Tizzoni ardenti e idioti urticanti, Ying - Sessione autogestita #1

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view post Posted on 3/12/2016, 21:52     +1   -1
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//off//Well then! È venuta più lunga del previsto -è stata un parto!! xD - però mi sono divertita a scriverla, come spero vi divertirete voi a leggerla. Ho cercato di essere il più coerente possibile con ambientazione e robe. La sorella appare più come una manifestazione ultraterrena che come presenza radicata nel mondo di Naruto, spero non sia comunque un problema e di non aver fatto castronerie. Detto questo, have fun! :flower: :re: //on//

"Parlato Ying"
"Parlato Makuto"
Narrato
'Pensato'


Il sole era calato ormai da un po' e a causa delle nubi si era fatto buio più presto del normale. Nella dimora di Ying e Makuto la luce soffusa di una lanterna illuminava il salottino principale.
Entrambi erano seduti vicini su due cuscinetti; entrambi erano vestiti con solo canottiera e pantaloni, i capelli di lei erano sciolti dal solito nodo; lo shinobi era concentrato e stava armeggiando con un paio di pinzette, la kunoichi invece teneva fermo il suo spoglio braccio destro, teso verso di lui.
In quel luogo regnava la quiete, tanto che si poteva sentire il fruscìo lieve che produceva Moegami -il giovane falco- mentre con il becco si lisciava il suo piumaggio colorato.
Quella quiete era però rotta di tanto in tanto da qualche sibilo, o lamento, da parte di Ying, tanto che anche il rapace alle volte si fermava, scrutando curiosa i due con un occhio e in seguito con l'altro.

L'ennesima esclamazione di dolore, l'ennesima volta che Makuto si fermava con quelle pinze.
"Lo so che fa male," affermò lui con pazienza, "ma se non stai ferma rischio di aggravare le cose."
La ragazza lo studiò in silenzio mentre lui continuava, non era tanto grave da dover andare all'ospedale, ma faceva comunque male laddove la sua vecchia cicatrice non le aveva desensibilizzato i nervi del braccio.
Non le mancò che lui evitava sempre di soffermarsi a guardarle le mani in parte fasciate, forse per dispiacere, forse per non metterla a disagio o per entrambi. Eppure lei gli aveva rammentato più di una volta che era tutto a posto ma lui era dannatamente testardo... Come lei.
Ying accennò un sorrisetto a quella similitudine e guardò altrove per distrarsi dal dolore, le sue iridi si fissarono su quel suo falco, che stava concentrato sulle piume striate dell'ala. Guarda caso la destra: quale curiosa coincidenza.

"Quindi, ricapitolando, com'è che ti è saltato alla mente di indossare questi gioielli?" le chiese Makuto dopo diversi minuti, rompendo il silenzio. Nella sua voce era presente una punta d'ironia che alla manipolatrice del katon non sfuggì e lei alzò gli occhi al cielo.
"Volevo provarli prima di farteli indossare personalmente," gli rispose lei a tono, lanciandogli un sorriso sarcastico. Lui sghignazzò, divertito dalla risposta, e continuò il suo lavoro.

Lei tornò seria, pensierosa, e i suoi occhi si posarono ancora una volta su quei due o tre frammenti di vetro che le erano rimasti attaccati alla pelle -non tanto piccoli ne tanto profondi da creare problemi- e poi su quelli raccolti nella ciotolina che poggiava sul tavolo.
Un sospiro stanco venne esalato tra le labbra dischiuse e con la mano sinistra la kunoichi si portò dietro l'orecchio quelle fastidiose ciocche in più di capelli medio-lunghi, che la sera soleva lasciar liberi dall'usuale nodo. Ouch...

Il suono che produsse Makuto quando poggiò le pinze sul tavolo indicò che anche l'ultimo frammento era stato tolto. Il giovane si era accorto di come la ragazza fosse più assente del solito dopo l'avvenimento di quel giorno, comprendeva solo in parte come si sentiva: avendo perso i suoi cari nella battaglia di Watashi, un orrore dei molteplici che quel mostro aveva causato. A causa sua il ragazzo era anche diventato fotosensibile e non riusciva a vedere bene i colori, per questo portava sempre gli occhiali da sole. Fortuna che c'erano gli altri sensi a normalizzarlo.
Ma, a differenza di Ying, lui si trovava ancora in patria.

