[ Prigioni ] Shikeishū kanbō

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view post Posted on 10/5/2015, 10:49
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[Shikeishū kanbō] - 死刑囚監房 - Braccio della Morte

|| Non c'è posto per i perdenti, non c'è posto per il disonore della sconfitta. Questo è sempre stato un capo saldo nella gestione del Kirigakure No Sato, e con la gestione di Hogo Kyujo questa regola non è cambiata. Gli sconfitti non son degni d'ovazione e non meritano di vedere la luce del giorno ancora una volta, e proprio per questo essi vengono condotti in una segreta all'insaputa di compagni e spettatori. Quest'ultima sala, composta soltanto da scarne gabbie appese al soffitto appena capienti di una persona adulta, si trova sotto l'arena e, quindi, è facile da quella posizione udire le ovazioni e lo scalpiccio dei piedi degli spettatori. Non v'è luce, tutto è immerso nell'oscurità. L'unica fonte bianca proviene dalle scale che portano al piano degli spettatori, che irradiano una fievole luce biancastra.. fievole come le speranze dei prigionieri, sorvegliati a vista da un uomo alto e dalla corporatura massiccia, occultato da un lungo manto nero pece con cappuccio. Non conviene tentare la fuga, o l'ascia ch'egli stringe fra le mani potrebbe essere più pericolosa di una ghigliottina. ||






Edited by ~Angy. - 14/5/2015, 23:21
 
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view post Posted on 14/5/2015, 21:40
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Kaiji Yabuki



Era... un sogno? Come poteva ancora pensare? Era morto, del resto. Gli spiedi della ragazza l'avevano trapassato, non aveva il minimo dubbio: ne sentiva ancora il dolore, lì sul petto dove si portò la mano. Il tocco fu reale, i sensi non mentivano. Tatto, udito, sapore. Sapore di sangue, principalmente. Sentiva dei rumori attorno a sè, degli scricchiolii metallici, ma anche un rimbombo di passi sopra di lui, in alto. I muscoli erano intorpiditi e indolenziti dallo sforzo... era lecito chiamarlo sogno? Per quel che ne sapeva, la differenza tra sogno e realtà era solo la quantità di informazioni che la sua mente riusciva a registrare, ma in quella situazione continuava a sentire, a percepire. Ciò non era affatto in accordo con quello che la sua memoria gli proponeva: ghiaccio e morte, e una chioma rosso fuoco. Ma se quel ricordo apparteneva alla vera realtà, a quale realtà apparteneva lui adesso?
Si ricordò di possedere un altro senso, la vista: schiuse leggermente gli occhi, le palpebre tremolanti, ma il buio rimase. Non c'erano torce in giro, nè tantomeno il sole. Solo buio, oscurità, e delle sagome a malapena abbozzate che iniziavano a delinearsi man mano che gli occhi d'ambra del giovane di Iwa si abituavano a scrutare tra le ombre create da una fonte di luce in estrema lontananza. Sbarre. Scattò immediatamente seduto, per poi alzarsi con qualche difficoltà per via della bassa altezza della gabbia.


Che cosa significa questo...


Non era così che si immaginava l'aldilà. A dir la verità, non se lo immaginava affatto. Oltretutto, quella figura minacciosa e armata dal volto coperto pareva decisamente umana: la guardia si trovava al di sotto della gabbia, mentre sopra la testa del ragazzo di Iwa si intravedeva il soffitto a cui la sua prigione era appesa con un gancio. L'uomo si avvicinò a passi pesanti, con il corpo ben coperto dal nero mantello e dal cappuccio, ma l'ascia ben visibile tra le mani. Il genin era uscito di scena con stile: aveva un'altra possibilità? La voce scura e grave dello sconosciuto sovrastò facilmente i rumori che provenivano dal piano superiore.


A Kiri non c'è posto per i perdenti. Tuttavia, a voi è data la possibilità di scegliere: potete tornare alle vostre vite, alle vostre famiglie, al vostro Villaggio, oppure rimanere qui e accettare le conseguenze delle vostre azioni.


Kaiji lo squadrò curioso. Andarsene e abbandonare l'arena di morte oppure rimanere e ammettere la sconfitta: sembrava una scelta fin troppa ovvia, visto che una direzione portava alla vita mentre l'altra... l'altra a cosa portava?
Il bivio che aveva di fronte... il giovane dagli occhi d'ambra ricompose lentemente i pezzi della sua avventura sull'isola, soffermandosi in particolare sul sigillo che occupava parte dell'avambraccio e che fino a quel momento era rimasto coperto. Alzò di nuovo lo sguardo verso il suo carceriere, ponendo e ponendosi una domanda fondamentale.


