| *Era da alcune settimane che era entrato a Kiri. Sinceramente aveva perso il conto dei giorni ormai. Era un altro conto che lo preoccupava, un conto alla rovescia che avrebbe segnato la sua fine se non avesse portato a termine la missione con discreto successo. Ma per ora non aveva avuto alcuno spiraglio di successo. Era nervoso. Sentiva la pressione del fallimento imminente sul suo collo, così come sentiva di essere impotente completamente allo svolgersi degli eventi.
Quella mattina si alzò presto. Doveva andare a vedere lo stadio, dal quale Hogo in persona avrebbe parlato e avrebbe aperto le danze per questo ennesimo gioco al massacro. Non aveva mai assistito ad un torneo chunin, sarebbe stata un'ottima esperienza e, sperava, un nodo per carpire quante più informazioni possibili da chiunque e qualunque cosa i suoi occhi potessero catturare.
La tensione nervosa di quei giorni iniziava ad esaurirlo. La notte dormiva male, si svegliava presto la mattina ed era sempre più scorbutico, anche se non poteva davvero sfogare con alcuno quella sua frustrazione. Essere solo in mezzo al nulla era più sopportabile che essere soli in mezzo alla gente. Si sentiva in continuo disagio, per quanto, nonostante tutto, Kiri fosse proprio il villaggio Ninja più adatto a lui.
Stivali. Check. Guanti. Check. Corpetto di ferro. Check. Drago dorato sulla spalla. Check. Shinryu. Check. Colazione. Aha, avanzi della sera precedente, dato che si era scordato di comprare qualcosa. E da bere almeno saké? No? Birra? Succo? Acqua, uao. Colazione da daimyo proprio.
Si avvicinò che il sole non era ancora del tutto sorto e solo il riverbero mattutino illuminava fiocamente Kiri. La nebbia rendeva impossibile osservare qualsiasi cosa. Lo stadio, per come si presentava, pareva più una grossa trappola meccanica che non uno stadio. L'entrata stessa sembrava una ghigliottina. Sublime a dir poco...*
"Ricordo che mi raccontasti che tutto ebbe inizio qui Sensei. Qui cambio tutto per te, qui ti perdesti nella dannazione. Se mi sforzo posso ancora sentire l'eco delle urla dei corpi straziati dal folle macellaio della Nebbia. E tu cercasti di difenderli tutti Sensei, ricordo la foga con cui descrivevi la scena. Dovevano essere possenti le tue mura per bloccare questa trappola. Mi domando se sarò mai in grado di eguagliare un simile potere." *Sussurrò tra sé e sé Sasaki*
"Quasi mi sembra ancora di sentirla l'energia che sprigionasti quella volta. Devi aver consumato un mucchio di chakra quella volta, e lo spasmo impazzito del flusso di chakra naturale corrotto dalla morte violenta di tutti quei ragazzi è ancora percepibile. Mi pare quasi di sentirti ancora qua, Sensei. Il che è strano, a essere sinceri. Spettrale quasi, come se la tua ombra, una parte della tua anima, fosse stata sepolta qua"
*Fissò lo stadio, studiandone i dettagli e i particolari. Appariva identico alle descrizione fatte da Keiichi. Quello stadio era andato distrutto, e ora era di nuovo qui, ricostruito come se nulla fosse. Sperava che Hogo non fosse come Momochi. Non aveva molta voglia di entrare in quella trappola meccanica, altrimenti.*
”Sai, quando mi hai lasciato...” *Iniziò, continuando a parlare da solo, a voce più alta sta volta, tanto sembrava essere ancora solo lì* ”Mi sono sentito completamente perduto. Non ho mai capito cosa ti spinse a soccorrermi, né cosa ti spinse ad agire come hai sempre agito, in quel modo così...strano. Ti ho odiato, sai? Eri molto arrogante e ipocrita, ma dall'alto del tuo trono, non te ne accorgevi neppure. Decantavi tanto la virtù della pace, ma ti ho visto con questi occhi versare linfa cremisi degli uomini per qualsiasi baggianata. Eri iracondo, facile all'ira, ma al tempo stesso ti prendevi cura delle nullità che ti attraversavano la strada. Non ti ho mai capito Sensei. Dopo tutti questo tempo e quello che è successo, ancora non capisco. Da una parte ti ho amato come amavo mio padre, cercando di essere all'altezza delle tue aspettative. Ma non sembrava essere mai sufficiente quello che facevo. E mi hai lasciato questa cicatrice, lasciandola marchiare col fuoco molte notti. Mi mandavi antidolorifici, sembrava che solo quelli facessero effetto. Non capisco davvero Sensei, cosa volevi insegnarmi alla fine? Il dolore è passato sai? Sono stato ad una sorgente molto strana, pullulava di chakra e strane creature. Ti ho affrontato sai? Ti ho anche battuto, anche se capisco che era solo mera illusione. Ma da quando sono riuscito a batterti, anche solo nella mia immaginazione, molte cose sono cambiate in me. Sai, da quel giorno, la mia mente ha permesso al mio corpo una strana trasformazione...” *Si torse il braccio come fosse gomma, piegandoselo fino alla spalla* ”E ho incontrato altri maestri. Ti ho cercato sai, i primi tempi insomma. Volevo solo capire perché”
* Si sedette per terra, colto da un'improvvisa stanchezza e un senso di vuoto che gli martellava il petto, unito ad una furia feroce e iraconda che sembrava volesse esplodergli dalla gola. Sentiva che se in quel momento avesse aperto la bocca, esse non sarebbero state fauci umane, ma sarebbero state le grotte di mitiche fornaci. Avrebbe sentito la sua lingua diventare fuoco, la sua mente un maglio e il corpo un'incudine che forgiavano parole d'acciaio, dure e dense di frustrazione.
