Un nuovo idolo, Role libera per Makoto e Vale93ba

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Makoto
view post Posted on 15/4/2016, 09:38     +1   -1




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La falegnameria di famiglia si trovava all'interno delle mura di Konoha, ma al di fuori del caotico distretto commerciale. L'edificio era formato da una sala di esposizione all'ingresso, dove di solito la madre di Makoto si occupava delle vendite al dettaglio, e di una grossa fabbrica alle spalle dove il legno veniva tagliato e ritagliato ogni giorno fino a quando non fosse levigato a sufficienza. In quel settore ci lavorava il nonno Aritomo, tanti grossi uomini dalle mani consumate e un tempo anche suo padre Michihiro. Quando il giovane Senju dedicava il suo tempo alla falegnameria sotto costrizione del nonno si occupava soprattutto di consegnare le grosse forniture in giro per Konoha; per fortuna era accompagnato sempre da qualche dipendete che si occupava di fare il lavoro sporco trascinando i carichi pesanti.
La giornata iniziava recandosi dall'organizzatore di tutto: senza il nonno Aritomo sarebbe regnato il caos più totale. Così Makoto, dopo aver controllato che gli utensili fossero al loro posto, si recò dal nonno per ricevere i compiti del giorno.


Aritomo Senju: "Umh, vediamo che dice l'agenda... Ah sì! C'è da fare una consegna di mobili per un certo Hayato Uchiha. Dovrebbe essere una tua conoscenza, giusto?"

Makoto si aspettava qualche terribile consegna al di fuori delle mura del villaggio e già sentiva nelle orecchie gli uomini che si lamentavano ogni dieci minuti per la troppa fatica; tuttavia riconobbe quel nome e il suo morale si risollevò.

Makoto Senju: "Hayato, Hayato, Hayato... Dev'essere quel ragazzo che ho conosciuto al distretto commerciale. Pensa un po', cercava un negozio che vendesse arredamento per interni e l'ho portato alla nostra esposizione. Mi pare avesse ordinato qualche mobile per il suo soggiorno."

Il nonno non fece troppo caso alle parole del nipote e continuò a leggere la sua agenda.

Aritomo Senju: "Qui c'è scritto che devi occupartene tu. Per quale motivo ti sei preso in carico questa consegna?"

Makoto Senju: "Hayato mi ha detto che viveva da solo con il fratello, anche se passava la maggior parte del tempo da solo a sbrigare le faccende di casa dato che suo fratello è quasi sempre fuori per lavoro. Gli ho promesso un prezzo di favore perché ha circa la mia età o qualche anno in più."

Aritomo lo guardò con il suo solito sguardo severo, mentre richiudeva la sua agenda personale. Non gliene fregava niente di questo Hayato, a lui interessava solo il profitto che se ne poteva trarre.

Aritomo Senju: "Non voglio grosse perdite, quindi non esagerare. Porta Baiko e Gaho con te e cerca di fare presto. Non ci mettere una vita come tuo solito!"

Baiko e Gaho si occuparono di caricare sopra il carro una credenza e un grosso tavolo circolare. Un cavallo di colore nero era pronto a trainare i mobili di quel legno pregiato mentre Makoto si segnò su un foglio il percorso da intraprendere. La residenza di Hayato non distava molto poiché si trovava al centro del villaggio. Percorsero le affollate strade di Konoha, mentre Baiko e Gaho trascinavano il cavallo verso la giusta direzione stando attenti a non far ribaltare i preziosi mobili coperti da un telo bianco. Attraversato il caotico distretto commerciale, entrarono in uno dei piccoli vicoli che davano un po' di sollievo dalla folla. Nonostante la residenza fosse in una zona centrale del villaggio, si trovava in una stradina molto tranquilla costeggiata da muri di cinta di diverse abitazioni. Poi si intravide il verde della natura e dei particolari alberi di ciliegio; la casa di Hayato doveva essere proprio lì. Avvolta dal verde vi era un'unica grande abitazione e, secondo le indicazioni che Makoto aveva con se, quella era la loro destinazione. Giunsero dinnanzi al cancello e il ragazzo fece segno ai due uomini di aspettare fuori insieme al cavallo. Il cancello era aperto e Makoto si fece avanti nel vialetto decorato da dei bellissimi alberi di ciliegio che proprio in quel periodo erano in fiore. All'interno non sembrava esserci nessuno, per cui decise di urlare il nome di Hayato per annunciare la sua presenza.

