Dōro 道路 - Una nuova strada, Quest firma Mustelidi per Kickmass

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view post Posted on 4/8/2016, 08:11     +1   -1
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Eccoci qui, pronti e carichi per questa nuova avventura.

Come ti ho già detto, sono un tipo piuttosto esigente nei confronti dei miei firmatari, perciò patti chiari e amicizia lunga. Quel che cerco non sono post chilometrici, ma post in cui venga fuori il carattere del tuo personaggio e in cui venga ben curata l'interazione con l'ambiente e gli altri personaggi. Ovviamente poi, essendo una quest di firma, dovrò valutare l'affinità del tuo PG con le evocazioni. Se non in casi particolari (come questo primo post), eviterò di darti indicazioni nel GDR OFF.. per questo motivo avrai sempre carta bianca, ritieniti quindi libero di agire come preferisci, ovviamente nei limiti della normalità e della coerenza con il personaggio. In ogni caso, avessi bisogno di chiarimenti e quant'altro contattami pure nella maniera che reputi più comoda.

Venendo alla quest in sé, ti spiego brevemente in cosa consisterà il tuo primo post. Dato che il tuo PG è di Kiri (quindi con un po' di problemi logistici per combinare un incontro), ruola lo svolgimento di una missione nel Paese del Fuoco. Sei in compagnia di altri due genin e di un chunin a capo del team - e tu libero di descrivere sia loro, sia lo scopo della missione. In sostanza, hai completa carta bianca anche qui nella narrazione, mi importa solo che al termine del tuo post la squadra sia già ben inoltrata all'interno della foresta.

A questo punto direi che ho detto tutto, buon divertimento! ;)
 
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view post Posted on 7/8/2016, 17:42     +1   -1
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CITAZIONE
Narrato
-Parlato-
"Pensato"

-Eiji (o Gurobu)-
-Busame (caposquadra)-

Dōro - I .Tutto iniziò con una semplice Missione..



-Allora, quanto manca?-

Paese del Fuoco, che magnifico Stato. Clima mite, fauna mista e flora prosperosa. Non vi era puzza di marcio e la Nabbia era lontana chilometri e chilometri. Sarei stato per sempre grato al Mizukage, grazie a quella missione uno dei miei sogni si stava realizzando. Fino a quel momento gli Stati, a parte quello dell'Acqua, li conoscevo solo sulla carta ma così, visitando quello del Fuoco, potevo dire che era tutto vero. Potevo sentire, percepire, l'equilibrio. Uno dei miei desideri è sempre stato quello di trasferirmici, un giorno. Odiavo l'umidità, la Nebbia, la gente del Villaggio e se me ne fossi andato da lì avrei finalmente raggiunto la pace interiore. O, almeno, lo speravo dato che ero sicuro Konoha fosse IL Villaggio per eccellenza, sia dal punto di vista militare che umano.

Quella mattina la sveglia suonò alle quattro poiché, finalmente, ero stato convocato per una Missione. Ero molto felice, eccitato, anche se non sapevo ancora cosa avrei dovuto fare. Come tutte le mattine, dopo essermi alzato, andai a farmi una bella doccia fredda per far scattare tutti i nervi ed i muscoli ancora addormentati, cantando le mie canzoni preferite (se ve lo chiedete si, stonavo come una campana!). Uscito dalla doccia mi diressi a prendere il phon poggiato vicino al lavandino e, guardandomi allo specchio, notai qualcosa sulla mia faccia


"Ma quelli sono.. BAFFI??"

Già, avevo da poco compiuto 13 anni e, finalmente, i baffi cominciarono a spuntare sul mio viso. Baffi, parola grossa, erano più che altro brutti peletti ma a me piacevano.. Inizialmente. Li guardai meglio: a destra del labbro erano più lunghi, a sinistra corti e pochi. Decisi di toglierli, ma non avevo lamette in casa! Dovevo ingegnarmi. L'unica cosa che mi venne in mente fu di usare lo scotch. Sapevo fosse doloroso ma. Lo feci. Più e più volte poiché non se ne venivano tutti. Cercai di non urlare forte anche se in casa c'era solo mia nonna che, quando dormiva, non poteva svegliarla neanche un'esplosione. Dopo una decina di passate e tirate i baffi erano scomparsi, ma al loro posto era comparsa una macchia rossa. La pelle si era irritata. Non ci diedi peso, sarebbe andata via in pochi minuti.

-Kitten scendi giù dal mio letto!-

Ero ritornato in camera. Kitten era la gatta razza Persiano che alcuni parenti di mia madre ci avevano regalato. Faceva che mangiare e dormire tutto il giorno, non era per nulla di compagnia, e quando saliva sul mio letto mi faceva arrabbiare un sacco. E stavo cominciando a credere lo facesse apposta dato che più le dicevo di non farlo lei più saliva sul letto rovinandomi il cuscino per farsi le unghie. Dopo averla chiusa fuori dalla mia camera mi tolsi l'accappatoio e mi guardai allo specchio. In quei tempi notavo che il mio corpo stava cominciando a cambiare, ero più alto, la muscolatura più sviluppata e lì sotto stava diventando una foresta selvaggia. Sapevo di star crescendo, era una cosa normale, ma avevo tante domande da fare e curiosità che necessitavano di ottenere una risposta. Ma mancava la figura maschile, paterna nella mia vita. Non potevo di certo chiedere quelle cose a mia madre o mia nonna. Mio padre era morto, mio nonno era andato via senza che gli abbia sputato in faccia ed il sensei Mekoro mi aveva usato. Per non parlare dei miei amici, che non vedevo da settimane. Mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo. La pelle non era più liscia, limpida, pura come un tempo. C'era qualcosa che non andava in me.

Guardai l'orologio, erano le cinque meno dieci. Me la stavo prendendo fin troppo comoda, alle sei precise dovevo trovarmi alle porte del Villaggio. Tutto eccitato aprii il mio armadio e presi una scatola. Posai questa sul letto e la aprii: vi era la mia nuova divisa da Shinobi. Bella, nuova, luccicante. Era di pelle di Cervo e la luce risplendeva su i pigmenti neri e rossi. Diciamo che la immaginavo così, in realtà i colori erano spenti perché era l'alba e.. C'era la nebbia. Indossai per prima cosa la calzamaglia intera provvista di maschera che arriva fino al naso, senza maniche ma, dato che non mi piacesse il fatto che arrivasse fino ai piedi, ci tagliai le gambe. Dopodiché mi infilai i pantaloncini, la cintura, gli stivali da Ninja neri (erano nuovi, non avrebbero sporcato) ed il gilet. Amavo quest'ultimo. Non era ingombrante, non mi limitava nei movimenti e dietro le spalle vi era disegnato il simbolo della famiglia di papà, cioè una Y con un trattino alla base delle "punte" della lettera. Ritornai allo specchio, ma mancava ancora qualcosa.


"Ma certo!"

Mi diressi in fondo al corridoio, nel vecchio studio del nonno. Insieme a lui era scomparsa anche la sua roba e quel posto l'avevo preso io, rendendolo la stanza delle armi. Posizionai il marsupio sul gluteo destro, le frecce legate al fianco sinistro e l'arco sulla schiena. Era un arco semplice, in legno e corda, ma ero comunque felice. Avevo deciso di comprare le cose con il mio stipendio da Shinobi,era poco, ma almeno le frecce ero riuscito a farle forgiare con il Chakracciaio. Era un materiale stupendo, non so da che sostanza fosse formato, ma potevo usare il Chakra Raiton con le armi! Che figata! Ritonai in camera: Kitten di nuovo sul letto. Aveva trascinato il mio Coprifronte sul cuscino e si stava facendo le unghie su esso. Sbraitando lo ripresi, fortunatamente era fatto di ferro resistente, oltre un po' di polvere non era rovinato. Ora mi sorgeva un altro dubbio: dove legare il simbolo del Villaggio? Mi ero scocciato di portarlo al braccio ma alla gamba mi dava fastidio.

-Che palle 'sti capelli oh!- esclamai scocciato

Erano fatti davvero tanto lunghi (esagerato, diciamo che mi arrivavano quasi sotto l'orecchio) e mi davano un fastidio abnorme quando si mettevano davanti gli occhi. Avevo cercato di legarli, ma il codino mi faceva letteralmente schifo. Ci misi un po', ma alla fine ci arrivai: il coprifronte era la risposta a quel problema! Andai per alzare i capelli e rividi quelle cicatrici. Quelle sante cicatrici sulla fronte. Tutte le ferite possibili ed immaginabili le riuscivo a curatr facilmente poiché la mia innata mi permetteva di rigenerare la mia epidermide, ma quelle non volevano sparire. Anche sulle mani ce l'avevo. Ricordavo di essermele procurate durante un allenamento ma, stranamente, qualcosa mi diceva che non era così. Sentii la sveglia suonare: erano le cinque. Indossai subito il coprifronte, spostando i capelli sul lato destro del capo, dopodiché cacciai la gattaccia dalla mia camera, chiusi a chiave quest'ultima e la stanza delle armi e mi diressi in cucina, al piano inferiore. La colazione non era pronta, dopo tutto la nonna dormiva ancora e la mamma non c'era, quindi presi dei soldi dai fondi per gli alimenti ed uscii di casa.

Dato che mancava un'ora all'appuntamento per fare colazione mi precipitai, con tutta calma, al Forno vicino l'Accademia. Mentre camminavo osservavo Kiri: squallida come sempre. Il marciume e l'umidità regnavano come sempre. Odiavo quel Villaggio, con tutto il mio essere. Se qualcuno l'avesse distrutto mi avrebbe fatto proprio un bel piacere. Oddio, però prima l'artefice mi avrebbe dovuto avvisare per andarmene ahah! Insieme ad Hana.. Non la vedevo da mesi, da quando le regalai quella rosa dopo aver scoperto il mio Dono. Io non ne parlavo con nessuno e nessuno me ne parlava. Dopo tutto, con chi potevo parlare? Me ne stavo sempre rinchiuso in casa o nella periferia ad allenarmi o a prendermi cura di mia nonna. Che periodo di merda.

