Volantinaggio, Autogestita Missione D #3 Honami Yotsuki

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view post Posted on 7/12/2016, 00:32     +1   -1




Legenda
"Parlato Honami"
*Pensato Honami*

"Ricordi"
"Parlato Yuiko"
"Parlato Gaito"
"Parlato Miharu"
"Abitanti"


Volantinaggio



Erano passati diversi giorni dall'incontro con la Raikage. Piano piano Honami cominciava a riprendersi. Le dita avevano smesso del tutto di far male, fisicamente, ma erano un peso che doveva portarsi dietro per tutta la vita. Aveva cominciato a rendersi conto in che senso quella punizione era un monito per il futuro: indelebile, quanto severo. Aveva provato a compiere qualche sigillo; le sue mani si muovevano veloci, ma quando il mignolo avrebbe dovuto fermare la mano, la presa le scivolava, rendendo vana la sequenza; era impacciata, innaturalmente impacciata.

Non aveva voluto parlarne con i genitori. Il fatto che lei e i suoi compagni fossero andati in ospedale dopo la punizione aveva fatto parlare molto tra le corsie e i suoi scoprirono in quel modo cosa le fosse successo. Non sapeva cosa si dicesse di lei o degli altri tre Genin per Kumo, ma la paura di essere giudicata le impediva di uscire oltre i confini del giardino.

I genitori la spiavano da dietro le tende di casa durante tutti i suoi tentativi, ma ogni volta che provavano a parlarle, lei evitava il discorso. A cena prendeva il piatto con il cibo e correva in camera. Stava evitando l'inevitabile, ma la ferita - mentale e fisica - era troppo fresca perchè potesse affrontarli. Ogni volta che per puro caso le passava in mente la folle idea di parlare con il padre, le tornava in mente il loro combattimento ai Campi d'allenamento e ciò che l'uomo le aveva detto.

"Non puoi fare sempre di testa tua. Ci sono momenti in cui non puoi disobbedire agli ordini. Uno Shinobi deve essere pronto a tutto, in qualsiasi momento. Honami, gli ordini sono ordini"



Già. Gli ordini erano ordini. Peccato che lei non avesse disubbidito a nessun ordine di proposito. Ma questo l'avrebbe potuto dire al padre? L'avrebbe mai davvero presa sul serio? Era una scusa, una giustificazione come aveva urlato loro Reisei. Forse lo aveva ferito nell'orgoglio, forse si vergognava della figlia. Non aveva seguito i suoi insegnamenti e si era trovata nei pasticci, come mille volte lui e la moglie le avevano detto. Non ce la poteva fare. Aveva persino quasi rinunciato al sogno di voler diventare un Medico: voleva con tutto il cuore aiutare Kumo in quel senso, ma non avrebbe mai potuto chiedere al padre di allenarla dopo tutto quello che era successo.

Un giorno però, l'inevitabile accadde. Se ne stava in camera, sdraiata sul letto nel tardo pomeriggio a fissare distrattamente fuori dalla finestra: nubi scure minacciavano pioggia, ma era tutto in stallo, così come la sua vita. Sentì bussare alla porta. Non si mosse, non disse nulla. Non voleva parlare e non aveva voglia nemmeno di dire a sua mamma di andare via. Quindi rimase ferma e zitta, lo avrebbe capito da sola. Ma non fu così. La donna bussò di nuovo, con più insistenza. Honami sbuffò, nascondendo le mani dietro la nuca, in una posa del tutto naturale per una persona allungata a letto.

"Avanti.."

Yuiko entrò. La ragazzina voltò lo sguardo giusto quel poco che bastava per non risultare scortese. La donna, con il grembiule da cucina, la osservò di rimando e, inizialmente, non disse nulla. Era visibilmente a disagio, cosa che turbò ancora di più la figlia.

*Se deve fare così, è meglio che non mi disturbi proprio*

Yiuko sospirò, evidentemente mandando all'aria un qualunque discorso volesse fare: se ci avesse provato, probabilmente Honami sarebbe uscita dalla stanza, così come la prima volta. Allungò la mano e mostrò, con aria carica di tensione, una lettera: il sigillo della Raikage in bella mostra. Honami ebbe un tuffo al cuore, che iniziò a batterle forte in petto.

*Che ho fatto adesso? Non mi sono mossa di casa, non ho parlato con nessuno, sono andata a curarmi all'ospedale come mi aveva detto. Forse dovevo rimanerci finchè avessero voluto i medici? Ma mi sentivo meglio.. E i miei sono medici a loro volta.. Se mi fossi sentita male mi avrebbero aiutato loro..*

L'ultima volta che una lettera era arrivata in quella casa, il mattino seguente si era ritrovata senza mignoli. Le estremità mancanti cominciarono a formicolarle, come se le avesse ancora e si fossero addormentate. Quella sensazione veniva chiamata "arto fantasma", lo aveva letto in un libro di medicina.

Deglutì e si mise a sedere. Osservò la lettera: se Yuiko gliela stava mostrando, sicuramente era per lei no?

"Cos'è?"

Chiese senza incrociare gli occhi della donna.

"Una missione Honami.."

La ragazzina scattò in piedi sorpresa, scordandosi di dover nascondere le mani. Un missione? Era spaventata ed emozionata allo stesso tempo. Emozionata perchè quella era la conferma che la Raikage la riteneva ancora una Kunoichi di Kumo, così come le era naturalmente stato detto nel suo Ufficio, ma spaventata perchè non voleva fallire. Aveva capito che la punizione ricevuta non era stata per il fallimento, ma non si era nemmeno resa conto di aver compiuto insubordinazione. E se anche in quella missione lo avesse fatto? Non voleva perdere altre dita, non voleva che nemmeno la Raikage le perdesse.

Avanzò verso la madre e allungò la mano. Per un secondo gli occhi della donna caddero sulle dita della figlia, come quando lei prendeva la ciotola del riso e correva in camera, o come quando compiva i sigilli in giardino, ma non disse nulla. Trattenne solo silenziosamente il fiato per poi sospirare quando la ragazzina si voltò di spalle per leggere la missiva.

Con mani tremanti ruppe il sigillo e srotolò la pergamena

CITAZIONE
Honami Yotsuki, Gaito Akino e Miharu Yumo siete convocati per una missione D presso l'Ufficio di Smistamento domani all'alba. Lo scopo della missione vi sarà rivelato allo sportello 3.

