[Area 2] - 保護 沿岸 Hōgo Engan

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view post Posted on 15/11/2014, 00:05
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[ Hōgo Engan ] - 保護 沿岸 - Guardia Costiera

|| La zona prende il nome dalla catena montuosa che la cinge, alta e frastagliata, e curvata in maniera quasi innaturale dai venti oceanici.
Il terreno parte alto alle pendici dei monti e corre vertiginosamente verso il basso, fino a 70/75° di pendenza. Man mano che ci si avvicina alla spiaggia il suolo diventa traditore per via della sabbia, e le numerose caverne subacquee non consentono di sentire bene quello che succede, salvo che non si rimanga in alto.
Tuttavia, se si sceglie questa strada, si rischia di essere spazzati via dalla brezza marina. La zona infatti è costantemente squassata da un vento di levante potentissimo, che le montagne arrestano, e che si alza e si abbassa in maniera imprevedibile. Il mare ne risente, caotico e calmo a sprazzi, e le nubi si ammassano e si aprono in continuazione. È una zona estremamente ardua da attraversare per lungo. In lontananza, verso nord, è possibile scorgere l'Ōza, il Trono. La montagna è la più alta dell'isola, e la cima è costantemente avvolta da una corona di nubi bianche, costrette a turbinare dal vento.
L'unico fiume che scorre in questa zona è il Dominatore, lo Shihai, quello con la portata più ampia (se si esclude l'oasi della zona 4) dell'isola, e va da sé che è praticamente una rapida, tutto, tranne a monte. Tirarci giù un masso è uno scherzo, e siccome la pioggia va e viene, le alluvioni lampo sono letali. ||


Edited by .Hide - 15/11/2014, 07:13
 
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Komu 2.0
view post Posted on 14/4/2015, 21:44




Il territorio in cui ci trovavamo era esattamente come me ; strano e confuse.
Sembrava di essere in montagna e al mare nello stesso posto, occasione che a Konoha non capitava stesso, c’era un forte vento, un tempesta che portava un’aria salmastra, bagnata, di salsedine e di pesce perciò non molto distante dove esserci il mare, mi pareva quasi di intravederlo. Ma il vento portava anche odore di roccia, di ferro e di sassi , un chiaro segno che eravamo anche in prossimità di una catena montuoso. La stessa zona in cui mi trovavo era in pendenza e rocciosa. Era stato strano passare dal caldo e morbido deserto alla dura e ventosa montagna, nonostante il passaggio era stato graduale. Invece la difficoltà a camminare non era cambiata, facevo passi lunghi ma lenti , ero inciampato tipo due volte e continuavo comunque a guardare dove poggiavo i piedi. Hikari invece pareva spassarsela ; saltellava da un sasso all’altro , a volte faceva anche un abbaio allegro. Io non gli dissi nulla, non lo rimproverai o gli dissi di smetterla .Volevo lasciarlo divertirsi un po’ dato dall’ ultimo combattimento era uscito un po’ stanco e acciaccato .
Nonostante stesse filando tutto liscio , niente nemici, attacchi improvvisi, territorio tutto sommato interessante e divertente da esplorare io non stavo tranquillo. Eravamo soli ma sapevo che i capi ci stavano guardando, è probabile che fossi sui loro schermi anche in quel preciso momento, mentre ero assorto nei miei pensieri. L’ombra del mio recente fallimento era ancora viva in me, come una macchia indelebile , il solo ripensarci era come un attacco di mal di testa e ciò mi spronava a stare il più attento possibile. Anche il lupetto, nonostante si stesse dilettando, aveva orecchie vigili e occhi pronti a percepire ogni singolo cambiamento improvviso.
Camminammo ancora per un po’ , lungo la direzione che l’odore di acqua potabile e dolce ci indicava. Per fortuna riuscì a non inciampare più e così evitai altre lievi feriti.
Ad un certo punto intravedemmo davanti a noi un fiume , ancora distante ma bene visibile. Io e Hikari ci guardammo negli occhi per un attimo e capimmo cosa avevamo in mente ; un sfida.
Subito ci fiondammo verso l’acqua tanto ambita, lui a quattro zampe e io a due. Corremmo entrambi per divertirci ed entusiasmarci , finchè non arrivai senza fiato per primo al fiume .
Più che un piccole e flebile fiumiciattolo quella era un grosso e scrosciante torrentone . "Sarà un bel casino bere da qua amico" gli dissi non appena arrivò anche lui. Nonostante tutto ci provammo e ci riuscimmo.
Mi inginocchiai vicino all’acqua veloce e mettendo le mani a coppa attinsi un po’ e bevvi dalle mani. Hikari bevve con l’acqua da un rigagnolo lì vicino e parve soddisfatto. "Come ti avevo promesso; acqua !" mi alzai e cominciai a guardarmi in giro in cerca di qualsiasi cosa. Un segno, un avversario, un altro rotolo , un amico.
 
