Missione 4A - 最後の光 Saigo no Hikari - Ultima Luce, Passaggio a Jonin per Vale93ba e Wrigel (2° Pg); e Orinosuke Kamizuru (NPC)

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view post Posted on 10/12/2016, 16:15
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Esattamente un momento prima che Tashigama riuscisse ad afferrare Kinji, quest'ultimo riuscì nell'intento di intrappolare il medico deforme nell'illusione: gli arti inferiori (decisamente sproporzionati a confronto con quelli superiori) collassarono nel terreno in realtà solido come se si trovasse su delle sabbie mobili, provocando nel dottore un piccolo attacco di panico.
L'anziano cercò di recuperare terreno in tutti i modi possibili, artigliando ciò che gli potesse capitare a tiro indistintamente, fino a quando non incontrò il polpaccio dell'Uchiha; il chunin provò dolore per via della forza con la quale lo aveva afferrato, ma ormai era troppo tardi per fuggire. Il corpo venne attraversato da piccole ma ben visibili scosse e, dopo nemmeno un istante, Tashigama sentì delle fitte dilaniargli le carni.


Muori, bastardo egocentrico!

Gli occhi del dottore non riuscirono a notare nemmeno un singolo movimento, eppure stava subendo degli attacchi anche piuttosto gravi e non riusciva a spiegarsi come fosse possibile.
Kinji stava dando fondo a tutte le energie rimaste per mettere in pratica ciò che il sommo Nushisora gli aveva insegnato durante l'ultima permanenza all'eremo: una raffica di colpi talmente rapida da non poter essere notata da un semplice occhio umano, talmente precisa da compensare largamente la potenza contenuta.
Il pastrano che Tashigama teneva ancora addosso venne completamente consumato dai colpi diretti al torace e alla schiena, mentre il volto oblungo e deforme subiva ferite ancora più evidenti lasciando che il sangue zampillante lo rendesse un ammasso di carne viva e dolore.
Gli ultimi due attacchi, ciliegina sulla macabra torta, vennero indirizzati agli occhi della mostruosità ferita ma ancora aggrappata saldamente alla gamba dell'Uchiha; privato ormai della vista, Tashigama non potè far più nulla se non affidarsi all'unico contatto che aveva con l'oggetto concreto del suo odio. Tra urla, rantoli di dolore e risate quasi isteriche, il medico si lasciò andare ad un ultimo folle gesto per perpetuare la sua vendetta rompendo la gamba dell'Anbu.
Kinji sentì uno schiocco provenire dalla gamba costretta all'immobilità e, benchè fosse stato doloroso, si lasciò andare ad un grido soffocato: non doveva dare al medico la soddisfazione di sentirlo in difficoltà, di avergli recato tanto dolore.
Fu allora che Tashigama perse l'appiglio dando al chunin la possibilità di prendere le distanza trascinandosi con fatica la gamba dolente.


Quel maledetto deve avermi rotto qualcosa... non riesco a poggiare tutto il mio peso sulla gamba. Te lo avevo detto che questa sarebbe stata la tua tomba, vecchio pazzo.

Il Vermiglio cercò di prendere fiato e di non lasciarsi andare al dolore, mentre il suo avversario rimase fermo nella pozza fatta del suo stesso sangue: l'aura violacea del Segno sembrò quasi guadagnare consistenza, fino a che non prese addirittura a consumare il proprio ospite.
Oscuro e letale, il segno aprì sempre più le ferite del dottore, ne creò di nuove come se fosse consumato dall'acido e fece annerire il pavimento e tutto ciò che era nelle immediate vicinanze. Forse Hideyoshi aveva ragione riguardo le origini del potere che solo Oto era in grado di fornire agli shinobi più promettenti, forse il suo segreto sarebbe morto con Tashigama per il bene di tutti.
Qualcosa però impressionò persino Kinji: grazie alla potenza del Segno, il medico stava lentamente consumando la palude illusoria rompendo forzatamente la genjutsu dell'Uchiha. Mai prima d'ora qualcuno era riuscito in una simile impresa, e vedere fino a che punto l'anziano voleva spingersi pur di sopravvivere era del tutto sconcertante.
Nonostante tutto però, le gambe che in un primo momento erano soltanto sprofondate nel fango illusorio, ormai erano diventate del tutto inservibili a causa dell'effetto corrosivo del Segno. L'uomo sembrò ritrovare un bersaglio grazie all'olfatto, ma stavolta aveva trovato lo spadaccino di Kumo, vulnerabile e all'oscuro del piano del dottore.
Kinji si accorse subito in che direzione la furia omicida del suo salvatore si stava volgendo, ma aveva una gamba quasi fuori uso e non sarebbe mai riuscito a raggiungere l'obbettivo. Tashigama avrebbe portato con se all'inferno Shinta, se non fosse stato per il tempestivo intervento di Orinosuke.
Il Kamizuru tramutò il pavimento e la roccia attorno alla posizione del mostro in una sorta di alveare attaccato al terreno, che costringeva il medico a rimanere immobile. Peccato però che il chakra del vecchio stava già cominciando a corrodere la struttura fatta di esagoni collosi e non potevano permettergli di avanzare oltre.
La voce di Orinosuke arrivò alle orecchie di Kinji forte e chiara nel messaggio di sbrigarsi per fuggire.


- Dammi solo un istante.

Il tono freddo e serio, coadiuvato dal nuovo aspetto spettrale di Kinji, lo rendevano davvero fedele al soprannome che gli avevano affibbiato tempo prima. L'Uchiha si avvicinò al medico aiutandosi con l'ausilio della katana per non perdere l'equilibrio e, una volta a pochi centimetri dal corpo tremendamente deforme e logorato dal suo stesso odio, gli regalò un ultimo sguardo che purtroppo il più anziano non poté ricambiare. Un sorriso, sadico e beffardo, si dipinse sul volto del giovane.

- C'è un ultimo sacrificio che devi fare per me... devi darmi... la tua vita!

E con l'ultima frase, decapitò Tashigama ancora immerso nella pozza oscura privandosi per un istante del sostegno fisico della katana. Non voleva avvicinarsi troppo o toccarlo personalmente per rischiare di essere coinvolto dall'acido, ma voleva terminare ciò che aveva iniziato: tagliare la testa del vecchio dottore gli era sembrata la soluzione più congeniale.
Una volta compiuto il misfatto, gli occhi e i capelli di Kinji tornarono del loro colore naturale e con essi anche la sua personalità sembrò tornare quella calma e pacata, intenta a contemplare il corpo senza vita di Tashigama.
Lentamente, mantenendosi la testa con la mano libera, il Vermiglio tornò dal compagno di Iwa per decidere il da farsi.


- Orinosuke-dono, dobbiamo prendere Shinta e fuggire prima ch-

Orinosuke abbassò il capo e rimase in silenzio. Evidentemente lo spadaccino aveva deciso di sacrificarsi per permettere a loro di fuggire e portare così a termine la missione. Un silenzio eloquente, che non incontrò obbiezioni da parte dell'Uchiha.

Allora è così... è così che hai intenzione di ottenere la tua decantata morte onorevole? Mi dispiace di non essere stato in grado di evitare che ciò accadesse, Shinta. Il tuo sacrificio non sarà dimenticato.

- Allora forza, non abbiamo tempo da perdere. Usciamo il più presto possibile da qui; se saremo fortunati incontreremo un rapace di grosse dimensioni ed un sopravvissuto ad attenderci.
Ti chiedo però di essere paziente e darmi una mano... io sarò i tuoi occhi e tu sarai la mia gamba.


Un leggero sorriso appena accennato, ben diverso da quelli che aveva rivolto fino ad ora al vecchio Tashigama, prima che poggiasse un braccio sulle spalle di Orinosuke per dirigersi verso l'uscita che avevano trovato i due alle spalle del piedistallo.
 
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view post Posted on 10/12/2016, 22:04
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Shinta fu dimentico di ogni cosa. La mente solo per la missione. Il corridoio si snodò di fronte a lui. La lama leggero sfarfallio di luce , solitaria e orgogliosa, di contro alla luce argentea e sfarfallante del corridoio, che illuminava macchinari e attrezzature. Lì era nel cuore del mostro. Lì dove tutto stava per essere compiuto.
Due cuori. Due esseri. Una spada.
Filamenti di chakra uscivano dai punti scoperti tra i collegamenti, attratti da quello che consideravano ormai uno di loro. Ogni fibra di Shinta ormai apparteneva a quel posto, anche lui parte di quel chakra, di quell’energia, di questo potere. E anche lui, come esso, doveva sparire.
Ormai era chiaro. Se anche avesse avuto una minima speranza, anche se cercava di aggrapparsi ad un miracolo ormai si rendeva conto di come ogni suo passo lo portava sempre di più al compimento della missione e di conseguenza della sua vita. Di come quel chakra lo cercasse, lo accarezzasse, lo rinvigorisse, spingendolo ad avanzare ormai conscio che miracoli non ne sarebbero accaduti. Nessuna speranza…






« Shiiiiiiiiinnnnntaaaaaaaaaa»



La voce melodiosa rimbalzava come pietra lanciata su uno specchio d’acqua. Rimbalzava da parete a parete seducente come la voce di una donna, giocosa come quella di un bambino, canzonatoria come quella di un detrattore. Si spandeva tutto intorno a lui, avvolgendolo in una spirale ovattata dove ogni cosa perdeva il suo significato, riducendosi all’origine.

« Ed infine il momento del balzo è giunto. Come ti senti?
Una domanda retorica da parte mia, scusami. Eppure eccoti infine giunto alla fine. Era come te lo immaginavi? Finalmente stai per dare un senso a quella vita che per te è stata come un macigno. Ma siamo sicuri che era questo che volevi?»



Secondi come anni, minuti come secoli.

