Uguali e contrari, Add. Base su Exp per Lenoir con pesi

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view post Posted on 21/4/2016, 15:18     +1   -1
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Ti lascio libero di introdurre la giornata: Chikako decide di presentare Rejiro alla sede del clan di cui fanno parte e prende appuntamento con uno dei suoi vecchi sensei per un suo tipico, assurdo orario mattutino -se hai voglia inventa pure il nome del maestro (mi pare che tu ci tenga a darne di significativi), se no lo introduco io al prossimo post.
Bussate alla sede del clan e aspettate me.
Se la mamma decide di smollare il figliuoletto da solo al portone va benissimo, ma volendo può anche rimanere lì per le presentazioni.
 
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view post Posted on 22/4/2016, 13:54     +1   -1

K U M O W A V E

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A cena, la sera prima, Reijiro aveva dovuto sopportare un'insolito mezzo sorrisetto del padre e gli sguardi carichi di rimprovero della madre; non lo perse di vista un secondo, mentre portava il cibo alla bocca con le bacchette i suoi occhi restavano piantati sui suoi nuovi capelli.

(Ma che ti ho fatto, mamma...?) si domandò più di una volta, a disagio. Era conscio che non fosse davvero arrabbiata ma quel suo atteggiamento lo faceva sentire un tantino in colpa.

Concluso il pasto e bruciato l'incenso per i fratelli, il giovane tornò in camera di corsa: non voleva più vedere Chikako con quegli occhi assassini, per quel giorno.

Aprì l'armadio e si rimirò nello specchio interno: la nuova divisa era una boma -anche la mamma aveva dovuto concordare- e i capelli, checché ne dicesse lei, stavano una favola. I dubbi erano già svaniti e l'autostima del genin era aumentata considerevolmente. Ora sì che era un figo.

(Poche storie, mi stanno bene.) concluse, immaginandosi cosa gli avrebbero detto Setsuna e Michi. Se fossero ancora vivi avrebbero qualche anno più di lui, probabilmente gli avrebbero dato una pacca sulla spalla esclamando qualcosa del tipo "Eccolo il fratellino che vogliamo!" oppure "Continua così!"

Un sorriso malinconico spuntò sul volto del ragazzo.

(Non meritavate di morire...)

"Non rattristarti.", immaginò rispondere la sorella con espressione comprensiva, "Noi viviamo con te e per te, ora. Rendici fieri."

(Lo farò, statene certi.)

Prendendo un bel respiro, Reijiro si rasserenò e si svestì, riponendo con cura le nuove vesti, per poi indossare il solito pigiama. Era ora di andare a dormire, la madre aveva borbottato qualcosa a proposito di una visita importante programmata per il giorno dopo.

Il genin, ormai sotto le coperte, meditò un attimo: chissà dove lo voleva portare. Si immaginò in un negozio di parrucche per comprare qualcosa che coprisse la sua indecente pelata -così l'aveva descritta Chikako- e ridacchiò divertito.
Poteva sembrare strano ma quella donna poteva essere capace anche di peggio.

(Poco male, rimandiamo i problemi di domani al domani. Ora è meglio dormire.)

Spense la lampada sul comodino e si rigirò sotto il piumone, raccogliendosi in posizione fetale ed addormentandosi sereno dopo pochi minuti.

"Buonanotte Reijiro." sentì i fratelli augurargli sottovoce.

Reijiro: Buonanotte... sussurrò lui, già sprofondato nel mondo dei sogni.

...

Il mattino seguente fu inaugurato dall'ennesimo risveglio traumatico. Chikako di fronte al figlio serenamente addormentato, le sue mani sul bordo delle coperte, uno strattone deciso e Reijiro fu lasciato al freddo.

Chikako: Sveglia pigrone! Dobbiamo andare! gridò lei, scuotendolo sul fianco.

Era mattiniera e rompiscatole come suo solito, poté notare il ragazzo una volta svegliatosi così bruscamente, ma pareva per una qualche ragione felice ed elettrizzata.
Che fosse quella visita? Davvero non vedeva l'ora di mettergli una parrucca in testa?

Reijiro: Mamma... Odi così tanto i miei capelli? biascicò, la bocca ancora impastata.

La donna fermò il suo assalto e scoppiò in una risata cristallina.

Chikako: Ma che dici? Certo che non mi piacciono, ma il punto è un altro. Vedrai! rispose radiosa, Ora vestiti a modo e renditi presentabile, conoscerai una persona importante oggi!

Che diavolo stava blaterando? Una persona importante? (Mah, vedremo...)

Scese dal letto e, un tantino assonnato, sbrigò tutte le "faccende" mattutine: una capatina al bagno, una sciacquata alla faccia, colazione sostanziosa e un'energica pulizia dentale.

Si inginocchiò di fronte all'altare e giunse le mani, il capo chino di fronte agli sguardi divertiti dei fratelli, per poi rialzarsi e sistemarsi la divisa.

Reijiro: Vero che è meravigliosa? sussurrò alle cornici davanti a lui, Farò un figurone in giro per il villaggio!

Le sue considerazioni di fama vennero interrotte dalla voce della madre che, spazientita, lo richiamava all'ordine.

Chikako: Forza, spicciati che ci sta aspettando! esclamò, riferendosi al fantomatico meeting fissando l'orologio appeso in sala, Non vorrai fare tardi ad un incontro così importante?

Reijiro: Se mi dicessi chi dobbiamo conoscere di così importante potrei capire meglio la tua fretta. bofonchiò infastidito.

La madre ridacchiò e batté le mani euforica.

Chikako: Vedrai, caro mio, vedrai!

...

Avevano camminato per parecchio, allontanandosi da Kumo ed arrampicandosi sui monti seguendo una delle vie principali. Sembravano diretti al valico d'accesso al Paese e, probabilmente, alla Muraglia.
Quella meravigliosa e perfetta opera di difesa bellica era la residenza del suo clan, lo Yoton della Gomma Vulcanizzata, che all'interno della ciclopica parete avevano costruito stanze, case ed ambienti d'utilità.

Reijiro: Perché mi stai portando al clan? domandò con nonchalance Reijiro, azzardando la sua ipotesi che, a giudicare dal sorrisetto della madre, si rivelò corretta.

Chikako: Vedrai... si limitò a rispondere, facendo crescere ancora la curiosità del figlio.

(Cosa ci sarà di tanto speciale da renderla così euforica?) si domandò meditabondo, rendendosi però conto che, effettivamente, anche lui era parecchio agitato: quello era come un riconoscimento ufficiale da parte del clan, che fin'ora aveva solo sentito descrivere.
Avrebbe conosciuto coloro che, alla pari delle Guardie, applicavano la via dello scudo: i difensori di Kumogakure, il pilastro a protezione della gente della Nuvola.

(E pensare che sarò uno di loro!) gongolò il giovane immaginandosi circondato da gente come lui!

(G-gente... che non conosco.) realizzò in un istante, sentendo l'angoscia montare. (No no no, Reijiro, tranquillo! Fai un bel respiro e non preoccuparti, sono amici della mamma, devono per forza essere brave persone!)

Con quel pensiero in mente, raggiunsero finalmente la Muraglia: era immensa, maestosa, imponente, gagliarda, si estendeva a destra e a sinistra finché occhio poteva vedere, cingendo monti e valichi.

La madre si parò di fronte al colossale portone di ingresso, sorridente in volto, spavalda nell'atteggiamento, e bussò con decisione.

Reijiro non poté che deglutire cercando di scacciare l'agitazione.

(Speriamo bene...)




GdrOff//
Il nome del sensei lo lascio a te, è vero che mi piace darli significativi ma non sapendo né se sia un maschio o una femmina, né il suo carattere, rischierei di chiamare "fiorellino primaverile gioioso" il peggio bestione di Kumo xD

Per la residenza mi sono affidato alla descrizione sul forum, spero di non aver sbagliato nulla :<
//GdrOn
 
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view post Posted on 25/4/2016, 14:32     +1   -1
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GdRoff // hai presente quando ti senti pieno di idee geniali, e quando vai a scrivere sembrano tutte cagate? // GdRon

I colpi delle nocche di Chikako, per quanto decisi, suonano deboli ed asciutti contro il legno spesso del portone: chiunque sia all'interno li avrà sentiti? I secondi passano interminabili, finché la fessura bordata di bronzo ad altezza d'occhi non si apre di scatto: un paio di occhi scuri fissano prima la donna, e poi il ragazzo al suo fianco. "Chi va là?" chiede col tono teso di un soldato che non si adagia nella noia dei lavori di routine, ma quasi non trascorre il tempo necessario a rispondere che un'esclamazione di sorpresa prorompe dalla feritoia, e gli occhi spariscono all'improvviso da dietro il portone.

