[Evento live Gruppo 3] Kanashima, per _Crystal, gaeshi, deskbotpistolero

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Rainbow Man
view post Posted on 3/11/2016, 09:38     +1   -1




Non mi assumo responsabilità in caso di maledizioni!



CASA DOLCE CASA


Furono mandati in quel posto sperduto a nord di Kiri, dal quale ogni persona era scappata e ormai non rimaneva che una famiglia; avevano provato a chiedere tasse e ad inviare notificazioni su notificazioni con gli uccelli messaggeri, ma non si riceveva più nessuna risposta e addirittura i preziosi volatili non tornavano più indietro. Quell'isoletta abbandonata si trovava comunque a Mizu no Kuni ed era compito delle autorità del Villaggio della Nebbia controllare cosa stesse accadendo: gli ex abitanti raccontavano di come fosse invivibile a causa dell'atmosfera tetra e delle leggende che circolavano, oltre a quella strana famiglia che fuori di casa non si era mai vista. Fu così che una bizzarra squadra di shinobi partì alla volta dell'ignoto: un chunin alla guida di una kunoichi genin e addirittura uno studente, buttato nella mischia per fare esperienza sul campo, o almeno così volevano le autorità per l'istruzione dei nuovi soldatini.
Partirono con un veliero di buon ora: alle 8 di mattina l'ancora si alzò dal porto a nord-ovest di Kiri e l'equipaggio composto da un capitano e soltanto due mozzi accompagnarono il gruppo verso l'isola; purtroppo furono gli unici pazzi a voler intraprendere questo viaggio. Guardavano i due shinobi e lo studente increduli del loro coraggio, o forse erano soltanto dei folli che non conoscevano le storie che circolavano su quell'isola; era soprannominata Kanashima da troppo tempo, che ormai non si ricordava neanche il suo vero nome. Sta di fatto che a prima vista non sarebbe stato niente di difficile dato che una sola famiglia ci abitava ormai: bastava bussare a quella porta e capire se c'era ancora vita o per quale motivo non rispondevano al richiamo della severa Kiri.
La sfortuna volle che anche il mare ripudiò quel viaggio e le onde, terrorizzate anch'esse da qualche storiella da quattro ryo, facevano resistenza al veliero permettendogli di giungere sull'isola soltanto in tarda serata. Il lato positivo era che i tre ebbero modo di conoscersi meglio durante quell'intero giorno in mare; il lato negativo non sto neanche a dirlo, il buio non piace a nessuno. Arrivati a Kanashima, furono letteralmente scacciati via dal veliero e il capitano scappò immediatamente dicendo qualche parola ai tre malcapitati.

Capitano: "Io qui non ci resto, mi appoggerò su un porto di un'isola qui vicino. Passerò a riprendervi domattina all'alba in questo posto. Se non ci sarete quando il sole sarà completamente scoperto, me ne tornerò a Kiri portando la notizia della vostra scomparsa. Buona fortuna!"

Si allontanò come se avesse un uragano a favore di vento senza voltarsi neanche una volta verso i suoi ex passeggeri, mentre oltre che buio su Kanashima faceva davvero freddo e l'umidità entrava nelle ossa. Ad ovest della spiaggia vi era un gruppo di case abbandonate, probabilmente appartenenti agli abitanti trasferiti da qualche mese a Kiri; invece ad est vi era una casa davvero grande di almeno tre piani posizionata su un colle illuminato dalla luce della luna.

haunted_hous1



Era quello l'obiettivo, la casa da cui tutti stavano alla larga e di cui tutti parlavano: una luce flebile si vedeva dalla finestra di una stanza al piano terra. Il cortile di ingresso non aveva piante e fiori curati, me erbaccia incolta e qualche lapide poggiata di schiena per qualche strano motivo. Su una di essa si poteva leggere: "qui riposa colui che non riposerà più".
Non restava che bussare e attendere di essere accolti, magari con una bella tazza di thé e qualche biscotto.

GdR Off//
Avete tutto il tempo sulla nave per interagire come volete, ma non con l'equipaggio che sarà restio ad intavolare un discorso su Kanashima. Una volta giunti alla misteriosa casa, bussate alla porta che si aprirà da sola in quell'istante emettendo quei fastidiosissimi scricchioli che fanno quelle arrugginite. La luce vista da fuori proviene dalla cucina della casa dove una donna dai lunghi capelli neri e gli abiti da casalinga è girata di spalle; fatele qualche domanda se volete ma fermatevi lì. La muoverò nel prossimo post.

Edited by Rainbow Man - 3/11/2016, 10:01
 
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view post Posted on 3/11/2016, 10:10     +1   -1
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Shitsuki non era mai stata su una nave. Certo, conosceva il mare, aveva attraversato piccole tratte su imbarcazioni modeste, ma un veliero era la cosa più grande su cui si fosse mai trovata a viaggiare.
Per tutto il tempo cercò ogni pretesto per arrampicarsi sulle sartie, sporgersi dai parapetti, saltellare da poppa a prua con l'entusiasmo di una bambina felice. Più volte i marinai le avevano detto di fare attenzione, che la falce che si portava sulla schiena avrebbe potuto rischiare di rovinare il cordame, ma lei, convinta del suo totale controllo su Chinuri e il proprio corpo, li aveva ignorati. Però, visto che i membri dell'equipaggio erano davvero pochi per portare quell'imbarcazione, aveva dato una mano ovunque fosse stata richiesta. E si era pure divertita, ovvio, nonostante le onde avverse.
Purtroppo però il viaggio era finito, dopo un tempo piuttosto lungo, ed era dovuta tornare con i piedi per terra, in tutti i sensi. Era in missione, dopotutto.

«Pffft... Proprio un coraggio da veri uomini di mare, eh?» commentò con un risolino sprezzante quando il Capitano lasciò lei e gli altri due shinobi sull'isola Kanashima. Era buio, ci avevano impiegato più del previsto ad arrivare, ma la cosa non la turbava particolarmente.
Si voltò a esaminare quel poco che si poteva vedere dell'isola: case inutili e la magione principale, il loro obiettivo. Certo, avrebbero potuto passare la notte in una di quelle abitazioni abbandonate e andare a bussare la mattina, ma il Capitano sarebbe tornato all'alba, quindi non potevano rischiare di perdere tempo. Tornare a piedi a Kiri sarebbe stato impegnativo persino per dei ninja, e nessuno di loro era eccezionalmente esperto.

Guardò i suoi compagni: uno era uno studente che sfoggiava un'insolita massa di ricci bruni, l'altro era un Chuunin dall'aria malinconica che per certi tratti somatici le ricordava Shinta. Durante il viaggio non aveva detto loro che genere di capacità Jashin le aveva donato, ma se i due avevano studiato un po' di storia, avrebbero potuto riconoscere il rosario che portava legato in cintura, sopra il coprifronte della Nebbia.
La sua normale divisa nera e rossa, le sacche di kunai e spiedi, e la falce trilame sulla schiena completavano l'abbigliamento della Genin dai capelli bianchi.

«Guardate, c'è qualcuno!» esclamò, indicando la finestra illuminata da dove si intravedeva una donna dai lunghi capelli neri. Potevano escludere la risposta "Sono tutti morti" dal rapporto per Kirigakure che avrebbero dovuto stendere a fine missione, e che avrebbe fornito la risposta al perché nessuno inviasse più notizie da Kanashima.
«Direi di bussare e chiedere, no?» domandò con semplicità, aspettando l'approvazione di tutti i presenti prima di andare alla porta e far battere tre volte le nocche della destra sul legno.
Nel passare, aveva dato un'occhiata alle lapidi e alle erbacce, ma non ci aveva prestato particolare attenzione. Anche al Santuario avevano tombe, per quei poveri accoliti che non erano degni del Dono, e aveva imparato che le frasi incise sulla pietra hanno poco valore, se chi sotto quella pietra non può più agire.