Una lieve sensazione di bruciore si diffuse nelle zone interessate, attenuata dalla frescura che l'unguento produceva, e la esotica ragazza si girò verso Makuto, il quale aveva appena finito di passarle il suddetto unguento sul braccio e stava preparando le bende.
Eh sì, era stata decisamente una giornata pesante...

Diverse ore prima

Grigio era il cielo di Kumo quel giorno e le nuvole ricoprivano le cime delle imponenti e più alte montagne al loro passaggio, come spesso accadeva nel Paese del Fulmine, coprendo parzialmente la luce del sole di mezzogiorno. Eh già, mezzogiorno: perché era da parecchio ormai che Ying e il suo collega -un giovane Genin che all'apparenza non aveva nulla di particolare- giravano per le strade del Villaggio.
Cosa cercavano? Quello che gli avevano chiesto i superiori ovviamente: i bambini dell'orfanotrofio. Quattro da ritrovare; erano usciti nel cortile insieme agli altri ma quando venne l'ora di rientrare, i loro tutori si erano accorti solo allora che ne mancavano all'appello quattro. Era da quasi tutta la mattina che stavano setacciando le vie di Kumo; lei usando il suo udito sviluppato, lui il suo olfatto.

Sentì il suo compagno sbuffare seccamente.
"Accidenti, è tutta la mattina che li stiamo cercando! Chissà dove diamine sono spariti quei marmocchi," borbottò il ragazzino.
"Sei certo che abbiamo cercato ovunque, Kozue?" gli chiese Ying, alzando scettica un sopracciglio.
"Certo che sì," rispose Kozue, gonfiando il petto con orgoglio e un sorriso beota sulla faccia. "Io conosco il villaggio come le mie tasche."
Poco convinta di ciò, la ragazza prese da uno dei tasconi del pantalone la mappa di Kumo, ignorando l'occhiata offesa che ricevette dal collega.
"Uhm... Qui," affermò indicando con l'indice un punto preciso di quella zona. "Non ricordo che siamo mai passati per di qua."
Lo shinobi seguì con i suoi occhi grigi la posizione indicata.
"Uh. Questo perché l'ho fatto di proposito," rispose lui titubante. Lo sguardo con cui lo stava fissando Ying lo metteva sotto pressione. "Volevo prima verificare la zona circostante. Sai com'è." E col gomito diede dei colpetti leggeri al braccio della compagna e ammiccò in modo eloquente.
Lei rimase a fissarlo con la mappa in mano per un breve istante, arrotolò poi la medesima mentre scuoteva il capo con rassegnazione, quindi gliela diede in testa prima di rimetterla a posto.
"Andiamo," gli disse lei, infilando la via a destra con la posizione della loro meta ben stampata in mente.

Cavolo, si era accorta della sua sceneggiata. Kozue fece una smorfia a metà tra l'imbronciato e l'imbarazzato, seguendo la compagna. Accidenti, e lui che pensava che per quel giorno sarebbe stato in compagnia di una della sua età, una di quelle alle prime armi -come lui, anche se non l'avrebbe mai ammesso-, così sarebbe stato lui a fare bella figura. Invece si è dovuto beccare proprio quella tardona -visto il ritardo con cui aveva iniziato l'accademia. Quella che, ora che ci pensava meglio, era venuta da chissà dove e le cui dita... Rabbrividì al solo pensiero e una fugace occhiata andò alla mano della ragazza.

Quegli idioti dei suoi amici gli avevano raccontato delle cose terribili sul suo conto, all'inizio non volle credervi e fece finta di nulla. Però, ripensandoci; uno diceva che la Raikage le avesse fatto tagliare le falangi come punizione per aver mozzato a tradimento quelle dei suoi commilitoni; un altro andava narrando di come lei provenga da una tribù lontana dove mangiavano le persone; un altro ancora gli disse che era una spia dell'Akatsuki e che la sua missione era di far sparire i mocciosi di Kumo come lui. Infatti aveva perso le dita nel farne sparire uno.
Mai avrebbe immaginato che quelli volevano solo spaventarlo a morte, infatti anche quando il Jonin che diede loro l'incarico confermò che si trattava solo di uno scherzo, il ragazzino rimase nel dubbio.