« Pensi davvero che sia il modo migliore, vero? Hai salvato Orinosuke…forse persino Kinji…eppure non credo che negli anni a venire verranno sulla tua tomba a pregare. Salvi oggi, per tuo sacrificio, domani morti per mano dell’ennessimo nemico. Vana speranza…sacrificio inutile. Eppure eccoti qui a sacrificarti per una causa non tua, per uomini che non ti ricorderanno, per un popolo che non ti acclamerà né sentirà il dovere di tributarti applausi, statue o cerimonie.
Te ne andrai in silenzio; sotto centinaia di metri da terra, in una tomba che già era aperta nel momento in cui hai accettato tutto questo. Te sei stata la mano con cui hai inchiodato il coperchio di questa bara. Ma lo hai fatto per cosa?
Kumo ti renderà omaggio? Eppure non c’è ne stato nessuno a condividere con te le sue giornate, il suo tempo, che ti abbia dato amicizia o affetto. Eppure combatti ancora per dei patetici idioti pusillanime? Capaci di criticare, di gettare fango su di te, con mille menzogne, mille occhiate date alle spalle come pugnalate date da meri traditori senza coraggio né dignità. E te che ancora ti affanni a difenderli…cosa hanno mai fatto loro per te? Se non criticare, sparlare, sussurrare dietro le spalle ma mai nessuno che ti sia avvicinato. Troppo presi nel loro ego senza vedere quanto fossero piccoli e te un gigante. Ma si sa le formiche tentano sempre di dare fastidio ad un leone finchè il prurito non diventa insostenibile e le formiche vengono schiacciate. Ma te…te no…il rispetto delle loro opinioni, l’andare avanti curandoti solo dell’onore e dei tuoi ideali.
Vigliacchi e pusillanimi che mangeranno e vivranno mentre te…te… eccoti qui. A morire per loro…»



L’ombra prese a materializzarsi. L’ombra stessa fu corpo e materia che unendosi creava una figura. Un qualcosa a cui la mente di Shinta dette forma e sostanza perché era come riuscire a contenere un oceano in un secchiello.


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« Per una causa che da qui a cento anni sarà polvere. Per uomini che sono già cadaveri.»


« Ma vivranno. Ecco la differenza tra loro e te: vivere. Te non hai vissuto se non per sacrificarti.
Mentre loro continueranno a ridere, a vivere, ad amare, fare figli, odiare, combattere ed infine, solo dopo tanto tempo, morire. Quindi, alla fine, ecco come il tuo sacrificio sia vano. E dire che hai una ragazza dai capelli argento e dagli occhi rossi ad attenderti.

Non hai voglia di rivederla? Anche solo per riassaporare quelle labbra? Stavolta, però, senza il sangue di mezzo…»



La contraddizione della vita di Shinta messa a nudo. Perché in fondo questa era la verità: una vita di contraddizione con lo scenario della morte a fare da quinta teatrale.

« Vivere e morire per la spada? E poi? Cos’altro rimarrà? L’onore e la gloria sono effimere così come coloro che le pronunciano.»


« E allora perchè t’affanni? Abbassa la spade…non è la tua battaglia. Una marionetta, un soldato sei, null’altro che un pupazzo per altri…ma cosa vale davvero per te? Quali sono i tuoi desideri? Ti chiedono un qualcosa mentre è una loro responsabilità. Che combattessero da soli le loro battaglie. Vivi…

SHINTA



La spada si abbassò. Vivere e morire per la spada…sempre di morire si trattava. Viver per morire, morire per qualcosa di più grande. Ma alla fine cosa rimaneva?

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Hai ragione.

Persino nel combattimento non aveva questo dubbi ma lì…prima del balzo, quando la clessidra si esauriva, schiavo di un’altrui volontà Shinta titubò. La prima volta. O forse fu la prima volta che quelle parole emersero.
Erano da sempre in lui e ora, non più soffocate e tenute in catene dalla volontà del samurai e dal suo codice d’onore, eccole affiorare come un leviatano. Eppure…eppure guardò le sue braccia.
Le cicatrici…

Eppure è una mia scelta.
Contraddizione…vero. Io cerco la morte ma voglio profondamente vivere. Ho sempre cercato un posto perché non mi sentivo parte di nulla. Combattere era anche dimostrare. Morire era vivere. Ma ho sempre scelto la mia strada.
Non mi interessano cosa dicono di me gli altri, quale sia il loro giudizio, o cosa accadrà tra cento anni. Vivere, dici? E come? Te mi offri una vita d’inferno…come mi guarderei allo specchio? L’unico giudice che conta davvero siamo noi stessi e se ora me ne andassi, se ora decidessi di accettare la tua offerta, mi daresti non la pace, no il potere, nemmeno la dannazione ma un inferno in terra.
Una gabbia. Una prigione e null’altro che freddo.


Un passo avanti. Deciso ma anche incerto. Un semplice uomo.

Voglio guardarmi allo specchio e non vedere un vigliacco o un bastardo. Voglio morire in pace con me stesso credendo di aver fatto e detto quello che pensavo. Non voglio e non pretendo di avere la presunzione di dire che quello che faccio sia giusto ma che sia quello in cui credo.
Non sono perfetto e non tento di esserlo. Tento di essere un uomo nonostante tutto.
Indipendentemente dagli altri perché la vita è nostra e nostre sono le scelte. E queste cicatrici dimostrano quanto ho combattuto i miei demoni e quanto ancora questi non siano del tutto sconfitti. Ma conviverci, facendo del nostro meglio, questo significa vivere degnamente.


Un altro passo.

è vero…ho paura. Per la prima volta in vita mia ho paura. Pensavo fosse più facile, pensavo fosse onorevole, glorioso…non c’è nulla di tutto questo. Ma credo che da un piccolo gesto, da una piccola volontà qualcosa si possa creare.
Non dico che la mia morte cambierà qualcosa…ma forse qualcosa si muoverà… forse…con il mio esempio qualcun altro ne potrà far tesoro e portarlo.
Una piccola luce insignificante ma che forse, tra le giuste mani e con le giuste parole, si possa tramutare in un qualcosa di più grande.


Per questo combatteva. Per questo era lì e per questo moriva. Un gesto di cambiamento. Ma perché era una sua scelta cambiare e migliorare quel mondo.
Senza presunzione, senza sentirsi un kami in un corpo da uomo, senza elevarsi al di sopra di tutti e tutto credendo di avere la VERITà.
E poi fu egoista. Poi pensò a lei…non per un attimo fugace, non con un immagine nebbiosa, non sfocata né delineata, ma marcata, incisa in profondità nel suo cuore.

Se davvero io e Shitsuki siamo legati dal filo rosso del destino…allora attraverserò mille inferni e diecimila vite per ritrovarla.

Fino in fondo rimaneva samurai. Fino in fondo rimaneva Shinta Himura e le spade si aprirono come corolla di fiore andando verso la morte.

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La stanza del generatore lo accolse con un silenzio tombale.
Ed ecco infine il cuore: mostro metallico di fili, macchinari e chakra che pulsava ritmico di fronte a lui. All’unisono con il suo cuore. Il nucleo sul suo cuore reclamò il suo posto. Una spinta quasi primordiale, una voglia e una coscienza che bramavano di tornare all’origine.




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Poi il contatto. L’entità vivente nel nucleo parlargli. I sentimenti di lui invaderlo, comprimerlo, smarrirlo, affogarlo, per poi riemergere. La coscienza dell’uno fondersi con l’altro in un caleidoscopio. Difficile dire dove finiva l’una e iniziava quella del samurai che, bloccato lì davanti, non riusciva a muoversi o a pensare. La confusione, le sensazioni estranee, i pensieri, l’angoscia e la trepidazione un tutt’uno ormai con quello che si agitava nel cuore dello spadaccino.
Viva però, come lui; un entità con sentimenti e paure, con angosce e desideri, che sentiva così vicina come parte della sua anima strappata e a lungo perduta, e ora finalmente ritrovata.
Un colpo di grazia…per mano di chi non amava uccidere anche se necessario. Era giusto farlo? E poi…dare quel colpo era darlo anche a sé stessi. Ma ormai sapeva…sapeva quanto lui fosse parte di questo e come tutto dovesse finire.





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Con un taglio tutto finirà.