Nulla. Nient'altro. Sbuffò e rilesse i nomi dei compagni. Non li conosceva. Non era mai stata così ansiosa di dover incontrare persone nuove, o addirittura svolgere una missione. Avrebbero sicuramente visto le sue mani, così come l'impiegato dello sportello 3. Qualche minuto passò prima che decidesse di fare qualcosa. Sbuffò di nuovo e lasciò scivolare il foglio sulla scrivania, si voltò verso la mamma e la guardò negli occhi.

"Domani all'alba devo svolgere una missione D"

Disse semplicemente. La donna la scrutò. Se era sollevata non lo diede a vedere. Annuì e prese fiato. Voleva dire qualcosa ma, come poco prima non commentò. Rimasero per qualche secondo lì, ferme. Honami era cresciuta, non era più la ragazzina di qualche mese prima. Gli eventi e la breve carriera ninja l'avevano segnata, fisicamente e mentalmente. Yuiko lo sapeva, allora più che mai. Voleva dirle qualcosa, voleva sapere cos'era successo, voleva che la figlia si confidasse, ma aveva anche capito che non l'avrebbe fatto, non a breve.

"Va bene. Stasera cucino Ramen. Vuoi mangiare in camera?"

Chiese come tentativo di conversazione. Honami, che adorava il Ramen, annuì senza aggiungere altro. Il suo comportamento faceva soffrire tutti, ne era consapevole, ma finchè non si fosse sentita pronta, non avrebbe rischiato di dover affrontare l'argomento con i genitori: aveva paura di un loro giudizio, più di quanto avesse avuto paura di quello della Raikage.

Il giorno dopo



Quella notte non dormì per niente. La ciotola di Ramen squisito era rimasta quasi intoccata sulla sua scrivania. Odiava come stava diventando, odiava non avere fame, odiava quella sua ansia di incontrare qualunque persona. Se doveva essere un pilastro di Kumo, doveva farsi forza, doveva affrontare le conseguenze delle sue azioni. Non sapeva come gli altri ninja e gli abitanti di Kumo potessero reagire alla vista delle sue dita. Era scappata a casa e non era più uscita dopo essere stata in ospedale, ma lei si immaginava già gli sguardi inquisitori e di giudizio che le avrebbero lanciato.

Si alzò prima che il sole spuntasse da dietro le montagne, si preparò, indossando i pesi, la casacca più comoda che possedeva e la bandana coprifronte. Prese la sacca con le armi ed, infine, afferrò dall'armadio un mantello panna, di quelli lunghi che coprivano tutta la figura se allacciato sul davanti. Solitamente venivano usati per i lunghi viaggi ma non sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Magari sarebbe dovuta uscire da Kumo, magari doveva recuperare qualcosa in montagna. Faceva freddo all'alba no? Ma in verità con quel mantello, a meno che non si fosse mossa troppo bruscamente, difficilmente qualcuno avrebbe visto le sue mani.

Uscì di casa senza mangiare nulla o svegliare i suoi. Incrociò le braccia sul davanti, nascondendo per sicurezza le mani sotto le ascelle, già invisubili per il vestiario. Il fatto che a quell'ora non ci fosse nessuno in giro la sollevò. Magari non sarebbe stato così male. L'aria fresca di prima mattina fu comunque un tocca sana. Le ci volle poco per arrivare e, avvicinandosi all'ufficio, intravide altre due persone. Il cuore cominciò a palpitare come non mai. Erano i suoi compagni? Fino a quel momento non aveva incontrato nessuno. Proprio i suoi compagni per primi no..

"Honami?"

E invece si. La ragazza la chiamo appena la vide, urlando, poco curante degli abitanti che probabilmente stavano ancora dormendo. Scrutò il suo sguardo e annuì. Lei la salutò con la mano - con tutte e cinque le dita - e sorrise.

"Bene allora ci siamo tutti! Io sono Miharu Yumo! Che bello incontrare altri Genin! E' la mia prima missione come stavo dicendo a Gaito.."

Aggiunse indicando il ragazzo biondo e dalla carnagione pallida. Honami fissò anche lui. Sembrava assonnato. Fece un cenno con la testa.

"Piacere.."

La saluto. Honami fissò anche lui. Si sentì a disagio. Non le era mai successo e questo la fece sentire ancor più male. Spostò lo sguardo dall'uno all'altra senza dire una parola. Un silenzio carico di tensione andò a crearsi. Un silenzio che quando c'era lei solitamente non si creava mai. Gaito sbadigliò. Miharu la guardava, in attesa. Forse avrebbe dovuto salutarli.

"Piacere, sono Honami, ma questo già lo sapete.."

La compagna fu contenta. Aspettava solo quello. Allargò il sorriso e si voltò verso le porte chiuse dell'ufficio. Non ancora apriva? Cavolo. Lei stava morendo di ansia, non sarebbe stata tranquilla finchè non avesse saputo lo scopo della missione.

"Ma quando apre? Sono ansiosa di sapere cosa dobbiamo fare. Ho il mio messaggio qui con me e dice che dovevamo trovarci qui all'alba giusto? Il vostro che dice? E' uguale? Me lo fate vedere?"

Chiese la ragazza girando attorno agli altri due, sventolando il foglio con i dettagli della missione. Honami si irrigidì: cacciare il suo significava mettere in bella mostra le mani. No, non l'avrebbe fatto. Sbuffò e lanciò un'occhiataccia a Gaito che, molto lentamente estrasse il suo dalla tasca, come se lo avesse fatto solo per far star zitta Miharu. Lo porse alla ragazza che lo lesse velocemente e sbuffò.

"Niente è uguale.. E il tuo Honami? Mi fai vedere il tuo?"

Disse, lanciandole un'occhiata carica di aspettativa. Honami, spostando il peso da un piede all'altro a disagio, ricambiò l'occhiata. Non voleva farlo. Non voleva far vedere i suoi mignoli mancanti così presto e senza che ce ne fosse motivo. Scosse la testa. Miharu sembrò rimanerci decisamente male

"Perchè no?"

Chiese profondamente delusa. Anche Gaito sembrò rinvenire un poco, fissando stanco la Yotsuki.