Vengono sostituiti da un muro umano rivestito di stoffa.

Seguono un tonfo attutito ed un gemito di dolore. "fuori dai piedi tu... CHIKAKO! PUNTUALE COME SEMPRE! Aspetta solo un secondo..." ruggisce una voce dal timbro tenorile mentre dal legno provengono i clangori attutiti di un grosso chiavistello rimosso: si apre a quel punto un portoncino alto a mala pena 170 centimetri e piuttosto stretto, perfettamente mimetizzato nella struttura del portone. Dietro li attende il muro umano di cui sopra, visibile solo fino alle clavicole -mentre la testa è situata troppo in alto per essere inquadrata dal vano della porta. "Allora? Finalmente ti sei decisa a portarlo qui. Che aspettavi, che crepassi di noia?!" -la voce è molto, molto amichevole anche se ha un volume di suono inumano; a quel punto il busto colossale si piega e il volto dell'omaccione fa capolino nel campo visivo dei due visitatori.

Deve avere cinquanta o sessant'anni, a giudicare dalla cortissima peluria grigio ferro che ricopre il cranio semi-rasato; gli occhi piccoli e marroni sormontano gli zigomi pronunciati ed un naso troppo piatto per essere nato così. La carnagione è scura, la pelle indurita di chi è abituato a lavorare all'aria aperta... e la sua stretta di mano abbastanza forte da frantumare le ossa -come Rejiro avrebbe presto avuto modo di constatare. "HAHAHAHAHA MA GUARDALO... da chi ha ripreso?" domanda curioso mentre scruta il ragazzo con l'aria incuriosita tipica di una vecchia zia con i suoi nipotini. E no, non ha ancora mollato la presa dalla mano del genin, che si sente come arpionare e risucchiare all'interno del muro mentre l'uomo lo trascina via come una bambola di pezza. Entrando nell'oscurità delle mura i due avrebbero potuto notare, nella penombra, la figura del ragazzo di guardia massaggiarsi una natica ammaccata in un angolino con aria afflitta. Avrà avuto sì e no un paio di anni più del giovane Maniwa. "Dai Chikako, fermati un momento che vi faccio un tè" propone allegro l'omone, ignorando il ragazzetto dolorante e svoltando improvvisamente verso destra: un corridoio stretto e basso si apre nella parete levigata e bruna, illuminato debolmente dalle lucerne posizionate all'interno di apposite nicchie. Niete da fare, se Rejiro avesse provato a divincolarsi da quella presa assassina non avrebbe avuto successo.

Il dettaglio più peculiare di quel luogo, oltre la totale assenza di umidità, è il materiale di cui sono costituite le pareti: bruno, levigato, senza graffi né scalfitture. Non si tratta della pietra o del legno con cui vengono costruite le fortificazioni di tutti i normali villaggi: quella è autentica, purissima gomma Yoton -probabilmente è anche il motivo per cui l'acqua piovana non riesce ad infiltrarsi al suo interno. E il motivo per cui là sotto regna una simpatica cappa soffocante, ma quelli sono dettagli.

"Glie l'hai spiegato come funziona qui?" domanda alla donna e il vocione sembra occupare fisicamente dello spazio, costretto com'è tra quelle pareti anguste. "Il portone è la parte più debole delle mura, Rejiro, ma senza portone i carri non passano e Kumo non mangia, quindi tocca tenerlo lì" spiega col tono un po' rassegnato di chi accetta un male inevitabile "però vorrei vedere gli idioti che provano a prendere i corridoi. C'è un motivo se sono così stretti, sai? Due secondi, e bam! Tunnel chiuso, un po' di gomma e passa la paura, hahahahaha!" esclama, soddisfatto ed orgoglioso dell'operato del proprio clan; "Di qua, accomodatevi..." invita i due a seguirlo -non che il ragazzo abbia scelta- e spinge un portoncino rinforzato con spesse barre in ferro sul lato sinistro del corridoio: i cardini ben oliati scorrono senza un gemito e i tre si trovano in una stanza di modeste dimensioni, illuminata fiocamente da una feritoia aperta sulla parete opposta alla porta. Le pareti sono coperte di rastrelliere piene di armi e le brande accostate alle pareti la identificano senza dubbio come uno dei locali predisposti a dormitorio per gli shinobi di guardia. Un basso tavolino nell'angolo all'immediata destra dell'ingresso è l'unico elemento non prettamente bellico: evidentemente l'omaccione li stava aspettando, perché vi è poggiata una teiera di latta ammaccata e fumante con tre bicchieri dello stesso materiale.

Con un gesto lo shinobi li invita a prendere posto sulle brande e versa generose dosi della bevanda in ciascun bicchiere, riempiendoli fino all'orlo: il liquido bollente naturalmente fuoriesce mentre le porge ai suoi ospiti e finisce parte sul pavimento, parte sulle sue dita, ma lui sembra non accorgersene neppure... come sembra non far caso al calore rovente che proviene dall'alluminio riscaldato dal tè appena fatto; siede di peso su una branda libera -che geme disperatamente- e tuona "Allora marmocchio, pronto a una sana scazzottata alla maniera Yoton?", con un genuino entusiasmo negli occhi marroni.

GdRoff // ce l'ho fatta.
Puoi presentarti prima che il tizio ti stringa la mano: Chikako te lo presenta, è il suo vecchio sensei e si chiama Yama no Hana (no, l'aggettivo allegro non ci stava, troppo lungo).
La mamma verrà con te dentro, ma se vuoi puoi farle accettare il tè con una certa titubanza. Decidi tu se per le modalità di somministrazione o se perché la bevanda fa semplicemente schifo // GdRon
 
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view post Posted on 6/5/2016, 09:59     +1   -1

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La sicurezza di quelle mura, Reijiro lo capiva bene, doveva essere più che perfetta.

Per questo rimase un attimo basito dal fatto che quel gigantesco omone avesse aperto le porte senza pensarci due volte. Gli vennero in mente un paio di modi in cui avrebbe potuto fregarlo -come la tecnica della trasformazione, per esempio- ma non disse nulla di nulla: era troppo impegnato a farsela sotto.

Avere tutta quell'attenzione riversata addosso come un'indesiderata ed inaspettata doccia mattutina non poté far altro che metterlo a disagio.

(Forse dovrei presentarmi...) ipotizzò il genin quando la madre lo punzecchiò da dietro. Si inchinò quindi con rispetto ed agitazione di fronte al colosso che, decisamente troppo alto per quella porticina decisamente troppo bassa, si era chinato per accogliere i due visitatori.

Reijiro: S-salve, signore! Sono Reijiro Maniwa... bofonchiò prima di essere inaspettatamente interrotto.

L'energumeno dai capelli ormai grigi e il volto prova inconfutabile delle sue battaglie afferrò la mano del giovane con inaudita virilità, stringendola con un'energia leggermente inadeguata.

(Le mie ossa...) poté solo pensare Reijiro mentre sorrideva nervoso, (Le mie povere ossa...)

Quell'uomo lo stava studiando con entusiasmo, troppo entusiasmo, e bombardava la madre di domande. Chikako, forse conoscendo bene chi aveva di fronte, non aveva ancora aperto bocca e si limitava a sorridere e, Reijiro ne era certo, a ridacchiare di tanto in tanto. Lei si stava divertendo!

Chikako: Un po' da me, un po' da suo padre. La timidezza però è tutta sua! rispose la donna quando capì di aver davvero il tempo di rispondere, Reijiro, questo buon'uomo è Yama no Hana ed era uno dei miei sensei qui al clan! Sono certa andrete d'accordo~

(D'accordo un accidente! Se non mi molla la mano rischia davvero di rompermi qualcosa!) poté solo pensare mentre le sue ossa metacarpali si trovavano innaturalmente vicine le una alle altre, trascinato come da un uragano dentro le mura.