Makoto Senju: "Hayato! Sei in casa? Sono Makoto della falegnamenria Senju!"

Non varcò la soglia dell'edificio e attese una risposta restando nel vialetto.



Edited by Makoto - 4/8/2016, 13:03
 
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view post Posted on 15/4/2016, 14:24     +1   -1
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Il giovane Senju arrivò ben presto davanti alla residenza dei due Uchiha senza alcuna difficoltà. Grazie alle indicazioni che aveva avuto, Makoto riuscì a guidare Baiko e Gaho per le sempre trafficate vie di Konoha fino a quando non intravidero i particolari fiori di ciliegio in fiore dall'altra parte del muro di cinta.
Solo il genin si spinse all'interno della proprietà poichè il cancello era aperto, anche se a dirla tutta, non sembrava vi fosse movimento in casa. Si apprestò dunque a chiamare a gran voce il più piccolo degli Uchiha sperando che quest'ultimo non fosse andato via senza avvisare della sua assenza.


- Arrivo!

Fortunatamente, la voce di Hayato non tardò ad arrivare, ma non sembrava provenire dall'interno della residenza, bensì da uno spazio aperto. Dopo alcuni secondi Makoto potè sentire i passi avvicinarsi frettolosamente fino a quando l'Uchiha non aprì la porta d'ingresso mostrandosi piuttosto affaticato e con una katana di legno in mano.

- Ciao Makoto-kun! Scusami ma ero in giardino a fare pratica con una di queste... beh, in realtà cerco di capire come usarla senza sembrare ridicolo.
Prego, entrate pure.


Invitò dunque i tre della falegnameria ad accomodarsi e procedere dunque con la consegna dei mobili in legno. Dopo aver legato il cavallo dunque, Baiko e Gaho cominciarono a sollevare i teloni bianchi e portare i mobili in casa mentre Hayato e Makoto li supervisionavano rimanendo nel soggiorno.

- Sai, purtroppo non sono uno shinobi come te e quindi non so bene come usare le armi. Mio fratello non mi lascia mai usare la sua katana, perciò ho iniziato a far pratica con questa di legno... ma mantieni il segreto per favore.

- Che segreto?

Proruppe Kinji poggiandosi allo stipite della porta e con le braccia conserte, mentre il più piccolo sembrò scattare al solo udire la voce del fratello maggiore nascondendo dietro la propria schiena l'arma di legno.

- Oh nulla, nulla fratellone! Non pensavo che saresti tornato a casa così presto oggi. Ti ricordi dei mobili nuovi di cui ti parlai? Il mio amico Makoto è venuto proprio ora a consegnarceli.

Kinji diede un'occhiata ai due che stavano entrando e uscendo dall'abitazione con i mobili e si rivolse con sarcasmo al fratello minore.

- Ma non mi dire... Comunque, tu devi essere Makoto-kun, giusto? Io sono il fratello maggiore di Hayato, Kinji. E' un piacere fare la tua conoscenza.


Affermò cordiale rivolgendo al moro un inchino appena accennato per ringraziare della tempestività del lavoro e per la qualità che, anche solo ad una prima occhiata, sembrava ottima. Il chunin poi si mosse per andare vicino alla finestra che dava sul giardino e lasciare che la leggera brezza di quel mattino gli accarezzasse la pelle e il lungo kimono dai particolari fiammeggianti.

- Makoto-kun, Hayato, gradite qualcosa da bere per rinfrescarvi? Magari dopo che hanno terminato possiamo dare qualcosa anche ai due aiutanti del nostro ospite.
 
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Makoto
view post Posted on 15/4/2016, 22:31     +1   -1




Hayato aprì l'ingresso e si presentò dinnanzi al giovane Senju. Era sudato e portava con se una bokken; stando alle sue parole, il ragazzo si stava esercitando nella speranza di padroneggiare il kenjutsu, anche se in modo elementare. Sicuramente non era uno shinobi e quindi tutto questo allenamento non gli sarebbe stato molto utile.
Successivamente lo invitò ad entrare in casa e Makoto fece segno a Baiko e Gaho di scaricare i mobili all'interno. Entrò nel luminoso soggiorno e osservò come tutto ricordasse una tipica casa del clan Senju. Si vedeva che il legno era molto apprezzato, visto che era il materiale più utilizzato per le stanze, ed era anche di un'ottima qualità. I gusti di Hayato era proprio simili a quelli di Makoto.


