| Mentre Makoto ancora era in trance e cercava di capire se ci fosse qualcuno ad aspettarci nella tenda, feci il punto della situazione. Pensai che probabilmente non avremmo trovato trappole nel cammino dal punto in cui ci trovavamo fino all’ accampamento, ammesso che il nostro contatto fosse lì, ma non era questo il pensiero a tormentarmi. Era sempre quell’ odore di vento e sabbia a preoccuparmi, sentivo che qualcosa stava arrivando ma non capivo bene che cosa. Hikari sembrava più agitato di me. Essendo lui un’animale aveva quel sesto senso per percepire i pericoli imminenti che solo i quattro zampe come lui avevano. Io , nonostante tutto , non aveva ancora appreso bene quel mistero della natura e mi limitavo ad ascoltare il mio compagno, avevo totale fiducia in lui. Mentre ancora parlavo con Makoto, esposi finalmente i miei dubbi "Si, qualcuno dovrebbe esserci nella tenda, forse il nostro maestro ma …. È in arrivo qualcosa, non riesco a capire che cosa ma preferirei spostarmi da qui ed entrare nella tenda " Hikari si mostrò d’accordo con me abbassando la testa e starnutendo un attimo a causa della sabbia entratagli nel naso e negli occhi. Sembrava buffo ma poi mi accorsi della cosa strana ; non era lui che si era abbassato troppo e si era immerso nella sabbia , era la sabbia che gli era arrivata contro improvvisamente. Alzai la testa perché l’odore sconosciuto improvvisamente si era fatto più forte e più intenso. Questo perché si era avvicinato a noi. Ora l’aroma di vento e sabbia non era solo distante, era intorno a noi. Se dovessi descrivere cosa è il sesto senso, questo momento lo rappresenterebbe alla perfezione; percepire un pericolo talmente velocemente da non riuscire ad avvertire i miei compagni, sentire l'urlo del Senju da troppo lontano, poi essere colpito alle spalle da una forza invisibile e naturale e cadere. Mi ritrovai i pantaloni, le scarpe e i capelli pieni di dorati granelli. Cercai di ignorare il fastidio . Chiusi gli occhi e mi coprì la testa con le braccia nude. Sopra e tutto intorno a me infuriava una tempesta, una tempesta del deserto, composta solo di sabbia perché non c’era null’ altro in quella vastità. Vento e sabbia, quella cosa era giunta a noi e ci stava attaccando come una bestia. Non mi sembrava neppure una qualche tecnica di Suna, era solo la natura , madre gentile e generosa ma anche assassina più pericolosa di qualsiasi tecnica. Lo sentivo, potevamo morire in quel casino di sabbia. Il mio pensiero, non appena toccai il suolo fu il solito, sempre quello "HIKARI !" urlai, mi importava più di lui che del Senju o del Uchiha. Dovevo aiutare mio fratello. Nonostante il vento fosse come un pesante macigno che mi rendeva difficile muovermi , riuscì comunque a strisciare in cerca del mio lupo. Allungai la mano per cercare la sua zampa o il suo pelo. Provai comunque ad annusare l’aria per cercare il cagnolino. Il vento portava un sapore secco e bollente, l'aria tagliava le carni, ma la furia vorticante della tempesta non poteva impedirmi di cercare il mio migliore amico. Ma non fui io a trovarlo, fu invece lui per primo a toccare con la sua zampa la mia mano. I suo artigli affondarono nella mia carne per non perdere la presa . Io, con tutta la forza che avevo , riuscì a l contrastare quel vento imponente, a rotolare e ad avvicinarmi a lui per cingerlo con le braccia e proteggerlo in un guscio fatto col mio corpo. Finalmente il mio cuore e la mia mente trovarono per un momento pace in quella confusione e la preoccupazione passò. Riuscì a trovare il coraggio per aprire un attimo gli occhi e cercare lo sguardo dei miei compagni. Riuscì ad intravedere solo le sagome e le forme indistinte di Reiki e Makoto. Provai ad urlare chiamandoli ma le mie parole si disperso nel vento con