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view post Posted on 6/5/2015, 19:27
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Takahiro ed Hikari



Il valico rimase muto, in attesa, forse osservando il ragazzo di rimando. Benché il punto in cui sostavano fosse relativamente tranquillo, al giovane Inuzuka non erano sfuggite le avvisaglie di eventualità nefaste. Lo stesso passaggio vibrava all'impeto dei venti oltre lo schermo della montagna, ed era chiaro che, superato il torrente, i due si sarebbero trovati davanti un ambiente ostile.
Non ci volle molto perché fosse il valico stesso a muoversi, gettando la maschera di serenità fin lì mantenuta e scatenandosi contro i due avventori. Dapprima fu la fauna a fuggire, rintanandosi in fretta sui pochi alberi o in anfratti elevati, quindi venne il tempo per il letto del fiume di vibrare, trepidante.
Hikari levò il muso umido, improvvisamente rapito dallo scorrere di eventi ancora celati ai sensi del compagno. Annusò l'aria, quindi levò una serie di latrati di avvertimento.
Appena in tempo. All'abbaiare si sostituì un rombo poderoso, che scontratosi con l'eco del vento generò un grido che mai Takahiro aveva udito prima. La montagna si risvegliò di colpo, inviando un'ondata spaventosa giù per la vallata. L'acqua rombò per i valichi, giungendo infine al passaggio dove i due sostavano. Il torrente aumentò rapidamente di portata, fino ad esondare, e fu solo grazie all'allarme del compagno che il genin poté trarsi in salvo.
Il percorso da seguire era obbligato: l'acqua tagliò il percorso verso sud, forzando l'Inuzuka a prendere un passo ventoso e frastagliato. Ora non rimaneva nulla della pace regnante nel deserto; le folate erano tanto potenti da sgretolare la pietra, dandole la foggia di lame affilate e rivelando finalmente il fianco marittimo della montagna. Di nuovo apparve un'immagine unica, al ragazzo: a differenza della controparte desertica, il lato marittimo si piegava allo sferzare dei venti come una spada sotto il martello del fabbro. La curva dei picchi era evidente, convessa, e li costringeva ad una pendenza innaturale.
Già da lì era possibile fare una stima delle difficoltà che i due avrebbero affrontato nel tentativo di attraversare la regione, che sembrava in lotta con sé stessa. Volgendo lo sguardo in alto, alle vette, Takahiro avrebbe distinto numerosi ammassi di nubi riversare ingenti quantità di pioggia sul fianco, causando inondazioni come quella appena evitata. L'oceano soffiava tempesta tra le montagne, che rombavano come draghi incatenati, incapaci di difendersi.
Anche questa conclusione, tuttavia, era destinata ad essere smentita. Mosso qualche altro cauto passo lungo la frattura, ai due apparve un'immagine dallo splendore indescrivibile. Austero, sereno al disopra della tempesta, un picco si distingueva da tutti gli altri. Nessuna nube grigia ne tormentava la vetta, e nessun vento nefasto ne modificava i connotati. Alta, rilucente al sole come un diamante, una montagna solitaria si ergeva in sfida al mare. Il cielo ne riconosceva il primato, cingendola con una corona di nuvole bianche e nascondendo la cima ad occhi sottostanti.
Il vento, per un solo istante, stette a guardare, e fu in quel momento che una curiosa dissonanza decise di farsi viva. Un lieve crepitare, da qualche parte nella testa del ragazzo, e subito la reazione di Hikari.
Poi, d'improvviso, delle parole, esattamente come prima di attraversare il valico.*


Nan:"Mh... è così che funziona allora.."

