Terra Consacrata, Firma Sutra dei Serpenti per Wanderer.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 19/11/2015, 04:11     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,047
Location:
Frittata

Status:


*Erano due settimane che non mangiava, una dall'ultimo momento in cui aveva sentito il bisogno di bere.
Le parole dell'Hokage ancora gli ronzavano in testa; un monito ed un peso, risuonavano con quelle di Keiichi, richiamandolo a quello che, nonostante Ki, sembrava un ineluttabile destino. Lotta e preservazione, vittoria e sopravvivenza, questo il suo futuro.
Aveva lasciato Kiri assieme a Kuro, ma i due si erano separati una volta rimesso piede in continente. Hideyoshi aveva necessità di meditare in solitudine, di prepararsi ai mesi a venire, e benché si fosse ricongiunto all'amico in una situazione breve e concitata, non sentì il bisogno di domandargli quali fossero le sue impellenze. Si sarebbero rivisti prima del giorno del dovere.
Immaginò di ritornare a Taki, ma i piedi lo trascinarono verso nord anziché ovest. Passo dopo passo sentiva il proprio corpo subire gli effetti della denutrizione, della disidratazione, ma come un fantoccio continuava ad avanzare, le fila tirate da chissà dove, da chissà chi.
Era il Segno, su questo nessun dubbio. Sin dal suo risveglio il metabolismo era passato da fuoco vivo a carbone, ed i bisogni primari nient'altro che un grido lontano. Le sue uniche necessità erano silenzio e calore, che mente e corpo assorbivano famelici... ed ogni volta, rialzatosi dal meditare, il Cantore percepiva un pezzo della propria umanità rimanere in terra.


(Finalmente...)

*Finalmente allora la gola riarsa, la pelle secca, il bisogno tutto umano di un bicchiere d'acqua. Hideyoshi avrebbe dato il benvenuto a qualsiasi sintomo gli avesse dato il pretesto di fermarsi, e, quando giunse, lo fece assieme ad un'immagine inaspettata.
Nel Paese del Gelo non c'era posto per festività e vicinanza, non nella maniera in cui questi due concetti prendevano forma fuori dai suoi confini. L'animo degli abitanti era desolato quanto la tundra, e le carovane commerciali che la attraversavano di rado si spingevano verso la costa. Molte preferivano rasentare il confine col Fuoco per proseguire verso il Fulmine, e la gente di Shimo, specie quella residente nei villaggi limitrofi, era costretta a recarsi nella capitale per comprare quello che non si poteva coltivare.
Nessun mercato, nessuna ricchezza; nessuna ricchezza, nessun viaggiatore. Il Gelo era nata come terra di fuggitivi, e rimaneva una terra di solitudine ed isolamento, perciò tanto sorprendente l'immagine di una taverna in attività. Cadeva un leggero nevischio, e le finestre del luogo, pur quieto se comparato a certe bettole del sud, trasmettevano un calore che Hideyoshi avrebbe saputo apprezzare più d'altri.
Entrò, aspettandosi quello che vide: uomini in abiti da viaggio. Su una metà non avrebbe scommesso il becco di un quattrino, con l'altra avrebbe fatto meglio a non parlare di scommesse, ma non sembrava ci fosse shinobi alcuno.*


(Tanto meglio, non sono qui per farmi riconoscere.)

*La vampata bollente che lo investì gli restituì quasi immediatamente buona parte delle energie spese nei precedenti giorni, ma il Cantore aveva sopportato il Potere di Otomika abbastanza da sapere che ciò non sarebbe stato abbastanza. Necessitava di solitudine, e riposo, perciò pagò all'oste una stanza per quella notte, ed ordinata la grappa più forte della casa si avviò su per le scale.
Ogni sorta di odore proveniva dal piano superiore, una varietà che i banchi sottostanti non potevano sperare di eguagliare. Sangue e terra, acqua e ferro, vomito e legno, il giovane jonin affondò il naso nei vapori della bevanda, sentendoli risalire il naso per pungere il cervello. Bevve.
Un tempo avrebbe fatto effetto, un tempo il sake era stato sufficiente a nausearlo.*


(Koji-san... chissà cosa hai passato in questi anni... chissà se sei ancora vivo, dopo Watashi, dopo Yo Saito...)

*Si abbandonò al contatto con il materasso, il bicchiere in terra, e sentì il Segno avviluppare la coscienza come la coperta che non si era messo.*

Hōritsu Bōkyaku



*I connotati della stanza presero a modificarsi, i colori un misto cui la realtà non avrebbe mai pensato. Si mise a sedere, sperando che l'energia liberatasi nel sonno non attirasse curiosità indesiderate.
Attorno, un fluttuare nauseante. Le pareti andavano contorcendosi con una lentezza asfissiante, frustrante, ed ogni singola creatura che popolava i recessi della piccola stanza pareva stare sull'attenti... ma non era lui la minaccia. Fin da subito, il Cantore avvertì un'anomalia nel fluire del chakra naturale... qualcosa che non aveva percepito per diverso tempo ormai.
Non Progenie, ma curiosamente vicino... spiriti, demoni. Ce n'erano tre, vicini e probabilmente a loro volta consapevoli della sua comparsa su quel piano dell'esistenza.
Il Cantore gli si fece incontro, scendendo le scale ora tortuose di una taverna muta, vuota. I banchi fluttuavano in aria, e così buona parte delle stoviglie; in cielo, attraverso il soffitto devastato, le nuvole si rincorrevano come sempre.
Il primo ad apparirgli fu un essere dall'aura azzurra, più cavallo che uomo, ed enorme. Il braccio destro stringeva una falce alta quanto lui, e l'armatura che copriva il torso sarebbe stata in grado di fermare una cannonata. Le fiamme fatue che consumavano ogni centimetro del suo corpo affliggevano anche la volatile fibra circostante, che avvizziva al suo incedere.
L'essere si voltò nel vederlo arrivare, ed Hideyoshi percepì gli altri due avvicinarsi alle sue spalle, più discreti. La loro potenza era impressionante, probabilmente amplificata dalla natura dell'Oblio... ma pur ancora uno straniero, in quella realtà, il Cantore sapeva di potersi imporre.
Piantò gli occhi nelle cavità fiammeggianti del centauro, e parlò.*


"Vi suggerisco di dirmi cosa ci fate qui, e perché non sapete di altro che morte, prima di andarvene..."

