Giichi Ishiyaki [NPC], Jonin [Ex Yondaime Raikage] - Esiliato
[Reggente: 'nD]

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view post Posted on 25/6/2016, 22:40
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Giichi Ishiyaki
Ex Yondaime Raikage

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• Villaggio: Kumokagure no Sato
• Clan: Magnetismo
• Specializzazione: Ninjutsu
• Elemento: Terra - Fulmine - Acqua
• Titolo del Passato: Ex Yondaime Raikage/
• Lavoro: Ex Anbu Assalitore
• Rango: Jonin
• Fama: 1000+ Conosciuto in tutto il mondo Ninja

Descrizione

Uomo di quasi settant’anni ma ancora nel pieno delle sue forze. Stazza da bisonte e corpo enorme sono la prima impressione che dà il raikage di Kumo. Voce tonante e carattere bellicoso sono le seconde cose che saltano subito all’occhio. Ha occhi marroni profondi e vispi e tiene un pizzetto, ormai bianco, sul mento. Non ama particolarmente portare scarpe e anche con temperature proibitive gira solo con un Kimono aperto a mostrare ancora un corpo vigoroso, muscoloso, forte e indomito solcato da alcune cicatrici frutto di battaglie per la sua patria.
Non a caso è un patriota fervente e la sua forza, le sue abilità sono tutte per la sua patria che ama più dei suoi figli e di se stesso. Si può dire che sia un fanatico di Kumo stessa ed esige massimo rispetto dai suoi sottoposti come da chiunque shinobi : per lui il coprifronte è sacro e la nuvola che lo adorna ancora di più.
Non esiterebbe a gettarsi nel fuoco per la sua patria, o a ingannare e uccidere se questo servisse a farla prosperare e stare al sicuro. Non a caso tutto quello che fa e solo ed esclusivamente per il bene di Kumo – e il suo bene non deve essere strettamente il bene di tutti – ed è un uomo fiero della sua carica e conscio del potere che ne derivi. Per cui non lesina a utilizzarlo in toto se serve per proteggere Kumo anche dai suoi errori.
Incline al tradimento e ai sotterfugi unisce grande potenza fisica e mentale a un innata dote di cinismo e intelligenza; nate dall’addestramento Anbu e dall’aver visto cose turpi e ignobili ma ha giurato di proteggere Kumo sia dai nemici esterni che, soprattutto, da quelli interni.



Background

Giichi Ishiyaki non è stato sicuramente un genio all’accademia ma l’esempio fatto persona di come una volontà ruggente, unita a tenacia, costanza e ideali rigidi e duri come il ferro, possano colmare le lacune date dal non possedere qualità eccelse. Questa è la sua storia: una storia di una persona normale con una volontà imperiosa e un attaccamento maniacale ed ossessivo alla rigida condotta dell’essere Shinobi e alla cultura di Kumo.
Proveniente da famiglia modesta ma orgogliosa delle proprie origini Giichi nasce e si allena sotto una rigida dottrina: quella del guerriero e quella dell’obbiettivo a qualsiasi costo. Una famiglia modesta, umili origini e una voglia di arrivare, emergere, dare qualcosa di unico e inimitabile, una gemma preziosa che fosse imperitura nei ricordi, spingeva da sempre la famiglia Ishiyaki a dare giovani promesse o ragazzi determinati alla patria. Appunto per uscire fuori da una condizione d’inferiorità ed elevarsi socialmente e avere un posto d’onore negli annali di Kumo stessa.
Giichi non fece eccezione: và in accademia con tale sogno; studia con tale volontà, supera prove al limite delle sue capacità e dove non vi arrivava con la forza vi arrivava con il cervello e la sua machiavellica personalità.
Sfruttare tutto e tutti per arrivare a quel posto che tanto agognava…

A venticinque anni fece parte della squadra ANBU ASSALITORI: protesse, distrusse, uccise tutto quello che poteva essere di intralcio a lui e a Kumo: proteggerla da se stessa anche, per proteggere quello scranno su cui avrebbe posato – come diceva lui – LE MIE CHIAPPE STORICHE!

E durante la Guerra contro Watashi, dopo essere stato per anni nel consiglio, dopo la defezione di Shiroko – che vedeva come un cancro in un organismo malato – lui finalmente ebbe quello scranno. Avrebbe estirpato il cancro putrido, fatiscente, l’olezzo di stupidità e sacralità che Shiroko portava con sé.
Avrebbe portato Kumo agli splendori e fasti a cui nessuno ebbe mai pensiero né volontà: tutto per la sua sete di onniscienza e gloria.
Ma prima avrebbe pensato a Watashi; poi avrebbe tolto Shiroko; infine Kumo sarebbe stato il gioiello che tanto amava e a cui tanto era, pazzamente, legato.