Si erano fermati davanti a uno dei tanti portoncini di quel vicoletto dall'aspetto gradevole e Ying, dopo aver bussato diverse volte, stava forzando la serratura con il kunai -del resto erano autorizzati a entrare. Tuttavia non vi fu verso di aprirla e la ragazza arricciò il naso per l'irritazione, il suo sguardo andò a Kozue, ignorando che fosse rimasto imbabolato a fissarla senza accorgersi realmente di cosa stava accadendo.


"Ehi Kozue, dammi una mano," quelle parole, dette senza secondi fini, scatenarono una reazione tutt'altro che positiva nel giovane.



Ying rimase perplessa nel vederlo impallidire e non poté fare a meno di chiedergli:
"Ehi, va tutto bene?"
Il ragazzo non rispose e si limitò a infilarsi le mani in tasca. Lei sospirò rassegnata, capendo che avrebbe dovuto fare da sé, e si allontanò di due passi dalla porta; con un calcio ben assestato, e un po' di chakra rafforzativo nella gamba, la ragazza fece saltare via serratura e la porta si spalancò in un botto.
L'atrio della palazzina non era messo meglio di come si presentava fuori -e anche il puzzo non era diverso, ew! Salì la scalinata rettangolare di cinque piani fino al primo e controllò con il suo udito sviluppato cosa e chi vi fosse dietro ogni porta, controllando di tanto in tanto il compagno che, al momento, sembrava essersi calmato. Ci mancava solo che rischiasse di stare male mentre prendevano quei bastardi.

La prima e la seconda porta erano libere, peccato che la terza si aprì nel momento in cui lei, seguita dal collega, si era avvicinata. Da questi ne uscì fuori un donnone alto due metri e con trucco e parrucca allucinanti, per non parlare del vestito assurdo che faceva apparire lei... lui... esso come un regalo enorme e pronto per essere aperto.

Ying s'irrigidì, con uno sguardo a metà tra il sorpreso e lo sconvolto che aveva dell'ironico. Persino Kozue era rimasto basito.
"Oooh ma che cos'abbiamo qui!?" cinguettò retorico il tizio, avvicinandosi a Ying in particolare per tirarle delle avances e lei dovette trattenersi per non mollargli un pugno. "Due shinobi pronti per lo spogliarello! Un galletto ruspante e una giovane puledra!"

La kunoichi sgranò gli occhi, sempre più imbarazzata e irritata, non tanto per colpa di quel... erm, tizio quanto per quello che le sue povere orecchie sentivano accadere dentro quell'appartamento. Tutta quella gente che...Ugh... La ex soldatessa imperiale stava per vomitare. Fortuna che oltre la porta aperta non si vedeva granché. Lanciò una breve occhiata loquace al ragazzino, che in quel momento spostava silenzioso lo sguardo tra lei e il donnone. Che per l'appunto aveva capito fischi per fiaschi!

"C-c-cosa!?" balbettò Ying, sul punto di perdere la pazienza. "No aspetti un attimo, lei ha preso un enorme abbaglio! Anzitutto non mi tocchi con queste mani!" esclamò la ragazza, togliendosi di dosso le mani ben curate di quel testone.
In quel momento arrivò anche una ragazza -forse- molto bella, bionda, vestita con gonnellino e maglietta, e Kozue arrossì visibilmente frattanto che un sorrisone beota gli increspava i lineamenti del viso. Era proprio uno schianto!


"Kumiko cara!" chiamò con ancora quella voce in falsetto il lui/lei, tornando ad avvicinarsi pericolosamente a Ying. "Guarda qui cosa ci hanno portato le nostre amiche! Sono certa che ci sarà da divertirsi con questi soldatini. Il ragazzino non è male. E chissà che cosa nasconde sotto i calzoni questo bel stallone!" esclamò quello, mollando una pacca sul sedere alla kunoichi, della quale pupille si restrinsero per la sorpresa e lei divenne rossa come un pomodoro. Lo sguardo andò al commilitone ma quello era già perso tra le coccole dell'altra -forse!- donna.
A quel punto la manipolatrice del fuoco non ci vide più; aggrottò la fronte, strinse i pugni, sbuffò fiamme dalle narici e un ringhiare sommesso ne uscì tra le labbra tirate in una smorfia.