*Cavolo... Ho peggiorato solo la situazione così...*

Abbassò lo sguardo e fissò il foglio del ragazzo. Si sporse un pochino e fece finta di leggere.

"E' uguale al suo. E poi... L'ho scordato a casa.."

Mentì. Miharu la guardò perplessa e poi scoppiò a ridere. Gaito invece fece spallucce e continuò ad osservare l'orizzonte: il sole ormai era sorto.

"E se ti chiedono di mostrare il foglio cosa fai?"

Fortunatamente non ci fu bisogno di rispondere perchè un sonoro *click* attirò la loro attenzione: qualcuno aveva aperto l'ufficio e Miharu fortunatamente fu talmente entusiasta della cosa che si fiondò dentro senza nemmeno aspettare i compagni. Honami sospirò, contenta di essersela scampata. L'entusiasmo di quella ragazzina dai capelli biondi che probabilmente aveva la sua stessa età la sorprendeva. Anche lei era stata così durante la sua prima missione? Quello che le era successo l'aveva così tanto abbattuta? Un nuovo disagio cominciò a coglierla: andava fiera della forza di volontà che la contraddistingueva, della voglia di mettersi alla prova, le stesse emozioni che le avevano permesso di prendere parola dopo la terribile punizione, quelle che le avevano fatto promettere di fronte alla Raikage che sarebbe diventata più forte. Però quella era la vita reale, una Missione vera, qualunque essa fosse. E se avesse fallito di nuovo?

Quasi senza accorgersene aveva raggiunto i suoi compagni: Miharu non riusciva a stare ferma, Gaito sbadigliava in continuazione e lei stava con le mani ancora sotto le ascelle. Qualche secondo e cominciarono ad entrare altri ninja. La ragazzina si guardò intorno, a disagio. Non aveva riflettuto sul fatto che avrebbe incontrato altri ninja.

"Tranquilla, le missioni D sono semplici.."

Sentì dire a qualcuno. Si voltò verso la fonte della voce e vide Gaito osservarla, con l'angolo destro della bocca sollevato in un sorrisino stanco. Sbadigliò ancora e tornò a fissare distrattamente il "3" scritto in grande sopra di loro. Honami fu perplessa. Pensava che fosse nervosa per la Missione?

"Non ho paura per la missione... Io.."

Riflettè. Non ci aveva pensato, ma in effetti era vero, aveva paura della missione. Però non per i motivi che pensava lui. Aveva paura di disubbidire a qualche ordine senza accorgersene, Gaito non sapeva cosa succedeva in quel caso.

"Oh senti, aspettiamo che ci dicano cosa fare e poi si vedrà!"

Aggiunse irritata voltandosi dal lato opposto. Lui fece spallucce.

"Come ti pare.."

"Guardate!"

Intervenne Miharu indicando il vetro dello sportello: una signora di colore, dai capelli vaporosi bianchi e gli occhiali tondi si stava sedendo dietro la scrivania. Miharu non le diede il tempo nemmeno di sistemarsi che subito si fiondò da lei, spingendo chiunque intralciasse il suo cammino.

"Noi noi! Ci siamo prima noi! Buongiorno!"

Si annunciò. Honami sbuffò, non tanto per il suo comportamento esuberante, ma perchè stava attirando su di loro troppa attenzione. Cercò di farsi piccola piccola, avvolgendosi nel suo mantello color panna e si avvicinò allo sportello. La donna guardò per qualche secondo i volti dei tre ragazzi e sospirò.

"Se siete così gentili da dirmi perchè siete qui.."

"Una missione D! Ecco guardi! Io sono Miharu Yumo!"


Consegnò il foglietto, sbattendolo letteralmente in mano alla donna. Lei lo prese, con molta calma lo dispiegò allontanandolo dal volto e lesse. Miharu tremava dall'emozione, Gaito sembrava ancora mezzo addormentato e Honami stava maledicendo la compagna di team per aver consegnato il foglio alla donna. Infatti

"Bene. Honami Yotsuki, Gaito Akino, anche voi avete il vostro foglio con voi vero?"

Chiese scettica. Honami roteò gli occhi al cielo. Se non avesse temuto di fallire la missione, avrebbe già pestato a sangue la compagna. Sbuffò e si portò la mano destra alla sacca ninja legata in vita e rovistò tra gli oggetti.

"Gaito ce l'ha, Honami no!"

La donna le lanciò un'occhiataccia. Lei sgranò gli occhi e, senza troppe cerimonie, diede un calcio negli stinchi a Miharu, senza che la donna potesse accorgersene.

"AIIIHOOOOO! PERCHE? LO HAI FATTO!?"

Gridò. Honami non rispose. Nel momento in cui la ragazzina si abbassò a massaggiarsi la gamba, fu veloce ed estrasse il foglio da sotto il mantello, poggiandolo sul bancone e ritraendo la mano. La donna era intenta a fulminare con lo sguardo Miharu che urlava dal dolore, così come gli altri shinobi in quella stanza. Solo Gaito parve essere interessato da qualcos'altro. Fissò per un secondo il foglio, per poi portare lo sguardo al mantello di Honami. Piano piano alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi. La fissò, ma poi non disse nulla e a sua volta consegnò il foglio alla donna.

*Che vuole? Non è che.. No.. Non può essere.. Sono stata troppo veloce..*

"Per favore non urlare"

Intimò la donna. Miharu si rialzò e tirò un pugno diretto alla spalla di Honami. Ma lei fu più veloce e si ritrasse appena in tempo.

"Perchè lo hai fatto?"

"Io non ho fatto nulla"


Rispose cercando di mentire ancora. Un po' le veniva da ridere, ma subito tornò seria ricordandosi perchè in effetti aveva tirato quel calcio. Miharu fece per replicare, ma la donna si schiarì la voce.

"Bene. Torno subito. Per favore non combinate altri macelli"

E, prima di alzarsi e scomparire dietro la porta, parve riferirsi soprattutto ad una di loro. Non ci fu però il tempo per Miharu di accigliarsi contro Honami, che la donna tornò con una nuova pergamena attorcigliata, un grande plico di fogli ed una scatola.

*Ma che razza di missione...*

Poggiò tutto di fronte a loro e sorrise, falsamente ma sorrise.

"Bene, questo è tutto l'occorrente. Nella pergamena ci sono i dettagli. Buon lavoro."

