| CITAZIONE Narrato -Parlato- "Pensato" -Eiji (o Gurobu)- -Busame (caposquadra)- Dōro - I .Tutto iniziò con una semplice Missione.. -Allora, quanto manca?-Paese del Fuoco, che magnifico Stato. Clima mite, fauna mista e flora prosperosa. Non vi era puzza di marcio e la Nabbia era lontana chilometri e chilometri. Sarei stato per sempre grato al Mizukage, grazie a quella missione uno dei miei sogni si stava realizzando. Fino a quel momento gli Stati, a parte quello dell'Acqua, li conoscevo solo sulla carta ma così, visitando quello del Fuoco, potevo dire che era tutto vero. Potevo sentire, percepire, l'equilibrio. Uno dei miei desideri è sempre stato quello di trasferirmici, un giorno. Odiavo l'umidità, la Nebbia, la gente del Villaggio e se me ne fossi andato da lì avrei finalmente raggiunto la pace interiore. O, almeno, lo speravo dato che ero sicuro Konoha fosse IL Villaggio per eccellenza, sia dal punto di vista militare che umano.
Quella mattina la sveglia suonò alle quattro poiché, finalmente, ero stato convocato per una Missione. Ero molto felice, eccitato, anche se non sapevo ancora cosa avrei dovuto fare. Come tutte le mattine, dopo essermi alzato, andai a farmi una bella doccia fredda per far scattare tutti i nervi ed i muscoli ancora addormentati, cantando le mie canzoni preferite (se ve lo chiedete si, stonavo come una campana!). Uscito dalla doccia mi diressi a prendere il phon poggiato vicino al lavandino e, guardandomi allo specchio, notai qualcosa sulla mia faccia"Ma quelli sono.. BAFFI??"Già, avevo da poco compiuto 13 anni e, finalmente, i baffi cominciarono a spuntare sul mio viso. Baffi, parola grossa, erano più che altro brutti peletti ma a me piacevano.. Inizialmente. Li guardai meglio: a destra del labbro erano più lunghi, a sinistra corti e pochi. Decisi di toglierli, ma non avevo lamette in casa! Dovevo ingegnarmi. L'unica cosa che mi venne in mente fu di usare lo scotch. Sapevo fosse doloroso ma. Lo feci. Più e più volte poiché non se ne venivano tutti. Cercai di non urlare forte anche se in casa c'era solo mia nonna che, quando dormiva, non poteva svegliarla neanche un'esplosione. Dopo una decina di passate e tirate i baffi erano scomparsi, ma al loro posto era comparsa una macchia rossa. La pelle si era irritata. Non ci diedi peso, sarebbe andata via in pochi minuti.-Kitten scendi giù dal mio letto!-Ero ritornato in camera. Kitten era la gatta razza Persiano che alcuni parenti di mia madre ci avevano regalato. Faceva che mangiare e dormire tutto il giorno, non era per nulla di compagnia, e quando saliva sul mio letto mi faceva arrabbiare un sacco. E stavo cominciando a credere lo facesse apposta dato che più le dicevo di non farlo lei più saliva sul letto rovinandomi il cuscino per farsi le unghie. Dopo averla chiusa fuori dalla mia camera mi tolsi l'accappatoio e mi guardai allo specchio. In quei tempi notavo che il mio corpo stava cominciando a cambiare, ero più alto, la muscolatura più sviluppata e lì sotto stava diventando una foresta selvaggia. Sapevo di star crescendo, era una cosa normale, ma avevo tante domande da fare e curiosità che necessitavano di ottenere una risposta. Ma mancava la figura maschile, paterna nella mia vita. Non potevo di certo chiedere quelle cose a mia madre o mia nonna. Mio padre era morto, mio nonno era andato via senza che gli abbia sputato in faccia ed il sensei Mekoro mi aveva usato. Per non parlare dei miei amici, che non vedevo da settimane. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo. La pelle non era più liscia, limpida, pura come un tempo. C'era qualcosa che non andava in me.