*La voce era molto diversa da quella precedente, tuttavia, e a Takahiro fu subito chiaro che il suo interlocutore non era più Fuyu no Yuki. Nessun genere di spensieratezza trapelava dalle parole, poche che fossero.*

Nan:"Salve Takahiro, io sono Kitsuen... e devo comunicarti che sono sorpreso quanto te riguardo il modo in cui questa prova è gestita...
Non sei il primo a cui mi è dato parlare, e temo che non ci risentiremo... perciò permettimi di essere chiaro e conciso.
La zona in cui ti trovi è tremenda, in tutto e per tutto... ma a differenza delle altre non finge di essere accogliente, perlomeno. Non starò a dirti di fare attenzione, perché il rischio che una frana ti porti via è reale e in gran parte indipendente dalle tue cautele... ma sei un Inuzuka, e il tuo cane è una risorsa inestimabile. Il suo udito e il suo olfatto ti saranno di enorme aiuto nel prevedere eventuali catastrofi, e se questa mappa è corretta lo sono già stati. Suonerà superfluo ad uno del tuo clan, ma qualsiasi cosa accada cercate di rimanere uniti."


*Seguì una pausa improvvisa, ed un silenzio interrotto solo da un lieve crepitare. Infine un soffio profondo nel microfono, controllato ma comunque fastidioso, come un sospiro.*

Nan:"Per il resto... vediamo... la regione prosegue verso nord, praticamente invariata, per altri cinquanta chilometri, e ti sconsiglio vivamente di abbandonare l'altura.
Non puoi tornare indietro, ma puoi salire, e questo, per quanto assurdo possa sembrare, ti metterà in una situazione di relativa sicurezza dai venti sottostanti. Dovrai sempre guardarti dalle tempeste, ma è indubbiamente meglio che essere spazzati via e schiantati sulle rocce.
A proposito di schiantati sulle rocce... ti informo che non sei solo. Poco più av..."


*La comunicazione degenerò improvvisamente, il segnale accartocciato dal ritorno d'aria nella risacca. Attesi alcuni istanti, il vento non sembrava volersi calmare, e al giovane Inuzuka non rimase che continuare lungo il fianco... si fidasse o meno delle parole del suo nuovo benefattore.*

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Ako



*Il dolore si era dapprima fatto insostenibile, e poi, come in uno scherzo crudele, i sensi avevano iniziato nuovamente ad abbandonarla.
La montagna era lì da ore, forse giorni; immobile, austera, come un padre severo la guardava arrancare nel dolore e nella vergogna, non avvicinandosi di un centimetro. Era ridotta allo stremo, incapace di stabilire una direzione, guidata solo dalla luce del picco supremo, che tuttavia le sfuggiva ad ogni svolta per poi riapparire immutata.
Stava girando in tondo? Per quanto tempo aveva attraversato gli stessi passi? Il vento la ingannava costantemente, modificando l'aspetto dei percorsi appena superati e costringendola a vagare per quel labirinto grigio, in attesa che stramazzasse al suolo... e allora l'avrebbe lavata via, come un male finalmente debellato.
Strinse i denti.*


Ako:"No... io... ritornerò... ritornerò... ritornerò..."

*Ancora immaginava la vergogna del monastero, l'imbarazzo di fronte alla sua debolezza, alla sua stupidità. Non avrebbe messo Suna nella posizione di doversi giustificare... avrebbe continuato a salire, avrebbe ritrovato Yoichi, e insieme sarebbero tornati. Doveva farcela, e ad ogni passo il mantra si opponeva alla gravità famelica, costringendo la gamba a sostenere il peso del corpo.
Così come era stato per ore, nonostante il sangue perso e la sofferenza patita, così fu per altrettante, finché infine il corpo della montagna non le apparve privo di schermi.
Enorme, infinito, il picco scompariva tra i nembi, silenziando qualsiasi vento circostante con la sua sola mole. Eppure raggiungerlo non le ridonò la speranza agognata, né ricostituì le energie perdute... il monte rimase a guardare, così come aveva fatto da lontano fino a quel momento.
Gelida, la sua era l'aura di un dominatore insensibile.*


Ako:"Maledetto... maledetto..."