Notò di sfuggita quello che doveva essere un apprendista, circa suo coetaneo, massaggiarsi una chiappa con espressione sofferente. Ulteriore prova del fatto che questo Yama non era per nulla un fiorellino.

Yama: Dai Chikako, fermati un momento che vi faccio un tè. propose lui mentre trainava senza sforzo la sua preda fra i claustrofobici cunicoli color ocra di quel luogo.

La madre fece una lieve smorfia, ricordandosi cosa quello shinobi intendesse per "tè", ma subito tornò sorridente e gioiosa.

Chikako: Ma ceeerto...! Speravo proprio che me lo chiedessi.

Nonostante la tensione e i muscoli del braccio sconsideratamente prossimi a strapparsi, Reijiro sghignazzò un poco a quelle parole. Conosceva bene sua madre e quella era una sviolinata bella e buona. (Chissà che ha di male il suo té...) si domandò sinceramente curioso -e timoroso- il giovane.

Mentre camminavano per strette gallerie e bassi corridoi, il genin non poté far a meno di notare la strana consistenza della struttura: era liscia, levigata, nessun segno di usura ad intaccarne la perfezione. Sfiorando una parete con la mano libera finalmente capì: era gomma! Il timore che provava, l'onnipresente sentimento di angoscia, si convertì in un istante in purissima ammirazione. I suoi occhi brillarono, immaginandosi tutte le implicazioni di quella scoperta.

(Questa gente è mitica!) si ritrovò ad esclamare fra sé e sé sentendo il discorso di Yama.

Yama: Due secondi, e bam! Tunnel chiuso, un po' di gomma e passa la paura, hahahahaha!

Il genin si ripromise di fare i complimenti a quell'uomo, appena ce ne fosse stata l'occasione. E fanculo la timidezza.

Ormai non si faceva più trascinare, ma seguiva di buon passo lo Yoton con inconscio entusiasmo, finché non entrarono in uno stanzino attraverso una porta di legno con sbarre di ferro di supporto. La sicurezza in quel luogo era davvero al primo posto! (Forse il fatto che la mamma sia stata fatta entrare senza troppe cerimonie è perché si conoscono così bene da non avere dubbi sulle proprie identità...) ragionò mentre, distrattamente, osservava l'ambiente circostante.
Poteva essere descritto con un'unica parola: spartano.
Niente fronzoli, niente svaghi, solo quello che serviva ad un vero guerriero.

Seguendo l'invito di Yama, Reijiro si sedette e -finalmente liberato dalla presa ferrea- si massaggiò cauto il palmo e il dorso della mano, mentre l'energumeno si premurò di versare loro del tè. Nel portarglielo fece traboccare una buona parte della bevanda, rovesciandola un po' sul pavimento, un po' sulle mani. Il giovane si aspettò un lamento per la scottatura ma quell'uomo non batté ciglio. (Incredibile...)

Chikako, sorridente, sollevò il bicchiere ma evitò accuratamente di berne il contenuto, le sopracciglia piegate in una quasi impercettibile espressione di disgusto.
Reijiro, al contrario, sorseggiò cauto il tè. Mettendo da parte la temperatura idiotamente alta, il sapore era semplicemente... (BLEAH! Ma che schifo!)

Senza dar troppo a vedere la sua delusione, abbassò la tazza di latta e seguì l'esempio della madre.

L'omone, nel frattempo, si era seduto su una brandina evidentemente troppo poco resistente per il suo peso. Una volta che il metallo del telaio ebbe smesso di cigolare e lamentarsi, Yama prese la parola.

Yama: Allora marmocchio, pronto a una sana scazzottata alla maniera Yoton?

Per poco non rovesciava il tè dalla sorpresa. Era appena entrato e quel tizio già voleva fare a botte? Contro un neo-genin oltretutto!
Reijiro si sentì stranamente felice per quella proposta, come se lo Yoton lo stesse già trattando come un suo compagno d'arme. Marmocchio a parte, s'intende. Quello poteva risparmiarselo.

Lo sguardo determinato che lo stava perforando gli fece incendiare il sangue e pulsare il cuore. Chikako osservò il figlio di sottecchi, un ghigno di consapevolezza e complicità in volto, come se tutto ciò fosse previsto o, addirittura, normale.

Reijiro: Sissignore! esclamò lui con energia, lo sguardo determinato come non mai.

Ma, in un attimo, un dubbio lo colse. Non ne sapeva molto del clan -dopotutto ne aveva appreso le tecniche da pochi giorni- ma ci aveva ragionato parecchio e poteva affidarsi ai racconti della madre.
Lo Yoton della Gomma partiva dal presupposto di attendere un'offensiva dell'avversario. Se due membri del clan si dovesser fronteggiare, chi attaccherebbe per primo?

Reijiro: Mi scusi, signore, ma non le sembra che le tecniche Yoton siano... come dire... inadatte ad uno scontro? prese una pausa per mimare il muro di gomma, Insomma, difesa contro difesa...

Non riuscì ad esprimere al meglio la propria idea ma sperò con tutto il cuore che il suo interlocutore potesse comprendere.



 
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view post Posted on 8/5/2016, 23:51     +1   -1
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off // mi spiace per il ritardo, imprevisti sul fronte felino. Sto faticando a riprendere il filo, questo sarà in ogni caso un post di transizione prima delle #bottedaorbi, dovevo introdurre un paio di npc // on

Yama-sensei solleva di colpo ambo le sopracciglia e lancia un'occhiata carica di entusiasmo a Chikako: "Vedi? Vedi??? Tutto sua madre!" ruggisce e si tira in piedi unicamente per centrifugare i capelli freschi di barbiere del ragazzo con la mano grossa come una pala da forno, per poi ripiombare seduto sulla branda in un coro di gemiti lignei. "Come come? Sveglio il marmocchio, eh?" ghigna rivolto ancora alla madre, per poi fissare gli occhi su Rejiro e schioccare le dita a mezz'aria in segno di disappunto "Peccato, ci sei arrivato troppo presto. La parte divertente è sbattere i novellini in palestra con uno dei nostri allievi, e poi aspettare che si avventi sull'avversario. Fanno i rimbalzi migliori di sempre, hahahahaha!" esclama riempiendo il modesto locale con la sua risata da orso, mentre sbatte le sue pale da forno sulle cosce massicce.

"In ogni caso..." e si interrompe per sorbire un lungo, rumoroso sorso di tè "... da qualche parte bisogna iniziare: prima o poi uno dei due si annoia e dà il via alle danze. Non possiamo far entrare chicchessia per aiutarci negli addestramenti o rischieremmo cospicue fughe di notizie, ed allenandoci tra noi impariamo a individuare le debolezze della nostra tecnica e a porvi rimedio, con l'aiuto di qualcuno che ha le mani nella stessa pasta. Così va meglio?" chiede al genin sventolando il bicchiere mezzo vuoto prima di riporlo sul tavolino da cui proveniva. "E sai, oggi è il tuo giorno fortunato. Ho un altro ragazzo della tua età, un allievo di Tadashi... Chika, ti ricordi sì di Tadashi? Beh, dovrebbe essere già qui, possiamo andare subito a..."

toctoctoctoctoc!



Ci sono molti aggettivi per definire quella bussata nervosa, e 'mascolina' non è tra quelli. Piccoli colpi in rapida successione, come battuti col dorso di un unico dito. In modo perentorio. E seccato. Chiunque sia là fuori, c'è una certa probabilità che voglia gli occupanti della stanza fuori... e subito.

"Yama-sensei. Yama-sensei, siete qui?"