Quindi, in breve, se ne sbatteva altamente come di quasi qualsiasi cosa al mondo. Una volta bussato avrebbe lasciato al Chuunin, il più alto in grado, il compito di fare domande e interagire con la signora. Lei si sarebbe limitata a sorridere e salutare cortesemente, come le era stato insegnato a fare dai suoi genitori.

urslmCI


 
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view post Posted on 3/11/2016, 22:24     +1   -1

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CITAZIONE
Narrato
Parlato
Pensato

Quella mattina kiri era ancora più nebbiosa del solito ma Benkei non se ne accorse, a dire il vero non si accorse di nulla. In un giornata normale appena sveglio si sarebbe diretto verso l'accademia in maniera tranquilla e rilassata, ma quella giornata di normale aveva ben poco

Prima missione, che sarà mai ,un'occasione per farsi valere.

Nonostante fosse palesemente impreparato per una missione l'aveva accettata lo stesso non poteva ritirarsi non dopo aver visto gli occhi fieri di suo padre quando aveva saputo che gli era stato affidato un simile incarico

Era felice cone un bambino come potevo rifiutare?

Così il nostro studente si incamminò verso il luogo dell'incontro con un miscuglio di emozioni che andavano dalla eccitazione più totale ad un ansia che sfiorava il parossismo. Salì sul veliero che avrebbe condotto la squadra al luogo della missione e lì incontrò i suoi compagni: una ragazza armata di una strana falce e un ragazzo dall'aspetto distaccato. Inizialmente Benkei fu restio ad intavolare una discussione visto che un membro della sua squadra saltellava in lungo e in largo per l'imbarcazione e l'altro beh l'altro gli incuteva un po' timore. Dopo circa una mezz'ora però si fece coraggio e rivolse la parola al ragazzo:

Piacere sono Benkei Han

Dal tono di voce del suo interlocutore si capiva che non avesse tanta voglia di parlare ma lo fece lo stesso, probabilmente per cortesia. Gli chiese giusto l'essenziale sia perché non voleva abusare della sua pazienza sia perché a pensarci non c'era molto da dire. Gli chiese il suo nome e il nome della loro... bizzarra compagna chi di loro fosse il possibile chunin visto che nessuno portava l'abbigliamento tipico di quel rango. Anche se alla fine non parlarono a lungo ciò aiutò il nostro non-ancora-genin a sciogliersi un po'. Un po' di tempo dopo la fine della discussione sbarcarono sull'isola e finito il per nulla incoraggiante discorso del capitano si incamminò con gli altri verso la casa da ispezionare e qui posò gli occhi sul lugubre arredamento della stessa.

Nonostante le pietre tombali è già più accogliente di kiri

Benkei tornato serio vide insieme ai suoi compagni una donna all'interno della casa ma decise di non dire nulla e lasciare la parola al chunin che li guidava nell'attesa decise di guardarsi attorno per vedere se ci fosse qualche altra anima viva nei paraggi o comunque qualche segnale che potesse far trasparire quanto era successo in quel luogo. Per sicurezza afferrò uno dei kunai contenuti nella sua sacca pronto ad estrarlo in ogni momento

Non mi piace quest'isola, non mi piace per nulla
 
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view post Posted on 4/11/2016, 00:45     +1   -1
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Si costrinse a metter su un sorriso tirato, Takeshi Suzaku, quando scoprì che gli avevano affidato la sua prima missione ufficiale in veste di Chunin di Kiri. Al momento non aveva voglia di vivere, figuriamoci guidare altri ninja in un territorio famoso per essere impenetrabile, teatro di storie e leggende, di sparizioni e misteri. Autocommiserarsi e continuare a ripetersi che prima o poi le cose sarebbero migliorate, così aveva trascorso le sue giornate fino a quando non era giunta la lettera.
Ma ora era costretto a raccogliere tutte le proprie energie, uscire dallo stato mentale comatoso in cui versava ormai da un po' e scendere sul campo: non poteva rifiutare alla chiamata di Kiri, non importava quale fosse il suo stato emotivo. Si presentò il giorno concordato al porto avendo riacquistato quasi del tutto un aspetto vagamente professionale, da shinobi della Nebbia, e lì conobbe sia l'equipaggio sia gli altri membri del team. Il capitano decise di partire senza indugio, e la nave salpò verso Kanashima in mattinata, in una nebbia così fitta da potersi definire densa: avrebbero avuto modo di avviare una discussione durante la traversata.

O meglio, questa era l'intenzione all'inizio. Alla frase di presentazione di Takeshi, che dopo aver detto nome e cognome aggiunse di essere alla sua prima missione come chunin, risposero Shitsuki Agiwara e Benkei Han, rispettivamente kunoichi e studente. I marinai tuttavia non parevano inclini ad essere socievoli con i passeggeri e le uniche parole che avevano scambiato con loro riguardavano le storie che si raccontavano su quell'isola apparentemente diabolica e maledetta: si meritarono lo scherno da parte della kunoichi, almeno agli occhi del chunin. La ragazza sembrava proprio divertirsi, saltando quà e là sulla nave, mentre lui e Benkei rimasero a lungo sul ponte: ogni tanto il ragazzo dai capelli ricci gli rivolgeva qualche domanda e prontamente giungeva la risposta, ma Takeshi non fu mai veramente interessato alla discussione. I suoi pensieri vagavano e si infrangevano come le onde su una scogliera: erano tanti e affollavano la sua mente, confondendosi e mescolandosi tra loro. Ripensava al mare, il luogo dal quale proveniva, la spiaggia dove Ikki lo aveva trovato privo di memoria. Nonostante le premesse, sentiva che una leggera insicurezza iniziava ad insinuarsi nel suo cuore: sarebbe stato all'altezza del compito? La preoccupazione cominciava a farsi sentire per il ruolo che ricopriva, non più quello di semplice genin: adesso aveva più autorità, e con essa maggiori responsabilità. E si chiese cosa avrebbe potuto pensato Nene, al vederlo indossare quel giubbotto da chunin.


*Di sicuro mi avrebbe fatto i complimenti dicendo che me la sono meritata, ma sorridendo mi avrebbe detto che mi stava meglio il solito kimono... ah, quanto mi manca...*


Sospirando appoggiato al parapetto, si accorse infine che erano arrivati: lasciati a piedi dall'equipaggio -e qui gli scappò una mezza imprecazione sotto voce- avrebbero dovuto passare la notte sull'isola. Sospirò di nuovo, stavolta per la grande scocciatura, e i tre si incamminarono verso la loro meta. La nebbia ricopriva il villaggio come un manto per niente accogliente, ma piuttosto pungente, e il ragazzo si strinse nelle spalle nel vano tentativo di riscaldarsi: i loro passi risuonavano cupi nel vuoto, mentre passavano accanto alle abitazioni abbandonate da coloro che avevano preso una saggia decisione, oltrepassando qualche lapide, ultima dimora di chi non aveva preso tale decisione in tempo. Che posto triste... forse quella era la sua vera maledizione.
Fu Shitsuki la prima a riconoscere una luce accesa all'interno della casa e ad avvicinarsi alla porta d'ingresso. Almeno adesso sapevano che qualcuno si trovava ancora lì, doveva essere uno dei membri della famiglia.