*Che cosa avrebbe fatto ora? Non aveva le forze per scalare la vetta, né quelle per cercare un percorso alternativo. Era in trappola, e vi era finita tentando di inseguire un fantasma.
Alla fine, nolente che fosse, dovette abbandonarsi al gioco della montagna. Le gambe le cedettero, e il corpo si accasciò lungo un tronco spezzato.
Lo sguardo vagò per qualche istante ancora, sfocandosi, ed incontrando solo all'estremo una figura emergere dalle rocce poco distanti. Salvatore o carnefice, non faceva più differenza.*


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Takahiro ed Hikari



*La voce non aveva mentito; erano passate solo un paio d'ore dalla perdita di contatto, eppure i due avevano effettivamente incontrato la presenza indicata da Kitsuen.
Il vento aveva portato il suo odore ad Hikari diverso tempo prima, ma allo stesso modo gliel'aveva tolto, rendendo difficile il rintracciamento. L'ambiente era tuttavia piuttosto spoglio, a quell'altitudine, e con l'aiuto del genin il cane fu in grado di ristabilire la traccia.
Eccola lì, infine, la seconda presenza. Una ragazza, forse persino più giovane di lui, la stessa che il giovane Inuzuka aveva visto gettarsi all'inseguimento della kunoichi dai capelli rossi.
Non pareva rimanere nulla della combattività di allora. Avvicinandosi, Takahiro vide che la ragazza era pallida come un cadavere, con il braccio destro fratturato e mantenuto da un lembo fradicio di tessuto. Esanime, esausta, aveva perso parecchio sangue.*


Nan:"Si chiama Ako. Non la ragazzina più sveglia che io abbia conosciuto ma... sicuramente una delle più tenaci.
E ha bisogno del tuo aiuto, per sopravvivere."


*La voce ritornò proprio al momento giusto... o forse a quello sbagliato, inondando la mente del ragazzo di parole pesanti, concetti forse ovvi, ma difficili. Aiutare significava esporsi, esporsi significava pagare un prezzo altissimo.
Ma al tono di Kitsuen non sembravano sfuggire queste sfaccettature... perché allora continuava?*


Nan:"Liberartene significa eliminare un potenziale nemico, e non posso escludere che lei lo farebbe, a ruoli invertiti... sta a te decidere.
Io posso solo dirti che in alto, sulla cima della montagna, esiste uno strumento in grado di salvarle la vita... se sarai abbastanza folle da fartene carico. Altrimenti puoi decidere di lasciarla al suo destino, e scalare il monte per ottenerlo a tuo solo vantaggio."
 
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Komu 2.0
view post Posted on 11/5/2015, 21:36