*Non aveva mai incontrato creature originarie dell'Oblio, non dalla fine di Watashi... e considerata la loro apparizione Hideyoshi non poteva escludere l'imboscata.
L'energia del Segno andò aumentando all'avvicinarsi delle altre due entità; il giovane sentì un tintinnare metallico alle sue spalle, ma continuò ad osservare l'astante.
Un'aura nera prese a circondarlo, avviluppandosi fino al soffitto.*


"... il vostro padrone ha lasciato questo luogo, dovreste seguire il suo esempio."

GDR OFF///Wanderer.///GDR ON
 
Top
view post Posted on 23/11/2015, 02:47     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
802

Status:


 



Il Paese del Gelo, una landa dove la neve regna sovrana tutto l' anno fatta eccezione per una sola settimana durante l' Estate, terra impervia odiata anche dagli stessi abitanti della regione che forse per paura non osano sfidare le alte montagne che la circondano rassegnandosi quindi alla dura vita di questo Paese. La prima volta che Goro Ubuke affondò i suoi passi in quel bianco perenne fu quando aveva venti anni, era poco più di un ragazzino sprovveduto in cerca di avventura e già allora aveva maledetto quel posto per essere così ostile con i viandanti. Il tempo non aveva addolcito l' accoglienza che quella regione riservava, anzi il poco interesse dei grandi paesi confinanti aveva gettato il Paese del Gelo in un periodo di estrema povertà diminuendone la popolazione che oltre ai problemi interni doveva anche sopportare la scomoda permanenza di farabutti provenienti da ogni angolo del mondo ninja, ladri e traditori che accettavano di buona vena quell' orrendo clima in cambio di un sicuro nascondiglio. Ora l' anziano ripercorreva la strada fatta in gioventù, allora era tremendamente impaurito per i possibili attacchi dei poco di buono che pullulavano in quelle montagne, ma ora era lui stesso uno di loro, un ricercato. Kumo l' aveva lasciata parecchi chilometri alle spalle, ma sapeva benissimo che la Nuvola non avrebbe permesso a un Nukein del proprio popolo facile vita, era solo questione di tempo prima che il Villaggio si sarebbe mosso con le indagini sul suo conto. L' omicidio tra compaesani non è qualcosa che si perdona facilmente, non nei grandi villaggi e soprattutto non in un posto come Kumo, dove l' importanza della patria è superiore anche alla vita del singolo Shinobi.

Era in viaggio da più di una settimana, i primi giorni si era mosso rapidamente sfruttando il suo mezzo di trasporto nelle valli del Paese del Fulmine, ma ora in quella lastra ininterrotta di ghiaccio e neve la vecchia bicicletta era solo un peso, così come la vanga. Le aveva lasciate infatti in una caverna appena varcato il confine di Shimo no Kuni, sicuro di poterle richiamare una volta superate quelle terre grazie ai sigilli che gli aveva impresso. Proseguendo quindi a piedi il proprio cammino dovette fare i conti con la fame e la sete, incredibile, pensò, quanto possa essere difficile trovare dell' acqua in un deserto di ghiaccio: la neve, seppur può rappresentare una fonte di liquidi, è priva dei minerali necessari all' idratazione; più che per un piatto di selvaggina pregava per un bel the caldo da sorseggiare davanti a un focolare.

Come se ad ascoltare le sue preghiere ci fosse uno spirito benevolo, in lontananza, oltre le cime degli sporadici pini, vide del fumo levarsi in cielo. Quel segnale poteva significare sia pericolo che riparo, ma il desiderio di un posto caldo e soprattutto la speranza di placare la sua sete, lo spinsero ad avvicinarsi. Per sua fortuna la colonna di fumo si alzava da un comignolo di una vecchia baita a due piani, era una locanda per viaggiatori come suggeriva il cartello posto al suo ingresso. Goro, contento per quella visione, sospirò a bocca aperta lasciando uscire una nuvola di vapore dalla sua bocca che gli appannò gli occhiali. Davanti la porta sbatté con forza i talloni sul tavolato in legno per far staccare la neve compatta sotto le suole, poi bussò con decisione. L' ora era tarda, diverse ore dopo il tramonto, e di rumori dall' interno non ne sentiva. Bussò ancora con più vigore, più e più volte, ma non ebbe risposta. Dopo un minuto gli sembrò di sentire un leggero parlare, erano poche voci, sicuramente si trattava di un dialogo tra due o al massimo tre individui. Si spostò verso la finestra vicina e cercò di vedere all' interno della locanda, i vetri avevano visto tempi migliori e con tutto quel ghiaccio attaccato sbirciare all' interno era più difficile di quanto pensasse. Gli sembrò comunque di scorgere due figure, una era più grande dell' altra e sembrava avere in mano un grosso oggetto... sembrava un' arma.





