inconsapevolmente sentito... quel Fuoco?
Quello di cui, poco tempo prima, aveva raccontato al Sommo Sousui?
"Non devi ringraziarmi, né a me né a mia madre."
Setsuna era una vera kunoichi della Foglia. Fosse per fanatismo ideologico o per puro candore dell'animo, sembrava essere pronta ad anteporre l'incolumità del Villaggio alla propria. Chiunque altro avesse sentito affermare qualcosa del genere, lo avrebbe preso per un ipocrita e imbecille, a cui piace dar troppo fiato alla bocca, ma con lei, questo non poteva farlo: riguardo lei, quel giorno, aveva visto tutto questo.
Forse era vero, cominciava a dire a se stesso.
Seppur non con un tale spirito di abnegazione, proprio di chi si affida con tutto se stesso a un fine ritenuto superiore, sia questo un'idea o un sogno da realizzare; seppur non con tale bontà d'animo propria di poche anime pure, che amano la vita e tutte le pacifiche certezze della vita; seppur non con una tale fiducia o interesse disinteressato verso il prossimo - giacchè le parole di Setsuna gli davano da pensare che lei sarebbe stata in prima linea, senza darsi alla fuga dal Villaggio, anche se non fosse stata parte del suo corpo militare; seppur non con tutte queste cose, lui era stato uno shinobi della Foglia, si disse, uno shinobi della Volontà del Fuoco. Forse anche al di fuori della sua volontà, ma era un'evidenza ormai ai suoi occhi, che non sentiva possibile poter negare ancora.
"Sei modesta" si azzardò a dirle, con un lieve sorriso: "Come il maestro Shimada; la considero una dote non da poco."
Eppure, per quanto si sforzasse, sentiva che ora qualcosa era diverso. Come si era comportato successivamente, in diverse occasioni - Kiiro Feithowa e la piccola Urako li sentiva essere due piccole onde in un mare molto più vasto; nel momento in cui li aveva incontrati, e questi avevano in qualche modo, seppur per ragioni diverse, stimolato la sua curiosità, sentì chiaramente - non per forza a ragione, naturalmente - che sarebbe stato capace di ucciderli. Senza alcun rimorso. Qualcosa che, riflettendo, con una tale intensità non si era mai manifestata in passato.
Che Tsukiyama e il maestro avessero ragione? Che davvero lui fosse, così tanto... cambiato? Ma in che modo?
Cosa era accaduto nel frattempo?
"Da quel giorno."
Improvvisamente, lo colse un lampo, celato nelle più tetre profondità dei suoi pensieri.
Una convinzione che, adesso, iniziava a piantarsi sempre con più forza nella mente, come le bandiere di esploratori giunti in terre lontane e misteriose.
"Va benissimo." rispose alla sua richiesta: "Vedrò di farmi trovare... maggiormente preparato rispetto ad oggi." concluse, con un risata contenuta e accennata.
"E' stato un piacere conoscerti, Setsuna" le disse sincero, con un lieve inchino di congedo: "Qualcosa di piacevolmente inaspettato." dopo il quale tornò a fissarla negli occhi, congedandosi poco dopo.
Già lungo il cammino che lo avrebbe condotto al di fuori del campo, si sentiva smosso da pensieri inquieti, come mai sentiva essergli capitato, nemmeno durante la recente prova all'Eremo.
Nel giudicare se stesso, non si era mai sentito propenso a ritenersi una persona molto sensibile, seppur neanche un'abominevole carogna. Si riteneva una persona come tante, abituata a quegli inganni e a quei maligni accorgimenti necessari a sopravvivere in questo modo crudele e sanguinario.
Non poteva ora negare tuttavia, che quest'aspetto del suo Io più profondo avesse avuto maggior campo operativo nei suoi ultimi, più recenti avvenimenti.
Quella visione. Quella Discesa. Possibile avesse, davvero, un qualche proprio e recondito significato?
Forse - si disse, pensandoci meglio - il terrificante mestiere del soldato, in cui s'era per qualche inspiegabile ragione lasciato prendere, aveva avuto sul suo spirito un qualche effetto tristemente offuscatore, fino quando non fu costretto ad accendersi, sul fondo dell'Abisso, di lugubri fiamme bizzarre e inumane, che ad alcuni occhi più avvezzi a quelle tenebre sarebbero con ogni probabilità apparse splendidamente accese, infernalmente superbe, come il Diamante delle fiamme malvagie, un tempo simbolo divino dei cieli cristallini, somiglia a un gioiello di corona rubato al re dell'Inferno.
Forse, era così.
O forse, sbagliando completamente la sua tesi, aveva ragione Setsuna.
Forse - al di là dei racconti fatati che si raccontano ai bambini, per confortarli, prima di cederli all'abbraccio della notte oscura - gli eroi veri, i più genuini, lo diventano solo per contingenza, per caso, per sbaglio, magari quando preferirebbero essere degli onesti codardi come tutti.


La sua collina. Era molto tempo che non le faceva visita. Forse più di un mese, non si sentiva di poterlo dire con certezza.
Con la vista su Konoha e sul monte degli Hokage, si sedette all'ombra della Titanica, e incrociando le gambe, ponendo le mani sulle ginocchia contigue, chiuse infine gli occhi.
Aveva voglia di restare solo, per adesso. Non voleva vedere nessun altro.
Con il trascorrere del tempo, si sentiva sempre più convinto di affermare che qualcosa, in lui, fosse davvero cambiata. O in ogni caso, qualcosa in lui si fosse scosso. Entrambe ponevano una sfumatura differente sulla faccenda, ma al momento non poteva propendere fortemente su di una, piuttosto che sull'altra.
Qualcosa, in ogni caso, era certo: per il più puro evento fortuito, Akamatsu era riuscito a riportarlo indietro - e che sia stato veramente il suo intervento, ad essere salvifico? - ma da allora, non era più stato lo stesso. L'Abisso aveva beffardamente sostenuto il suo corpo, ma annegato l'infinito del suo spirito.
Non del tutto annegato però.
Sì, sentiva ora sempre più chiaramente di essere stato, piuttosto, trasportato vivo a profondità sublimi, dove forme bizzarre e terribili del suo intatto mondo primitivo erano sgusciate innanzi ai suoi occhi passivi, e l'Assoluto, la spietata Saggezza del Mondo, gli aveva rivelato i suoi tesori più nascosti, e tra quelle eterne realtà, prive di cuore e sempre rinnovate, aveva visto gli infiniti, onnipresenti insetti del suo corpo che su dal cielo della storia innalzavano le sfere colossali. Aveva veduto, per un solo istante, un piede indicibile e tremendo sopra la calcola del telaio: lo avesse riferito a qualcuno, forse lo avrebbero preso per pazzo.
Sempre più, ora lo avvertiva sempre più chiaramente: la demenza dell'uomo è la sanità del cielo, e allontanandosi da ogni ragione mortale, gradualmente si sentiva infine giungere a quel pensiero assoluto e illuminante che per la ragione è assurdità e delirio; e, nel bene o male che fosse, si sentì presto in pace, risoluto e indifferente come il suo Dio.

CITAZIONE
Ecco qua! Gli spunti sono stati ottimi, e sono stato veramente molto soddisfatto del risultato - questo "contrasto" era una delle cose che mi intrigavano molto, e fin'ora sta uscendo alla grande.
Nelle ultime battute, anche se non l'ho specificato, Hakurei sta usando il suo talento personale - il ritorno dell'Hakurei filosofo: yuppi!!