Dopo una ventina di minuti arrivai al Forno, aveva appena aperto la cucina. Da mangiare per colazione presi un bel cornetto caldo appena pronto al cioccolato e, in caso la Missione fosse durata più tempo del previsto, un paio di rustici e una crostata, sempre al cioccolato! Pagai e mi rimisi in marcia.

Arrivai una decina di minuti in anticipo alle porte Est di Kiri: non era ancora arrivato nessuno. Mi sedetti su una panchina e, per passare il tempo, mi esercitai nel controllo della Carta. Volevo creare un bel cuore per Hana, nel caso l'avessi incontrata. Non potevo perdere più tempo. Provavo una sensazione diversa quando pensavo a lei e qualcosa mi spingeva a provarci e provarci. Per cosa? Non lo sapevo o, credo, non speravo fosse "quello". Era molto difficile creare un cuore a tre dimensioni, preciso. Ci provavo e riprovavo ma nulla, ne usciva fuori tutto tranne quello che volevo. Mi arresi dopo poco.

Non passò molto tempo che un rumore di passi non molto lontano mi mise sull'attenti. In mezzo alla nebbia potevo cominciare a scorgere due figure. Sgranavo gli occhi, ero curioso, volevo sapere chi fossero. Ed ecco la sorpresa.


"Ma.. CAZZO È LEI!"

Cercai subito uno specchio d'acqua per controllare che il mio viso fosse in ordine. E non lo era. Il rossore sul labbro era peggiorato, anzi, si erano venute a creare tutte bollicine, dovute all'irritazione. Dovevo coprirmi. Nascondere quella merda. E lo feci, con la maschera della calzamaglia.

-..Per me saresti perfetta per quel lavoro!- Conoscevo quella voce -..Hey tu, biondino, chi sei?-

Mi girai. Sperai Hana mi riconoscesse.

-Ci sei anche tu, Gurobu!-

La ragazza mi guardò negli occhi. Io la guardai. Scattò in avanti e mi abbracciò, in un modo molto forte, quasi rompendomi le costole. Ero in imbarazzo. Portava tra i lunghi capelli castani la mia rosa di carta. Arrossii. Ma con lei c'era anche Eiji. Sarebbero stati i miei compagni di Missione. Parlammo del più e del meno, del tempo passato senza vedersi e delle nostre avventure. Non raccontai di quello che avevo passato all'Orfanotrofio ed al Carcere, qualche voce arrivò anche a loro, ma negai tutto.

-Bravi ragazzi, siete già arrivati!-

Ed ecco il caposquadra. Un bel figurino alto, moro dagli occhi di ghiaccio. Avrà avuto una trentina d'anni, portava la classica divisa da Chunin ed aveva con se due grosse katane ai lati della cintura. Non sembrava un uomo molto serio e conservatore, anzi, con il suo ciuffo all'insù dava l'idea di essere molto giovanile. Cacciò la cartellina con le nostre schede

-Eccoci qui.. Tetsu Eiji, Hozuki Hana ed Isei.. Yotsuya.. Mmh sembra essere una squadra abbastanza equilibrata.. Comunque piacere, io sono Busame e sarò il vostro capitano per questa Missione!- esclamò, aspettando rispondessimo al saluto colpendo il suo pugno

A turno lo salutammo e, dopo un suo cenno, ci mettemmo in marcia. Non prendemmo il Ponte Naruto, era pieno di mercanti e turiti, ma ci dirigemmo verso il Paese del Fuoco con una piccola barca guidata da un uomo che lavorava al porto. La barca andava veloce e la sensazione del vento tra i capelli era stupenda. Osservavo Hana ed Eiji: sembrava avessero legato molto. Ma rimasi lì a guardare, non feci nulla, non volevo guai con il Bullo e poi avevo una bella vista sul panorama: anche Hana stava crescendo! Durante il viaggio Busame, il capitano, ci spiegò in cosa consistesse la missione: dovevamo semplicemente recuperare dei mercanti di Kiri che usavano metodi poco ortodossi con Konoha.

Dopo qualche ora sbarcammo sulle spiagge del Paese Mite. Ci riposammo per qualche minuto. Io mangiai una pizzetta mentre notai che Hana beveva grosse quantità di liquidi: tra acqua, succhi di frutta e bibite energetiche a quell'ora già sarei scappato in bagno innumerevoli volte, ma lei no. Beveva e non si sentiva mai dissetata. Ripartimmo.


-Isei, non essere impaziente, non manca molto!-

Entrammo nella fitta foresta, in direzione Nord. Era molto facile saltare da un ramo all'altro, questi non erano fradici o mangiucchiati all'interno da animali che cercavano riparo dall'umidità. Il sole irradiava le nostre figure, la mia divisa finalmente luccicava. Mi guardavo intorno tenendo d'occhio sempre la direzione dal quale eravamo venuti, finché gli alberi divennero così fitti da farmi perdere completamente l'orientamento.

Eccomi qua, scusa il ritardo, ma oltre a vari impegni voglio che i post vengano abbastanza curati e dettagliati! Spero vada bene come inizio!


CITAZIONE
EDIT: vi era un errore nel codice dei colori in una frase, Melo mi ha dato il permesso per correggere


Edited by Kickmass - 7/8/2016, 20:24
 
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view post Posted on 8/8/2016, 15:00     +1   -1
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Non preoccuparti, fai assolutamente bene a curare i tuoi post ;)

Una figura si muoveva rapida tra gli alberi, un'ombra che si allungava seguendo la poca luce che riusciva a filtrare attraverso le fitte e verdi fronde della foresta del Fuoco. Un unico occhio dalle sfumature cobalto, il destro, ispezionava la strada che aveva di fronte, setacciandola da cima a fondo. La scelta compiuta dal garante del patto riguardo chi destinare al ruolo di sentinella era stata indubbiamente singolare; molti si erano candidati, ma tutti quanti erano stati scartati di fronte alla presenza di Kamatari. Un animo crudele e battagliero il suo, decisamente poco adatto a ricoprire un incarico che richiedeva invece pazienza e sangue freddo. In realtà, quella dell'eremita era stata una scommessa. La donnola non avrebbe sorvegliato il perimetro.. no, era certo ch'egli fosse capace di cercare minuziosamente qualcuno nelle vicinanze, pur di godere del furore della lotta.

E così fu, quando una delle trappole disposte lungo il confine dell'eremo scattò. Il team di shinobi della Nebbia se ne accorse soltanto quando ormai era già troppo tardi. Del resto, come avrebbero potuto immaginarlo? Non avevano la minima idea di dove fossero, né che tra quegli alberi si celasse un luogo sacro e caro ad una razza di animali ninja.. e forse mai avrebbero potuto scoprirlo, dato che il punto in cui erano stati individuati era ben lontano dal fulcro dell'eremo stesso. Rapidi due dardi fuoriusciti da un cespuglio si avventarono contro Eiji. Quest'ultimo fu in grado di schivarli, ma non abbastanza abile da prevedere l'arrivo di un terzo coltello, che lo colpì sulla schiena poco dopo. Nel frattempo il filo calpestato da uno di loro aveva attivato, come in un meccanismo a catena, altri congegni non molto distanti. Tuttavia né armi, né pericoli minacciarono l'incolumità del team; solo il rumore del ferro cigolante che rapido si diffuse nei dintorni, in un raggio abbastanza vasto da essere udibile da chiunque. Erano stati scoperti.

Non vi fu tuttavia tempo a sufficienza per comprendere cosa stesse accadendo. Erano cascati in una trappola, ma chi poteva essere così folle da disporre simili pericoli all'interno della foresta? Indigeni, furfanti, criminali, di chiunque si trattasse poco importava. Il leader a capo del gruppo propose di allontanarsi velocemente da lì per non correre rischi inutili, ma tutto fu vano. Un fruscio catturò l'attenzione dei presenti e Isei fu il primo, con la coda dell'occhio, a scorgere la presenza di una sagoma non molto corpulenta ma indubbiamente rapida avvicinarsi a loro. Non fu però abbastanza pronto da reagire o avvisare i compagni. Poté solo vedere un occhio affiancato da uno bendato e una lunga e pesante falce, prima che l'impugnatura di questa cozzasse bruscamente contro la sua testa. Perse i sensi in pochi secondi, dopo essersi accasciato lungo il ramo in cui si trovava, mentre nell'aria infuriava il rumore del ferro che si scontrava.
La battaglia era appena iniziata, ma ciò che avrebbe atteso il ragazzino era un sonno profondo, ma privo di sogni. L'ultima cosa che riuscì a distinguere fu una voce possente, anche se incrinata da una nota di follia.

- Benvenuti all'inferno, figli di puttana.