SBAM!!

E sia il testone che il ragazzino si ritrovarono con un bernoccolo in testa, anche se il primo ora aveva persino i denti rotti: la biondina gli stava accanto per confortarlo.
Una irritata Ying trascinò da dietro la collottola un piagnucoloso Kozue verso il piano superiore; lei ignorò il suo frignare e tirò su col naso per osservare il pianerottolo secondario.
Fu allora che lo vide -al terzo- e lei si fermò: era affacciato oltre la ringhiera a fumarsi una sigaretta appena accesa; i suoi capelli brizzolati e bianchi, la pelle olivastra, il corpo magro e il profilo spigoloso, lo sguardo freddo. La stava fissando in quel momento mentre lei era ferma. Iridi ambrate che incrociavano iridi smeraldine.
Durò un istante, lei inclinò appena la testa per meglio udire cosa si celasse dietro quella porta e riconobbe i singhiozzi di un bambino. Trovati!


"Kozue! Muoviti!" esclamò lei, mollando il ragazzino, che si ridestò capendo cosa succedeva, e caricando di chakra le gambe per arrivare con un balzo al terzo piano. Quello intanto stava già infilando la porta, si affrettò a richiuderla ma venne bloccato prima di riuscirvi, per questo lasciò perdere e tentò un'altra strategia.
Ying spalancò d'un botto la porta ed entrò in quella bettola da tre sole stanze -una sala abbastanza grande, un bagno e una stanza secondaria, dove poteva udire meglio i bambini. Non arrivava neanche al massimo della decenza quella catapecchia dove anche i mobili urlavano vecchio e sporco, ma se non altro era ben illuminata dalla grossa finestra della sala. Infatti non ebbe problemi ad avviarsi oltre il corrido-

Si fermò di colpo, ruotando e inclinando il busto a destra. Per un soffio l'affilato coltello da cucina non la colpì, andò invece a conficcarsi sul muro dietro di lei. L'uomo che l'aveva scagliato, diverso dal precedente rapitore, era un tipaccio più robusto e barbuto, dalla pelle più chiara e i capelli scuri. Come per l'altro, i suoi vestiti erano lerci quanto lui.
Costui si tuffò dietro il tavolo che con un gesto venne messo a mo' di barriera, così i kunai e gli shuriken lanciati da Ying non versarono sangue, ma fecero solo schegge di legno.
A quel punto la kunoichi non seppe come muoversi, doveva agire, doveva colpirlo in fretta, ma la mancanza di tre falangi le rendeva più lento il formare sigilli. Gli occhi ambrati cercavano qualcosa, qualsiasi cosa... E lì, dal cucinino, la trovò.

L'uomo si azzardò a tirar fuori la testa dal nascondiglio e tirò fuori dalla cintola la mannaia che usava come arma, lanciò la medesima contro la ragazza, la quale parò con l'ausilio di... i suoi occhi indaco si spalancarono quando capì di cosa si trattava, ma la stasi dello stupore gli fu fatale e subito dopo si vide volare la padella contro la nuca. Il colpo fu più forte del previsto e il primo rapitore svenne.

Ying osservò con soddisfazione la padella, un oggetto che in realtà celava un'ottima arma, poi però la buttò a terra -quella era troppo sporca e malandata. Controllò poi lo stato dell'uomo, si riprese le sue armi e si avviò subito in corridoio.
La porta dell'altra stanza era già aperta, notò che Kozue stava imbambolato, no, quasi disperato a fissare un punto in fondo alla stanza, sembrava non sapere che fare. Lei osservò la stanza; ai due lati stavano i ragazzini terrorizzati i bambini, due maschi e una femmina che non dovevano avere più di dieci anni; anche loro guardavano laddove il compagno fissava, verso la fonte di luce che altro non era se non l'altra finestra.

La kunoichi seguì anche lei quella direzione e quello che vide la fece irrigidire, gli occhi di lei divennero due fessure mentre le si formava una smorfia aggressiva e le sopracciglia si univano in un cipiglio furioso.

