Sembri mio padre. Se la ridacchiò dopo la spiegazione di Shi per quella sottospecie di tappeto che aveva in faccia. Tappeto sì, perché non era una barba così lunga da poter dire che il Procione si era staccato dalla testa, migrando sul volto, ma abbastanza da coprire la pelle del ragazzo con uno strato di peluria omogeneo, senza macchie. Ah, non quello vero ovviamente. Si affrettò ad aggiungere. In quel caso sarebbe un insulto.
Al ragazzone la barba non stava male, alla fine. Se fosse stato Yu a farsela crescere, sarebbe davvero stato da ridere. I nomignoli sarebbero piovuti a catinelle ancor più di ora e poi, francamente, non si vedeva proprio con la barba. Na, meglio lasciare a Shi quell’esclusiva. Magari in qualche missione sarebbe stata utile! Sembrava decisamente più grande anche senza usare la tecnica della trasformazione. Un buon risparmio di chakra, quanto meno. Sul figurone accennato dall’amico aveva qualche dubbio, ma…non erano affari suoi.
Cosa ne pensasse Urako era ancora un mistero. Non si era espressa in proposito, anzi si era espressa proprio poco in generale. Non che fosse così strano per la ragazza, eh. Non era una gran chiacchierona, però in quel caso aveva dato davvero il meglio di sé! Se fra un po’ si fosse messa a parlare a monosillabi, erano proprio apposto. Non osava pensare come dovesse sentirsi Shi di fronte a quella reazione. Per quanto riguardava lui, invece…beh praticamente era come se si trovasse in mezzo a due fuochi. Non poteva dare ragione o torto a nessuno dei due, cercando di restare imparziale e mantenere un comportamento per lo più normale, nonostante fosse a conoscenza della situazione. Aveva parlato con entrambi, ma non aveva rivelato né all’amico, né a Urako, di averlo fatto. Una bella merda.
Certo, c’era di peggio eh, ma non era che si sentisse proprio a suo agio. Tanto più che se quell’atmosfera si fosse protesa per tutta la missione, apriti cielo! Non è che gli andasse tanto di fare quello che stava in mezzo, tanto meno aveva intenzione di invischiarsi troppo in quella storia - anche se doveva ammettere di esserci già dentro un bel po’. Reggere il moccolo era un mestiere che non gli piaceva proprio. Avrebbe preferito trenta volte sparire da lì, in quell’esatto istante, e lasciare che si arrangiassero da soli. Non era certo la loro balia.
Infatti, stava quasi per proporre di avviarsi verso l’area d’attracco - non gli andava proprio di ritardare, visto i personaggi nerboruti con cui avrebbero avuto a che fare - quando Shi lo precedette, avvisandoli di voler mostrare loro una cosa.
E ora? Che cosa si inventerà?
Nonostante il leggero fastidio che si stava insinuando nel Rosso per la situazione ben poco appagante, fu inequivocabilmente incuriosito dal ragazzone. Lo vide infilare la mano nel kimono per prendere qualcosa, estraendo un pastello a cera nero. Lo sguardo ammiccante di Shi, venne ricambiato da uno piuttosto confuso di Yu, che piegò la testa di lato in attesa di capire che cosa stesse cercando di fare, gli occhi verdi attenti e concentrati su quell’arnese apparentemente fuori luogo tra le mani della persona che lo reggeva.
Fu a quel punto che il moro iniziò a tracciare delle linee nel vuoto. Nel vuoto, sì! E quelle stavano lì, come se fossero state fatte su di un foglio di carta. Era evidente centrasse il chakra, ma, detto tra noi, a Yu poco importava. Semplicemente era rimasto incantato nell’osservare i tratti un po’ maldestri ed imprecisi di Shi prendere piano piano forma e consistenza. Sembrava il disegno di un bambino, di quelli che facevano i suoi fratellini, ma il fatto che fosse fatto a mezzaria e che se ne restasse lì, impresso nel vuoto era qualcosa di davvero straordinario! Gli occhi smeraldini del Rosso si colmarono di meraviglia quando, finalmente, quello schizzo fu terminato e proprio non trovò modo di prendere in giro Shi. Aveva disegnato un procione. Un po’ grezzo, non proprio colorato benissimo e con delle proporzioni imperfette.., ma si capiva che fosse un procione. E lo aveva fatto con i pastelli che, a quanto pareva, gli aveva regalato Urako. Era davvero figo, non capiva bene come funzionasse, ma il risultato era ammirevole. E poi era chiaro che il ragazzo stesse cercando, in tutti i modi, di far sorridere la loro compagna. Un po’ come aveva fatto con lui, quel giorno di qualche tempo prima, al sushi bar.
Si avvicinò all’opera tenuta in mano dall’amico, per osservarla da vicino, ma anche per avvicinarsi al ragazzone quanto bastava per sussurrargli qualche parola udibile solo da lui. Non si piegò verso l’orecchio, rimase in piedi, appena chinato, mentre toccava con mano l’oleosa creaturina che Shi reggeva con una certa fierezza. Un sorriso sincero, per nulla ostile, ad illuminargli il viso.
Se ti sento dire ancora che sei una brutta persona, ti prendo davvero a pugni, Shi.
Messaggio recepito o no, poi tornò al proprio posto, lasciando che il proprietario di quella simpatica creaturina, se la portasse sulla testa tutto sorridente. Era già lampante che avesse fatto tutto quello per rallegrare un po’ Urako, ma fu praticamente ovvio quando dalle labbra gli sfuggirono un paio di parole di troppo. O magari no? Magari sarebbero state quelle che avrebbero permesso loro di affrontare quella C tranquillamente, evitando conflitti interni alla loro stessa squadra. Sarebbe stato davvero bello se fosse stato così.
Quella era la prima volta che lavoravano tutti assieme. Di suo, Yu aveva avuto a che fare sia con Shi che con Urako in missione, ma mai con entrambi contemporaneamente. Sapeva di potersi fidare di loro separatamente e, il fatto di ritrovarseli in team, gli aveva dato un gran conforto, tanto che quando gli era stata consegnata la missiva era stato contentissimo. Però quel loro problema poteva veramente rovinare tutto. Così come anche il suo problema aveva rischiato di bloccarlo per un tempo indefinito. Aveva avuto bisogno di aiuto, esterno certo, ma l’aiuto maggiore era arrivato da è stesso. Anche se “aiuto” non era proprio la parola adatta.
Lui aveva fatto quello che poteva per quei due. Li aveva ascoltati. Ma adesso dovevano reagire da soli. E sperava davvero lo facessero presto! Perché se avessero continuato così ancora a lungo, non avrebbe retto. Nossignore.
Lasciò quindi ai due il tempo necessario per concludere quell’ultimo scambio, prima di aprire bocca nuovamente.
Che ne dite se, intanto, ci avviamo? Preferisco mille volte un Perito isterico, ammise, ma solo Shi avrebbe capito l’antifona che una ciurma di marinai nerboruti e incazzati per il nostro ritardo.