| Si costrinse a metter su un sorriso tirato, Takeshi Suzaku, quando scoprì che gli avevano affidato la sua prima missione ufficiale in veste di Chunin di Kiri. Al momento non aveva voglia di vivere, figuriamoci guidare altri ninja in un territorio famoso per essere impenetrabile, teatro di storie e leggende, di sparizioni e misteri. Autocommiserarsi e continuare a ripetersi che prima o poi le cose sarebbero migliorate, così aveva trascorso le sue giornate fino a quando non era giunta la lettera. Ma ora era costretto a raccogliere tutte le proprie energie, uscire dallo stato mentale comatoso in cui versava ormai da un po' e scendere sul campo: non poteva rifiutare alla chiamata di Kiri, non importava quale fosse il suo stato emotivo. Si presentò il giorno concordato al porto avendo riacquistato quasi del tutto un aspetto vagamente professionale, da shinobi della Nebbia, e lì conobbe sia l'equipaggio sia gli altri membri del team. Il capitano decise di partire senza indugio, e la nave salpò verso Kanashima in mattinata, in una nebbia così fitta da potersi definire densa: avrebbero avuto modo di avviare una discussione durante la traversata.
O meglio, questa era l'intenzione all'inizio. Alla frase di presentazione di Takeshi, che dopo aver detto nome e cognome aggiunse di essere alla sua prima missione come chunin, risposero Shitsuki Agiwara e Benkei Han, rispettivamente kunoichi e studente. I marinai tuttavia non parevano inclini ad essere socievoli con i passeggeri e le uniche parole che avevano scambiato con loro riguardavano le storie che si raccontavano su quell'isola apparentemente diabolica e maledetta: si meritarono lo scherno da parte della kunoichi, almeno agli occhi del chunin. La ragazza sembrava proprio divertirsi, saltando quà e là sulla nave, mentre lui e Benkei rimasero a lungo sul ponte: ogni tanto il ragazzo dai capelli ricci gli rivolgeva qualche domanda e prontamente giungeva la risposta, ma Takeshi non fu mai veramente interessato alla discussione. I suoi pensieri vagavano e si infrangevano come le onde su una scogliera: erano tanti e affollavano la sua mente, confondendosi e mescolandosi tra loro. Ripensava al mare, il luogo dal quale proveniva, la spiaggia dove Ikki lo aveva trovato privo di memoria. Nonostante le premesse, sentiva che una leggera insicurezza iniziava ad insinuarsi nel suo cuore: sarebbe stato all'altezza del compito? La preoccupazione cominciava a farsi sentire per il ruolo che ricopriva, non più quello di semplice genin: adesso aveva più autorità, e con essa maggiori responsabilità. E si chiese cosa avrebbe potuto pensato Nene, al vederlo indossare quel giubbotto da chunin.
*Di sicuro mi avrebbe fatto i complimenti dicendo che me la sono meritata, ma sorridendo mi avrebbe detto che mi stava meglio il solito kimono... ah, quanto mi manca...*
Sospirando appoggiato al parapetto, si accorse infine che erano arrivati: lasciati a piedi dall'equipaggio -e qui gli scappò una mezza imprecazione sotto voce- avrebbero dovuto passare la notte sull'isola. Sospirò di nuovo, stavolta per la grande scocciatura, e i tre si incamminarono verso la loro meta. La nebbia ricopriva il villaggio come un manto per niente accogliente, ma piuttosto pungente, e il ragazzo si strinse nelle spalle nel vano tentativo di riscaldarsi: i loro passi risuonavano cupi nel vuoto, mentre passavano accanto alle abitazioni abbandonate da coloro che avevano preso una saggia decisione, oltrepassando qualche lapide, ultima dimora di chi non aveva preso tale decisione in tempo. Che posto triste... forse quella era la sua vera maledizione. Fu Shitsuki la prima a riconoscere una luce accesa all'interno della casa e ad avvicinarsi alla porta d'ingresso. Almeno adesso sapevano che qualcuno si trovava ancora lì, doveva essere uno dei membri della famiglia.
Sì, bussa pure.
E non appena le nocche della ragazza si posarono sul legno, la porta si aprì da sola cigolando in modo inquietante sui cardini: gli occhi di tutti si posarono naturalmente sulla donna, voltata di spalle, che stava trafficando in cucina con qualcosa. Niente di strano quindi, solo una signora apparentemente sola in casa sua. Muovendo un passo avanti facendo attenzione a farsi sentire per non spaventare troppo la figura, Takeshi annunciò la propria presenza con una domanda decisamente diretta.
Salve signora, lei abita qui?
Piuttosto neutro come inizio. Quando lei si fosse voltata, avrebbe visto il Suzaku davanti agli altri due: indossava il tipico giubbotto da chunin, con il coprifronte ben in vista legato al braccio sinistro, un abbigliamento immediatamente riconducibile al vestiario da shinobi. Già nella sua mente si preparava le prossime frasi, di come avrebbe spiegato alla signora la loro precida identità e il motivo della loro visita.
//Se dovessero esserci incongruenze fatemelo notare >.<//
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