//Edit: kayser, ho visto adesso dell'evento! Fortunatamente capita a fagiolo, al prossimo post inizierò con un accenno alla situazione descritta


Edited by Jöns - 28/2/2017, 21:42
 
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view post Posted on 5/3/2017, 20:59     +1   -1
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Quel ragazzino dai limpidi occhi verdi non era certo un tipo semplice da inquadrare a tutto tondo, ma quel suo placido modo di porsi, arricchito dall'ossessiva ricerca interiore, non suscitava alcuna sensazione sgradevole nella sua bella interlocutrice. Dopo tutto quello che aveva passato nella sua seppur giovane vita, Setsuna sapeva oramai riconoscere il maligno con una sola, semplicissima, occhiata. Peccava forse d'ingenuità, o di una troppo idealizzata visione del bene, prevalente anche nella cupa cappa d'oscurità generata dal male. Per quanto avesse soltanto cominciato a grattare la superficie di quello che Hakurei, come persona, rappresentava, ai suoi occhi quel ragazzo appariva brillante, giudizioso; da quel poco che aveva potuto estrapolare attraverso le sue parole, sembrava evidente la sua tendenza a mettere tutto in discussione, e questo per lei era un pregio e non un difetto.
Quel loro fortuito incontro, voluto può darsi dal caso o, più semplicemente, da una persona speranzosa di un qualche cambiamento nel cuore del ragazzo, non si concluse con un tutto risolto, ma con un piacevole sorriso ben pennellato sulle labbra di entrambi. Se per Hakurei era stato un piacere conoscere più da vicino quella splendida guerriera dagli occhi candidi, non poteva certo essere diversamente per lei. Non si aspettava certo di cambiare i connotati di quel giovane dall'oggi al domani, o di convincerlo a prendere come assoluti alcuni ragionamenti; non era questo l'obiettivo che si era prefissata, e non peccava certo di una tale presunzione. Osservandolo allontanarsi, pensieroso seppur estremamente pacato nell'atteggiamento, capì quello che doveva fare per aiutarlo al meglio delle sue opportunità.


Andiamo, Hideki-san. - sussurrò con risolutezza al compagno piumato, inspirando per l'ultima volta quella brezza profumata dal delicato sentore rilasciato dalle calendule bianche cosparse per il prato.



Deciso a rimanere solo con le sue riflessioni per almeno un po' del tempo che gli rimaneva sino all'incontro dell'indomani, il ragazzo dalla riccioluta zazzera castana raggiunse uno spiazzo che, altre volte, l'aveva accolto nel piacevole silenzio della solitudine. Si sedette all'ombra, e divagò con i pensieri che quei discorsi di poc'anzi con la bella Hyuga avevano generato nella sua mente; nulla pareva doverlo turbare, ma qualcosa nell'aria lo colse impreparato. Fu una sensazione improvvisa, violenta, che fece sobbalzare il suo cuore come scosso da una potente scarica di un defibrillatore. Anche osservandosi attorno, nulla pareva agitarsi; persino l'orizzonte era rimasto immutato, nonostante quella sensazione avesse scosso le fondamenta del suo essere in una maniera forse sin troppo violenta per essere accantonata e bollata come una questione di poco conto.
Non ebbe il tempo di chiedersi cosa fosse successo, di ragionare sul da farsi e sviscerare quel bizzarro avvenimento con un'analisi critica e dettagliata: qualcuno stava correndo nella sua direzione con un certo affanno, e solamente quando fu abbastanza prossimo da distinguerne i lineamenti s'accorse che quel qualcuno era una sua conoscenza. Un affannato Orinosuke lo raggiunse, visibilmente turbato in volto.


Ti ho cercato dappertutto Hakurei! Muoviti, Tsukiyama e Jurobei sono in pericolo, dobbiamo aiutarli e dobbiamo farlo in fretta! - ansimò tutto d'un fiato, avvalorando la tesi di una corsa contro il tempo.

Sembrava piuttosto serio, persino allarmato; strano da parte sua, che solitamente sembrava avere sempre tutto sotto controllo. Hakurei non ebbe tempo di replicare per chiedere informazioni più dettagliate, poiché al primo accenno di inizio dialogo il compagno lo afferrò per un braccio e cominciò a trascinarlo via.


Seguimi e non fare storie, ti spiegherò tutto strada facendo!



Non un post molto ricco di dettagli per l'avanzamento, ma abbastanza aperto da permetterti di esprimere al massimo le sensazioni di Hakurei in merito allo scossone percepito (evento) e al comportamento "anomalo" di Orinosuke. Ho volutamente cercato di lasciarti spazio per giocarti l'evento; l'addestramento è agli sgoccioli (conto all'infuori di questo altri 2 post ciascuno), anche perché non voglio renderlo pesante essendo questo il primo vero approccio fra Hakurei e Setsuna.
Orinosuke ti sta portando verso la periferia del villaggio, in una zona piuttosto isolata dove si trovano sprazzi di foresta con natura più selvaggia. Se vuoi chiedergli qualcosa di specifico, mandami un MP con le domande che gli faresti che ti istruisco su cosa ti comunica in risposta (puoi giocare liberamente anche Orinosuke, come hai sempre fatto). In sostanza comunque, ti comunica che Shimada li aveva mandati ad addestrarsi in quella zona, alla ricerca di qualcosa da riportare a lui sfruttando il gioco di squadra - un po' come la prova del campanello di Kakashi, se hai presente - ma che una volta arrivati hanno incontrato un losco figuro ammantato e un bambino, minacciato dal suddetto. Tsukiyama e Jurobei sono rimasti a combattere per cercare di salvare il bambino, lui è venuto a chiamarti per avere manforte.
A te la tastiera e scusa l'attesa, ho cominciato a studiare e quindi mi sono rallentata parecchio perché sono una persona molto ansiosa. Cercherò comunque di farti un post a settimana, senza farti pesare troppo questa cosa. ;P
 
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view post Posted on 10/3/2017, 15:49     +1   -1
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Un brivido. Intenso e terribile. Durò meno di un istante, come se il suo corpo fosse stato sul punto di esplodere. Non riuscì a trattenere uno spontaneo, rapido urlo di spavento, come non ne ricordava da tempo.
Passata quella fugace sensazione, similmente il suo corpo e la sua mente non riuscivano a operarsi, a lasciarsela indietro come nulla fosse; quella divina indifferenza, da cui era stato pienamente soggiogato negli istanti precedenti, era ormai un ricordo, come lo sono quelle tenebre notturne ingoiate dalle fiamme furibonde di un incendio notturno dell'estate, che forcheggiano incessanti tra gli alberi fuligginosi e illuminano intorno fin dove l'occhio arriva, come profeti della distruzione giunti da un altro mondo.
"Che cosa è successo?" pensò, ancora ansimante, seppur gradualmente più disteso.
Non ebbe tempo di congetturare oltremodo; improvvisamente, si sentì chiamato. Volse ogni sua attenzione a quel richiamo, notando una figura in corsa, diretta verso di lui; non gli ci vollero che pochi secondi per riconoscere Orinosuke.
"Che cos'ha da correre? Che cosa..."
Gli sovvenne un pensiero improvviso, presto cacciato ed esorcizzato; ciononostante, decise istintivamente di andargli incontro, ancora turbato da quella recente sensazione.
"Orinosuke!" gli urlò contro alzando la mano, facendogli così cenno di essersi accorto del suo arrivo.
Non appena lo raggiunse, lo vide stanco e turbato, come poche altre volte lo aveva visto: il suo respiro ansimante lasciava intendere avesse sostenuto una corsa estenuante, o comunque posta in atto sotto pressione.
"Come?" rispose alle sue parole, quasi confuso: "In che senso in pericolo?"
"Nel senso che ti ho detto, cos'altro se no? Seguimi e non fare storie, ti spiegherò tutto strada facendo!" e detto ciò riprese a correre nella direzione da cui lo aveva visto arrivare.
"No, spiegami!" gli richiese, non appena riuscì a raggiungerlo, senza però arrestare la corsa, in cui anch'egli si era catapultato: "Che è successo?"
"Sempre il solito tu, vero? Mai a eseguire un ordine senza conoscerne ogni dettaglio."
"E dovrei eseguire senza fiatare un tuo ordine?"
"Non ho detto questo."
"Ma lo hai sottinteso."
"Questo lo stai supponendo tu."
"Sarà. In ogni caso, so che non sarò mai un buon anbu, su questo non ho mai avuto molti dubbi: spiegami ora!"
"Va bene, va bene: il maestro aveva preparato un allenamento per noi, nella periferia del villaggio; ci stavamo allenando, quando abbiamo avvertito dei rumori sospetti. Per farla breve, abbiamo visto un bambino minacciato da un tizio adulto, e sai come sono quei due: Tsukiyama è subito partita a spada tratta, e Jurobei allo stesso modo, io ho ritenuto che la cosa più sensata sarebbe stata chiedere rinforzi.
E questo è quanto, soddisfatto adesso?
"
"Più o meno: se questa storia non si fosse verificata, lo sarei stato anche di più."
Frattanto il paesaggio mutava lievemente intorno a loro: se prima vi erano ampie chiazze di erba verde, interrotte da qualche rada conifera, ora queste ultime si mostravano progressivamente più fitte, lasciando posto a un paesaggio più selvaggio e ostico da percorrere.
"Anch'io... ma lo sai come sono fatti quei due: mi chiedo perchè abbiano voluto cacciarsi in quella situazione!"
Restò in silenzio per qualche istante, pensieroso, senza però interrompere la corsa.
"Se non lo avessero fatto loro, chi altro avrebbe dovuto?" disse improvvisamente all'amico: "E' il loro compito, in fondo: è il loro lavoro."
 