Sì, bussa pure.


E non appena le nocche della ragazza si posarono sul legno, la porta si aprì da sola cigolando in modo inquietante sui cardini: gli occhi di tutti si posarono naturalmente sulla donna, voltata di spalle, che stava trafficando in cucina con qualcosa. Niente di strano quindi, solo una signora apparentemente sola in casa sua. Muovendo un passo avanti facendo attenzione a farsi sentire per non spaventare troppo la figura, Takeshi annunciò la propria presenza con una domanda decisamente diretta.


Salve signora, lei abita qui?


Piuttosto neutro come inizio. Quando lei si fosse voltata, avrebbe visto il Suzaku davanti agli altri due: indossava il tipico giubbotto da chunin, con il coprifronte ben in vista legato al braccio sinistro, un abbigliamento immediatamente riconducibile al vestiario da shinobi. Già nella sua mente si preparava le prossime frasi, di come avrebbe spiegato alla signora la loro precida identità e il motivo della loro visita.


//Se dovessero esserci incongruenze fatemelo notare >.<//
 
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view post Posted on 4/11/2016, 10:07     +1   -1





LA MOGLIE IDEALE



Un paio di candele accese sul mobile della cucina illuminavano la stanza; la donna sentì le parole del chunin eppure non accennò nessuna reazione. Continuava a fare ciò che stava facendo: con un coltello nella mano destra affettava qualcosa, presumibilmente delle salsicce di carne. Indossava un abito tipico da casalinga e i ragazzi si sarebbero chiesti come facesse a cucinare con quel buio; le pentole giacevano sul fornello incrostate e in disordine come se fossero lì da anni.
Dopo una serie di colpi alla carne e al tagliere, la donna abbassò il coltello distendendo completamente il braccio; con passo leggero iniziò a ruotare su se stessa per vedere con i propri occhi i tre ragazzi. I suo capelli lisci e neri si spostarono verso sinistra lasciando spazio a degli occhi di un chiarissimo azzurro, che spiccavano anche nell'oscurità della stanza. Ora era completamente rivolta verso gli shinobi di Kiri e si poteva notare benissimo che il suo grembiule da cucina fosse completamente sporco di sangue, delle macchie vecchie ma pur sempre di quel inconfondibile rosso. La prima cosa che poteva balzare agli occhi, oltre al suo sguardo deciso e penetrante, fu una mascherina a coprire la bocca, come quando qualcuno ha il raffreddore e non vuole contagiare chi gli sta intorno: proprio così, non avrebbe voluto coinvolgere i ragazzi. Ci furono altri attimi di silenzio dove la donna continuava a fissarli con i suoi occhi impugnando il coltello nella mano destra.

Donna: "Mio marito diceva che ero molto bella, ma io non lo rispettavo abbastanza... Trovate che io sia bella?"

Attese per qualche secondo la risposta dei tre shinobi fissandoli con quegli occhi troppo chiari per essere veri; poi mosse la mano destra portandosela sul viso.

Donna: "Un giorno mi punì e mi disse che adesso nessuno avrebbe più detto che sono bella..."

La sua voce era davvero leggera e appena si riusciva a capire cosa stesse dicendo. La luce intanto illuminava appena il suo volto e improvvisamente si tolse la mascherina dal viso gettandola per terra per poi alzare il tono di voce e urlare ai ragazzi.



Donna: "TRAVATE CHE SIA ANCORA BELLA???"

Alzò il coltello all'altezza delle bocche degli shinobi e rimembrò quell'episodio tanto violento accaduto quando ancora era giovane e bella. Suo maritò non poteva sopportare i suoi tradimenti e le mise un coltello nella bocca segnandola per sempre: il taglio arrivava quasi fino alle orecchie.

Donna: "Se mi trovate bella, potrei farvi diventare come me."

Accompagnò quelle parole con un sorriso a trentadue denti ben visibili e tentò di affondare il coltello verso la bocca di Shitsuki.

Gdr Off//
A questo punto potete scappare, aggredirla, legarla, insomma fate ciò che volete. Infine dovrete continuare recandovi in un'altra stanza della casa. Vicino l'ingresso ci sono le scale: qualle a destra conducono verso il piano di sotto e quelle a sinistra verso il piano superiore. Siccome dovete trovare il marito della donna, dovrete comunque andare da ambo le parti ma scegliete voi l'ordine. Potete anche separarvi e andare contemporaneamente da entrambe le parti, ma non credo abbiate il coraggio. Nel caso dovesse aver bisogno del bagno, lo trovate in fondo a destra; non scherzo, potete andarci sul serio, ma solo uno alla volta. Fatemi sapere per messaggi la vostra scelta e vi dirò cosa descrivere.
 
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view post Posted on 4/11/2016, 23:24     +1   -1
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Takeshi cominciava ad innervosirsi: era certo che la donna lo avesse sentito, eppure non accennava a dare segno di aver compreso. Continuava imperterrita a calare il suo coltello sulla carne, una, due, tre volte, fino a quando finalmente si voltò rivelando degli occhi azzurro ghiaccio in netto contrasto con il nero pece della lunga chioma. Il ragazzo non aveva mai visto occhi così chiari, tanto da risultarne leggermente impressionato e notare solo in un secondo momento la bocca coperta. In una cucina era un accessorio comprensibile, evitava che i germi derivanti da una qualche malattia andassero a contaminare il cibo. Evidentemente ci teneva alla salute e all'igiene, Takeshi non poteva che darle ragione -anche se con la voglia di vivere sottozero che aveva avuto recentemente, continuava a rimandare le pulizie della sua nuova casa. Le prime parole pronunciate dalla donna, però, non furono così rassicuranti: parevano insensati discorsi da squilibrata mentale, che nulla avevano a che fare con la domanda posta dal chunin. Di conseguenza, lui non rispose alla richiesta di lei e si limitò a guardarla di traverso, stranito. La storia della sconosciuta, ormai con tutta probabilità individuabile come la donna di casa della famiglia misteriosa, raccontava del marito che l'aveva punti per i suoi tradimenti... rendendola un mostro.

Il ragazzo trasalì quando cadde la mascherina, mostrando la bocca orribilmente sfigurata da una cicatrice. Lo squarcio non era pulito, nè tantomeno ben rimarginato: sembrava il lavoro di un macellaio. Quale uomo privo di cuore poteva chiamrasi marito dopo una vendetta del genere? Colto di sorpresa, fu il fruscìo che gli passò accanto a risvegliare il suo istinto: la moglie era scattata verso Shitsuki, tentando di superarlo, ma non aveva fatto i conti con l'addestramento ninja del ragazzo.


Non così in fretta.


Tono di voce calmo, non si sentiva minacciato. Aveva afferrato per il polso armato la donna, bloccando la sua folle corsa, e con una sola mossa esperta la disarmò riponendo il coltello nella propria tasca. Sarebbe stato un magro e temporaneo sostituto per la sua katana, tragicamente scomparsa di recente. Fu a quel punto che sentì un altro rumore, e lasciò passare Shitsuki che come un treno caricò la signora, sbattendola violentemente a terra e, dopo un po' di strapazzamenti, metterla temporaneamente fuori gioco. In quell'occasione l'attenzione di Takeshi venne catalizzata dai peculiari accessori della kunoichi, che risvegliarono in lui memorie confuse, una sorta di reminiscenza di qualcosa che aveva letto in passato: la falce a tre lame, il triangolo rovesciato, il rosario. Ricordava solo che si trattava di un culto i cui riti coinvolgevano il sangue degli adepti, ma non molto di più. Si ripromise di approfondire la questione più in là.