Makoto Senju: "Ti ringrazio per l'accoglienza. Mi dispiace aver disturbato il tuo allenamento, ma sono sicuro che Baiko e Gaho scaricheranno tutto in pochissimo tempo!"

Si chiese per quale motivo Hayato volesse imparare ad utilizzare la katana. Makoto conosceva giusto le basi poiché il kenjutsu rappresentava una materia facoltativa nel piano di studi di uno shinobi; magari poteva essere un percorso da poter approfondire in futuro. A casa sua aveva una bellissima katana color bordeaux esposta sulla mensola del soggiorno, ma probabilmente era soltanto una decorazione e non poteva essere utilizzata in battaglia. Per il momento il giovane Senju si limitava ai suoi fedeli kunai e shuriken, anche se non gli sarebbe dispiaciuto utilizzare una katana o qualcosa di simile in futuro.
Le parole di Hayato lo colpirono; per quale motivo doveva mantenere questo segreto? A chi stava nascondendo i suoi allenamenti? Prima che il solito Makoto riflessivo potesse trovare una risposta adeguata, una nuova voce si udì alle sue spalle. Non aveva sentito arrivare nessuno; spesso chi cammina sul legno delle abitazioni emette dei leggeri scricchiolii, eppure non aveva sentito niente. Sobbalzò quando qualcuno chiese a quale segreto si riferisse Hayato. Poi finalmente si voltò e per la prima volta apparse ai suoi occhi quel ninja dai capelli color nocciola appartenente al clan Uchiha. Se ne stava fermo con le braccia conserte e probabilmente era lì già da un po', ma non voleva interrompere la conversazione dei due ragazzini. Makoto restò immobile a fissarlo e non si accorse nemmeno che Hayato avesse nascosto il bokken dietro la sua schiena. Il giovane Senju osservò attentamente il nuovo arrivato e si accorse che aveva il ventaglio rosso ricamato sul colletto. La curiosità divenne ancora più grande quando Hayato lo chiamò "fratellone"; era lui quello che se ne stava spesso fuori casa per lavoro. Era addirittura informato sulla fornitura di arredi in arrivo dalla falegnameria Senju e Hayato presentò Makoto come un suo amico.


Makoto Senju: "B-buongiorno!"

Il fratello di Hayato si voltò verso Baiko e Gaho che stavano scaricando il tavolo nel soggiorno; probabilmente sapeva già di Makoto e della consegna di mobili. Finalmente si presentò al giovane Senju e pronunciò il suo nome: Kinji. Poi fece un mezzo inchino, probabilmente per ringraziarlo per la tempestiva consegna, e si avvicinò alla finestra che dava sul giardino.

Makoto Senju: "P-piacere, Makoto Senju!"

Balbettava leggermente; quel nome non gli era del tutto nuovo. Kinji Uchiha. Dove l'aveva già sentito? Che fosse un famoso attore? O un famoso commerciante? Sicuramente doveva essere una persona di estremo successo nel suo lavoro dato che non era mai in casa. Tuttavia Makoto non si interessava né di teatro, né di commercio al di fuori della sua falegnameria; le uniche cose che lo interessavano erano gli scacchi e le arti ninja. Forse era uno shinobi. Sì, Kinji Uchiha era un famoso chunin di Konoha! Finalmente riuscì a trovare il posto giusto a quel nome.
Senza pensarci due volte accettò l'invito di Kinji, ma prima decise di congedare Baiko e Gaho.


Makoto Senju: "Oh, molto volentieri! Però i miei collaboratori, Baiko e Gaho, devono assolutamente tornare in falegnameria per del lavoro urgente. Ma, siccome non è buona educazione rifiutare un invito, mi farebbe molto piacere una bella tazza di thé in vostra compagnia."

Si avvicinò ai suoi collaboratori e li invitò a tornare in falegnameria.

Makoto Senju: "Voi andate pure, me la vedo io con il pagamento. Dite al nonno Aritomo che ho un affare urgente da sbrigare e tornerò al più presto!"

I due uomini se ne andarono insieme al cavallo senza dire nemmeno una parola: non erano pagati per questo. Makoto tornò quindi da Kinji e Hayato, pronto a trascorre del tempo in compagnia di uno shinobi degno di avere la sua ammirazione.