 
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view post Posted on 12/8/2016, 15:34     +1   -1
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-Parlato-
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-Hana-
-Eiji-
-Busame-

Dōro - II .Simili



La Missione sembrava procedere bene. Il sole risplendeva sempre di più ma cominciava a stancarmi, anche se lo preferivo alla Nebbia. Non ero abituato a quel clima mite, sentire la pelle liscia ed asciutta era una sensazione strana. Inoltre, cosa ancora più strana, stavo facendo amicizia con il caposquadra! Inizialmente non mi era tanto simpatico ma più parlavamo e più capivo quanto figo fosse! Lui aveva un padre insopportabile che lo aveva cacciato di casa perché non voleva intraprendere la sua stessa strada. Era cresciuto nei quartieri malfamati del Villaggio ma, grazie al nipote che ha portato alla luce fatti agghiaccianti riguardo gli "affari" del vecchio, dopo un anno si ritrova di nuovo tra le fila degli shinobi a portare avanti una vita normale. O quasi. In quel momento non capivo il perché mi raccontasse quelle cose, cioè non mi conosceva neanche, ma quella storiella mi affascinava. Era come se già la conoscessi, inconsciamente. Volevo fargli delle domande, ma continuai ad ascoltare. Mi ero completamente perso nella sua voce: l'enfasi con cui raccontava il suo esame Genin mi catturò, ma il fatto che dovette uccidere un suo compagno di corso per superare l'ultima prova mi scosse. Già sapevo che in passato si dovesse affrontare questa scelta, o gli altri o noi, ma credevo che la tradizione si fosse spenta da più anni. Invece no, era più prossima a noi nuove generazioni di quanto pensassi. E questo mi fece riflettere su Kiri: Mekoro, mio nonno, gli adulti hanno ancora radicato in loro pensieri sbagliati, date da tradizioni che spingono l'individuo alla brama di potere, basate sull'egoismo e l'essere solitari. Io non l'ho mai condiviso. O meglio, non del tutto. Non sono mai stato un tipo socievole, non amo condividere con altri ciò che desidero. Non ho mai creduto nelle tradizioni, nei pregiudizi. Ho sempre valutato l'individuo che mi si presentava davanti e scartato fin da subito. Per non parlare della famiglia, mai realmente avuta, anche se l'ho sempre desiderata. Sognavo di trascorrere la vita con Hana e questo a volte mi portava a voler sposarmi ed avere dei figli, ma poi tornavo alla realtà.<i>

-Ha figli?- <i>chiesi

Era un giovane uomo, forte, dai valori che quasi nessun'altro shinobi del Paese dell'Acqua ha. Se avesse avuto figli questi sarebbero stati davvero molto fortunati ad avere un padre come lui. Al contrario di me, che non ricordavo neache come fosse fatto il mio. La risposta però, in quel momento, non poteva arrivare. Mi ritrovai improvvisamente nelle braccia di Busame, con il viso poggiato sulla sua spalla sinistra. Non capii cosa fosse successo, ma dietro alle sue spalle vidi subito dopo passare due oggetti ad altissima velocità. Non riuscii a capire cosa fossero. Mi poggiò sul ramo di un albero dall'altra parte della stradina.


-Stai in allerta!-

L'urlo di dolore di Eiji, però, richiamò l'attenzione di tutti. Si trovava su dei rami più in basso rispetto noi altri. Tremava e si lamentava, Hana si diresse subito da lui (fortunatamente lei stava bene!).

-HA UN COLTELLO CONFICCATO NELLA SCHIENA!-

Busame si precipitò subito in suo soccorso, ma un rumore di catene cigolanti aumentò la nostra preoccupazione. Non capivamo da dove provenisse anzi, cosa strana, sembrava provenire da vari posti a diverse distanze uno dall'altro. Presi un kunai, mettendomi in guardia. Era una trappola? Non lo capii, ma il viso del caposquadra non prometteva nulla di buono.

-ANDIAMOCENE DI QUI!- incitò l'uomo dagli occhi di ghiaccio mettendosi il braccio di Eiji sulle spalle per sostenerlo

Hana venne verso di me, ma un fruscio richiamò la mia attenzione e forse anche degli altri. Un'ombra si aggirava tra i cespugli e tra gli alberi, era molto veloce. Da qui in poi, prima che la mia vista diventasse completamente nera, ricordo solo l'occhio bendato della strana figura che mi colpisce alla testa con un qualcosa, un'arma probabilmente. E la sua voce, minacciosa, che riecheggia ancora oggi nella mia testa.
 
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view post Posted on 13/8/2016, 19:39     +1   -1
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A svegliarlo, qualche ora più tardi, ci avrebbe pensato l'aspro odore del fumo emesso dalle narici di un ermellino dal pelo bianco, i cui occhi celesti si sarebbero specchiati in quelli così simili dello sconosciuto. La bestiola teneva fra le zampe un sigaro, cosa assai curiosa e bizzarra in verità, e non sarebbe stata l'unica che Isei avrebbe visto, non appena sarebbe stato abbastanza lucido da rendersi conto di non star sognando. Quando la creatura si fu accorta del suo risveglio, indietreggiò di qualche passo, come spaventata. Una smorfia di disgusto si fece largo sul suo muso, prima ch'egli si girasse verso un punto che, a causa dell'oscurità, il giovane shinobi non era in grado di mettere a fuoco.

- Ehi, il marmocchio si è svegliato. - esclamò lo stesso mustelide, proprio dinanzi agli occhi probabilmente increduli del giovane.

Eppure le sorprese erano tutt'altro che finite. Come se vedere un animale prendere parola non fosse già abbastanza, il povero ninja dalla chioma dorata constatò poco dopo che le sue mani fossero legate. Era stato catturato dunque e dopo condotto lì, in quella stanza buia e umida, in cui a stento riusciva a vedere ad un palmo dal naso. Solo dopo qualche secondo alcune candele poste sulle pareti si illuminarono, mostrando infine il contenuto spoglio e spartano di quell'ampia stanza agli occhi del nuovo arrivato. Al di là di un tavolo, un piccolo giaciglio e una vasca vuota non vi era nulla, solo un enorme spazio inutilizzato.
Ancora disteso al suolo, nello stesso punto in cui si era svegliato, Isei non poté far altro che assistere alla scena che gli si parò davanti. L'ermellino, non più alto di trenta centimetri, si voltò nuovamente in sua direzione, squadrandolo dalla testa ai piedi con fare altezzoso.

- Secondo te è pericoloso? - chiese un po' ingenuamente la bestiola, intenzionata a mantenere le distanze dal ragazzo.

- Staremo a vedere. - esordì invece una seconda voce, ben più fredda e seria della prima.

Alzando lo sguardo, Isei avrebbe potuto incontrare le iridi di ghiaccio di un ragazzo ben più alto e robusto di lui, mentre lo esaminavano come se fosse un libro aperto. Con passi lenti e cadenzati quest'ultimo si fece avanti, finché non azzerò la distanza che lo separava dal suo ospite. Si chinò verso di lui, lanciandogli un'occhiata che non prometteva nulla di buono.. così come il suo coprifronte. Il vessillo di Konoha era stato infatti rigato, a dimostrazione che chi lo indossava altro non fosse che un nukenin. Insomma, senza volerlo il ninja della Nebbia era finito tra le fauci del lupo.

- Dimmi il tuo nome e perché tu e i tuoi.. amici vi trovavate qui. Cerca di essere svelto, ragazzino. - sentenziò con aria assai minacciosa, sottolineando però in maniera abbastanza curiosa la parola "amici".

Il giovane non poteva avere la minima idea di dove si trovasse, né di chi fosse il ragazzo che aveva davanti. Sua malgrado tuttavia non poteva far nulla, se non giocare a quel gioco pericoloso, adesso che vi era stato trascinato dentro.

 
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view post Posted on 14/8/2016, 11:14     +1   -1
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Dōro - III .Impazzire



Ennesimo svenimento. Ennesimo buco nero. Più perdevo i sensi e più il mio cervello si rifiutava di aiutarmi, in qualunque modo. Cominciai a non immaginare, sognare più. Era come battere le ciglia, ma l'intervallo di tempo dove si hanno gli occhi chiusi durava più del dovuto. Un attimo prima mi trovavo in mezzo ad una foresta profumata e l'attimo dopo di nuovo con la puzza di fumo che mi solleticava il naso. Era passato quasi un anno da quel rito di Iniziazione al Clan Origami, ma ricordo ogni attimo come se fosse appena accaduto. Il marmo freddo, le voci dei bambini e di Mekoro, l'incenso allucinogeno. Spalancai gli occhi; speravo di non trovarmi di nuovo lì, in quella trappola, accerchiato da poliziotti ed ANBU pronti per sbattermi il carcere e torturarmi. Fu una mossa azzardata, il mio cervello non andava di pari passo con il mio bisogno di sapere dove mi trovassi e, quindi, la vista era ancora molto annebbiata. Dei passi veloci e schivi, seguiti da una voce, rimbalzarono tra quelle pareti, rimbombando nella mia testa. Ogni piccolo suono mi faceva irrigidire le tempie, era dolorosissimo. Mentre la vista si faceva più limpida delle candele, presenti sulle pareti, si accesero: mi trovavo a terra, con una corda legata ai polsi che mi impediva il movimento e le spalle al muro. Di fronte a me vi era un tavolo, vecchio e consumato, ma oltre non vedevo nulla, ero ancora abbastanza stordito. Un'altra voce si aggiunse alla prima, meno debole, più seria, agghiacciante. Il cuore finalmente cominciò a pompare a dovere ed un campanello d'allarme si accese nel cervello, facendomi svegliare per bene. Spalancai gli occhi: un ragazzo, quasi uomo, si trovava di fronte a me: indossava dei pantaloni bianchi che quasi catturavano le sfumature di rosso e giallo emesse dalle candele, ed una maglia che ricordava il tema di Akatsuki. Però non ci diedi tanto peso, il mio cervello era troppo occupato a capire dove cavolo ero finito ed il perché, mettendo in secondo piano il resto. Vicino lui uno strano essere peloso che fumava. Sembrava un semplice furetto, portare un mantello o qualcosa che gli copriva la schiena dato che la debole luce formava un'ombra rettangolare sul muro in fondo e intorno alla testa una bandana di colore verde, credo. Oltre loro due, però, non vi era nessun altro. Quindi di chi era la seconda voce? Guardai negli occhi blu della piccola creaturina dal manto bianco : fece una smorfia, umana. Non poteva essere. No, stavo sognando. O ero diventato matto. Non potevo crederci, per nulla, era contro le leggi della natura. Un fottuto animale parlante??! No.. No no no, ero impazzito! Mentre diventavo sempre più nervoto, tremante, e cominciavo a sudare di brutto, il ragazzo dall'apparenza molto più forte di me si chinò e mi guardò negli occhi. I suoi occhi, perlacei, erano innaturali. Non ne avevo mai visti di simili, sembravano morti. La sua espressione non mi tranquillizzò e neanche il coprifronte che portava alla base della chioma castana. Avrei giurato fosse un Ninja di Konoha ma la linea che sbarrava il simbolo del Mite Villaggio comunicava tutt'altro che tranquillità: era un Nukenin. Un fottuto Nukenin. Come al solito, quando mi trovavo in pericolo senza via d'uscita, il mio respiro si faceva più pesante, la gola si asciugava e le lacrime uscivano a dirotto, sole, come se avessero avuto una volontà propria. Mi fece una domanda chiara e precisa, con tono fermo e lineare, inarcando la tonalità sulla parola "amici". Non capii il perché.