Non si riprenderà per un po', immagino. Dobbiamo cercare il marito -magari lui non è ancora impazzito del tutto, anche se...beh...
Si interruppe, gettando uno sguardo eloquente al volto sfregiato della tizia svenuta. *...Ne dubito*
Inizierei dal piano superiore, se non avete nulla in contrario. In genere ci sono le camere, e magari sta andando a dormire proprio adesso.


E detto questo, si sarebbe avviato per le scale che portavano verso l'alto, le orecchie ben attente a captare suoni strani. Non aveva alcuna intenzione di essere aggredito dal marito nella penombra, la sua esperienza da chunin gli aveva insegnato che era meglio avere i nemici -per quanto scarsi- di fronte piuttosto che nell'ombra alle spalle. Sarebbe stato cauto, decisamente cauto, e ancora una volta avrebbe guidato il gruppo come riteneva un caposquadra dovesse sempre fare -anche se avendo piena fiducia nelle capacità della ragazza, avrebbe prestato più occhio a Benkei, fresco fresco di Accademia-. Cosa riservava per i tre giovani di Kiri quella casa così tetra?
 
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CODICE
<b>Narrato</b>
<i>Parlato</i>
<u>Pensato</u>


Avvicinatosi alla donna il gruppo la poté vedere mentre tagliava quella che a prima vista sembrava carne

Salve signora, lei abita qui?

La domanda del suo caposquadra non trovò risposta, il che già poteva apparire strano ma nulla in confronto a quello che successe di li a poco. La donna si girò dando sfoggio di un lugubre abito impreziosito da delle vistose macchie vermiglie e di un paio d'occhi di un azzurro sgargiante. La disturbante visione però non era ancora completa, come ad un'opera alla quale manca il protagonista, ed eccolo apparire calato il sipario della mascherina uno squarcio che aveva ben poco di umano. Ma ancor prima che il team potesse rivolgerle domanda alcuna lei mossa da non si sa quale follia omicida scattò verso shitsuki

Attent...

Non riuscì neanche ad avvertire la compagna che la donna era già stata disarmata e messa fuori combattimento. Benkei stava provando un senso di impotenza mai provato.

Sto tremando come un lattante, è questo che sono? Un bimbo spaventato? Un essere inutile?

Benkei istintivamente indeterggiò spaventato ed un piccolo tic alla gamba destra tradiva la sua paura

Inizierei dal piano superiore, se non avete nulla in contrario. In genere ci sono le camere, e magari sta andando a dormire proprio adesso

Lo studente fu riportato alla realtà dalle parole del chunin il quale sembrava aver intuito il suo stato d'animo. Benkei sapeva cosa fare e aspettò che i suoi compagni si girassero per salire le scale per estrarre uno spiedo dalla sacca e chiudendo gli occhi pronunciò sussurrando il motto del suo clan

Il dolore è buono per noi...
Benkei si conficcò con forza lo spiedo nel braccio
...e necessario per gli altri

Lo studente per quanto inesperto non era uno stolto, prestò molta attenzione a non causarsi dei possibili malus se non il dolore. Per quanto rude il metodo sembrò funzionare adeguatamente, quando Benkei riaprì gli occhi sembrava una persona diversa, il suo passo era diventato calmo e sicuro. Quando fu certo di aver ottenuto il risultato desiderato pulì lo spiedo sulla manica e lo rimise nella sacca

Non sembrano essersi accorti di nulla, meglio, non ho fatto quello che ho fatto per attirare l'attenzione ma perché era la cosa giusta da fare. La giusta pena per il mio errore era il dolore e adesso devo provare ad essere utile alla squadra, sono pur sempre un Han io

Così dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla donna che era stata motivo di terrore per lui accennò un sorriso divertito e seguì il suo caposquadra
 
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Shitsuki era di buonumore. Si sentiva allegra, fresca, e nonostante il mondo attorno a lei fosse in grado di dare i brividi a chiunque con un minimo di buonsenso, lei continuava a considerare quella missione una simpatica gita fuori porta.
A proposito di porta, quando quella davanti a loro si aprì la padrona di casa non si girò per accoglierli. Stava cucinando, preparando carne di qualche tipo, ci stava che volesse finire il lavoro prima di accogliere gli ospiti inaspettati.
Fino a lì nulla di troppo drammatico, nemmeno la mascherina, non era la prima volta che ne vedeva una. In ospedale, poi, erano obbligatorie per la maggior parte del tempo.
Insomma, Shitsuki era ancora rilassata.

"Quel grembiule andrebbe lavato" fu l'unico pensiero che formulò mentre si grattava pigramente un orecchio lasciando a Takeshi il compito di parlare.
La donna però aveva gli occhi strani. Shitsuki la guardò meglio, e si tolse il mignolo dall'orecchio smettendo di grattarsi.
Sguardo vitreo, vuoto. Non era per il colore degli occhi, era per l'assenza di senno che si poteva notare.
Cominciò a parlare, e Shitsuki dapprima non rispose. Sopracciglia aggrottate e sguardo confuso, fissava quella donna di cui vedeva soltanto metà faccia, e si chiedeva come potesse considerarla bella o meno. Cioè, come valutarla?
La bellezza passò in secondo piano quando la donna si tolse la mascherina, rivelando uno squarcio impressionante che le apriva la guancia sinistra completamente, così come parte della destra. Regalo del marito, se quello che stava raccontando era vero.

«Woah!»

Fece mezzo passo indietro, istintivamente. Aveva visto ferite e sfregi di ogni tipo, e quello era piuttosto brutto. Non era stato ricucito, quindi mascella e mandibola non stavano più chiuse in maniera normale, bensì si aprivano slabbrandosi tutte offrendo una panoramica dell'arcata dentale della donna che, se era stata bella, di quella bellezza ora conservava solo il ricordo.
Non era la scena in sé a spaventare Shitsuki. Diamine, no. Non era stata cresciuta capace di provare paura di una donna sfregiata e pazza. Era stato l'urlo a sorprenderla, e a farle mettere mano alla falce. Non c'entrava la paura, era solo una reazione istintiva, quasi animale.
Purtroppo lo spazio era ristretto, e la donna armata di coltello le si gettò addosso mirando a sfregiarla come avevano fatto con lei. La genin di Kiri si vide baluginare il coltello verso la bocca, ma mentre si muoveva per spostarsi ed estrarre Chinuri, Takeshi placcò la pazza rimuovendo il coltello dalle sue instabili mani, velocissimo ed efficiente.
Una donna contro tre ninja, per quanto ragazzini, aveva poche chances di uscire vittoriosa.

«OHCAZZOFAI»

Con la falce trilama stretta nella sinistra, Shitsuki scattò in avanti, intenzionata a superare Takeshi che si era prontamente mosso per impedire l'attacco. Solo che non si sarebbe fatta fermare, né le importava cosa i suoi compagni di missione potevano pensare. La tizia aveva tentato di sfregiarla, aveva urlato, e ora Shitsuki si era agitata. Azione, reazione.

Placcò la donna buttandola a terra e le salì sopra bloccandola con il proprio peso sul corpo, la mano sinistra sul suo braccio, e con la destra fece roteare Chinuri in modo che le lame andassero ad appoggiarsi sulla gola della donna. La falce era fredda e affilata, un minimo di pressione e sarebbe sgorgato il sangue.