-Il nostro padrone sta arrivando.- Era Thresh a parlare, alitando pesantemente dietro l' orecchio di Hideyoshi che tuttavia continuava a fissare davanti il suo fratello Hecarim, l' odore di morte che accompagnava ogni parola del Carceriere era sufficiente a far nauseare un uomo ma il Cantore rimaneva fermo, diritto, avvolto da una granitica fierezza.
-Puzziamo di morte perché è da lì che proveniamo.- Continuò il centauro, alludendo al regno dei morti incurante se l' uomo davanti a lui avesse intuito o meno il riferimento, -siamo qui per assicurarci che tu lo accolga. Lui non lo sa ancora ma ha bisogno di te. E anche tu in futuro avrai bisogno di lui, e quindi di noi...- Le ultime parole echeggiarono misticamente mentre una leggera risata femminile si alzò nell' ambiente; Morgana osservava i suoi fratelli, divertita come suo solito, mentre agitava lentamente le mani al cielo lasciando una scia violacea che lentamente si disperdeva. Thresh invece disturbava il silenzio creatosi strofinando lentamente le sue dita spettrali sulle catene dell' arma che impugnava, producendo così un tintinnio fastidioso e continuando a respirare a fauci spalancate per molestare il giovane con il suo maleodorante alito; nulla lo intimidiva, nemmeno un Ninja leggendario, il suo scopo era quello di raccogliere anime da rinchiudere nella sua lanterna per poi torturale negli Inferi, solo perché un anima sia ancora legata al mondo dei vivi non rappresenta un motivo sufficiente per non iniziare a seviziare le sue future vittime. Morgana nel frattempo continuava a sogghignare, solo lei a conoscenza del motivo: forse rideva per il fratello così ottusamente spavaldo, o forse già intuiva i successivi sviluppi di quel dialogo.





La sagoma più imponente, quella che sembrava impugnare un' arma, si fece da parte, mentre la seconda si avvicinò alla porta. Si sentì un pesante rumore di chiavistelli e infine il portone della locanda si aprì. Il vento della notte penetrò rapido nella casa trasportando con sé freddo e neve.
-Desidera?- A parlare era stato un uomo sulla cinquantina, calvo e dai vestiti logori, chiaramente il proprietario del posto.
-Un letto e un pasto caldo.- Rispose calmo Goro.
L' uomo si fece di lato invitando l' ospite ad entrare ed aggiunse: -Abbiamo una camera libera ma la cucina è chiusa, le posso dare al massimo il pane avanzato della giornata.- Il tono era leggermente scocciato.
Il becchino entrò e subito le sue membra avide di tepore si avventarono sul calore di quella bettola, gli odori orrendi del pavimento non erano per niente sgraditi al vecchio, davano un tocco accogliente a suo modo di vedere. Gli occhiali si appannarono nuovamente per lo sbalzo di temperatura, se li tolse e con non poco sforzo a causa della miopia vide dietro al bancone una donna grassa e alta, sicuramente la moglie del proprietario, in mano aveva una padella e il volto era disseminato di vene gonfie; probabilmente Goro aveva interrotto una lite coniugale, non che gli importasse minimamente.
Si sedette su uno sgabello, gli altri clienti evidentemente stavano già tutti dormendo, l' oste gli servì un bicchiere d' acqua e del pane raffermo mentre la donna sparì nella cucina.
-Mi dia del sake.- Intuendo le prossime parole dell' uomo aggiunse: -una tazza sporca non le costa nulla, non le ho chiesto di riaprire la cucina ma solo un goccio per un vecchio viandante.- L' altro si limitò a versare l' alcolico per poi tornare dalla moglie che lo aspettava per concludere la discussione interrotta. Goro bagnò le labbra nel liquore assaporando immediatamente il calore rilasciato, poi iniziò la sua povera cena senza pensieri nella testa. Voleva solo un po' di riposo.





 
 
Top
view post Posted on 25/11/2015, 00:13     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,047
Location:
Frittata

Status:


*Gli altri due lo raggiunsero; la loro presenza pesava tremendamente sul flusso circostante, come massi gettati nel letto di un torrente troppo piccolo per girarvi attorno, ed il Cantore lesse nell'affermazione dello spettro incatenato una minaccia chiara e terribile.
Ma se il Dio del Tutto stava per arrivare, Hideyoshi non poteva sentirlo, ed era questo ad animarlo più di ogni altra cosa.
Rimase immobile, ogni senso pronto all'attacco ormai considerato imminente.*


"Accoglierlo... ha già ricevuto degna accoglienza... e commiato."

*In mente ciò che Akane gli aveva detto, ed il paragone con l'eroe che si era lanciato contro il Dio per bandirlo da quella terra. Possibile che fosse stato tutto invano? Possibile che Watashi avesse già trovato un modo per tornare?
Aveva sentito il suo nome venir chiamato dalle profondità dell'incubo in cui il coma lo aveva lanciato, e la consapevolezza di poter essere stato scelto appositamente per fare da comitato di benvenuto non suonava particolarmente incoraggiante... non dopo tutto quello che aveva sacrificato, ed avrebbe dovuto sacrificare.
Ma, proprio mentre si preparava a passare dalle parole ai fatti, qualcosa apparve all'orizzonte della sua sfera percettiva. Una nuova interferenza, un essere la cui essenza aveva da spartire sia con il Cantore che con i tre demoni attorno a lui. Si trattava di uno shinobi, su questo nessun dubbio: Hideyoshi poté sentire il suo chakra spandersi nella trama dell'Oblio, il suo flusso in armonia con i dintorni... eppure anche lui, come i tre, non aveva nulla a che fare con la corrente naturale. Come repulso dall'energia dell'uomo, il mondo parallelo rattrappiva e si modificava al suo passaggio.
Morte, non c'era altro che il Cantore potesse definire... e il fatto che toccasse ad un solo uomo spandere tale sentore lo mise in guardia, nonostante le parole dei tre Yokai suonassero ora decisamente meno tremende.*


"Mh... il vostro padrone è uno shinobi della Scuola Mateki, il Flauto Demoniaco... voi siete i suoi Doki, non è così?"

(Come Sayuri... ma al tempo non avevo idea di cosa fosse l'Oblio, né le ho mai sentito emanare un'energia tanto negativa... no, deve esserci dell'altro. Non può essere colpa solo della tecnica...)