Era bello sentirsi nuovamente le labbra umide e la gola bagnata, fisicamente mi sentivo di nuovo nel pieno delle forze e così sembrava anche Hikari.
"Cosa credi che incontraremo,amico?" chiesi, mi interesseva sempre la sua opinione, questo significava essere una strada. Il cucciolo abbabiò un paio di volte "Animali feroci dici? Mi sa che più che altro vorresti che fossero quei per poterli cacciare " adorava a volte inseguire ratti nelle strade della Fogli e conigli nelle foreste. Non escludevo l'eventulità che ci fossero da qualche parte gabbie pronte per essere aperte , parlavamo pur sempre di gente che non si faceva scrupoli a lanciarci contro malati mentali e pazzi manicomiati.
Stavo guardando ancora l'ambiente intorno a me quando Hikari cominciò ad abbaiare e latrare a caso, dicendo cose senza senso. Lo guardai confuso "Terra ? Bagnato? Fuori, ma che cavolo dici ?" non pensai stesse scherzando , non in una situazione del genere, fu solo dopo il suoi ultimo lamento che capì cosa volesse comunicarmi "Pericolo?!" e le terra tremò.
Non un movimento roccioso come quello indotto dal chackra e dalle tecnica della terra ma un vero e proprio sfogo della natura.
Non guardai da dove arrivasse il pericolo, non osservai attenamente se c'erano gli genin, non mi curai che ci fossero trappole, istintivamente e impulsivamente presi per la collottola il quattro zampe e lo mi sulla mia spalla. Corsi senza guardarmi indietro e senza pensarci su verso la prima altura sulla quale era possibile arrampicarsi. Con uno scatto fianle e un salto, mi aggrappai con le dita e con le ughie ai sassi infischiandomene delle scosse e delle leggi della fisica.
Sentì un profondo rombo ed uno scrosciare che faceva l'eco nella valle e senza girarmi capì che una cascata doveva aver superato roccie e massi e scatenata contro di noi.
Poteì sospirare "Uff, appena in tempo. Bravo Hikari, mai sottovalutare un cane solo perchè è tenero". Anche se avevo i muscoli doloranti ed i tendini tirati restai fermo nella stessa posizone in cui mi ero aggrappato , girai la testa e riuscii a vedere di striscio la gola sulla quale ci trovavamo poco prima. Era tutto pieno d’acqua sporca e di rocce frastagliate. Se fossimo rimasti saremmo di sicuro morti, ancora una volta il mio amico ci aveva salvati entrambi.
Lentamente e con fatica riuscì a spostarmi dalla posizione in cui mi ero bloccato e così riuscii ad arrivare ad una piccola sporgenza dove mi sedetti. Mi accasciai sulla dura roccia lasciando le gambe a penzoloni. Era divertente in fondo stare lì mentre sotto c’era tutta quella distruzione. Il passaggio a Sud era da escludere , potevo solo dirigermi verso il più vicino valico per quanto ventoso e frastagliato fosse.
"Ok Hikari andiamo, resta pure su di me se vuoi."
Lui parve contento di ciò.
Mi rialzai e camminai in equilibrio e agilmente sulla sporgenza , ignorando il forte vento e la pioggia che stava cominciando a scendere.
Dopo qualche minuto di strisciamenti e quasi cadute, giunsi in un punto dove la sporgenza diventava abbastanza grosso per camminare normalmente. Presi un attimo di fiato , mi asciugai il sudore e guardando il paesaggio intorno a me vidi un montagna. Un bella montagna. A differenza di tutte gli altri monti rocciosi, tempestosi, nuvolosi ed inquietanti quello sembrava un posto sicuro, troppo sicuro.
"Forse è un trappola" Un montagna così calma in un ambiente come quello poteva essere un rifugio o un trappola. Hikari abbaiò
"Si , hai ragione , in ogni caso per smuovere la situazione dobbiamo comunque andare verso quella montagna ". Curiosità mista ad istinto Inuzuka, un mix imbattibile.
Stavo per riprendere la mia marca quando sentii una voce .
"Di nuovo?!? Che fastidio !"
Non era di Fuyuichi quella ma di qualcuno che si presento come Kitsuen . Chiunque fosse , dopo un incoraggiamento che fece il suo effetto, non mi disse nulla che già non sapevo ; territorio ostile , ma disse qualcosa riguardo ad un’altra persona.
Non mi mossi. "Un’altra persona?" Mi feci subito un mucchio di domande su chi potesse essere ma erano solo ipotesi e pensieri, per avere certezze dovevo incontrarla. Proseguii lungo il fianco della montagna.
Mentre scalavo e camminavo, Hikari annusò l’aria salmastra intorno a noi, ringhiò.
"Un odore diverso dici? Deve essere l’altro genin"
Anche io provai ad annusare l’ambiente ma non sentii nulla. Non nel senso che non c’erano dori da sentire ma nel senso che c’erano così tanti aromi che si faceva confusione. Roccia, acqua, legno, granito, sale, ossa, pesci, vento del nord e molta altra roba.
Dopo un poco il vento smise di soffiare così forte ,l’aria si schiarì e potemmo di nuovo distinguere gli odori ben bene. Io e il mio fratello di guerra simultaneamente alzammo il naso e inspirammo .
"Sabbia!" esclamai. Esclusi a priori che a pochi passi da lì ci fosse il deserto . Doveva essere uno dei due partecipanti dei Suna.
"Andiamo!"dissi e proseguii. Pochi passi dopo mi trovai davanti una ragazza dai capelli marroni, stanca, pallida,sanguinante e priva di sensi.
Ako dissi prima di sentire di nuovo la voce nella mia testa Hikari ululò ed io urlai "AAAAAAAAAAAAH!! avevi detto che quella di prima era l’ultima volta" dissi con un misto di sorpresa, fastidio e divertimento.
Kitsuen stavolta fu più utile,disse che dovevo scegliere ; noi o quella lì. Sulla cima nella vetta c’era un oggetto utile ad entrambi ed , anche se non diede un tempo, intuii che dovevo sbrigarmi.
Riflettei a fondo. In un primo momento sembrava una scelta facile, chiunque avrebbe scelto se stesso invece dell’avversario ma non io, io era un ninja della Foglia , rappresentante di onore e coraggio ma ero anche un membro del clan Inuzuka che faceva sempre di tutto per sopravvivere e diventare forte.
Guardai Hikari negli occhi e senza parlare scegliemmo insieme.
Alla fine non mi schierai né con gli ideali della Fogli né ai valori degli Inuzuka. Mi schierai dalla parte di noi,
Feci scendere Hikari che si avvicinò verso la ragazza e l'annusò ben bene, con un abbiao confermò che era svenuta e ferita. Se dovevamo fare qualcosa dovevamo farlo in fretta.
Non me intendevo molto di tecnice mediche o primo soccorso, la mia intenzion era diventarne appunto un esperto , ma comunque sapevo cosa bisognava fare. Avvicinandomi sciolsi il mio coprifronte dalla cintura e cercai di tamponare e bloccare come potei la ferita che sgorgava sangue. Hikari mi guardò chiedendomi cosa volevo fare. "Non voglio farla morire qua, uccisa dall'ambiente o da qualche animale cominciai Non è così che dovrebbe morire un ninja. La portiamo sulla cima della montagna e usiamo il medicamento sia per lei che per noi ma poi basta, fine della collaborazione , fine dei giochi , oguno per se" Hikari sembrava d'accordo. Certo, potevo ucciderla con pochi gesti della mano ma a nessuno dei due era mai piaciuto uccidere con leggerezza, ne tanto meno assassinare una persona indifesa. Presi la ragazza per le braccia e me la caricai sulle spalle. Era un pò pesante ma neppure poi tanto, per un bel tratto di strada potevo proseguire senza problemi."Hikari tieni comunqe le orecchie alzate e gli artigli pronti , non si sai mai, forse queste si sveglia e non ci ricambia la cortesia" ascoltato ciò, il cucciolo si mise davanti a me proseguimmo il nostro cammino.