«Vuoi essere bella? Lo vuoi davvero?»
La fissava con un sorriso sottile, affilato, per nulla intimorita da quel volto orrendamente sfigurato e aperto a cui avvicinava il proprio.
«Sei asimmetrica. Vuoi che ti apra il resto della faccia così sei uguale da entrambe le parti?»
Sibilava, con la feroce freddezza di una bestia predatrice sicura della sua vittoria e posizione vantaggiosa. Gli occhi rossi le brillavano di una luce che molti non avrebbero esitato a definire folle, ma che in realtà era perfettamente lucida. Nella sua follia.
«No, vero? Allora usa quella bella boccuccia per dirci dov'è tuo marito. O il resto della famiglia, se ce n'è una» ringhiò più decisa, premendo leggermente la falce contro la gola della donna. Non sarebbe uscito sangue, ma la minaccia era lì, pronta ad essere messa in pratica.

Con voce stridula, la donna disse loro che suo marito era in casa. Si nascondeva dai Kami per i propri peccati.
Shitsuki sorrise: se si parlava di divinità, lei era la donna giusta per quella missione.
«Almeno ditemi se sono bella!» strepitò ancora la sfregiata, e Shitsuki si sollevò sulle ginocchia, togliendo la falce dal suo collo e la mano dal braccio.
Silenzio.
«No.»
Le afferrò la testa prendendola per i capelli, la tirò su costringendo la donna ad alzare il busto, e con forza e decisione gliela fece sbattere sul pavimento della cucina. Svenne sul colpo.

«Bene, abbiamo un maritino da cercare» annunciò la Jashinista come se niente fosse, rimettendosi in piedi e voltandosi verso i suoi compagni.
Nessuno di loro era rimasto particolarmente impressionato o sconcertato. Certo, lo studente, quel Benkei, non dava l'aria di stare proprio benissimo... Ma niente di serio.
Non rinfoderò la falce, quella casa non dava l'idea di essere sicura.
«Va bene» annuì quando Takeshi propose di salire per iniziare a perlustrare la casa.

«Potremmo dividerci... Ma i libri dicono sempre che è un'idea stupida. E comunque su potremo esplorare più camere contemporaneamente.»

Si voltò per vedere cosa stesse trattenendo Benkei, ma non riuscì a vedere quel gesto da lei ampiamente condiviso che prevedeva l'autoinflizione di dolore al fine di focalizzarsi sulle cose importanti.
Peccato, potevano diventare amici.

"Avrei potuto sacrificarla... Ma non avrebbe capito la grandezza del gesto... Sarebbe stata un'offerta di basso livello... No, vediamo com'è il marito..."




urslmCI


 
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Rainbow Man
view post Posted on 5/11/2016, 10:59     +1   -1





UNA DOLCE SORELLA



Decisero di salire al piano superiore, dove ad ogni passo su quelle scale in legno proveniva un rumore acuto che lasciava presagire la loro fragilità. I parati color verde erano in parte strappati e il corrimano era graffiato in diversi punti. Il piano iniziava con un lungo corridoio, sul quale affacciavano diverse camere: quattro porte sulla parete a destra e quattro sulla parete di sinistra. Ad illuminare il passaggio vi erano delle piccole candele a muro che erano ricoperte da uno strano telo che rendeva il corridoio di colore blu. Avanzando passo dopo passo, i tre shinobi si sarebbero accorti che ogni stanza era in disordine e inutilizzata: un letto con un materasso strappato in una, un bagno con un rubinetto che perdeva, un'altra interamente vuota con degli strani simboli sul muro.
Del marito della donna non vi era traccia, ma delle frecce rosse lungo il corridoio indirizzavano verso la parete sulla fine: le gocce che colavano facevano immaginare che esse fossero state marcate con il sangue. La lunghezza del percorso doveva essere di almeno venticinque metri e a terra era presenti dei segni ancora di quello spaventoso rosso che lasciavano presagire uno spostamento di un corpo sanguinante. Raggiunto metà corridoio, delle ragnatele colpirono il volto dei tre shinobi e in sulla parete sul fondo un messaggio ovviamente di colore rosso. Attirata la loro attenzione si sarebbero avvicinati e avrebbero colto il suo significato: era scritto in modo confusionario e a stento si riuscivano a riconoscere alcuni Kanji. Il messaggio diceva:

"Diventerete come me e guarderete il mondo da un'altra prospettiva. Mio fratello mi fece questo e da sempre ci convivo; ma da oggi anche voi mi farete compagnia. Attenti al rumore..."



Finito di leggere lo scritto, alle loro spalle iniziò ad emergere dal silenzio un rumore insolito e veloce: era un ritmo travolgente che entrava dritto nello stomaco e cresceva di intensità.

Teke-teke-teke-teke-teke-teke-teke-teke-teke-teke...



Solo quando il gruppo si voltò verso l'altro lato del corridoio, una figura bassa si avvicinava velocemente verso di loro camminando in un modo insolito.





Un corpo tagliato a metà, che camminava sulle proprie mani emettendo quel fastidiosissimo rumore che adesso faceva gelare il sangue; si muoveva a gran velocità e sembrava essere abituato a quell'andamento. I capelli lunghi lasciavano presagire che fosse una donna dagli abita completamente distrutti e lacerati. Quando il Teke-teke fu insopportabile, si intravide una falce dietro la schiena della ragazza simile a quella di Shitsuki, ma ad una sola lama. Puntava dritto verso Takeshi che si trovava a centro del gruppo e quando fu abbastanza vicino, impugnò la falce con la mano destra e si spinse verso il ragazzo con la mano sinistra tentando di affondare il colpo all'altezza della vita. Voleva trasformarlo in un essere a metà, proprio come lei.

GdR Off//
Crystal salvati letteralmente il culo, o magari intervenite voi altri. Stessa cosa della moglie, questa sarà la sorella del marito. Una volta catturata, se avete domande me le scrivete in privato e vi rispondo. Dopodiché perlustrate liberamente il piano superiore, ma non troverete un bel niente; siete costretti a scendere al piano inferiore.
 
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view post Posted on 5/11/2016, 13:28     +1   -1
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Salirono al piano di sopra. La casa dava l'idea di essere vecchia, ma soprattutto mal tenuta. Sporca, in disordine, male ammobiliata. Per Shitsuki, che veniva da una società chiusa dove il decoro e la cura del poco che si aveva erano tenuti in grande considerazione, quel posto faceva arricciare il naso.
Il suo naso arricciato però captò qualcosa. Sottile, ma inequivocabilmente ferrigno. Odore di sangue.

«Gente... Fate andare avanti me che è meglio» avvisò gli altri, vedendo le macchie rosse che non avrebbero mai potuto essere scambiate per vernice. Non da lei, soprattutto.
Accelerò cercando di superare Takeshi e mettersi alla testa del gruppo, con la falce nella destra e i sensi all'erta. L'odore del sangue, la sua vista, cominciavano ad eccitarla: ci sarebbe stato movimento, azione, battaglia. La tizia sfregiata del primo piano era stata una delusione quasi noiosa, magari il prossimo incontro avrebbe potuto rivelarsi più adatto al suo Signore.

Indietreggiò con la testa di scatto nel momento in cui si ritrovò coperta di ragnatele, ma le scacciò con una mano per poi avvicinarsi alla parete dove un messaggio vermiglio li avvisava di altre amenità.
«Una famiglia sempre più amorevole, mh? A cosa...»
Non terminò la frase: il rumore si manifestò da solo.
Shitsuki portò la falce di lato, e si pose in prima linea, cercando di tenersi abbastanza spazio per non rischiare di colpire i suoi compagni con Chinuri. Il problema di quell'arma era la sua portata, e il ferro non guarda amici o nemici.
Gli amici li aveva al fianco. Il nemico comparve... Mezzo nemico per la precisione, con una falce su quel che restava della schiena. Falce che cercò di usare per attaccare Takeshi.