E... dov'è la fregatura?


Rinnegare i propri errori può portare vergogna, ma anche salvezza. Accettarli è onorevole, se si è disposti ad accettarne le conseguenze.


Kaiji capì: vita e infamia da una parte, rischio dall'altra. Non aveva dubbi su quale fosse la scelta giusta, eppure...


*Tornare al Villaggio, tornare da Chiye... ma da perdente?*


Nessun onore gli sarebbe stato tributato, la sua carriera di ninja macchiata per sempre, la possibilità di trionfare mutilata da quell'onta. Tornare da Chiye, sì, ma il ragazzo si era immaginato di ricevere le sue congratulazioni, non uno sguardo sconsolato e deluso. Sarebbe rimasta delusa da lui, ne era certo. La fiducia, il trattamento di favore... tutto sarebbe andato in fumo. No, la sua vita era finita nel momento in cui quegli spiedi lo avevano raggiunto al petto. Si rivolse al guardiano appoggiandosi alle sbarre che lo imprigionavano: la voce leggermente tremante, ma prendeva confidenza col passare del tempo.


Tu mi offri una nuova vita, ma una vita da reietto. Mi proponi di scegliere me stesso, mentre la mia vita non mi appartiene: senza di Lei, io non sono nessuno. Potrei tornare al suo cospetto, sarebbe facile...

Ma essere chiamato vile, essere chiamato codardo, essere chiamato fallimento... cosa c'è di diverso dall'essere morti?


Io scelgo di essere giudicato dalla donna a cui appartiene il mio cuore: se vorrà riaccogliermi e perdonare la mia debolezza, così sia. Se il mio castigo sarà la morte, accetterò la sua decisione: la mia giustizia è la giustizia che Lei ha deciso per me. Io resto.
 
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Komu 2.0
view post Posted on 9/11/2015, 17:03