*Il centauro aveva parlato di reciproco bisogno, soprattutto per l'ilarità degli altri due; Hideyoshi non vi aveva trovato nulla di divertente, specialmente fintantoché aveva ritenuto Watashi il soggetto in questione... ma ora non sapeva cosa pensare.
Non sembrava che questo shinobi possedesse particolari capacità, oltre l'aura mortifera, né che si fosse accorto della sua presenza... i tre demoni erano senz'altro più forti del loro padrone, eppure lo avevano servito nel raggiungere il Cantore perché l'incontro avvenisse, e senza risparmiarsi.
In un istante, Hide prese la decisione di giocare d'anticipo. Non poteva permettere che l'uomo lo percepisse, soprattutto considerando che i tre doki probabilmente lo avevano già messo in guardia.*


"Vedrò cos'ha da dire, ma non vi ingannate: una vostra interferenza, una sua azione avventata, e non lascerete queste mura."



*Riaprì gli occhi, la mente alleggerita del carico che il Segno gli aveva imposto durante la traversata.
Raccolse il bicchiere da terra, e lanciato uno sguardo oltre l'unica finestra della stanza si accorse di aver riposato molto più di quanto non pensasse. Era notte fonda, e nel varcare la soglia il Cantore non percepì lo stesso chiasso che aveva marcato il primo ingresso. Una volta calato il sole, il Gelo tornava alla sua anima più quieta, più intima ed isolata.
Scese le scale lentamente, guadagnando spicchio dopo spicchio un'immagine completa dei banchi. Erano vuoti, fatte salve tre figure: un beone sdraiato sul proprio tavolo, l'oste, ed un vecchio dagli abiti assolutamente inadatti alle temperature del luogo... o al luogo di per sé.
Gli si fece incontro, sedendosi esattamente di fronte e chiamando l'oste con un cenno perché li raggiungesse.*


"Sake, per favore..."

*L'uomo si asciugò le mani, e con un sospiro afferrò la brocca fumante per dirigersi verso il tavolo.*

Oste:"Ascolta ragazzino, non serviamo..."

"La lasci. Grazie."

*Disse, lasciando una cospicua quantità di ryo sul legno del tavolo. Posto di fronte al tintinnare scintillante, l'oste non ebbe molto da aggiungere all'inchino e sorriso che seguirono. Hideyoshi ricambiò con un cenno del capo, quindi, versatosi da bere e riempito il bicchiere del vecchio, parlò.*

- 200 ryo.

"Curioso che un uomo dell'ovest si faccia vivo da queste parti, specialmente a quest'ora della notte... alla vostra età, nessuno vi darebbe del viaggiatore; ed in compagnia, per giunta."

*Bevve, il calore della bevanda come una spada bollente nelle viscere. Di colpo sarebbe stato in grado di scalare una montagna.*

"Verrò al dunque, e dovrete perdonarmi l'indiscrezione.
Voi siete uno shinobi, e dalla natura di coloro che vi accompagnano la mia supposizione è che proveniate da Kumo o da Kiri. Normalmente ciò non mi importerebbe minimamente, nemmeno se voi foste un ricercato, ma i vostri tre compagni hanno disturbato il mio sonno per insistere riguardo questo incontro. Ritengono che tra di noi esista identità di interessi... e non potevo fare a meno di domandarmi in cosa mai potrebbero consistere, considerando che voi siete decisamente un assassino a sangue freddo."


*L'intento provocatorio era più che evidente, e si trattava di un'arma che Hideyoshi tendeva a non utilizzare contro gli sconosciuti.
In questo caso, tuttavia, aveva bisogno di una reazione.*
 
Top
view post Posted on 2/12/2015, 14:26     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
802

Status:


 



Il legno dei gradini scricchiolò rumorosamente, qualcuno stava scendendo dal piano superiore, Goro con la coda dell' occhio vide un ragazzo giovane ed alto. Non gli diede importanza. Quel poco cibo e quella tazza di sake erano tutto ciò di cui aveva bisogno, e di lì a poco si sarebbe alzato per andare a riposare. Il giovane tuttavia sembrava aver puntato il becchino: si sedette davanti a lui, dall' altro lato del tavolo, e con superficialità lasciò una grossa somma di denaro in cambio di una intera bottiglia di liquore; si servì da solo un bicchiere per poi riempire quello dell' anziano ormai smezzato. Dopo quel gesto il vecchio lo guardò con più interesse, aveva i capelli bianchi e gli occhi tendenti al giallo, segni particolari e rari nel mondo. Era sicuro di non averlo mai incontrato prima ma qualcosa, non riusciva a capirne il motivo, gli suggeriva che quello era un volto noto.

-Non dovresti esagerare, non è roba per ragazzini questa. E' per la gente che ha già un piede nella fossa.- Disse mentre alzava la tazza in segno di brindisi, -apprezzo la generosità comunque.-

Hideyoshi non era lì per colloquiare senza scopo, fu molto diretto e dalle prime parole Goro intuì subito che sapeva qualcosa sul suo conto. Quel “in compagnia” gli aveva dato da pensare. Abbassò il bicchiere, senza poggiarlo, mentre con nuovo interesse fissava gli occhi davanti ai suoi, indagava con la vista come anche il suo interlocutore stava facendo.

-...In compagnia... Sa forse di voi?-
-Evidentemente.-
-Come è possibile?-
-...-


Le seguenti parole dell' uomo lo congelarono. Sapeva tutto sul suo conto: che veniva dall' ovest, ma questo era facilmente intuibile a causa dell' abbigliamento, che era un ricercato, un assassino in fuga da Kumo. Era a conoscenza di ogni cosa, o forse aveva solo dei sospetti, fatto sta che lo zampino degli Eoni a questo punto era palese, fu egli stesso ad ammetterlo.

-Esigo delle spiegazioni! Dice che i miei tre compagni hanno disturbato il suo sonno, non può che riferirsi a voi. Interessi comuni... Cosa avete in mente? Chi è costui!?-
-Ma come non l' hai ancora riconosciuto?-
-No, non so chi sia.-
-Hideyoshi Kaguya.-


Quel sussurro di Morgana gli bloccò i pensieri per qualche attimo. L' unico allievo vivente di Otomika Kaguya, ex Kokage del Paese del Suono, ninja a dir poco leggendario, il Cantore delle Lame seduto d' innanzi a lui in una bettola del Paese del Gelo... La sua prima reazione fu una naturale paura, un uomo così potente che si pone con quei toni non può che incutere timore, poi però la sensazione mutò in qualcosa di diverso: come già gli era accaduto al Clan dei Flautisti ed altre volte nella sua vita, le situazioni quasi irreali che sfiorano l' impossibile lo esaltavano, gli procuravano interesse e curiosità. La sensazione di trovarsi davanti a un evento raro se non unico, era questo a scacciare la paura e pian piano sul volto del becchino si disegnò un sorriso pacato ma non nascosto.