«Pffffthahaah!»

Scoppiò a ridere vedendo quella scena grottesca, e contemporaneamente si lanciò in avanti brandendo la sua arma, ben più sacra e importante di quell'arnese da contadini con cui voleva fare a pezzi il chuunin.
Si diede lo slancio con le gambe, portò la falce al di sopra della testa, e con un rapido volteggio mirò a conficcarla in quel corpo macilento.

CITAZIONE
<taijutsu Ravvicinata> - Stile della Mattanza: Unico Fendente – (Stm: 4)(Frz: +70 +Bonus Arma) “A differenza del elegante Stile della Luna, quello della Mattanza coincide con la brutale uccisione del nemico. Nessuna eleganza, nessuna sinuosità, nessun complesso movimento che possa incarnare l’ideale di bellezza, ma semplicemente odio verso il proprio avversario e violenza. Le tecniche dello Stile della Mattanza sono solitamente caratterizzate da un solo, possente colpo, che non viene nemmeno indirizzato verso una specifica zona del corpo del avversario, ma semplicemente verso la parte più facilmente raggiungibile. L’Unico Fendente prevede un rapido balzo, preceduto da pochi passi, verso il nemico, per poi tentare di colpirlo con tutta la forza possibile. L’unico obiettivo è quello di tranciare la sua carne e di provocarne un’orrenda morte.”

CITAZIONE
Frz 48 + 70 (tecnica) +25 (bonus Falce di Jashin affilatura 1) +20 (Specializzazione Taijutsu lv.1) +5 (clan Maestro dei Simboli lv.6) = 168

Stm: 75 - 4 = 71

Voleva aprirla a metà, piantarle addosso le tre lame prima che la sua, unica, potesse arrivare a Takeshi. Shitsuki poteva contare su diversi vantaggi, e sicuramente quello di potersi muovere su due arti e usarne altri due per maneggiare la falce rientrava tra i migliori.
Ma c'era la forza di Jashin a guidarla, il sangue versato con e per Chinuri che rendeva quell'arma una prosecuzione del suo braccio. Shitsuki era brava con la falce, e lo avrebbe dimostrato a quell'infelice creatura, anche lei indegna di essere Offerta.


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view post Posted on 6/11/2016, 00:33     +1   -1

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CITAZIONE
Narrato
Parlato
Pensato

Benkei insieme al team iniziò ad esplorare il piano superiore della casa. Guardandosi intorno avrebbe potuto osservare l'arredamento macabro e l'aria spettrale che si respirava, ma non lo fece, probabilmente si era abituato a quella atmosfera cupa che non si era mai diradata da quando era giunto sull'isola. Ma il loro vagare fu interrotto da una scritta cremisi sulla parete<"Diventerete come me e guarderete il mondo da un'altra prospettiva">.

" Mio fratello mi fece questo e da sempre ci convivo; ma da oggi anche voi mi farete compagnia. Attenti al rumore..."

Benkei senti uno strano rumore e girandosi vide colei che sembrava la più probabile autrice del manoscritto: una mezza donna (nel senso letterale del termine) che si avventò verso il suo compagno chunin. Nonostante la calma ottenuta dal suo gesto masochista non riuscì ad essere lucido, rimase paralizzato un attimo dalla paura, un attimo sufficiente a fargli perdere il suo momento di gloria


Pffffthahaah

Qust'urlo accompagnò l'attacco della sua compagna che con una tajutsu ben assestata uccise l'aggressore sotto gli occhi di nuovo impotenti di Benkei, egli rimase con il kunai in mano senza fare nulla.

Non è possibile, non di nuovo dannazione. Perché sono impaurito? Forse non ho sofferto abbastanza? Si, DEVE essere così, non sono un debole, non ho paura

A infierire sulla già debole psiche del dodicenne fu una innocente decisione dei suoi compagni, dividersi ed affidarlo a shitsuki, quel gesto fu male interpretato nella momentanea follia del giovane

Anche loro diffidano di me? Non si fidano a lasciarmi solo? Cosa hanno loro più di me? Non può essere soltanto l'esperienza o il grado, no c'è qualcosa di più, qualcosa che kiri gli ha insegnato ma cosa?

Il silenzio di Benkei attirò l'attenzione dei suoi compagni che si aspettavano quantomeno un segno di consenso. Ma eccolo che rischiarava la nebbia creatasi nella sua testa, eccolo il suo lampo di genio.

L'assassino ecco cosa mi manca, non ho ancora ucciso. Ma certo "L'infanzia finisce quando si comprende la morte" e quale modo migliore per comprenderla di dispensarla?

Rise, Rise di gusto mentre conficcava il kunai nella carne sotto gli occhi dei suoi nuovi amici per darsi la carica, rise come un bimbo che giocava al suo gioco preferito. E ridendo si fiondò verso il piano inferiore tenendo in mano il kunai ancora sanguinante, cercando di dare uno stacco ai suoi compagni, voleva essere solo, voleva essere l'unico artefice della sua gloria o della sua disgrazia

Vieni fuori mostro, siamo i soli a non essere apparsi in questa commedia, che ne dici? Solo io e tu folle, non ho paura.

Benkei stava mentendo, aveva paura ma la follia che aveva preso possesso di lui gli impediva di soffrirne anzi ne traeva vantaggio, la paura si trasformava in adrenalina la quale condiva quel delirio di onnipotenza dettato da un fatale miscuglio di paura, ansia, voglia di rivalsa e frustrazione. Le sue gambe tremavano ma la sua mano era ferma bisognava solo vedere se l'avrebbe spuntata la paura o la determinazione
 
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view post Posted on 6/11/2016, 02:36     +1   -1
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Ora, specifichiamo: Takeshi non aveva uno stomaco debole. Nessuno shinobi di Kiri aveva uno stomaco debole, almeno nessuno che si potesse definirsi tale. Solo che...
Il motivo per cui il chunin non si era dedicato agli studi di anatomia e medicina come la sorella Nene risiedeva proprio in questo: non era un compito adatto a lui. A meno che non fosse in combattimento, dove la ferocia prevaleva su tutto, vedere ferite su corpi altrui lo impressionava: lo faceva sentire debole, fragile, mortale. Sarebbe potuto capitare a lui, durante una qualsiasi missione. Al solo pensarci, acquisiva coscienza di come il corpo umano fosse retto da un equilibrio che aveva dell'incredibile: ossa, carne, sangue, e ancora più a fondo proteine, globuli rossi, cellule. Così perfetto eppure così instabile. Bastava così poco per mandare tutto all'aria, come prima Shitsuki aveva messo fuori gioco la tizia causandole un probabile trauma cranico. Il come tutto ciò potesse funzionare era pura magia per Takeshi, ma allo stesso tempo immaginarsi cosa sarebbe successo se il suo cuore avesse smesso di battere, la linfa scorrere, se i suoi muscoli si fossero immobilizzati all'improvviso... non era una bella sensazione. E vedendo tutto quel sangue sulle pareti e le scritte macabre, per un attimo ne rimase abbastanza impressionato da sentire il suo apparato circolatorio al completo farsi coraggio e continuare a lavorare come se non avesse visto nulla.