GDROFF///Continua da Qui///GDR ON

Stranamente la discesa fu molto più facile della salita, sopratutto più veloce. All'inizio era ruzzolato giù qualche volta probabilmente per la mia impazienza di tornare dai miei compagni ma mi era sempre stato insegnato che un ninja senza pazienza era un ninja morto. Per cui cercai di calmarmi e cercai di scendere senza troppa irruenza. Tenni gli occhi ben fissi sull'obbiettivo, ovvero lo stretto roccioso di prima, a cui volevo tornare il prima possibile come i bambini vogliono bramano di tornare a casa. No, non era il luogo che volevo rivedere ma i miei compagni, sani e salvi. Il vento sembrava essere oramai diventato mio alleato ed amico. Prima mi aveva alzato in cielo, come un vincitore che viene lanciato in aria dai suoi alleati, mentre ora mi spingeva con forza ma senza farmi male. Come un fratello che ti spinge a migliorare e ad andare più veloce.
Sentì i gradini di roccia scorrere molto velocemente sotto i miei piedi, le nuvole sembravano scostarsi al mio passaggio come se finalmente riconoscessero il mio valore, come se davvero fossi diventato l'Imperatore della montagna. Il corpo mi faceva ancora male, sopratutto il braccio che mi ero rotto. Dovevo ancora riprendermi dalla tortura fisica che avevo subito prima ma cercai di non pensarci, non volevo che ciò mi ostacolasse. Finalmente raggiunsi lo stretto tra due rocce che avevo superato per cominciare la fatidica scalata e dopo pochi metri mi ritrovai il posto il cui avevo lasciato i due , in preda ai loro istinti omicidi e pronti a combattere. Stavo per chiamarli ma prima ancora che potessi aprir bocca il grido mi era morto in gola.
Hikari e Ako erano entrambi a terra, svenuti, coperti di sangue e graffi. "N .. No, accidenti!!" volevo correre verso di loro ma lo sgomento e la paura mi bloccavano. Vidi chiaramente che Hikari era tornato alla sua forma originaria ; era il piccolo cuccioletto di sempre con il pelo bianco e nero. Ako invece aveva le mani pulite. Proprio come aveva promesso non doveva aver ferito mortalmente il cane ninja. "Una ragazza disposta anche a mettere repentaglio la sua vita pur di rispettare le sue promesse …. " Non potevo permettere che una persona così valorosa morisse . Grazie a quel poco di medicina e anatomia che sapevo, riuscì a percepire il loro battito cardiaco e sentire che ancora respiravano. Tirai un sospiro di sollievo e mi sentì più leggero. Il cuore che prima mi batteva all’impazzata per la paura si calmò. Erano ancora vivi! Evidentemente le loro forze erano alla pari e non erano riusciti a prevalersi a vicenda.
Mi vedevo chiaramente la scenda davanti; Hikari che mosso dall’oscurità attaccava Ako che usava le tecniche proprie del suo villaggio.Mi ripromisi che una volta tornato a casa, con Hikari, avrei imparato le tecniche mediche perché era per quello che ero diventato un ninja ; aiutare gli altri al meglio. Stavo per prendere un lembo della mia maglietta nera e grigia e farne delle bende quando sentì qualcosa. Una voce. Ma non era un sussurro mentale o spirituale come quelli che poco prima mi perseguitavano, era bensì una voce quasi metallica, come se provenisse da un microfono. In effetti quella voce veniva dall’auricolare che ancora avevo nell’orecchio. "Uao, è incredibile che ce l’abbia ancora" me n’ero completamente scordato e non immaginavo fosse rimasto nel mio orecchio dopo tutto quello che avevo fatto ne tanto meno che fosse ancora attivo. Mi resi conto che era Kitsuen a parlare e provai a dire qualcosa "Si, emm pronto. Sono qui" parlai un pò ad alta voce per farmi capire meglio "Tesoro? Cos’è questo tesoro adesso?. Ho conquistato la montagna, toccato il Trono, credo che sia abbastanza no?!" dissi non senza un po’ di rabbia mista ad ironia. "Ako e il mio compagno sono feriti dovete… " ma per quanto parlassi non sembrava che Kitsuen mi sentisse, o che mi ascoltasse. Sentì altre voci oltre quella dell’esaminatore il quale mi disse che dovevo andarmene. Ed ecco che l’aria divenne nuovamente una mia avversaria. Un vento poderoso ed inaspettato mi colpì a tradimento alzandomi da terra. "No, aspetta cosa?!? No, non me ne vado " provai ad aggrapparmi a terra ma funzionò solo per una frazione di secondo, dopo di chè non capì più nulla. Il vento ululava furiosamente, come una belva feroce, e mi faceva perdere il senso di equilibrio. Non distinguevo più suoni, odori, sopra e sotto. Il tempo e lo spazio sembravano disgregarsi nel ciclone che si era formato intorno a me. L’ultima cosa che svanì fu però l’immagine dei miei due compagni che ancora giacevano immobili a terra. Loro avevano bisogno di me."AKO!! HIKARI!! "

Mi risvegliai di colpo con ancora nelle orecchie l’urlo del vento e il mio grido. Era come se mi fossi appena ridestato da un incubo; quando ti allontani in fretta dal pericolo e dalla paura per tornare alla realtà, al sicuro e al caldo nel tuo letto ma per me il vero incubo iniziava in quel momento. Mi resi conto di essere solo, completamente abbandonato a me stesso. Non ero sotto le coperte a Konoha ma in una gabbia di ferro chissà dove. Dopo aver aperto di scatto i miei occhi etero cromatici ma alzai con un unico gesto, in un balzo. La gabbia nel quale mi avevano rinchiuso era piuttosto stretta, riuscivo giusto a girare su me stesso. Mi guardai intorno ma vidi sola buio, oscurità e altre gabbie come quella dove ero io ma vuote. Attraverso le sbarre però riuscì a vedere un flebile luce in lontananza "EIIIIIIIIIIIIIIIII" gridai facendo un passo. Pessima idea visto che la gabbia oscillò facendomi cadere. Mi rialzai in fretta e capì dall’odore del vuoto e dall’eco che faceva il metallo che dovevo essere appeso sopra il nulla. Come nella montagna, se cadevo probabilmente sarei arrivato al centro della terra. Mi aggrappai saldamente "EI, DOVE CAVOLO SONO??? " ma soprautto "DOVE SONO AKO E HIKARI?? HANNO BISOGNO D'AIUO!!!!!" e al diavolo la mia paura del vuoto. Agitai la gabbia e tirai bugni al metallo per far rumore e attirare l'attenzione "DOVE CAVOLO SIETE?!?!?" sentì una voce in lontananza. Una voce maschile che mi pareva di aver già sentito da qualche parte ma non vedevo nessuno. Vidi invece una tipo vestito di nero, su una piattiaforma. Gli gridai "EI, DEVI AIUTARE I MIEI AMICI!1 " ma quello non parve far nulla. Dalla rabbia e dalla frustazione di essere ignorato gli sputai contro ma per via del buio totale non vidi se l'avessi beccato oppure no. Urlai di nuovo "DOVE CAVOLO SIETE!?!?" la furia stava facendo crescere nuovamente il chakra dentro di me. Ero pronto a spezzare quella gabbia con una tecnica se sarebbe stato necessario. Se quegli idioti degli esaminatori non intendevano aiutare Ako e Hikari loa vrei fatto io. Ero pronto a tutto per i miei amici.
 