"Tieni d'occhio l'altro," ordinò al ragazzo con voce seria seppur calma. Lo shinobi annuì piano e senza staccare gli occhi dal criminale andò dove stava il secondo uomo.
"È meglio che non ti avvicini," le disse l'uomo, che stava fuori, sul balcone, sorridendo con una sbeffardaggine irritante frattanto che teneva stretta per la collottola la quarta bambina dai candidi capelli, la quale singhiozzava spaventata, e con i piedi al di fuori del suddetto balcone.

"Non è necessario arrivare a questo," gli rispose lei, mantenendo una calma fredda. "Se lo fai non ne uscirai con le tue gambe. Te lo assicuro."
Ok, non aveva tempo per attaccarlo, non poteva farlo senza rischiare di colpire la bambina, che egli poteva anche usare come scudo. Calcolò quindi ben altro.

"Per favore," la schernì lui con scetticismo, stringendo la presa sulla piccola. "Come se non sapessi come funziona." Tuttavia l'uomo si mangiò le parole e gli occhi verdi si spalancarono dallo stupore.

La kunoichi stava correndo verso di lui, muovendo le mani in modo estremamente veloce dinnanzi a sé, allora lui allargò il suo spietato sorriso e lasciò andare la bambina. L'uomo credette che Ying si sarebbe concentrata su di lui, in realtà anche lei si lanciò dal balcone, lasciando basito il suddetto criminale.


C'erano una buona sessantina di metri di vuoto sotto di loro, laddove, pronta a terminare la loro corsa, ci stava una casetta scoscesa che aveva più l'aria di una serra o anche un magazzino, il tetto era fatto in vetro: l'impatto insomma non sarebbe stato piacevole.
Ying era riuscita dopo pochi tentativi a comporre i sigilli per camminare sulle superfici verticali, prima di essersi lanciata, e si lasciò cadere quel tanto che bastava a raggiungere ed acchiappare la bambina -che a sua volta le si avvinghiò al collo-, ignorando il vento gelido di montagna che le sferzava il viso.
Adesso non restava che agganciarsi al muro di roccia, peccato che la ragazza non avesse calcolato la distanza tra sé e quest'ultimo. Infatti, quando tese il braccio verso il muro riuscì a malapena a sfiorarlo con le dita, ma la caduta di entrambe venne solo parzialmente frenata, rendendo meno fatale l'atterraggio.

Ormai erano in dirittura d'arrivo e poco prima dell'impatto la kunoichi, presa coscienza con terrore e adrenalina si girò bruscamente di modo da scontrarsi per prima, portando in avanti la testa.
La tettoia in vetro si frantumò e le due caddero su di un mucchio di sacchi pieni di concime, alzando un notevole polverone nel magazzino. Con la polvere si alzò anche un lamento sommesso da parte della kunoichi, che si sentiva la schiena a pezzi dopo quell'esperienza, protetta in parte dalla divisa che portava addosso. Lo sguardo si abbassò istintivo alla bambina, che si trovava ancora cosciente e avvinghiata a lei, e il panico travolse la ragazza quando le vide i capelli macchiati di sangue.

Alzò il braccio destro per spostarle i capelli, ma si fermò a metà dal compiere quel gesto e gli occhi si posarono sul braccio lasciato a mezz'aria: con diversi frammenti di vetro conficcati oltre la stoffa del copri avambraccio, che attualmente era diventato rossastro per quel minimo sangue che defluiva.
Abbandonò il braccio e la testa di nuovo sui sacchi e un sospiro di sollievo venne esalato tra le labbra semichiuse: la piccola non appariva ferita, eccetto forse per qualche taglietto di poco conto. Ora la stava fissando con occhi curiosi mentre lei si toglieva i frammenti più grossi dal braccio, tuttavia era ancora troppo spaventata per la serie di eventi da decidere di muoversi.

Ying se ne accorse e un "sei ferita?" le affiorò dalle labbra, giusto per sicurezza. L'altra fece di no con la testolina.
"Dobbiamo tornare su, te la senti?" le chiese poi. La biondina tentennò inizialmente, poi però annuì, non volendo restare da sola in quel posto desolato.
La kunoichi si passò il palmo sano sulla fronte, nel tentativo di lenire quel malditesta che cominciava a venirle.
"Bene, però dovresti spostarti prima," le disse, dato che la sua schiena iniziava a risentire del peso.

