| CITAZIONE (Jimmy91 @ 18/11/2016, 02:57) La missione era terminata da qualche giorno e il giovane Uchiha non era ancora uscito di casa dopo il suo ritorno. Sapeva bene che prima o poi sarebbe stato convocato per una missione e che non avrebbe potuto rifiutare. Tuttavia la sua mente era più impegnata a pensare ad altro. Quello che era successo in missione gli aveva dato da pensare, la scarica di adrenalina che attraversava le sue membra nel momento in cui impugnava la sua arma per uccidere una persona non era paragonabile a nulla che avesse mai provato in vita sua, nessun sentimento poteva eguagliare quella sensazione: rabbia, odio, amore, indifferenza, gioia, tutto finiva in secondo piano rispetto a quel singolo istante in cui poteva avere il controllo sulla vita di un'altra persona. La posizione che di norma spetterebbe ad un Dio, per un istante si trova nelle mani di Akira. Potrebbe ascoltarli implorare per la loro vita e addirittura risparmiarli, in un impeto di sincera bontà. Questa sete di sangue che lo faceva sentire appagato ed il giuramento di correre in soccorso degli ammalati quando questi ne avessero avuto bisogno silenziosamente sottoscritto nel momento in cui gli è stata affidata la conoscenza delle tecniche mediche di base, tuttavia, cozzano tra di loro e forse non potranno mai mescolarsi, come acqua ed olio in un bicchiere sarebbero stati lì, nell'animo di akira a contrapporsi per tutto il resto della sua vita. Egli lo sapeva e ne sentiva il peso. Doveva cercare la sua strada, mettere insieme i pezzi e far coesistere le due metà della sua anima.
Ancora qualche giorno trascorse senza ricevere alcuna chiamata per una missione e Akira si era solamente allenato da solo nel suo giardino, facendo pause solo per i pasti e smettendo alla sera, poco prima di andare a dormire, allenarsi così lo aiutava a non pensare a quello che era successo durante il suo incontro con i rettili, al suo primo cadavere, il suo primo omicidio. Se ancora poteva avere una chance di salvare la sua anima, questa dipendeva tutto dal poter o no controllare la sua brama di uccidere. Ci doveva provare, la sua convinzione che tutto ciò fosse sbagliato era forte, cedere un simile piacere poteva solo portarlo nel baratro infinito dell'oscurità ed egli non voleva macchiare il suo onore, quello della sua famiglia, del suo clan e del suo villaggio. L'indomani, Akira avrebbe percorso a piedi le strade del villaggio e si sarebbe diretto verso gli edifici che contenevano gli organi di governo del villaggio. Konohagakure era tornata ad essere sempre la stessa, completamente ripresasi dall'influsso maligno dei demoni apparsi durante la guerra, giorno per giorno, sembrava sempre di più che si tornasse alla normalità. Un numero incalcolabile di morti e feriti tra tutti i villaggi ninja avevano versato il sangue nella guerra, per sua fortuna, o sfortuna, questo non sapeva dirlo neanche lui, Akira non aveva avuto modo di partecipare alla spedizione contro il Dio Watashi. Mentre questi pensieri, e la presenza della montagna con scolpiti indelebilmente i volti degli Hokage si facevano sempre più spazio nella sua mente, il giovane si rese conto di essere giunto all'ufficio che cercava: La coordinazione dell'ordine dei medici di Konoha. Non appena entrò nella stanza, un impiegato lo guardò avvicinarsi alla scrivania scrutandolo dall'alto in basso con uno sguardo inquisitore, era giovane e non sembrava avere bisogno di un medico, cosa poteva volere? Prima che l'impiegato potesse chiedere qualsiasi cosa, pregno della sua solita sicurezza il genin prese fiato ed esclamò:
"Salve, il mio nome è Akira Uchiha sono un genin di Konoha ed un medico alle prime armi e avrei bisogno del vostro aiuto."