Tutti e tre guardarono incuriositi il materiale: Miharu parve dimenticarsi del battibecco, Honami delle dita e Gaito sembrava finalmente vivo. La Yotsuki cercò di leggere cosa c'era scritto su quei fogli, ma Miharu fu più veloce e raccolse tutto. Sbuffò e la seguì fuori, dopo aver sorriso, altrettanto falsamente, alla donna.

Quando furono fuori, Honami e Gaito trovarono Miharu seduta sulla panchina più vicina a leggere la pergamena srotolata. Le lanciò un'occhiataccia: quella ragazza era insopportabile.

"Certo che potevi aspettarci.."

Ma Miharu era troppo concentrata a leggere. Honami la scrutò e potè notare che ad ogni parola, qualcosa in lei cambiava. Il suo sguardo si faceva più cupo, più.. deluso? Fu preoccupata dalla cosa. Cosa c'era scritto in quella pergamena? Qual'era la loro missione in realtà?

"Cosa dice?"

Chiese semplicemente. Anche Gaito parve notare lo sguardo scuro della ragazzina fino a qualche secondo prima entusiasta. Prese un foglio dal plico e iniziò a leggere.

"OH MA CHE PALLE!"

Scattò. Honami ebbe un colpo. L'aveva fatta spaventare. Perchè doveva comportarsi in quel modo? Su tutte le furie, mandò al diavolo l'idea di dover nascondere le dita mancanti e strappò con la forza la pergamena dalle mani della compagna. Iniziò quindi a leggere.

CITAZIONE
Gaito Akino, Miharu Yumo e Honami Yotsuki. La Legislatura di Kumo è appena stata modificata e sarà vostro dovere far sì che il Villaggio ne sia informato. Dovete affiggere i manifesti con la nuova Legislatura per tutta Kumo, ben visibili e numerosi. Assicuratevi che si trovino nel luoghi più popolari della città in modo che qualsiasi Shinobi, Kunoichi o civile possa vederli. Nella scatola troverete viti e martelli. Siate celeri e professionali. Entro le 12 di oggi il compito deve essere terminato.
Buon lavoro.

"Che hai fatto alla mano?"

La voce di Miharu la riportò alla realtà. Sbiancò: lo scatto d'ira e le parole di quella pergamena le avevano fatto dimenticare del tutto il perchè del mantello così pesante e soprattutto il perchè non era uscita per giorni. Cacciò il foglio in mano a Miharu e nascose di nuovo la mano.

"Nulla! Fatti i fatti tuoi!"

Miharu però cercò in tutti i modi di alzarle i lembi del tessuto per sbirciare. Honami la schivò più volte, alquanto irritata

"Ti ho detto di smetterla!"

"Dai fammi vedere! Sono la tua compagna di Missione!"

"Miharu smettila!"


La voce di Gaito arrivò talmente inaspettata, che sia Honami che l'altra ragazzina si bloccarono, osservandolo perplesse. Lo sguardo assonnato era stato sostituito da un'occhiata seria verso Miharu. Honami l'osservò, incredula. Non pensava potesse essere così autoritario. Grazie a quella strigliata il ragazzo cominciava a piacerle. Lo ringraziò con lo sguardo, prima che questo potesse posarsi su cosa aveva in mano: uno dei fogli del plico. Si avvicinò con molta calma e lo affiancò, mentre Miharu incrociava le braccia e voltava loro le spalle offesa. Voleva leggere cosa c'era scritto, nonostante la pergamena glielo avesse preannunciato. Gaito porse in bella mostra la nuova Legislatura di Kumo, in modo che Honami potesse leggerla, senza aggiungere altro.

*Mmmmm.. Non è male però..*

Pensò tra se e se dopo essere arrivata in fondo. Guardò Gaito per fargli capire che aveva terminato e si avvicinò al plico. Lanciò un'occhiata al ragazzo e poi a Miharu, tesa. Non poteva più nascondersi. Che ingrato compito quello di dover andare in giro per Kumo, con i mignoli recisi a dover praticamente annunciare a tutti il perchè di quella menomazione. Che la Raikage lo avesse fatto apposta per far vedere agli Shinobi cosa succedeva in caso di insubordinazione? Sarebbe stato subdolo da parte sua, ma un chiaro esempio che non scherzava. Tutta la vergogna, tutta l'ansia per il fallimento di quella missione sparirono, dato che il loro compito era essenzialmente semplicissimo, ma l'idea di dover andare in giro per tutto il villaggio, senza poter nascondere le mani la fece stare male. Per non parlare del fatto che i primi Shinobi li aveva proprio di fronte: cosa avrebbero pensato di lei se avessero visto le sue dita? L'avrebbero ritenuta una traditrice?

"OH va bene! Dobbiamo fare questa missione? Facciamola! Le mie doti da Flautista sono sprecate per una cosa del genere!"

Sbottò Miharu, agitando le mani in aria spazientita e voltandosi verso i compagni, facendo rinvenire un poco Honami.

"Dovrei tornarmene a casa e rifiutarmi!"

Honami sbiancò. Quella sarebbe stata Insubordinazione e non avrebbe potuto permetterglielo. Con gli occhi sgranati e una rabbia crescente in corpo, strinse i pugni ben nascosti

"Hai letto la nuova Legislatura, idiota? Ti rendi conto almeno di cosa c'è scritto e di cosa fai se torni a casa?"

Si rivolse furiosa verso Miharu che, non aspettandosi una reazione del genere smise di fare i capricci e lanciò un'occhiataccia ad Honami. Afferrò un foglio e lo lesse, per poi sbuffare rumorosamente.

"Sì, l'ho letta! E allora?"

"Insubordinazione, Miharu"


Rispose semplicemente Gaito, con voce del tutto calma. Entrambe lo guardarono: Honami era felice che almeno qualcuno sano di mente l'avrebbe accompagnata in quella Missione, ma le parve che stesse evitando appositamente il suo sguardo, mentre Miharu sembrava cadere dalle nuvole. Rilesse il foglio e parve accorgersi a cosa avrebbe portato quella "parola". Sbiancò anche lei e, dopo un paio di secondi, scoppiò a ridere.

"Oh! Ma non pensavo seriamente di voler tornare a casa! Stavo scherzando! Allora? Ci dividiamo? Almeno saremo più veloci!"