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view post Posted on 14/3/2017, 23:42     +1   -1
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L'ultima domanda, volutamente retorica, del giovane Hakurei colse del tutto impreparato il compagno dalla carnagione olivastra, tanto che quest'ultimo preferì non controbattere all'affermazione che l'aveva seguita. Aveva ragione senza ombra di dubbio, ma sapevano entrambi perfettamente che quel che muoveva Tsukiyama e Jurobei non era il mero dovere da shinobi; la prima possedeva senza dubbio una forte morale con la quale, spesso e volentieri, tentava di far ragionare il resto del gruppo, mentre il secondo un irrefrenabile istinto di mettersi in gioco. Se anche il castano dagli occhi smeraldo si fosse trovato nella loro stessa situazione, come si sarebbe comportato? Avrebbe agito per dovere, o per coscienza? Domande che non avrebbero portato a una risposta, ma soltanto a supposizioni; soltanto il compagno avrebbe potuto conoscere il motivo delle sue azioni, attraverso un'analisi dettagliata delle sue.
Corsero fianco a fianco, senza mai arrestarsi; superarono ben presto quel che rimaneva del centro abitato, con balzi rapidi per evitare gli ostacoli che si paravano sul loro cammino, giungendo infine in una zona decisamente isolata rispetto alla periferia. Non si poteva parlare proprio di una foresta, ma per di più di un bosco - considerata la circoscrizione all'interno delle mura del villaggio. Gli alberi ad alto fusto costellavano un prato selvaggio, creando spiazzi irregolari inondati dalla frastagliata penombra delle chiome verdeggianti; un terreno perfetto per degli allenamenti sprovvisti della sicurezza e delle attrezzature del campo , anche perché in quel posto sembrava proprio essersi immersi nella foresta che circondava tutto il villo.
L'amabile silenzio altrimenti spezzato solo dai soavi cinguettii degli uccelli annidati nei rami, era sempre più disturbato da suoni strani, anomali; man mano che si avvicinavano al centro nevralgico dell'azione potevano chiaramente udire il pianto d'un bambino e le urla agguerrite di una femmina - facilmente riconducibili alla bella Tsukiyama - che si miscelavano in una crescente cacofonia di tensione. Quando furono in vista, Jurobei fu scagliato via dall'uomo incappucciato come fosse un banalissimo insetto, arrivando a battere la testa contro il tronco di un albero - cosa che lo lasciò esanime al suolo erboso; Tsukiyama aveva in mano uno dei suoi kunai. Gridò il nome del compagno, prima di digrignare i denti per la frustrazione e tentare un affondo con la piccola lama ai danni dello sconosciuto; quest'ultima raggiunse effettivamente l'obiettivo, ma squarciò solamente parte dello scuro mantello, incagliandosi sfortunatamente fra le fibre del suo tessuto e consentendo al suo portatore di afferrarla per la gola e, successivamente, scagliarla lontano. Il bambino, posto alla loro sinistra, indietreggiava impaurito, minacciato da un secondo uomo misterioso.
La situazione era piuttosto critica, e non ci voleva un genio per capirlo: un semplice addestramento si era rivelato essere un pericoloso scenario per la vita di tre persone, messe alle strette da due sconosciuti i cui scopi rimanevano occulti tanto quanto i loro volti. Avrebbero dovuto muoversi, pensare in fretta.


Dobbiamo agire, ora! - determinato, seppur preoccupato. Hakurei avrebbe potuto facilmente notare un guizzo nei suoi occhi azzurri, puntati rabbiosamente all'obiettivo.



Siamo alla fase finale; una fase importante, che ci aiuterà a sintetizzare il fulcro di tutto. Siete tu e il tuo compagno (2 azioni) e avete di fronte tre scelte: aiutare il bambino, indifeso e tremante di fronte al secondo uomo incappucciato; aiutare Tsukiyama, alle prese con il primo uomo che si è dimostrato decisamente più abile di lei; soccorrere Jurobei, che ha una vistosa ferita alla nuca per la botta subita e continua a perdere sangue. Puoi fare solo due cose, che corrispondono alle due azioni (una tua, una del tuo compagno). Gioca tutto quello che ti senti, esprimi tutto il vortice dei pensieri e delle sensazioni; hai assoluta libertà sulla descrizione di quello che fai, che puoi arricchire come meglio credi - basta non essere auto conclusivo, ma solo ipotetico. Questo è il tuo penultimo post, giocati la situazione al massimo. =P
 