la sabbia e col calore dei quella tempesta. Sentì che la sabbia non vorticava solo attorno a noi, ma anche sotto di noi. La duna si stava muovendo, il deserto stava cambiando. Provai con la mano che non teneva Hikari ad aggrapparmi al suolo ma era come voler afferrare una nuvola. Sentì la sabbia sfuggirmi dalla dita mentre il vento scuoteva il paesaggio intorno a noi e lo mutava di nuovo. L’aria calda era talmente forte che sentì che muoveva anche me, come se non fossi null’ altro più che uno dei tanti granelli dorati. Provai ancora ad agganciarmi al terreno ma era tutto vano. Come se ci fosse un gigante a prendermi e a trasportarmi , fui trascinato in giro per il Paese del vento ma non lasciai neanche per un momento Hikari. Lasciarlo significa lasciare la mia stessa vita. Mi ritornò in mente quando con mia sorella giocavo a fare la lotta, quando ancora ero piccolo e lei era già il mio modello di riferimento. Quando sul suo letto io mi divertivo a provare e tirarle calci e pugni e le mi faceva il solletico , mi lanciava in aria e mi trascinava per i piedi, esattamente come in quel momento. Nel ricordo sentivo il calore della famiglia, nel presente il calore del deserto e fu in quel calore che mi ripresi. Sentì la lingua ruvida e bagnata di Hikari toccarmi il viso e d’istinto alzai di colpo la testa. Mi ritrovai quindi all’ aria aperta, libero dal mucchio di sabbia che mi copriva. Hikari, essendo abituato a scavare la terra con gli artigli, uscì subito dalla duna. Io feci un po’ più fatica ma facendo leva con le braccia riuscì a tirarmi fuori. La luce del sole mi colpì in pieno e stremato crollai a terra. Vidi che anche i miei due compagni stavano uscendo dalla sabbia, deboli ma ancora vivi. Questo riuscì a strapparmi un sorriso. "Si, stiamo tutti bene, è questa la cosa più importante" Sentì uno zampettare sulla sabbia e capì che Hikari si stava un attimo allontanando. Mentre ero ancora disteso sul morbido tappeto sabbioso a riprendere fiato, lo vidi scavare in qualche punto assieme a Makoto. Mentre mi alzavo capì cosa stavano cercando, o meglio chi ; una ragazza dai capelli rossi. Per un momento pensai che fosse Fuijie, uscita dal villaggio per essere la nostra addestratrice ma colpita anche lei all’ improvviso da quell’ evento catastrofico naturale. Ma quando vidi che non aveva le zanne rosse tipiche del mio clan capì che si doveva trattare di qualche altra ninja di Suna. Diedi una mano a Reiki ad alzarsi mentre Makoto la interrogava, Hikari la guardava in modo aggressivo, pronto a scattare da un momento all’ altro. " Buono Hikari" li dissi avvicinandomi. Se il cane a primo pelo non si fidava di lei doveva avere i suoi buoni motivi, Hikari nonostante tutto aveva un odorato più sviluppato del mio e percepiva un qualche odore sulla ragazza che doveva portarlo a guardarla male. Mi avvicinai a Makoto per dargli supporto, se la rossa era davvero nostra nemica dovevamo restare uniti. " Sei di Suna ? " chiesi con aria di sfida ma prima che il discorso proseguisse Makoto prese nuovamente in mano la situazione , distribuì ad ognuno un compito e affidò a me uno strano seme che a suo dire era in grado di segnalarli la mia posizione. Rimasi un po’ sorpreso e confuso da quello strano artefatto che improvvisamente mi trovai in mano " Ehhh, va bene. Io e Hikari cerchiamo cibo, radici o qualsiasi altro segno di vita." e mangiai il seme. Feci una faccia strana, sapeva di terrà e acido ma sentì come un piccolo chakra attivarsi nel mio stomaco. Prima di allontanarmi mi avvicinai a Reiki. Passai vicino al cumulo di legno che il Senju aveva evocato e quindi passai accanto alla sconosciuta. Mi parve che mi stesse guardando essendo l’unico senza maglietta, forse osservava il mio fisico “Ciao" le dissi con tono sarcastico " Se