-Ti p-prego.. Non farmi del male.. Ti darò tutto quello c-che vuoi!- Respirai aspettando, forse, che l'espressione del tizio si facesse più dolce, facendomi mettere a mio agio

Non volevo guai, o morire. Poggiai le spalle rigide al muro ed abbassai lo sguardo, in segno di sottomissione. Era un Nukenin, avrebbe potuto farmi fuori con facilità, e c'era un cazzo di animale che fumava.. E PARLAVA!


-Isei.. Il mio nome è Isei Yotsuya..- dondolavo -..Quelli sono i miei co-compagni di squadra, s-siamo in missione.. Do-bbiamo solo recuperare d-dei mercanti..- Il rubinetto si aprì -Vi prego.. Non fatemi del male.. Sono solo un ragazzino.. Vi imploro!- dissi a tono alto, quasi disperato, singhiozzando.

C'è molta descrizione perché in questo post voglio concentrarmi sulle impressioni e sensazioni iniziali, tralasciando la razionalità ed il pensiero, ovviamente senza eliminare il carattere del pg! Spero vada bene, a te!
 
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view post Posted on 14/8/2016, 14:28     +1   -1
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"Oh Kami, sul serio?"
Pensò tra sé, sospirando rassegnato. Il discorso del ragazzino era stato toccante e le sue parole impregnate di paura erano testimoni delle sue intenzioni. Era innocuo, anzi era soltanto capitato nel posto sbagliato nel momento meno opportuno. Non ci volle molto, prima che il ragazzo tirasse fuori un kunai dal borsello che teneva legato in vita. Che avesse chiuso gli occhi o meno, Isei avrebbe notato poco dopo di essere stato liberato dalla corda che aveva tenuto unite le sue mani fino a quel momento. Sul viso dello sconosciuto si era dipinta una smorfia più morbida, anche se non di certo a causa del suo piagnucolio. Semplicemente il jonin si era reso conto di avere davanti un marmocchio, niente di più.

- Voi ninja della Nebbia.. vi reputavo più coraggiosi. - lo prese in giro, mentre si rimetteva nuovamente in piedi; a quel punto si portò alla bocca una sigaretta, per poi accenderla. - Perlomeno ti ricordavo con un po' più di fegato, con quel piccone in mano.

Un sorriso compiaciuto si fece largo sul volto del più grande, i cui occhi non si staccarono nemmeno per un istante da quelli del suo interlocutore. Quest'ultimo aveva finalmente avuto modo di vedere le proprie supposizioni farsi concrete; quella voce per lui familiare adesso aveva un volto, anche se differente da quello che ricordava. Ciò tuttavia non era una novità, non in quel mondo dove l'inganno era praticamente all'ordine del giorno. Era stato lui a salvarlo dalla furia dei tre uomini invaghiti dell'oro che aveva raccolto.. ma al tempo stesso era stato lui a raggirarlo, arrivando persino al punto di metterlo fuori gioco pur di svignarsela senza dare nell'occhio.

- Il mio nome è Fuyuki Hyuga. Sono il vecchio che ti ha parato il culo, quella volta. - sentenziò, presentandosi infine con il suo vero nome a quel tale Isei Yotsuya.

- Ah, ma vi conoscete? - chiese curioso l'ermellino, arrivando come suo solito tardi ad una conclusione già più che evidente.

Annuendo con un cenno del capo, il ninja continuò a godere della sigaretta che stringeva fra le dita. Il portamento, il modo di fare, i vizi.. tutto riconduceva al mercante che il giovane shinobi di Kiri aveva incontrato durante la caccia all'oro di Osamu Kimura, non vi erano più dubbi. Le domande erano altre adesso; se Fuyuki lo aveva liberato, significava che non avesse intenzione di nuocergli.. perché si trovava lì, allora? Quasi anticipandolo, il più grande prese nuovamente parola, tornando serio.

- Al momento ci troviamo in una stanza, sottoterra.. fuori, beh, si trova l'eremo dei mustelidi. Il tuo team è stato preso di mira da una donnola ninja, Kamatari, perché - forse involontariamente - avete varcato il confine, facendo scattare una delle trappole poste lungo il perimetro. - spiegò con calma, prendendo tempo per trovare le parole giuste per spiegare quanto fosse accaduto dopo che lui aveva perso i sensi; prese un lungo respiro, prima di concludere. - Mi dispiace essere brutale, ma i tuoi compagni ti hanno abbandonato. Kamatari mi ha riferito di aver visto il leader ordinare ai genin di seguirlo durante la ritirata. Una mossa furba, quella di lasciare indietro l'anello debole..

Ebbe un momento di esitazione. Avrebbe potuto continuare, esponendo il suo punto di vista - anche se influenzato da non pochi pregiudizi sul conto di Kiri - ma forse in quel modo avrebbe soltanto girato il dito all'interno della piaga apertasi sul cuore del ragazzino. Si chiedeva come potesse prenderla, ma arrivò alla conclusione che fosse meglio lasciare che fosse lui stesso a sfogarsi o a mettere a nudo i propri dubbi. Forse sì, in quel frangente provò un po' di pena per il poveretto che aveva davanti.
"Purtroppo in questo caso sei stato tu l'anello debole, Isei Yotsuya."

 
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view post Posted on 15/8/2016, 13:42     +1   -1
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Dōro - IV .Non volevo crederci



"IL VECCHIO DELLA CACCIA ALL'ORO?!"

Non vi era più nessun dubbio: era lui. La voce, il modo di camminare, lo spegni ed accendi delle sigarette. Quell'uomo di mezza età era in realtà un giovane adulto. Quante probabilità c'erano di incontrarlo di nuovo? Che poi questa era la seconda volta che mi salvava e sicuramente non sarei mai riuscito a ripagare il debito. Per non parlare di quegli occhi perlacei: era uno Hyuga. UN FOTTUTISSIMO HYUGA! Ne avevo sentito parlare, sui libri ed in giro, e sapevo della loro particolarità e come riconoscerli, ma da ragazzino non ero affatto sveglio. Per nulla.

Mi trovavo in piedi, faccia a faccia con il Nunkenin, mentre parlava e mi raccontava cosa fosse successo ed il perché mi trovassi lì. La sua espressione si fece più rilassata, dolce, tranquilla. Ma io non riuscivo a stare tranquillo, dopotutto durante la famosa caccia al minerale prezioso mi aveva messo K.O. senza pensarci due volte. Va bene, sospettavo fosse stato lui, al mio risveglio non c'era!! Oppure era stata la ragazza.. Ma, la ragazza? Quell'essere peloso tornò a parlare incuriosito dal fatto che io e Fuyuki ci conoscessimo già: inizialmente pensai, quasi come se il mio cervello volesse cercare la spiegazione più razionale, che quell'animaletto in realtà fosse la ragazza in compagnia dello Hyuga, ma trasformata. Però quando il ragazzo mi disse che esistevano altri mustelidi come quello, parlanti e fumatori, rimasi sbigottito. Lasciai parlare lo Hyuga, non lo interruppi.


"Ci troviamo sotto il che? Sutra di cosa?"

Avrei fatto presto delle domande, dovevo sapere di cosa stesse parlando, ero incuriosito, forse questo "sutra" era collegato a quegli animaletti parlanti? Ma, dopotutto, aspettavo con ansia di arrivare al momento cruciale della conversazione: il perché mi trovassi lì.

"..No.. Non può essere.."

Mi sentii male. Un nodo stretto mi chiuse lo stomaco e piano piano, strusciando la schiena contro il muro, tornai a terra. Mi avevano abbandonato, davvero? Non ci credevo, non volevo crederci. Tra me e me dicevo che non si erano accorti che ero rimasto indietro, svenuto. Cercavo di convincermi che erano tornati a cercarmi. Hana non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere! Avrebbe lottato e.. Mi avrebbe salvato. In realtà ero l'unico rimasto indietro, mentalmente. Lei era una vera Ninja, io no. Lei sapeva come comportarsi e cosa fare, io no. La mia mente mise da parte tutto quello che aveva appena detto Fuyuki; non sapevo cosa fosse un Sutra ed il perché quel mustelide parlasse ma ero certo che stava farfugliando fossi il pezzo debole della mia squadra.

-..Tu.. Non sai.. Di cosa.. Sono.. Capace..-

Solo poche cose mi facevano dar di matto: il fatto che alcuni Ninja usassero il sesso per mettere fuori gioco i nemici, i rompi coglioni e coloro che mi reputavano debole. Ero convinto non lo fossi ma, ahimè, quando sei ragazzino non conosci il mondo. E non accetti tante cose.