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view post Posted on 18/3/2017, 18:40     +1   -1
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Orinosuke non si accinse a controbattere la sua affermazione; scrutandolo in tralice, gli parve esternare un lieve gesto di perplesso stupore, solo per un'istante - ma forse era stata solo una sua impressione.
"Quella sensazione..."
Un pensiero che continuava a tormentarlo lungo il tragitto, senza possibilità di scacciare in alcun modo quel presentimento: "Possibile che questi due eventi siano collegati?
E qualora fosse vero, come sarebbe possibile?
"
Domanda verso cui si sentiva inerme, impotente verso qualsiasi tentativo atto a plasmare una risposta. Non che di simili domande ne avesse avute poche fino a quel momento, a dire il vero: in virtù di quanto lo avesse già coinvolto in precedenza, subito, pure in quel momento, immaginò dovesse trattarsi di una sua creatura, la quale aveva evitato di parlargli fin lì, per qualche ragione incomprensibile. Qualcosa che, come sempre, lo poneva nell'ardua contingenza di non sapere più dove mettersi, come piazzarsi, come reagire a quella strana voce che non conosceva, che gli aveva farfugliato: per superare quel momento, non sapeva più da che parte prenderla.
"E' inutile pensarci" concluse, quasi con ostentata iattanza. Sarebbe stata una confidenza penosissima da ascoltare, ribadiva tra sè e sè, ne era sicuro. Cos'altro avrebbe potuto fare in quel frangente per rimanere concentrato, focalizzato sull'obiettivo che si era preposto, se non mettere temporaneamente a tacere quelle voci?
Coi sensi tornati vigili, notava progressivamente il paesaggio mutare, divenendo sempre più simile a una piccola area boschiva.
"Com'è possibile che un estraneo si riuscito a introdursi nel Villaggio?" gli venne da pensare improvvisamente, gli occhi mobilissimi che schizzavano cauti a destra e a sinistra, in cerca di possibili minacce.
"Le guardie potrebbero averlo lasciato passare per carenza di cautela, oppure perchè mostratosi ai loro occhi in alcun modo una minaccia."
Procedendo nella loro marcia, sempre più gli giungeva un vociare distorto, caotico: forse erano ormai prossimi alla meta.
"E se non fosse un estraneo?" pensò improvvisamente, il chiasso delle voci sempre più intenso.
"Un Konohano, come durante l'attacco della Pantera; ma per quale motivo?"
"Eccoli!" sentì mormorare Orinosuke, estinguendo ogni suo pensiero.
Allentarono dunque il passo, in modo da rendere il loro ingresso in scena quanto più inatteso possibile; non erano ancora giunti a destinazione, quando scorsero Jurobei venir scaraventato contro il tronco di un albero da uno dei due avversari - perchè, con sua grande sorpresa, il nemico preannunziato da Orinosuke non fu trovato solo.
"Sono due?"
"Dobbiamo agire, ora!"
Una rapida analisi della situazione. Frenetica, senza dubbio, ma sempre con l'idea fissa di preservare quanto più possibile il barlume della lucidità, indispensabile affinchè la fretta non cogliesse in fallo le sue facoltà di giudizio.
"Jurobei è esanime, forse svenuto - lo spero per lui; dobbiamo portarlo quanto prima in ospedale, ma temo sarebbe inutile con quei due alle costole. Qual'ora il colpo preso fosse stato troppo forte... non credo servirebbero a molto i nostri soccorsi."
Dovevano occuparsi prima dei due uomini, cercare di distrarli il più possibile se sconfiggerli si fosse rivelato impossibile. In confronto, Tsukiyama e Jurobei erano parsi due miseri scarafaggi, non sarebbe stata un'impresa da poco - la prima era una kunoichi talentuosa, il secondo era sempre in grado di metterlo in difficoltà negli allenamenti. Per lui - si diceva - probabilmente le sorti non sarebbero state molto diverse; valeva la pena rischiare?
Chi muore in una battaglia che non è la sua non sarebbe mai dovuto nascere: era vero, lo pensava, e continuava a pensarlo tutt'ora.
Ma quella non era, in fondo, una sua battaglia? Non si era impegnato ad essere, seriamente, uno shinobi di Konoha? Non erano suoi amici quelli che, in quel momento, vedeva arrancare di fronte a una minaccia?
"Ah, come non agire? Speriamo bene..."
Un cenno di assenso ad Orinosuke, ed entrambi si sarebbero diretti ciascuno verso un albero diverso, seppur vicini, in modo che rientrassero vicendevolmente nel proprio campo visivo; avrebbero così preso quattro shuriken dalla sacca ninja, contemporaneamente, e quando si sarebbero scambiati una semplice occhiata d'intesa - con un lieve cenno del capo diretto verso l'alto - sarebbe stato evidente ai loro occhi che entrambi avevano elaborato la stessa strategia.
Due cenni, con indice e medio uniti verso i due bersagli da parte di Orinosuke, indicando per ciascuno l'incaricato a portare a termine l'attacco, presto seguiti da un suo gesto di assenso.
Un respiro profondo, e coi piedi colmi di chakra scalò quanto più velocemente potè il tronco del suo albero - sperando che, nella confusione generale, i due uomini avessero abbassato la guardia su eventuali rumori apparentemente così inoffensivi.
Giunti quanto più vicini possibile ai bersagli, le fronde degli alberi gli avrebbero negato tuttavia lo spazio necessario per un movimento corretto, indispensabile per un lancio ottimale: inevitabilmente, avrebbero dovuto gettarsi sui bersagli, manovra che gli avrebbe garantito un adeguato spazio di manovra, e al contempo una maggior energia cinetica del lancio... sperando, tuttavia, di riuscire ad atterrare in piedi.
Ma lui - avrebbe pensato un istante prima del suo salto nel vuoto - era un gatto: in questo frangente, e almeno in questo, aveva poco da temere.

<attivazione> - Capacità di Camminare su Superfici Verticali - (Chk: 1 prima di ogni sua azione) "Il ninja concentra il chakra sulla pianta dei piedi per rimanere saldo sui muri anche a testa in giù, in questo modo è in grado di correre in tutte le superfici."

<bukijutsu a lungo raggio> - Tecnica degli Shuriken d’Ombra - (Chk 30) (Frz: +bonus armi usate) (Richiede 2 Fuuma shuriken O da 2 a 4 shuriken normali o doppi)
“Più che usare arti magiche, questa tecnica di lancio sfrutta la pura e semplice abilità nel coordinare il lancio di due armi identiche allo stesso momento. E' un trucco da prestigiatore, unito ad un minimo di manipolazione del chakra di tipo ombra. Le armi lanciate in rapida sequenza, agli occhi dell'avversario, sono solo la metà di quelle effettivamente lanciate, nell'ombra di ciò che vede, si nasconde una seconda lama, pronta a superare le difese che la prima non era riuscita ad intaccare. In caso di difesa, questa tecnica causa un malus al difendersi dell'avversario di 60/80, mentre in caso di elusione, il malus è di 80/100”

Eff: Frz 63 + 78 Chk + 16 armi - 10 pesi = 147
Stmn: 103 - 5 = 98



Allora, uso queste due tecniche ovviamente in via ipotetica, come tutta l'azione contro i due tizi: Hakurei si dirigerà verso il bambino, Orinosuke verso Tsukiyama (o, più correttamente, verso i loro avversari).
Quando Hakurei e Orinosuke si avvicinano ciascuno ad un albero diverso, forse potrebbe sembrarti un'azione "impropria" - come se usassi inopportunamente un Nascondersi - ma in verità è più un'esigenza narrativa: la loro stasi nei pressi dell'albero dura appena qualche secondo, il tempo di estrarre gli shuriken ed iniziare la scalata, un tempo troppo breve credo per essere considerata un'azione effettiva. In ogni caso, qual'ora la giudicassi inopportuna, modificherò senza problemi.
Per il resto, ho optato per questa scelta perchè credo fosse il modo più efficace per approcciarsi agli avversari, senza perciò rischiare di colpire il bambino o Tsukiyama: al momento dovrebbero distare qualche metro da loro, e ciò credo li renda difficili da colpire inavvertitamente da un attacco dall'alto, a differenza di un attacco con traiettoria orizzontale; nel qual caso, lui e Orinosuke sarebbero stati costretti a una manovra forse più ampia per ottenere una linea di tiro sicura, cosa che non avrebbe certo giovato al fattore sorpresa.
In ogni caso, queste sono state le mie considerazioni: sperando siano giuste, vediamo cosa riescono a fare 'sti due pischelli!
 