Lasciò silenziosamente che Shitsuki si posizionasse in fronte, cercando di non mostrare la sua lieve debolezza, e indietreggiò di un passo quando la ragazza impugnò la falce trilame in risposta al rumore ticchettante che si avvicinava. La vista della donna a cui restava solo la parte superiore del corpo suscitò in lui suscitò in lui l'inquietudine che si poteva ritrovare solo in un incubo, mescolata a un insano desiderio di voler incontrare faccia a faccia l'uomo che aveva fatto ciò. Vedere il suo volto, il volto di un mostro -o meglio, di quello che si rifiutava di chiamare essere umano- e vedere fin dove si era spinto: non aveva più nulla a che fare con la missione, ormai se n'erano resi conto tutti. Era una questione di umanità.

La falce a tre lame saettò davanti al suo volto, superando in velocità la sua pallida imitazione e tracciando un arco che culminò in quel che restava dello sterno della donna. In reazione a quel colpo il sangue schizzò in ogni direzione, aggiungendosi ai macabri segni tracciati sulle pareti ma in particolare investendo Takeshi: il getto lo raggiunse soprattutto al volto, disturbando la sua visuale, e adesso pareva lui ad essere un'inquietante apparizione. Con un gesto scocciato e un po' schifato si portò la mano sulla faccia tentando di pulirsi, ma senza successo: l'unico risultato che ottenne fu quello di sporcarsi ancor di più se possibile ed espandere le macchie di sangue. Scosse la testa rassegnato.


Quassù non c'è traccia dell'uomo, andiamo a cercarlo al piano di sotto. Voi precedetemi, io vado un attimo in bagno a lavarmi la faccia dato che ne ho bisogno, non vedo niente.
...Non siate avventati.


Lavarsi la faccia e schiarirsi le idee, ma questo lo tenne per sè. Quindi scese le scale e si diresse verso il bagno che si trovava allo stesso piano della cucina, intravisto prima di sfuggita, cercando nel contempo di ravviarsi in modo decente i capelli adesso appiccicosi e tinti di rosso cremisi.


Solo che non tutto era destinato ad andare come previsto: preso da qualche strana follia -poteva essere un influsso dell'ambiente, da non escludere, o degli orrori a cui avevano assistito- Benkei deicse di ferirsi da solo e poi lanciarsi giù per le scale con una risata decisamente in tinta con l'ambientazione. Takeshi guardò Shitsuki muto, come a voler chiedere spiegazioni se ne conosceva -ben preparato a ricevere solo un'alzata di spalle come risposta-, e poi anche lui cominciò a scendere andando verso il bagno lasciando alcune semplici indicazioni alla kunoichi.


Quel pazzo... ma cosa insegnano all'Accademia? Vai a riprenderlo prima che si ammazzi e dagli un paio di schiaffi, magari si riprende. Vi raggiungo tra un attimo, il tempo di sciaquarmi e arrivo.
 
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view post Posted on 6/11/2016, 10:50     +1   -1





LA FAMIGLIA AL COMPLETO


@Benkei e Shitsuki


Lo studente si fece coraggio e percorse prima di tutti le scale per il piano inferiore. L'arredamento decisamente rustico e poco curato lasciavano immaginare una sorta di cantina dietro una porta in ferro arrugginito. UN foglio di carta attaccato sul metallo faceva da biglietto da visita per ciò che si trovava all'interno: affianco al titolo, il disegno di una bambina.





"Questa è la storia di come la mia famiglia mi ha cresciuta; questo è l'Inferno di Tomino.

La sorella vomita sangue, la sorella minore sputa fuoco
La dolce Tomino sputa gioielli preziosi
Tomino morì sola e cadde all'inferno
L'inferno, il buio, senza fiori.
E' la sorella maggiore di Tomino che la frusta?
Il numero di segni rossi è preoccupante.
Frustata, picchiata, pestata.
Il sentiero per l'inferno eterno è solo uno.
Mendicare per la guida nelle tenebre dell'inferno,
Dalla pecora d'oro, all'usignolo.
Quanto è rimasto nella borsa di cuoio,
Prepararsi per il viaggio senza fine all'inferno.
Arriva la primavera e nei boschi e nelle valli,
Sette giri nella valle oscura dell'inferno.
Nella gabbia è un usignolo, nel carrello una pecora
Negli occhi della dolce Tomino ci sono lacrime.
Piangi, usignolo, per i boschi e la pioggia
Intonando il tuo amore per tua sorella.
L'eco delle tue lacrime urla attraverso l'inferno
E i fiori rosso sangue fioriscono.
Attraverso le sette montagne e valli dell'inferno,
La dolce Tomino viaggia sola.
Per darvi il benvenuto all'inferno
Le punte luccicanti della montagna agugliata
Forano la carne e le ossa,
Come un segno della dolce Tomino."



La porta era chiusa a chiave, ma solo quando il ragazzo lesse completamente il racconto la serratura schioccò. Entrò da solo in quella stanza, mentre Shitsuki correva in suo supporto; il corpo di una bambina magrissima apparentemente morta per il suo particolare colorito e per le sue ferite sul corpo, mangiava verso lo studente desiderosa della sua carne.

@Takeshi


Sceso al piano terra, il chunin poteva notare il corpo della moglie ancora inerme sul terreno; ma proseguì verso il bagno infondo a destra; vi erano altre stanze, ma gli ingressi sembravano sbarrati da tegole di legno. La porta aveva la tipica insegna dei locali pubblici e aveva un sistema di chiusura automatico: al ragazzo bastò spingerla per entrare. Aveva il volto sporco di sangue che gocciolando gli aveva sporcato anche i vestiti; per sua fortuna il bagno era fornito di un lavabo e uno specchio alla sua sinistra, mentre dal lato opposto vi erano una serie di cabine comprese di toilette. Aprendo il rubinetto, l'acqua non uscì immediatamente e sembrava faticasse a trovare la via, ma dopo qualche secondo uno spruzzo prima di colore giallo e poi trasparente si fece strada tra le tubazioni. Si sciacquò la faccia con le mani facendo scorrere il rosso vermiglio nello scarico e si guardò allo specchio con ancora il volto bagnato: non vi erano né asciugamani, né della carta igienica. Si guardò di nuovo allo specchio intravedendo alle sue spalle un mantello di colore rosso che ricopriva un corpo celandole il volto.



???: "Carta rossa o carta blu?"

La sua voce misteriosa e dal suono quasi inumano fece sobbalzare il ragazzo, distratto da un momento intimo come il lavarsi. Nelle sue mani sosteneva per l'appunto due rotoli di carta: uno rosso e uno blu. La risposta del chunin avrebbe deciso la sua strada o forse la sua fine.

GdR Off//
Benkei entri da solo nella stanza e spetta a te la prima mossa, mentre Shitsuki entrerà per seconda ad azione già compiuta questa volta. Dopo aver sistemato la bambina per opera dello studente o della Jashinista (mettetevi d'accordo voi), sentirete la porta d'ingresso cigolare. Correte subito fuori dalla casa, un tizio sta scappando verso il cortile sul retro.
Takeshi invece sei completamente libero di fare ciò che vuoi, ma distratto dal personaggio con il mantello e dalla sua domanda, non sentirai il tizio scappare fuori dalla porta d'ingresso.
P.S. La poesia se letta in giapponese si dice scateni maledizioni, per questo ho riportato la traduzione in italiano. Ho lasciato comunque il video con la lettura in giapponese letta da un computer siccome si ha paura di leggerla ad alta voce.
 