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view post Posted on 12/11/2015, 22:29
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Mhh... mhhhh..

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*Passata su passata, carezza su carezza, la cote disegnava il profilo della lama. Seguiva una cascata di scintille, la maggior parte morta prima di toccare terra... e poi ancora, e ancora, e ancora.
Quel gioco non lo stancava mai, era così reale... no, non reale...
Si fermò.*


"... conc... cor.. co... n... Contingente, huh..."

*E riprese, un nuovo fascio sfrigolante.
Un gioco così contingente, le scintille come persone, il boia come un fabbro... una bella parola...
Erano trentadue anni, quattro mesi e due giorni che faceva quel lavoro, e quell'ascia era con lui da appena una settimana... eppure sentiva già un feeling speciale tra loro. Più passava il tempo e più gli riusciva facile rompere il ghiaccio con le ragazze nuove... o magari stava semplicemente invecchiando. Sorrise.
Non riusciva a vedersi da pensionato; la vita sedentaria non faceva per lui. Non che quello del tagliateste fosse un lavoro movimentato, ma c'era sempre quell'attesa... quella trepidazione prima del patibolo, prima della testa sul ceppo... i condannati erano sempre troppo presi per accorgersi del mutuo sentimento, sempre sulle loro... e quando il colpo andava giù, e potevano finalmente sentire la sua passione... era troppo tardi.
Sospirò... erano esattamente come quelle scintille... fuggevoli, effimeri, caducei... Caducei?*


"Kami..."

*Una volta non sbagliava così spesso. Forse era davvero arrivato il momento di...
Lo sputo cadde sulla lama con un tintinnio minuscolo, ma abbastanza forte da frantumare il filo dei suoi pensieri.
Non le grida, né lo sferragliare dei suoi movimenti nella gabbia... era stato lo sputo.
Si alzò dal suo scranno, i passi pesanti come macigni nell'armonia perfetta delle prigioni. Giunto sotto la gabbia dell'Inuzuka, parlò come gli avevano ordinato di fare.*


"A Kiri non c'è posto per i perdenti. Tuttavia, a voi è data la possibilità di scegliere: potete tornare alle vostre vite, alle vostre famiglie, al vostro Villaggio, oppure rimanere qui e accettare le conseguenze delle vostre azioni."

*La lama rispose al baluginio in alto, l'umido della saliva lo specchio perfetto.*

Rinnegare i propri errori può portare vergogna, ma anche salvezza. Accettarli è onorevole, se si è disposti ad accettarne le conseguenze.

*Di nuovo non c'era altro che quella trepidazione, il brivido della lama attraverso l'osso fino al legno, su per il suo braccio.
Caduchi... come aveva fatto a sbagliare?*
 
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Komu 2.0
view post Posted on 27/11/2015, 14:48