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view post Posted on 21/3/2017, 22:43     +1   -1
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Pur nella drammaticità delle condizioni che si prospettavano agli occhi dei due giovani shinobi, entrambi scelsero di perorare la causa e di gettarsi nella mischia per salvare il salvabile - non senza una rapida analisi della situazione, necessaria affinché potessero ottenere il miglior risultato al minor rischio possibile. Fu sufficiente un cenno del capo e qualche rapida indicazione gestuale perché si intendessero alla perfezione, focalizzando nelle loro menti spazio ed elementi da poter sfruttare per guadagnare un minimo d'effetto sorpresa; dunque scattarono silenziosamente verso i tronchi d'albero più vicini, ognuno avanzando per il lato opposto all'altro alla ricerca del proprio obiettivo.
Hakurei si diresse verso l'uomo che minacciava il bambino, mentre il compagno dagli occhi azzurri si fece più presso all'aguzzino della bella Tsukiyama, che stringendo i denti cercava di riguadagnare una posizione eretta dopo la botta subita impattando rovinosamente al suolo. Sembrava che nessuno di loro si fosse accorto della loro presenza, dunque furono liberi di attuare il loro piano e di uscire allo scoperto con due coppie di shuriken alla mano. L'azione si svolse congiuntamente, con un tempismo impeccabile da parte dei due giovani; tutto era nelle loro mani, e in quelle del fato. Gli shuriken lanciati da Hakurei durante la picchiata in direzione di quel vile sconosciuto trapassarono la sua figura come fosse composta d'aria, lasciandolo esterrefatto: quell'uomo non era reale ma frutto della loro immaginazione; mera sabbia negli occhi. Anche l'altro era una semplice illusione? Una volta atterrato, quei suoi occhi verdi cercarono la figura dell'amico. Presto lo agganciarono nell'atto dell'atterraggio, mentre i suoi shuriken si conficcavano in un tronco d'albero di fortuna ancora confuso fra le soffici volute bianche tipiche della tecnica della sostituzione. Quello che avevano di fronte era un ninja, piuttosto abile anche per essersi accorto dell'attacco dei nuovi giunti senza fare una piega; un avversario ben più pericoloso di quello che potevano aver immaginato.


Orinosuke, attento! NOOOO!!

Le grida disperate di Tsukiyama smossero il cuore di tutti, forse persino quello di Hakurei che inerme dovette assistere a quello spettacolo crudele e surreale; l'uomo misterioso era comparso in un guizzo alle spalle del compagno, mentre ancora egli cercava l'equilibrio sulle proprie gambe e, con una semplicità disarmante, lo prese per il capo e gli girò il collo, uccidendolo sul posto. Tsukiyama aveva le lacrime agli occhi, sconcertata e sconfitta nel vedere Orinosuke stramazzare al suolo privo di vita; Jurobei non si era ancora ripreso e Hakurei era solo a combattere fra sogno e realtà. L'aguzzino non diede però modo di ragionare, di metabolizzare: volse il capo verso il ragazzo dallo sguardo smeraldino e lo assalì, costringendolo a difendersi come meglio poteva.
Fu strano per Hakurei confrontarsi frontalmente con quel mostro, che sembrava intercettare ogni singolo attacco ancor prima che arrivasse a destinazione.. ma la cosa più strana furono i suoi colpi, severi ma mai letali. Tsukiyama era accorsa al capezzale di Orinosuke, in preda a una crisi; Jurobei ebbe qualche spasmo e si svegliò, pressando la testa all'altezza della ferita come nulla fosse; il bambino era rimasto immobile, a piangere. Qualcosa cominciava a non quadrare in tutta quella situazione, e fu in quell'attimo di distrazione che l'avversario ebbe il sopravvento e lo stese, bloccandolo al suolo con un tocco deciso ma che gli fece venire i brividi: aveva le mani fredde, morbide.. le mani di una donna, dal cui cappuccio fece capolino una piccola ciocca color cobalto.


Niente male, Hakurei.

Un sorriso benevolo e compiaciuto si delineò fra le ombre proiettate dal cappuccio scuro calato sul volto dalla pelle pallida, mentre la giovane donna allentava la presa sino a scioglierla del tutto. Per quanto sconvolto potesse essere, Hakurei avrebbe riconosciuto quella voce calma e cristallina che l'aveva guidato a ragionare solo qualche ora prima quella strana mattina, e quando finalmente ella fece calare il cappuccio tutto sembrò come un risveglio da un brutto sogno: Setsuna era sopra di lui, pronta ad aiutarlo ad alzarsi; Tsukiyama, Jurobei e il bambino scomparvero come trascinati dalla brezza, mentre Orinosuke si alzava da terra sgranchendosi le ossa e massaggiando il collo.

Mi dispiace averti messo di fronte a una prova così dura, ma dovevo farlo per capirti.. e per fare in modo che tu comprendessi te stesso e quello che conta per te.

Izumo Shimada spuntò da dietro uno dei tronchi più distanti, con i veri Jurobei e Tsukiyama al seguito. Erano piuttosto sconvolti e meravigliati da quello a cui avevano assistito da spettatori, come se non si aspettassero le azioni compiute dal compagno dal temperamento forse troppo menefreghista rispetto al loro, ma l'attenzione fu nuovamente dirottata sulla figura della bella Setsuna, il cui sguardo magnetico impreziosito dal byakugan tornò gradualmente ad essere quello di sempre - imperscrutabile, ma infinitamente buono.

Questa volta sei stato costretto a fidarti un po' più del tuo istinto; seguendo Orinosuke hai abbracciato una causa che non ti apparteneva solo per poter salvare i tuoi amici, che si erano cacciati in un grosso guaio.. ma nonostante tutto, nonostante tu avessi davanti Jurobei con una preoccupante ferita alla nuca sei corso a salvare il bambino. Hai rischiato la pelle per loro, senza fermarti a riflettere su te stesso e su cosa fosse meglio per te; come vedi, nemmeno i tuoi amici si aspettavano che tu accorressi in quella maniera.

Sorrise appena, immaginandosi le facce di Shimada, Jurobei, Tsukiyama e forse anche quella di Orinosuke esterrefatte alle sue spalle.




Il motivo per cui Shimada-sensei ti ha mandato da me era questo Hakurei; era trasmetterti un valore che si dica appartenga alla Foglia e che quest'ultima trasmette ai suoi shinobi da generazioni. Come vedi non ho fatto poi molto per mostrare al tuo maestro e ai tuoi amici che quel valore appartiene a te tanto quanto appartiene a tutti noi. Nessuno può cambiare quello che sei, e nessuno può pretendere di farti seguire una strada che non ti appartiene. E' stato questo il mio scopo, sin da principio: mostrarti una possibile strada e lasciare che fossi tu a decidere di percorrerla a discapito di un'altra, secondo il tuo libero arbitrio e il tuo modo di essere.

(Sapevo che saresti accorso, Hakurei.. sapevo che nonostante tutte le domande che una mente come la tua poteva suscitare avresti messo da parte te stesso per aiutare gli altri; lo sapevo perché l'hai già fatto, quel giorno fra le grida e il fuoco..)

Non credere che gli altri siano perfetti shinobi senza macchia e non lasciare che questo pensiero offuschi il tuo giudizio e la tua autostima. Il nostro lavoro comporta delle scelte, scelte che possono portare un compagno a morire, un innocente a venire divorato dal dolore per un calcolo errato. Abbiamo tutti le mani macchiate; anche voi, presto o tardi, sarete costretti a convivere con questo fardello. Voi mi vedete qui, presentata come una kunoichi impeccabile, eccezionale.. ma queste mani, per quanto delicate, sono macchiate di sangue.

Nessuno era perfetto, nemmeno lei; ammetterlo davanti al ragazzo dagli occhi smeraldini era un atto coraggioso, che non tutti avrebbero fatto. Sperava che quell'apertura, quella sincerità e quel senso di colpa che traspariva dalle sue parole - per quanto determinate potessero suonare - potesse indurlo a spezzare quel mito di shinobi perfetto che sembrava esserle stato cucito addosso. Era una ragazza, una persona; l'unica differenza stava nel suo istinto, nel suo impegnarsi nel voler migliorare le cose, nel non vedere più la sofferenza stroncare il cuore di qualcuno.

