Classe #24 - Miraggi, Per Zen Humor, Ophelia e Phoenix

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view post Posted on 15/1/2016, 15:09     +1   -1
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È da stamattina all'alba che poderose raffiche di vento spazzano le dune del deserto di Suna, schiantandosi contro i bastioni rocciosi che riparano il villaggio dall'inclemenza del clima: un vento secco e rovente, che toglie il respiro e trascina con sé granelli di sabbia fastidiosi come piccoli proiettili sulla pelle esposta all'aria.
Non sarà gradevole per gli aspiranti genin inerpicarsi lungo le pareti scoscese di roccia per arrivare fino all'Accademia...

… ma ancora meno gradevole sarà per loro scoprire che dell'Accademia non c'è la minima traccia.

Scomparsa nel nulla, nel puro etere.
La sommità dell'altopiano dove essa era solita sorgere è frustata dalle folate impietose che sembrano prendersi gioco degli studenti giunti fino a lì, tentando di strappar loro di dosso gli abiti che li riparano ed infilando sabbia dorata in ogni piega o interstizio della stoffa lasciato imprudentemente socchiuso.
In luogo dell'imponente edificio si estende un avvallamento di forma regolare, dal diametro di diversi metri e pieno di soffice sabbia dorata – il diametro è all'incirca lo stesso che avrebbe avuto la loro scuola, se fosse stata ancora lì; la cosa peculiare è l'aspetto di tale formazione, dato che sembra affossarsi gradualmente verso il centro a mo' di imbuto.

GdR off // bene, divertitevi // GdRon



GdR off // no, scherzavo. Role libera, potete descrivere il vostro arrivo all'Acca... ops... insomma, il vostro arrivo lì. Se i Pg hanno improvvise manie da Sherlock Holmes limitatevi a descrivere cosa stiano cercando, cosa vedono ve lo dico io.
Mi raccomando con i tempi di risposta: siete in tre, con me in quattro: non voglio che restiate impelagati per mesi qui dentro. Se avete problemi irl e dovete assentarvi avvisate via topic o MP, ci tengo molto // GdRon
 
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view post Posted on 16/1/2016, 11:43     +1   -1

The Pine

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Sapete, credo proprio che questa mattina devo aver mangiato proprio male. Male tipo tanto. Ma tipo davvero tanto. Del tipo che il latte doveva essere ammuffito... O più probabilmente diventato proprio gorgonzola. Oppure è colpa dei biscotti. Però non ricordo di averli ricorsi per casa prima di inghiottirli. Per Jinosamu, di certo non posso giurarlo. Ovvio che non posso. « PER LA SANTISSIMA POLPETTA GIALLA! » strilla la mia voce scossa, mentre facendomi scudo con la mano dal vento, tengo gli occhi spalancati per cercare di capire cosa acciderbolina stia accadendo. Eppure non c'è niente. Ed è questo il punto. In quattro anni di encomiabile carriera da studentessa non avevo mai sbagliato strada, proprio quel giorno doveva capitarmi? L'ansia? La pressa? Ma no! Però è così. Deve essere così. Non ci sono altre spiegazioni per quanto sta accadendo.

« Calma, testa di ragnatela. Rifletti. » Certo, devo riflettere. Riflettere riflettendo. Non c'è nessuno intorno a me. Cattivo segno, ma è anche vero che la strada non è sbagliata. Mi basta una rapida occhiata alle mie spalle per capirlo. Tutto è al suo posto, come tutte le mattine. I soliti gradini, i soliti sassi, il solito sentiero che porta dalle scale all'accademia, più cavato rispetto al resto della zona. Però l'Accademia non c'è. Non c'è. Okay, accertato questo, puoi toglierti quell'espressione ebete dalla faccia. Assottiglio gli occhi per proteggerli dai granelli che il vento mi getta contro - scompigliandomi anche i capelli, dannato lui - quindi porto la mano a grattarmi rapidamente il capo. In quale modo questo dovrebbe aiutarmi con i miei ragionamenti, solo Jinosamu lo sa, però intanto funziona. Una grattato o due e via di pensiero logico!

Sono in piedi. Per quanto mi riguarda, avere coscienza di questo dovrebbe indicare che il cibo stamattina non sta giocando brutti scherzi. Spero. Infondo, se ma' può ingurgitare pappa di ragno dorata da tutta una vita e restare lucida, io posso divorare dei biscotti semoventi senza perdere il senno. Ammesso che fossero davvero semoventi. In ogni caso, non dovrebbe essere colpa mia se non la vedo. Una genjutsu? Dannazione, spero proprio di no, non è propriamente la cosa in cui eccello! C'è sempre l'opzione che la scuola si fosse alzata e se ne sia andata. Infondo, ora che ci faccio caso, c'è effettivamente un avvallamento al suo posto. Perché un'illusione dovrebbe avere quel dettaglio? Per Jinosamu, perché magari è un'ottima illusione! Sono nel guano di ragno fino al collo. Devo solo sperare di non restare da sola per parecchio, altrimenti è finita. Il nonno mi ha raccontato di tecniche assurde, potrebbero aver spostato la scuola e io potrei essere stata distratta da qualcosa mentre lo dicevano. Mmh... Che stavo facendo mentre ci dicevano la data dell'esame? Ah già... Beh, non è colpa mia se Tokugawa-senpai ha un sedere così fissabile!

Beh, arrivata a questo punto, tanto vale fare una prova. Incerta, mi avvicino al solco sul terreno. Passi cauti, si sa mai che possa succedere tipo tutto mentre raggiungo la mia destinazione. Occhi fissi al terreno, per scrutare ogni granello che va fuori posto. Quindi, se il mio breve cammino raggiungerà la sua destinazione, l'obbiettivo è quello di affondare la mano all'interno della sabbia della conca. Magari la scuola è sprofondata. Se sotto quella sabbia non c'è nulla, avrei avuto un indizio.





Edited by Zen Humor - 18/1/2016, 12:45
 
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Blazing Phoenix
view post Posted on 17/1/2016, 17:58     +1   -1




Il sole già splendeva sul villaggio di Suna; ma non nella mia stanza, le mie tende facevano miracoli contro la pestifera luce mattutina. Avevo dormito benissimo e mi ero addirittura svegliato prima del previsto, quindi non vidi motivo per non continuare a prendermela comoda e rendermi piacevole la mattinata. Avrei comunque dovuto ricevere visite inevitabili a momenti. Mi portai la mano destra dietro l'orecchio e lo tesi verso la porta; un lieve suono crebbe rapidamente in un più incalzante rumore. Il suono di piccoli e frenetici piedi scalzi. La porta si spalancò di colpo, lasciando entrare un intenso fascio di luce nella mia stanza.

<< Fratelloneeeeee~! >>

Rin balzò praticamente attraverso l'intera larghezza della stanza per poi atterrare sul mio letto.

<< Oh? >>

Istanti dopo, un incredibilmente minaccioso suono di pantofole si fece strada dal corridoio fin dentro la mia stanza, ovviamente seguito immediatamente a ruota dall'ingresso di Ren. Armata di un mestolo e un sorriso feroce ma divertito, un tipo di espressione che solo mia sorella sembra in grado di eseguire. Spostò Rin con un braccio mentre con l'altro cominciò a colpire le coperte all'altezza delle mie spalle usando il mestolo.

<< Forza alzati, scansafatiche! Cerca di essere puntuale per una volta nella vita! >>

Osservare questa scena dal lato opposto della mia stanza era un'esperienza estremamente divertente.

<< Sembra che l'unica cosa che scanserò oggi sono i tuoi letali colpi di mestolo, Ren-chan. >>

Le dissi, ridacchiando; entrambe si voltarono, guardando alle loro spalle. Io me ne stavo appoggiato schiena al muro, già perfettamente vestito e pronto per la giornata; indossavo una camicia leggera completamente aperta – ovviamente! – sotto la quale portavo una maglietta sbracciata come precauzione contro il vento - oggi sembrava particolarmente aggressivo anche solo sentendolo sbattere contro le finestre - e pantaloni comodi. Rin mi guardava con occhi pieni di meraviglia, Ren sembrava onestamente sorpresa. Mi staccai dal muro e feci per uscire dalla stanza.

<< Apprezzo moltissimo le attenzioni che avete verso il vostro fratellino, ma da oggi diventerò un ninja. Devo essere composto, freddo e distaccato; non posso certo farmi cogliere di sorpresa o essere toccato da rivoltanti dimostrazioni d'affetto !>>

Mi chinai leggermente in avanti. Un mestolo volteggiò rapido appena oltre la mia testa andando a sbattere contro il muro più avanti oltre la porta, seguito da un “dannazione” sibilato a denti stretti. Saltellai ridacchiando lungo il corridoio, dirigendomi verso la sala da pranzo, dove i miei genitori stavano ancora facendo colazione. Mangiai un biscotto, buttandolo giù con un lungo sorso di tè e diedi un caloroso saluto a mamma e papà. Oggi mi sentivo incredibilmente più energico del solito, ero eccitato come non mai; infilai le scarpe e varcai la soglia di casa.