Makoto Senju: "Spero che i nostri prodotti siano di vostro gradimento. Si tratta sicuramente del meglio che potete trovare a Konoha!"

 
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view post Posted on 15/4/2016, 23:46     +1   -1
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Makoto sembrò non titubare nemmeno per un istante alla proposta del più grande, ma prima si premurò di congedare i due aiutanti che ormai avevano svolto il loro dovere. Mentre Kinji si muoveva per spostarsi nella cucina poco distante dal soggiorno, Hayato si rese conto che quello era il momento perfetto per mettere a posto il bokken che aveva preso in precedenza; mosse qualche passo furtivo verso l'esterno per poi incalzare la marcia, fino a quando non ripose la katana di legno di fianco ad un'altra, nella zona esterna che si affacciava sul giardino.
Una volta eliminate le prove, il più piccolo tornò nella stanza tranquillamente come se nulla fosse accaduto, forte del fatto che l'Anbu era di spalle e persino in un'altra stanza.
Riprese dunque a discutere con la sua solita parlantina come se nulla fosse.


- Certo che si, sono davvero dei mobili molto belli e credo rendano l'atmosfera più... accogliente, non è forse così?.

Dopo pochi minuti, Kinji raggiunse i due ragazzi portando con se tre tazze di porcellana e una teiera con il contenuto verdastro fumante all'interno; cominciò dunque a versare lentamente il liquido nelle tazzine facendo attenzione a non esagerare con la quantità.

- Sicuramente abbiamo un debole per i mobili in legno, e quello dei Senju è senza dubbio il migliore di tutti i grandi paesi.
Devi sapere, Makoto-kun, che non siamo cresciuti in questa casa. Abbiamo passato i primi anni della nostra infanzia in un'altra abitazione e dopo la perdita dei nostri genitori siamo andati a vivere con nostro nonno paterno fuori dalle mura della Foglia.


Un sorso di thè per dissetarsi e poi continuò il discorso. Sembrò che nel raccontare quegli avvenimenti le parole dell'Uchiha avessero acquisito una punta di malinconia.

- Non era certo una reggia quella, eppure è stato un periodo sereno. Si può dire che circondarci di mobili in legno ci ricorda quel momento della vita spensierato, per quanto difficile possa essere stato all'inizio...
Scusate, forse vi sto annoiando con questi discorsi.


Si riprese subito rivolgendo ad entrambi un sorriso sincero. Difficile riuscire a capire quanta tristezza potessero nascondere occhi come quelli e quanta sofferenza si potesse celare dietro un sorriso. Ma a Kinji non piaceva far pesare agli altri i propri problemi, perciò aveva da sempre l'abitudine di guardare oltre la realtà delle cose per individuarne i lati positivi e trovare il modo di andare avanti a testa alta.

- Uhm... potresti raccontare a Makoto-kun di come hai combattuto durante la guerra contro Watashi!
Non lasciarti ingannare dalle apparenze: anche se a casa sembra un pigro nonnetto scorbutico, ha guidato parte dell'esercito e persino Akane-sama ha riconosciuto i suoi meriti.


L'ultima affermazione suscitò un certo disappunto nel più grande, il quale -nonostante fosse visibilmente irritato- cercò di contenere quello che aveva da dire riguardo l'ultima accusa sulla sua presunta anzianità e quindi di cambiare discorso.

- Sono certo che il nostro ospite sa bene come è andata a finire, e questo è quello che conta... magari quando avremo più tempo, se lo vorrà, potremo discuterne. Piuttosto, perchè non ci parli un po' di te, Makoto-kun? Non hai l'aria di essere solo un falegname... non è forse così?

Come aveva fatto a capire che Makoto era uno shinobi? Evidentemente era un abile osservatore che non lasciava nulla al caso; forse aveva notate qualcosa dal suo vestiario, dal suo modo di porsi, di gesticolare o un simbolo come quello sui classici coprifronte che lo legava indissolubilmente alla Foglia.
Difficile riuscire a credere che due persone caratterialmente così differenti fossero fratelli. Da una parte l'esuberante e chiacchierone Hayato, dall'altra il più pacato e riflessivo Kinji; eppure quei due erano riusciti a superare il distacco dai genitori potendosi comunque definire l'uno la famiglia dell'altro.
Mentre i due attendevano una risposta da parte del Senju, le mani di Kinji avvicinarono la tazza verso l'interlocutore con fare tranquillo e gli occhi corvini che si specchiavano nei suoi.
 