L'impiegato socchiuse gli occhi dietro alla montatura degli occhiali che erano poggiati sulla punta del naso come a far notare al giovane che la sua affermazione aveva destato la sua curiosità. Che fosse un ninja, l'attempato lavoratore l'aveva capito fin da subito, il coprifronte era in bella vista e pendeva dalla cintura del giovane.
"Giovane Uchiha cosa ti porta in questo luogo? Dici di essere un medico ninja ma allora dovresti andare alla clinica, magari qualcuno ha necessità delle tue cure."
Il ragazzo colse al balzo l'occasione, era proprio quello che stava aspettando di sentire dall'impiegato, voleva un lavoro alla clinica. A tempo pieno. Niente missioni, niente uccisioni, solo tanti poveretti da aiutare.
"Proprio questo è il motivo per il quale mi trovo qui!"
Esclamò all'istante il giovane, sorprendendo ancora di più l'impiegato che rimase in silenzio ad ascoltare quello che il ragazzo aveeva da dire.
"Vorrei sapere se è possibile, per un periodo lavorare a tempo pieno alla clinica, per affinare le mie tecniche, migliorarle e diventare un medico migliore, rinuncerei volentieri alle missioni pur di avere questo lavoro."
La faccia dell'uomo di fronte al giovane shinobi era tutt'altro che imperscrutabile, la sorpresa si leggeva chiara come l'acqua nei suoi occhi. Non gli era mai successo che un giovane ninja chiedesse di rinunciare alle sue missioni pur di esercitare la professione medica.
"Questo...." Disse, facendo una pausa e scrutando il genin "Questo non è un evento da manuale" minimizzò. Non solo non era da manuale, anzi era un evento singolare, non sapeva nemmeno se ci fosse mai stato un altro shinobi che avesse avanzato tale richiesta.
"Giovane Akira, posso comprendere la tua voglia di aiutare le persone, ma saresti davvero disposto a interrompere la tua carriera da shinobi per fare ciò?"
Tutti sapevano che da lì a breve ci sarebbe stato il torneo di selezione dei chuunin, il giovane, facendo questa scelta si precludeva la chance di partecipare ad esso. Ora la palla era tornata all'Uchiha che senza pensarci due volte, prima che qualcosa gli facesse cambiare idea esclamò
"Sì!"
La determinazione era leggibile nei suoi occhi e l'impiegato non potè fare altro che prenderne atto ed asserire:
"Come ti ho detto, non è prassi che un ninja si dedichi esclusivamente alla professione medica, inoltrerò la tua richiesta a chi di dovere, ecco, prendi questo foglio e metti per iscritto le tue richieste. Infine, firma in fondo."
Akira allungò la mano prendendo possesso del foglio e si appoggiò alla scrivania, compilando la sua richiesta ripetendo sul foglio esattamente quello che aveva detto fino ad un momento prima all'impiegato. Appose dunque la sua firma e con uno sguardo misto di felicità e tristezza porse il foglio all'uomo che gli stava di fronte. Se quella richiesta fosse stata accettata, avrebbe messo a tacere la sua brama di uccidere, o almeno questo sperava sarebbe stato l'esito delle sue azioni. Avrebbe pagato tutto ciò rinunciando temporaneamnte alla sua vita di shinobi.
12 giorni passarono prima di ricevere una risposta. Alla sua porta bussò un emissario che portava una lettera sigillata ed indirizzata ad Akira Uchiha. La tensione si impadronì del giovane quando prese la missiva e cominciò a strappare la busta che la conteneva. Da quella risposta sarebbero dipese tante cose, a cominciare dalla sua carriera ninja materialmente parlando fino alla redenzione dalle sue azioni passate. Per lui, l'ultima valeva più della prima e di tutte le altre cose a cui avrebbe rinunciato che stavano nel mezzo. Lesse la lettera tutto d'un fiato e alla fine era soddisfatto, amareggiato ma soddisfatto la sua richiesta era stata accolta. Dall'indomani si sarebbe dedicato esclusivamente a salvare le vite degli shinobi feriti in battaglia, molti di loro probabilmente sarebbero stati anche suoi compagni di classe, che avanzando di carriera avrebbero avuto missioni sempre più pericolose e difficili.