Come fa una voce ad essere perentoria e seccata, esattamente come il modo di bussare?
L'omaccione si è immobilizzato e fissa la porta con sguardo vacuo, come se lottasse contro la presa di coscienza di qualcosa di sgradevole. E poi accade: qualunque cosa fosse, gli riaffiora alla memoria e subito si prende il volto tra le mani. "Oooohccazz... hem hem..." si blocca giusto in tempo e si schiarisce rumorosamente la voce, sospira e brontola "Seeh, seeh, sono qui. Avanti!"
Il pesante portoncino ruota sui propri cardini ed una testa femminile fa la sua comparsa nel vano del corridoio: deve essere l'incarnazione dell'anti-ninja, imbalsamata com'è in un tailleur color glicine ed issata su un paio di improbabili tacchi a spillo. I capelli di un anonimo castano chiaro sono mortalmente stretti in uno chignon e gli occhi del medesimo colore saettano irrequieti su Chikako, Rejiro, Yama-sensei, poi di nuovo Rejiro, i capelli di Rejiro e Chikako, tornando con insistenza a rimbalzare tra la donna e la montagna umana. In particolare sulla donna. E potrebbe essere solo un'impressione, ma quello è lo sguardo dell'animale che ha individuato intrusi nel suo territorio. Sta riflettendo, si potrebbe quasi sentire il ticchettio degli ingranaggi all'interno di quella testa truccata alla perfezione: riflette perché qualcosa non le torna, e sta per chiedere spiegazioni. Sospira, si impettisce: "Yama-sensei, la stiamo aspettando da sei minuti" schiocca inacidita, con secchi cenni del capo a sottolineare il suo disappunto. "Abbiamo preso appuntamento la settimana scorsa, venerdì pomeriggio per l'esattez..." "Seeeh, seeeeh, me lo ricordo" la interrompe rudemente lui, scatenando uno sgranarsi scandalizzato di occhi dietro le lenti degli occhiali senza montatura. Che se lo ricordi è decisamente dubbio, lo dimostra l'assottigliarsi pericoloso delle labbra della nuova arrivata; "Aspettatemi lì, arrivo subito" cerca di liberarsi di loro agitando le manone in aria come per liberarsi da una mosca fastidiosa.

"Non c'è fretta, Yama-sensei": anche questo è dubbio; la donna si inchina rigida con un sorrisino al fiele che le arriccia le labbra sottili, non senza un'ultima occhiata tagliente verso Chikako, e si ritrae accostando la porta.
Accostandola, non chiudendola. Ci mancano tre dita buone.
Dall'esterno si sente distintamente il tic-tic dei tacchi a spillo sul suolo mentre lei passeggia nervosamente avanti e indietro, in attesa; Yama prova con tutte le forze a riprendere il filo del discorso interrotto, si massaggia le tempie, apre e chiude la bocca, ma l'assalto acustico è troppo anche per un osso duro come lui: rotea gli occhi esasperato, con un sospiro rumoroso torna in piedi e spalanca la porta. Per qualche istante un pensiero sembra attraversargli la mente, e invece che salutarli frettolosamente fa cenno ai suoi ospiti di seguirlo: "'ndiamo, venite con me" li invita, e ciò scatena una seconda serie di occhiate perforanti da parte della tizia rigida, che sembra radiografarli uno alla volta mentre escono dalla stanza. L'uomo dal canto suo sembra rifiutarsi di avere altri contatti verbali con chiunque, e si chiude in un silenzio impenetrabile.

Ormai non può più rimandare: la donna-glicine decide che il modo migliore per marcare il territorio sia quello di prendere parola e mettere i puntini sulle i prima che quella... gente... pensi di potersi allargare troppo. Schiocca la lingua mentre apre bocca "Domando scusa, Yama-sensei non ci ha ancora presentate. Yamashita Yuko" esordisce con un tono affettato e falsamente cordiale ed estende verso la madre di Rejiro una mano artigliata, poco meno rigida di un kunai "Sa', sono la mamma di Yamashita Akemi, ne avrà sentito parlare sicuramente... si è diplomata a soli otto anni con massimo dei voti e lode, e secondo il sensei della scuola privata potrà ambire al titolo di chuunin prima di chiunque altro nella storia della Nuvola". Ad una seconda analisi, si nota che ha dei denti incredibilmente lunghi e l'abitudine di ar-ti-co-la-re perfettamente ogni sillaba; la Montagna nel frattempo non ha perso tempo e sta camminando a passi pesanti in direzione -evidentemente- della palestra, seguendo un itinerario che solo lui sembra poter percorrere senza perdersi. Quel posto è un vero labirinto.

E quella tizia un vero dito nel... no, non davanti ai bambini.

Non la smette di parlare un secondo, con quel tono scandito da segretaria, senza mai abbandonare il contatto visivo con l'altra donna "dopo l'Accademia bisognava proprio trovare il miglior maestro disponibile sulla piazza. Non si può mica sprecare un talento come quello della mia Akemi! Avremmo pagato qualsiasi cifra... Yama-sensei ci è stato presentato come il top del top, l'unico insegnante possibile per la nostra piccola perla" -no, non è un'impressione, quella non fa altro che lodare le eccezionali doti della sua figlioletta senza nemmeno prendere fiato. "Prenotiamo le ore di lezione con una settimana di anticipo, per far sì che non salti nemmeno un allenamento. Sa', dovrebbe fare lo stesso per il suo... ragazzo, o rischierà di trovare tutti gli orari impegnati. Come oggi, ad esempio!" esclama con un sorriso falso come il suo buonumore - ecco dove voleva andare a parare: Chikako ha fatto il grave errore di presentarsi e minacciare la formazione della 'piccola perla', poco importa che sia stata invitata dal sensei in persona. Nel frattempo il gruppetto si arresta davanti ad una porta dall'aspetto assolutamente identico alle altre incontrate in precedenza, solo che non chiude affatto lo stanzino spartano che ci si aspetterebbe: un'ampia sala con volta a botte si apre davanti a loro, illuminata a giorno da ampie aperture praticate nel soffitto. Il sole mattutino spiove dall'alto, facendo risaltare le calde tonalità della gomma che costituisce l'intera struttura. Quanto devono essere ampie le mura per poter ospitare un ambiente tanto vasto?

E la piccola perla è lì che li aspetta: piccola sul serio, se ne sta al centro del pavimento rannicchiata nella posizione del Loto, gli occhi neri fissi su Rejiro da quando il ragazzo ha fatto il suo ingresso nel campo visivo di lei. Capelli a caschetto perfettamente simmetrico e uniforme da ninja di ottima fattura, si alza in piedi per inchinarsi al suo maestro ma senza staccare lo sguardo dal genin. "Ragazzi, oggi allenamento in coppia!"
La voce potente di Yama interrompe il silenzio che è sceso sul quartetto.
Prima parlava di un ragazzO, è vero, ma è altrettanto evidente che avesse fatto i conti senza l'oste.
Yuko sgrana gli occhi e spalanca la bocca, con qualcosa che assomiglia molto all'orrore stampato sul viso, e protesta fissando i capelli del ragazzo "Ma Yama-sensei, eravamo d'accordo per delle lezioni priva..." "Oggi allenamento in coppia" ribadisce l'omone con tono più granitico dei monti di Kumo ed un'espressione indecifrabile sul viso abbronzato. Sembra... divertito?

off // fantastico, ci ho messo un'era ed è uscito un post mostruoso. Abbi pazienza //
 
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view post Posted on 11/5/2016, 10:38     +1   -1

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GdrOff// Impreco quando un termine che calza a pennello mi viene in inglese ma non in italiano... //GdrOn




I continui complimenti e battutine di Yama, così simili a quelle di uno zio un tantino troppo affettuoso, iniziarono ad imbarazzare Reijiro. Ma quel sentimento era solo superficiale, una patina che mascherava un orgoglio ben più profondo: se un uomo del genere, del quale la mamma si fidava, lo teneva in così alta considerazione, beh, c'era da esserne fieri!

Dopotutto aveva promesso ad Hideki di diventare il miglior shinobi della Nuvola, se facesse schifo non avrebbe possibilità di farcela!

(Quindi zitto e goditi le attenzioni...!) si disse a metà fra lo scocciato e l'entusiasta, con una punta di disagio e ironia quanto basta.

Ascoltò attento l e parole dello Yoton e comprese che, effettivamente, un combattimento interno era un compromesso necessario. Gli avevano spiegato più e più volte quanto i segreti di un clan siano importanti, e sbandierarli a chicchessia non era visto di buon occhio.

Yama: E sai, oggi è il tuo giorno fortunato. Ho un altro ragazzo della tua età, un allievo di Tadashi... iniziò a spiegare l'uomo, facendo intendere parte del programma per quella giornata.