Il vento era veramente incessante, e il fatto che fosse carico di sabbia lo rendeva anche molto fastidioso, tuttavia, finché fossi rimasto sotto la copertura degli edifici, non sarebbe stato un problema. Seguii con calma la strada che portava all'accademia, per poi iniziare a salire la scalinata che portava fino in cima all'altopiano sul quale si trovava. Durante la salita, trovandomi adesso completamente privo di ripari, potei constatare l'effettiva forza di quel dannato vento; folate incessanti continuavano a sventolare violentemente la mia camicia, rischiando addirittura di sfilarmela di dosso almeno un paio di volte, mentre la sabbia continuava ad infilarmisi negli occhi. Mi lasciai andare in un lungo sospiro, sfilai le mani di tasca per abbottonarmi la parte superiore della camicia, almeno le folate frontali non avrebbero più rischiato di sfilarmela via, e continuai ad usare la mano destra per schermarmi gli occhi. Diversi minuti più tardi raggiunsi la cima della scalinata, potevo vedere che già qualcun altro aveva raggiunto l'accademia; una ragazza, dalla capigliatura corta continuamente scompigliata dalle raffiche di vento, era intenta a grattarsi il capo, come se fosse confusa. Beh, in ogni caso avevo già qualcuno che potesse assistere al mio ingresso drammatico. Me l'ero ripassato mentalmente più e più volte nei giorni un cui ero ritornato all'accademia per annunciare la mia intenzione di partecipare all'esame genin e frequentare alcune lezioni di ripasso con la classe dell'ultimo anno: avrei raggiunto gli ultimissimi gradini, spiccato un agile salto e ruotato su me stesso una o due volte, per poi atterrare perfettamente in piedi, braccia incrociate e vento che agita la mia camicia, il dettaglio più importante. Ed eccolo, infine, il momento di entrare in scena. Una volta messo piede sul penultimo gradino, caricai lo slancio e saltai. Raggiunsi un altezza sufficiente per una doppia piroetta, perciò mi avvitai su me stesso con agilità. Avevo già compiuto una rotazione e mezza quando una maledetta e improvvisa raffica di vento, inaspettatamente forte, mi sbilanciò completamente. Caddi di schiena sul terreno dell'altopiano con un sonoro tonfo, esclamando per l'improvviso impatto.

<< GHEH! >>

Entrata rovinata. Mi rialzai in fretta, spolverandomi i vestiti mentre sentivo di star arrossendo in volto. Decisi di far finta di nulla e ad accennare un saluto quando mi resi conto che qualcosa era fuori posto... o, peggio, completamente scomparso!

<< D-dov'è finita l'Accademia?! >>

La ragazza già presente si era avvicinata ad un leggero avvallamento, pieno zeppo di sabbia dorata, della stessa larghezza del palazzo che doveva trovarsi al suo posto ed era intenta ad osservarlo - con un po' di fortuna potrebbe non essersi neanche accorta del mio goffo ingresso -. Tuttavia adesso avevamo un bel problema tra le mani. Feci un lungo respiro e mi rinfilai le mani in tasca, tanto valeva analizzare la situazione con un pizzico di calma in più. Mi avvicinai all'altra giovane, sfoderando un gran bel ghigno.

<< Pensavo che l'Accademia ninja fosse un posto dove si addestrano ninja... Non che l'edificio stesso fosse un ninja! Heh! Quello o ci troviamo di fronte ad una GROSSA infestazione di formicaleoni. O, magari ancora, quei furbacchioni degli insegnanti hanno già preparato il loro intricato esame e vogliono metterci alla prova fin subito, spiazzandoci senza il minimo avvertimento o introduzione... Onestamente credo che le mie altre opzioni siano le più ragionevoli, non trovi?>>

Edited by Blazing Phoenix - 17/1/2016, 21:53
 
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Ophelia_Viking
view post Posted on 18/1/2016, 13:54     +1   -1




“Nell’immensità della tua luce, ti prego, guidami anche oggi. “



La stanza era avvolta nella penombra, una delle poche in effetti all’interno di quell’edificio che sembrava risplendere per sua stessa natura tanta era la luce che lo colpiva fin dalle prime ore del giorno; ma la sala in cui si trovava Masako al momento era nella parte privata del tempio, quella più interna e quindi sprovvista di finestre dal quale potesse entrare luce: inoltre alla porta erano state messe delle tende di seta bianca e oro, che seppur chiare riuscivano a bloccare buona parte della luce proveniente dal corridoio.
Quell’ambiente stonava col resto del tempio non solo per la poca luce, ma anche per la quasi totale assenza di arredamento: solo un piccolo altare decorato da collane e nastri dorati troneggiava sul pavimento spoglio, e Masako se ne stava inginocchiata al suo cospetto, in solenne e rigoroso silenzio, con la fronte poggiata sulle mani unite davanti al volto.

Rimase immobile in quella posizione per qualche minuto ancora, prima di aprire gli occhi e contemplare l’altare, con ancora le mani giunte ed un’espressione calma e serena. Era strano come una “damigella del sole”, una sacerdotessa che aveva consacrato (o come meglio dire, avrebbe dovuto consacrare) la propria vita unicamente al sole ed alla sua luce, riuscisse a trovare la vera pace necessaria alle sue preghiere quasi esclusivamente nella semi-oscurità… si era soffermata più volte a pensare a questo fatto, più ironico che preoccupante, ma quello non sarebbe dovuto essere uno di quei momenti: doveva concludere le preparazioni mattutine, che quel giorno erano più importanti del solito.
Alzandosi, raccolse il tessuto su cui si era inginocchiata durante la preghiera, srotolandolo e legandoselo attorno alla vita in modo sapiente, avvolgendolo a coprire la chiusura del corto kimono di seta con la sua cintura, come si potrebbe fare con un obi tradizionale; come aveva fatto durante tutto il suo percorso accademico, anche quella mattina indossava la sua veste cerimoniale, o almeno una versione personalizzata di essa: era più corto, per poter accedere rapidamente alla borsina che teneva legata a metà coscia, aveva meno “strati “ di tessuto per non risultare troppo pesante e rallentarla, ed anche le maniche erano decisamente meno ingombranti (seppur comunque mantenessero una certa lunghezza), per evitare intralci durante le esercitazioni di vario tipo.
Sua madre aveva ovviamente visto queste modifiche quasi come un’eresia, un insulto alla sacra veste della loro tradizione, ma Masako non aveva dato troppo peso alle sue proteste. Certo era comprensibile che continuasse, anche dopo tre anni di accademia, a vedere la sua decisione di approcciarsi al mondo degli shinobi abbandonando la vita sacerdotale come un comportamento inconcepibile per una Discendente del Deserto, e seppur ferma nella sua decisione l’aveva più volte rassicurata sul suo desiderio di seguire la strada degli Spiriti anche nella sua nuova vita fuori dal tempio. Ma in un remoto angolo sella sua mente sapeva che in parte il motivo per il quale stesse dando così poca attenzione alla disapprovazione della madre era che si era rassegnata al fatto che lei non avrebbe mai potuto capire. Non il vestito, non le nuove abitudini, neanche le nuove prospettive per il futuro, non più strettamente ancorato ad una sottomissione fisica e mentale nei confronti della comunità e della famiglia. Era proprio la mentalità diversa che la ragazza sentiva di avere rispetto a quella degli altri membri della famiglia.

Loro non avevano quell’energia dentro, non sentivano quel potere ribollire e pulsare.
Neanche lei ancora sapeva come potersene servire, non aveva modo di accedere a quel calore a piacimento, ma sapeva che c’era. E voleva imparare ad usarlo.

Finì di raccogliere le sue cose, e raggiunse la sala di preghiera comune dove i genitori e i sacerdoti più importanti completavano i riti preparatori mattutini, per poter dare il cambio ai guardiani notturni ed essere pronti ad accogliere i fedeli.
Sua madre Makoto, che aveva continuato a lanciare occhiate furtive all’entrata per tutto il tempo, si alzò subito appena la vide entrare e le si fece incontro, cercando di rimanere serena e distaccata ma tradendo una certa preoccupazione.

-Piccola mia, mi raccomando fai attenzione, e se la situazione si fa pericolosa non ti trattenere dall’invocare l’aiuto dei grandi Spiriti- mentre parlava le sistemava il colletto del kimono, continuando a lanciare occhiate di disapprovazione alla porzione di pelle che rimaneva scoperta tra la fine della veste ed il bordo delle calze. Sapeva che indossava dei pantaloncini sotto, anche se erano nascosti dalla stoffa del kimono, ma lo trovava comunque inappropriato per una ragazza di culto.
Per quanto fosse stata contraria all’inizio e per tutti gli anni di studio di Masako, la sacerdotessa non poteva fare a meno di preoccuparsi per lei. Non era mai stata una donna particolarmente forte di carattere, e aveva dovuto accettare la scelta della figlia anche se a malincuore, ma adesso che la sua piccola stilla di sole stava per compiere questo passo importante sentiva di doverla supportare, anche solo facendole sentire la sua premura di madre.