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Makoto
view post Posted on 16/4/2016, 16:52     +1   -1




Kinji si spostò in cucina per preparare il thé, mentre Hayato lasciò il Senju in soggiorno per andare fuori. Fortunatamente Makoto non restò fuori per molto poiché il fratello minore ritornò subito in soggiorno, ma questa volta non aveva il bokkun con se. Fece dei complimenti alla qualità dei prodotti della falegnameria Senju e Makoto ne fu entusiasta. Per quanto non vedesse il suo futuro in quella falegnameria, era pur sempre qualcosa che la famiglia mandava avanti da generazioni e non andava trascurata. Poi finalmente Kinji tornò dai due ragazzi con una teiera color verde e 3 tazze. Le appoggiò sul tavolo e versò delicatamente il thé caldo. Anche lui esaltò le qualità del legno prodotto dai Senju posizionandolo al primo posto tra i cinque grandi paesi. Makoto fu fiero che uno shinobi così importante la pensasse in questo modo e fece un grosso sorriso. Poi Kinji continuò raccontando del suo passato con Hayato. Non avevano sempre vissuto in quella casa; dopo la perdita di entrambi i genitori, i due ragazzi furono costretti a vivere fuori Konoha insieme al nonno. Nonostante la tragedia, sembrava che gli occhi del chunin vedessero ancora le immagini di un passato sereno e indelebile; forse quel discorso scatenava parecchia nostalgia. D'un tratto ritornò con il suo solito sguardo deciso e si scusò per i suoi noiosi discorsi. Makoto non li trovava affatto noiosi e rimase sorpreso di come il passato di Kinji fosse simile al suo sotto certi aspetti; inoltre era così concentrato su Kinji, che qualsiasi cosa l'Uchiha avesse detto, avrebbe avuto qualche valore per lui. Pensava che, se una persona agiva in certo modo, era perché il suo passato gli aveva insegnato a fare così; come poteva non interessargli il passato di un famoso shinobi di Konoha?
Il sorriso di Kinji e il silenzio che si era creato per colpa del delicato argomento furono bruscamente interroti da Hayato, il quale esortò il fratello maggiore a raccontare delle sue imprese nella guerra contro Watashi. Kinji era stato a capo di un intero esercito e l'Hokage in persona aveva riconosciuto i suoi meriti; del resto Makoto aveva già sentito dire in giro queste cose. I ricordi della guerra erano ricoperti da quella grande nebbia chiamata "morte": suo padre per fortuna aveva trovato la sua pace qualche anno prima e non aveva assistito a quelle tragedie. In questo modo Makoto e la sua famiglia assistettero alla guerra dall'esterno poiché furono protetti come civili.
Kinji gli chiese di raccontare qualcosa di lui e gli disse che non aveva l'aria del semplice falegname. Che avesse già capito che Makto fosse uno shinobi? Così si schiarì la voce prima di iniziare il suo discorso mentre afferrava la tazza contente il thé. Ringraziò con un cenno del capo.


Makoto Senju: "Si, esatto. Sono diventato da poco uno shinobi a tutti gli effetti, proprio come lo era mio padre. Purtroppo anche per me non è stato semplice accettare la sua morte, ma ogni giorno guardo la mia casa e mi sembra di rivederlo; lo rivedo a tavola seduto al suo solito posto, dove adesso c'è una sedia vuota. Nonostante la mia famiglia sia proprietaria da diversi anni della falegnameria, mio padre era uno shinobi del corpo speciale e passava le sue giornate in missione. Tuttavia trascorrevo parecchio tempo con lui mentre si allenava, anche se non facevo che fargli mille domande su cosa fosse un kunai o a chiedergli di moltiplicarsi per gioco."

Si fermò per un istante per sorseggiare il suo thé. Il silenzio regnava e non si sentì altro che il rumore di Makoto che si abbeverava.