Si sentiva molto sperduto in quei momenti. Aveva tanta sete di sangue, più un desiderio di violenza per sfogarsi che altro, a dire il vero, ma non poteva.*
”Quando sono stato cacciato da mio padre, non avevo altro luogo dove andare. Te mi hai insegnato tutto quello che so, anche se a volte continuo a sbagliare e a fare cazzate. E mi rode dentro, capisci, perché non posso chiedere consiglio a nessuno, devo fare affidamento a me stesso e alla memoria di tutto quello che ho imparato. Da una parte, lo trovo un privilegio essere cresciuto così, sono molto più forte dei giovani della mia età, sia come fisico che come carattere, ma da una parte non posso fare a meno di pensare che avrei voluto avere più spiegazioni su tante cose che ancora non capisco.”
*Il suo corpo si tese, avvolto da una frustrazione interiore che non veniva mai sfogata. Un mancamento lo colpì quando si rese conto che stava trattenendo il respiro dalla rabbia, il sangue che schizzava pazzo nel cervello, sotto la pressione incessante del cuore che, scambiando quella rabbia per una situazione di pericolo, pompava all'impazzata sangue infettato da adrenalina dal cervello, portando i suoi sensi ad un'iperattività improvvisa, sballando le fragili strutture chimiche che venivano distribuite nel corpo. Un principio di esaurimento nervoso lo stava attanagliando, lo sentiva. Pensieri sconnessi ai quali non riusciva a stare dietro prendevano il sopravvento, immagini passavano a caso davanti ai suoi occhi, sentiva rumori fantasma alle sue spalle.
E la terra tremò sotto di lui. Ma a quanto pare, letteralmente.
Quando riaprì gli occhi, era esattamente dov'era prima. Una strana aura aleggiava nell'aria, e le immagini di fronte a lui semrbavano più un miraggio che altro. L'aria era tremula, quasi fosse riscaldata da un potente fuoco che ne distorceva i raggi di luce riflessi sui suoi occhi. Sentiva la testa molto leggera, e un leggero conato pervadeva la sua gola*
”Io credevo di farti un favore a lasciarti. Tutto quello che hai detto esprime che ho fatto più danni che benefici. Ma forse lasciarti senza una spiegazione è stato un gesto molto ingiusto da parte mia”
*Si girò di scatto, vedendo una figura che non avrebbe mai riconosciuto se non dalla voce. Un uomo, molto maturo nell'aspetto, la bocca scavata e la pelle ritirata sul petto che rendeva visibili le costole, i capelli di un rosso spento macchiati di viola qua e là, la pelle deturpata da molti marchi che sembravano emanare ancora rabbia e potere. Dopo tutti quei mesi, con un aspetto sconvolgente, Sasaki rivedeva il maestro. Quanto tempo era passato, giudicando il tutto? 7 anni? Aveva perso il conto ormai*
”Io...”
”Ti ho visto intrappolato in quel cristallo Sasaki. Non potevo fare nulla per aiutarti. Il mio potere era o insufficiente o semplicemente inefficace. Ho provato a inviarti parte del mio chakra, ma purtroppo molto di esso si è corrotto nel processo. Non so cosa tu abbia visto, ma qualcosa deve pur averti provocato quelle ferite alle guance.”
*Sasaki era incredulo e senza parole. Era cambiato così tanto. Sapeva che qualcosa non quadrava in Keiichi, l'aveva capito dal suo sguardo molto tempo fa. Ma vederlo così...debilitato gli fece male*
”Cosa...?”
”Nella mia ignoranza Sasaki, ho creduto che se ti avessi cresciuto con eccessivo affetto, saresti cresciuto debole e facilmente incline all'ira e alla corruzione molto più facilmente di quanto non feci io. Non negherò nulla di quanto hai detto prima. Tutto corrisponde alla realtà. Sono stato un cattivo maestro, me ne dispiaccio”
”Come fai ad essere qui? Come sei entrato, come sapevi?”
”Shinigamidai no me. La maledizione che mi fu impiantata a tradimento da Otomika crea una connessione con le persone con cui condivido il chakra. Immagino dovrebbe essere un modo per sapere se le mie eventuali vittime sono ancora vive o no. Funziona anche per scopi benefici, per fortuna, anche se sono perseguitato dagli spettri delle mie vittime a volte. Non sei l'unico a passare notti insonni, Sasaki”
”Questa...è una genjutsu?”