-Quindi voi mi avete portato da lui?-
-Esattamente.-
-Perché? Cosa avete in mente?-
-La motivazione è sempre la stessa vecchio becchino, il motivo della nostra unione con te: scacciare la noia.-
-E che interesse potrebbe mai avere in uno come me? E di cosa potrei essere io inter...-
Interruppe il dialogo interiore e l' immagine della pergamena donatagli da Kimie prima di lasciare Kumo si stampò nella mente, cominciava a capire il gioco dei suoi fedeli.
-Ora capisci vecchio.-
-Certo Thresh. Forse dovrei ringraziarvi, ma mi viene così difficile dichiarare la mia gratitudine a esseri come voi. Soprattutto a te, Carceriere.-


Scolò l' ultima goccia della sua bevanda e se ne versò dell' altra prima di aprir bocca.

-Hideyoshi Kaguya... Mi concedo il permesso di darti del tu vista l' enorme differenza di età. Mi spiace che i miei Doki ti abbiano destato dal sonno, hanno agito di loro propria iniziativa. Vedi, il nostro rapporto non è così roseo come ci si aspetta tra Flautista e servitori. Ti chiedo quindi di non dar troppo peso a quel che possono aver detto sul mio conto. Anzi, ci tengo a presentarmi. Mi chiamo Ubuke Goro e più che un musicista mi definisco un becchino, professione alla quale ho dedicato l' intera vita.-

Tacque qualche secondo.

-Se loro dicono che tra noi ci sono degli interessi comuni o collegati questa è una sorpresa anche per me, ma conosco il loro livello di conoscenza riguardo a noi mortali e se così hanno detto allora deve essere vero. Questo è indubbio. Dunque discutiamo... E vediamo di ottenere un quadro più chiaro della situazione.-

Un' altra breve pausa, mentre rifletteva a come iniziare un discorso.

-Sono qui nel Paese del Gelo perché sto viaggiando alla ricerca di informazioni su un compositore del passato, un certo Genjo Amakusa. Per ora so solo che apparteneva al Villaggio del Suono, è poco lo ammetto ma ho appena iniziato le mie ricerche. Forse è per questo che gli Orchi mi hanno condotto da te, ad ogni modo non ne sono certo. Tu invece, Cantore, per quale motivo ti trovi in queste terre abbandonate?-





 
 
Top
view post Posted on 4/12/2015, 20:56     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,047
Location:
Frittata

Status:


".... i miei affari mi appartengono."

*Nessuna ragione per negare l'identità riconosciuta, né d'altronde per rivelare ad un perfetto sconosciuto alcunché.
Hideyoshi guardò negli occhi il suo commensale; non sembrava una minaccia, anzi pareva davvero spaesato... spaventato, forse. Ed era proprio questo misto a mettere in guardia il Cantore, perché spesso si rivelava letale.
Il fatto poi che il vecchio avesse così bruscamente ed inappropriatamente scalzato ogni distacco verbale sulla mera leva della differenza d'età infastidì il ragazzo, abituato a tutt'altro approccio nonostante l'affilatura delle parole con cui aveva esordito.
Se stava cercando il suo aiuto, quella della confidenza forzosa era la strada sbagliata.*


Hanashi. Storia e mitologia.



(Genjo Amakusa? Mi ha preso per un idiota?)

*Sensei Jiromu gli aveva raccontato la storia per sommi capi, quando aveva più o meno dieci anni. Inutile dire che sensei Hitoshi pensasse fossero un mucchio di scemenze, legate più che altro al fascino decadente che i membri della Scuola Mateki credevano di dover imporre a qualsiasi giovane apprendista, e dunque lo stesso Hideyoshi aveva finito col non dargli alcun credito.
C'erano diverse versioni, come per tutte le leggende di questo mondo, ma secondo Jiromu Amakusa era demone da parte di padre, ed umano da parte di madre. Suonatore itinerante, la musica che produceva era talmente perfetta ed ammaliante che ogni creatura vi finiva inevitabilmente attratta, perdendo ogni freno e buonsenso, incapace di privarsene. Fintantoché Genjo suonava, ogni cosa attorno a lui rimaneva dunque in pace, immobile, ma non appena le sue labbra lasciavano il flauto in legno che la madre gli aveva regalato, gli astanti entravano nella più folle delle malie, uccidendosi a vicenda o distruggendo ogni cosa nel disperato tentativo di ritrovare la melodia perduta. Inutile dire che tale condizione gli attirò l'attenzione di numerosi nemici, che presto gli tesero un'imboscata, mettendo della cera nelle orecchie per privarsi dell'udito. Quando Genjo realizzò che la sua vita era in pericolo, domandò aiuto al padre, che tuttavia, invidioso dell'abilità del figlio, rifiutò di muoversi in suo soccorso.
Qui ebbe difficoltà a ricordare; forse Genjo ammaliava il padre, usandolo come esca e poi creando un nuovo flauto dalle sue ossa, oppure era il padre a lasciare che il figlio morisse, salvo poi sostituirsi a lui e suonare le sue note attraverso un osso della gamba...*


(Ma che avesse vissuto al Suono... questa mi è nuova.)