Prese un po' di fogli senza aspettare risposta e un martello dalla scatola, con una manciata di chiodi

"Ci rivediamo qui verso mezzogiorno meno un quarto! Vedrete! Sarò la più veloce di tutti!"

E, senza aggiungere altro, si allontanò. Honami la fissò sparire oltre l'angolo, sbalordita. Aveva iniziato la missione senza che avessero avuto il tempo di mettersi d'accordo almeno in quali luoghi dover appendere i manifesti. Sbuffò esasperata.

"Scusala.. E' fatta così.."

Gaito le sorrise e Honami lo scrutò di rimando. Assonnato, autorevole e, in quel momento, gentile. Troppo gentile. Non aveva fatto una piega, l'aveva difesa quando la ragazzina aveva cercato di scoprirle le mani. Agrottò le sopracciglia e decise di indagare.

"Non sembravi sorpreso di questo cambiamento. Lo sapevi già?"

Chiese, non cercando di nascondere minimamente il sospetto nei suoi confronti. Lui arrossì ed abbassò lo sguardo.

"Mia madre lavora in ospedale.."

Infatti. Quella frase spiegava tutto. Lui sapeva. Lui la conosceva. Per questo non disse niente per le dita, per questo l'aveva difesa, per questo era stato così gentile. Sgranò gli occhi e la bocca, voleva dirgli qualcosa, gridargli contro o picchiarlo. Perchè? Perchè l'aveva difesa come se lei fosse una debole, come se non fosse in grado di difendersi da una stupida ragazzina. Ma poi si rese conto che in realtà le reazioni di un altro Shinobi alle sue dita mozze non erano state per niente di scherno o giudizio, come si aspettava. Magari lui era semplicemente stato gentile perchè sì.

"Sai chi sono quindi?"

Forse affrontare quel discorso con qualcuno di "estraneo" e comunque così gentile, avrebbe aiutato. Lui annuì e alzò lo sguardo, titubando un attimo sul suo mantello.

"Sì, mia mamma ti ha medicato quel giorno. Conosce i tuoi genitori da quello che mi ha detto"

Addirittura? Non se lo sarebbe mai aspettato. Un po' si vergognò. Non le era mai capitato di essere riconosciuta. E il fatto che fosse successo per qualcosa del genere, bhe, un pochino le dispiacque. Sospirò e, tremante, decise che era giunto il momento di fare ciò che per giorni non si sarebbe immaginata di voler fare con nessuno. Si guardò un attimo attorno, poi, lentamente, allungò le braccia verso Gaito, con le mani ben in vista. Non sapeva nemmeno lei il perchè, ma sentiva di potersi fidare di quel ragazzino. O semplicemente si era rotta di doversi nascondere e lui conosceva già un po' la storia.

Osservò le mani della ragazza. I suoi occhi si soffermarono giustamente sulle falangi mancanti, ma senza essere troppo avidi. Fu rispettoso. Anche la ragazzina gli suoi arti: erano strane per lui, ma anche per lei. Non si era soffermata più di tanto a guardarle, dopo quella giornata, non ci era più riuscita. Fu una prima volta anche per lei. Erano strane, le facevano schifo.

"Questo lo noteremo per sempre, perché ci indebolisce"



Le tornarono in mente le parole della donna. Ritirò le mani ed osservò il ragazzo tornare al presente, forse anche lui sommerso da mille pensieri.

"Penserai sicuramente che io sia una traditrice.."

Aggiunse sospirando. Le dava fastidio che la gente pensasse quello di lei. Lei che voleva il bene di Kumo aveva dovuto subire la punizione di chi invece a Kumo non ci teneva. Stava pian piano cominciando a pensare che se i superiori ti danno degli ordini, lo fanno per il bene di tutti, per il bene del villaggio. Se fossero andati alla casa del committente durante la missione precedente, Kumo avrebbe guadagnato un lotto probabilmente. Un lotto dove i poveri avrebbero potuto dormire grazie alla nuova legislazione.

"No, non lo credo. Non ti saresti arrabbiata con Miharu se tu fossi stata una traditrice. O magari saresti scappata dopo.. Sì, ecco.. Se la Raikage ti ha assegnato una Missione, vuol dire che di te ci si può fidare, no?"

Le disse. I suoi occhi sembravano sinceri. Forse aveva ragione. A quanto pare lui non pensava che Reisei la stesse usando. O forse era semplicemente troppo gentile per dirlo? Comunque già il fatto che si fidasse di lei senza conoscerla nonostante la punizione, le sollevò davvero il morale. Sentì d'improvviso un peso allo stomaco svanire e il cerchio alla testa allentarsi. Parlarne le aveva fatto bene. Gli sorrise, come ormai non sorrideva da giorni.

"Grazie Gaito-kun. Lo apprezzo molto."

Lui fece lo stesso. Sembrava sollevato allo stesso modo.

"Bene, abbiamo perso troppo tempo. Ci dividiamo anche noi?"

Chiese prendendo un plico di fogli, noncurante questa volta del fatto che le mancassero delle dita. Ormai si era aperta, con un feedback del tutto positivo. Poteva affrontare qualunque cosa in quella giornata.

"Sì, siccome non sappiamo dove è andata Miharu, potremmo dirigerci dalla parte opposta. Io vado verso la zona degli artisti, tu magari vai verso le Bancarelle"

Gli artisti, il Teatro. Per un attimo si bloccò. Sì, era meglio che lì ci andasse lui. Non avrebbe bazzicato in quella zona per un po'. Scosse la testa scacciando quei pensieri e sorrise al giovane.

"Sì, sono d'accordo.. Allora ci rivediamo qui prima di mezzogiorno! Buon lavoro Gaito-kun!"

Lo salutò afferrando anche lei un martello e qualche chiodo. Sospirò e prima di partire osservò il panorama: era pronta per affrontare Kumo.

Durante la mattinata. Bancarelle sospese.



Quella missione era noiosa. Perché si era preoccupata così tanto? Ripensando a qualche ora prima quasi le veniva da ridere per quanto fosse stata stupida a pensare che qualcuno potesse giudicarla. Dalla posizione del sole, probabilmente erano le 10. Le Bancarelle erano affollate, piene di persone intente a chiacchierare con i compagni di acquisti, mamme con i figli, Shinobi con i colleghi. Nessuno faceva caso a lei, alle sue dita in particolare. Certo, qualche occhiata c’era stata, era inevitabile. Soprattutto dopo che avevano letto alle sue spalle la nuova Legislatura, tra una martellata e l’altra. Ma nessun commento, nessun giudizio.