(Ah... Quindi non dovrò affrontare direttamente lui!) capì con sollievo il genin, preoccupato dell'inevitabile sconfitta che credeva lo avrebbe aspettato, (Beh, se è uno della mia età potrei avere qualche chance in più!)
Si sorprese per non essersi fatto prendere dal disagio all'idea di dover avere a che fare con qualcuno della sua età. Stava cambiando, se ne accorgeva ogni giorno di più, e ne era felice.

In quel momento un ritmico e secco bussare interruppe la conversazione.


Donna: "Yama-sensei. Yama-sensei, siete qui?" si udì fuori dalla stanza, il tono educato ma evidentemente seccato.

Chi era? Che fosse l'allievo di cui parlava il sensei? No, impossibile, aveva parlato di un ragazzo e, soprattutto, della sua età! Quella voce era evidentemente di una donna che aveva superato la trentina. Quindi di chi si trattava?

(Sarà qualcosa di interno allo Yoton, niente di cui preoccuparsi.)

Il gran uomo, però, non pareva della stessa idea. Quando capì chi lo attendeva oltre la porta la sua espressione divenne quasi angustiata. Nonostante l'evidente disagio, la fece entrare.
Quella che fece capolino fu, come si aspettava Reijiro, la testa di una donna vicina alla mezza età, i capelli rigidamente imbalsamati in uno chignon, e parve affettare col suo sguardo affilato tutti i presenti. Il genin si sentì accusato quando i suoi occhi si soffermarono per un atroce paio di secondi sui suoi particolari capelli, per poi squadrare la madre e Yama-sensei.

Non gli ci volle molto per intuire, a grandi linee, quale fosse il problema: la signora esigeva le attenzioni del sensei -per motivi sconosciuti- e non le andava giù che queste fossero, al momento, tutte per Reijiro e Chikako.

Donna: Yama-sensei, la stiamo aspettando da sei minuti.

Il suo essere così puntigliosa la rese immediatamente antipatica agli occhi del giovane Maniwa. Davvero c'era bisogno di contare i minuti? Non bastava dire "La stiamo aspettando da un po'"!?
Le parole che seguirono, oltre a rimarcare la pignoleria della mummia col tailleur, confermarono ciò che Reijiro aveva immaginato: aveva un appuntamento col Sensei. Ma che tipo di appuntamento!?
(Che sia qualcosa di... romantico!?) si domandò divertito il ragazzo, ignorando il fatto che il modo in cui era stata formulata la frase escludeva a priori quel tipo di incontro. Restava inoltre il fatto che due persone più incompatibili non potevano esistere. Si immaginò l'omone versare il tè alla sua dolce metà -anche se sembrava più acida di un limone- e rovesciarle metà della bevanda sui vestiti freschi di stiratura. No, non avrebbe funzionato, mai nella vita!

Ed, infatti, la brevissima conversazione che ne seguì fu la prova dell'incompatibilità genetica dei due. Restava da domandarsi: l'appuntamento per cos'era? Di lavoro? Possibile, ma non lo convinceva.

Yama: Aspettatemi lì, arrivo subito. la liquidò senza tante cerimonie.

Il fatto che avesse parlato al plurale implicava la presenza di un'altra persona -o altre persone- in compagnia della mum- (Oh, Reijiro! Basta farti tutti questi problemi!)

Nonostante l'arpia se ne fosse andata, la pace non durò nemmeno un secondo: il ritmico e fastidioso rumore dei tacchi poco fuori dalla porta socchiusa fece saltare i nervi a tutti i presenti. Reijiro poté udire la madre borbottare un "Se non la smette l'affogo con la gomma..."
Quelle parole gli ricordarono, in uno spiacevole lampo, l'immagine dei due ninja che aveva ucciso durante la prigionia. Chiuse gli occhi, corrucciando le sopracciglia, e cercò di non pensarci: era tutto passato, non era stata colpa sua.

Yama: 'Ndiamo, venite con me. esclamò dopo aver spalancato la porta, anche lui esasperato dalla pedante -ed oltremodo indispettita- signora.

Fortunatamente, il vocione del Sensei lo fece ritornare alla realtà. Si alzò poco dopo Chikako e seguì il gruppetto fuori dallo stanzino, lungo altri labirintici corridoi di gomma color ocra. Ogni tanto quei ricordi tornavano ad assalirlo e, onestamente, era comprensibile: per un ragazzino della sua età uccidere due persone era un trauma non da poco, non importavano le circostanze o le giustificazioni.
Richiuse gli occhi e sospirò lentamente, tentando di recuperare la calma. (Petto in fuori e testa alta, Reijiro. Non farti prendere dallo sconforto.)

Mentre il giovane si ricompose, la mefitica megera pensò bene di far capire chi comandava, lì dentro. Ovviamente non lei, ma pareva esserne oltremodo convinta.
Ciarlò con Chikako per tutto il tragitto, narrando le epiche gesta ed avventure della sua piccola creatura, portento della Nuvola, astro nascente di tutto il mondo shinobi, figlia di una prenotatrice di appuntamenti professionista! Come se a lei potesse interessare.

Yamashita Yuko: Sa', dovrebbe fare lo stesso per il suo... ragazzo, o rischierà di trovare tutti gli orari impegnati. Come oggi, ad esempio! concluse, rendendo palese cosa volesse intendere con tutto quel blaterare.

Quel giorno era dedicato a lei e alla sua perla, e i due Maniwa avevano osato minare lo svolgersi della lezione. Chikako non poté che sorridere altrettanto falsamente.

Chikako: Mi scusi, signorina. rimarcò, cercando di farle pesare un -non proprio- evidente dislivello d'età, ovviamente a favore della Yoton, Purtroppo questi sono imprevisti che possono capitare quando si viene convocati privatamente dal sensei per un addestramento. Sa, non siamo stati noi a organizzare questo incontro, ci è stato chiesto personalmente da Yama-sensei. Può capitare quando un ragazzo è davvero promettente e la sua formazione è di vitale importanza per il clan e il villaggio.

Quel commento seguiva le leggi dello Yoton: intercettare l'attacco del nemico, rimodellarlo a proprio piacimento e rispedirgli contro la sua stessa arma con impeto ancora maggiore. Colpita e affondata!
Reijiro si sentiva in imbarazzo, e gridava dentro di sé "MAMMA SMETTILA TI PREGO!", ma l'orgoglio della donna era stato ferito e, conoscendola, era ovvio aspettarsi una risposta a tono. Chikako Maniwa non temeva niente e nessuno!

Il tempo per bisticciare era finito: il gruppo si fermò di fronte ad una porta simile a tutte le altre che, inaspettatamente, dava su un ambiente immenso: come potesse tutto quel volume esistere all'interno di una cinta muraria era un mistero. La prima cosa che Reijiro pensò, però, fu se quello spazio vuoto non comportasse un punto debole nel muro; come una bolla d'aria in una parete di cemento. Se i nemici fossero venuti a conoscenza di quel dettaglio avrebbero potuto concentrare i propri attacchi in quella zona, rendendo molto meno efficace la struttura.
(A meno che non ci sia un protocollo che, in caso di pericolo, riempia l'area con la gomma per chiudere la falla...)

I febbrili ragionamenti del giovane ingegnere bellico si interruppero quando vide, in meditazione al centro della stanza, una bambina dai capelli a caschetto che lo fissava intensamente. Sembrava volesse perforarlo con lo sguardo e non smise di squadrarlo nemmeno quando si alzò da terra per salutare Yama-sensei.
Che quella fosse la figlia della strega coi tacchi?

Yama: Ragazzi, oggi allenamento in coppia! affermò lui stentoreo.

Reijiro si limitò a sbiancare mentre Yuko proruppe nella sua serie di obiezioni. Avrebbe dovuto combattere contro una bambina!? Non gli sembrava una buona idea! Non che sottovalutasse le doti della giovane ma, non sapeva nemmeno lui il motivo, gli pareva qualcosa di sbagliato. Si era abituato all'idea di dover affrontare un ragazzo della sua età, una cosa alla pari, ed invece eccolo lì a dover dare -o forse prendere- le botte ad una nanerottola dai capelli acconciati col filo a piombo.

Ma il boss aveva deciso: i due se le sarebbero date di santa ragione. Quando il giovane Maniwa lo guardò con volto implorante pietà, notò un cipiglio divertito in quell'espressione seria e marmorea. Quel vecchio stava nascondendo qualcosa.