-TU NON LO SAI!-

Dalla mia bocca uscivano parole quasi a caso. Strinsi la mano e cercai di titare un pugno al viso dello Hyuga. Era un colpo debole, accompagnato dalle lacrime. Una mossa azzardata ma sentivo di dover sfogare. Prima mio padre, poi mio nonno, poi Mekoro.. Ed ora Hana. Tutti quelli che mi avevano offerto aiuto se n'erano andati, abbandonandomi. Ripensandoci stavo esagerando, fin troppo, dopo tutto era stata una fortuna quella, e stavo anche per scoprirlo. Non sapevo come avrebbe reagito il ragazzo, riempiendomi di lividi o accogliendomi tra le sue braccia, ma una cosa era certa: avevo bisogno di una spalla su cui piangere.
 
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view post Posted on 15/8/2016, 20:29     +1   -1
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Un pugno debole, privo di alcuna convinzione ma impregnato di un significato che il jonin riusciva a comprendere bene. Forse per la prima volta Isei iniziava a rendersi conto di quanto corrotto e marcio fosse quel mondo; coloro che fino a poco prima aveva considerato compagni adesso apparivano ai suoi occhi per ciò che erano realmente: mere sagome d'egoismo, persone capaci di qualsiasi cosa pur di avere salva la vita. Perché rischiare di rimetterci la pelle solo per salvare un ragazzino come lui? Quel giorno era stata la vita a dargli una lezione, ma da essa avrebbe dovuto trarre i dovuti benefici anziché lasciarsi sopraffare in quel modo. Afferrò il pugno del più piccolo Fuyuki, ma non osò stringere la presa. I suoi occhi, specchi di ghiaccio, incontrarono nuovamente quelli del suo interlocutore.

- Accettare di essere debole è il primo passo per smettere di esserlo. - rispose convinto a quanto affermato dal biondino, mostrandosi sicuro di quanto diceva.

Continuando a crogiolarsi nel proprio stato, Isei non avrebbe mai potuto crescere realmente. Era ancora giovane, certo, ma l'esperienza fatta quel giorno avrebbe potuto aiutarlo a vedere il mondo con occhi diversi, sicuramente più maturi e consapevoli. Hana, Eiji, Busame.. chi erano per lui? O, ancora meglio, chi era lui per loro? La mente di uno shinobi è spesso fredda, calcolatrice come una macchina e anche in quel caso la scelta fatta dal leader del team era stata la più congeniale per evitare di perdere altri uomini e per continuare la missione.
Si concesse un altro tiro di sigaretta lo Hyuga, prima di prendere nuovamente parola. Per quanto volesse aiutare quel ragazzino, non aveva la minima idea sul come approcciarsi senza risultare troppo brutale. Alla fine si convinse a sputare il rospo, senza troppi giri di parole. La sua franchezza avrebbe giovato senz'altro al ninja della Nebbia, affinché egli potesse mettere a nudo ciò che pensava al riguardo di quella spiacevole vicenda.

- Quel che ti ho detto è la pura verità, Isei. - continuò, chiamandolo per nome per la prima volta, quasi a voler mostrare empatia nei suoi confronti. - Evidentemente, coloro che tu reputavi dei compagni non lo erano realmente. Il lavoro di squadra, la fiducia in chi ti guarda le spalle, questi sono elementi essenziali per un vero shinobi.. ma non per quelli della Nebbia, a quanto pare.

Una nota di disgusto abbracciò la sua voce, mentre nella sua mente riaffioravano i ricordi collegati a quanto visto durante l'ultimo torneo di selezione dei chunin, a Kiri. Uomini e donne offerti alla morte per mero spettacolo, in un egoistico e opulento scenario in cui a prevalere era la forza bruta, anziché l'ingegno e la caparbietà di un guerriero. Un modus operandi che si distaccava assai da quello che lui stesso usava. Come un vero shinobi di Konoha credeva fermamente nella potenza della coesione, specialmente dopo il dolore e il caos provocati dalla follia di Jagura.

- E tu, in cosa credi?

Una domanda in apparenza semplice, ma con la quale lo Hyuga aveva intenzione di esaminare quale fosse la vera personalità di chi aveva di fronte. Forse Isei non era realmente debole, magari era soltanto un pesce fuor d'acqua, un animo fin troppo infantile per affrontare la cruda realtà della Nebbia. Per un attimo un'idea balenò nella sua mente, ma dopo pochi secondi si costrinse a metterla da parte.. almeno per il momento. Il suo desiderio di aiutare chi aveva davanti lo implorava di schierarsi dalla sua parte, ma la prudenza e il timore forgiati dal panico seminato dal Joker tenevano a freno la sua lingua. Avrebbe atteso la sua risposta e da essa avrebbe tratto le dovute conclusioni.

 
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Dōro - V .Valgo qualcosa?



Ero un ragazzino di tredici anni, senza esperienza, appena uscito dal guscio che voleva già rientrarvi. Diverso dalle persone che mi circondavano, dalla cultura e mentalità mi sentivo come un cane in mezzo a tanti lupi: simile nel sangue, ma diverso nell'animo. Cominciavo a fidarmi più di quel Nukenin che mi aveva mentito per buona fede qualche tempo prima che della mia patria. Quando mi afferrò il pugno per fermarlo io strizzai gli occhi ed abbassai la testa come per nascondermi in un immaginario guscio. Credevo mi avesse scaraventato al suolo e fatto uscire le budella dalla bocca. Ma non fu così. Provai per la prima volta la dolcezza, davvero. Non strinse la mia mano facendo scricchiolare le ossa, non mi tirò pugni o calci. Semplicemente fermò il mio debole colpo avvolgendo la mia mano con la sua, come per accogliere il mio dolore: comprendeva la confusione, la rabbia, la tristezza che albergavano dentro me in quel momento. Alzai lo sguardo; i miei occhi, carichi di lacrime, incontrarono i suoi. Mi ci specchiai e vidi in che condizioni ero: pessime. Le persone mi avevano reso così. Mi trattavano come uno straccio, usa e getta. Lo Hyuga, però, non perse tempo e rispose a tono alle mie provocazioni. Una frase semplice, pura, piena di significato. Da quel giorno la ripeto ogni volta che ne ho bisogno, ogni volta che mi trovo con le spalle al muro, ogni volta che devo ricordarmi di migliorare e non di pensare di aver raggiunto già il mio limite.

"Accettare di essere debole è il primo passo per smettere di esserlo."

Fece un altro tiro di sigaretta. Il fumo non mi dava fastidio, essendo cresciuto tra le alte sfere del degrado oramai ero abituato al pizzico che provocava alle narici, ma non capivo il perché ne facesse uso. Dopotutto si fuma per rilassarsi.. Quindi Fuyuki credeva davvero a quello che diceva oppure gli era stato tatuato quel concetto in testa senza il suo volere? Una domanda che non avrebbe avuto una immediata risposta; in quel momento ero fin troppo egoista da pensare a chi mi stava davanti. Ero figlio unico, ricco, anche se non cercavo il conflitto e mi sforzavo ad essere gentile con tutti comunque pensavo prima a me stesso. Come anticipato, ero un cane in mezzo ai lupi. Odiavo i metodi di Kiri, ma comunque avevo il sangue di quei freddi abitanti, con l'egoismo alla base di tutto.

Il Traditore di Konoha continuava a girare e rigirare il coltello nella piaga: sapevo non lo facesse per cattiveria, lo vedevo nello sguardo e lo percepivo nel tono, ma comunque ogni parola uscita dalla sua bocca era una batosta, ed ogni colpo diventava più difficile da sopportare. Nominò il gioco di squadra. Certo. Alla Nebbia, sui libri, vi era scritto solo il significato, ma nella prova pratica contava l'individuo. Anche Fuyuki sembrava disgustato: mentre parlava del mio Villaggio Nativo cambiò tono della voce, ed una smorfia dettata dal ribrezzo comparse sulla sua faccia.

"In cosa.. Credo?"

Mi fece una domanda, chiara e coincisa. Prima spalancai gli occhi, poi li abbassai. Non avevo mai meditato su me stesso come in quella volta e scoprire tante cose su di me che non sapevo mi fece sentire strano. Non sapevo più in cosa credere. In chi credere. Solo la voglia di scoprire mi faceva assaporare la vita.

-Fuyuki.. Sai.. Non so neanche io in cosa credere..-

Anche io lo chiamai per nome, sperando non si offendesse. Mi ero portato le mani sul viso per asciugarmi le lacrime mentre mettevo a nudo i miei pensieri, i miei credo. Era la prima volta che lo facevo di mia spontanea volontà, senza essere forzato tramite l'ausilio di jutsu o mezzi per tortura.

-Credevo nell'amicizia con Hana e mi fidavo.. Credevo di essere al sicuro nelle mani di un sensei, ed invece mi sono ritrovato in una trappola mortale.. Credevo nella protezione da parte del Villaggio, su una sedia da tortura ovviamente.. Sembra una barzelletta ahah-

La risata non era scaturita dalla felicità, mi stavo cominciando a sentire stupido. Stupido ed inutile. Io forte? Ma va.. Sono stato uno sciocco. Più parlavo e più mi accorgevo di non essere degno, adatto, alla vita da shinobi. Durante l'esame Genin ero stato aiutato da Mekoro, sempre dallo stesso nella ricerca degli orfani rapiti e nella Caccia all'Oro dal ragazzo che mi stava di fronte. Valevo davvero così poco come mi consideravano gli altri? Mi tolsi il coprifronte

-..Sei mai stato tradito da un parente?- Cominciai, fissando l'oggetto tra le mie mani -..Un parente molto stretto.. Che consideravi quasi come un padre..-

Giravo e rigiravo quell'oggetto tra le mie mani. Cercavo un bordo o uno spigolo rovinato, tagliente, su quel pezzo di ferro.