Raccolse il plico di fogli da terra ed osservò l’ennesimo manifesto applicato al muro di un bar particolarmente amato dagli anziani del villaggio. Sorrise pensando a Razan. Chissà se lui aveva mai frequentato un bar del genere.

*Magari gli compro qualcosa di caldo e lo vado a trovare*

Pensò, ricordando che gli aveva promesso di andare a visitarlo. Però i suoi pensieri furono subito interrotti da uno schiamazzare alle sue spalle

“Oh! Kiro hai letto?”

“Cosa Buko?”


Honami si voltò e vide due anziani, entrambi con il bastone e gli occhiali a fondo di bottiglia, avvicinarsi al foglio per leggere ciò che vi era scritto. Honami si scansò in modo che potessero farlo senza disturbo.

“Questa signorina ha appena appeso la nuova Legislatura! Questa nuova Raikage si sta dando davvero da fare”

“Oh! Fammi leggere fammi leggere..”


Con una velocità che rasentava l’assurdamente lento, l’altro si avvicinò talmente tanto al manifesto che quasi appoggiò la testa al muro

“Oh per tutti i Kami Kiro! Cambiati quegli occhiali! La vecchiaia, gioca brutti scherzi. Io ci vedo ancora benissimo però ehehehe”

Commentò l’altro. Con sguardo imbarazzato e trattenendo una risata, Honami osservò il signor Buko con i suoi bei tre centimetri di fondo di bottiglia, sganasciarsi dalle risate a spese del compagno. Quest’ultimo ci mise un po’, ma alla fine ce la fece. Si rivolse con un sorrisino al compagno e alzò le braccia al cielo.

“Oh Buko finalmente! Qualcuno che pensa a noi! Non ce la facevo più a vivere in quella catapecchia distrutta. Sembra che quella gentile signorina abbia a cuore davvero tutti quanti!”

“Sì, hai letto? ‘Tutti i cittadini sono uguali tra di loro’. Finalmente gli Shinobi non sono più il centro del mondo”


Parve rendersi conto che Honami stava ascoltando affascinata il loro discorso e fece un inchino molto rigido, ma che lei capì essere sincero

“Senza offesa giovane fanciulla. Anche mio figlio è uno Shinobi!”

Lei sorrise, addolcita dalle reazioni positive degli uomini. Le facevano tenerezza e probabilmente loro non si rendevano nemmeno conto di quanto la stessero rassicurando. Agitò le mani di fronte a se, facendo capire che non si era offesa per niente e ricambiò l’inchino.

“Non si preoccupi, nessun problema”

Poi rilfettè qualche istante osservando il foglio. Erano i primi commenti che sentiva ed erano positivi. Le stava andando bene, oppure si era preoccupata per niente? In effetti che tutti i Cittadini fossero uguali non era per niente una cattiva cosa. Nel lato negativo ne aveva avuto anche lei la prova, ma l’altro lato della medaglia era che tutti avrebbero avuto cibo e abitazioni. Per nulla male in effetti.

“Sa, a dire la verità di questo sono felice anch’io”

Commentò. Entrambi la guardarono stupiti per qualche secondo, per poi scoppiare in una rauca e dolce risata.

“Oooooh, menomale che esistono questi bravi e nuovi ragazzi! Ai miei tempi non era così! Ah a proposito.. Di chi sei la figlia tu?”

Chiese Kiro. Honami dovette trattenersi dal ridere e rispose alle domande dei vecchietti.

Mezz'ora dopo



“Honami!”

La ragazzina, intenta ad ascoltare i racconti dei due vecchietti, tornò alla realtà quando sentì una voce chiamarla. Si voltò e vide la chioma rossa di Miharu ondeggiare al sole nella corsa disperata verso di lei. Honami la guardò curiosa, sembrava davvero sconvolta.

“Scusatemi, il dovere mi chiama. Buona giornata”

“Oh sì vai vai!”

“Buona giornata cara!”


La salutarono entrambi. Buffo come, nonostante avesse passato del tempo con loro e fossero dei vecchietti alquanto curiosi, non avessero azzardato nessuna domanda sulle sue dita. Forse il fatto che ci fossero talmente tante cose positive scritte su quel foglio cancellava le negative. O magari era solo lei che la vedeva male avendola subita, e avendo anche visto cosa succedeva alla Raikage. Loro non lo sapevano. Il fatto di avere cibo e casa gratis, soprattutto per i nipoti e le mogli, bastava. Non pensavano agli Shinobi. Forse era un bene. Se tutti avessero reagito in quel modo sarebbe stato magnifico. Interruppe i suoi pensieri quando Miharu la raggiunse. Osservò i suoi lineamenti, mentre lei cercava di riprendere fiato.

“Che succede?”

“Un disastro! Stavo appendendo i manifesti nella zona del Tempio e un cane mi ha rubato tutti i fogli da terra. Ho provato a rincorrerlo, ma non sono riuscita a fermarlo. Quando l’ho raggiunto li aveva tutti strappati e inzuppati di saliva!”


Che idiota. Un palmo di Honami andò a colpire la fronte, mentre la compagna singhiozzava disperata. Ma si poteva essere più stupidi? Lei era super disordinata e combinava sempre tanti guai, ma dover appendere manifesti in giro per Kumo non era nulla di impossibile! Sbuffò e le cinse le spalle con le mani

“CALMATI MIHARU!”

Urlò per sovrastare i singhiozzi della ragazzina, ma ebbe l’effetto opposto. Infatti si spaventò e pianse ancor più forte. Le tirò un pugno sulla spalla per farla riprendere – sentendosi benissimo nel farlo – e le tappò subito la bocca con la mano per evitare che urlasse. L’altra cercò di dimenarsi, ma dopo un po’ si arrese: Honami era molto più forse di lei. Smise di piangere e quindi la Yotsuki allentò la presa

“Ho abbastanza fogli, posso dartene qualcuno”

Disse. Vide il labbro inferiore della compagna tremare e gli occhi inumidirsi, ma, a ricordo del dolore alla spalla non pianse.