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view post Posted on 6/11/2016, 21:33     +1   -1

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Mi dici sempre di non correre per le scale mamma, ma questa volta è per una buona causa

Benkei arrivò in fondo alle scale e continuò la sua folle corsa verso quella che gli era precedentemente sembrata la porta del piano inferiore. La sua corsa si dovette arrestare di fronte all'ennesimo tiro mancino che quella casa elargiva con sempre maggiore frequenza. Questa volta fu il turno di una bambina che da quello che si poteva leggere dalla poesia probabilmente non fu mai viva davvero

Mostri, perché far soffrire tanto le persone?Perché non ucciderle piuttosto che condannarle a soffrire così tanto?

La porta quasi animata da volontà propria si aprì lasciando passare Benkei. A mettere fretta al giovane ci pensò il rumore dei passi di shitsuki, non voleva essere raggiunto, non voleva che la genin gli rubasse anche quella occasione perciò si precipitò all'interno di quella stanza.

Grrrrrrr

Benkei aveva già capito che concedere la morte alla ragazza era la cosa più umana da fare, lo aveva capito leggendo la sua storia e se era convinto guardandola ringhiante trascinarsi verso di lui. Anche se poteva sembrare il contrario quello che Benkei fece non lo fece per furia omicida o per difendersi, lo fece per pietà, pura e semplice pietà

CITAZIONE
<taijutsu Ravvicinata> - Stile della Mattanza: Unico Fendente – (Stm: 4)(Frz: +70 +Bonus Arma) “A differenza del elegante Stile della Luna, quello della Mattanza coincide con la brutale uccisione del nemico. Nessuna eleganza, nessuna sinuosità, nessun complesso movimento che possa incarnare l’ideale di bellezza, ma semplicemente odio verso il proprio avversario e violenza. Le tecniche dello Stile della Mattanza sono solitamente caratterizzate da un solo, possente colpo, che non viene nemmeno indirizzato verso una specifica zona del corpo del avversario, ma semplicemente verso la parte più facilmente raggiungibile. L’Unico Fendente prevede un rapido balzo, preceduto da pochi passi, verso il nemico, per poi tentare di colpirlo con tutta la forza possibile. L’unico obiettivo è quello di tranciare la sua carne e di provocarne un’orrenda morte.”

Il colpo recise il debole collo della sventurata mozzandole la testa la quale cadde a terra nello stesso momento in cui shitsuki entrò nella stanza. Se la kunoichi fosse stata attenta avrebbe visto il viso di Benkei calmarsi, l'avrebbe visto godere per quel suo gesto che da molti altri sarebbe stato giudicato abietto e deplorevole.

Tornati a kiri io e te dobbiamo parlare

Furono queste le parole della kunoichi che nel mentre aveva messo una mano sulla spalla del dodicenne. Bastarono queste parole per rasserenare Benkei, aveva compiuto il suo obbiettivo, non era stato un peso per i suoi compagni e in più si sentì accettato dalla veneratrice di jashin.

Non posso lasciarla così

Benkei si chinò,raccolse la testa della sua prima vittima e le chiuse gli occhi che erano rimasti aperti. Quell'azione non era solo il suo estremo saluto a quella sventuratra ma era anche l'estremo saluto a se stesso, a quella parte di se che era morta, quella parte infantile e paurosa di se che aveva deciso di assassinare nel momento stesso in cui la ragazza spirò. Questo passaggio di testimone fra il vecchio Benkei e il nuovo fu interrotto da un rumore proveniente dalla porta di ingresso, i ragazzi si precipitarono fuori e poterono scorgere una figura maschile che correva verso il retro
 
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view post Posted on 7/11/2016, 10:17     +1   -1
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La falce si conficcò con tutte le lame nel corpo della mezza donna, facendola crollare sul colpo. Morta, le sue sofferenze finite, una fine rapida e anche pietosa, si poteva dire.
Shitsuki estrasse Chinuri, scuotendola per togliere il sangue della poveretta, e si voltò per guardare i suoi compagni. Takeshi si era beccato parecchi spruzzi di sangue in faccia, e la cosa sembrava dargli fastidio, tanto da spingerlo a cercare il bagno per lavarsi.

"Seriamente? Beh... Alla fin fine non siamo in una situazione di pericolo o tensione, possiamo anche prendercela comoda."

Non era ironica in quel pensiero: lei si sentiva davvero rilassata, tanto che, alla prospettiva di dividersi, rispose con un'alzata di spalle e un «Yeah, sicuro, non preoccuparti.»
Benkei non la prese allo stesso modo. L'aveva visto fermo immobile col kunai in mano, e ora lo guardava in cerca di un segno di vita -non aveva praticamente aperto bocca da quando erano entrati- che non arrivava. Il ragazzino sembrava paralizzato da qualcosa, un pensiero, forse dalla paura per il postaccio in cui erano e le continue brutture che arrivavano loro contro?

«Ehi, tutto...»

Non fece in tempo a finire la frase che Benkei scoppiò a ridere. Rise come impazzito, e si pugnalò col kunai per poi scappare ridendo ancora, giù per le scale.

Shitsuki era sbigottita.

«Ma che caz... Ehi, fermo, ASPETTA MALEDIZIONE!»

Persino Takeshi era sorpreso da quel gesto inaspettato, e diede l'ordine alla genin di inseguirlo e se necessario farlo rinsavire a ceffoni. La ragazza corse giù per gli scalini, attenta a non scivolare sul legno polveroso.
Ma non erano i ceffoni con cui far rinsavire Benkei la cosa a cui pensava.

"È la prima volta che vedo un profano farlo... E non è un accolito, avrebbe riconosciuto i miei simboli, si sarebbe fatto capire in qualche modo! Mio Signore, è forse un figlio smarrito quello che mi hai messo davanti? Così come con Shinta, vuoi che conduca Benkei verso la Tua via?"

Quando arrivò, trovò lo studente nell'unica stanza del piano interrato, di fronte al corpo senza testa di una bambina che anche da viva non doveva stare troppo bene. Shitsuki era giunta nel momento in cui il ragazzo aveva vibrato il colpo mortale, e poté seguire l'arco cremisi disegnato dalla testa in caduta libera. Ma soprattutto, poté vedere l'espressione di Benkei rilassarsi enormemente. Ancora sanguinava per la ferita che si era autoinferto, ma dopo quell'esecuzione pareva aver ritrovato la calma.

"Sì. So cosa devo fare, Jashin-sama. Ma non ora."

Gli si avvicinò con calma, spostandosi di lato per non arrivargli diretta alle spalle, bensì di fianco. Gli appoggiò la mano sinistra sulla spalla opposta, e gli sorrise.

«Tornati a Kiri io e te dobbiamo parlare.»

Le parve di vedere gli occhi di Benkei illuminarsi, e il suo viso distendersi ulteriormente. Insomma, sembrava contento della cosa.

//Gdr off
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Lo fissò incuriosita quando si chinò a chiudere gli occhi della sua vittima, la sua prima vittima, prima di una lunga serie se voleva sperare di sopravvivere come shinobi di Kiri. Ma da qualche parte si doveva pur cominciare.

Quel momento fu interrotto da un cigolio ben sonoro, e Shitsuki fu di nuovo sul chi vive. Strinse la falce, e appena sentì rumore di passi si precipitò fuori, assieme a Benkei.

«La!» urlò, puntando il braccio verso la figura maschile in fuga. Cominciò a correre, ma prima ebbe l'incredibile premura di urlare a pieni polmoni in direzione della casa.
«TAKESHI! SUL RETRO!»

Il suo dovere l'aveva fatto.
Ora veniva il piacere.




urslmCI


 
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