- Mamma, non credo ci sarà bisogno di scomodare gli Spiriti durante l’esame genin. Ho studiato e lavorato molto per essere pronta quest’oggi. - rispose la ragazza con un sorriso paziente, accogliendo le mani agitate della madre tra le sue, cercando di rassicurarla, prima di aggiungere, notando un certo disappunto a quelle parole -… e ad ogni modo ho già richiesto i loro favori questa mattina nelle mie preghiere, saprò cavarmela. -
Si scostò da lei, lasciandole le mani e raggiungendo il padre per salutarlo, prima di avviarsi verso i corridoi che portavano all’entrata dell’edificio. La donna la seguì fino alla soglia del tempio, sospirando ed osservandola allontanarsi serena e composta come al suo solito giù per la via principale che portava alla città.

Masako camminava beandosi del sole ancora giovane che l’abbracciava, anche se quella mattina al posto della solita calma di quella zona della città, si era dovuta scontrare con un vento sempre più inclemente tanto più che saliva di quota, mentre si avviava per la ripida ascesa all’accademia. Non che la cosa la disturbasse, la sabbia che le entrava nelle vesti era un elemento con cui aveva imparato a convivere dalla nascita, avendo il tempio posizionato sul limitare del deserto rispetto al centro città.
Aveva quasi raggiunto il culmine della scalinata scavata nella roccia, stava riscorrendo mentalmente tutto ciò che aveva studiato e ripassato nelle ultime settimane: ogni gradino era una nozione in più spuntata dalla lista mentale che si era fatta, la conoscenza delle armi di base, il giusto posizionamento delle mani nelle varie tecniche, opzioni tattiche e possibili controffensive.
Probabilmente fu proprio perché in quel momento la sua testa era ben impegnata a ragionare e ripassare che il colpo di scena riuscì così bene.
Appena Masako alzò lo sguardo sullo spiazzo adesso drammaticamente vuoto, la sua solita calma ebbe un attimo di cedimento: fece qualche cauto passo (senza avvicinarsi troppo) verso la zona di quello che, ne era sicura, fino a non molti giorni prima era il perimetro dell’edificio, perimetro adesso delimitato da una superficie sabbiosa, stranamente concentrata in quell’area precisa per essere il solo risultato dell’accumulo di sedimenti trasportati dalle sferzate di vento provenienti dal deserto.
Solo in quel momento si accorse della presenza degli altri due ragazzi.
Riconobbe subito la giovane appartenente alla famiglia Senshokushin, lei e Hadaka avevano trascorso gli ultimi tre anni di accademia assieme e fu sollevata di vederla quella mattina, nonostante tra di loro non ci fosse quasi alcun tipo di legame. Non aveva legato con nessuno in effetti, ma aveva sempre avuto una simpatia particolare per quella ragazzina, soprattutto per via del suo atteggiamento così cordiale, era come la sorellina allegra e spensierata che non aveva mai avuto, ma che aveva sempre desiderato. E poi le faceva sempre un sacco di complimenti, spesso anche molto lusinghieri, doveva essere stata educata bene dalla sua famiglia.
Il ragazzo invece non lo conosceva, non lo aveva mai visto, non che ricordasse almeno.

- Hadaka-chan, non sapevo che fosse oggi il tuo giorno d’esame, è un piacere vederti. -

Masako tentò ti ricomporre la sua usuale cordialità e compostezza, anche se non poteva non tenersi in allerta visto lo stato di quel posto. Ma c’era poco da fare, per quanto un edificio completamente scomparso non poteva di certo essere ignorato, l’educazione veniva prima.

- Credo invece che noi due non ci conosciamo, sei anche tu un esaminando? - La ragazza lo scrutò con indiscrezione, ma facendo un rapido controllo da testa a piedi: anche se la differenza d’età con Hadaka era decisamente più evidente, notò comunque che anche il ragazzo era più giovane di lei. Ma d’altronde era normale, anzi, lei era l’unica “fuori posto” del caso, avendo già sedici anni. - Mi presento, - aggiunse inchinandosi in modo educato - il mio nome è Masako Tokugawa, molto lieta. -

Si rivolse poi ad entrambi, con aria interrogativa:

- Immagino di stare per porre una domanda banale, e temo di saperne già la risposta, ma sapete niente di.. - mosse una mano nel vuoto davanti a sé, con l’ampia manica della veste che svolazzava alle forti folate di vento che passavano -.. questo?-


//OT- Chiedo scusa a tutti per il ritardo, ma (ovviamente proprio ora, tempismo grazie mille) questo weekend mi sono ritrovata impegnata fuori casa, e non ho potuto postare. Ma da adesso sono disponibile sempre, e sarò rapida a rispondere! OT//
 
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view post Posted on 18/1/2016, 22:26     +1   -1
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Lo smarrimento dei giovani allievi è comprensibile: gli edifici non mettono su le gambe e non spariscono nel giro di una notte -perché il giorno precedente nessuno aveva dato l'allarme per qualcosa di simile, giusto?
Che ci sia sotto qualcosa è chiaro come il sole, cosa esattamente un po' meno, anche se uno dei tre ragazzi si è innocentemente avvicinato molto ad un paio degli aspetti del dilemma.
Il loro arrivo non dà origine a cambiamenti nella situazione: nessun esaminatore si presenta sogghignando a svelare il mistero, né l'Accademia si materializza per miracolo nella sua vecchia sede.

La fossa sabbiosa ha un perimetro di forma regolare, il terreno che la circonda è indurito, polveroso e rossiccio così come i tre lo ricordavano; se tuttavia si fossero presi il disturbo di passeggiare lungo il suo bordo avrebbero notato che ad intervalli regolari degli strani ciottoli grossi come un pugno affiorano dai granelli di rena, esattamente a cavallo del margine tra la fossa e la dura pietra. Sono strani non per l'essere ciottoli, ma per la loro forma tondeggiante e levigata tipica delle pietre che rivestono il letto di un corso d'acqua... elemento che chiaramente a Suna non abbonda, e per il loro colore bruno così differente da quello delle formazioni rocciose del deserto. La loro posizione non è casuale, difatti ad un'indagine più accurata sarebbe apparsa chiaramente la forma esagonale di cui costituiscono i vertici.

Se uno degli aspiranti genin avesse deciso di esaminare i ciottoli in questione, avrebbe notato i caratteri incisi su ciascuno di essi: la grafia è incredibilmente accurata per essere poco più di un graffito, ma si tratta inequivocabilmente di sigilli -identici per ciascun ciottolo.
 
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view post Posted on 19/1/2016, 10:23     +1   -1

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Ormai chinata sulla conca, non mi resta che esaminare quanto ho di fronte. Già, sabbia. Semplice e pura sabbia. Faccio per allungare la mia mano verso la stessa, così da poterla carezzare, ma vengo bloccata da una voce estranea che cinguetta alle mie spalle. E' una voce maschile, che ho già sentito, ma non riesco ad associare a nessuna faccia, e a quanto pare sembra avere tanto da dire. Che sia un parto della mia mente? Perché da quanto sento, dice sciocchezze, però allo stesso tempo mi da conferme. « Non so che dire » - gli rispondo, con tono garbato, ma non dandogli ancora sguardo, ancora studiando quanto c'è intorno - « Ancora non sono troppo certa di cos'ho mangiato stamattina, per Jinosamu! » e mentre chiudo questa risposta un po' approssimativa, noto qualcosa di differente, rispetto a tutto il resto dell'ambiente.

Ci sono dei ciottoli purpurei, in mezzo ai granelli di sabbia, disseminati sul limitare del perimetro della conca. Allungo la mano verso il primo che mi capitasse a tiro e lo sollevo. E' ben levigato e pulendolo con l'altra mano, noto immediatamente che è stato inciso. Un tratto lineare, preciso e profondo. Che sia un sigillo? Non sono mai stata molto portata per quel tipo di cose, dannazione! Forse l'ospite dei miei deliri - che però sembrano diventare coincidere con la realtà - ne sa di più. « Ehi, questa pietra ti sembra stra-AH-AH-AH-AH-na. » nell'essermi voltata e sollevata per poterci parlare, finalmente posso vederlo. Diaaaamine. Biondo, alto, snello. Gnocco. Stringo le braccia una contro l'altra e spodero il mio sorriso migliore, mentre mi avvicino con gli occhi puntati contro i suoi begli occhioni azzurri. « Ehilà! Ehilà ehilà ehilà! Non mi sembra di averti mai visto prima! Io sono Senshokushin Hadaka, ma puoi anche chiamarmi Hadaka-chan, belloccio. » sì, credo proprio che stia succedendo di nuovo. Mh-mh, decisamente. Avverto chiaramente che la mia spalla si è spinta contro il petto di lui, avvicinando inevitabilmente il mio volto al suo. Così si sentirà sicuramente a suo agio, no? Io a mio agio ci sono. Eccome. Ora che sono un filo più lucida, nel senso che posso studiarlo meglio, così da vicino, posso costatare che in effetti l'avevo già incontrato, per quanto mai da così vicino. Peccato, quanto tempo perso! Chissà di che colore ha le mutande. Indosserà i boxer o gli slip? Spero i boxer, mai sopportati gli slip sui ragazzi, bleah!