*Si domandò cosa avrebbe avuto da dire il Rosso al riguardo, ma incapace di formulare una vera risposta rivolse la sua attenzione a Goro.*

"Quella leggenda è vecchia quanto la Scuola stessa, e certamente più del Suono... dunque dubito che la vostra versione sia attendibile, mi spiace. Nessuno ha mai visto l'Akuma no Yokobue.
E i vostri Doki non sono onniscienti come sembra; non potrei aiutarvi a raggiungere il villaggio nemmeno se volessi, e se lo sanno dubito vi abbiano condotto da me per questa ragione."


*Finì il sake, in un unico sorso l'intera offerta fatta ai Kage.*

"Ora, se non c'è altro..."

*Fece per alzarsi, non era tanto disperato da cercare l'aiuto di un vecchio, curioso e motivato che fosse.*
 
Top
view post Posted on 11/12/2015, 11:58     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
802

Status:


 




-Mi pare di capire che il mio tono informale l' ha infastidita, le darò del lei dunque. Col tempo ho perso interesse per i soliti modi cerimoniali e per tutte i fronzoli del linguaggio formale, con la vecchiaia si tende ad essere più diretti ma non voglio assolutamente urtarla, perché dovrei? Anzi a differenza sua io credo ciecamente nelle parole degli Eoni quindi la invito ad aspettare ancora un minuto prima di andarsene perché almeno su un punto si sbaglia: l' Akuma no Yokobue esiste eccome.-

Infilando una mano nel taschino interno del frac estrasse un fagottino di stoffa, da quando non possedeva più il fodero per flauti in legno era lì che custodiva il prezioso strumento. Lo poggiò sul tavolo e lentamente svestì la stoffa che lo ricopriva lasciando che Hideyoshi ne potè prendere visione. In quel momento però inarcò un sopracciglio cambiando espressione, il flauto aveva qualcosa di diverso: le sinuose placche in argento che avvolgevano i fori dello strumento erano cambiate, ora avevano la forma di serpenti. Goro lo riprese in mano per assicurarsi che fosse tutto reale e non poté che convincersene.

Perché ci sono questi serpenti ora? Da quando sono spuntati? E' ancora opera vostra vero?
Mi spiace deluderti vecchio ma non c' entriamo niente questa volta.
Come se questa semplice frase mi basti per credervi, ho imparato ad essere cauto con voi.
Come vuoi, becchino.


Saggiando le decorazioni con i polpastrelli delle dita si rese conto come l' argento sembrava essere lo stesso, modificatosi tramite qualche tecnica ninja o chissà quale sortilegio. Passata la sorpresa iniziale dunque rimase ancora più affascinato dal suo prezioso cimelio, quella modifica ai suoi occhi non poteva che aumentare la veridicità delle leggende che accompagnavano l' Akuma no Yokobue. Dopo la breve analisi ripoggiò il flauto sul letto di stoffa per non farlo venire in contatto con la patina di lerciume del tavolo, spostò la schiena all' indietro appoggiandosi completamente allo schienale della sedia e tolse le mani dal tavolo, segno che invitava il Cantore a sentirsi libero di analizzare l' oggetto se l' avesse ritenuto necessario.

-Io credo fortemente nei miti e nelle leggende, non oserei mai svalutare tali racconti. Trovo che fare della storia una leggenda sia un modo di fare arte, allo stesso modo di come un musicista compone un sinfonia immortale o uno scultore da vita al marmo.-


Mentre aspettava una risposta dal suo interlocutore aggiunse:

-E le leggende hanno sempre un fondo di verità e una parte di magia. Guardi queste decorazioni, non raffiguravano dei serpenti fino a ieri eppure oggi ci sono. E' la verità, non avrei motivo di mentire solo per far colpo su di lei. E ora che ci penso... Da qualche parte ho letto, o forse mi è stato detto, che lei in più occasioni è stato visto in compagnia di questi rettili o sbaglio?-

Aspettò pacato ma chiaramente desideroso che il Cantore rimanesse ancora qualche minuto al tavolo, intanto scolò un ennesimo bicchierino di sakè. Le guance e il nasone ricurvo si erano da un pezzo ambientati alla temperatura mite della taverna e tutto quell' alcol cominciava a colorarli di un caldo rosa.








 
 
Top
view post Posted on 12/12/2015, 00:02     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,047
Location:
Frittata

Status:


*Voltò lo sguardo verso lo strumento, chiedendosi fino a che punto un uomo può spingersi per tentare di ingannarne un altro.
Anche si fosse trattato del vero cimelio, Hideyoshi non avrebbe avuto modo di credere alle parole del vecchio. Una vecchia abitudine, quella della sfiducia... una che i traditori imparano per necessità.
Ciononostante, il Cantore dovette ammettere che le linee del flauto avevano un che di affascinante. Frugali ma non grossolane, sobrie nella loro elaboratezza, infondevano all'oggetto una vena inquietante.
Un osso, lo sembrava davvero, pallido ed impreziosito da finimenti in argento. Il vecchio credeva ciecamente ai propri Doki, e anche alle leggende, forse aspettandosi un ritorno nel ragazzo.
Hideyoshi lo cercò con lo sguardo, indeciso sul da farsi, ma incapace di negare il proprio intrigo.*


(Sa chi sono, sa che i Serpenti sono dalla mia... eppure sceglie questo genere di approccio... perché?)

*Era chiaro che il vecchio avesse avanzato una qualche forma di interesse, nei suoi confronti, probabilmente confortato dalle intenzioni dei demoni... e il Cantore sarebbe stato pronto a giurare che non si trattasse di mera curiosità.*

(Un traditore? Spiegherebbe senz'altro l'itinerario...)

*Si avvicinò al flauto, ma non ebbe l'ardire di toccarlo.*

"Demoni, miti, leggende... sembrate un uomo di mondo, e ciò che avete appena detto ha tanto dell'ingenuo quanto del saggio.
Al contrario di voi, tuttavia, io preferisco un approccio pragmatico alla realtà. Non mostrate il vostro cimelio al primo che passa, se davvero è tanto prezioso, e dubitate della parola dei vostri compagni... per qualcuno nella vostra situazione, un consiglio del genere non ha prezzo.
Potrei avervi appena salvato la vita."