Non ci misero molto a salire e nel frattempo Kozue, che aveva legato l'altro uomo e ora cercava di placare quei bambini piagnucolosi, aveva creduto che quella strega se la fosse svignata insieme alla sua ennesima vittima. Intanto di quel tizio non ne aveva più vista traccia e aveva creduto che l'avesse eliminato la collega.
Quando però la vide risalire con un braccio a tenere salda la bambina, egli neanche si accorse che gli altri bambini si erano zittiti. Forse era una trappola, voleva solo lui, doveva... Doveva fare qualcosa.
Con un balzo Ying fu dentro la stanza, dopodiché lasciò andare la bambina che si fece da parte quando vide il ragazzo avventarsi dall'alto contro la kunoichi.

"Ahia!" La ragazza sentì il compagno che tentava invano di atterrarla e si piegò in due in avanti nel tentativo di resistergli. Questo le mollò una padellata dietro la testa e lei lo afferrò per la giubba, scaraventandolo a terra, davanti a sé. "Uoah!"
"Si può sapere che accidenti ti prende!?!" sbraitò Ying sorpresa e irritata al tempo stesso, coprendosi con le mani il bernoccolo mentre fissava Kozue con un'occhiataccia. Faceva male, ca@#%!
Seriamente, era la giornata nazionale degli idioti?!


"Sei riuscito a prendere l'altro?" gli chiese con voce meno alta di prima, visto che il ragazzino pareva spaventato da lei e continuava a non comprenderne il motivo. Tuttavia lo vide a disagio per quella domanda e non furono necessarie le parole affinché comprendesse cosa significava.
Lei si voltò a guardare altrove, sospirando stancamente, come a cercare di rimettere insieme i rimasugli di quella pazienza che troppe volte da quella mattina era stata spezzettata. Era ovvio che i Kami quel giorno ce l'avessero con lei per motivi che ancora le erano ignoti.

"Tu non ti rendi conto dei guai in cui..." stava per ribattere a Kozue quando dietro di lui la vide, arrestò il suo parlare e il suo sguardo da furioso passò a incredulo. Ebbe un tuffo al cuore, rimase ferma a fissare la figura come in un momento di stasi e da quell'istante non c'era nessun altro oltre a loro due, persino il pulsare alla testa venne ignorato. No, non poteva essere lei. La padellata ricevuta in testa le stava tirando dei brutti scherzi. Eppure...
Quello sguardo gentile e brillante al tempo stesso, quelle iridi identiche alle sue e che da tempo non vedeva; il portamento sprezzante e sicuro; il modo in cui indossava quegli abiti eleganti ma modesti al tempo stesso, abiti tipici di un nobile della sua terra natia.
Non c'era dubbio. Sentì salirle al petto nostalgia e gioia al tempo stesso, gli occhi le si inumidirono. Sbatté le palpebre più volte per assicurarsi che non fosse un sogno, la sua presenza la fece sentire di nuovo a casa.
"Z... Zheng..." riuscì a biascicare soltanto, dato che le parole le morivano in gola, la quale d'improvviso le si era seccata.
L'altra ragazza accennò un sorrisetto e si defilò, proprio nel momento in cui Kozue si girava perplesso per capire che avesse la collega.

Ma Ying si era già fiondata fuori, seguendo l'altra verso il pianerottolo, sentendosi chiamare. Da lì la cercò con lo sguardo e vide che era già al quinto piano, la sua espressione adesso era severa mentre gli occhi fissavano una porta in particolare. Si voltò verso di lei la sorella e indicò la suddetta porta.
La kunoichi fece per raggiungerla, senza neppure pensare di saltare direttamente invece di usare le scale. Quando arrivò a quel pianerottolo non trovò nessuno, così senza pensarci due volte decise di sfondare la porta indicatale prima.
Nel fare ciò andò a colpire anche il rapitore che da dietro di essa stava sentendo, facendolo volare a terra.
Restò sorpresa nel vederlo lì, ma fu un attimo, dopodiché, irritata e intenta a finire una volta per tutte quella storia, mollò all'uomo un calcio sulla mascella, facendolo svenire, quindi passò a perlustrare la casa.
Della sorella non v'era traccia, eppure le pareva persino di sentire il suo profumo -gelsomino-; trovò solo una quinta ragazzina dall'aria più matura degli altri, ma anche triste: la sua pelle era scura come i capelli e gli occhi erano di un verde smeraldino come quelli dell'uomo. Restò a fissarla basita per un po' prima che irrompesse Kozue, riportandola alla realtà con le sue esclamazioni di sorpresa.