Un taglio di spade. Un taglio silenzioso e tutto sarebbe svanito. L’ultima luce svanita anche quella della vita.
La spada si alzò…gli occhi di Shinta si chiusero…quella coscienza, dapprima estranea, ora la sentiva sempre più facente parte del suo Io più intimo. Poi il fendente calò.
Il dolore fu estenuante. Troppo…l’urlo riecheggiò per la sala rompendo il silenzio, dilagando per i corridoi silenti, confondendosi con il ronzio dei macchinari, sparendo in un oblio di oscurità.
Shinta fu a terra. Ma l’energia che lo aveva attraversato, come un fuoco liquido il suo essere, fu tremenda.
L’affanno per rialzarsi mentre la coscienza dell’altro tentò di respingerlo. Si batteva furiosamente per preservarsi, come un animale ferito braccato che sente su di sé il tocco glaciale della morte, ma dall’altra…sentiva quasi che lo assecondasse. Che capisse il perché. L’istinto di sopravvivenza da un lato, dall’altro quel poco di coscienza, di volontà guerriera che aveva sentiva nella mano del samurai un atto giusto. Non di pietà, non di misericordia, ma un gesto che doveva essere compiuto e che lui stesso avrebbe fatto.
Questo gli dette la forza per risollevarsi. Il secondo fendente tagliò ancora. Ancora più dolore, ancora più forza. Un urlo ancora più forte del primo…quello che fu Shinta Himura forse non c’era più. Forse vi era solo una volontà, un desiderio, forse vi era solo volontà ruggente.
Che bruciava quanto quell’energia che gli attraversava il corpo e la mente. Il terzo e il quarto colpo giunsero insieme. Devastarono quel poco di Shinta che ancora rimaneva. La coscienza dell’altro tentò di sopraffarlo, il dolore fu come un mondo bianco ove tutto era nulla e il nulla era tutto. Annullamento .
La katana cadde in terra. Un corpo con un energia spaventosa eppure era come nave senza timoniere.
Cosa rimaneva? Energia’ Cuore? Due coscienze a combattersi quel corpo? Quell’energia che cercava disperatamente di non cessare, di essere, di esistere nonostante tutto anche in un corpo fragile, martoriato, già spezzato da interventi, malattia, cure e dal destino stesso.
Una mano incerta a cercare la katana. Ryujin jakka ronzò a quel tocco: l’acciaio vibrò solo come un maestro dello shinmei ryuu poteva fare. Solo con essi lei sprigionava la sua vera essenza. Solo con essa Shinta era puro. Compiuto.
Un animo spezzato dal destino, un corpo martoriato ma che diveniva qualcos’altro quando la katana e il maestro combattevano uniti. Katen Kyōkotsu nell’altra. Due parti di un tutto. Shinta l’uomo e Shinta il samurai. Il maestro e lo shinobi.
Alzò il volto ad un cielo che non c’era, il corpo si sollevò, barcollò ma non cadde; l’energia era un mare in tempesta, immensa potente, fluiva dentro di lui ma non poteva contenerla eppure il suo cuore batteva regolare, sicuro, orgoglioso anche con i dubbi, anche con le contraddizioni. Per la prima volta lo sentì battere e non nella battaglia, non ricercando la morte…lo sentiva battere forte e sicuro… sano.
Questo era il suo cuore? Questa la sua vita?
Vivere e morire per la spada…la spada difende la vita…un utopia in cui non aveva mai creduto ma preferiva passare per sciocco che pensare alla cruda realtà. Preferiva una favola alla cruda realtà che la spada toglieva la vita.
Anche la sua, ora mentre si alzava, mentre si elevava in alto stava per togliere due vite. Eppure ne avrebbe salvate tante altre…forse era questo che intendeva il suo sensei?




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L’ultimo colpo si abbattè e fu silenzio…
 
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view post Posted on 16/12/2016, 11:00
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Mhh... mhhhh..

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*Energia, vita, morte. Ad ogni fendente la coscienza di Kami si scuoteva nel dolore, da un lato combattendo e dall'altro sostenendo l'atto del martire. Dal canto suo, Shinta perse presto quasi ogni capacità cognitiva; Otomika aveva usato le parole più gravi e gelide per descrivere quanto sarebbe accaduto, ma ciò che il samurai provò non apparteneva al dicibile. Una sofferenza lancinante, tanto spirituale quanto fisica, il chakra troppo voluminoso per essere contenuto dal proprio apparato circolatorio, al punto che, sulla soglia del quinto ed ultimo colpo, i dotti di braccia e gambe presero ad aprirsi, sfrigolando e correndo fino al torace, rilasciando ciò che non potevano più trattenere sotto forma di bruma azzurra.
Così, più fantasma che uomo, colpì ancora, recidendo l'ultimo legame artificiale tra nucleo e città. L'energia si agganciò istantaneamente a Ryujin Jakka, correndole addosso ed incendiandola, bruciando tsuba e menuki in un disperato tentativo di mantenersi in equilibrio. Il metallo brillò intensamente, il cuore del samurai fece altrettanto, in lui l'indicibile peso di una vita, una coscienza ed un passato interi. Un fiume in piena lo travolse, cancellando in un colpo dolore ed angoscia, risentimento ed abnegazione.
Solo luce... e calore.*




*Corsero, l'uno ferito nel corpo, l'altro nella mente. Orinosuke aveva sentito morire centinaia, migliaia delle sue creature nella battaglia contro 246, ma sostenuto il corpo del compagno non ne fece parola alcuna, né lamentò la necessità di sacrificarne ancora nell'esplosione che sarebbe venuta di lì a poco.
Corsero, sostenendosi e sperando che l'auspicio del Vermiglio si rivelasse corretto. La luce alla fine del passaggio andava riducendosi, sfarfallando, segno che Shinta aveva già incominciato il proprio, gravoso compito. Per un lunghissimo momento non vi fu che il loro respiro, alternato, poi sincronizzato al rumore dei passi via via più frenetici.... finché non furono fuori.
Nessuno ad attenderli. Non Higyo, non Hiroki... nessuno era tornato per loro. Li avevano dimenticati? Erano morti? Ancora combattevano? Impossibile dire quante domande si vennero ad affannare ad un colpo nella mente dei due, ma ben presto non ve ne fu più causa.*


"Oh no..."

*Dieci, venti, cinquanta figure arrancanti nella penombra, i volti e gli arti orrendamente sfigurati, immagini vicine a quella del torturato Tashigama. L'esercito prodotto dalla follia del dottore aveva circondato ormai il laboratorio, sopraffacendo il sistema di sicurezza ed apprestandosi ad assaltare la struttura.
Circondati prima di accorgersene, privati ad un colpo di ogni speranza, i due rimasero immobili. Orinosuke provò a dire qualcosa, aprendo bocca ma trovandosi a corto di parole: cosa dire? Sacrificarsi per un compagno, sapendo che avrebbe comunque trovato la morte? Tornare dentro, solo per svanire in un fiato? Quell'immagine aveva cancellato il valore del sacrificio di Shinta, la scelta che il samurai aveva preso per loro.*


"Per Iwa, per la Terra."

*Disse, discretamente, quasi a sé stesso, consapevole della fine che stavano per incontrare... e poi, ad un momento dalla fine, una vasta ombra su di loro, un vento tanto forte da obbligarli ad abbassare il capo, una presenza tanto imponente da scacciare il nemico.
Un possente rapace atterrò davanti a loro, occhi scuri come la pece e piume chiare striate di rosso: non Higyo, ma Hitomi.
Il barbagianni li squadrò celermente, presentando l'ala destra perché salissero.*


- "Due? Aveva detto tr... bah, non importa. Veloci pulcini, non ho intenzione di rovinarmi le penne in questo buco!"

*Disse, scocciata ma ferma, prima di levarsi in volo e dirigersi, paradossalmente, verso il basso. Il buio era pressoché completo, la roccia invisibile ma sibilante a pochi centimetri dalle loro teste, e dovettero schiacciarsi contro il dorso del volatile per non venir sbalzati via.
Hitomi, tuttavia, pareva muoversi perfettamente; nessun dubbio che gli occhi notturni della creatura la guidassero senza affanno tra i cunicoli, sulla scia di una luce che sarebbe arrivata, almeno per Kinji, solo diversi secondi più tardi. Uscirono alla luce del borgo che Shinta aveva attraversato ore prima, le fenditure nella sommità della caverna regalarono al ragazzo un'ultima, gloriosa immagine di quel passato che stava per essere perduto per sempre. Il candore degli edifici, l'altezza delle torri, la preservazione del ponte d'accesso e del grande portale... finché la luce non li avvolse, e così l'aria fresca del mattino.
Poi il tremito, poi il bagliore argenteo, la terra ferita ed il gemito del Kamizuru. Anche non avendo toccato ancora toccato terra, i tre avvertirono l'intensità dell'esplosione, al punto che Hitomi dovette dare un improvviso colpo d'ali per non stallare sulla corrente che uscì dalle fenditure. Alle loro spalle il suono di un vasto crollo, polvere... e poi silenzio.
Pur provato dall'aver dovuto sopprimere così tanti legami in un momento solo, la parola che abbandonò le labbra di Orinosuke giunse carica di un unico sapore, per un unico individuo.*


"Addio... e grazie."

*Parole che non gli aveva rivolto di persona, per chissà quale ragione.
Higyo li attendeva all'ombra di una grande betulla, subito dirimpetto ad un ruscello. Fin dalla distanza il rapace apparve ferito, con l'ala sinistra innaturalmente ripiegata su sé stessa, ed il becco visibilmente scheggiato... ma la figura che dovette sollevare i maggiori timori, una volta atterrati, fu quella di Hiroki.
Lo Hyuga era stato adagiato contro il tronco pallido dell'albero, macchiandolo di rosso e nero. Le gambe erano coperte da un panno, ma la posizione del tessuto faceva intendere che fossero state schiacciate.*


Hiroki:"A-ah.... Ce... ce l'hai... a-avete fatta... ho sentito..."

- "Abbiamo fatto di tutto, ma erano in troppi. Una delle marionette ha sparato contro una stalattite, e ci siamo rimasti entrambi sotto.
Non fosse stato per Hitomi-sama..."


- "Le forze della Foglia e della Sabbia sono vicine. Andrò ad avvertire che siete salvi, e che c'è un bisogno immediato di cure mediche."

*Affermò, prima di levarsi nuovamente in volo. Rimasero qualche istante al capezzale di Hiroki, gli occhi ambrati del giovane appena socchiusi, difficile dire se per la spossatezza o per il dolore che la luce gli infliggeva.*

Hiroki:"Fresco... e b-bianco, limpid..."

*Balbettò, prima di tossire debolmente, sostenuto dal Kamizuru.
Orinosuke si trattenne finché la buona fede glielo consentì, ma, passati alcuni minuti dalla dipartita di Hitomi, dovette rivolgersi grave a Kinji.*


"Io devo lasciarti, Kinji-dono. Nonostante tutto ciò che abbiamo passato, non è conveniente che io sia presente quando arriveranno i tuoi alleati.
Ti devo... vi devo me stesso, ma usciti da quella caverna la Roccia viene nuovamente per prima. Se ci rivedremo, spero con tutto me stesso che sarà in circostanze pacifiche."