Inerme, Impotente, Inutile, Debole, Reietto, Relegato, Sottomesso. Erano questi gli aggettivi che mi si potevano assegnare in quel momento, attributi che odiavo e dai quali cercavo sempre di scappare. Non volevo demordere, non volevo cedere, volevo uscire da quella gabbia e correre da Hikari e Ako. Dovevo sapere se stavano bene, dovevo vedere coi miei occhi che gli esaminatori che gli esaminatori non erano stati così crudeli e malvagia da lasciarli a morirò sul monte.
E se invece poi si fossero mostrati così bestiali? Trattenni il fiato. Rimasi sconvolto ed impaurito a quel pensiero, all'immagine mentale dei miei compagni senza vita. In quel caso .... in quel caso io sarei stato ancora più selvaggio e violento di loro, uccidendo chiunque avessi ritenuto responsabile. Non mi sarei fatto scrupoli ad eliminare a chi aveva eliminato i miei compagni. La rabbia, l'odio e l'ira si stavano facendo strada nella mia mente e nel mio cuore.
Per prima cosa, però, dovevo uscire da quella prigione. Come avevo pianificato, mi stavo preparando ad usare una tecnica per evadere da quel posto. Nonostante fossero passati solo pochi minuti da quando mi ero svegliato a me sembrava un periodo troppo lungo. Ero impaziente. Dato che nessuno sembrava curarsi di me ero intenzionato a farmi notare ancora una volta, non che io sia mai stato a cui piacere attirare l'attenzione ma in quel caso era necessario.
Cominciai a posizionare le mani per impastare il chakra ma in quel momento sentì un rumore; un fruscio di abiti e passi che si avvicinavano. Mi misi subito in allarme, pronto a combattere ancora una volta nonostante il mio corpo fosse tutto ferito e non ero nel pieno della mia forza fisica. Nel buio riuscì ad intravvedere il boia dalla lunga lama che minacciosamente mi si avvicinava. Sembrava un uomo possente e che aveva una buona e lunga familiarità con l'idea della morte. Era inquietante ma non quanto il ninja della neve che avevo combattuto. Combattere! Si! Se era quello che serviva per uscire da lì ero pronto a farlo, non mi tiravo mai indietro da una sfida."Bene, fatti sotto! Sono pronto" dissi con forza nelle voce ed aria di sfida. Col corpo cercavo di essere pronto a reagire a qualsiasi mossa.
Mi aspettavo di tutto; che tagliasse la catena che m'impediva di cadere nella voragine, che usasse una qualche tecnica del Villaggio della Nebbia o che colpisse solo con la sola forza brutale di un pugno. Invece rimasi sorpreso quando semplicemente si limitò a parlare. Disse che a Kiri c'era solo due opzioni per i perdenti, i falliti, gli sconfitti; ammettere i propri errori o negarli.
Dovevo scegliere.
Con voce debole ed esasperata dissi "Basta scelte impossibili, per favore". Sapevo bene che non potevo tirarmi indietro a decisioni di questo genere, facevano parte della vita ninja che mi ero scelto, facevano parte della vita punto e basta. Ma non ne potevo più di dubbi, insicurezze, paure, incertezze e soprattutto di scelte sbagliate. Avevo paura di imboccare la strada sbagliata e di mettere in pericolo i miei amici e me stesso, avevo paura di sbagliarmi di nuovo. Doveva essere stata qualche mia decisione sbagliata a far tramutare Hikari in quel mostro e a mettere Ako in pericolo di vita. Forse non ero poi così il ragazzo maturo e responsabile che pensavo di essere diventato dopo la guerra contro Watashi, forse ero ancora il ragazzino che cadeva giù dal monte degli Hokage. Un ragazzino che non sapeva cosa farne della propria vita e che aveva paura di ciò che lo aspettava in futuro.
Dissi con forza "No!" non ero più quel ragazzino, o per lo meno stavo provando a non esserlo più. Non volevo più essere preda di dubbi ed insicurezza, volevo prendere in mano le redini della mia vita. Forse non ero il ninja coraggioso e deciso che dovevo essere ma avrei fatto del mio meglio per rassomigliarli, per diventarlo o almeno avvicinarmi all’idea modello di come un Ninja della foglia deve essere.
Tornai a volgere lo sguardo verso il misterioso boia e cercai di fissarlo negli occhi, cosa non facile visto che tutto il suo viso era coperto da un manto nero. Provai comunque a guardarlo con determinazione e sicurezza ma anche con semplicità e sincerità, volevo mostrarmi calmo e sicuro ma anche conscio del guaio in cui ero finito e umile come ero sempre stato.
La scelta era tra rinnegare le proprie azioni o accettarle, la prima dava la sicurezza di tornare a casa mentre la seconda rendeva incerto l’avvenire. Una magari mi permetteva di tornare a casa sano e salvo mentre la seconda forse mi lasciava sperare che i miei compagni sarebbero stati soccorsi.
Qual’era la mia priorità ? Io o gli altri?
Per molto tempo mi ero fatto questo genere di domande; chi dovevo mettere al primo posto nella mia lista delle priorità. E mi ero sempre riposto di pensare prima al bene degli altri. Il perché? Non lo sapevo bene neanche io, forse a causa del mio passato. I miei genitori avevano pensato prima a loro stessi diventando reietti e criminali. Mio padre avevo tradito il villaggio per seguire la sua personale smania di potere mentre mia madre aveva pensato solo al suo dolore come singola persona e aveva abbandonato la sua famiglia. Io non volevo commettere il loro stesso errore ed era per questo che cercavo di essere così altruista. Ovviamente ciò non comportava che me ne sbattessi altamente di me stesso, della mia salute o del mio futuro come ninja. Nella mia testa c'era ancora, vivido e brillante, l'obbiettivo di diventare forte, un ninja che sapeva farsi valere e dimostrare a tutti che non ero un fallito. In quel caso, comunque, non volevo apparire come una persona orgogliosa , boriosa, altezzosa o incapace di tornare sui propri passi. " Il marchio di un vero eroe è l'umiltà " mi aveva insegnato un mio maestro all’Accademia della Foglia, quella frase era diventata in parte una parte del mio credo ninja, del mio Nindo. Anche in quell’occasione, in quella gabbia fredda umida. Dovevo trovare un’ equilibrio in me stesso oltre che in quella cella che mi sembrava sempre più traballante. Strinsi con più forza le sbarre di metallo, fredde ed umide, per farmi forza e non avere la sensazione di precipitare.
Dopo un lungo silenzio finalmente parlai "Io ho scelto. Ho deciso di non rinnegare le mie azioni, non voglio negare di aver fatto quello che ho fatto perché ho agito per il bene dei miei amici. Accetto le conseguenze delle mie azioni" presi un bel respiro "Credo che questa sia la scelta più giusta, non perché sono orgoglioso od onorevole ma perché sono … me stesso " sorrisi , incredibile ma sorrisi "l’unica cosa che chiedo è che i miei compagni,Hikari e Ako, siano portati al sicuro e curati " abbassai un po’ la testa in segno di umiltà."Mi rimetto alla benevolenza di Kiri" mia sorella mi aveva insegnato che si cade per imparare ad alzarsi, forse anche da quella giornata da incubo avrei imparato qualcosa su come migliorarmi come persone e come Ninja.
Ma non finì lì il mio discorso siccome ero Takahiro e tendevo anche ad infischiarmene delle regole che mi sembravano stupide e quasi inumane. Non accettavo che in certe occasioni si prendessero alcune priorità invece che altre, o che semplicemente si dovesse fare qualcosa quando non mi andava. Per cui dissi anche "Ovviamente … se non mi fai uscire tu, troverò comunque un modo per andarmene di qui e provvedere alla salute dei miei amici" e quella era una promessa.
 