(O quel che ne rimane...)

*Fece dietrofront, riprendendo posto di fronte a Goro prima di squadrarlo senza mezze misure. I ruoli si invertivano: Hideyoshi l'esperto traditore, e il vecchio il neo fuggitivo.*

"Dunque... Ubuke Goro...
A chi devo consegnare la vostra testa, Kiri o Kumo?"


*Non si trattava di una domanda di cortesia; dalla risposta sarebbe dipeso il destino del vecchio ciarlatano.*

GDR OFF///Direi che dopo questo possiamo iniziare le danze.///GDR ON
 
Top
view post Posted on 12/12/2015, 15:04     +1   -1
Avatar

Group:
Member
Posts:
802

Status:


 



Mentre Hideyoshi si avvicinava all' Akuma no Yokobue il ricordo dello scambio di strumenti con il maestro flautista Ghisei tornò alla mente di Goro, quel giorno aveva potuto osservare da vicino il flauto nero del sensei mentre egli fece lo stesso con quello in osso. Brevi attimi carichi di interesse da parte dei due ma anche pieni di tentazione proibita, entrambi desiderosi di saggiare il suono dello strumento dell' altro ma ben consci che ciò andava oltre il sacro vincolo tra colleghi, un affronto inammissibile nonché la peggior mancanza di rispetto per un musicista. Ripensando a quell' occasione il becchino provò una leggera preoccupazione nel vedere il suo prezioso oggetto incustodito alla mercé del Cantore, una sensazione inevitabile nonostante fosse stato posto liberamente sul tavolo. Provò un misto di sollievo e delusione quando vide che il giovane non lo sfiorò minimamente, limitandosi ad analizzarlo con gli occhi. Lo riavvolse nel tessuto con la stessa cura con cui l' aveva tirato fuori prima di riporlo nel solito taschino.

Non mi pare che questa conversazione stia dando buoni frutti...
Sto cercando di guadagnarmi il suo interesse.
Beh, vedi di sfruttare l' occasione.
Fammi il piacere di stare al tuo posto, so quel che faccio.
E noi sappiamo quel che facciamo. C'è un motivo se ti abbiamo condotto da lui, già te l' abbiamo detto.
Motivo, motivo, motivo... C'è un motivo anche per il fatto che io sono il padrone e voi le pedine.

Sentì chiaramente le risate di quelle tre creature nella testa, ogni volta che le chiamava con quell' appellativo reagivano screditando le parole del becchino, come se fossero loro a comandare, e questo Goro lo odiava.

Le seguenti parole di Hideyoshi lo turbarono, in particolar modo le ultime. Se fino a quel momento la minaccia del Cantore era per lo più celata nei suoi discorsi, ora era palese, spiattellata in faccia in modo quasi barbaro facendo peso sul divario immenso che esisteva tra i due. L' anziano provò paura e inutile fu ogni tentativo di nasconderla; paura di morire ma non per il semplice motivo di dover lasciare questo mondo, da tempo sapeva che i suoi non erano i normali acciacchi della vecchiaia ma un vero e proprio lento declino verso l' inevitabile, aveva il terrore del destino che lo attendeva dopo la morte: l' Inferno eterno passato tra le torture dei suoi Doki. Già due volte aveva avuto una visione di quel mondo e in entrambe le occasioni ne riuscì scosso e quasi paralizzato. Prese molto tempo per rispondere, un lungo silenzio perfettamente comprensibile vista la situazione.

Complimenti. Sei proprio bravo con le parole... Almeno a breve avrò il piacere di torturati anima e corpo con le mie stesse mani.
Taci Thresh! Non ora!
Si dai, ribellati pure. Tanto ormai...
Ho detto Taci!!!


Come accaduto già altre volte, posto davanti situazioni stressanti e parlando mosso da forti emozioni, Goro riuscì a scacciare momentaneamente quelle presenze; naturalmente non del tutto, le sentiva comunque tra il flusso dei propri pensieri ma in modo molto meno invadente. Magra consolazione in quella delicata circostanza.

-Una domanda... Un' ultima domanda e le sarei grato se mi rispondesse questa volta. Lei non si è mai affidato a una storia? Non hai mai creduto nello scritto di un' antica pergamena? Non ha mai pensato che una leggenda possa essere vera? Non intendo se si è mai fidato di qualcuno, grazie al cielo siamo esseri autosufficienti e possiamo vivere perfettamente facendo affidamento solo su noi stessi, ma non ha mai seguito qualche indizio che l' avvicinasse a un suo intimo desiderio senza elucubrare sui mille dubbi dati dalla razionalità?!-

Mano a mano che proseguiva con le parole il tono delle sua voce aumentava e si interruppe giusto prima che le emozioni lo portassero ad essere troppo aggressivo, avrebbe voluto dire molto di più, altro e altro ancora, ma in gioco c' era la sua vita e non poteva permettersi di perderla solo per uno sfogo. Le parole screditanti del Cantore avevano intaccato l' orgoglio, buttare fango su ciò a cui Goro credeva, ciò che era la sua nuova vita, questo non l' avrebbe permesso a nessuno ma non era tanto stolto da mettersi contro un ninja di quel livello. A suo malgrado dovette contenersi.

-Della mia vita poi... Faccia ciò che ritenga più opportuno.- Aggiunse infine con un tono molto più calmo.

Non sono pronto a morire, non ora. Mesi fa, prima che tutto questo accadesse quando ero solo un becchino e viandante del mondo, sarei stato anche onorato di cadere per mando del Cantore delle Lame; ma oggi questo non deve accadere, quei tre esseri demoniaci non aspettano altro e non voglio daglierla vinta così facilmente. Ho promesso a me stesso che avrei lottato contro di loro, che malgrado il fato che hanno scritto per me sarò io a comandare anche da morto. Non sarò un fantoccio sotto le loro torture eterne!

Sguardi penetranti quelli di Goro verso Hideyoshi. Quanto avrebbe voluto sapere cosa passasse nella sua testa, sapere che decisione avrebbe preso il Cantore.