Conoscenze
Chōhō. Spionaggio e strategia.

Lo spionaggio è un elemento chiave dell’arte della guerra e l’evoluzione dei ninja è, in parte, una risposta a tale sviluppo. Di conseguenza, lo spionaggio è diventato una componente essenziale del ninjutsu e l’apprendista shinobi ne impara i principi e le tecniche in base a un sistema che prevede sei stadi essenziali.
Il primo stadio consiste nel collocare gli agenti. I metodi per farlo possono essere classificati secondo i quattro elementi naturali (terra, acqua, fuoco e vento) o la quinta forza elementale (il vuoto, ovvero la loro essenza). I loro schemi sono utili come espedienti mnemonici, ma risultano anche legati ai principi filosofici e spirituali che stanno alla base del ninjutsu:
- Terra: questo approccio consiste nell’inviare uno shinobi in una regione probabile bersaglio prima di dichiarare aperte le ostilità, così da dargli il tempo d’abituarsi al luogo, di creare reti di informatori, di scoprire i migliori punti d’osservazione, ecc…
- Acqua: questo approccio permette che un proprio shinobi venga catturato e fornisca notizie false. In una sua forma particolare, detta “keika” (lucciola), un ninja imprigionato da informazioni ingannevoli che, destando sospetti, vengono confermate da un suo compagno fattosi deliberatamente catturare. Un’altra alternativa è l’impiego di kunoichi (ninja di sesso femminile) in un’operazione con “trappola sexy”.
- Fuoco: l’approccio collegato a questo elemento prevede di trasformare in un proprio uomo chi apparteneva alla regione bersaglio, o alle file nemiche, attraverso corruzione, ricatto, lusinghe o inganno. Può trattarsi di civili ben collocati o di membri effettivi delle forze avversarie e tale personale può essere usato per comunicare informazioni false.
- Vento: in questo approccio il ninja identifica gli shinobi nemici nel proprio accampamento e fornisce loro notizie non veritiere, oppure li irretisce facendoli passare dalla propria parte.
- Vuoto: in base a questo metodo, vengono collocati ninja per lunghi periodi - anche anni - prima del loro effettivo impiego, come “spie in letargo”. Essi possono avere accesso a notizie o persone in posizioni di fiducia e, quando necessario, hanno la libertà d’iniziare a raccogliere informazioni, diffondendo quelle false o mandando all’aria la rete del nemico.
Dopo che le proprie spie sono state sistemate, gli stadi successivi prendono un flusso di informazioni che vanno da quelle più generali a quelle più specifiche. La seconda fase, consiste nel determinare gli obiettivi del nemico, apprendendo le sue intenzioni generali e le sue mire di guerra. Il terzo stadio, richiede di individuare la strategia avversaria, ovvero di scoprire come il nemico intende raggiungere i propri scopi, distinguendo i suoi piani nei minimi particolari, includendo le caratteristiche delle sue forze, catene logistiche e di rifornimento, le date dei principali movimenti e delle offensive, identità di personale chiave, segnaletica utilizzata, rete informativa. La quarta fase consiste nel seminare confusione in modo da ostacolare i piani del nemico. Il quinto stadio richiede di individuare la tattica avversaria conoscendo i dettagli della collocazione e dei movimenti degli uomini, il numero, il tipo delle unità e lo schieramento, così come i piani d’attacco e difesa. Infine, la sesta e ultima fase è il controspionaggio, in cui lo scopo del ninja è di preservare i propri obiettivi, la propria strategia e le proprie tattiche, e contemporaneamente di scoprire cosa sa o pensa di sapere il nemico su di lui.
Generalmente i ninja indicati come specializzati in questo genere di compiti, vengono selezionati o avvistati fin dall’adolescenza, in modo da poter essere rigorosamente addestrati ai compiti e ai piani che i superiori e/o le autorità vigenti hanno su di loro, sin dalla giovinezza, per essere pronti a diventare dei semi dormienti da seminare sul campo di battaglia che verrà.

Shinjun. Metodi d’infiltrazione..

