GdrOff// Impreco quando un termine che calza a pennello mi viene in inglese ma non in italiano... //GdrOn
I continui complimenti e battutine di Yama, così simili a quelle di uno zio un tantino troppo affettuoso, iniziarono ad imbarazzare Reijiro. Ma quel sentimento era solo superficiale, una patina che mascherava un orgoglio ben più profondo: se un uomo del genere, del quale la mamma si fidava, lo teneva in così alta considerazione, beh, c'era da esserne fieri!
Dopotutto aveva promesso ad Hideki di diventare il miglior shinobi della Nuvola, se facesse schifo non avrebbe possibilità di farcela!
(Quindi zitto e goditi le attenzioni...!) si disse a metà fra lo scocciato e l'entusiasta, con una punta di disagio e ironia quanto basta.
Ascoltò attento l e parole dello Yoton e comprese che, effettivamente, un combattimento interno era un compromesso necessario. Gli avevano spiegato più e più volte quanto i segreti di un clan siano importanti, e sbandierarli a chicchessia non era visto di buon occhio.
Yama: E sai, oggi è il tuo giorno fortunato. Ho un altro ragazzo della tua età, un allievo di Tadashi... iniziò a spiegare l'uomo, facendo intendere parte del programma per quella giornata.
(Ah... Quindi non dovrò affrontare direttamente lui!) capì con sollievo il genin, preoccupato dell'inevitabile sconfitta che credeva lo avrebbe aspettato, (Beh, se è uno della mia età potrei avere qualche chance in più!)
Si sorprese per non essersi fatto prendere dal disagio all'idea di dover avere a che fare con qualcuno della sua età. Stava cambiando, se ne accorgeva ogni giorno di più, e ne era felice.
In quel momento un ritmico e secco bussare interruppe la conversazione.
Donna:
"Yama-sensei. Yama-sensei, siete qui?" si udì fuori dalla stanza, il tono educato ma evidentemente seccato.
Chi era? Che fosse l'allievo di cui parlava il sensei? No, impossibile, aveva parlato di un ragazzo e, soprattutto, della sua età! Quella voce era evidentemente di una donna che aveva superato la trentina. Quindi di chi si trattava?
(Sarà qualcosa di interno allo Yoton, niente di cui preoccuparsi.)
Il gran uomo, però, non pareva della stessa idea. Quando capì chi lo attendeva oltre la porta la sua espressione divenne quasi angustiata. Nonostante l'evidente disagio, la fece entrare.
Quella che fece capolino fu, come si aspettava Reijiro, la testa di una donna vicina alla mezza età, i capelli rigidamente imbalsamati in uno chignon, e parve affettare col suo sguardo affilato tutti i presenti. Il genin si sentì accusato quando i suoi occhi si soffermarono per un atroce paio di secondi sui suoi
particolari capelli, per poi squadrare la madre e Yama-sensei.
Non gli ci volle molto per intuire, a grandi linee, quale fosse il problema: la signora esigeva le attenzioni del sensei -per motivi sconosciuti- e non le andava giù che queste fossero, al momento, tutte per Reijiro e Chikako.
Donna:
Yama-sensei, la stiamo aspettando da sei minuti.Il suo essere
così puntigliosa la rese immediatamente antipatica agli occhi del giovane Maniwa. Davvero c'era bisogno di contare i minuti? Non bastava dire "La stiamo aspettando da un po'"!?
Le parole che seguirono, oltre a rimarcare la pignoleria della mummia col tailleur, confermarono ciò che Reijiro aveva immaginato: aveva un appuntamento col Sensei. Ma che tipo di appuntamento!?
(Che sia qualcosa di... romantico!?) si domandò divertito il ragazzo, ignorando il fatto che il modo in cui era stata formulata la frase escludeva a priori quel tipo di incontro. Restava inoltre il fatto che due persone più incompatibili non potevano esistere. Si immaginò l'omone versare il tè alla sua
dolce metà -anche se sembrava più acida di un limone- e rovesciarle metà della bevanda sui vestiti freschi di stiratura. No, non avrebbe funzionato, mai nella vita!
Ed, infatti, la brevissima conversazione che ne seguì fu la prova dell'incompatibilità genetica dei due. Restava da domandarsi: l'appuntamento per cos'era? Di lavoro? Possibile, ma non lo convinceva.
Yama:
Aspettatemi lì, arrivo subito. la liquidò senza tante cerimonie.
Il fatto che avesse parlato al plurale implicava la presenza di un'altra persona -o altre persone- in compagnia della mum- (Oh, Reijiro! Basta farti tutti questi problemi!)
Nonostante l'arpia se ne fosse andata, la pace non durò nemmeno un secondo: il ritmico e fastidioso rumore dei tacchi poco fuori dalla porta socchiusa fece saltare i nervi a tutti i presenti. Reijiro poté udire la madre borbottare un "Se non la smette l'affogo con la gomma..."
Quelle parole gli ricordarono, in uno spiacevole lampo, l'immagine dei due ninja che aveva ucciso durante la prigionia. Chiuse gli occhi, corrucciando le sopracciglia, e cercò di non pensarci: era tutto passato, non era stata colpa sua.
Yama:
'Ndiamo, venite con me. esclamò dopo aver spalancato la porta, anche lui esasperato dalla pedante -ed oltremodo indispettita- signora.