*E si allontanò a sua volta, determinato a mettere distanza tra sé ed il Suono, diretto forse verso il confine con la Neve.*




*Dieci, cento, mille anni di storia vissuti in un battito di ciglia. Il cuore del Continente un tutt'uno con quello di Shinta, assorbito dalla terra e spezzato in tanti frammenti da raggiungere ogni angolo del mondo. Era lui la strada di luce, era lui la città. Camminava tra le strade pavimentate, tra le alte torri sotto un cielo splendente, splendendo egli stesso. Chi si voltava gli sorrideva, irradiando altra luce, perdendo ogni fattezza. Sapevano di lui, sapevano del suo sacrificio, ma nessuno pianse, nessuno si avvicinò. Gli rivolsero gesti di saluto, silenziosi cenni di rispetto, ma nulla più... e poi, così come erano apparsi, scomparvero.
Soltanto una figura rimase accanto a lui, anch'essa luminosa, i capelli lunghi fatti d'oro ed argento.*


"Non dimenticarci... non dimenticarmi."



Poi, come preso da una brezza, si disfece in mille petali sfavillanti, raccogliendosi attorno al samurai e trasmettendogli un indicibile senso di pace, di tranquillità.
E tuttavia sarebbe morto, e tuttavia avrebbe dimenticato, perché quello è il destino di chi si spegne. Questo Shinta lo sapeva meglio di chiunque altro. Il suo desiderio di vita e l'educazione al sacrificio, l'aporia che lo aveva spinto a combattere e a combattersi una vita intera vennero a sublimarsi in un momento, prima che tutto svanisse nell'oscurità. Pace.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò solo, gelato, disorientato. Attorno a lui una penombra fitta, polverosa, e polvere era anche su di lui. Si sarebbe mosso, ma la pelle avrebbe risposto dolendo terribilmente, secca, troppo stretta perché i muscoli potessero fare il loro dovere senza strapparla.
Allora sarebbe rimasto immobile ancora, attendendo, domandandosi in quale inferno fosse finito, la memoria di quanto aveva vissuto via via vinta dalla realtà, come il ricordo di un sogno che si dissipa. Nient'altro che la pietra e l'acqua sotto di sé, la polvere e la luce sopra.
Ma avrebbe scoperto di essere vivo, e dopo un tempo infinito sarebbe riuscito a rotolarsi nella pozzanghera in cui era riverso, il contatto con l'acqua un palliativo minimo ma sufficiente a farlo sollevare carponi. L'immagine che intravide nell'acqua, al riverbero di uno spiraglio, non fu una riconoscibile: i capelli erano scomparsi, e così la barba e le sopracciglia. Il volto era ustionato, come ogni altro centimetro del corpo, e dalla base del collo fino ai gomiti e alle ginocchia delle lunghe cicatrici lo scempiavano, seguendo il percorso che il suo chakra aveva preso, fino al cuore. Qui un debole battito, eppure presente, familiare. L'energia che lo aveva attraversato, torturandolo ma ad un tempo rinvigorendolo, non lo abbandonava. Rimaneva lì, cristallina e limpida, e Shinta avrebbe trovato il modo di farvi ancora appello.
Stessa cosa poteva dirsi delle due lame. Ryujin Jakka era stata spogliata di ogni finezza, rimanendo soltanto metallo, conficcata a pochi centimetri dal samurai. La lama era stata provata dal calore del flusso, ma nello sbalzo di temperatura che era seguito non si era deformata, anzi: delle venature chiare ne attraversavano il profilo, quasi damasco, e Shinta avrebbe presto potuto confermare che il filo non aveva perso nulla della propria affilatura.
Katen Kyōkotsu, dal canto suo, riposava poco più avanti, in attesa. Per allora il giovane sarebbe riuscito a rimettersi in piedi, e passo dopo passo, appoggiandosi alla roccia e seguendo la brezza del giorno, avrebbe ritrovato la luce. Un dono inestimabile, la conferma che eroismo e sacrificio non erano sconosciuti ai Kami, nonostante ciò che aveva visto e ciò in cui credeva.
Alberi, ruscelli, fili d'erba, il cinguettio degli uccelli... vita.*


GDROFF////Chiedo scusa per il ritardo, giorni d'inferno. Ultimo post vostro prima delle valutazioni. Vi anticipo che per me siete entrambi promossi, ma darò più dettagliata analisi in luogo adatto. Voi invece potete iniziare fin da subito a valutare me, oppure potete aspettare il mio post finale di chiusura, e scrivere dopo.
Spero che questa avventura non vi abbia annoiato, e spero che i vostri personaggi ne escano arricchiti. Shinta si riprenderà del tutto Tiz, ma le cicatrici aperte dal passaggio dell'energia non andranno mai via. A te decidere quanto potranno incidere sul futuro del personaggio, e se ideare personali legate all'energia che Shinta conserva in sé.
La forma embrionale di Segno che Kinji ha acquisito sarà di enorme interesse per Hideyoshi, ma sta a te renderglielo noto o meno. Sappi che però ci saranno conseguenze per il suo uso, e quando proporrai una personale a riguardo(se non prima) te le renderò note.///GDRON
 
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view post Posted on 16/12/2016, 14:52
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Il Kamizuru e l'Uchiha, entrambi feriti, si sostennero a vicenda e si affrettarono a fuggire seguendo il percorso alle spalle del piedistallo. La luce azzurra, che fino ad allora era rimasta una costante come faro nella tenebra dei sotterranei di Oto, cominciò a perdere intensità man mano che i due si allontanavano.
Shinta doveva aver cominciato l'ultimo atto della storia di un posto tanto antico quanto pericoloso: Tashigama aveva combattuto con le unghie e con i denti per difendere l'inestimabile valore di un simile luogo, eppure non era riuscito a imporsi sui tre shinobi e la loro missione.
Non appena furono fuori, Orinosuke fu il primo a percepire la presenza di nemici, tanti nemici; Kinji, dolorante per via degli sforzi a cui aveva sottoposto l'arto ferito -senza contare la fatica sia fisica che psicologica dovuta al combattimento- non fu in grado nemmeno di attivare lo Sharingan per rendersi conto dell'entità della minaccia che si presentava davanti a loro.
Dalla penombra avanzarono decine e decine di creature deformi, sfigurate similmente a Tashigama e Hiroki, ma stavolta non erano in condizione di combattere ne tanto meno evitare il conflitto fuggendo.
Orinosuke cercò di proferire parola, ma la bocca non emise nessun suono; risultava senza dubbio amaro quell'epilogo che avrebbe reso vano il sacrificio di Shinta, tutti gli sforzi compiuti per portare a termine una missione suicida.
Il fiato corto, la fronte imperlata di sudore e una gamba rotta non bloccarono Kinji dal cercare di concentrare il chakra solo con la mano libera, ma essa tremava terribilmente e non sarebbe mai riuscito a farcela.


Dunque è così che deve finire...non c'è traccia di Higyo ne di Hiroki... saranno anche loro caduti in battaglia contro questi esseri? Deve esserci un modo...Deve!

Pur non accettando ciò che il destino aveva riservato alla coppia di shinobi, Kinji non potè fare a meno di trovarsi d'accordo con il compagno quando quest'ultimo si rassegnò.
Prima però che gli abomini creati dal dottore potessero anche solo sfiorarli, una corrente d'aria innaturalmente forte soffiò prepotente sul nuovo campo di battaglia, costringendo l'Uchiha a coprirsi il volto; un tonfo, a pochi centimetri dalla loro posizione, segnalò la presenza di una creatura enorme che si era frapposta come scudo dai nemici.
L'Anbu alzò lo sguardo e fu felice di rivedere nella creatura salvatrice le fattezze di un rapace che già conosceva bene: Hitomi. La civetta dal piumaggio cremisi ruotò la testa verso i due feriti e li invitò perentoria a salire sul suo dorso abbassando una delle possenti ali.


- Hitomi-sama, non sono mai stato così felice di vederti.

Non potè fare a meno di sorridere mentre pronunciava quelle parole. I Kami avevano concesso loro una speranza e non se la sarebbero fatta sfuggire per nulla al mondo.
Seppur con difficoltà, Kinji riuscì a posizionarsi sulla groppa del maestoso rapace aggrappandosi alle piume grazie all'ausilio del chakra; Orinosuke, evidentemente non abituato ad un simile mezzo di trasporto, si mosse con riluttanza e si limitò ad emulare ciò che fece il compagno per non rischiare di perdere l'equilibrio.
Nel giro di pochi istanti, Hitomi prese il volo e viaggiò a gran velocità tra i cunicoli sfruttando la proverbiale vista che i rapaci notturni come lei possedevano dalla nascita. Tramite le fenditure nelle pareti, i due shinobi poterono ammirare per l'ultima volta il panorama mozzafiato che i sotterranei di Oto avevano regalato e, figurativamente, allo spadaccino di Kumo.
La luce dell'esterno piombò su di loro come un fulmine a ciel sereno; gli occhi, ormai abituati alle tenebre e all'aria rarefatta dei sotterranei, fecero fatica a fare della luce mattutina una compagna piuttosto che una nemica. Poi sentirono un tremolio sinistro, che scuoteva la terra fin nelle profondità più recondite: quello doveva essere il segnale che rivelava il sacrificio finale portato a termine da Shinta. Alle loro spalle l'apertura si chiuse per via della frana e così Orinosuke dette il proprio addio, carico di malinconia e rispetto, a colui che l'aveva accompagnato durante la discesa nell'inferno.
Kinji poggiò una mano sulla spalla del Kamizuru in segno di rispetto verso la perdita che avevano subito.


- Che il sacrificio di Shinta rimanga impresso nelle nostre menti. Oggi abbiamo perso un valoroso shinobi, ma senza di lui non potremmo starcene qui a respirare aria pulita.