Così trascorsero i suoi giorni da medico, per molto tempo, quasi 2 anni. In quel periodo, si dedicò completamente allo studio della medicina e gli unici giorni in cui non si trovò in clinica erano quelli dell'esame chuunin. Chiese cortesemente il permesso di assistere agli stessi a Kiri e i suoi superiori lo accordarono, si diresse dunque al villaggio della nebbia insieme al gruppo che doveva sostenere l'esame, forse in caso di necessità sarebbe stato d'aiuto ai feriti e avrebbe ripreso confidenza con il campo di battaglia. Già, le battaglie gli mancavano da morire. In quel periodo trascorso serenamente, si era allenato per mantenere al meglio le sue capacità da shinobi, ma di sicuro non aveva fatto progressi, quelli si sarebbero visti solo se avesse preso parte a missioni ed addestramenti, cosa dalla quale stava ben lontano. Non aveva avuto alcun problema a gestire la sua dualità durante questo periodo se non all'inizio quando alla vista di un ferito e alla presenza di un bisturi, per un attimo, dava adito alla possibilità di ficcarglielo nel collo e vederlo dissanguare. Tutto andò per il meglio, fino a quel giorno. L'attacco di Konoha da parte dell'Akatsuki. Caso volle che dei ninja in missione, qualche giorno prima dell'attacco richiesero del supporto al di fuori del villaggio, così una squadra di medici andò incontro al gruppo. Tra questi c'era il giovane Uchiha, oramai aveva visto ferite di ogni tipo ed aveva assistito inerme alla morte di alcuni pazienti, questi non erano morti per causa sua, quindi la sua brama di sangue non aveva influito pesantemente sul suo benessere psicofisico. Non ebbe dunque modo di fronteggiare la minaccia akatsuki in prima persona e questo fu un peso abnorme da sostenere dal momento stesso in cui mise piede nel villaggio. Tutto quello che era stato appena ricostruito, e quello che ancora era in ricostruzione dopo la guerra con il Dio era di nuovo completamente in pezzi. In primis l'anima degli abitanti del villaggio che non potevano credere a quello che era appena successo. Una serie infinita di eventi catastrofici. Tempi bui per i villaggi ninja. La squadra fu immediatamente richiamata al villaggio per portare man forte ai soccorsi ma al loro arrivo tutto si era già consumato. La distruzione portata dall'Akatsuki fu come un risveglio per l'Uchiha. Non poteva essere solo un semplice medico. Aveva bisogno di mettersi in gioco, pensava a quanto avrebbe potuto fare in quel campo di battaglia se solo fosse stato presente.
Al diavolo la redenzione, al diavolo il dover essere un medico.
Pensò tra se e se Akira.
Cosa ci facevo lontano dal campo di battaglia in un momento come questo? Perché non ero qui a combattere, a massacrare il nemico e vedere il sangue scorrere a fiotti tra le mie mani?
Era di nuovo assetato. Poteva per una persona normale sembrare semplicemente impazzito, ma in realtà lo sguardo con cui guardava il campo di battaglia era quello di una persona in un'estasi quasi mistica. I due anni che aveva trascorso immediatamente persero il loro significato. Non valevano niente se alla vista del campo di battaglia questa sarebbe stata la sua reazione ogni volta, anche uno stolto l'avrebbe capito che la sua vera via era quella bagnata dal sangue dei suoi avversari. Da quel giorno in poi sarebbe tornato sul campo di battaglia. Avrebbe ripreso la sua carriera da shinobi e fatto quello che più gli piaceva al mondo. Uccidere. Dovrebbe essere una ruolata libera. Se ci sono errori di linea temporale oppure non si incastra bene con la storia del gdr, posso modificare senza problemi. Fammi sapere ^^
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