-..Mio padre.. È morto quando ero piccolo.. Quasi non lo ricordo..- Dico, togliendomi il gilet ed abbassandomi la parte superiore basso calzamaglia

Il mio corpo, bianco e gracile come la neve, risplendeva nella penombra e rispecchiava la poca luce che emettevano le candele, come i pantaloni del Nukenin. Continuavo a mantenere lo sguardo basso, avevo vergogna, mi sentivo inferiore, il mio corpo non poteva nulla contro quello dello Hyuga. Ripresi il coprifronte e con la parte tagliente lacerai appena il palmo della mano sinistra. Quando il ferro toccò la pelle un'espressione di dolore involontaria spuntò sul mio viso, mentre stingevo tra i denti la lingua per non urlare. Dopodiché lasciai cadere l'oggetto a terra e, senza emettere fiato feci scorrere qualche goccia di sangue sul mio busto, comprese spalle e schiena. Rilasciai, insieme alla mia linfa vitale, anche un po' di Chakra per attivare l'effetto desiderato.

-..Questo.. Me l'ha fatto il.. Tsk- l'epidermide bruciava un sacco mentre dei segni neri cominciavano a spuntare su quasi tutto il mio busto -..il nonno..-

Vi erano scritte di tutti i tipi, kanji, simboli, comprensibili e non.

-Ho cercato di.. Eliminarli.. Dopo averli scoperti ma.. Non ce la faccio..-

Quei sigilli racchiudevano i miei ricordi, cancellati o modificati, oppure regole che dovevo ripettare.

-Ho scoperto tutto questo dopo aver.. Ehm.. D-dopo un forte trauma che ha subito il mio corpo..-

Non potevo, non volevo parlare dell'episodio accaduto qualche mese prima all'Orfanotrofio. Mi faceva male, troppo male, fu come perdere la figura paterna per la seconda volta. E, comunque, la mia abilità doveva rimanere nascosta. Beh, un sigillo lo diceva, e non potevo oppormi.

-Questo sul cuore.. Significa "famiglia".. Mio nonno ha sempre tenuto alla famiglia.. Ma.. Non so se crederci davvero.. È stato lui a distruggerla.. La mia famiglia.. -

Ricominciai a piancere. Cercavo di nascondere le lacrime ma era più forte di me.

-Sono riuscito a nascondere questi fuuinjutsu ma.. Voglio eliminarli.. Ogni volta che ci provo risulta dolorosissimo e.. Non ce la faccio.. So che non ci conosciamo neanche ma.. In questo momento sei l'unico che può darmi una mano..-

Nel frattempo la ferita sul palmo della mano si era completamente rigenerato. La mia abilità mi proteggeva sempre, come non aveva fatto nessuno. Beh, in realtà lo aveva fatto per ben due volte Fuyuki, a modo suo. Ma non riuscivo a fidarmi. Una delle regole era "Non fidarti ciecamente di nessun'altro all'infuori della famiglia".
 
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view post Posted on 17/8/2016, 14:29     +1   -1
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Il discorso di Isei lo rapì, portandolo a riflettere a fondo sulle parole da lui pronunciate. No, non gli era mai capitato che un parente lo tradisse, anche se ricordava ancora bene lo sguardo pregno d'odio che sua sorella Ayame gli aveva rivolto prima dell'inizio del conflitto di Kumo, nonché prima di perdere la vita. Da quando era diventato un nukenin aveva sempre tenuta nascosta la verità e coloro che fino a qualche anno prima reputava compagni, amici, fratelli, adesso lo guardavano con disprezzo, forse persino non vedendo l'ora ch'egli tirasse le cuoia. Non poteva sapere cosa fosse accaduto al biondino - né avrebbe approfondito l'argomento, non in quel momento perlomeno - ma riusciva a comprendere assai bene cosa potesse provare. Essere empatico nei suoi confronti non fu più una forzatura, ma non normale risvolto della sua situazione, del suo animo che lesto si adattava al trascorrere della narrazione. Quando poi gli furono mostrati i segni impressi dal nonno allo stesso nipote, il suo sguardo si fece ancora più serio.

"Un membro della famiglia non farebbe mai qualcosa del genere.. mai." pensò tra sé con una smorfia amareggiata e compassionevole dipinta sul viso, ma si ritrovò poco dopo a concludere che forse, in quella terra bagnata di sangue in cui solo il forte riesce a predominare sugli altri, ciò che Isei aveva subito fosse perfettamente normale. E ciò non faceva altro che aumentare il disprezzo che covava nei confronti di quella nazione.
Le sorprese tuttavia non erano ancora finite. Gli occhi dello Hyuga si fecero ancora più increduli quando la ferita che il genin si era procurato sul palmo della mano si fu completamente rimarginata, grazie ad un potere di cui lui non conosceva l'origine. Quel ragazzino ne aveva eccome di assi dentro la manica.. forse con il tempo avrebbe imparato ad usarli. Non appena il racconto fu terminato, il giovane chiuse gli occhi. Con movimenti lenti privò la mano sinistra dal guanto che la copriva, così da metterla in bella mostra dinanzi allo sguardo del più piccolo. Nonostante fosse in grado di muoverla, la pelle di tre dita e di buona parte del dorso e del palmo era annerita, quasi fosse priva di vita.. e un tempo lo era stato davvero, rappresentando una vera piaga per un ninja abituato a comporre sigilli con entrambe le mani.

- Questa è stata opera mia, invece. Ho dovuto sacrificare qualcosa, per salvare la vita dei miei compagni.. - parlò con un fil di voce, mentre i ricordi viaggiavano nostalgici fino a raggiungere le cime innevate in cui si era consumata la disfatta del Daimyo del Paese del Gelo. - .. e sai, nonostante adesso queste persone mi diano la caccia, credo ancora nel valore dell'amicizia e della coesione.

Un sorriso smagliante si fece largo sul suo volto, un'espressione di sincera felicità. Erano state Chiaki, Yukiko e Akane a destarlo dal suo stato, rafforzando in lui la convinzione di quanto potente potesse essere la forza del gruppo. Eppure, agli occhi di Isei un comportamento del genere da parte di un nukenin poteva apparire assai sospetto.. quel ninja doveva nascondere qualcosa, ma era vero che nemmeno lui aveva raccontato la propria storia sino in fondo. Chissà, forse prima o poi entrambi avrebbero trovato il tempo e la giusta confidenza per mettere a nudo il proprio vissuto.

- Posso aiutarti, con quel sigillo.

Non diceva il falso, le incisioni riportate sulla cute candida del genin erano caratteristiche di un contratto. Ognuno di quei segni rappresentava una clausola, una proibizione che la vittima avrebbe dovuto necessariamente rispettare, se non desiderava incorrere in spiacevoli conseguenze. Certo, avrebbe dovuto studiarlo per qualche giorno prima di mettere a punto l'esatta sequenza di seal da comporre, ma con molta probabilità avrebbe potuto riuscire nell'intento di spezzare le catene che tenevano intrappolato quel povero ragazzino. Anche se..

- Ma soprattutto posso dimostrarti cosa significa realmente avere un compagno che ti guardi le spalle. Posso offrirti una nuova casa.. e una vera famiglia. - concluse, avanzando infine la propria proposta.

In quel biondino riusciva a intravedere, anche se lontane diversi anni, le figure di Chiaki e Yukiko. Kunoichi inesperte e perseguitate ognuna da un fantasma diverso e che, esattamente come Isei, avevano bisogno di aiuto. Per un momento un sorriso nostalgico si dipinse sul volto dell'eremita, ma quel momento sereno sarebbe stato presto interrotto.
Un rumore assai forte fece intendere ai presenti che una botola nel soffitto si fosse aperta e poco dopo una nuova figura fece capitolino all'interno della stanza. Una donnola possente, alta quasi tre metri e dal pelo marroncino si presentò con fare svelto al loro cospetto, lanciando un'occhiata non del tutto convinta all'ospite e una ben più seria allo Hyuga.

- Le condizioni di Bōru stanno peggiorando, Fuyuki. - esordì senza troppi giri di parole, ma spostando nuovamente gli occhi sul ragazzino con fare curioso.

- D'accordo Fukuizuna, arriviamo. - ribatté l'eremita, facendo cenno ad Isei di seguirlo.

Una volta usciti dal nascondiglio, i tre si mossero rapidi attraverso gli alberi che costellavano quel posto. Gli occhi del genin avrebbero potuto ammirare quella meraviglia, quel luogo sacro che Fuyuki aveva chiamato eremo dei mustelidi. Non fu raro vedere parecchi tra questi animali scorrazzare liberamente per la foresta, altri ancora fermarsi a contemplare curiosi il nuovo arrivato e altri ancora lavorare senza sosta alla ricostruzione della bianca torre. Qualcosa doveva essere accaduto di recente in quel posto, ferito ma al tempo stesso pieno di energia.
Non ci volle molto prima che il gruppo giungesse a destinazione, presso un gruppo di tende. All'interno di una di esse Fukuizuna condusse lo Hyuga e il ragazzino, i cui occhi avrebbero messo a fuoco l'immagine di un cucciolo di furetto deposto su di un giaciglio al cui capezzale si ergevano altre creature. La bestiola aveva gli occhi chiusi e sembrava respirare a fatica, quasi avesse fame d'aria. Una smorfia di frustrazione prese il posto del sorriso che poco prima l'eremita aveva mostrato.

- La febbre sta salendo, di questo passo non ce la farà. - commentò schietta la donnola, provocando come una scintilla il pianto della madre del cucciolo, anch'ella presente all'interno della tenda.

- Maledizione.. - mugugnò il ragazzo, digrignando i denti e stringendo i pugni per contenere la propria rabbia.