Segui il tuo cuore Hakurei; al di la di tutto questo e di tutte le convenzioni, quella è la strada da percorrere. E se mai avrai bisogno di un appiglio per ritrovare la via, mi troverai pronta ad aiutarti.

Quello era il fulcro della lezione, avvenuta con un imprevisto anticipo sulla tabella di marcia per Hakurei e forse in maniera anche un po' traumatica. Nessuno era perfetto, e nessuno poteva pretendere che cambiasse in qualcuno che non fosse; doveva seguire solamente il suo istinto, il suo cuore.. doveva essere se stesso e non badare a convenzioni errate e pregiudizievoli. Le sue azioni avrebbero scritto chi fosse come uomo e come shinobi, e quel giorno esse l'avevano portato a un atto d'altruismo che incarnava perfettamente quello che lui credeva estraneo a se stesso. Tutti loro, insieme, erano la Volontà della Foglia; doveva solo crederlo, e la bella Hyuga l'avrebbe aiutato alla stessa maniera in cui lui aveva aiutato lei e sua madre quel giorno, nell'intento di salvare il villaggio. Su questo poteva metterci la mano sul fuoco.



Finisce qui l'addestramento, che ho voluto improntare più sul lato psicologico che su quello delle botte da orbi. Fermo resta che puoi sbizzarrirti con il combattimento contro Setsuna (ho lasciato molto aperta la questione proprio per darti spazio, per rendere Hakurei protagonista fino alla fine); anzi devi farlo, anche perché ho cercato di guidare la realizzazione che qualcosa non va proprio durante lo scontro diretto. Fai il tuo ultimo post, impegnandoti come sempre e traendo le tue conclusioni sul finale e sull'impatto che le parole di Setsuna hanno su Hakurei.
In sintesi comunque - se vuoi inserirlo nel post tramite dialogo o tramite supposizioni - arrivato all'area del combattimento sei entrato in contatto con una genjutsu ad area ideata da Shimada sotto consiglio di Setsuna (era tutto stabilito, l'avrai intuito da te; essendo Shimada un jonin, chi meglio di lui per farvi cadere nella trappola con tutte e due i piedi); gli unici elementi veri all'interno delle proiezioni che si muovevano nello scenario partorito dalla mente di Hakurei erano Setsuna (tizio incappucciato n°1) e Orinosuke, che è rimasto al gioco fino alla fine inscenando pure la sua morte. Tutto questo sotto gli occhi di Tsukiyama e Jurobei, che pur dentro la genjutsu hanno visto tutto da esterni al fianco di Shimada. Non c'era nessun bambino in pericolo, nessun uomo incappucciato n°2.. solo Setsuna che voleva trascinarti in una situazione disperata per fare uscire il tuo istinto e dimostrare che non hai bisogno di nulla sotto quell'aspetto della "Volontà del Fuoco".
Spero che l'addestramento ti sia piaciuto, ti abbia stimolato e che io non abbia rovinato in qualche modo i tuoi NPC (ho cercato di giocarli lo stretto indispensabile proprio per evitare di cambiarli; adesso puoi giocarli tu tranquillamente). ^^
Lascia pure alla fine del tuo post un commento sul mio operato - seguendo lo schema classico di valutazione. Dopo il tuo ultimo post ti lascio la valutazione finale e i premi. =P
 
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view post Posted on 31/3/2017, 10:43     +1   -1
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"Cosa?"
Un attimo prima di cadere al suolo, il destino dei sui shuriken fu donato al suo sguardo.
"- una copia illusoria"
Un evento imprevisto, forse imprevedibile, che per poco non si tramutò - in virtù della sua mente spiazzata e vacillante - in un atterraggio scoordinato e rovinoso. O forse, più che imprevedibile, causa della sua eccessiva sicurezza a fronte di un'esperienza ancora acerba.
"Che sia alle mie spalle?"
Un pensiero immediato, ansioso e pulsante, palpitante sulle tempie, scaricato nella foga dell'azione quando sfoderò all'istante la lancia, non appena le sue gambe gli diedero la stabilità necessaria.
Nulla alle sue spalle. Ansimante, continuava a ricercare il segno di un nemico, ruotando su sè stesso con l'arma puntata innanzi. Uno sguardo fugace al bambino - dai suoi occhi poteva intuire che fosse sul punto di scoppiare a piangere: ebbe l'istinto di fargli un cenno di silenzio, ma qualcosa turbò i suoi propositi.
Una voce familiare, acuta e disperata, lo fece sussultare.

"Merda!"
Volse lo sguardo all'indirizzo delle grida, spalancando gli occhi e deformando la bocca in una smorfia disgustata, osservando Orinosuke freddato senza pietà.
Era là il nemico, quello vero, non la copia illusoria: il fato, nei suoi flussi imperscrutabili, era stato meno clemente col suo caro compagno.
Non lo colse il senso di colpa, nè la più debilitante disperazione - non poteva permetterselo, se voleva sopravvivere - quanto piuttosto il senso di un'assoluta impotenza: quel semplice pensiero, che solo per il più puro evento fortuito lui fosse scampato a quella fine, lo disturbò. Nello sguardo fugace alla figura del carnefice non ci fu collera, o desiderio di vendetta, quanto un quieto, malinconico senso di rassegnazione - come gli accadde poco tempo prima, durante la sua prova all'Eremo, avrebbe potuto pensare, ma stavolta con maggiore intensità: era inutile cercare di riparare al torto subito, in una situazione come quella, nè avrebbe avuto poi molto senso ai suoi occhi una possibile vendetta.
Non ha senso cercare di recuperare il passato - questo avrebbe avuto voglia di dire a Hina, se solo non l'avesse vista già abbastanza forte e fiera da non necessitare del suo supporto: non ha senso, è inutile. Tutto inutile.
Stanca, e logora, ecco il suo unico effetto: tutto il tempo che si passa cercando di recuperare ciò che si è perduto, è solo tempo sprecato. Più velocemente si riesce a metterci una toppa sopra, più in fretta si potrà riprendere il cammino, prima che arrivino i cacciatori di carogne.
Fu in un attimo, un flusso semi-cosciente, giusto il tempo necessario a scegliere di porre in atto i suoi propositi verso il bambino.
Almeno, così si augurava.
Improvvisamente, un'ombra scura fu al suo indirizzo: non ebbe tempo di reagire efficacemente - troppo veloce e rapida, e lui troppo debole e confuso; fece appena in tempo ad accennare una parata, la lancia portata istintivamente in sua difesa, insufficiente per evitare un violento calcio circolare.
Avvertì il fiato spezzato, poi l'urto della sua schiena con una superficie dura e ruvida - un albero, probabilmente - seguito dal doloroso, pesante ritorno a quella realtà in cui strisciava, giorno dopo giorno.
Un colpo del genere - si diceva, cercando di rialzarsi nel frattempo - portato con una tale esplosività, avrebbe dovuto debilitarlo molto più incisivamente.
Sì, avvertiva che, nonostante il dolore alla schiena permanesse, il suo corpo, benchè maltrattato, fosse ancora in grado di proseguire lo scontro.
"Forse gli allenamenti sono serviti a qualcosa."
Non c'era tempo di congetturare molto in tal senso, quanto sull'amara realtà delle attuali circostanze. Il bambino era ancora nei suoi pressi, ora in preda a un pianto disperato.
Una cosa tuttavia, in quel quadro generale, lo stupì: il bambino, seppur affranto e spaventato, restava fermo, immobile nella sua posizione.
"Scappa!" gli urlò.
"Mi senti? scappa!
Tsukiyama, aiutami!
" le urlò con forza, poco prima che il nemico fosse di nuovo al suo indirizzo.
"Cazzo!"
Sciolse i sigilli quanto più celere possibile, innalzando una barriera marmorea a sua difesa - protezione vana: bastò un colpo dell'avversario per mandarla in frantumi, come fosse una sottile lastra di vetro.
Una spinta di reni immediata, istintiva, lo portò lontano dal punto di frattura, scongiurandogli di essere travolto dai detriti della muraglia collassata.
"Tsukiyama, aiutami!"
La vedeva ancora ferma, immobile, sempre chinata e in lacrime, col corpo di Orinosuke tra le braccia.
"Smettila di piangere!" le urlò, quasi rabbioso: "Vuoi forse morire anche tu?"
Non ebbe il tempo di ricevere una risposta: il nemico fu subito al suo indirizzo. Nel nugolo di colpi che seguì, serrati e incessanti, ma col continuo sentore di un nemico sempre superiore alle proprie capacità, benchè si sforzasse di rimanere sul pezzo, concentrato, focalizzato sull'obiettivo, una vocina si faceva sempre più strada all'interno dei suoi anfratti cerebrali.
"Qualcosa non torna" si disse, continuando a rispondere a quei colpi violenti e serrati - ma in cui vi era qualcosa di strano, quasi di scolastico, troppo puliti per rientrare a pieno titolo tra i colpi di un combattimento all'ultimo sangue.
"Il bambino - e Tsukiyama.
Sembra quasi che non mi sentano; che non possano sentirmi.
"
Il combattimento proseguiva, senza che lui potesse minimamente scalfire le difese del suo avversario - preciso e fulmineo nella risposta ai suoi colpi - ma al contempo senza che questi potesse prendere a sua volta il sopravvento; un frangente che gli donava sempre più, col passare dei secondi, il sentore dell'impotenza - anzi, forse qualcosa di peggio: era come se il suo avversario stesse, volutamente, consapevolmente, maliziosamente giocando con lui, come sogliono fare i gatti coi piccoli roditori inermi.
"Possibile" gli veniva da pensare, nel frattempo, ripensando a quello scenario, a quelle reazioni paradossali e irreali: "Che siano sotto l'effetto di un'illusione?"
Dei movimenti, colti improvvisamente alla sua destra, con la coda dell'occhio: Jurobei, lentamente, si stava rialzando. Era vivo, stava bene.
Forse troppo bene, pensò improvvisamente, osservandolo rialzarsi con tale noncuranza che sarebbe stato arduo per un osservatore esterno riscontrare i segni di un recente mancamento.