Edited by Komu 2.0 - 15/5/2015, 13:32
 
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view post Posted on 19/5/2015, 23:07
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*L'ascesa si rivelò tuttavia essere ardua sin dalle prime battute. Takahiro era riuscito a preservare le proprie forze in larga parte, vero, ma la montagna lo mise alla prova non appena ebbe preso Ako in spalla.
Nessun vento impetuoso ne funestava i fianchi, e non c'erano tempeste come sui picchi minori, ma un gelo innaturale prese a serpeggiare per i passi stretti; lento e discreto, da principio non superò la protezione che gli abiti fornivano al ragazzo, ma quando le nuvole iniziarono ad avvicinarsi rivelò la sua natura letale.
Le ossa ne avrebbero risentito per prime, poi i muscoli e i sensi, infine le funzioni vitali primarie. Persino per un Inuzuka sarebbe stato difficile muoversi, una volta varcata l'aureola di nubi bianche. In attesa, il velo continuava a ruotare placido, ma oramai non poteva più nascondere l'intenzione di uccidere chiunque avesse tentato di conquistare il picco.
La scalata proseguì lenta per qualche tempo ancora, man mano che la pendenza si faceva più ripida e i passi impraticabili, e i due furono obbligati più di una volta a tornare indietro o a fermarsi per controllare Ako. La ragazza non si era ancora ripresa, ma ogni tanto era possibile sentirla parlare nel sonno, segno che le forze non l'avevano del tutto abbandonata.
Ma la sua resistenza, così come quella di Takahiro, sarebbe stata messa presto alla prova.
Un'ululato squarciò il silenzio della montagna. Puro, cristallino, assordante. La roccia tremò al suo passaggio, coprendosi di un velo ghiacciato man mano che il suono raggiungeva il passo.
Il giovane Inuzuka dovette ripararsi per evitare la tempesta in arrivo, e quando riaprì gli occhi vide che i dintorni erano stati completamente trasformati. Laddove prima dominavano i colori bruni della pietra, ora non vi era altro che bianco. Il ghiaccio e la neve erano discesi dalla cima per coprire il tratto, assieme ad un freddo indicibile.
Ma fu la mancanza d'aria a colpire più forte ed inaspettata: come se avessero improvvisamente raggiunto un'altitudine proibitiva, Takahiro ed Hikari sentirono di non avere abbastanza ossigeno per concentrare le proprie energie. Compiti fino ad un minuto prima ritenuti semplici ora richiedevano uno sforzo considerevole, e ciascun gesto non poteva più accompagnarsi ad altri.
La mente ed il braccio erano divisi da un muro.*


???:"Tale è la reazione, in presenza del divino... la grandezza non ammette eccezione, e schiaccia il debole al solo esistere..."