”Sì e no...sono effettivamente qui a Kiri, ho visto lo stadio, ma di certo non sono così imprudente da presentarmi qui all'apertura del torneo chunin. Per quanto possa essere cambiato, credo che gli shinobi di Kiri abbiano memorizzato a menadito il mio flusso di chakra. Sono in contatto con te sempre grazie all'Occhio dello Shinigami. Sei cambiato molto Sasaki, hai più ferite sul corpo ma le porti con orgoglio. Sei diventato molto più forte da quando ti ho lasciato. Potrei quasi dire di essere orgoglioso, ma non voglio vantarmi di un successo che non spetta a me”
”Tu mi hai salvato la vita”
”Salvare una vita è facile come toglierla Sasaki. Non ci vuole molto, credimi. Considerando in cosa ti sei andato a invischiare, forse mi domando se non avessi fatto meglio a lasciarti dov'eri”
”Come puoi dirmi questo?” *Disse urlando di rabbia* ”Dopo tutto quello che...”
”Mi sono espresso male. Avrei fatto meglio a salvarti la vita e operare una gejutsu su tuo padre per tenerti dentro Shirokabe, invece di prenderti sotto la mia ala protettiva. In un moto di egoismo, speravo di potermi redimere attraverso di te. Ma ora tu fai il mercenario, e cerchi di scrutare Kiri per entrare in un'organizzazione di pazzi megalomani, alquanto sbandati al momento, ma comunque pazzi”
”Cerco di sopravvivere Sensei. Non tutti sono nati col potere di cui tu disponi”
”Quindi cerchi il potere? Non ti basta quello che sei? A cosa pensi ti servirà più potere, hmm? Vuoi forse emularmi?”
”Mai”
”Beh, è proprio a questo che porta il potere. Cosa credi spinse Ki Momochi a fare quello che fece? Credi fosse un gesto di sfida? Credi significasse qualcosa? Era solo una dimostrazione di potere. Lui poteva, non c'erano altre cose da dire. Io feci quel che feci perché ne avevo la possibilità. Il potere corromperà sempre l'uomo, che cercando di redimersi, corromperà altri uomini”
”Quindi io sarei già corrotto, secondo te? Sei tornato dopo anni solo per rimproverarmi?”
”Capisco. Hai già dimenticato quello che ti dissi”
”Quando?”
”L'Occhio mi permette di vedere il futuro da qualche anno a questa parte. Certo, è solo un futuro potenziale, ma verficaibile al 100%. Ricordi quel mostro dagli occhi cavernosi Sasaki, o la tua mente ha già operato per cancellarlo”
”Io non...no...”
”Il Marchio del Samsara fece risvegliare in me una parte molto oscura Sasaki. Una parte di me era convinta di essere dalla parte del giusto, e credeva che spettasse a me giudicare gli altri e decretarne il destino. Da qui nacque Shinigami, lo spettro del deserto, il grande mietitore. Dentro di te vive una rabbia così profonda Sasaki che mi ha sempre spaventato. Quella creatura è ciò che diventeresti tu acquisendo i poteri che ho acquisito io. In te vige l'animo di un Divoratore, e la battaglia contro Watashi ha solo dato più forza a quella parte. Ti buttasti ad inseguire l'assassino di tua madre, disobbedendo a tuo padre non per vendetta, né per giustizia e neppure per sete di uccidere. Era qualcosa di più ferale Sasaki. Kami, indossi una divisa che rispecchia il tuo animo interiore e hai dato alla tua arma il nome di una creatura mitica e ancora sei cieco di fronte all'evidenza?”
”Se anche fosse?”
”Come?”
”Se anche fosse, che diritto hai te di giudicarmi? Non è detto che io faccia la tua stessa fine Sensei. Kami, e pensare che stavo giusto per dire che quasi mi mancavi, ma adesso maledico l'averti rivisto!”
” Nella notte più profonda, capirai le mie parole, nel giorno più splendente dimenticherai il mio nome”
”Che blateri? Io non -”
*L'orrore. Come un fiume in piena, ricordò tutto. Ricordò quel demone perfettamente, ricordò i suoi occhi. E si vide, dentro quella massa fetida di carne puzzolente e rancida, mentre cercava qualcosa da mangiare, senza lo scopo primario del nutrimento, ma solo il gusto di divorare viva una preda. Lanciò un urlò pazzo, mentre le sue spire prendevano fuoco*
”Mi dispiace Sasaki. Non posso essere il mentore che cerchi. Non ne sono mai stato in grado. Cerchi di vivere seguendo ogni mio insegnamento, ma io non ho diritto di insegnarti nulla di etica e morale. Percorri dunque la tua strada, e vivila come meglio credi. Quando avrai affrontato anche tu i tuoi demoni, ci rivedremo. Era troppo presto per incontrarti di nuovo, Mi dispiace”
*Una ghigliottina falciforme pendeva sopra la sua testa. Come cazzo fosse arrivato all'entrata dello stadio non ne aveva idea. Si rizzò in piedi, osservandosi attorno attonito. Nessun movimento. Era ancora troppo presto.
Sarebbe tornato più tardi. Meglio tornare a casa per il momento...*
Edited by Memphos - 16/11/2014, 16:04
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