Così, alla tenue avvisaglia del sollievo, seguì di colpo il bagliore spaesante della constatazione.
"O che sia io...?"
Non riuscì a terminare quel pensiero: in un istante, si ritrovò al suolo, bloccato e inerme. Aveva le mani fredde, gelide, eppure lisce, morbide; era da tempo che non sentiva quella sensazione sul suo collo, da anni forse, quelli della sua infanzia ormai sfuggente.
Confuso e turbato, di quell'enigmatico, oscuro telaio che gli si parava innanzi, parve scorgerne l'accenno di una trama: una piccola ciocca cobalto scivolò giù dal suo cappuccio, adagiandosi lungo la spalla.
Un flebile riflesso illuminante, subito splendente quando si complimentò con lui, con una voce quel giorno familiare.
La vedeva sorridente dai tenui riflessi sotto la sua copertura, e quando si alzò, scostandola del tutto dal suo viso, Setsuna gli porse la mano, invitandolo ad alzarsi.
Ancora teso e ansimante, pervaso dalla recente, potente scarica di adrenalina, allungò lo sguardo al di là della sua figura, per un istante: il bambino sembrò dissolversi al soffio del vento che ora animava gli alberi alti e orgogliosi come lo sfarzoso tappeto verde al di sotto, quasi fosse segno ulteriore di alterigia; e così Tsukiyama e Jurobei - solo Orinosuke si scostò da quel disegno. Lo vide presto puntare lo sguardo su di lui, quasi divertito.
"Cosa vuol dire?" le chiese a quel punto, afferrando la sua mano: "Perchè mi hai fatto questo, Setsuna?"
Non sentì di aver compreso appieno la sua risposta; poi un disegno iniziò a delinearsi. Il maestro, Jurobei e Tsukiyama adesso lo fissavano, palesatisi da uno dei tronchi in lontananza. Gli parve di scorgere un moto istintivo dei suoi compagni, pronti ad accorrere al suo indirizzo, ma frenati presto da un cenno di Izumo; forse, pensò, voleva che lui e Setsuna restassero soli, in quel frangente.
Probabilmente, c'era anche lui dietro quella mimesi, quella rappresentazione donata al suo sguardo in quegli istanti concitati: lui sapeva - o forse, ne era addirittura l'artefice.
Setsuna gli parlava frattanto con tono pacato e sereno, reso tale forse, con maggiore intensità, anche dalla splendente bianchezza di quegli occhi - a cui, a dire il vero, sentiva gradualmente abituarsi, sempre più.
Forse è così, è naturale: anche del fenomeno più straordinario, della casualità più improbabile, dell'oggetto più raro, venendo meno la seconda qualità di questi ultimi, veloci si apprestano alle porte sicure e ornate del quotidiano, del già noto. Li si vede, nel bene o nel male, confondersi tra le nubi dell'abitudine.
"Bhe... qualcuno doveva pur farlo: no?" le rispose, con un sorriso forzato, ancora turbato dal recente sforzo, fisico e mentale, in cui era appena incorso.
"Già" si disse: "I deboli devono morire: certo. Ma Sousui, Urako, l'Eremo tutto a dire il vero, hanno dispiegato al mio sguardo un ordito diverso, più contorto, meno semplicistico.
Nessuno è un'isola, infondo: moriamo soli, su questo non c'è dubbio, ma viviamo sempre in mezzo agli altri. Anche se gli individui più deboli di una comunità perirebbero se isolati, tra gli oscuri pendii delle montagne fredde e ostili, non sarebbe loro motivo di imbarazzo o ignominia se, riconosciuti utili da una comunità, approfittassero del suo calore e della sua protezione. Uno scambio equo, alla fine: un ulteriore artificio adatto alla sopravvivenza.
"
Lo sguardo più sottile, sempre attento alle parole di Setsuna, trovò il raffronto empirico alle sue supposizioni: il maestro era sempre stato d'accordo. Non che fosse strettamente necessario saperlo, a dire il vero, anche per una mente ossessionata dall'esattezza scientifica come la sua.
Era vero, Setsuna aveva ragione: lui era parte di quella comunità, che ne condividesse gli ideali per scelta o contingenza opportunistica, per mero impegno preso o per sposarne pienamente l'ideologia. Che ne fosse stato consapevole o meno, che la cosa gli piacesse o lo turbasse, lui faceva parte di quel fuoco; un fuoco simile a quello dell'Eremo, per certi aspetti - anche se il primo sposato forse con troppa immaturità e inesperienza, e quest'ultimo invece per puro atto cosciente - come gli aveva sottolineato Sousui.