Sono ad un passo dal constatarlo io stessa, ma a bloccarmi è l'arrivo di una seconda voce, questa volta però ben conosciuta. Mi stacco immediatamente dal biondino, tirandomi verso la nuova arrivata. « Tokugawa-senpai! » okay, non è decisamente un sogno. Altrimenti al posto di quel, ahimè, pesante vestito, sarebbe nuda. Però, diaaaaamine. Qualcuno mi dovrebbe spiegare come fa ad essere sempre così adorabilmente gnocca. « E' piace-eh-eh-eh-ere vederti anche per me! Sei sempre così bella! » Ancora con le braccia attorcigliate tra di loro, spinte contro il mio petto, faccio qualche passo verso di lei. Deve fare l'esame, esattamente come me e probabilmente il biondino. Speriamo le facciano togliere quella veste! Adoro stare in sua presenza, nonostante lei non sia mai stata troppo aperta nei miei confronti. Mi sono sempre chiesta come mai, ma non sono una tipa che forza le cose. Per niente. Ho sempre cercato di farla sentire a suo agio, dandole anche il titolo di Senpai, essendo di qualche anno più grande di me. E perché ciò mi ricorda diversi fumetti che mi ha regalato il nonno che mi piacerebbe replicare con la cara Tokugawa. Ooooh sì, Tokugawa-senpai.

Non devo avere la faccia più furba del mondo, quando vengo tirata via dai miei pensieri dalla stessa ragazza che li ha scatenati. La sua domanda mi fa tornare in mente che stretto nel pugno ho ancora quella pietra. Giusto, diamine. L'esame. « In realtà... No. » spalanco le dita, tenendo il ciottolo sul palmo della mano, porgendolo a lei. Magari sa dirmi qualcosa di più. « Ho trovato questo vicino al perimetro del fosso. Sai mica se è un sigillo? Lo sai, non sono bravissima in queste cose. »
 
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Blazing Phoenix
view post Posted on 19/1/2016, 20:00     +1   -1




La prima arrivata era intenta ad esaminare il terreno sabbioso che riempiva la conca nel terreno, in un primo istante sembrava non essersi accorta del mio arrivo, il che era ottimo considerando la mia precedente caduta, ma non esitò a rispondere alle mie considerazioni; parlò con tono educato ma senza voltarsi, sembrava molto concentrata sul dare un senso alla situazione in cui ci trovavamo e di certo non potevo biasimarla per questo. Incuriosito, feci qualche passo avanti, in modo da poter più facilmente esaminare con i miei occhi la conca e le azioni della ragazza che ancora non avevo visto in volto – beh, non molte ragazze portavano quel particolare tipo di capigliatura, tipicamente maschile. Ad essere sincero credo di averla già vista durante le lezioni, se solo queste non fossero un tale sonnifero per me lo saprei per certo -. Osservando più da vicino, notai che diversi ciottoli purpurei spuntavano dalla superficie della sabbia, tutti perfettamente levigati, un tipo di superficie che non si trova facilmente in questo tipo di territorio, e distribuiti ad intervalli regolari, certamente non si trovavano lì per caso. Sfilai la mano destra dalla tasca e, tracciando una linea immaginaria da un vertice all'altro, mi accorsi che i ciottoli erano allineati per formare un esagono, poteva essere un dettaglio importante. Spostai lo sguardo verso la ragazza accanto a me, nel frattempo aveva raccolto un ciottolo e lo stava esaminando con attenzione, mi sembrò di scorgere qualcosa inciso su di esso.

Improvvisamente la giovane ruppe il breve momento di silenzio, mettendosi in piedi e finalmente voltandosi verso di me per rivolgermi una domanda, anch'io spostai la mia attenzione verso di lei. Era veramente carina! Era leggermente più bassa di me, con due grandi occhi verdi che mi scrutavano intensamente ed un piccolo naso all'insù, posizionato sopra una bocca che rapidamente mutò dall'essere spalancata per lo stupore ad un sorriso intrigante. Non afferrai fin da subito il motivo di tale reazione, lei si avvicinò stringendosi le braccia e si presentò. Senshokushin Hadako. Anzi, specificò che potevo chiamarla “Hadaka-chan”, chiamandomi addirittura bell... Ohohoho! La realizzazione arrivò di colpo. Lei si avvicinò ancora di più, spingendo la sua spalla contro il mio petto e continuando a guardarmi sorridendo. Ricambiai il sorriso, facendole anche l'occhiolino.

<< Ma che accoglienza audace e calorosa, Hadaka-chan! Sono sinceramente lusingato! Il mio nome è... >>

Fui interrotto da una nuova voce femminile, proveniente dalla scalinata che portava sull'altopiano. Un'altra ragazza, dalle vesti molto particolari, sembrava essere giunta alla prova d'esame. Come per Hadaka, non la conoscevo personalmente, tuttavia la sua reputazione la precedeva, o almeno ne avevo sentito parlare più volte, fra un pisolino e l'altro. Tokugawa Ma... Maaa... Masenko? Qualcosa del genere. Era attualmente la studentessa più “anziana” - titolo che avevo dato per scontato essere mio, visti i due anni passati via dall'Accademia -, molto riservata, cordiale e ben educata. Salutò Hadaka, la quale immediatamente si allontanò da me per avvicinarsi, tutta contenta, alla nuova arrivata. Probabilmente si conoscevano già, ma a quanto pare Hadaka trattava tutti quanti con la stessa audace confidenza. Mi avvicinai alle due ragazze, sorridendo; almeno adesso avrei avuto l'opportunità di presentarmi ad entrambe. Fui nuovamente anticipato, in quanto fu la nuova arrivata a farsi avanti. Masako Tokugawa - ops - era il suo nome e, come Hadaka, non sembrava sapere molto su di me. Dannazione! Due ragazze così amichevoli e graziose erano nella stessa classe che avevo frequentato anch'io e non me ne ero accorto? Certo ero arrivato solo nell'ultimo periodo... e non avevo nemmeno frequentato tutte le lezioni... e quando le frequentavo dormivo... Ok, colpa mia.

<< Dev'essere il mio giorno fortunato se ho l'opportunità di partecipare all'esame con due aspiranti kunoichi tanto graziose! >>

Mi posizionai in mezzo alle due, mettendo una mano sulla spalla di ognuna.

<< Il mio nome è Maeda Sun. Ma vi pregherei di non chiamarmi per cognome. Potete chiamarmi Sun-kun, Sun-chan, Sun-senpai, Sun-kohai, Sun-sama o anche Sun-san... >>

Non riuscii a trattenere una risatina.

<< ...Oppure potete semplicemente chiamarmi Sun! >>

Staccai le mani dalle due ragazze e feci qualche passo avanti stiracchiandomi.

<< Adesso, se non vi dispiace, mentre voi due studiate meglio quella pietra intendo verificare che la loro disposizione esagonale non sia effettivamente una qualche particolare tecnica magica... oppure farò solo la figura dell'idiota, heh! >>

Camminai fino a raggiungere la conca piena di sabbia, saltai, roteai e mi preparai per atterrare all'interno dell'esagono a braccia allargate, rivolto verso Hadaka e Masako.
 
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Ophelia_Viking
view post Posted on 20/1/2016, 01:42     +1   -1




Come prevedibile, anche gli altri due ragazzi avevano capito poco riguardo quella situazione, non più di quanto non potessero intuire dalla semplice osservazione di ciò che avevano (o non avevano) davanti agli occhi.
Masako, sentendo i compagni parlare, aveva iniziato ad esaminare un po’ meglio quelli che si sarebbero potuti definire i “ruderi” dell’accademia: ciò che straniva la ragazza era più che altro il fatto che nonostante quella mattina ci fossero raffiche di vento notevoli, la sabbia che avevano trovato nello spazio in cui prima era presente la struttura non si fosse più di tanto spostata dal perimetro originale, mantenendo una forma geometrica ben strutturata e definita da un certo numero di piccole pietre presenti sul terreno.
Stava per avvicinarsi di qualche altro passo per recuperarne una, ma notò compiaciuta che la giovane Senshokushin l’aveva preceduta e ne teneva già una in mano: aveva probabilmente iniziato ad esaminarla prima di mettersi a parlare con l’altro studente, ma si rese conto dalle sue parole che non aveva saputo trarne chissà quali informazioni.
Prese in mano il ciottolo tondeggiante e rossastro che Hadaka le aveva gentilmente posto, guardandolo con più attenzione: il colore di per sé era già un elemento strano, era decisamente scuro per il tipo di rocce che erano presenti non solo su quella particolare altura, ma in generale in città e dintorni, inoltre rigirandosela tra le dita era evidente che si trattava di una roccia erosa dalla forza di una corrente acquatica; e se già sembrava strano che alcune pietre di origine diversa da quella desertica avessero potuto raggiungere quel luogo per caso, era ancora meno credibile che su ognuna di esse ci fosse inciso lo stesso simbolo, una runa di qualche genere che probabilmente fungeva da sigillo per… qualcosa.

Erano conclusioni alle quali probabilmente anche gli altri due ragazzi erano arrivati, visto che Masako si era limitata ad osservare la scena, ma per quanto cercasse di fare mente locale sulle conoscenze che aveva acquisito negli ultimi mesi, non era in grado di ricordare niente relativo a quelle incisioni, né a rituali di edifici… invisibili? Trasportati? Trasmutati? Forse recuperando le altre pietre ed esaminandole insieme avrebbero potuto raccogliere indizi aggiuntivi.