(Vabbe'...) si arrese con esagerata sconsolazione, (Se questo è quello che devo fare, lo farò. Se ci ha messi uno contro l'altra è perché ritiene le nostre abilità equiparabili.)

Si avvicinò al centro dell'arena con passo deciso, fermandosi a quattro o cinque metri dalla piccola, per poi mettersi in posizione difensiva, come gli aveva insegnato la mamma: gambe allineate, piede anteriore puntato verso l'avversario e piede arretrato a martello, torso di profilo, braccio destro raccolto sul ventre e mano stretta a pugno, braccio sinistro disteso in avanti col palmo ben in vista, le dita distese e il pollice ripiegato.

Il fuoco che gli scorreva nelle vene ogni volta che combatteva, l'ardente desiderio di battaglia, si fece vivo ed intenso. Sotto sotto non vedeva l'ora di mettersi alla prova e dimostrare che aveva le carte in regola per diventare un grande shinobi e, chissà, magari una delle fantomatiche Guardie di Kumo.

Reijiro: Quando vuoi. affermò, invitando la giovane ad attaccarlo.




GdrOff// Alla fine è venuto un papiro anche a me xD Spero che almeno sia piacevole da leggere! //GdrOn
 
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view post Posted on 11/5/2016, 22:35     +1   -1
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off // capita lo stesso al mio bf X°D
nessun problema coi papiri. Quello che ripeto ai masterati è che voi potete fare quello che vi pare, sono io quella che non deve fare ritardi mostruosi o post-mattonatasulleballe.
Alla fine ho deciso di evitare le formule, mi ostacolano solo nell'inventarmi qualcosa di decente per il combattimento... vorrei fare un uso della gomma più versatile, mantenendomi nel campo della verosimiglianza. Chiaramente potrai fare lo stesso^^
E sì, fare calcoli mi fa perdere tempo é_é ho troppa carne a cuocere per potermelo permettere// on

Yama-sensei sembrerebbe nascondere qualcosa, ma quel lampo nei suoi occhi marroni tradisce unicamente la soddisfazione dell'aver zittito quella dannata rompiballe: per quanto lo riguarda, ha appena fatto una grossa puntata al gioco d'azzardo -e senza avere la certezza di vincere la mano. Se il ragazzo di Chikako avesse fatto mangiare la polvere -pardon, la gomma- a quella piccola peste non gli avrebbe che fatto piacere, ma non avrebbe potuto metterci la mano sul fuoco.
Bene, deve procedere con ordine: "Signore, a questo punto potete accomodarvi fuori o ripassare direttamente più tardi" si rivolge alle due donne con modi stranamente eleganti per il suo solito, percuotendosi i palmi delle mani per sottolineare la non-facoltatività dell'invito. In effetti sembra quasi che le stia prendendo in giro, cosa a cui forse la sua ex-allieva potrebbe essere abituata... al contrario della premurosa cariatide che la affianca rigidamente. Un'espressione esterrefatta si dipinge sul volto già deformato dall'irritazione per la rivelazione di Chikako, e il tacchettare furioso sul pavimento accompagna la sua bellicosa avanzata verso quell'indegno sensei: "COSA?! Come sarebbe a dire... dovrei lasciare la mia preziosa bambina in balia di quel teppistello?! Ma l'ha visto che capelli porta?!"
"Io li trovo niente male" commenta l'omaccione, la prende per le spalle, la volta di centottanta gradi -i tacchi a spillo stridono mentre tracciano due perfette mezzelune nella gomma del pavimento- e la sospinge fuori dalla palestra delicatamente, ma con fermezza. Ignorando le sonore proteste della genitrice mortalmente oltraggiata, che proseguono anche quando il portone le viene chiuso in faccia.

Udire gli strilli della donna filtrare ovattati attraverso i battenti serrati sembra divertire da matti il maestro, che però presto si schiarisce la gola e con un gesto ampio e pacato presenta tra loro i due ragazzini: "Akemi, questo è Rejiro Maniwa. Rejiro, lei è ovviamente Akemi. Non conoscete nulla delle reciproche abilità, se non il fatto che ambedue possedete la medesima abilità innata... e credo che presto scoprirete che non basta così poco per destreggiarsi con successo in uno scontro. Dovrete essere accurati osservatori ed elaborare con lucidità una strategia per ostacolare lo stile avversario... in una parola: improvvisazione. Ajime!" e con quest'ultima esclamazione indietreggia verso la parete di fondo, incrociando le braccia sull'ampio petto.

La bambina guarda Rejiro inclinando la testa di lato, le ciocche ordinate di capelli che in quella posizione arrivano a lambirle una spalla; non ha aperto bocca da quando gli adulti e il suo rivale hanno fatto il loro ingresso, né ha dato segno di udire il comando dell'insegnante e l'invito di Rejiro. Ha un'espressione impenetrabile, la piccola pulce: seriosa al limite dell'innaturale per una piccola pulce della sua età, non stacca ancora gli occhi dal ragazzo né accenna un movimento, che sia un saluto o l'assumere la posizione di guardia. In effetti lei in guardia non ci si mette affatto: se ne sta lì, lo guarda zitta zitta con le braccia rilassate lungo i fianchi e la parte frontale del corpo scoperta ad ogni eventuale attacco.

Pare proprio che Rejiro non sia l'unico a conoscere gli intriganti vantaggi dell'essere uno Yoton.

off // ho pensato fosse superfluo costringere Chikako ad uscire, alla fine sa come funzionano le cose lì dentro e sarebbe poco dignitoso farsi sbattere fuori come l'altra simpaticona // on
 
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view post Posted on 12/5/2016, 14:52     +1   -1

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Reijiro, nonostante il battibeccare dietro di lui, non mosse lo sguardo di un solo centimetro dalla sua piccola avversaria. Era una delle prime regole che gli aveva insegnato il padre: osserva sempre il tuo nemico, fissalo dritto negli occhi, cerca di capire dove vorrà andare a colpire a seconda di dove sposta lo sguardo.

Gli occhi non solo rendono palese il punto in cui si verrà colpiti, ma permettono di discernere fra una finta ed un vero colpo. Anche buto, spalle e piedi aiutano: se il colpo sembra venire da destra ma il piede punta a sinistra, ecco dove ci si dovrà difendere!

Per questo il giovane non la smetteva di osservare la bambina, senza sentirsi minimamente a disagio come, invece, sarebbe successo dovendo sostenere lo sguardo di una persona normale.

Si distrasse un attimo quando sentì la megera riferirsi a lui e ai suoi capelli -(Teppistella sarà tua figlia!)- ma, anche lì, non si mosse di un centimetro; si limitò a mandarle un personale e silenzioso accidente. Si immaginava come, non'appena la donna fosse stata spinta -era palese a giudicare dallo stridore dei tacchi sulla gomma- fuori dalla porta, Chikako l'avesse seguita col sorriso sulle labbra. Dopotutto era dalla parte del sensei e, se la conosceva bene, mettere i bastoni fra le ruote ad una persona tanto antipatica era per lei fonte di grande soddisfazione.

(Ah, quanto mi sarei voluto godere la scena...) pensò un tantino sconsolato Reijiro. Ma non poteva perdere di vista la piccola perla, non sapendo di cosa fosse capace. Il pugno che aveva preso da quel bullo bastava ed avanzava, non avrebbe più preso un combattimento alla leggera.
Per non parlare del fatto che doveva far fare bella figura alla madre e al sensei, altrimenti, in un certo senso, la mummia avrebbe avuto meno torto. No, inammissibile! Doveva farsi valere e dimostrare che... beh, che i Maniwa sono il meglio!

Yama-sensei si avvicinò a loro, una volta svuotata la palestra dai genitori, e fece le dovute presentazioni.

Yama: Akemi, questo è Rejiro Maniwa. Rejiro, lei è ovviamente Akemi. esclamò, per poi dare qualche raccomandazione di routine.
Insomma, non conoscete cosa sa fare l'altro, state attenti, vigili, improvvisate, usate la testa, solite cose. Ma Reijiro se le stampò a fuoco una per una: avrebbe fatto faville, ne era certo.