Parole fugaci, ma cariche di gratitudine.
Poco più in la, nei pressi di una betulla,Higyo e Hiroki attendevano il loro arrivo: il rapace presentava il becco osseo scheggiato ed una ferita all'ala sinistra che avrebbe reso molto difficile emulare l'impresa di Hitomi, mentre lo Hyuga giaceva con le spalle rivolte verso il tronco dell'albero e le gambe coperte dal pastrano. Evidentemente la fuga non era stata affatto facile nemmeno per loro.
Entrambi gli shinobi scesero dalla groppa dell'enorme civetta per avvicinarsi al ruscello ove riposavano i feriti. Kinji stavolta non volle scomodare ulteriormente il compagno di Iwa e cercò di muoversi per conto suo facendo della katana una sorta di stampella di fortuna.


- Higyo-san, Hiroki-san, state bene? Ho temuto il peggio quando non vi ho visti fuori dalle rovine...

Il rapace dal piumaggio osseo spiegò al compagno umano che durante la fuga una delle marionette era riuscita a far crollare una stalagmite su di loro, bloccando quindi l'ala del volatile e le gambe di Hiroki. L'intervento di Hitomi si era rivelato provvidenziale.
Proprio quest'ultima avvisò il gruppo che le forze della Foglia e della Sabbia erano ormai vicine e che sarebbe andata ad attrarre la loro attenzione per portare soccorsi immediati.


- Grazie Hitomi-sama, ti dobbiamo molto per il tuo intervento.

L'enorme barbagianni spiccò nuovamente il volo e si allontanò con rapidità, lasciando soli i quattro feriti. Hiroki più di tutti sembrò affaticato e spossato; difficile dire se fosse per via delle ferite oppure per la luce solare troppo forte per le sue ormai stanche membra abituate a vivere nell'oscurità.
Dopo alcuni minuti in cui rimasero tutti vicini allo Hyuga, Orinosuke si rivolse all'Uchiha per informarlo che sarebbe andato via prima dell'arrivo dei soccorsi. Triste dover dire addio ad una persona con cui ne aveva passate così tante e alla quale doveva molto, ma le circostanze erano nemiche e forse, un giorni, si sarebbero rivisti non più come semplici alleati di convenienza, ma come vecchi compagni.


- Si, forse è la cosa migliore... anche io sono in debito con te, Orinosuke-dono. Attenderò quel giorno con impazienza per poter brindare assieme in memoria di Shinta.

Un arrivederci in sordina, carico però di speranza per un futuro più roseo dopo gli avvenimenti da poco susseguiti. Kinji rimase dunque accanto ad Hiroki, sempre però all'erta nel caso altre marionette li avessero attaccati al di fuori dei confini di Oto.
Gli occhi d'ebano, stanchi ma vigili, si posarono spesso sulla figura di Higyo che, per quanto cercasse di fare il forte senza dare preoccupazioni, era comunque ferito e necessitava di cure mediche. Dopotutto aveva firmato con i rapaci un contratto di sangue e nulla al mondo gli avrebbe fatto dimenticare un simile impegno: l'incolumità dei fratelli era importante tanto quanto la sua.


//Ordunque, eccoci finalmente arrivati alla fine della passaggio di rango.
Se non erro devo dare il mio parere sulle tempistiche, coinvolgimento e regolamento... ma quest'ultimo non lo tengo in considerazione visto che non l'abbiamo sfruttato per nulla o quasi.

Tempistiche:
Questa missione mi è sembrato un calvario vivendola giorno per giorno, ma adesso guardandomi alle spalle noto che è durata "solo" 6 mesi. Il "solo" è perchè in fondo 6 mesi per una A con due partecipanti non è così male... ma allora come mai mi è sembrata un'eternità?
La fase preparatoria gdr off è stata decisamente troppo lunga e mi ha fatto arrivare alla missione vera e propria che già non ne potevo più. Ok che è un evento perciò è normale metterci più tempo, ma siamo quattro gatti in croce e ci abbiamo messo un anno buono a finire solo la prima missione... fosse un evento globale avrei anche capito, ma non essendo questo il caso non so spiegarmi come ci siamo ridotti a questo punto. Forse si è preso l'evento sotto gamba perchè non era un avvenimento che coinvolgeva tutto il forum? Insomma, un po' di organizzazione fin dall'inizio non sarebbe guastata, ma ora sto divagando. Prendetele come considerazioni personali sull'intero evento Naisen.
Tornando alla nostra Ultima Luce. Il ritmo è stato altalenante e purtroppo spesso non siamo riusciti a rispettare i sette giorni dall'ultimo post del master (e qui mi sento di sottolineare che ne io ne Tiziano abbiamo colpe in tal senso in quanto abbiamo quasi sempre postato massimo un giorno dopo il master). Ho apprezzato molto quelle poche volte che Giammo ci ha sorpreso postando dopo 4 giorni dal suo ultimo post e il piccolo sprint finale ha reso la parte (per il mio pg) d'azione decisamente più piacevole, ma purtroppo si tratta di eventi troppo rari a confronto con i ritardi vari. Posso essere empatico quanto volete capendo che ognuno di noi ha un lavoro, gli studi, gli imprevisti e tutto il resto, ma se ti prendi a carico una passaggio di rango (che per di più fa parte di un evento) almeno avvisare del ritardo in separata sede sarebbe carino visto che noi altri si posta un giorno dopo.
Non voglio essere troppo cattivo e perciò devo dare un semplice 6.5, senza gloria e senza infamia.

Coinvolgimento:
E veniamo dunque alla missione nel complesso. Sia Kinji che io ci siamo sentiti dei meri spettatori per buone 4 pagine su 5 in quanto alla fin fine questo ha fatto il mio personaggio. Le uniche volte che ho avuto libertà di scelta si trattava solo di "vedere che succede e scegliere se andare a destra o sinistra". Mi sono sentito spesso messo davanti a un bivio che bivio in realtà non è (passatemi il termine).
Quindi alla fine della fiera cosa ha fatto Kinji di concreto? All'inizio ha deciso di ignorare il caduto, prendere l'anello poco più avanti e indossarlo per superare il primo cancello, rimanere attaccato alle macchine quando viene lasciato solo dai medici, aiutare Hiroki (il caduto) e infine di ribellarsi a Tashigama uccidendolo. Ognuna di queste scelte sembrava piuttosto forzata, sui binari, come se appunto fosse già tutto destinato a volgersi in un certo modo indifferentemente da quale scelta prendessi (esclusa l'ultima) e questo mi ha frustrato un pochino.
Proprio parlando di frustrazione non posso non citare le visioni... ancora una volta spettatore per pagine intere di cose a caso importanti si per la trama, ma che da ruolare in ogni singolo post ti fanno passare un po' la voglia e questo l'ho fatto notare al master in separata sede. Spezzo una lancia in favore di Giammo dicendo che è stato sempre disponibile e mi ha permesso di giostrare come volevo con le allucinazioni in quanto (diciamolo) tutto avrebbe fatto brodo e alla fine, grazie ad un mio sforzo di fantasia, ci ho dato un vero sviluppo psico-fisico per Kinji. Di questo non posso che ringraziare il master, ma ripeto, mi è sembrato più uno sforzo mio che altro. I risvolti che ha in mente per una mia futura personale d'altro canto mi sono sembrati molto interessanti fin da subito e quindi gli riconosco il merito di avere un buon piano per il seguito.
Parlando con Giammo in privato ho esposto, seppur in maniera sintetica, il mio dubbio riguardo l'intera missione e su come le cose mi sembra gli siano sfuggite di mano per dover far combaciare i pezzi con le altre due all'attivo. Sicuramente la trama era bella intricata e dover ruolare tanti personaggi tutti diversi tra loro, in un mondo così strano come i sotterranei in rivolta di Oto, è stata una sfida impegnativa per il master... ma credo che non sia riuscito affatto a rendere il tutto come lui stesso se l'era immaginato nonostante il suo stile di scrittura mi sia piaciuto fin dall'inizio.
La trama è ruotata fin troppo sugli avvenimenti e decisamente poco sui nostri personaggi che (a mio avviso) hanno fatto da contorno quando da una passaggio di rango mi sarei aspettato che fossimo noi i veri protagonisti. Gli ultimi 3-4 post mi hanno stimolato di più, ma purtroppo non bastano a compensare il resto. Peccato.
Sono certo che Giammo ha saputo e SA fare molto meglio, ma per le ragioni elencate sopra non me la sento di dargli più di un 8 in questa sede.

Queste sono le impressioni che ho avuto della missione e dell'evento in generale.
E niente, magari questa esperienza non è andata bene come immaginavo, ma sono certo che il nostro master non se la prenderà per quelle che sono le mie opinioni, e che piuttosto ne prenderà atto per migliorare dove possibile; sono così sicuro che questo è stato solo un episodio che in futuro spero di poter essere masterato nuovamente da lui magari con Hideyoshi xD
E con la mia valutazione porto la neve (no, in realtà l'ha portata Angy ma shhh).
Tante care cose.//
 