Quello che accadde dopo non fu niente di così eclatante. La quinta bambina si scoprì essere la figlia del primo rapitore, che insieme al compare venne messo sotto processo; i bambini tornarono al loro rispettivo luogo e i due shinobi presero le rispettive ricompense; Kozue si beccò un secondo bernoccolo da parte di Ying per quello che le aveva fatto, scampò una punizione coi controfiocchi dato che lei ebbe il buon cuore di non fare rapporto del suo pessimo operato, affermando che i due criminali li avevano presi insieme, e il Jonin che aveva affidato loro la missione, scoppiò a ridere in faccia al ragazzino nel sentire le storielle sul perché fosse intimorito dalla kunoichi.
E Ying, beh lei aveva praticamente controllato tutta la zona in cerca della sorella e aveva persino chiesto ai bambini o alla gente del posto se l'avessero vista, senza i risultati sperati. Ma lei non demordeva, non se l'era immaginata, l'aveva vista davvero. E la bambina dai candidi capelli la guardava con gli occhi di chi aveva visto, peccato che fosse muta.

Tornando a noi...

Passò qualche altro istante di silenzio nella casa dei due shinobi, ormai Makuto aveva praticamente finito e stava fissando l'estremità del bendaggio con un cerotto. In seguito Ying poté sentire il suddetto ninja che cominciava a sghignazzare di nuovo, al punto che arrivò a non trattenersi più dal ridere. Lei gli lanciò un'occhiataccia stanca e subito lui portò le mani avanti a sé, con la paura che lei decidesse di suonargliele -conoscendo quello sguardo.


"Scusami..." disse tra una risata e l'altra. "È più forte di me... Quel travestito... E poi la padella..." all'ultima affermazione si piegò in due dal ridere.
"Tu guarda che stronzo," affermò lei a nessuno in particolare, voltandosi altrove con sguardo imbarazzato e visibilmente irritato, seppur nel sorriso trattenuto era evidente come fosse stata contagiata dall'ironia che stava esternando il compagno.
Moegami continuò a fissarli, arruffando le piume e gonfiandosi sino a diventare una palla mentre il becco si spalancava in uno sbadiglio.

"Sai che non sono una cima con le armi, da qualche parte dovevo pur cominciare," tentò di giustificarsi lei. Ma lo shinobi continuava a ridere. Oooh, che presuntuoso!

"Ti odio. Non ti voglio più vedere," gli rispose, risultando poco convincente persino nel suo fingersi offesa a morte. Percepì il ragazzo avvicinarlesi fino a trovarsi con il viso a pochi centimetri dal suo.
"Sappiamo entrambi che non è vero," le disse lui con un tono canzonatorio e un sorriso ebete sulla faccia. Lei arrossì un poco e con sguardo falsamente furioso si voltò a fissarlo per qualche istante.
"Ma schianta," ribatté poi, mettendogli una mano in faccia per spingerlo via, per poi alzarsi per andare a dormire. Cavolo, aveva ancora la schiena indolenzita. "Noioso..."
"Ciao ciao," la salutò lui, allegro come un cagnolino -e se lo fosse stato, si sarebbe potuto affermare che scodinzolasse- mentre la osservava andarsene e borbottare.

Edited by Eldastorel - 3/12/2016, 23:26
 
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view post Posted on 5/12/2016, 17:48     +1   -1
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Beh, oh.
Non so che hai mangiato a colazione, ma hai fatto un salto di qualità spaventoso nella scrittura...ora inizio anche io a tampinarti per fare la master è_è

A parte questo, bella la trama e nessun problema per l'apparizione, è inserita in modo innocuo nella trama. Ottima la caratterizzazione, davvero ben tratteggiate le interazioni.

Convalidata senza fiatare, +200exp e 50 ryo a te (...giusto? :v)
 
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1 replies since 3/12/2016, 21:52   235 views
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