| "Signor Mizayashi." Inaspettatamente, se lo ritrovò alla porta: i lunghi capelli neri a ricadergli sulle spalle, cornice del suo viso severo, folti come la cicatrici che lo abitavano. Dismettendo la sua sorpresa, lo invitò ad entrare, salvo poi veder rifiutata la sua offerta con un educato, altero cenno della mano. "E' parecchio che non si ci vede, ragazzino." "Si, saranno quasi due anni ormai. Dal giorno dell'esame, ora che ci penso." Lo squadrò attentamente, come stesse vagliando un animale da soma. Non aveva perso questa sua caratteristica - che, non poteva dissimularlo, specie in quei giorni, lo disturbò ai limiti dell'indispettimento. "Ti sei fatto più robusto: non che non lo fossi già allora, ma cominci ad avere il fisico di un uomo. Ti stai allenando ancora con Izumo?" "Penso sia il fisico di chiunque sia impegnato in lavori di fatica; si, sono ancora suo allievo." Merda, pensò, perchè tutte quelle domande? E, soprattutto, cosa cazzo ci faceva sull'uscio di casa sua? "Eh, Izumo è un bonaccione, ma ci sa fare con gli allenamenti." Qualche istante di pausa in cui frugò con noncuranza tra le tasche della giubba. In breve, gli porse una lettera del Hokage: "Tieni questa è per te: non un lavoro adatto ad un vecchio come me consegnare missive, ma casa tua veniva di passaggio, non mi costava nulla." Intento a leggere il contenuto della missiva, sentiva Mizayashi proseguire: "Comunque non credere che gli allenamenti di tutti i tuoi colleghi diano gli stessi frutti: li vedo alcuni, e - vuoi per sovrappeso, vuoi per mancanza di tono muscolare - sembrano tutto fuorchè shinobi." "Si vede che moriranno più facilmente di me" gli rispose, senza distogliere il volto dalla missiva. Attimi di silenzio in cui la finì di leggere, dopo di che alzò il capo verso Mizayashi, scorgendo sul suo volto segnato da mille battaglie un'espressione enigmatica. "Credi che dare la caccia a un po' di maiali ti potrebbe portare a rischiare la vita?" "Se sono particolarmente affamati sì, potrebbe: sono onnivori dopotutto, giusto?" Una smorfia simile a un sorriso emerse dal suo volto, come quando lo aveva portato sul ciglio del dirupo durante l'esame: "Questo tuo sarcasmo... a quanto vedo quello non è cambiato." "Si, una delle tante cose in cui sono sempre lo stesso." Vide Mizayashi volgere il capo all'insù, come volesse scrutarlo da una posizione maggiormente di vantaggio, gli occhi ridotti quasi a due fessure: "Tra queste non c'è il tuo sguardo." La sua attenzione mutò; lo scrutò più pensieroso, non capendo esattamente cosa avesse voluto dire: "Il mio sguardo?" gli chiese, alzando il sopracciglio destro. "Si, il tuo sguardo. Non so che cosa tu abbia vissuto in questi due anni, ma qualcosa in te è cambiato. Hai uno sguardo - diverso." Frattanto Hakurei lo fissava con un'espressione al limite tra l'assorto e il canzonatorio, non capendo bene dove volesse andare a parare. "Sembra uno sguardo di chi è - carico di determinazione." Incrociarono gli occhi intensamente, in un silenzio che Hakurei decise presto di rompere: "Non so cosa vorreste dire, ma lo prendo per un complimento." concluse portandogli un sorriso. "C'è altro?" Mizayashi scosse la testa, non smettendo di fissarlo: "E' tutto. Mi chiedo però a cosa sia rivolto. E, soprattutto, se sia sufficiente a renderti utile al villaggio." "Bhe, a breve lo sapremo." gli rispose con un mezzo sorriso di frettoloso congedo, in procinto di immergersi per le strade di Konoha: "Con permesso, Mizayashi." I due erano di spalle, Hakurei diretto a passo cadenzato verso il cancello della villetta, quando un sibilo chiamò la sua mano: un rapido gesto, e con un brusco trillo metallico il suo kunai urtò quello del Nara, i loro sguardi ora feroci intenti a contemplare quanto accaduto. Immobili, plastici dopo quello sforzo improvviso, lo sguardo di Mizayashi rimutò improvvisamente in quel ghigno che rappresentava il suo sorriso: "Due anni fa saresti stato colto alla sprovvista, senza alcun dubbio." Riposando il kunai nella sua giacca - gli occhi di Hakurei ancora vigili, se non torvi al suo indirizzo, il kunai ancora sguainato - continuò: "Sei diventato una molla in perenne tensione, un arco composito facile da tendere. Ripensando al bimbetto dubbioso e dagli occhi languidi e incerti che eri, me ne rallegro: non so cosa ti abbia portato a questo cambiamento, ma di certo ti sarà utile lungo la tua Missione." Ancora segnato dal recente avvenimento, il genin riposò lentamente il kunai, tornando ad assumere una postura rilassata: "Lei invece a quanto pare è sempre lo stesso: la diverte giocare pesante. Saluti." un lieve cenno del capo, e si congedò. Varcando la soglia del cancelletto, Mizayashi frattanto continuava a scrutarlo, quella sua strana smorfia ancora viva sul suo volto: "Mi chiedo se la tua Missione - " gli venne da pensare: " - sia realmente quella per cui Izumo e Konoha stessa ti ha addestrato."
"Speravo che non lo avrei più rivisto. Stronzo di un fanatico." Un branco di maiali spariti. C'era da sperare che non si sarebbero comportati come Neko, il gatto della signora Iguchi, durante la sua prima missione. Difficile da immaginare, dal momento che i maiali sono stupide bestie da macello. Certo però che, dovette pensare, che proprio in virtù di ciò quella serie di sparizioni era difficile supporre che provenisse da un'iniziativa delle bestie stesse, da una loro consapevole opposizione al destino che le aspetta tra le mura del villaggio. Assorto in quelle riflessioni, si ritrovò nei pressi del luogo designato: poteva scorgere due ragazzi i lontananza, intenti a parlare tra loro - man mano che li avvicinava, non poteva considerarli fisicamente più diversi, sotto ogni punto di vista. "Forse sono altri shinobi designati a questa missione" gli venne da pensare: "Nel qual caso, speriamo siano apposto e competenti." Non appena fu prossimo ai due, li vide raggiunti da un terzo ragazzo, le cui parole dissolsero ogni suo dubbio. Procedette verso di loro, udendo in lontananza i tre presentarsi, e quando questi ebbero terminato si ritrovò ormai a pochi metri da loro: "Sembra sia arrivato nel posto giusto." disse loro con un lieve sorriso. "Hakurei, piacere" concluse, presentandosi ai tre con un cenno del capo.
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