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view post Posted on 17/12/2016, 18:19
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Vita e morte non sono due estremi lontani l’uno dall’altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ci appartengono. In questo stesso istante stiamo vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in noi muore a ogni istante. Nell’arco di settant’anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continuiamo a morire, e alla fine moriremo davvero.
E così fu per Shinta. Ma la morte è la fine di tutto? L’inizio di un qualcos’altro? Nulla di tutto questo? Una preparazione per il vero mondo? Cosa vi fosse al di là del velo di nebbia di questa realtà, al di là dell’oscurità di quando gli occhi si chiudono e l’anima, se davvero vi fosse un anima, vola libera in chissà quali spazi e dimensioni, Shinta l’attravversò. Ma non seppe dire cosa succedesse, chi fosse e in che mondo fosse.
Difficile raccontare, difficile pensare, difficile riuscire a spiegarlo. La coscienza di Shinta si fuse con il mondo, il mondo racchiuso nel cuore che deflagrò in mille e più frammenti spargendosi tra la terra e il cielo per poi salire verso spazi infiniti e non conosciuti. Anni come secondi, secoli come un battito di ciglia, le stelle nacquero e morirono e tutto si trasformò come in vetro argentato.
Nudo e primigenio si fece significante in un vuoto infinito di possibilità e storie.
Per poi ridiscendere nel mondo con una velocità che superava quella della luce e davanti a lui si manifestò la città, la strada di luce e lui si fece esse. Soggetto e oggetto, Io e Sé. Camminò tra quelle strade, irradiando una luce che non aveva eguali nel mondo de vivi, sotto un cielo splendente e persone che camminavano con lui. Sapevano. Sapevano perché era lì eppure non dissero né fecero nulla.
E poi scomparvero…solo una voce restò. Una voce con una figura anch'essa luminosa, i capelli lunghi fatti d'oro ed argento. Una voce che lo prese, lo afferrò brutalmente e lo scaraventò nel basso.
Prese quello che era Shinta e lo rifiondò in un corpo martoriato. Come una mano di una madre, ma allo stesso tempo forte e dura, lo adagiò in quel corpo e Shinta rinacque. Dapprima il velo si sollevò e dal grigiore si passò a qualcos’altro. Poi i sensi. Poi il dolore. Ancora…ma un dolore buono. Prima era pace e tranquillità, la calma e la beatitudine ma ora…ora poteva sentire la terra, l’umidità, il gocciolare di acqua sul suo corpo. Polvere su di lui e la pelle che si crepava ad ogni suo movimento.
La vita stava di nuovo prendendo possesso di quel corpo e il cuore battè. Vivo o morto? E per quanto tempo restò così, nell’attesa, nel dubbio, nel dolore?
Però era vivo. Per miracolo’ Per Jashin? Chissà per quale ragione, eppure ora aveva una seconda possibilità. A quanti era stata concessa? Tutta la sua vita, ogni ideale venne a sublimarsi in quel sacrificio eppure ora gli venne concesso di vivere. Vivere non dimentico ma vivere. Per sé…per non essere vittima ma capire e afferrare quella stessa vita che, scioccamente, aveva gettato in un gesto, si di sublimazione, ma profondamente ingiusto perché fatto senza aver vissuto. La morte non era la conclusione né poteva essere una ragione di vita. la morte era la morte a cui ogni essere umano era destinato ad affrontare ma dopo aver vissuto. Se nel bene o nel male questo spettava ai kami dirlo, all’uomo restava la scelta di vivere secondo un principio, un ideale, e per questi vivere, lottare, odiare, amare, piangere e morire. Ma vivendo profondamente e non nascondendosi dietro nulla.
Si era sacrificato, si, ma tutta la sua vita era stata un sacrificio e una menzogna per non vivere e contraddicendosi per non manifestare la sua paura più sottile e subdola. Ma per un uomo provare paura è normale. Lo deve essere. Solo così si migliora e Shinta si sollevò. E fu diverso.
Nello spirito e nel corpo. Ma non poteva essere altrimenti. Era riuscito a rotolarsi nella pozzanghera in cui era riverso, il contatto con l'acqua un palliativo minimo ma sufficiente a farlo sollevare carponi.
I capelli erano scomparsi, e così la barba e le sopracciglia. Il volto era ustionato, come ogni altro centimetro del corpo, e dalla base del collo fino ai gomiti e alle ginocchia delle lunghe cicatrici lo scempiavano, seguendo il percorso che il suo chakra aveva preso, fino al cuore. Un cuore che batteva solitario ma orgoglioso. Un cuore che era nuovo. Come nuovo e diverso era il ronin che si stava alzando. L'energia che lo aveva attraversato, torturandolo ma ad un tempo rinvigorendolo, non lo abbandonava. Rimaneva lì, cristallina e limpida e questo Shinta non lo avrebbe dimenticato. Avrebbe trovato il modo per farvi appello perché da un ultima luce poteva nascere una speranza di cambiamento. Illuminare un mondo diverso.
Cambiato si nel corpo, si nello spirito e nella mente ma voglioso e pronto ad afferrare quella vita che aveva sublimato per paura.
Persino Ryujin Jakka era stata spogliata di ogni finezza rimanendo soltanto metallo, conficcata a pochi centimetri dal samurai. La lama era stata provata dal calore del flusso, ma nello sbalzo di temperatura che era seguito non si era deformata, anzi: delle venature chiare ne attraversavano il profilo, quasi damasco, e Shinta avrebbe presto potuto confermare che il filo non aveva perso nulla della propria affilatura. Così come era lui. Era rimasto solo carne e volontà, così come Ryujin Jakka era rimasta solo acciaio. Acciaio da ribattere, acciaio da ritemprare ma non aveva perso nulla di quello che era. Sarebbe risorta come il samurai e nuova e diversa si sarebbe affacciata al mondo come lo spadaccino.
Katen Kyōkotsu, dal canto suo, riposava poco più avanti, in attesa. Due lame, acciaio che venne preso e un debole ronzio risuonò nell’aria. Anche loro erano vive. Un sorriso increspò un volto diverso. Eppure dalle labbra secche e distrutte un solo nome uscì:

Shitsuki…

Passo dopo passo, appoggiandosi alla roccia e seguendo la brezza del giorno, avrebbe ritrovato la luce. Lo inondò, lo accarezzò, bruciò i suoi occhi eppure lo accolse e gli diede il benvenuto. Come un neonato fa con il mondo con il suo primo vagito.
Shinta da neonato si mosse e si spinse verso l’unica cosa che ora aveva importanza.

 
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view post Posted on 18/12/2016, 12:45
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Mhh... mhhhh..

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Vale

CITAZIONE
Role: 9
Scrittura: 10
Strategia/Approccio: 9
Conoscenza del Regolamento: //

Voto Medio: (9 + 10 + 9)/3= 9,3

4.300 P.ti Exp, di cui 1600 da combattimento e quindi aumentabile con i pesi.
8 PM
18 P.ti Stat
12 P.ti Stat Evocazione, per Higyo
400 Ryo
5 P.ti Abilità
18 P.ti Spec
5 P.ti Talento



Tiz

CITAZIONE
Role: 8
Scrittura: 9
Strategia/Approccio: 9
Conoscenza del Regolamento: //

Voto Medio: (8 + 9 + 9)/3= 8,6

4.200 P.ti Exp
8 PM
17 P.ti Stat
400 Ryo
5 P.ti Abilità
17 P.ti Spec
5 P.ti Talento


Promossi entrambi, in topic darò valutazione estensiva.
Qui, tuttavia, farò un breve(spero) post in cui parlerò di cosa sarebbe successo in caso le scelte fatte dai partecipanti fossero state diverse. Leggendo la valutazione di Vale, ma anche prendendo atto di quanto mi è stato detto in precedenza, ho avuto modo di realizzare quanto la trama si sia andata via via stringendo attorno ai personaggi; ambientazione ed obiettivo li hanno sicuramente messi sui binari, e di questo mi dispiaccio perché l'estensione della cosa mi è seriamente sfuggita di mano. Il mio obiettivo era senz'altro di generare in loro un senso di impotenza e prigionia, legato terribilmente all'impellenza e necessarietà del progredire. Sarebbero stati manipolati, ma via via scendendo(o salendo, nel caso di Shinta) avrebbero visto il loro obiettivo avvicinarsi. La luce del laboratorio avrebbe rappresentato tanto la ricerca di risposte e di illuminazione per uscire dall'altrui sotterfugio quanto il momento dello scontro finale, liberatorio di ciò che andavano patendo, ma che avrebbe preteso un prezzo inaspettato. Un faro insomma, quest'ultima luce, tanto spirituale quanto materiale, ed era mia intenzione che i partecipanti si sentissero schiacciati dal peso delle pretese altrui, queste, a loro volta, legate ad ancor più antiche e sinistre volontà. La cosa mi è riuscita... e troppo, perché complice il luogo angusto, complice la difficoltà che sapevo di dover imprimere, complice l'evento ed il peso sul futuro del Suono sono stato troppo presente come master, via via proponendo alternative ma spingendo sempre, alla fine, in una direzione. Le visioni sono l'esempio perfetto, nella mia mente un modo estremamente malleabile di unificare trama e pg, ma in realtà un cinema per Kinji e basta.

C'erano nella mia intenzione originale, e rimangono tutt'ora, tuttavia, le alternative potenziali che avrebbero mosso la missione a certi bivi, con certe conseguenze sul finale, che spero apprezzerete ex post.

1 - Sopra o sotto?
La prima alternativa rappresentava la scelta tra l'abisso, e cioè la frattura nel muro del sotterraneo, e il corridoio che ancora non scendeva. Il gruppo, sotto la guida di Kinji e dopo analisi di Orinosuke, scelse il corridoio.... ma se avesse seguito Shinta?
Sarebbero scesi, seguendo la scia lasciata dall'ape di Orinosuke nelle mani di Hiroki, e questo li avrebbe condotti alle propaggini della città bianca fin dall'inizio. Sarebbero intervenuti in aiuto di un gruppo di scienziati di Tashigama attaccati dagli afflitti(oppure no, sarebbero rimasti in disparte, ma se faccio anche i se dei se andiamo per le lunghissime). Gli scienziati, tuttavia, anziché ringraziarli li avrebbero presto traditi e consegnati al resto del corpo del Suono, come precauzione. Qui avrebbero incontrato Tashigama, che li avrebbe esaminati da vicino e, credendoli in grado di sopportare la presenza di Otomika, li avrebbe messi sulle tracce dell'anello.