Uno dei ruoli chiave degli shinobi consiste nell’infiltrarsi in castelli, accampamenti o quant’altro e nel prenderli d’assalto dall’interno. Una volta dentro, possono ottenere preziose informazioni sui difensori, demoralizzarli attraverso la guerra psicologica e le azioni sotto copertura, uccidere i comandanti più importanti, fornire l’avanguardia di un attacco impiegando tattiche d’urto o, addirittura, mettere fuori combattimento buona parte dei nemici.
Nel ninjutsu, la disciplina dell’infiltrazione ha letteralmente lo stesso rango di una scienza, per questo comprende due elementi fondamentali: Jin e Chi.
Il Jin sfrutta appieno la psicologia riferita alle guardie. Il ninja le studia attentamente e sfrutta le loro debolezze sapendo cosa le distrarrebbe, cosa ignorerebbero o non percepirebbero nel momento in cui la loro attenzione fosse calata, ecc... Il Chi, invece, consiste nel trovare i punti deboli della struttura presa d’assalto. Può trattarsi di una zona poco illuminata, la parte più alta dell’edificio (nel caso di un castello o di un’abitazione nobile), poiché di solito si presuppone sia il punto più difficile a cui accedere e, quindi, quello più incustodito. Altri punti deboli sono quelli più frequentati, dove le guardie possono essere distratte da diversivi di vario genere.
Ma, nonostante tutto questo, senza un buon tempismo l’intera azione potrebbe sfumare, quindi è di fondamentale importanza, a prescindere dall’abilità dello shinobi, saper distinguere l’istante più opportuno per entrare in azione: riuscire ad agire nel momento giusto potrebbe definire la linea di demarcazione tra la buona riuscita dell’operazione e il fallimento della stessa.

Kojakujutsu. Fuoco ed esplosivi.

In base ai principi degli shinobi, è essenziale utilizzare al meglio qualunque oggetto a portata di mano, l’importante è che sia adattabile, portatile ed occultabile, poiché non è affatto raro che si trovino nella posizione di subire una perquisizione ed un controllo, quindi, se dovessero nascondere qualcosa addosso, sarebbe meglio che apparisse quanto più normale ed innocuo possibile ad occhi esterni.
Questa caratteristica difficilmente viene osservata dai sostenitori dell’arma bianca, i quali per ovvie ragioni, per quanto possano ben occultare le loro lame, non riuscirebbero mai ad ottenere lo stesso perfetto effetto degli shinobi esperti nella preparazione e nell’utilizzo degli esplosivi. Creati per lo più con materiali comuni come tubicini di carta, pezzi di bambù, bastoncini od argilla, con l’aggiunta della polvere nera, possono essere preparati direttamente pochi istanti prima del loro reale utilizzo.
Gli shinobi esperti in questa delicata arte, riescono ad ottenere l’effetto desiderato a seconda della miscela usata nella preparazione dell’esplosivo. Semplice fumo, una serie di piccole esplosioni a catena, un solo grosso botto, luce, rumore e quant’altro abbiano bisogno. Gli impieghi sono i più svariati, dall’ appiccare e spargere il fuoco, alle svariate azioni diversive atte a diffondere il panico e la confusione tra le schiere nemiche.

Gaikō. Diplomazia.

Alcuni shinobi nascono sapendo esattamente cosa dire, quando e perché dirlo, altri invece apprendono questa sottile capacità strada facendo, attraverso esperienza o tirocinio. La diplomazia, l'arte del compromesso, è l'abilità di stringere accordi e contrattare soluzioni di reciproca convenienza. Per alcuni cinici è utile strumento, per altri idealisti l'unica nobile strada al di sopra dello scontro. Ma l'arte del compromesso non concerne soltanto la parola; un diplomatico sa essere discreto osservatore e feroce opportunista, scaltro nell'ottenere posizioni di vantaggio dalle quali monopolizzare un diverbio, tagliente nello sfruttare gli errori altrui, equanime nell'accordare due parti contrapposte. Qualsiasi tipo di alterco, sia esso verbale o armato, è occasione per calcare la mano e cercare un punto di accordo con l'altra parte; fosse solo per guadagnare quel poco di tempo in più che occorre alla propria fazione per vincere il nemico, o salvare vite umane.
"Stare nel mezzo" è il motto di qualsiasi diplomatico, sguazzare nella fanghiglia del più subdolo dei compromessi per un fine ulteriore, utile o nobile che sia.




CITAZIONE
Nota:

A differenza degli altri NPC questo non conta come soldato a difesa del villaggio ma verrà utilizzato per soli fini ruolistici; in caso di attacchi al villaggio non potrà partecipare meccanicamente per sostenere i PG e capovolgere le sorti degli scontri e lo stesso discorso verrà applicato in caso di attacchi iniziati da Kumo o alleati di sorta.



Edited by 'nD - 21/11/2020, 20:11
 
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