Makoto Senju: "Ho deciso di coltivare i suoi stessi sogni; voglio proteggere questa terra che mi ha dato la vita e cercherò di aiutare Konoha nel mio piccolo con un passo alla volta, una missione alla volta. Purtroppo però non sono stato ancora richiamato, ma non ho perso tempo; mi sono allenato intensamente alla sede del clan completando le tradizionali prove che ogni giovane shinobi Senju deve affrontare all'inizio della sua carriera. L'assenza di mio padre grava molto sulla famiglia e mio nonno non è molto favorevole a questa mia scelta. Lui vorrebbe che mi dedicassi completamente alla falegnameria ricoprendo il ruolo di mio padre e io faccio i salti mortali per fare entrambe le cose accontentandolo. Mi dispiace dirlo, ma adoro l'arte ninja; la trovo estremamente interessante e varia. Esistono migliaia di shinobi con stili diversi e mi piacerebbe conoscerli uno ad uno."

I suoi occhi fissarono la bevanda all'interno della sua tazza, mentre la sua bocca si mosse ad indicare un forte sentimento di rammarico.

Makoto Senju: "Ogni giorno devo lottare con il nonno per avere il tempo per allenarmi, figuriamoci se posso conoscere girare per il mondo per sfamare la mia sete di conoscenza."

 
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view post Posted on 16/4/2016, 18:01     +1   -1
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Makoto raccontò di aver ottenuto il coprifronte da poco e che purtroppo anch'egli aveva dovuto sopportare la perdita del padre; inoltre il nonno paterno del Senju non sembrava entusiasta delle scelte di vita del nipote, preferendo di gran lunga che si impegnasse a pieno nella falegnameria di famiglia.
I due Uchiha rimasero in silenzio ascoltando con attenzione quello che il loro ospite aveva da dire. Le motivazioni e gli ideali che muovevano il giovane genin erano gli stessi di molti altri shinobi prima di lui: voleva proteggere la Foglia e tutti i suoi abitanti.
Kinji sorrise al sentire quelle parole, non perchè trovasse ridicola una simile motivazione -anzi- era la stessa che lo aveva spinto tempo addietro.
In un certo senso rivedeva il se stesso di molti anni prima nel giovane Makoto, ma sapeva bene che se il Senju avesse avuto la determinazione per andare avanti e continuare il percorso da lui scelto, avrebbe trovato molti ostacoli lungo la strada.
Gli occhi del moro si posarono sul contenuto della tazzina che stava tenendo tra le mani ed espresse una profonda tristezza nel dover "combattere" con il nonno anche solo per potersi allenare, figurarsi se fosse riuscito a realizzare il desiderio di conoscere tanti shinobi provenienti da tutto il mondo e le loro abilità.
Hayato sembrò intristirsi parecchio nel sentire le varie difficoltà di Makoto, non riuscendo bene a capire come risollevare il suo morale, ma fortunatamente c'era anche Kinji.


- Hayato, per favore puoi andare su e prendere il compenso che dobbiamo alla famiglia Senju? Troverai un sacchetto già pronto sulla scrivania della mia camera.

Il più piccolo annuì e si apprestò ad avviarsi per le scale che conducevano al piano superiore, mentre Kinji rimase fermo e composto. Solo quando il più piccolo fu abbastanza lontano, riprese a parlare con la solita tranquillità ma con una luce negli occhi che delineava sicurezza.

- Se sei certo di voler proseguire il tuo percorso come shinobi, dovrai allenarti molto più di quanto fai adesso. Dovrai riuscire a diventare abbastanza forte da poter proteggere non solo te stesso, ma anche coloro che ti circondano... e non sarà affatto semplice. Te lo chiedo ancora una volta... ne sei certo?

I toni della discussione sembrarono diventare improvvisamente più seri, ma dopo aver appreso da parte del Senju una risposta positiva, il Vermiglio inspirò profondamente e continuò più positivo di prima.

- Se davvero vuoi realizzare il tuo sogno, allora hai trovato qualcuno che può aiutarti. Ti allenerò io con piacere, ma adesso è troppo presto e purtroppo nel giro di una settimana sarò via per una missione.
Al mio ritorno sarò io a trovarti per iniziare ad addestrarti, ma fino ad allora tieniti pronto, fai più esperienza sul campo e aggrappati alla vita... qualsiasi siano le difficoltà che incontrerai dinnanzi a te.


Sembrò che Makoto avesse trovato chi poteva aiutarlo ad aumentare i propri orizzonti e fornirgli sopratutto gli strumenti per diventare un ninja più completo. Solo il tempo avrebbe potuto dare ragione ad entrambi; il Senju avrebbe avuto molto tempo a disposizione fino al giorno dell'allenamento e avrebbe dovuto sfruttarlo a dovere.
Intanto Hayato era tornato senza sentire nulla del discorso più confidenziale tra i due ninja della Foglia.