2 - Chi prende l'anello?
Seguendo il corridoio a sinistra, il gruppo si imbatte subito nell'anello anziché nella città bianca. Qui una scelta si sarebbe presto resa necessaria, ed io ho forzato la mano perché avvenisse in sé, non nel personaggio coinvolto. Kinji decise di prendere su di sé il rischio, indossando l'anello.... ma se fosse stato Shinta? O addirittura Orinosuke?
Shinta avrebbe preso il post di Kinji in tutto e per tutto, la cosa si sarebbe svolta praticamente uguale(salvo ovviamente le reazioni del pg di Tiziano, che avrebbero potuto essere completamente diverse). Il fatto che io dica questo ora mi provoca rimorso, perché capisco che proprio questo mio atteggiamento ha generato quel senso di costrizione di cui Vale parla.
Kinji avrebbe preso il posto di Shinta.
Se invece Orinosuke avesse indossato l'anello, Kinji e Shinta sarebbero finiti assieme in prigione, e tutta la parte "superiore"(studio di tashi-fuga al laboratorio in scendendo-crollo del soffitto-scia di briciole di tashigama-incontro con Hiroki) sarebbe rimasta in oscuro, per essere rivelata sul finale. Mi fermo qui, perché a questo punto le alternative si sovrappongono ancora. Semplicemente, i due avrebbero incontrato il Caduto assieme, avrebbero potuto scegliere subito dopo se lottare per tornare con Orinosuke o seguire Hiroki nelle profondità.

3 - Rimanere attaccato alla dialisi.
Kinji decise di non staccarsi dalla macchina, fidandosi di Tashigama e in questo modo perdendo tempo ma preservando il proprio corpo.... ma se fosse corso in aiuto dei suoi compagni?
Il potere di Otomika si sarebbe manifestato con forza soverchiante, una volta avvicinato il Laboratorio. Questo avrebbe concesso a Kinji dei poteri spaventosi, in grado di farlo avanzare con estrema rapidità verso il Laboratorio. Ciò gli avrebbe permesso di salvare la vita a Kami e ad Hiroki, ma al contempo lo avrebbe devastato, pretendendo in conclusione un sacrificio simile a quello sopportato da Shinta, e psicologico oltre che fisico.
Avrebbe inoltre concesso a Tashigama una leva in più per forzare Kinji al controllo degli esperimenti, perché avrebbe promesso una via di salvataggio per il Vermiglio.

4 - Scendere o risalire?
Shinta seguì il Caduto, confidando in Kinji e salvando Orinosuke da morte certa... ma se avesse deciso di combattere per tornare in superficie?
Non avrebbero rincontrato Kinji, non subito almeno, perché questi era ancora attaccato alla macchina. Sarebbero entrati in contatto con un gruppo superstite di scienziati, cui io avevo intenzione di affiancare un nuovo personaggio, e insieme avrebbero cercato di ricongiungersi con il gruppo centrale, a sua volta in discesa. Avrebbero rincontrato Kinji prima del rush finale, ma 246 si sarebbe frapposto tra loro e il Laboratorio. Hiroki ed Otomika sarebbero entrati in scena sul finale.

5 - Restare o andare in cerca d'acqua?
Shinta decise di rimanere con Orinosuke, fidandosi del Caduto per le vettovaglie... ma se invece avesse lasciato ad Hiroki la custodia del compagno?
Shinta avrebbe incontrato Otomika molto prima, in un momento di lucidità per lo Spettro, e questi lo avrebbe avvertito sul pericolo incombente con anticipo sufficiente perché il samurai potesse reagire all'arrivo di 246. Il mancato scontro avrebbe tuttavia rimosso la perdita di tempo per 246, e rimosso il requisito per la terzultima scelta di Shinta. Hiroki avrebbe nascosto Orinosuke con efficacia dalla presenza di 246, come già era riuscito a fare con la propria coscienza, ma non sarebbe riuscito a raggiungere Kinji per essere da lui liberato.

6 - Liberare o proseguire?
Kinji decise di salvare il Caduto, sperando di potersi ricongiungere ai propri compagni prima della fine, anziché correre verso il suo obiettivo finale.... ma se fosse stato stronzo?
Se avesse ad un tempo anche deciso di lasciare prima la dialisi, sarebbe arrivato al laboratorio addirittura PRIMA di Tashigama. Qui avrebbe trovato un Kami sofferente ma cosciente, in grado di spiegare e guidare, che avrebbe quindi fatto le veci della visione di Hiroki. L'assenza dello Hyuga avrebbe tuttavia posto alcuni problemi, in quanto Hiroki avrebbe svolto un ruolo notevole nel processo di liberazione di Kami. Questo ritardo avrebbe permesso a Tashigama di sopraggiungere, attivare il sistema di difesa e creare il terreno per il confronto finale. Con Kami cosciente, Kinji avrebbe avuto un più chiaro quadro della situazione, subito prima dello scontro.

7 - Liberare o proseguire?
Shinta decise di dare tutto per salvare Orinosuke, liberandolo dalla presa di 246 ma al contempo dando ad Otomika leva per farne un martire... ma se fosse stato stronzo?
Otomika lo avrebbe fatto allontanare con il suo potere, tuttavia lasciando intatto il cuore. Orinosuke sarebbe stato parte dello scontro finale, preda di 246 che, senza il contrattempo creato dal Kamizuru, sarebbe arrivato sul Laboratorio assieme ad Otomika. Battaglia sarebbe seguita, con Shinta, Kinji, Tashigama, le marionette e potenzialmente Kami ed Hiroki intenti tanto a combattere gli afflitti e 246 quanto a tentare di liberare Otomika e Orinosuke.

8 - Salvare Hiroki o puntare al laboratorio?
Kinji trovò un ottimo espediente intermedio, riuscendo a salvare Hiroki, anche se con gravi ferite, e proseguendo al contempo per il laboratorio... ma se avesse deciso di dedicarsi a sua volta al salvataggio dello Hyuga dalle marionette?
Shinta sarebbe arrivato prima di Kinji al Laboratorio, potendo cogliere Tashigama di sorpresa e lavorando fin da subito alla distruzione del posto. Kinji sarebbe arrivato con forte ritardo, alla vigilia dell'arrivo di 246 ANCHE con il contrattempo di Orinosuke e DOPO l'arrivo di Otomika. Questo avrebbe permesso allo Spettro di trattenerlo dall'avvicinare Tashigama, che non avrebbe osato a sua volta avvicinare Otomika fuori dalla barriera. Lo stallo avrebbe condotto alla battaglia finale contro 246, con tuttavia un conflitto interno in atto e Shinta ed Orinosuke unici agenti effettivamente nel Laboratorio, almeno all'inizio.

9 - Api o non api?
Shinta scelse di usare le api di Orinosuke per bloccare gli afflitti, fidandosi nuovamente delle capacità di Kinji... ma se avesse deciso di aiutare il compagno?
Kinji ed Hiroki sarebbero potuti entrare assieme nel Laboratorio, ma Hiroki sarebbe rimasto fuori dalla barriera eretta da Tashigama contro gli afflitti. Questo avrebbe fin da subito sollevato nuovi interrogativi in Kinji, ed Hiroki lo avrebbe avvertito delle mire di Tashigama in maniera tale che, all'arrivo di Otomika, le speranze per il vecchio di veder salvata la baracca sarebbero state ancor più infime.
246, tuttavia, sarebbe arrivato assieme ad Otomika, e lo scontro sarebbe stato il più terribile tra tutti, entro e fuori il Laboratorio, tutti coinvolti.

10 - Scelta finale
Non so se qui serve fare un cosa sarebbe successo, in quanto io stesso ho dato al tempo certezze. Ma sono anche stato malizioso, suggerendo cose che in realtà non avrei messo in atto, come la morte di Shinta. Kinji non avrebbe perso memoria; sarebbe stato tuttavia conteso psicologicamente tra sé ed una presenza estranea, tanto Otomika, quanto Kami, quanto la coscienza stessa della città bianca, cui io ho solo vagamente accennato nel post finale quando parlavo della visione avuta da Shinta.

Bon... mi sa che è tutto. Ho scritto sbrigativamente, ma penso che la mia idea sia venuta fuori. Mi ero fatto grandi progetti per questa missione, e mi dispiace che l'intensità con cui l'ho elaborata abbia paradossalmente(o forse naturalmente) creato dei binari inestricabili.

Edited by Quello lì - 19/12/2016, 19:33
 
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view post Posted on 19/12/2016, 22:14
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♫ Peace ♫

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GdROff// Continua da "La quiete" //GdROn

    Legenda:


    #Kuga - Nahoko Hyuga [NPC]
    #Taka - Hanare Fujiwara [NPC]
    #idAnbu - Tsuneko Arai [NPC]

C
ostrette a mere spettatrici le tre donne delle squadre speciali seguirono con grande attenzione i pochi movimenti visibili delle due forze in gioco in quella guerra intestina e nascoste all'ombra delle loro maschere i loro sguardi non persero un solo battito: respirando all'unisono come un'unica macchina si tennero pronte a intervenire in qualsiasi momento.
Pur restando a loro inaccessibili, il trio conobbe parte dei sotterranei del Suono attraverso gli occhi della Hyuga che grazie alla loro peculiarità questi mai smisero di agitarsi. In aiuto di tanto in tanto v'erano le creature d'inchiostro di Hanare che perlustrarono in giro, utili vero ma che nella loro presenza tangibile rappresentavano una risorsa rischiosa e da usare con parsimonia: dall'alto queste tuttavia le permisero di avere un maggiore controllo sulla situazione, un po' come per Tsuneko e le sue perlustrazioni sulla nuvola di sabbia.

Poi ci fu un boato sordo, la terra tremò e l'esplosione ruppe la calma apparente che le aveva accompagnate fino a quel momento. Tutto d'un tratto la tensione salì alle stelle e fu allora che la voce del capitano ruggì attraverso la radio.

"Basta, interveniamo. "

Gambe in spalla si fiondarono tutte in direzione dell'esplosione e solo poco più tardi notarono librarsi in volo un maestoso barbagianni che sembrò richiamare la loro attenzione.