ti do tanto fastidio senza maglietta, perchè non mi dai la tua ? " dissi per prenderla in giro ma una volta raggiunto l’Uchiha tornai serio e li bisbigliai " Tienila d’occhio, non mi fido di lei". Io e Hikari cominciammo a percorrere le nuove dune appena formatesi e solo in quel momento mi resi conto di quanto il paesaggio fosse cambiato e di quanto fossimo lontani dal Villaggio della sabbia che prima sembrava così vicino. " Dov’è Suna … ci… ci siamo persi Suna!" dissi in un attimo di smarrimento e panico ma cercai di mantenere il controllo. Dovevo cercare cibo, altrimenti saremmo tutti morti di fame. Non ero un leader ma gli altri dipendevano da me comunque, non potevo permettermi di fallire, dovevo dare il meglio di me come sempre. Con l’’aiuto di Hikari iniziai a cercare tracce e odori di qualsiasi cosa potesse essere commestibile. " Tu vai da quella parte " dissi e ci dividemmo, ma non troppo. Riuscì a trovare delle erbacce e qualche radice secca che la tempesta aveva in qualche modo rivelato, non conoscevo la flora del Paese del vento e quindi non sapevo se fossero commestibile o meno , al limite le avremmo usate come esca e legna per il fuoco. Dopo essermi riempito lo zaino di erbe del posto cercai Hikari e lo vidi che seguiva un grosso lucertolone color de rame. "Bravo , bloccalo ora". Il cucciolo di lupo lottò un attimo col rettile e quando lo prese per la coda fu allora che trafissi la lucertola con un kunai. In un attimo quell’ animale del deserto divenne la nostra cena "Ottimo lavoro amico " dissi mentre estraevo l’arma di ferro e ponevo la lucertola nello zaino “ adesso troviamo cibo anche per gli altri". Passammo un po’ di ore a cercare vari animali e cosi striscianti che si potevano trovare in quella desolazione sabbiosa ; insetti, lucertole e serpenti. Quando si ha fame non si bada a cosa si mangia, è una delle leggi della natura che conoscevo piuttosto bene. La tattica era semplice; io tiravo i kunai e ceravo di centrare subito i nostri obbiettivi in movimento, Hikari si saltava addosso e li mordeva alla gola. In breve, lui aveva i denti sporchi di sangue e pure la pelliccia, io i kunai e le mani. " Ok, direi che così basta, torniamo dagli altri" lui annuì. La notte e il fresco stava calando in fretta, tanto quando il sole, quindi non mi dispiacque andare verso la fonte di luce e calore che era il fuoco di bivacco, punto cardinale del nostro gruppo. Reiki ce l’aveva fatta. Mentre ci avvicinavamo al resto del gruppo mi venne un dubbio "Hikari, noi siamo riusciti a catturare alcune creature , ma molto sono velenose e ce ne possono essere anche di più pericolose e grosse. Dobbiamo proteggere la nostra duna, marchiarla" il lupachiotto capì cosa intendevo dire, fece l’occhiolino e cominciò ad orinare intorno alla base della duna su cui stavamo. Anche io feci lo stesso. Era una pratica un po’ disgustosa ma comunque utile per allontanare altri animali, l’avevo imparato da altri ninja Inuzuka esperti. Finalmente mi ricongiunsi con gli altri , mi sedetti vicino a Makoto mentre Hikari sfilava davanti a tutti,mostrando con orgoglio la sua preda catturata personalmente ; nella bocca stringeva un grosso e lungo cobra morto, ed era pronto a mangiarselo. Aprì la mia sacca e mostrai il mio bottino " Bene ragazzi, non è il massimo ma è tutto quello che abbiamo trovato; erbe e radici, oltre a qualche scorpione, rettile e serpenti e pure rane. Nessuno coyote, mi spiace, ci speravo pure io, e nessun segno di vita attorno a noi. Per evitare di essere attaccati di notte da chissà quale animale, io e Hikari abbiamo marchiato il territorio, non so se mi spiego" e feci l’occhiolino alla ragazza dai capelli rossi. Dovevo capire chi fosse la nuova arrivata.
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