 
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view post Posted on 18/8/2016, 14:03     +1   -1
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Dōro - VI .Il Cucciolo



Sacrificare una parte del proprio corpo, dare quasi la vita per salvare altri. Dalla bocca di Fuyuki uscivano parole, concetti, che a me risultavano estranei, incredibili. A Kiri si teneva ai compagni di squadra, considerati più come delle pedine, ma non si era tenuti a guardare le spalle agli altri. A me sembrava una cosa normale, dopotutto gli shinobi erano delle macchine da guerra, ma più parlavo con quel ragazzo e più le mie convinzioni risultavano sbagliate. Troppo sbagliate. Alla Nebbia già se eri sospettato di tradimento sparivi dalla faccia della terra. Tutti sospettavamo che fine facessero quelle povere persone, ma nessuno osava parlarne. Inoltre i sensei e le alte sfere ci incutevano terrore, dicendo che i traditori volevano solo sangue, puntavano solo alla distruzione del nostro sistema vendendo le informazioni agli altri Paesi. Ma lo Hyuga mi stava dimostrando il contrario: aveva messo a nudo una sua ferita personale, dopo aver osservato i sigilli sul mio corpo mi aveva offerto anche aiuto. Ed, infine, una nuova famiglia. Il suo sorriso risplendeva, così anche il mio. Non potevo crederci. Potevo davvero iniziare da capo? Ma qualcosa mi spingeva a fermare quell'entusiasmo, e tutti e due sapevamo il perché. Stavo per accettare, anche se dalla mia precedente espressione si erano già capite le mie intenzioni, ma un rumore mi fermò. Un rumore forte, graffiante, proveniente da sopra le nostre teste. Improvvisamente dei raggi solari illuminarono i nostri visi, accecandomi per qualche secondo. Una voce femminile risuonò in quel luogo: pensai subito fosse la ragazza che accompagnava Fuyuki ma, quando poi riuscì ad aprire gli occhi, sbiancai. Una gigantesta donnola, dal manto marroncino e gli occhi vispi, stava comunicando le condizioni di un certo Bōru. Non sapevo se fossero di salute o altro, ma lo sguardo del Nukenin era diventato di botto serio e preoccupato. Fece cenno di seguirlo. Mi precipitai ad indossare il gilet, mentre i segni neri sulla mia pelle tornavano invisibili. Lì, mentre cercavo di convincermi che esisteva un altro essere parlante ed anche gigante, notai che non avevo più le armi. Quel ragazzo si era comportato bene con me, ma ancora non riuscivo a fidarmi. E credo che anche per lo Hyuga fosse lo stesso. Volevo rilassarmi del tutto, ma era più forte di me. Deglutii, strinsi i denti e saltai fuori da quella specie di bunker, raggiungendo gli altri.

Più avanzavamo e più la foresta si faceva fitta, selvaggia. Sentivo dei fruscii tra le foglie, delle ombre veloci passarmi davanti agli occhi. Osservavo la natura che mi circondava mentre gli occhi quasi mi uscivano dalle orbite per l'incredulità: centinaia e centinaia di furetti correvano a destra e sinistra, lavoravano, altri mi fissavano incuriositi. Arrivammo vicino ad una costruzione, distrutta; chissà cosa fosse successo lì, più avanti avrei chiesto a Fuyuki. Senza accorgermene per il timore e la paura del non conoscere mi ritrovai quasi attaccato al culo dello Hyuga. Ero vicinissimo a lui, ma non osavo toccarlo. Mi sentivo protetto già in quel modo.

Ci avvicinammo a quello che sembrava essere un campo di tende, simile a quelli da guerra. Fuyuki e la donnola si corsero dentro una di esse, preoccupati. Io li seguii, piano, cercando di non fare passi falsi. Lì sentii una donna, ehm, una donnola piangere, disperata. Notai poco dopo, tenendo sempre le distanze, un piccolo cucciolo di mustelide. Sembrava soffrire, intorno lui un altro gruppo di animali che trattenevano le lacrime per via delle condizioni del piccolo. Passo dopo passo mi avvicinai allo Hyuga. Avevo comunque un po' di timore, non volevo disturbare o mettere in allerta nessuno, ma quella scena era abbastanza forte per me. Quel piccolo esserino stava soffrendo e non riuscivo a sopportare quella pressione che si respirava.


-..Fuyuki.. Cos'ha..?-

Mi aggrappai al suo braccio sinistro come fosse stato un palo su cui mantenersi per non crollare. Fissavo il cucciolo: sembrava respirare a fatica. Fukuizuna era pessimista, diceva che non ce l'avrebbe fatta a sopravvivere. La mia pelle cominciò ad incresparsi, ma una dolorosa fitta allo stomaco annullò il potere della mia Innata. Volevo fare qualcosa, anche se quegli animali continuavano a spaventarmi

-Fuyuki.. Salvalo ti prego..- esclamai, a bassa voce
 
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view post Posted on 19/8/2016, 23:33     +1   -1
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Questa volta rimase in silenzio lo Hyuga, ignorando per il momento la supplica del biondino. Le sue parole, per quanto sincere, non avrebbero salvato la vita di quel cucciolo, né alleviato il pianto o il dolore della madre e dei presenti. Con Chiaki lontana, l'eremo era sprovvisto dell'unica persona in grado di affrontare con calma e sapienza una situazione del genere; nessuno lì, al di là della dolce kunoichi dalla chioma blu come la notte, possedeva sufficienti conoscenze in medicina da poter sottrarre il piccolo dalle grinfie del suo triste destino. A malapena Fuyuki era in grado di fasciare una ferita o arrestare un'emorragia.. e a causa dell'impotenza di cui era consapevole avrebbe tanto voluto gridare la propria rabbia o unirsi al pianto di quelle creature, ma non poteva. Doveva rimanere forte per loro, così che loro non perdessero l'unico barlume di speranza ancora acceso.

Fu proprio quel fuoco ad illuminare la sua mente, fino a quel momento avvolta dalle fitte tenebre del panico e della riflessione. Si voltò di scatto verso il ragazzino, con in viso scolpita un'espressione carica di aspettative. Diverso fu invece lo sguardo di Okojo, sorpreso nel vedere il proprio amico riprendersi con tale vigore.

- Ora che ci penso, un modo c'è.. ma mi servirà il tuo aiuto, Isei. - iniziò, facendosi serio.

Non sapeva se quel piano potesse funzionare, ma in assenza di un esperto in medicina non riusciva a vedere alternative. Tanto valeva rischiare, in fin dei conti era in gioco la sopravvivenza di un cucciolo con un'intera vita davanti. E anche qualora ci fosse stata un anziana donnola al suo posto, le carte in tavola non sarebbero comunque cambiate.

- Proseguendo verso nord vi è un villaggio, Ihara, a circa cinque ore di marcia. Lì vive un medico rinomato per bravura e testardaggine.. tu e Okojo potreste provare a convincerlo a darci una mano, al momento Bōru è affetto da una malattia che nessuno di noi conosce. Da giorni ha febbre sempre crescente e da ieri delle chiazze nere hanno iniziato a ricoprirgli il dorso. - il suo discorso era traboccante di speranza, ma al tempo stesso quasi rassegnato; l'eremita non aveva ancora sputato tutto il rospo, ma non avrebbe tardato ulteriormente. - Andrei io stesso, ma quel Tegachi mi odia da tempo, ancor più ora che sono un nukenin.. come ti ho detto è parecchio testardo e, piuttosto che aiutare me, si farebbe ammazzare. Per questo motivo ho.. anzi, abbiamo bisogno del tuo aiuto.

Nonostante si fosse mostrato sicuro di sé fino a quel momento, era palese che anche il jonin fosse succube delle debolezze umane. Era bastato vedere un proprio fratello ridotto in quelle condizioni per mettere in dubbio le proprie sicurezze, ma forse Isei avrebbe potuto risolvere la situazione e scongiurare l'epilogo peggiore. Approfittando dell'anonimato il genin avrebbe potuto ottenere ciò che desiderava e, qualora le cose fossero andate male, avrebbe comunque avuto Okojo a guardargli le spalle.

- Puoi contare su di me, 'yuki-chan! Sarà una bazzecola, per un tipo sveglio come me. - si vestì di boria l'ermellino, mentre si godeva un tiro del suo inseparabile sigaro.

Con un sorriso amaro in bocca nato dopo aver avuto riprova del comportamento della creatura dal pelo bianco, Fuyuki incontrò nuovamente lo sguardo del più piccolo. Sperava accettasse di aiutare quella povera bestiola e in caso avrebbe ordinato ad Okojo di condurlo nuovamente nel rifugio e di riconsegnare le armi che gli erano state prudentemente sottratte. In un compito che prevedeva di sfruttare le proprie abilità nel negoziare forse sarebbero servito a poco, anzi per niente, ma era meglio evitare di trovarsi impreparati in caso di necessità.

Se hai domande da fare a Fuyuki prima di partire scrivimele in privato, ti darò le risposte in modo che tu possa ruolarle in questo stesso post ;)
 
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view post Posted on 20/8/2016, 15:00     +1   -1
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CITAZIONE
Narrato
-Parlato-
"Pensato"

-Nonno (Flashback)-
-ANBU (Flashback)-

Dōro - VII .Questa volta..



"C-cosa?? Io?!"

Lo sguardo di Fuyuki era chiaro: aveva bisogno del mio aiuto. Così come tutti quei furetti. Non conoscevo il Villaggio di Ihara ed il territorio oltre Kiri mi era completamente sconosciuto, ma forse Okojo sarebbe stato una buona guida. E forse anche un buon compagno di squadra. Dopotutto non eravamo poi così diversi: avevo captato qualcosa in comune, che mi ci faceva specchiare, forse lo sguardo fiero e coraggioso che faceva intendere fosse un essere pieno di orgoglio. Gli occhi dello Hyuga, seri e tristi allo stesso tempo, comunicavano in me speranza. Ovviamente non credo si fosse gettato tra le mie braccia completamente, ero ancora uno sconosciuto e l'essere Ninja della Nebbia non facilitava le cose. Ma se per guadagnarmi la loro fiducia dovevo lavorare sodo, l'avrei fatto volentieri! E, questa volta, me la sarei cavata anche da solo.