"Guardate lassù! Deve averlo evocato Kinji, seguiamolo."

"Andate. Chiunque sia con lui ha bisogno di cure immediate, io vi raggiungo appena possibile. "

"Ma capitano lei-"

"Kuga, non farti scoprire. "

"Sarò subito dietro di voi.. "


L'apprensione di Hanare fu presto spenta dalla rigidità di Tsuneko che però a sua volta si placò subito dopo la risposta della Hyuga: confidava nelle sue capacità non solo fisiche ma anche di giudizio e non c'era motivo di preoccuparsi se aveva deciso di addentrarsi nei sotterranei.

"..l'esplosione ha disattivato tutte le marionette di guardia e forse ho una possibilità per tirar fuori qualcuno."

Pur non avendo mai fatto squadra prima di allora quel team ormai era rodato - in piena sintonia nonostante le differenze - quel mese passato insieme a setacciare la zona aveva fatto da collante e ora che la fine si faceva vicina, i risultati erano lampanti. Così, dividendosi dal capitano, le altre due seguirono il barbagianni arrivando nel giro di poco all'ombra della betulla dove Kinji riposava in compagnia di qualcuno: un ragazzo dal viso deturpato e che chiaramente non riusciva a stare in piedi. La rossa pur restando calma si tradì nella voce, era chiaramente preoccupata per le condizioni dell'Uchiha.

"Kinji-san eccoti."

Vedere la chioma fulva di Hanare fu rassicurante specie contando che poco prima del suo arrivo Kinji aveva visto un primo anbu passargli davanti e ignorarlo: solo all'ultimo capì che si trattava di Nahoko, il capo degli Inseguitori di Konoha.

"Presto salite, a dopo i dettagli. "

Lei invece era certo di non averla mai vista prima. Autoritaria la vide comporre alcuni jutsu e al suo comando due grosse nuvole di sabbia presero forma sotto i loro piedi. Prima che potessero sorgere domande su eventuali sopravvissuti o l'identità del ferito li di fianco la sabbia soffice sollevò tutti da terra allontanandoli dal posto. Ad attenderli v'era un lungo viaggio verso casa.

* * * *


Facendo ricorso a tutta la sua velocità la Hyuga superò gli ostacoli correndo e saltando agilmente anche dopo che le ombre sembrarono inghiottire ogni cosa. Il byakugan attivato nelle sue iridi bianche le mostrò la via guidandola fino a quel barlume di vita che ancora ardeva vedeva ardere tra le macerie.
Altrove in quelle profondità la battaglia era ancora in corso ma Nahoko per loro non poteva fare altro, fortunato nella sua sfortuna, il suo unico obiettivo era quel ragazzo. Seguendo gli ordini l'anbu fece del suo meglio e giunta fino a lui nel prenderlo purtroppo non fu molto delicata - la quasi totale assenza di luce non fu di aiuto - non capì da subito la reale entità delle sue ferite ma anche potendo la fretta e le circostanze non le avrebbero permesso di fare di più. L'esplosione aveva fatto terra bruciata tutt'attorno e diversi crolli ancora si susseguivano, l'aria era irrespirabile e il contatto con la pelle nuda del sopravvissuto la disse lunga; caricato in spalla controllò nuovamente i dintorni e quando nessuna fonte di chakra allertò i suoi sensi capì di avere il via libera.


Una volta fuori la luce del sole gli rese le cose molto più chiare, le fiamme lo avevano inghiottito per intero, al punto tale da aver bruciato addirittura ogni singolo pelo dal suo corpo: niente barba, ciglia o capelli, nulla era rimasto integro al di fuori del ferro delle sue spade. Raccolte al volo anche le armi cercò di non farsi impressionare dalla gravità delle ustioni e capito di non potersene occupare in prima persona l'unica cosa che l'anbu potè fare fu mettergli in bocca un rimedio e correre il più velocemente possibile verso Konoha. Doveva per consegnarlo alle cure dell'ospedale.


GdROff//
CITAZIONE
Kinji:
    Contusione: 3° Grado - Frattura Composta

    (Necessita di cure al Pronto Soccorso, niente ricovero, può uscire in giornata)

Shinta:
    Ustione: 2° Grado - Ustione di IV grado

    (Necessita di Operazione, ricovero di 2 Settimane e 2 di Terapia)

Hiroki Hyuga [NPC]:
    Contusione: 1° Grado - Frattura Scoperta

    (Necessita di Operazione, ricovero di 1 mese, non potrà più camminare)

Visto e considerato le condizioni dei vostri pg e la durata già eccessiva dell'evento si è deciso di non darvi altro da fare. Per entrambi tuttavia la role continuerà in Ospedale e se da una parte Vale può fare un semplice post in [Pronto soccorso] (come da regole Degenza), Tiziano gdr on ha da aspettare un po' di più e dovrà subire un'operazione edit: topic aperto, posta pure qua --> Appeso a un filo.


Nell'attesa di ricevere le valutazioni sull'eventuale promozione a Jonin tuttavia posso già consegnarvi i bonus FISSI dell'evento e nel farlo vi ricordo che permane l'ordine di non divulgazione sulla natura della vostra operazione.
A vostra discrezione poi se rivelare o meno l'identità di Hiroki, volendo anche prima che venga curato/interrogato.
Ciancio alle bande:

    Exp dell'Evento: +600
    Fama: +25

La Fama assegnata è motivata dalla conoscenza da parte delle alte sfere dei Grandi Villaggi della vostra partecipazione all'operazione ed è stata calcolata prendendo il massimo assegnabile per una Missione A /2. //GdROn

Edited by ~Angy. - 19/12/2016, 22:49
 
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view post Posted on 27/5/2017, 16:42
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//Se qualcuno non mi avverte di dare le mie opinioni io mi scorderò sempre. Una parte di regolamento che non riesco ancora a digerire..troppo della vecchia guardia. Sorratemi.

Quindi andiamo con ordine:

Tempistiche
Giammo è lento io e Vale due schegge. Già questo voleva dire che dovevo aspettare, come un cavallo in attesa di essere lasciato libero di correre. Quando due velocità sono così troppo distanti è normale che si creino quelle voglie di postaggio che ti fanno lanciare maledizioni al master.
Ma sapevo com'è giammo, sapevo che un passaggio rango a 2 significava attese lunghe - anche solo per pensare ai post e scriverli - quindi non mi posso lamentare.
ma posso dire che un passaggio rango dovrebbe, e dico dovrebbe ma in pratica non sarà mai così, essere più veloce. Ma non siamo più degli imberbi bimbetti e quindi ognuno di noi ha le proprie cose da fare e questo significa che per forza di cose, il ritmo di post cali.
Non pretendo un posting selvaggio e non credo di dover puntare il dito se questo non avviene.
Sapevo che giammo è lento, sapevo che naisen sarebbe stato un evento lungo e che tra la nostra e la sua sicuro non si poteva garantire un ritmo di posting forsennato.
conscio di tutto questo un 6.5 è più che giusto.

Coinvolgimento.

Situazione difficile questa. Parto col dire che la missione, come ogni prodotto partorito dalla mente di Giammo, è qualcosa di molto bello e di maledettamente affascinante.
Ma, strano a dirsi per uno come lui, lo svolgimento è stato come se fosse già tutto preimpostato.
Ho avuto sempre l'impressione che i bivi, le decisioni da prendere fossero solo un diversivo. Una falsa per mascherare già nettamente la decisione.
Non mi sono mai sentito messo in discussione, così come non ho mai avuto una scelta che fosse prepotente. Cioè che mettesse il mio pg e me in una situazione difficile, anche e sopratutto di completo stravolgimento.
Sembrava quasi che ogni scelta fosse già stata preparata e che tutto si svolgesse per far sacrificare il mio pg. Non mi sono mai sentito messo in discussione, nè in crisi come se fossi su un binario inestricabile che avrebbe condotto me e il mio pg in un unica direzione.
Credo che ad un certo punto la situazione sia sfuggita di mano, ma non la qualità dei post. Quella è l'unica cosa certa di tutta questa missione.
Che è stata pensata in un modo e purtroppo, mia colpa o per altre ragioni esterne, ha avuto uno svolgimento altalenante ben lontana dagli standard di giammo.
Un passo falso capita a tutti il 7 è d'obbligo perchè, vuoi o non vuoi, Shinta ne è uscito completamente stravolto e cambiato in ogni suo aspetto, fisico e mentale. Quindi mission complete sotto questo punto di vista.
Forse meno sull'esecuzione dell'intera struttura della missione ma non sempre si può essere al top. E non sarà questa missione a farmi dubitare delle sue capacità.

Ricapitolando

6.5 Tempistiche
7 Coinvolgimento Personale.//
 
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Rainbow Man
view post Posted on 29/5/2017, 15:12




VALUTAZIONE MASTER



Coinvolgimento Personale: (7 + 8) / 2 = 7,5

Tempistiche: 6,5

Trama e Impostazione: La trama della missione è stata ben curata, ogni dettaglio al posto giusto e affascinava nella lettura. L'unica pecca è forse la premeditazione di due strade già segnate, caratterizzate solo dalla scelta tra i due pg su chi dei due avesse scelto la sua. Forse solo nel finale è stata data più libertà ai due pg. 8

Scrittura: C'è davvero parecchio lavoro dietro i tuoi post e lo stile è impeccabile. 10

Ambientazione e Caratterizzazione NPC: Perfette entrambe: chi meglio di te poteva ruolare una missione del genere in questo evento e gli npc si incastrano nella trama grazie anche alla tua maestria nel ruolarli e caratterizzarli. 10

Voto Medio: Coinvolgimento +Tempistiche +Trama +Scrittura +Ambientazione /5 = 8,4

Paga: 840 ryo
 
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68 replies since 5/7/2016, 21:40   1692 views
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