Sousui. Gli sovvennero proprio in quel momento le sue parole, quando Setsuna pareva aver portato quel discorso sul filo di una pacata, impercettibile sfumatura confessionale.
"Forse non serve essere così buono e retto, per poter svolgere adeguatamente il mio lavoro."
Non sarebbe stato così difficile adattarsi per lui, integrarsi nel futuro della Foglia: Sousui lo diceva, e ora lo stava riconfermando quella ragazza gentile e serafica.
Che quel futuro coincidesse realmente col suo, questo solo il Dio-tessitore, che nel suo tessere incessante le trame del Mondo ne viene assordato egli stesso, e allo stesso modo assorda ogni orecchio mortale, poteva saperlo.
Un debole cenno di assenso a Setsuna, gli occhi ora sereni - passati ormai gli ultimi residui delle fatiche appena sostenute - addolciti da un lieve sorriso, presto portati all'indirizzo dei suoi compagni.
In ogni caso, ormai c'era dentro: doveva ascoltare Sousui, non poteva far altro che entrarvi pienamente, anche se forse, nella natura più genuina del suo spirito, non gli sarebbe mai appartenuto pienamente.
"E in fondo, il calore di questo Fuoco - " pensò, spostando gli occhi lungo tutti gli astanti lontani: " - Non è poi così male."

CITAZIONE
Pensavo di finire ieri sera, ma questo post è stato ancora più difficile di quanto pensassi - le possibilità di poter cadere in fallo nell'interpretazione del personaggio le trovavo veramente elevatissime, e infondo, quando ho scelto la tua Setsuna come sensei, sapevo che sarei incorso in situazioni del genere.
Lo sapevo e mi stimolava l'idea, ma andiamo con ordine, anche per effettuare una valutazione adeguata.
Hakurei aveva già un carattere particolare prima ancora della quest talento, frutto anche dei tanti orrori che ha visto e ne hanno prematuramente temprato il carattere (ha vissuto il disastro di Yonogakure, bruciando materialmente lui stesso, e ha vissuto la prima Epurazione, oltre al celebre attacco a Konoha che lo ha visto partecipe successivamente) e dunque già allora immaginavo delle situazioni psicologicamente impegnative da rendere; tuttavia questa cosa, anche sfuggendo di mano a me stesso, dopo quella quest focale è diventata molto più forte e incisiva di quanto avessi mai immaginato in precedenza - è proprio vero che i personaggi sono sempre più intelligenti dei propri autori, e noto che nelle storie scritta a più mani come nei forum questo è ancora più evidente.
Hakurei, seppur Setsuna fosse - giustamente - una coprotagonista, l'ho sempre visto centrale: ho apprezzato fortemente la cura che hai mostrato verso il suo background, con una minuzia veramente rara, e il grande rispetto che, pur mantenendoti sempre fedele all'interpretazione di Setsuna, hai sempre mostrato verso il mio personaggio, senza mai forzarlo oltremodo, e verso tutta la miriade (troppi, davvero, ora che sono un po' più pratico me ne rendo conto...) di PNG che gli ruotano intorno.
Mi ero già preparato al fatto che, da questo addestramento, Hakurei avrebbe dovuto in parte rivisitare se stesso - non era possibile per lui restare ancora a Konoha, altrimenti - ma il modo in cui hai permesso questo "passaggio" è stato veramente delicato nella sua natura traumatica (sembra un gioco di parole, ma credo di aver reso il concetto - spero!)
Gli eventi all'Eremo, i vari vuoti interni al suo BG che ho dovuto colmare in preparazione a questa role hanno forse aiutato, ma perchè ciò si materializzasse era necessario che tu fornissi gli spunti giusti e accorti - a mio parere, non era per nulla un compito facile neanche per te come master.
Insomma, che dire: soddisfatto appieno!

Coinvolgimento personale: 10

Ci eravamo già accordati su un ritmo post moderato, e anzi, molte volte sono stato io a rallentare, come in questo caso. Sarei scellerato a non tener conto di questo.

Tempistiche: 10

Come penso tu possa immaginare, Setsuna sarà una figura molto importante nel futuro di Hakurei, a prescindere da dove questi lo porterà.
Per il prossimo addestramento o, se le occasioni dovessero richiederlo, magari in una libera, sarò ben felice di approfondire ulteriormente questo legame, e spero che anche per te la cosa sia gradita, a prescindere dal legame "sensei-allievo": spero che anche per la tua Sestuna tu possa, in piccola parte, trovarla stimolante.
Questo è quanto: in futuro, forse, penso che per Hakurei calzerebbe bene la via medica - ma se ne parlerebbe a partire dal chunin, quindi fra un bel po' di tempo vedendo i miei ritmi!
Tieniti dunque pronta per una quest medica: ci si "vede", e grazie davvero :)


Edited by Jöns - 31/3/2017, 15:07
 
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view post Posted on 1/4/2017, 11:37     +1   -1
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CITAZIONE
Sono felice di essere riuscita a coinvolgerti a tal punto, anche perché ammetto candidamente che non è stato molto facile gestire il tuo Hakurei. Avevo sempre la paura di forzarlo; certo non è un personaggio facile da gestire, e lo sapevo sin da quanto ho preso in mano la situazione, quindi ho voluto lasciare ampio margine di scelta ogni volta - cercando di direzionare e non di costringere. Ma passiamo ai voti ufficiali, che sono più esplicativi. ^^

ROLE: 10
Hakurei, come dicevo poco sopra, è un personaggio complesso (nel senso buono del termine) e nessuno all'infuori di te potrebbe dargli quell'impronta riflessiva e a tratti filosofa che rende il PG ciò che è. Ho apprezzato tantissimo che l'hai mantenuto su una linea guida, senza scadere nel dare ragione a Setsuna cambiando i suoi pensieri - quello era un errore molto facile da fare, ma tu sei stato in gamba. Mi piace vedere Hakurei crescere piano piano, col suo ritmo, coi suoi pensieri; pensa diversamente, ma non scredita l'altro per i suoi ragionamenti - cerca sempre di inglobarli per un ragionamento più ampio se vogliamo. Bravo, bravo e ancora bravo.
SCRITTURA: 9.5
Solo per degli errorini di frettolosità (si contano sulla punta delle dita) che rendono un po' pesante la lettura; hai uno stile particolare e perdere il filo del discorso è molto semplice - soprattutto per chi non è avvezzo a seguire frasi molto articolate. Al di la di questo comunque scrivi divinamente, quindi giusto quello 0.5 in meno perché il 10 è la perfezione assoluta insomma.
STRATEGIA/APPROCCIO: 10
Nulla da dire sull'approccio strategico, dove hai ragionato benissimo e hai cercato di sfruttare quello che avevi come potevi per crearti almeno un minimo di vantaggio.
CONOSCENZA DEL REGOLAMENTO: N/A
I calcoli sono il male.

VOTO MEDIO: 9.8 (Bene)

In sintesi sei andato alla grande! Ti assegno:

PT/PA/PS: 2
Exp Add. Base con PG-Sensei: 330 (Bene) -20% (Add.su PA/PT/PS) = 264 P.ti Exp su cui puoi calcolare i pesi


Quando vorrai sono a tua disposizione, sia per una libera che per un nuovo addestramento; è stato un vero piacere ruolare con te e con il tuo Hakurei. ^^


Edited by ~Angy. - 1/4/2017, 13:11
 
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view post Posted on 12/7/2017, 22:01     +1   -1
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Ottimo lavoro. Una trama piena di colpi di scena, un modus operandi originale di Setsuna quello d'insegnare. Non avevo mai letto una sua role e ora più che mai penso sarò lieta di farla conoscere a Ying (e chissà, un giorno pure Hakurei). xD
Nulla da dire sulla scrittura, uno stile alle volte prolisso, forse un po' troppo soffermato sulle descrizioni, ma difficilmente noioso.
Anche sugli npc nulla da segnalare.

A te dunque tanti polli Amadori:

Tempistiche (jons): 10

Coinvolgimento personale (jons): 10

Trama e Impostazione: 10

Scrittura: 10

Ambientazione e Caratterizzazione NPC: 10

Voto Medio: 10 (+)


Edit: eeee va beh, ma sugnu scurdata ca ri soldi nun t'i debbu dari!

Edited by ~Angy. - 14/7/2017, 21:06
 
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