CITAZIONE

Flashback



-Yotsuya.. Isei Yotsuya.. Se vuoi guadagnarti questo cognome.. Questo stupido cognome.. Dovrai lavorare sodo!-

Ero fomentato, eccitato, gasato. Finalmente, dopo aver insistito per tanto tempo, mio nonno aveva deciso che era ora di darmi lo stemma della famiglia. Ovviamente lui era scocciato, arrabbiato: infatti sperava prendessi il cognome di mia madre, quindi anche suo, ma io non intendevo mollare. Sapevo fosse un mio diritto prendere il simbolo della mia famiglia e sventolarlo ai quattro venti ma, nello stesso momento, volevo guadagnarmi il rispetto di quell'uomo. Quell'orco.

-Vuoi quello stupido simbolo? Sei un semplice studentello ma va bene.. Ruba la maschera di un ANBU e avrai quello che desideri ardentemente..-

Rimasi a bocca aperta. Una maschera di un ANBU? Voleva per caso vedermi in una foto sulla tomba? Sbigottito, però, accettai. Ahimè, se volevo qualcosa me la prendevo, a tutti i costi. Dovevo prendere la maschera di un Ninja-Spia? Ok, l'avrei fatto, da solo! Se poi l'uomo, o la donna, mascherato avesse accettato la mia proposta, che avrei fatto incontrandolo, nessuno si sarebbe fatto male. Scendere a compromessi era meglio che battersi tra concittadini, no?

Aspettai la notte. Uscendo di nascosto dalla finestra della mia camera mi diressi verso le mura del Villaggio: lì vi erano ANBU che controllavano chiunque cercasse di entrare o uscire da Kiri. Oppure scovavano possibili minacce. Ed in quel momento appartenevo a quest'ultima specie. Mi appostai dietro delle case ed aspettai. Dopo una decina di minuti si fece vivo un ANBU, che sembrava stesse comunicando con qualcuno tramite la radiolina intorno l'orecchio. Mi dava le spalle. Qualcosa mi diceva di trattenermi, di non farlo. Ma la voglia di sentirmi grande, forte, ed apprezzato dal nonno era tanta, così tanta che prese facilmente il sopravvento. Partii all'attacco, cercando di bloccarlo. Ci passai attraverso però, cadendo di faccia a terra.


"Tsk.. Ma che cazzo.."

-Fermo, ragazzo!-

Sentivo il freddo ferro del Kunai vicino la mia gola. L'Ombra del Villaggio aveva schivato l'attacco, trasformandosi nel predatore. Scoppiai a piangere. L'uomo continuava a farmi domande sul perché l'avessi cercato di attaccare, alle spalle. Io stavo immobile, nel totale shock. Ma più tremavo e più spingeva contro la mia pelle l'arma. Avrei voluto urlare, ma non ce la facevo. Una goccia di sangue uscì dal mio collo, finendo sotto la maglia. Sentivo il calore di quella linfa sulla pelle fredda. Mi avrebbe ucciso, ne ero sicuto. Dopotutto come avrebbero potuto risalire a lui? Anzi, le alte sfere lo avrebbero anche coperto. Stava per arrivare il colpo di grazia. Ed ecco che un rumore secco, di carne trapassata, risuonò nelle mie orecchie. Chiusi subito gli occhi, li serrai. Non sentii dolore, forse perché ero morto in fretta?

-Puoi aprire gli occhi.. Isei..-

Ma era.. La voce del nonno!

-Sei un coglione, fattelo dire.. Ma almeno il Sigillo ti ha permesso di richiamarmi..-

Nel frattempo mi aveva soggiogato ed ora con un Fuuijutsu sulla pelle mi stava modificando il ricordo.

Ma, dopo l'accaduto all'Orfanotrofio, l'intera scena si stava ricostruendo. L'ANBU a terra in una pozza di sangue, il dolore del Sigillo sulla pelle, lo sguardo del nonno. Credevo di essermelo guadagnato da solo il Simbolo della Famiglia, ma solo dopo scoperto che non era stato così comincia ad indossarlo.

Quella volta fui aiutato dal nonno, come nella ricerca degli orfani da Mekoro ed in Accademia da Hana, ma in quel momento dovevo cavarmela da solo. Prendendo le armi da quella stanza sotto terra, dopo aver accettato l'incarico ed aver avuto il permesso di farlo da Fuyuki, mi rivolsi alla donnola, come per fare un appello


-Okojo.. Devo chiederti una cosa..- cercavo di essere serio, ma mi veniva da ridere -..Ehm.. Scusami.. Ma cazzo sto parlando con un animale.. Non capisco ancora se sono impazzito o altro ahah-

Lo guardai negli occhi

-Ti prego.. Fai fare a me il lavoro.. Ho bisogno di dimostrare a Fuyuki che sono all'altezza e che so cavarmela da solo.. Mi ha offerto di entrate nella sua famiglia.. E voglio guadagnarlo il posto!-

Non mi aspettavo una risposta da parte del furetto. Uscii da quel bunker e, insieme all'animaletto, partii verso la meta. Lasciai il Coprifronte appeso ad un albero. Forse vedendo fossi un Ninja di Kiri il medico avrebbe collaborato, per paura, ma il Villaggio non c'entrava nulla. Era una questione esterna, molto più importante. Avrei salvato il cucciolo e mi sarei guadagnato il mio posto, con le mie sole forze!
 
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view post Posted on 20/8/2016, 20:55     +1   -1
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- Tu cosa?!

Quasi rischiò di soffocare Okojo quando, dopo aver udito l'assurda richiesta del genin, aspirò involontariamente il fumo del proprio sigaro. Il suo muso si fece paonazzo, ci mancò persino poco che gli occhi azzurri uscissero fuori dalle orbite per lo stupore. Ci mise qualche secondo per riprendersi, tossendo vistosamente per espellere le coltri grigiastre che avevano contaminato i suoi polmoni. Quel moccioso aveva davvero intenzione di escluderlo? No, quello doveva essere il suo momento di gloria, la conferma dopo la quale nessuno avrebbe osato mettere in discussione la sua supremazia sul popolo dei mustelidi. Già immaginava i suoi fratelli mentre lo accoglievano trepidanti ed entusiasti, Fukuizuna mentre cadeva tra le sue zampe, follemente innamorata.. ma l'ennesimo colpo di tosse cancellò per sempre quell'idillio, riportandolo alla realtà. Fuyuki aveva chiesto anche a lui di dare un mano e non poteva deludere né lui né il piccolo cucciolo in punto di morte.

- Bada bene a quel che dici, marmocchio. I mustelidi sono una famiglia, siamo tutti fratelli.. ti guarderò le spalle e tu farai lo stesso con me. Anche se, a dirla tutta, potrei farcela benissimo da solo. - ribatté l'evocazione, finalmente ripresasi dallo shock iniziale.

I loro sguardi si incrociarono e per un attimo Isei poté percepire una nota di rabbia da parte dell'ermellino; non era completamente convinto della sua utilità, ma gli avrebbe dato fiducia, esattamente come aveva fatto il suo eremita. Ciò tuttavia non includeva l'obbligo di farsi da parte per soddisfare un capriccio del biondino. In due avrebbero sicuramente avuto più chance e questo bastava per escludere alternative. C'era in ballo la vita di un suo fratello. I suoi occhi adesso erano fiamme ardenti, nemmeno con tutta la propria forza di volontà il ragazzino avrebbe potuto estinguere la boria del suo interlocutore.

- Seguimi. - concluse la creatura non appena lo shinobi ebbe terminato di sistemare il proprio equipaggiamento; la sua voce, suo malgrado, non ammetteva obiezioni.

Si misero quindi in cammino, in direzione di Ihara. Inoltrandosi sempre più all'interno della foresta, i due si mossero con passo veloce, entrambi consapevoli di non avere tempo da perdere. Ogni minuto che trascorreva poteva risultare fatale o essenziale per la sopravvivenza del piccolo Bōru, in bilico su di un filo sottile che si estendeva sul baratro dell'oblio. Il viaggio per fortuna non sarebbe durato molto e grazie all'andatura sostenuta furono in grado di giungere a destinazione dopo circa quattro ore, prima delle previsioni dello stesso Fuyuki.
La città non era che un piccolo borgo, dove non più di tre quartieri si distribuivano lungo la riva di un fiume dal letto stretto. I campi coltivati che si ergevano al termine della foresta indicavano che gli abitanti usassero l'agricoltura come principale fonte di sostentamento. Insomma, un villaggio semplice e tranquillo come i suoi abitanti, che indaffarati o spensierati in base all'età camminavano tra le sue vie. Chiedendo indicazioni Isei avrebbe potuto facilmente trovare la dimora di Tegachi. Essendo l'unico medico della zona, l'uomo era assai conosciuto e anzi persino la sua abitazione era facilmente distinguibile, essendo situata alle pendici di una collina, vicino ad un uliveto, del tutto distante dal centro residenziale. L'edificio era una semplice e modesta costruzione, nemmeno troppo grande, in legno che contava un solo piano. Arrivato al cospetto della porta Okojo lanciò un'occhiata interrogativa al giovane al suo fianco. Doveva essere lui a fare il primo passo, altrimenti il medico non avrebbe fatto fatica a ricollegare l'immagine di un mustelide parlante al viso dell'eremita che voleva evitare come la peste.

 
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