- Ecco qui, Makoto-kun. Grazie ancora di tutto.

Disse sorridendo e porgendo al moro un sacchetto con la cifra che probabilmente era stata pattuita in precedenza.

- Bene, direi che anche questa è fatta. Ricordati ciò che ti ho detto, Makoto-kun. Alla prossima!

Lo salutò sorridente e fiducioso che il giovane avrebbe accettato di buon grado il consiglio del Vermiglio.
 
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Makoto
view post Posted on 18/4/2016, 10:39     +1   -1




Il silenzio che si creò dopo le tristi parole di Makoto fu interrotto da Kinji, il quale mandò il fratello minore a recuperare un sacchetto contenente il compenso per il giovane Senju al piano superiore. Per la prima volta i due shinobi si trovarono soli e il chunin ne approfittò per motivarlo in qualche modo. Gli disse che non poteva assolutamente trascurare l'allenamento, altrimenti il suo desiderio di proteggere chi gli sta intorno non poteva realizzarsi in alcun modo. Poi lo guardò con uno sguardo molto serio e gli chiese se ne fosse veramente certo. Makoto si prese qualche secondo per rispondere: non perché non fosse convinto della risposta, ma perché voleva trovare le parole giuste per esprimere i suoi pensieri. Poi finalmente si espresse con un tono di voce forte e deciso.

Makoto Senju: "Mio padre è sempre stato una persona patriottica perché voleva proteggere la sua grande famiglia di nome Konoha. Io credo che si spingesse oltre la semplice protezione della nostra famiglia e questo l'ha spinto fino alla morte in una missione suicida a Kiri: il suo corpo non fu neanche ritrovato. Era forte, ma forse non abbastanza per inseguire i suoi ideali; quindi sì! Sono certo di quello che voglio, ho bisogno di allenarmi intensamente senza aver paura del dolore e del sudore!"

Kinji colse la sua decisione e credette nel sogno del giovane shinobi. Si propose quindi di aiutarlo in questo suo percorso offrendosi come sensei per un allenamento e Makoto lo guardò con uno sguardo incredulo oltre che gioioso. Avrebbe dovuto aspettare il ritorno di Kinji da una missione, ma sarebbe stato lo stesso chunin a trovarlo e ad iniziare l'addestramento. Intanto Makoto doveva fare esperienza sul campo, magari aspettando di essere chiamato per la sua prima missione e affrontare le prime difficoltà.

Makoto Senju: "Per me sarebbe un'onore, non saprei come ringraziarti! Ti prometto che mi impegnerò al massimo per farmi trovare pronto e non esiterò a fare tutto quello che mi dirai se servirà a rafforzarmi. Attenderò il tuo arrivo."

Finalmente Hayato tornò con il sacchetto e il discorso confidenziale tra i due shinobi si interrompette in questo modo. Il fratello minore gli porse il compenso e Makoto lo raccolse con un sorriso amaro. Si sentiva in colpa ad accettare quei soldi dopo che Kinji si era proposto di aiutarlo nell'addestramento. Quel gesto così altruista andava ricompensato in qualche modo e anche in questo caso Makoto elaborò una strategia. Anche Kinji ringraziò il giovane Senju e lo accompagnò all'uscita.

Makoto Senju: "Grazie a voi per l'accoglienza e per il thé. L'Omotenashi regna in questa casa!"

Una volta uscito dalla residenza dei due fratelli, si assicurò che avessero chiuso la porta per poi riavvicinarsi nuovamente. Posò il sacchetto a terra davanti alla porta d'ingresso e corse via più veloce che poteva per il vialetto scavalcando il cancello con un salto. Il nonno sarebbe andato su tutte le furie, ma magari Makoto l'avrebbe ripagato con il lavoro in falegnameria o con il suo nuovo stipendio da shinobi.
Non avrebbe mai dimenticato quel giorno: il primo incontro con Kinji Uchiha aumentò a dismisura le sue motivazioni. Si sarebbe allenato nei giorni seguenti con grande impegno, in modo da non sfigurare davanti al suo nuovo sensei e idolo. Idolo era la parola giusta per uno shinobi dal carattere gentile e altruista.




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Edited by Makoto - 4/8/2016, 13:04
 
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