Quando l'omone, allontanandosi, diede il via con un sonoro "Ajime!", il genin sentì il cuore esplodere. Ogni muscolo si tese in un guizzo e lo sguardo divenne ancora più determinato!
Peccato che la piccola non si spostò di un centimetro, si limitò ad inclinare la testa con fare quasi alieno. Non sembrava prendere in considerazione Reijiro come una minaccia, anzi, non sembrava prenderlo in considerazione in assoluto.

Passò qualche secondo senza che nessuno dei due facesse una mossa, e il giovane prese a chiedersi cosa stesse pensando quella nanerottola: che stesse ideando un piano per sconfiggerlo? O magari stava solo commentando fra sé e sé il suo taglio di capelli? Quegli occhi lo mettevano un po' a disagio, quella inespressività lo faceva ragionare troppo.

(Non perdere lucidità! Concentrati sul battito del tuo cuore e resta vigile!)

Prese un respiro profondo, gonfiando il petto ed espirando lentamente, e rilassò i muscoli che, nel frattempo, si erano fin troppo irrigiditi: flesse leggermente tutte le articolazioni per ridurre il tempo di reazione e ribilanciò il peso in modo che fosse equamente distribuito su entrambi i piedi.

(Mi domando come inizierà questo duello... Temo di non essere quello dei due con più pazienza.)




GdrOff// Come ti avevo detto in chat, ecco Reijiro che non fa niente :D //GdrOn
 
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view post Posted on 17/5/2016, 23:20     +1   -1
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I minuti passano.
Yama-sensei vigila come una montagna sul campo di battaglia, sereno ed invincibile.
Campo di battaglia immoto, battaglia inesistente, serenità olimpica.

"Sensei, mi sto annoiando"

La tenera vocina della bimba spezza il silenzio come un vaso di cristallo sbattuto contro un muro.
La piccola ha un'espressione un po' imbronciata adesso: il labbro inferiore leggermente protruso in avanti e il tipico dondolio delle braccia che fanno i bambini quando stanno perdendo la pazienza, ma sono costretti a restare fermi e buoni per qualche ragione astrusa.

"Perché sta lì fermo come un baccalà?"

Domanda con innocenza, senza smettere di oscillare gli arti superiori.

"Ma è davvero capace di combattere?"

Un attimo di silenzio carico di riflessione...

"A me non sembra così forte."

Un altro attimo di silenzio carico di riflessione...

"Aveva ragione la mamma, mi sta facendo perdere tempo. E poi..."

Sì, sta per dire proprio quella cosa.

"E poi l'ha visto che capelli porta?!"

Ecco, l'ha detto.


off // perdonoh, è miserando come post ma mi bruciano gli occhi e onestamente bisognava fare questo passaggio X°D se non si muove Rejiro dal prossimo iniziamo comunque le bottedaorbih, promesso // on
 
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view post Posted on 18/5/2016, 08:48     +1   -1

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Passava il tempo senza che nessuno dei due accennasse un movimento o desse l'impressione di voler prendere l'iniziativa. Era stressante, oltre che oltremodo noioso.

Reijiro sentiva le giunture dolergli e i muscoli bruciare, bloccati in quella posizione così stressante nel lungo periodo; aveva pensato più di una volta a rilassare le braccia ed abbandonarle lungo i fianchi ma non aveva ceduto alla tentazione.
(Sarebbe un momento di vulnerabilità, potrebbe approfittarne e guadagnare vantaggio...) meditò il giovane ricordando gli insegnamenti della madre, (Meglio restare così. Non è niente rispetto agli esercizi isometrici di mamma!)

La sua avversaria, annoiata ed impaziente, iniziò ad oscillare le braccia come ogni bambino capriccioso farebbe. Che fosse un diversivo? Voleva attaccarlo!? Reijiro rimase in guardia, concentrandosi ancora di più. Non si sarebbe fatto fregare.

Akemi: Sensei, mi sto annoiando. esclamò la piccola ignorando ancora il suo rivale.

Nonostante la maleducazione e il mancato rispetto, il genin restò vigile. Distrarsi sarebbe stato fatale.

Akemi: Perché sta lì fermo come un baccalà? domandò poi ad alta voce, priva di peli sulla lingua.

Reijiro
, sentendo quelle parole, corrucciò le sopracciglia e digrignò i denti.
(Chi sarebbe il baccalà, mocciosetta!?) si domandò punto nell'orgoglio. Quando si accorse di aver rovinato guardia sporgendosi aggressivamente verso Akemi, respirò lentamente e a fondo, recuperando un barlume di calma e, con essa, una posizione corretta.
(Ci scommetto che l'ha detto apposta per farmi innervosire...)

Akemi: Ma è davvero capace di combattere?

(OH MA VUOI LE BOTTE!?) gridò dentro di sé mentre i lineamenti
si corrucciavano ancora di più.

Akemi: A me non sembra così forte. continuò imperterrita con aria innocente e cuore grondante di malignità.

Altra freccia nel cuore, altra offesa all'orgoglio, ma il giovane
non si mosse ancora. Aveva capito che gioco stesse giocando: lo stava importunando sperando che abboccasse alle sue provocazioni e attaccasse per primo, rinunciando al vantaggio strategico dello Yoton.

Akemi: Aveva ragione la mamma, mi sta facendo perdere tempo. E poi...

(Mi ha preso per fesso!? Non mi farò fregare per così poc-)

Akemi: E poi l'ha visto che capelli porta?!

Reijiro
sentì per la prima volta cosa fosse la vera rabbia. Piantò i piedi a terra, alzò un pugno e lo agitò con tutta l'aggressività di cui era capace verso quella nanerottola da quattro soldi.

Reijiro: Vieni a dirmelo in faccia, capelli a scodella! le gridò, al 90% per stizza, al 10% con la speranza di provocarla a sua volta.

... ad essere sinceri, il 10% fu una scusa ideata col senno di poi per giustificare quella reazione: in realtà voleva solo farle mangiare un po' di fango, un po' per uno non fa male a nessuno. Se poi avesse ottenuto l'effetto sperato, beh, due piccioni con una fava!

(Può dirmi quel che vuole, non mi muoverò di qui... Sarei un fallimento come Yoton se cedessi a delle provocazioni del genere.) pensò determinato -anche se ancora alterato- e si riportò in posizione difensiva. Quello scontro lo avrebbe vinto ad ogni costo, ora ne era ancora più convinto.




GdrOff//
Oh ma che vi hanno fatto i capelli di Reijiro!? è_________é
//GdrOn
 
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view post Posted on 20/5/2016, 08:28     +1   -1
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off // ah ma allora l'hai trovata una maniera di inserire le emotes! Prafo^^ // on

Vieni a dirmelo in faccia, capelli a scodella!
Questione di un istante: la marmocchia solleva il braccio destro velocissima, indice e medio divaricati, mentre tra i due polpastrelli si tende un filamento di gomma. Sembra che stia prendendo la mira... per lanciare la simpatica pallina color ambra che trattiene con le dita dell'altra mano.
Un battito di ciglia dopo, e il proiettile appiccicoso sta viaggiando a velocità supersonica verso i capelli di Rejiro, naturalmente. Il ragazzo potrebbe vedere l'intera scena al rallentatore: il gommino si libra veloce come un colibrì, roteando su sé stessa, la superficie irregolare che riflette la luce del sole in mille modi e si deforma solo leggermente a causa dell'attrito con l'aria. Se non avesse fatto qualcosa per fermarla avrebbe impattato contro il lato del capo dotato di più folta chioma -insinuandosi tra i capelli castani come una ballerina tra le cortine del sipario.
Se non avesse fatto qualcosa, quella sfera demoniaca avrebbe preso posto -ma no, che dico: si sarebbe annidata tra i filamenti setosi che ricoprono la testa del ragazzo.
Se non avesse fatto qualcosa, in parole povere, si sarebbe trovato una specie di chewingum fatto in casa addosso, ed avrebbe dovuto rasare a zero la simpatica acconciatura fresca di barbiere di cui va tanto fiero.

Non ci vorrebbe poi tanto: potrebbe ripararsi da quel vile assalto con poche e semplici mosse, ma se fosse tutta una subdola macchinazione per fargli scoprire la guardia?
 