“Ho perso il martello e i chiodi…”

Ammise sconsolata. Honami roteò gli occhi al cielo e sbuffò. Quello significava che doveva portarsela appresso. Che seccatura!

“Va bene.. Vieni con me e appendiamo i manifesti insieme..”

Acconsentì. L’altra parve alquanto sollevata e si asciugò gli occhi con le maniche della maglietta senza aggiungere altro. Probabilmente aveva paura di fallire la missione e di essere punita. Honami le appioppò martello, manifesti e chiodi senza troppi complimenti: se dovevano collaborare avrebbe comandato lei il duo.

“Bene, tu porti la roba. Prova a perderla e io..”

Si passò il dito indice da una parte all’altra del collo, come a volerle dire che l’avrebbe uccisa. Naturalmente stava scherzando, ma quella ragazzina era talmente stupida che un po’ di sana presa in giro ci stava. In fondo doveva recuperare giorni e giorni di depressione. Il suo gesto ebbe l’effetto desiderato e la ragazzina abbracciò quegli strumenti come se la sua vita dipendesse da essi. Poi parve notare qualcosa. Inclinò il capo di lato e osservò le mani di Honami.

“Che hai fatto ai mignoli?”

Domando una seconda volta. Prima o poi avrebbe dovuto rispondere. Gaito lo sapeva, i genitori non li aveva ascoltati, i vecchi non l’avevano notato. Lei sì. Honami tornò seria e si guardò le mani, ormai abituata allo spettacolo. Riflettè un po’ e decise che non avrebbe avuto senso mentire.

“Insubordinazione Miharu”

Rispose semplicemente guardandola negli occhi. Lei fece due più due e, quando trovò il risultato, lesse uno dei fogli che aveva in mano.

“N-non è p-possibile. Quindi t-tu hai..”

Balbettò spaventata, rendendosi conto che la punizione era reale. No, lei non aveva fatto nulla di male, era ancora convinta che fosse stato tutto un malinteso, ma comunque era stato un suo errore, il lotto era ancora lì e nessun povero abitante senzatetto poteva viverci. Per questo annuì.

“Questo è quello che succede quando non segui gli ordini. Metti in pericolo Kumo. Quindi, per favore, stai attenta e non fare cavolate.”

*Wow, quanto è uscito.. Non mi riconosco quasi..*


Si sorprese. Detta in quel modo lei non risultava malvagia come avrebbe immaginato che gli abitanti di Kumo la potessero ritenere. Vide le rotelle nella testa di Miharu lavorare.

"Scusami se prima ho fatto la stupida.. Ero emozionata.. Non volevo perdere nemmeno il martello.. Non è che verrò punita anche io?"

Chiese preoccupata osservandosi le mani. Sperò con tutto il cuore che la Reikage non punisse una ragazzina per aver perso un martello e scosse la testa. Lei parve sollevata e annuì, asciugandosi le lacrime. Honami le sorrise e sospirò. Forse non avrebbe rotto più per il resto della Missione.

“Bene adesso andiamo”

Con la testa alta si avviò, seguita a ruota da una Miharu insolitamente silenziosa.

Verso le undici e mezza. Campi d’allenamento.



“Bene, l’ultimo e poi andiamo. E’ quasi mezzogiorno”

Disse osservando il sole

“Sì, ok. Che dici di metterlo lì?”

Commentò Miharu indicando una bacheca poco lontana. Honami annuì, ma prima che potessero anche solo avviarsi, un uomo con la tipica divisa da Shinobi di alto grado, si avvicinò ad entrambe: era un Chunin, o addirittura un Jonin.

“Ehi voi, che state facendo? Se si tratta di pubblicità di qualche negozio per favore non appendeteli qui i manifesti, si rischia di nascondere qualche messaggio importante”

Honami scosse il capo e prese un foglio dalla pila ormai quasi esaurita. Glielo porse e sorrise, convinta che anche lui avrebbe preso bene la novità.

“Nessuna pubblicità. E’ la nuova Legislatura della Raikage. Abbiamo il compito di..”

Ma non fece in tempo a dire altro che un suono simile ad una pernacchia sibilante uscì dalle labbra dell’uomo. Le ragazzine aggrottarono le sopracciglia. Che maleducato..

“Se non rischiassi le mie preziose dita, avrei già detto due parole alla nuova cara Raikage”

Commentò sarcastico. Sorpresa e spaventata allo stesso momento, Honami si guardò intorno con la paura che qualcuno l'avesse sentito, mentre Miharu trattenne rumorosamente il fiato.

“Cosa vuoi dire?”

Chiese cercando di trattenersi. Era un superiore in ogni caso e non poteva mancargli di rispetto, per quanto quello sguardo presuntuoso e l’aria da snob le facessero venire il nervoso.

“Voglio dire che non credo sia giusto che io sia trattato come un qualunque cittadino. Per carità, adoro il mio villaggio, ma io rischio la pelle per ogni singolo abitante di Kumo e non credo sia giusto che io venga considerato come gli altri”

Una O perfetta si disegnò sul volto di Honami a quelle parole. Ma che discorsi erano? Cioè, la gente non soffriva più la fame, aveva una casa, e lui pensava semplicemente a se stesso? Strinse i pugni, mentre i mignoli fantasmi cominciarono a formicolare. E lei aveva perso delle dita mentre quel tizio era ancora sano?

“Scusami, ma vorrei farti soltanto notare che in questo modo le vittime della guerra e delle rivolte non hanno più problemi e che..”

“Questo lo so, ragazzina. Ma sai cosa significa Yubitsume?”

Chiese con aria di superiorità

*Brutto pezzo di..*

Alzò entrambe le mani, mettendole in bella mostra e guardandolo dritto negli occhi. L’uomo parve accorgersi dopo un po’ di cosa quello significava e perse per un attimo il cipiglio altezzoso

“Sì, so cosa significa meglio di te”

Un sorrisino di scherno comparve alle parole della ragazza, come se quello confermasse la sua teoria

“Bene, allora capirai che questa nuova Legislatura non può che indebolire Kumo ancor più di quanto non lo fosse già prima. Sei una Kunoichi e non hai più due dita, per qualunque motivo. Credi davvero che questo possa risollevare il nostro Villaggio?”