 
 
Top
view post Posted on 14/12/2015, 00:01     +1   -1
Avatar

Mhh... mhhhh..

Group:
Admin
Posts:
10,047
Location:
Frittata

Status:


"Avete risposto alla mia domanda con un'altra domanda, Ubuke-san..."

(Questo timore... possibile che un vecchio sia tanto impaurito dalla morte?)

*Il ragazzo rispose alle farneticazioni del vecchio senza mutare espressione, senza che nessun accenno di curiosità o condiscendenza si aprisse un varco nella cera emaciata del viso. Percepì l'angoscia di Goro, un sentimento che rasentava il terrore, e non sarebbe stato necessario cercarla dietro i suoi occhiali: il vecchio parlò con concitazione sempre maggiore, anticipando e congedando l'appello con due silenzi profondi, senz'altro la mente in colloquio coi tre demoni.
Hideyoshi immaginò di vederli ridere di quell'alterco, la loro macchinazione probabilmente un meschino tentativo di mettere in difficoltà il suonatore.*


(Se avessi ancora qualcosa del salvatore di Kiri, ti compatirei, Ubuke Goro... posso solo immaginare cosa debba essere la compagnia di quei tre...
Forse non avresti dovuto cercare l'origine della tua leggenda.)


*Il senso di nausea e sdegno che aveva percepito nel raggiungere l'Oblio minacciò di ripresentarsi, pungendo la bocca di un sapore amaro che il sake era solo riuscito a nascondere. Incontrare quei tre demoni gli aveva ricordato che l'influenza di Watashi non sarebbe mai svanita del tutto, e che sarebbero sempre esistiti esseri capaci di oltrepassare la distanza tra le due dimensioni.*

(Tra me, te e gli insetti al piano di sopra c'è gran poca differenza, Ubuke-san... la nostra essenza più intima rifugge entità come quelle che ti trascini dietro, e di cui ti fidi... non importa quali siano i nostri trascorsi.)

*Un diverso intento andava già prendendo forma nella sua mente, man mano che pensava tutto ciò. La volontà di mettere alla prova quel vecchio, e vedere fino a che punto aveva motivo di essere intimorito.
Solo allora avrebbe scoperto se davvero il terrore che provava era legato ai demoni, o al giovane che gli si parava davanti, e magari anche qualcos'altro...*


(Ha evitato di dirmi da dove viene, ma a questo punto non è essenziale. Non accetterei l'aiuto di un vecchio, non per quello che devo fare, ma allo stesso modo non ho motivo di respingere un valido shinobi.
Vedrò molto presto a quale categoria appartieni, Goro.)


"Molto bene, Ubuke-san..."

*Chiuse gli occhi, sospirando lentamente prima di alzarsi ed incamminarsi al piano superiore.*

"... d'ora in avanti, e per le prossime ventiquattro ore, la vostra vita è nelle mie mani. Dimostratemi il valore delle vostre leggende, e prenderò in considerazione la vostra visita al Suono.
Oh, e non pensate di darvela a gambe. Buonanotte."


*La scia nauseabonda che i Doki si lasciavano dietro gli avrebbe consentito di rintracciare il vecchio anche avesse varcato il confine del Fuoco.*

--------------------------------------------------------------------------------------------



*La nevicata si era fatta più intensa e gelida, nella notte. Un manto robusto di neve fresca aveva finito per coprire quella che nessuno aveva calpestato per mesi, forse anni, nascondendo ogni sentiero.
Eppure al Cantore non sfuggì l'aura emanata da quel luogo, non con una fonte tanto pura e prossima da cui attingere costante materiale di paragone: Goro era alle sue spalle, nero sul bianco della neve; uno spettro in abiti eleganti, il suo profilo del tutto identico ad alcune delle lapidi più esili. Arrancarono verso i cancelli, guidati dal lucore che si frangeva sul lavorio elegante di ghiaccio tra la ruggine, ed Hideyoshi catturò un'incisione lungo lo stipite sinistro del portale.*


"A coloro che cercarono il nord.
Nel gelo il riposo, in Shimo il rifugio.

Un cimitero dedicato ai pionieri."


*E ce ne dovevano essere stati parecchi di pionieri. Il Cantore conosceva bene le origini del Gelo, e camminare tra le tombe di briganti, assassini e stupratori glorificati non lo fece sentire affatto grato.
Li immaginò essersi fatti una famiglia, dopo la fuga, ed aver finalmente raggiunto la pace che ogni altro punto cardinale gli aveva negato. Forse le loro mogli, i loro figli, riposavano accanto a loro, o forse erano morti senza aver raccolto nulla di ciò che avevano seminato. La durezza di quell'immagine gli rammentò l'auspicio dell'Hokage, la volontà nei suoi occhi ardente abbastanza da scongelare ogni singola tomba.
Si fermò al centro dell'unico piazzale, una rotonda in mattone grigio chiaro, ai piedi di un grande mausoleo.*


"Evocate i vostri demoni."
 
Top
view post Posted on 19/5/2017, 16:38     +1   -1
Avatar

♫ Peace ♫

Group:
Member
Posts:
67,179

Status:


|| Questa la stavo seguendo al tempo quindi ho dato giusto rilettura al volo. Davvero un peccato che sia stato archiviato il PG e che non sapremo mai come sarebbe andata a finire, mi interessava vedere che genere di approccio poteva esserci tra Hideyoshi e un vecchio navigato come Goro. Già dalle prime battute l'impatto è forte tuttavia fare una vera valutazione mi è impossibile visto che non si è arrivati alla prova in sè. ||

    Tempistiche (Wanderer): //
    Coinvolgimento Personale (Wanderer): //
    Trama e Impostazione: //
    Scrittura: 10
    Ambientazione/Caratterizzazione NPC: //

    Voto Quello li (Eremita ad interim): X
    Paga: //




 
Web  Top
9 replies since 19/11/2015, 04:11   348 views
  Share