*La voce risuonò profonda ed austera, scagliando un'ondata di ghiaccio verso il genin ed echeggiando tra le balze. La sua origine, tuttavia, era chiara.
Da principio apparve la sagoma di un uomo, la taglia ben superiore al normale, avvolto dal turbinare della neve. Immobile, sbarrava il passo al ragazzo, osservandolo dall'alto di due lumi azzurri. Takahiro fece appena in tempo a prenderne visione, che subito un vortice ne ridisegnò i caratteri, trasformandolo in una fiera enorme. Un lupo, più bianco del suolo su cui poggiava gli artigli.
Non disse nulla, ed attaccò, portando con sé il gelo di mille inverni.*


Frz: 220
 
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Komu 2.0
view post Posted on 27/5/2015, 21:33




Non fu facile, non avevo mai pensato che lo sarebbe stato ma non pensavo nemmeno che sarebbe nemmeno stato così difficile. Già Ako era difficile portare e ci si metteva pure il tempo atmosferico. Sembrava quasi che la montagna fosse contraria alla mia idea di altruismo e compassione, fui quasi tentano di lasciare giù la ragazza ma Hikari con abbai e leccate sulle mani riuscì a non far arruginire i miei propositi quasi spuntati. Più mi coprivo con la mia felpa più freddo faceva, più camminavo più il vento mi rispingeva indietro, più salivo più il cammino si faceva scivoloso e instabile. Tenevo la testa bassa per via del vento e riuscivo a vedere solo le mie gambe che tremanti e doloranti mi facevano proseguire, era Hikari a guidare il nostro cammino che era sempre avanti a me e mi guidava con i suoi abbai o facendo rumore con la coda. Dovevo ricordarmi di raddoppiargli la razione di carne . Comunque anche lui dopo un pò si rese conto che era stanco, le zampe gli dolevano, i suoi abbai si fecero più deboli e più volte dovettimo cambiare strada perchè stavo per cadere nel vuoto più assoluto o perchè secondo lui non era la strada giusta. Di una cosa mi resi conto quel giorno; l'inferno non era caldo, fiammeggiante e bollente come si diceva, l'inferno era freddo, bianco e gelido.
Ako rimase svenuta per tutto il tragitto, la tenni più vicina possibile al mio corpo perchè entrambi non morissimo di freddo. Più volte mi parve sul punto di svegliarsi perchè mormorava qualche parola; monaci ... templi .... divinità... terra, ma erano solo parole e deliri provocati dalla sua ferita.
Non so esattamente per quanto tempo camminammo e scalammo la montagna che stavo cominciando ad odiare ma dopo molti passi e scalate arrivammo finalmente in su di uno spiazzo che era piano e vuoto. La cosa terrificante, o bellissima dipende dai punti di vista, di quel posto era che era completamente bianco. Bianco ovunque ci voltassimo. Bianca la fredda e fragile neve che ci bagnava le zampe e bianco il cielo nuvoloso che ci impediva di vedere lontano.
Ma non fu l'aspetto di quella piccola valle a spaventarmi davvero, fu il fatto che era quasi impossobile respiare. Quasi d'istino lasciai cadere la ragazzo di Suna a terra per sforzarmi di meno e feci grandi respiri . Anche Hikari parve in difficoltà perchè si agitava e ruotava su se stesso . Gli feci alcune carezze "Stai anf anf calmo cucciolo" ma immagini che il mio tno di voce affannato non fosse poi così tranquillizante. Non c'erano odori in quella landa ghiacciata , solo freddo e aria vuota.
Improvvisamente un voce grodda e profonda parlò. Non capì subito se di un nemico o alleato ma come parlò di quel posto mi parve di una persona egocentrica e altezzosa. Prima che potessi rispondere una figura davanti a noi apparve una figura di un grosso uomo inquietante ma fu solo questione di un'istante, il misterioso personaggio diventò un lupo. Un bellissimo lupo a dirla tutta. Un lupo col pelo ghiacciato che quasi si mimetizzava completamente con l'ambiente ma nonostante il suo aspetto spettacolare ci saltò addosso."Hiakri!" accidenti! neanche il tempo di riposarsi e subito c'era una nuova minaccia.
I miei pensieri e quelli del mio compagno erano oramai coordianti , un tutt'uno, agivamo d'istino insieme. Posizionai le mani e rilascia il chakra , la botta di calore che mi trasformò in un mezzo lupo mi fece bene. Hikari , trasformatosi in una versione animalesca di me, cominciò a correre verso il nemico. Il feci lo stesso e sguainai i miei artigli e zanne per contrastare il nemico. Ci scontrammo. ci fu un boato ma dopo dolore. Mi ritrovai ferito e anche un bel pò, sanguinavo ma poco , erano più la botta e le contusioni che mi infastidivano. Atterrai su quattro zampe e prima che potessi ragionare una strategia mi feci invadere dalla rabbia, dalla vendetta e dalla voglia di comattere. Urlai "DI NUOVO!" hikari mi ascoltò e come me ricominciò a caricare su quattro zampe. Correvamo verso il lupo gelido che era momentaneamente voltato, potevamo ucciderlo in poco tempo.