Si voltò per provare a comunicare la sua idea ai compagni: Hadaka aveva assunto il suo solito temperamento affettuoso nei confronti di entrambi, ed il ragazzo, che si era nel frattempo presentato alla Tokugawa, aveva già iniziato a rendere ben chiara la sua “predisposizione” al gioco di squadra.
Masako stava per aprire bocca quando la mano del ragazzo le finì sulla spalla, facendole spalancare gli occhi e stringere la pietra che teneva adesso fermamente con entrambe le mani.
Era cresciuta in un tempio, circondata da sacerdotesse, cultisti e fedeli. Il contatto fisico da parte di chiunque non fosse sua madre era una situazione da considerarsi più unica che rara.
E adesso una persona che non era la piccola Hadaka la stava PRATICAMENTE abbracciando. Insomma da quella ragazzina non aveva problemi ad accettare gesti del genere, si trattava evidentemente di una manifestazione d’affetto data dal suo buon carattere, era una caratteristica che la contraddistingueva e non c’era di certo alcuna malizia dietro alla sua espansività, e inoltre avevano frequentato l’accademia insieme… ma da lui? Si erano appena conosciuti!
Doveva uscire da quella situazione.
Ma se avesse detto qualcosa a Sun, che si era anche così gentilmente premurato di darle l’autorizzazione di rivolgersi a lui per nome, lo avrebbe sicuramente offeso, ugualmente se si fosse scostata bruscamente da lui.

Fortunatamente fu il giovane stesso a sbloccare la situazione, allontanandosi dopo appena un paio di secondi dalle due e stiracchiandosi.
Masako sospirò sollevata, sentendosi stupida per aver pensato che un ragazzo così educato avesse potuto agire in quel modo spinto da motivazioni diverse del puro e semplice spirito di aggregazione.
L’esame non era ancora iniziato, e già si sentiva di aver imparato qualcosa di nuovo.

Recuperò la sua solita espressione gentile, ed annuì all’idea del ragazzo di continuare le loro indagini sulle pietre, cosa che comunque aveva pianificato di fare:

- Si, penso inoltre che dovremmo provare a rimuovere anche le altre pietre, potremmo scoprire se si tratta di un qualche tipo di rituale di mimetizzazione o simile e togliendole dal loro posto potrebbero indebolirne o annullarne l’effetto. E nel peggiore dei casi, saremmo in grado di formulare ulteriori ipotesi avendole riunite tutte insieme, non crede… … te. -

L’ultima sillaba fu pronunciata quando già il ragazzo aveva iniziato a volteggiare in aria.
E fu in quel momento Masako si rese conto di come potesse difficilmente essere rappresentata in altri modi la differenza sostanziale tra pensare ed agire.
 
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view post Posted on 21/1/2016, 15:53     +1   -1
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Curioso che sia proprio San a mettere i piedi dove non deve: forse per quella incoscienza spensierata tipica dei giovani, forse per il desiderio di attirare l'attenzione delle due graziose compagne di corso con una prova di coraggio.
Ha appena affondato le suole delle calzature nei granelli dorati, che all'improvviso qualcosa emerge dal centro della fossa, sollevando due alte sventagliate di sabbia polverosa: due grosse mandibole, irte di escrescenze cornee e lunghe un metro e mezzo ciascuna, seguite da una brutta testa gibbosa color sabbia.
Un orrendo insettone, una larva di formicaleone migliaia di volte più grossa del normale se ne stava pazientemente appostata da tempo ed ora finalmente ha ottenuto l'occasione per partire all'attacco. Per l'appunto, è curioso che sia stato proprio lui a sfidare la sorte quando si era avvicinato così tanto alla verità con una banale battuta.
Inutile descrivere cosa accade subito dopo: le mandibole si chiudono con uno schiocco attorno alle caviglie del ragazzo prima ancora che possa aprire bocca per gridare e l'enorme bestia inizia a trascinarlo indietro, verso l'interno della sua tana.
Qualsiasi tentativo di divincolarsi o urlare sarebbe stato inutile, così come eventuali tentativi di fermare l'animale con le piccole lame in dotazione agli studenti o tramite una jutsu ben piazzata: è un predatore esperto e dalla pelle coriacea, attendeva solo che una vittima incauta entrasse nel proprio raggio d'azione e si è mosso troppo rapidamente per poter offrire il fianco ad una controffensiva degna di tale nome.
Un dolore più acuto si somma a quello già terribile inferto dalle mandibole strette attorno alle sue gambe: il ragazzo si sarebbe reso conto con orrore che quella bestia gli sta iniettando qualcosa nel corpo; prima ancora che la sua testa fosse sparita sotto la sabbia il formicolio avrebbe raggiunto l'altezza del bacino -ancora pochi istanti e non sarebbe stato più in grado né di urlare, né di articolare parole... vista e udito si sarebbero offuscati e sarebbe piombato in uno stato di incoscienza.
 
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Blazing Phoenix
view post Posted on 21/1/2016, 23:10     +1   -1




Atterrai sulla superficie sabbiosa, poco oltre la delimitazione degli strani ciottoli, e perfettamente in piedi - almeno ero riuscito a risparmiarmi la figuraccia di un pessimo salto proprio davanti alle mie compagne-. Tuttavia, non ebbi il tempo di compiacermene. Il terreno ebbe un rapido sussulto e la sabbia si smosse bruscamente, alzando due grosse sventagliate. Per poco non persi l'equilibrio.

Colto alla sprovvista, mi voltai immediatamente. Non potevo credere ai miei occhi. In una qualsiasi altra situazione sarei scoppiato a ridere, ma la tempestività dell'evento mi aveva lasciato spiazzato e, probabilmente, con un gran espressione idiota stampata in faccia. Un gigantesco formicaleone era effettivamente lì, davanti a me. Rendendomi conto del guaio in cui mi ero cacciato optai per una ritirata strategica immediata. Nuovamente mi voltai verso le mie due compagne e mi preparai a correre.

<< Hadaka-chan, lo ammetto, non lo ritenevo poi così credibil...! >>

La mia frase terminò in un grido soffocato, che riuscii a fermare a stento. Come un lampo il bianco, il dolore mi accecò momentaneamente; quando tornai in me, qualche istante dopo, ero completamente sdraiato sulla sabbia, non mi ero nemmeno accorto di essere caduto. Qualcosa mi stava trascinando indietro, mentre il dolore continuava incessante. Con molta fatica voltai la testa. Quell'orrendissima creatura era riuscita ad agguantarmi le caviglie con le sue fin troppo lunghe mandibole, non riuscivo neanche a separare le gambe tanto era salda la presa. Dovevo trovare il modo di liberarmi... provare a opporre resistenza sarebbe stato uno spreco di energia - la sabbia era l'unica cosa a cui potevo “aggrapparmi” - e tentare l'offensiva sarebbe stato un tentativo altrettanto patetico, quella cosa sembrava dannatamente dura da ferire anche da una posizione di vantaggio. Spostai il mio sguardo verso Hadaka e Masako. Dovevano essere così enormemente deluse. Sconfitto dal mio stesso desiderio di risaltare, che bella prima impressione devo aver lasciato. E io che credevo di aver imparato la mia lezione sul sopravvalutarsi... no, questo è semplicemente quello che succede quando prendo le cose alla leggera.

Il formicaleone continuava a trascinarmi incessantemente verso il centro dell'avvallamento sabbioso. Improvvisamente un nuovo dolore mi colpì. Strinsi i denti e serrai i pugni, mi ero cacciato da solo in quel guaio e non mi sarei messo a gridare di dolore giusto per vedere i miei ultimi frammenti di dignità andarsene così. Rapidamente mi resi conto che anche non gridare sarebbe stata un'impresa, quella bestiaccia doveva aver fatto qualcosa, sentivo l'interno delle mie gambe come fosse in fiamme e... maledizione... non riuscivo più a muovere i piedi. L'area di corpo che sentivo bruciare si stava lentamente spostando; dalle caviglie ai ginocchi e poi ancora fino al bacino, lasciando dietro di sé il niente. Nessun dolore, nessun fastidio, nessun movimento. Mi stava paralizzando o peggio. Un gemito mi sfuggì dalle labbra, probabilmente non sarei nemmeno rimasto cosciente a lungo, la vista mi si stava già annebbiando. Con sforzo enorme, alzai la testa per tentare di farmi notare e feci un gran sorriso.

<< ... Visto? Ho fatto scattare la trappola... apposta per voi! Heh, mi sembrate due tipe sveglie, dovreste cavarvela egregiamente con questo piccolo vantaggio... Ugh... perdonatemi se non vi aiuterò a schiacciare quest'insetto... credo di aver bisogno di un pisolino...Heheh...heh... >>

Persi completamente ogni sensibilità subito dopo, anche le due ragazze che si trovavano pochi metri davanti a me sembravano due ombre sfocate. Poi fu buio.
 
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Ophelia_Viking
view post Posted on 22/1/2016, 03:17     +1   -1




Non avevano potuto fare niente.
Tutto ciò che Masako ed Hadaka furono in grado di vedere fu uno sbuffo di sabbia alle spalle di Sun, che pochi istanti dopo essere atterrato all’interno del perimetro finì faccia a terra, come se fosse stato strattonato da dietro: nel momento in cui l’altezza del ragazzo non fu più un ostacolo per la vista, fu possibile individuare la figura di una grossa bestia che rapidamente stava trascinando Sun verso il centro dell’area sabbiosa, area che grazie al vuoto d’aria causato dall’emersione dell’insettone aveva adesso assunto una forma conica.