Guardai l'orologio, erano le cinque meno dieci. Me la stavo prendendo fin troppo comoda, alle sei precise dovevo trovarmi alle porte del Villaggio. Tutto eccitato aprii il mio armadio e presi una scatola. Posai questa sul letto e la aprii: vi era la mia nuova divisa da Shinobi. Bella, nuova, luccicante. Era di pelle di Cervo e la luce risplendeva su i pigmenti neri e rossi. Diciamo che la immaginavo così, in realtà i colori erano spenti perché era l'alba e.. C'era la nebbia. Indossai per prima cosa la calzamaglia intera provvista di maschera che arriva fino al naso, senza maniche ma, dato che non mi piacesse il fatto che arrivasse fino ai piedi, ci tagliai le gambe. Dopodiché mi infilai i pantaloncini, la cintura, gli stivali da Ninja neri (erano nuovi, non avrebbero sporcato) ed il gilet. Amavo quest'ultimo. Non era ingombrante, non mi limitava nei movimenti e dietro le spalle vi era disegnato il simbolo della famiglia di papà, cioè una Y con un trattino alla base delle "punte" della lettera. Ritornai allo specchio, ma mancava ancora qualcosa."Ma certo!"Mi diressi in fondo al corridoio, nel vecchio studio del nonno. Insieme a lui era scomparsa anche la sua roba e quel posto l'avevo preso io, rendendolo la stanza delle armi. Posizionai il marsupio sul gluteo destro, le frecce legate al fianco sinistro e l'arco sulla schiena. Era un arco semplice, in legno e corda, ma ero comunque felice. Avevo deciso di comprare le cose con il mio stipendio da Shinobi,era poco, ma almeno le frecce ero riuscito a farle forgiare con il Chakracciaio. Era un materiale stupendo, non so da che sostanza fosse formato, ma potevo usare il Chakra Raiton con le armi! Che figata! Ritonai in camera: Kitten di nuovo sul letto. Aveva trascinato il mio Coprifronte sul cuscino e si stava facendo le unghie su esso. Sbraitando lo ripresi, fortunatamente era fatto di ferro resistente, oltre un po' di polvere non era rovinato. Ora mi sorgeva un altro dubbio: dove legare il simbolo del Villaggio? Mi ero scocciato di portarlo al braccio ma alla gamba mi dava fastidio.-Che palle 'sti capelli oh!- esclamai scocciato
Erano fatti davvero tanto lunghi (esagerato, diciamo che mi arrivavano quasi sotto l'orecchio) e mi davano un fastidio abnorme quando si mettevano davanti gli occhi. Avevo cercato di legarli, ma il codino mi faceva letteralmente schifo. Ci misi un po', ma alla fine ci arrivai: il coprifronte era la risposta a quel problema! Andai per alzare i capelli e rividi quelle cicatrici. Quelle sante cicatrici sulla fronte. Tutte le ferite possibili ed immaginabili le riuscivo a curatr facilmente poiché la mia innata mi permetteva di rigenerare la mia epidermide, ma quelle non volevano sparire. Anche sulle mani ce l'avevo. Ricordavo di essermele procurate durante un allenamento ma, stranamente, qualcosa mi diceva che non era così. Sentii la sveglia suonare: erano le cinque. Indossai subito il coprifronte, spostando i capelli sul lato destro del capo, dopodiché cacciai la gattaccia dalla mia camera, chiusi a chiave quest'ultima e la stanza delle armi e mi diressi in cucina, al piano inferiore. La colazione non era pronta, dopo tutto la nonna dormiva ancora e la mamma non c'era, quindi presi dei soldi dai fondi per gli alimenti ed uscii di casa.
Dato che mancava un'ora all'appuntamento per fare colazione mi precipitai, con tutta calma, al Forno vicino l'Accademia. Mentre camminavo osservavo Kiri: squallida come sempre. Il marciume e l'umidità regnavano come sempre. Odiavo quel Villaggio, con tutto il mio essere. Se qualcuno l'avesse distrutto mi avrebbe fatto proprio un bel piacere. Oddio, però prima l'artefice mi avrebbe dovuto avvisare per andarmene ahah! Insieme ad Hana.. Non la vedevo da mesi, da quando le regalai quella rosa dopo aver scoperto il mio Dono. Io non ne parlavo con nessuno e nessuno me ne parlava. Dopo tutto, con chi potevo parlare? Me ne stavo sempre rinchiuso in casa o nella periferia ad allenarmi o a prendermi cura di mia nonna. Che periodo di merda.
Dopo una ventina di minuti arrivai al Forno, aveva appena aperto la cucina. Da mangiare per colazione presi un bel cornetto caldo appena pronto al cioccolato e, in caso la Missione fosse durata più tempo del previsto, un paio di rustici e una crostata, sempre al cioccolato! Pagai e mi rimisi in marcia.