Quella era la giornata del “spiattellate le cose in faccia ad Honami” perché tutti i suoi dubbi, tutti i discorsi che nei giorni passati aveva fatto a se stessa cercando una risposta, venivano esposti da terzi, dandole la possibilità di rifletterci davvero e di controbattere. Quindi?

“Sì, questo può indebolire Kumo. Ma se ci tieni davvero, fai di tutto in modo che non accada”

Un sopracciglio si sollevò, mentre l’uomo tratteneva a stento una risata. La stava prendendo in giro

“Detto da una che si è macchiata di Insubordinazione è il colmo!”

E non ce la fece più. Una fragorosa risata riempì l’aria. Strinse ancor di più i pugni e nella forza di volontà che dimostrò nei secondi successivi riuscì a capire quando davvero amasse quel paese e quanto quelle nuove regole funzionavano, ma soprattutto quanto era cresciuta. Qualche settimana prima avrebbe probabilmente picchiato a sangue l’uomo, fregandosene del grado, fregandosene delle conseguenze. Invece continuò a fissarlo, con Miharu che si era fatta piccola piccola, temendo che potesse succedere qualcosa di male.

“Io imparo dai miei errori e anche tu dovresti. Non è molto saggio da parte tua quello che stai dicendo. Sei un mio superiore, ma contiamo tutti allo stesso modo. Io non sono così sciocca da fermarmi all’apparenza. Ho subito le conseguenze di questa nuova Legislatura, ma ho anche notato quanto gli abitanti di Kumo siano felici”

Continuò a fissarlo seria, mentre la risata piano piano scemava.

“Non so tu, ma io sono diventata una Kunoichi per rendere migliore questo posto. Ho sbagliato ma se Kumo sta bene.. Io sto bene.. Adesso dobbiamo potare a termine la nostra missione.. Con permesso..”

Prese sottobraccio la compagna e si incamminò. Miharu sembrava voler dire qualcosa, magari che mancava l’ultimo manifesto da appendere, ma se fossero rimaste ancora per un po’ lì, sarebbe successo qualcosa di brutto e non le andava. L’uomo dal suo canto guardò le due allontanarsi, in silenzio. Poi scoppiò in una risata.

“Hai del fegato ragazzina!”

Sentirono girando l’angolo. Honami non commentò, ma sorrise fiera.

Ufficio Smistamento



“Eccovi!”

Gaito le salutò, stravaccato sulla stessa panchina di quella mattina, il martello abbandonato sulla seduta al suo fianco. Miharu lo raggiunse correndo e si sedette anche lei. Honami li raggiunse con calma con un sorriso stanco, ma soddisfatta del lavoro.

“Come è andata?”

Chiese la ragazzina al compagno. Lui alzò le spalle e abbandonò la testa sullo schienale, osservando le nuvole in cielo

“Non è stato difficile. Certo un po’ noioso. L’unico momento in cui mi sono divertito è stato quando un paio di signori si sono messi a litigare se la Legislatura fosse giusta o no. Dovevate vederli”

Sorrise, probabilmente al ricordo. Le ragazzine si guardarono, pensando la stessa identica cosa.

“Sì anche noi abbiamo notato che non tutti sono favorevoli”

Commentò Honami. Miharu annuì e fissò la stessa nuvola di Gaito.

“Se la gente è felice è giusta no?”

Chiese. Stava evitando lo sguardo della Yotsuki. In fondo lei aveva provato la punizione sulla propria pelle, ma dai suoi discorsi sembrava favorevole. Gaito alzò le spalle, Honami si sedette accanto a lei.

“Lo sai come la penso, se porta pace per me va bene”

Entrambi annuirono. Anche i suoi occhi azzurri si alzarono al cielo verso la nuvola, senza in realtà vederla. Tutti e tre si goderono il vento freddo, abituati come tutta Kumo al clima. Riflettevano, si riposavano, chi può dirlo.

Nonostante fosse iniziata male, quella giornata non fu malaccio. Finalmente aveva affrontato la sua più grande paura di un po’ di giorni a quella parte, aveva constatato che nessuno l’avrebbe davvero giudicata o che comunque se l’avesse fatto, lei si sarebbe dimostrata la solita ragazzina piena di forza di volontà. Aveva scoperto un amore per Kumo ancor più grande di quando non provasse prima e che l’esperienza negativa l’aveva fatta crescere. Avrebbe potuto affrontare qualunque cosa, anche i suoi genitori.

*A proposito..*

Al pensiero della mamma, il suo stomaco si ricordò di essere a digiuno dal giorno prima. L’idea di non aver toccato per nulla il Ramen delizioso di Yuiko le fece brontolare la pancia. Magari avrebbe raggiunto le Bancarelle e si sarebbe fermata in uno di quei bellissimi chioschetti tipici. Con l’acquolina in bocca si rivolse ai suoi compagni.

“Bene. E’ stato un piacere conoscervi. Io adesso ho un po’ da fare. Vi spiace se vi lascio riconsegnare i martelli?”

Gaito scosse la testa e Miharu sorrise. Dai, non era male nemmeno lei. La salutò con la mano. Adesso il Ramen l’attendeva. Il discorso con i genitori sarebbe arrivato, ma non prima che la sua pancia fosse piena e lei soddisfatta.


Bene, ce l'ho fatta. Avevo questa idea in mente per far metabolizzare ciò che è successo ad Honami e mi sembrava carina la missione. Voglio solo appuntare che le reazioni degli abitanti e del ninja sono coerenti con quanto scritto nella legislatura ma comunque ho chiesto prima a Cele conferma se fosse possibile fare qualcosa del genere. Mi scuso per la lunghezza a chiunque valuterà questo poema.
 
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view post Posted on 7/12/2016, 09:24     +1   -1
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Se questi sono i risultati, dovremmo mozzare dita più spesso <3 per la serie "esordiamo dicendo cose che fanno incazzare la gente"...
Intanto convalidata, +200exp e 50 ryo a te;
e poi una vagonata di complimenti: Honami è cresciuta in modo esponenziale, esponenziale e molto, molto coerente. Niente stupidi strappi da trauma, il tutto è stato ponderato benissimo e l'autogestita ha coronato il processo nel migliore dei modi. Reisei sarà fiera di te u.u
In bocca al lupo per i prossimi incarichi ;)
 
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1 replies since 7/12/2016, 00:32   204 views
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