Masako scattò istintivamente per lo spavento, dapprima indietreggiando di un paio di passi, e poi avvicinandosi rapidamente al confine con la sabbia, ma senza oltrepassarlo: avrebbe voluto saltare dentro per raggiungere Sun e cercare di trascinarlo via, ma cosa sarebbe successo se ci fosse stata più di una di quelle grosse creature? Rimanere a sua volta intrappolata non avrebbe sbloccato la situazione, anzi l’avrebbe solo peggiorata.
Ignorò il delirante blaterare del ragazzo che stava evidentemente iniziando a perdere i sensi, forse per la pressione della sabbia che lo stava ricoprendo? O forse per lo shock del dolore alla gamba, visto che il formicone vi aveva avvolto le proprie tenaglie prima di scomparire sotto quel semovente mare dorato… ad ogni modo, in quel momento aveva bisogno di riflettere, e rapidamente. E stare a seguire quei suoi discorsi sconclusionati non l’avrebbe aiutata.
Iniziò a guardarsi intorno, cosa poteva fare? Avrebbe potuto andare a chiedere aiuto, o chiedere ad Hadaka di farlo, ma a che scopo? Avrebbero potuto correre veloce quanto quel ventaccio che le colpiva incessantemente da quella mattina, ma non avrebbero mai fatto abbastanza in fretta da permettere ai soccorsi di aiutare il compagno in tempo. Ma contemporaneamente, non c’era niente che le avrebbe permesso di aiutare Sun da dove si trovava, non aveva corde o bastoni da porgergli, tanto più che il ragazzo si stava rapidamente avviando verso il centro dell’area, allontanandosi quindi sempre di più da lei.

Se ne stava lì in piedi, intorno c’era solo il rumore della sabbia che scorreva, e del vento che soffiava forte. Stava cercando di farsi venire in mente qualcosa, guardandosi intorno frenetica con espressione atterrita, colta da un incredibile quanto nuova sensazione di totale impotenza.
Strinse forte i pugni, quasi volesse cercare di sforzarsi fisicamente per aiutare il cervello a macinare idee, quando si rese conto che ancora in mano teneva la pietra che Hadaka aveva rimosso dal terreno.
La guardò, poi tornò rapida su Sun, che stava per scomparire del tutto sommerso dai granelli di sabbia, e infine ripercorse in un solo istante tutto il perimetro dell’area in cui prima era presente l’edificio, costellato dalle altre cinque pietre identiche alla sua.
L’unica cosa che le venne in mente furono le parole di Hadaka, appena le aveva ceduto il sasso.

“… Sai mica se è un sigillo?... ”



E in quel momento, quello divenne il suo unico pensiero.
Anche a lei era venuto in mente prima, ma non aveva effettivamente ragionato sulla cosa fino al momento in cui la voce della ragazza non risuonò nella sua testa.
Se quello era davvero un sigillo, voleva dire che per interrompere ciò per cui quel sigillo era stato posizionato era... spezzarlo. E a Masako non venne in mente nessuna idea migliore che seguire quell’idea letteralmente.
Presa dall’ansia e la pressione di quella situazione, corse vicino al limitare della scarpata rocciosa, dove erano presenti una serie di massi più o meno grossi, accatastati probabilmente per contenere la potenza del vento ed evitare che il bordo si sbriciolasse e facesse cadere detriti di sotto. Mentre si inginocchiava in scivolata davanti al mucchio di pietre, gridò alla giovane che aveva superato in corsa:

- Hacchan, Provo a rompere questa pietra per vedere se la bestia si ferma o lascia andare Sun! - Mentre parlava con la voce un po’ tremante per l’ansia, aveva iniziato a posizionare la pietra incastrandola tra due sassi più grandi per evitare che con l’impatto schizzasse via. - Se questa cosa non funziona, devi rimanere qua e tenerla d’occhio, io andrò a cercare aiuto al villaggio! -

Sapeva essere una scommessa, avrebbe potuto aiutare la situazione, così come peggiorarla, o addirittura lasciare il tutto totalmente indifferente, ma al momento non aveva altre idee: inginocchiata con le spalle alla scena, afferrò un masso dal peso adatto ad essere sollevato con le sue sole forze sopra la testa, ma anche (almeno ad occhio, calcolate all’incirca le dimensioni del ciottolo con sopra il sigillo) a riuscire nel suo scopo.
Con un solo gesto sollevò la pietra, inarcandosi un po’ all’indietro per via del peso, per poi scaraventarlo sul sasso rossastro, cercando di colpirlo con l’angolo giusto del blocco di pietra precisamente sul simbolo inciso sulla sua superficie e spaccarla.


//OT- Spero di non aver fatto male ad inventarmi la presenza di quelle rocce sulla scena, ho pensato fosse qualcosa di plausibile per il tipo di ambiente, anche se non specificato!- OT//
 
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view post Posted on 22/1/2016, 11:06     +1   -1

The Pine

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Quando accadono certe cose, ti viene solo da pensare... "Perché non ho fatto andare le cose diversamente?". Sono stata distratta, non ho dato la giusta attenzione al biondino, e lui di tutta risposta s'è gettato nella sabbia. Magari se non fossi stata così distratta, avrei potuto notare il suo intento di fare una cosa così stupida e bloccarlo. Accidenti, Hadaka. Accidenti.

Gli occhi spalancati. Ho raggiunto il limitare della conca in una frazione di secondo, come l'urlo del ragazzo si è sollevato dalla sabbia, giusto in tempo per osservare quanto sta succedendo. Un grande insetto l'ha afferrato e morso e lo sta trascinando sotto la sabbia. Con lo sguardo sconvolto, non posso fare altro che vedere Sun che viene tirato sotto la sabbia, con l'espressione spenta di chi ha perso i sensi. « No. No no no no no no no. No no. Non può succedere sul serio! Non adesso! » ripeto nervosamente a me stessa. Mi sono isolata, dannazione, come al solito. Non riesco nemmeno a sentire la voce di Tokugawa-senpai, che come me deve essere un unico filo di nervi.

No, non posso accettarlo, ma che posso fare? Non posso gettarmi nella sabbia, né attirare di nuovo quella bestia fuori. Non possiamo nulla contro di lei, una delle prime cose che ti insegnano all'accademia e capire quando una situazione è svantaggiosa e questa è potenzialmente letale. La pelle dell'insetto, per quanto ho potuto vedere nella sua breve comparsa, è spessa e coriacea, tanto da non riportare nemmeno i segni di combattimenti con i suoi simili. Kunai e Shuriken non avranno nessun effetto e personalmente non sono capace di creare raffiche di vento così forti da tagliare una cosa del genere. Diamine. Diamine! Mi stringo la testa fra le mani, attorcigliando le dita intorno ai capelli e tirandoli leggermente. Mi aiuta a pensare. I passi vorticano nervosamente su loro stessi, facendomi girare a vuoto per scaricare la tensione e l'ansia. Rifletti, Hadaka, rifletti. Cosa c'è che non va in questa storia? Tanto! C'è una maledetta bestia enorme e mangia-biondi dove un tempo c'era la nostra scuola!.. Aspetta, com'è possibile ciò, in effetti? Possibile che noi siamo davvero i primi ad essere arrivati qui? No, non ha senso. Non può averne. Sulle mura di notte ci sono le sentinelle, avrebbero notato qualcosa di così pesante come la sparizione dell'accademia! E ammesso che fossero stati così distratti, stamattina qualche insegnante sarebbe dovuto arrivare per preparare la propria lezione o esame, no? E avrebbe avvisato le autorità! Nessuno potrebbe lasciare la cosa così, senza avvisare la autorità!

Punto i piedi e smetto di tormentarmi la chioma. Devo condividere questo pensiero con Tokugawa-senpai, assolutamente! Ma prima che possa voltarmi verso di lei, vengo colpita da un rumore acuto. Scatto nella direzione del suono, che coincide con quella della mia compagna. Non capisco... Perché fissa intensamente quella roccia? Che ha fatto?

 
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view post Posted on 22/1/2016, 23:55     +1   -1
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GdRoff // ma figurati, nessun problema per le rocce. Ero in dubbio se complicarvi la vita o no, ma per ora evito di allungarvi il brodo
Phoenix, Sun è perfettamente in grado di sostenere l'esame: il veleno paralizzante non ha effetto prolungato, quando le domande appariranno sul banco potrà di nuovo scrivere; avrà solo qualche problema di salivazione incontrollata e qualche tic all'occhio. Divertiti. // GdRon

La costernazione delle ragazze è comprensibile: quello che doveva essere il giorno del diploma per loro potrebbe rivelarsi una vera e propria tragedia se non troveranno in fretta una soluzione.
Sun è ormai scomparso sotto la sabbia, che ha inghiottito i suoi capelli dorati per poi scivolare con noncuranza, ricostituendo quella forma conica che caratterizzava l'arena prima che gli eventi la sconvolgessero; fortunatamente la più grande delle due ha mantenuto una lucidità sufficiente a farle cercare una soluzione logica.
Lo scontrarsi delle rocce provoca uno schiocco acuto, subito seguito dall'acciottolio dei vari pezzi in cui la pietra graffita si è frantumata; anche se solo Masako può averlo notato per la sua vicinanza al fenomeno, al momento della rottura una leggera luce azzurrina è balenata lungo le crepe del sasso levigato per svanire subito nell'aria.
Ebbene sì, aveva ragione: quello è indubbiamente chakra, e se il ciottolo costituiva un sigillo devono averlo decisamente spezzato.