Arrivai una decina di minuti in anticipo alle porte Est di Kiri: non era ancora arrivato nessuno. Mi sedetti su una panchina e, per passare il tempo, mi esercitai nel controllo della Carta. Volevo creare un bel cuore per Hana, nel caso l'avessi incontrata. Non potevo perdere più tempo. Provavo una sensazione diversa quando pensavo a lei e qualcosa mi spingeva a provarci e provarci. Per cosa? Non lo sapevo o, credo, non speravo fosse "quello". Era molto difficile creare un cuore a tre dimensioni, preciso. Ci provavo e riprovavo ma nulla, ne usciva fuori tutto tranne quello che volevo. Mi arresi dopo poco.
Non passò molto tempo che un rumore di passi non molto lontano mi mise sull'attenti. In mezzo alla nebbia potevo cominciare a scorgere due figure. Sgranavo gli occhi, ero curioso, volevo sapere chi fossero. Ed ecco la sorpresa."Ma.. CAZZO È LEI!"Cercai subito uno specchio d'acqua per controllare che il mio viso fosse in ordine. E non lo era. Il rossore sul labbro era peggiorato, anzi, si erano venute a creare tutte bollicine, dovute all'irritazione. Dovevo coprirmi. Nascondere quella merda. E lo feci, con la maschera della calzamaglia.-..Per me saresti perfetta per quel lavoro!- Conoscevo quella voce -..Hey tu, biondino, chi sei?-Mi girai. Sperai Hana mi riconoscesse.-Ci sei anche tu, Gurobu!-La ragazza mi guardò negli occhi. Io la guardai. Scattò in avanti e mi abbracciò, in un modo molto forte, quasi rompendomi le costole. Ero in imbarazzo. Portava tra i lunghi capelli castani la mia rosa di carta. Arrossii. Ma con lei c'era anche Eiji. Sarebbero stati i miei compagni di Missione. Parlammo del più e del meno, del tempo passato senza vedersi e delle nostre avventure. Non raccontai di quello che avevo passato all'Orfanotrofio ed al Carcere, qualche voce arrivò anche a loro, ma negai tutto.-Bravi ragazzi, siete già arrivati!-Ed ecco il caposquadra. Un bel figurino alto, moro dagli occhi di ghiaccio. Avrà avuto una trentina d'anni, portava la classica divisa da Chunin ed aveva con se due grosse katane ai lati della cintura. Non sembrava un uomo molto serio e conservatore, anzi, con il suo ciuffo all'insù dava l'idea di essere molto giovanile. Cacciò la cartellina con le nostre schede-Eccoci qui.. Tetsu Eiji, Hozuki Hana ed Isei.. Yotsuya.. Mmh sembra essere una squadra abbastanza equilibrata.. Comunque piacere, io sono Busame e sarò il vostro capitano per questa Missione!- esclamò, aspettando rispondessimo al saluto colpendo il suo pugno
A turno lo salutammo e, dopo un suo cenno, ci mettemmo in marcia. Non prendemmo il Ponte Naruto, era pieno di mercanti e turiti, ma ci dirigemmo verso il Paese del Fuoco con una piccola barca guidata da un uomo che lavorava al porto. La barca andava veloce e la sensazione del vento tra i capelli era stupenda. Osservavo Hana ed Eiji: sembrava avessero legato molto. Ma rimasi lì a guardare, non feci nulla, non volevo guai con il Bullo e poi avevo una bella vista sul panorama: anche Hana stava crescendo! Durante il viaggio Busame, il capitano, ci spiegò in cosa consistesse la missione: dovevamo semplicemente recuperare dei mercanti di Kiri che usavano metodi poco ortodossi con Konoha.
Dopo qualche ora sbarcammo sulle spiagge del Paese Mite. Ci riposammo per qualche minuto. Io mangiai una pizzetta mentre notai che Hana beveva grosse quantità di liquidi: tra acqua, succhi di frutta e bibite energetiche a quell'ora già sarei scappato in bagno innumerevoli volte, ma lei no. Beveva e non si sentiva mai dissetata. Ripartimmo.-Isei, non essere impaziente, non manca molto!-Entrammo nella fitta foresta, in direzione Nord. Era molto facile saltare da un ramo all'altro, questi non erano fradici o mangiucchiati all'interno da animali che cercavano riparo dall'umidità. Il sole irradiava le nostre figure, la mia divisa finalmente luccicava. Mi guardavo intorno tenendo d'occhio sempre la direzione dal quale eravamo venuti, finché gli alberi divennero così fitti da farmi perdere completamente l'orientamento.Eccomi qua, scusa il ritardo, ma oltre a vari impegni voglio che i post vengano abbastanza curati e dettagliati! Spero vada bene come inizio! CITAZIONE EDIT: vi era un errore nel codice dei colori in una frase, Melo mi ha dato il permesso per correggere Edited by Kickmass - 7/8/2016, 20:24
|