Fortunatamente, il vocione del Sensei lo fece ritornare alla realtà. Si alzò poco dopo Chikako e seguì il gruppetto fuori dallo stanzino, lungo altri labirintici corridoi di gomma color ocra. Ogni tanto quei ricordi tornavano ad assalirlo e, onestamente, era comprensibile: per un ragazzino della sua età uccidere due persone era un trauma non da poco, non importavano le circostanze o le giustificazioni.
Richiuse gli occhi e sospirò lentamente, tentando di recuperare la calma. (Petto in fuori e testa alta, Reijiro. Non farti prendere dallo sconforto.)
Mentre il giovane si ricompose, la mefitica megera pensò bene di far capire chi comandava, lì dentro. Ovviamente non lei, ma pareva esserne oltremodo convinta.
Ciarlò con Chikako per tutto il tragitto, narrando le epiche gesta ed avventure della sua piccola creatura, portento della Nuvola, astro nascente di tutto il mondo shinobi, figlia di una prenotatrice di appuntamenti professionista! Come se a lei potesse interessare.
Yamashita Yuko:
Sa', dovrebbe fare lo stesso per il suo... ragazzo, o rischierà di trovare tutti gli orari impegnati. Come oggi, ad esempio! concluse, rendendo palese cosa volesse intendere con tutto quel blaterare.
Quel giorno era dedicato a lei e alla sua
perla, e i due Maniwa avevano osato minare lo svolgersi della lezione. Chikako non poté che sorridere altrettanto falsamente.
Chikako:
Mi scusi, signorina. rimarcò, cercando di farle pesare un -non proprio- evidente dislivello d'età, ovviamente a favore della Yoton,
Purtroppo questi sono imprevisti che possono capitare quando si viene convocati privatamente dal sensei per un addestramento. Sa, non siamo stati noi a organizzare questo incontro, ci è stato chiesto personalmente da Yama-sensei. Può capitare quando un ragazzo è davvero promettente e la sua formazione è di vitale importanza per il clan e il villaggio.Quel commento seguiva le leggi dello Yoton: intercettare l'attacco del nemico, rimodellarlo a proprio piacimento e rispedirgli contro la sua stessa arma con impeto ancora maggiore. Colpita e affondata!
Reijiro si sentiva in imbarazzo, e gridava dentro di sé "MAMMA SMETTILA TI PREGO!", ma l'orgoglio della donna era stato ferito e, conoscendola, era ovvio aspettarsi una risposta a tono. Chikako Maniwa non temeva niente e nessuno!
Il tempo per bisticciare era finito: il gruppo si fermò di fronte ad una porta simile a tutte le altre che, inaspettatamente, dava su un ambiente
immenso: come potesse tutto quel volume esistere all'interno di una cinta muraria era un mistero. La prima cosa che Reijiro pensò, però, fu se quello spazio vuoto non comportasse un punto debole nel muro; come una bolla d'aria in una parete di cemento. Se i nemici fossero venuti a conoscenza di quel dettaglio avrebbero potuto concentrare i propri attacchi in quella zona, rendendo molto meno efficace la struttura.
(A meno che non ci sia un protocollo che, in caso di pericolo, riempia l'area con la gomma per chiudere la falla...)
I febbrili ragionamenti del giovane ingegnere bellico si interruppero quando vide, in meditazione al centro della stanza, una bambina dai capelli a caschetto che lo fissava intensamente. Sembrava volesse perforarlo con lo sguardo e non smise di squadrarlo nemmeno quando si alzò da terra per salutare Yama-sensei.
Che quella fosse la figlia della strega coi tacchi?
Yama:
Ragazzi, oggi allenamento in coppia! affermò lui stentoreo.
Reijiro si limitò a sbiancare mentre Yuko proruppe nella sua serie di obiezioni. Avrebbe dovuto combattere contro una bambina!? Non gli sembrava una buona idea! Non che sottovalutasse le doti della giovane ma, non sapeva nemmeno lui il motivo, gli pareva qualcosa di sbagliato. Si era abituato all'idea di dover affrontare un ragazzo della sua età, una cosa alla pari, ed invece eccolo lì a dover dare -o forse prendere- le botte ad una nanerottola dai capelli acconciati col filo a piombo.
Ma il boss aveva deciso: i due se le sarebbero date di santa ragione. Quando il giovane Maniwa lo guardò con volto implorante pietà, notò un cipiglio divertito in quell'espressione seria e marmorea. Quel vecchio stava nascondendo qualcosa.
(Vabbe'...) si arrese con esagerata sconsolazione, (Se questo è quello che devo fare, lo farò. Se ci ha messi uno contro l'altra è perché ritiene le nostre abilità equiparabili.)
Si avvicinò al centro dell'arena con passo deciso, fermandosi a quattro o cinque metri dalla piccola, per poi mettersi in posizione difensiva, come gli aveva insegnato la mamma: gambe allineate, piede anteriore puntato verso l'avversario e piede arretrato a martello, torso di profilo, braccio destro raccolto sul ventre e mano stretta a pugno, braccio sinistro disteso in avanti col palmo ben in vista, le dita distese e il pollice ripiegato.
Il fuoco che gli scorreva nelle vene ogni volta che combatteva, l'ardente desiderio di battaglia, si fece vivo ed intenso. Sotto sotto non vedeva l'ora di mettersi alla prova e dimostrare che aveva le carte in regola per diventare un grande shinobi e, chissà, magari una delle fantomatiche Guardie di Kumo.
Reijiro:
Quando vuoi. affermò, invitando la giovane ad attaccarlo.
GdrOff// Alla fine è venuto un papiro anche a me xD Spero che almeno sia piacevole da leggere! //GdrOn