Le investe all'improvviso una raffica di vento ululante, più forte di qualsiasi vento abbia soffito quella mattina in cima all'altopiano: le due potrebbero provare a proteggersi o a sdraiarsi a terra per sfuggire alla furia degli elementi, ma presto vengono strappate via da terra e letteralmente risucchiate nel foro al centro della fossa dove è sparito il loro compagno -anche se ora il panorama è cambiato: la sabbia al suo interno è sparita così come l'orribile bestia, verosimilmente risucchiate a loro volta sottoterra, lasciando la conca unicamente rivestita di nuda roccia.
Gli occhi faticano ad adattarsi alla penombra, dopo aver subito la luce acciecante del deserto; la caduta dura meno di quanto ci si potrebbe aspettare... ed avviene sul morbido: difatti prima che le studentesse riescano a mettere a fuoco il locale in cui sono cadute, finiscono ciascuna su un soffice mucchio di sabbia che attutisce l'urto completamente. Qualcuno mormora nell'oscurità, forse qualcuno ha anche sussurrato i loro nomi, come se le avesse riconosciute.

“Ancora due... forse dovevo pensare a qualcosa di più complesso”
chioccia una voce maschile proveniente dall'angolo del locale dove si addensano le ombre più fitte. A giudicare dal suo timbro sembra appartenere ad un uomo giovane, appena trentenne, e il giovane uomo in questione sembra essere piuttosto divertito dalla situazione. Mano a mano che i loro occhi si abituano aldiverso grado di luminosità, le ragazze si rendono conto di trovarsi un una specie di caverna dalle pareti concave, lisce e brune; al centro del soffitto a cupola si apre un foro circolare attraverso cui entra tutta la luce a disposizione -non molta per la verità, dal quale si intuisce la presenza di una seconda struttura sferica più piccola, sovrapposta a quella in cui si trovano loro. Tutto sommato, se non fosse per le dimensioni sembrerebbe di trovarsi all'interno di una zucca.
Attorno a loro distinguono le sagome di altri loro coetanei, in tutto una dozzina, letteralmente incastrati dalla vita in giù dentro delle curiose strutture di sabbia a forma di parallelepipedo che ricordano dei banchi di scuola: tra loro c'è anche Sun, afflosciato in avanti, lo sguardo perso nel vuoto ed un filo di bava che cola ad un'angolo della bocca – altri due studenti oltre lui sono nelle medesime condizioni.

Presto la sabbia su cui sono atterrate inizia a muoversi, intrappolando anche Hadaka e Masako ai loro posti esattamente come i loro compagni di esame; a quel punto il proprietario della voce si fa strada verso i banchi, guardandosi intorno con un sorriso radioso come il sole di Suna: età e sesso erano corretti, ha una bella chioma castano rame che gli scende fino alle spalle in ciocche disordinate e gli occhi marrone scuro, molto vivi; l'abbigliamento sembra studiatamente trasandato in modo da mettere in mostra gli addominali e le spalle tornite, dato che al di sopra della fusciacca non indossa altro che un gilè damascato -rigorosamente sbottonato- ed un bracciale all'attaccatura di ciascun bicipte. I pantaloni ampi ondeggiano ad ogni passo, e i kami non vogliano che siano proprio di seta!
Si fa avanti appunto con passo fluido, e si ferma dove tutti gli studenti possono vederlo.
“Buongiorno ragazzi: mi presento, il mio nome è Namaikina Egao e sarò il vostro esaminatore” li saluta con tono affettato, si passa distrattamente una mano tra i capelli ravviandoli all'indietro “Mettetevi comodi... ah, ma vedo che già avete provveduto, hihihi... e mi raccomando, non copiate: non mi piacciono gli imbroglioni e non avete idea di cosa ho dovuto fare per convincere Kūfuku a non fare la seconda colazione. Non vorrete che si accorga del mio malumore” sospira languido, mentre la sagoma inconfondibile dell'orrenda bestiaccia di prima emerge dal pavimento fendendolo come se fosse burro fuso. L'esaminatore gli assesta un paio di buffetti sul carapace chitinoso -ricevendo come tutta risposta una sequenza di piccoli, gioiosi e disgustosi schiocchi di mandibole- prima di girare sui tacchi e tornarsene in un angolo ancheggiando leggermente. I pantaloni gli cadono particolarmente bene sui glutei.

Basta un gesto delle dita di Egao che la superficie dei banchi si increspa, ed al posto della distesa di sabbia piatta e compatta appaiono in rilievo file di kanji chiari ed ordinati: sono le domande del test scritto. “Non avrete bisogno di pennelli o matite, scrivete le risposte direttamente sulla sabbia con le dita, al resto penso io li rassicura, e si accomoda con le gambe accavallate sulla poltrona (più simile ad un piccolo trono che ad una ordinaria sedia) che si è appena aggregata per lui a partire dai granelli di sabbia dal pavimento.

GdRoff // non riesco a passarvi il test scritto adesso, giornata di merla ma non voglio farvi stare fermi: ruolate pure l'esame, ve lo invio asap // GdRoff
 
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view post Posted on 23/1/2016, 11:40     +1   -1

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Con ancora lo schiocco nelle orecchie e la testa a studiare la situazione, vengo rapita. Letteralmente, rapita. Al susseguirsi delle azioni della senpai, di cui sono ancora all'oscuro, un urlante vento di tempesta inizia a ferirmi la pelle, reclamando per sé la mia concentrazione e la mia vista. Mi costringe a chiudere gli occhi, a cercare di fare scudo con il braccio per riaprirli. Accidenti, accidenti! Ci manca solo questa! Che fare? Che fare? Mi sforzo di riaprire le orbite, di cercare un giaciglio dove ripararmi, ma è futile. Prima che possa inquadrare un qualsiasi masso abbastanza grande, la terra mi manca da sotto i piedi, capendo che quel vento è tutto fuorché naturale. La testa corre rapida, in direzione della compagna che ora ho perso di vista. « Tokugawa-senpai!!! » strillo sperando di ottenere risposta. Non posso pensare di perdere anche lei dopo il biondino! Quanto accade non è chiaro nemmeno a me. Il vento mi trascina via e in una frazione di secondo avverto del secco caldo avvolgermi, granuloso e spietato. Accidenti, accidenti, accidenti. Sono caduta nella fossa! Non ho nemmeno il tempo di reagire, di urlare di nuovo nella speranza che qualcuno mi senta e corra in nostro aiuto che in un lampo vengo inghiottita dalla conca. Buio.

Un tonfo ovattato subito dopo. Il mio sederino ora è poggiato su qualcosa. Non posso nemmeno esclamare un "ouch", mentirei, ma devo ancora capire che diamine stia accadendo. Non ho più sabbia intorno, questo è bene, ma dove diamine sono? La prima cosa che inquadro è Tokugawa-senpai, al mio fianco, seduta sullo stessa zolla di deserto fuori posto. Cavolo, è difficile vedere dopo essere stata tanto al buio. Assottiglio gli occhi, chiudo e riapro le palpebre, per scrutare nella penombra e cercare di localizzare qualcosa. Siamo in una caverna. Presumo sotto la sabbia. Sobbalzo. Non sono gli occhi a captare qualcosa, per primi, ma le orecchie. Qualcuno bisbiglia! Anzi, parla!

E' una divertita voce maschile, che mi fa portare la mano d'istinto verso la gamba, dove ho legata la borsa dei kunai. Gli occhi iniziano finalmente a capirci qualcosa. Siamo in una grotta, una cupola con un foro alla sommità, dove entra l'unico getto di luce disponibile. Quindi inizio a riconoscere delle figure. Ragazzi. Non ragazzi qualsiasi. Compagni di classe, tutti incastrati uno ad uno in strutture di sabbia rigida. Però... Sembrano tranquilli, più o meno. C'è anche il biondino! L'istinto parla prima che la ragione possa decidere. « Ohi! Ohi! » - come aveva detto di chiamarsi? - « S... Sun? Sun! Sun, stai bene? » non sembra affatto stare bene, è chinato in avanti e sta sbavando. Euh. Non sarà facile ritrovarci fascino dopo quella visione. In compenso, non è il solo ridotto a quel modo, ma gli altri non sembrano darci troppo peso.