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view post Posted on 23/5/2016, 12:29     +1   -1

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Quella reazione improvvisa e calcolata spiazzò per un attimo Reijiro: la nanerottola non aveva perso tempo ed era passata all'attacco. Il proiettile puntava ai suoi amati capelli! Il panico si fece strada nel giovane che già si vedeva rasato totalmente a zero. Qualcosa, però, non quadrava: il colpo evidentemente fuori misura e, data la scarsa potenza, si trattava probabilmente una finta.

Una mossa da manuale: si punta al volto dell'avversario con un attacco prudentemente calcolato e, quando questi si difende, si procede a colpire al massimo della potenza l'area lasciata scoperta. Suo padre lo aveva fregato con quel trucco un'infinità di volte, non ci sarebbe cascato come un pollo.

(Bene... E sia!)

In un lampo, le mani si unirono e rapide formarono i jutsu che spesso lo avevano salvato: la gomma fuoriuscì dai palmi protesi in avanti e formò un alto muro protettivo leggermente curvo. Il dardo appiccicoso venne neutralizzato, salvando la meravigliosa chioma del genin. Ma non vi era tempo di rilassarsi! Aveva optato per una difesa che limitava tremendamente la visuale, occultando oltretutto il nemico.

Quella nanerottola poteva essere ovunque a fare qualsiasi cosa, ora come ora! Ma qual'era il punto più probabile dal quale avrebbe attaccato? Se era rapida come si aspettava, avrebbe aggirato la barriera e lo avrebbe sorpreso ai fianchi -o, ancora peggio, alle spalle- approfittando del senso di sicurezza dato dalla barriera.
Ma no, Reijiro non era così stupido: si voltò di 180°, dando le spalle al muro gommoso, e giunse le mani nel primo jutsu dell'Incanalamento.

Quando la tappetta fosse arrivata, certa di trovarlo sguarnito, avrebbe ricevuto una bella sorpresina!

(Fatti sotto!)




GdrOff//
Sorry for the short post~
//GdrOn
 
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view post Posted on 23/5/2016, 22:38     +1   -1
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off // nessun problema, c'è tutto quello che deve esserci. Io non sarò da meno XD // on

Nel momento esatto in cui il piccolo proiettile impatta contro la superficie gommosa -e di conseguenza Akemi esce dal campo visivo dell'avversario- un ghigno malefico si disegna sui lineamenti tanto inespressivi della ragazzina. Qualunque cosa stia trafficando Rejiro al di là della sua barriera, lei sembra sapere esattamente cosa fare: le gambe sottili si piegano e scattano per lanciarla in corsa, mentre le dita agili compongono i sigilli necessari alla sua tecnica. Solo che... quella non è la maniera consueta in cui la gomma viene utilizzata!
La piccola pulce infatti ha puntato i palmi delle mani contro il soffitto, anziché mirare al ragazzo: due getti di gomma del diametro di tre dita ciascuno schizzano verso l'alto e aderiscono alla volta della palestra, e lei è pronta ad aggrapparsi ad essi a peso morto, come fossero delle liane. Ciò che accade subito dopo è degno di uno spettacolo di ginnastica artistica: sfruttare il rimbalzo elastico rende il salto della piccola molto, molto più elevato di quanto non possa essere normalmente -con o senza supporto di chakra.
Viste le premesse, il nostro intrepido Maniwa dovrà far fronte ad un'emergenza inattesa: un paio di piedini spietati che gli piombano tra capo e collo -letteralmente- con tutto lo slancio della forza di gravità, e senza neanche dargli l'onore -o l'onere- di un virile attacco frontale.

"Donne..." borbotta Yama-sensei, con la fronte seppellita in una mano.

off // no, non ti spezzerà il collo. Il colpo arriva dall'alto con un'angolazione non perpendicolare al suolo, vedi tu se far sbilanciare in avanti Rejiro o se farlo recuperare stabilità con qualche trucco. A te piena libertà nella reazione // off
 
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view post Posted on 24/5/2016, 21:56     +1   -1

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Era sicuro di sé, le spalle ben riparate dalla solida parete color ocra e lo sguardo fisso in avanti. La strategia era infallibile, non aveva punti ciechi e la piccola pulce non se lo aspettava.

Già pregustava il momento in cui la sua avversaria, lo sguardo basito per l'insperata sorpresa, si sarebbe bloccata di fronte al nemico ormai pronto al contrattacco. (Se pensa di avere a che fare con uno sprovveduto, si sbaglia di gr-)

Il suo pensiero borioso venne brutalmente interrotto da un colpo alla nuca di potenza inaudita: venne scaraventato a terra, sbattendo violentemente sui gomiti, da un calcio volante totalmente inaspettato. Si rialzò più rapidamente possibile eseguendo una goffa capriola in avanti, rallentato dai pesi ai polsi e alle caviglie, e reprimendo imprecazioni e maldicenze a denti stretti: quella razza di raganella lo aveva fregato! Non sapeva come ma era riuscito ad attaccarlo dall'alto.

(Stupido! Stupido!) pensò rabbioso, maledicendosi per non essersi accordo dell'unico punto cieco della sua barriera: se solo avesse modellato la gomma anche sopra la sua testa si sarebbe parato le chiappe.
Di bassa statura o meno, la ragazzina ci sapeva fare. Non l'avrebbe più sottovalutata, poco ma sicuro.

Stava per domandarsi come procedere il combattimento quando si rese conto della disposizione dei due: Vi era lui, di fronte la bambina e dietro di lei... (Eheheh. Cogliamo al volo questa ghiotta opportunità...)

Ripeté i soliti jutsu più veloce che poté e diresse le mani in direzione della barriera di gomma che aveva precedentemente creato: nuovo elemento elastico scaturì rapido, proiettato verso la struttura con l'intenzione di completare l'opera.
Akemi aveva già le spalle coperte, più di un quarto del lavoro era fatto, bastava solo circondarla davanti per bloccarla in una prigione gommosa. Semplice e pulito.

E questa volta avrebbe pensato anche all'alto. Non sarebbe sfuggita saltando come prima!



 
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view post Posted on 24/5/2016, 23:15     +1   -1
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off // cavoli, bravo! Ci ho dovuto pensare un po', prima di farmi venire in mente un modo di rispondere XD // on

Un sorrisetto soddisfatto si dipinge sul visino di porcellana della piccola peste, mentre osserva il ragazzo carambolare goffamente in avanti; lei non ha dovuto fare altro che sfruttare la sua simpatica schiena da Yoton ed atterrare con leggiadria nel luogo in cui si trovava il ragazzo prima di essere colpito.
Sfortuna vuole che Rejiro sia molto meno tonto e lento di quanto lei non si aspetti: mezzo secondo dopo infatti il ragazzo le sta puntando le braccia contro, la gomma che sgorga a fiumi a bloccarle ogni via di fuga -persino verso l'alto! Il sorriso si raggela in una smorfia ostile, è costretta ad abbandonare le sue liane prima che vengano inglobate nella cupola marroncina... ma i suoi occhi, che guizzano frenetici alla ricerca di scampo, si fissano sull'unico spazio che tarda ad essere occupato dall'elemento.
Veloce come un gatto si tuffa in avanti, dritta dritta verso il suo avversario: di sicuro non se lo aspetta! E con la medesima jutsu utilizzata in precedenza lancia una fune di gomma più spessa e lunga esattamente tra le gambe del ragazzo, tenute leggermente divaricate per mantenere la guardia.

Si sarebbe affidata all'elasticità della nuova liana per venirne fuori, se -appunto, se- non avesse fatto di nuovo male i suoi calcoli.

Perché purtroppo la forza di gravità funziona tanto per lei quanto per lui, ed Akemi non è lontanamente abbastanza pesante da far sbilanciare il giovane Maniwa. Né abbastanza sottile da passare attraverso lo stretto varco tra i piedi del ragazzo, per quanto sia minuta.
Risultato?
Una piccola pulce infuriata che si aggrappa alla sua fune e tira come una dannata, il visetto contratto per lo sforzo, nel tentativo di intrufolarsi nell'unica "falla" rimasta nella barriera prima che questa si richiuda sopra le sue gambette magre. E visto che non c'è verso di schiodare quell'energumeno, sarà meglio trovare qualcosa che lo convinca a farlo da sé. Data la posizione ed il poco tempo che le rimane, non le resta che tentare un'azione disperata.
Una bella gomitata dove non batte mai il sole, per fare un esempio.
Vediamo se ci sente stavolta!
 
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