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view post Posted on 3/12/2015, 15:51
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"Mh... benevolenza..."

*Disse, il sorrisaccio nascosto dal cappuccio, prima di voltarsi e camminare fuori dal raggio visivo di Takahiro. L'ombra della prigione ne inghiottì presto la figura, sputando fuori soltanto il baluginio intermittente della lama.
Poi, improvvisamente, un clangore meccanico attraverso le pareti in pietra, e la sensazione di vuoto che si deve ad una brusca discesa. La gabbia calò verso il suolo, toccandolo abbastanza rudemente da far tremare i cardini delle sbarre. La fioca luce che giungeva dallo spiraglio aveva ora l'inclinazione per ferire gli occhi del giovane, ed il pallore del suo unico raggio non gli dette tregua fino al ritorno del carceriere.
Il suo profilo nero come la notte al contrasto con l'ingresso, le sue parole pesanti come l'arma che portava.*


"Non aspettarti di rivedere alcun amico in vita, ragazzino... qui non c'è via di mezzo, e io ne so qualcosa, eheh...
L'uscita è di là, non farti rivedere."


*Disse, prima di ruotare una grossa chiave nella serratura che teneva imprigionato l'Inuzuka.

In alto, mentre usciva, le altre gabbie continuavano a cigolare, invisibilmente legate ad un soffitto che pareva non trovare fine. Una, particolarmente vicina, era occupata da un ragazzo che sembrò scambiare uno sguardo con lui mentre usciva.
Forse non sarebbe stato altrettanto fortunato.*


GDR OFF///Ok, sei libero come un fringuello. Ora se fossi in te penserei ad una ruolata autogestita in cui rivedi Hikari, magari dirigendoti all'Ospedale.///GDR ON
 
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