Prima che possa sollevarmi e andare a vedere come stia effettivamente, la sabbia su cui io e Tokugawa-senpai siamo cadute inizia a muoversi, avvolgendoci le gambe e formando la stessa identica struttura in cui tutti gli altri sono incassati. Tento di divincolarmi, inutilmente. Fortuna che ho avuto la prontezza di riflessi di allontanare la mano dalla coscia, altrimenti sarebbe rimasto incastrato anche il braccio! Ed è proprio mentre la stessa mano cerca di scavare dentro la sabbia che il rosso appare. Beh, sa-ah-ah-ah-ah-lve a te. Dalle sue prime parole, finalmente tutto assume senso e posso tornare ad essere completamente rilassata. E a godermi lo spettacolo. Dove diamine sei stato in questi quattro anni d'accademia, mio bel svestito sensei? Per la santissima polpetta gialla, sembra uscito dai miei sogni più sconci, ci manca solo una sensei con una deliziosa sesta e un culo da favola per completare il quadretto; e sembra ben conscio della cosa! Si tocca i capelli, se li aggiusta e mette in mostra quel suo bel petto tosto come la roccia. Mi poggio una mano sulla bocca, per coprire la bava. Mi spiace, biondino, non credo proprio che ti sognerò stasera nella vasca.

Su su, Hadaka. Concentrati. Sembra proprio che il nostro esame stia per cominciare da un momento all'altro. Il sensei ci fa qualche precisazione, o meglio dire minaccia, ricacciando fuori dal terreno quella creatura che prima aveva attaccato Sun. Strano come, ora che la situazione si sia calmata, la formicona non abbia affatto più quell'aura tremenda che possedeva pochi minuti prima. Anzi, è decisamente adorabile! Mi ricorda un po' i ragni più grossi con cui di tanto in tanto mamma o Ama mi fanno giocare. Anche la minaccia del rossone non sembra così fondata, con una creatura così dolce. Si infila nuovamente sotto terra, quindi la sezione di "banco" di fronte a noi si increspa, facendo apparire dalla sabbia un foglio composto dalla stessa. Peccato che io stia a fissare il sedere del sensei. Però, complimentoni. Le istruzioni sono semplici. Completare il test. La fa facile, lui. Si accomoda su quel trono di sabbia all'altro capo della stanza, creatasi a suo comando. Non ci ha dato un tempo preciso, ma io lo sto buttando a fissarlo.

Accidenti, quant'è che sto pensando a che posso fantasticare stasera? Troppo, accidenti! Devo decisamente fare qualcosa a riguardo. Sollevo la mano. « Namaikina-sensei! » faccio scuotendo il braccio in sua direzione. « La sua maglietta mi distrae. Potrebbe toglierla? » certo. Perché questo avrebbe sicuramente favorito la mia attenzione. Per lui. Beh, che lo faccia o meno, sto altri cinque minuti a fissarlo e sognare prima di sospirare e concentrarmi sul test sul serio. Il test non è dei più semplici, ma ho affrontato prove d'esame anche più complicate. Mi umetto l'indice della mano sinistra. Non serve a nulla, ma aiuta a distendermi. O a tendermi, dipende da come la si vede. Cavoli, umetterei volentieri qualcos'altro in questo momento. Altro che sospiri languidi. Affondo il dito nella sabbia. Forza, Namaikina, facciamolo. Ehm, volevo dire, a noi due!


 
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Blazing Phoenix
view post Posted on 24/1/2016, 13:03     +1   -1




Ero morto..? Dubito... decisamente scenica, ma suppongo fosse tutto previsto... speravo nessuno se la fosse persa perché non avevo la minima intenzione di rifarlo; così imparo a lasciarmi prendere la mano dall'eccitazione e la spavalderia. Mia sorella mi gonfierebbe di botte se lo venisse a sapere.
Il veleno doveva aver perso efficacia, ancora non riuscivo a muovermi e non potevo aprire gli occhi, ma avevo decisamente riacquistato conoscenza. Dovevo trovarmi almeno parzialmente sdraiato su qualcosa, anche se non potevo esserne certo, avendo ancora un po' di sensibilità mancante. Al momento, l'unica cosa che riuscivo a sentire era un fastidioso rigolo di saliva che mi scorreva lungo il mento.

Sentivo di ricominciare a poter fare piccoli spostamenti con le braccia e le mani, quando una portentosa folata di vento esplose da qualche parte sopra di me, accompagnato da grida femminili e, a loro volta, seguite da un tonfo che potrei quasi definire soffice. Segno più che evidente che anche le mie compagne avevano fatto il loro ingresso... in maniera decisamente più dignitosa... e me l'ero perso! Con tempismo assolutamente perfetto, fui nuovamente in grado di aprire gli occhi e guardarmi in torno. Certo, la mia palpebra destra schizzava e tremava senza alcun controllo, ma la vista non aveva alcun problema. Improvvisamente, quello che sembrava un bisbiglio divertito cominciò a farsi strada, echeggiando, nell'aria. Spostando gli occhi mi accorsi che, effettivamente, dovevo trovarmi in una caverna; scorsi Hadaka e Masako su... uhm... nuvolette di sabbia che si stavano trasformando in una specie di crudele trappola a forma di banco scolastico? Ok. Concentrai tutte le forze per issarmi con busto e gomiti e poter osservare meglio, ma fui colto da un immediato capogiro e mi accasciai nuovamente, sbattendo la faccia dritta dritta su qualunque cosa fosse ciò che mi stava sostenendo al momento... L'impatto era stato decisamente solido ma allo stesso tempo soffic... ero anch'io dentro uno di quei crudeli scherzi, vero? Proprio in quel momento, Hadaka doveva essermi accorta di me, preoccupata per le mie condizioni. Alzando il braccio destro, stavolta con meno sforzo, le puntai contro l'indice tenendo anche il pollice alzato, a mo' di pistola.

« Sto un favola Hadaka-chan, la mia dignità deve aver attutito l'atterraggio mentre finivo quaggiù! »

Parlando, un nuovo rigoletto di saliva fuoriuscì dalle mie labbra per unirsi a quello già presente; sommando il mio continuo sbavare al fatto che il mio occhio destro non la voleva smettere di tremolare, ero abbastanza convinto di essere l'elemento più ridicolo della classe. Perché, non senza stupore, mi accorsi in fretta di trovarmi letteralmente all'interno di una vera e propria classe; almeno una dozzina di studenti, tutti bloccati per le gambe all'interno di blocchi di sabbia che fungevano anche da banco, erano con me, contando anche Hadaka e Masako. Oh, giusto. Nel mio generale disorientamento non mi ero accorto che, quello che supponevo fosse il nostro esaminatore, si era fatto avanti.

Si trattava di un giovane shinobi, possibilmente sulla trentina, lunghi capelli ramati un po' disordinati, occhi di un intenso castano scuro e una grandissima generosità nel condividere col mondo ogni possibile dettaglio riguardante la propria muscolatura. Fui per un momento tentato di commentare, poi mi ricordai che io stesso avevo una tremenda allergia alle camicie abbottonate. L'esaminatore si presentò. Namaikina Egao era il suo nome e la situazione sembrava divertirlo enormemente. Tenere un'intera classe di studenti crudelmente ancorati a dei banchi e punzecchiarli con varie battutine mi sembrava un abuso di potere bello e buono, per non dire gratuito... Mi piace sto tipo, ha senso dell'umorismo.

Tornai in pieno controllo delle mie capacità motorie, riuscendo finalmente a tenermi dritto con il busto, giusto in tempo per vedere il ritorno della formica gigante. Era stata richiamata da Namaikina-sensei, quindi probabilmente era il suo animale da compagnia o cose del genere, il che la rendeva vagamente meno inquietante... ancora orribile ma meno inquietante. L'animale si mise allegramente a schioccare le proprie mandibole mentre l'esaminatore gli assestava qualche buffetto affettuoso sul carapace, anche questo adorabile e disgustoso al tempo stesso - non è meravigliosa la natura? -.

Lanciando una velata minaccia a chiunque fosse intenzionato a copiare, Namaikina-sensei fece ritirare il proprio animaletto e, con un semplice gesto delle sue dita, la superficie dei banchi iniziò a cambiare. Piccole e ordinate file di kanji si innalzarono come microscopiche montagne, andando a formare le domande per quella che doveva, ormai ovviamente, essere la prova scritta dell'esame. L'esaminatore andò a sedersi su un, alquanto stiloso, trono di sabbia dalle modeste dimensioni, creato dallo stesso gesto che aveva ufficialmente dato il via al test, e spiegò in che modo potevamo rispondere alle domande: semplicemente scrivere sulla superficie sabbiosa utilizzando le nostre dita. Abbassai lo sguardo sul mio “foglio”, osservando mentre il rigolo di saliva - che noncurante del fatto mi stessi sfregando la mano contro le labbra ogni cinque secondi, continuava a rispuntare – finalmente riuscì a formare una goccia abbastanza grande da potermi scivolare giù dal mento, spiattellandosi in una riconoscibile macchietta bagnata sulla superficie sabbiosa; in tutta risposta, la mia palpebra destra cominciò nuovamente a dar spettacolo di sé, facendomi ammiccare come un pazzo. Rassegnato, portai l'indice della mano destra accanto alla prima domanda mentre con la sinistra mi tenevo pronto a impedire alla mia incontrollabile saliva di continuare a gocciolare sul testo.

Gdr Off// Ok probabilmente l'espressione "a mo' di pistola" non è proprio la più adatta per l'ambientazione ma almeno sono certo di aver fatto capire :P //Gdr On
 
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36 replies since 15/1/2016, 15:09   945 views
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