Contrattacco con Tecnica Combinata ~ Gioco di Squadra! 90 + 47(forza)+ 10 ( attivazione clan)+ 5(talento)+ 15 (specializzazione ) +5 (abilità) = 172

220 -172 = 48

48 -(def \5)= 39 da togliere a salute a Takahiro.

Secondo attacco = sempre 172.

Salute di Takahiro a 291

Stamina di Takahiro a 73

Stamina di Hikari a 124
 
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view post Posted on 14/6/2015, 00:13
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*L'attacco combinato dei due shinobi strinse la bestia in una tenaglia, causandone l'esplosione in migliaia di frammenti all'incontro con gli artigli. Ciascuno volò seguendo la propria traiettoria impazzita, ma incredibilmente nessuno sfiorò gli attaccanti. Giunte quasi a toccare il manto nevoso, tuttavia, le schegge si bloccarono, e come colpite dal più funesto dei venti si dissolsero in una brina luminosa.
Di nuovo, condensandosi, i minuscoli cristalli assunsero la sagoma della fiera, che caricò Takahiro senza che questi potesse essere avvertito in tempo dal suo compagno.
Questa volta però, oltre il gelo, nessun dolore; anzi, la figura scomparve sull'onda della stessa folata da lei sollevata, avvolgendo lo shinobi in una coltre ghiacciata ma innocua. Almeno in principio.
Non potevano rimanere lì; attorno a loro andava formandosi una seconda corona di nuvole, più umida e gelida ogni minuto, e non sembrava vi fossero altre bestie in avvicinamento. Sollevata Ako, ripresero l'ascesa.
Benché la montagna si facesse sempre più ripida, Takahiro non sentì il suo corpo pagare il pegno della ferita da poco subita. Anzi, più la temperatura si abbassava, minori erano le fitte al costato. Una patina gelida si era andata a formare laddove la pelle aveva ceduto agli artigli, bloccando l'emorragia ed anestetizzando il taglio.
La giovane di Suna, al contrario, pareva sempre più debole. Che fosse per colpa del freddo, della frattura o di entrambi, il respiro di Ako si faceva flebile, e le parole mormorate in sonno divennero rade e fioche. Il colorito, già pallido, si avvicinava al bianco tutto attorno.*


???:"Debole!"

*La voce squarciò nuovamente l'aria, echeggiando tra il ghiaccio e la pietra fino in cima. Seguì una folata potentissima, in grado di trascinare con sé molti degli speroni più piccoli.
Il gruppo fu investito in pieno, ma solo Hikari perse l'equilibrio, rotolando per qualche metro. Il giovane Inuzuka non sentì quasi il tocco del vento, che anzi parve passare oltre.
Passata la tempesta, i compagni si accorsero tutt'a un tratto di essere circondati. Su ogni balza, al posto delle migliaia di stalattiti che fino ad un attimo prima avevano riflesso la loro presenza in silenzio, stavano fiere analoghe a quella che aveva ferito il giovane shinobi. I loro occhi di cristallo puntati sui tre.*


???:"Ti è stato fatto un dono inestimabile... e ancora scegli di sprecarlo..."

*L'ossigeno calò repentinamente, ancora una volta, ed ancora una volta Takahiro percepì le forze di Ako calare drasticamente. Anche Hikari minacciò di non farcela.
L'uomo ammantato di neve riapparve in cima al passo montano, lo sguardo puntato sul giovane Inuzuka.*


???:"Non arriverai mai in cima, Inuzuka Takahiro. Quel traguardo è destinato solo a coloro che valutano sé stessi oltre chiunque altro.
La creatura che porti con te... la ragazza moribonda... nessuno dei due può sopravvivere alla scalata.
Puoi prolungare la loro agonia, farli attingere alla fonte della tua forza, ma messo di fronte alla Montagna dovrai scegliere."


*Detto ciò scomparve, dissolto nuovamente in un turbine nevoso. Al suo posto, emersa dalla tempesta, una scalinata. I gradini parevano ricavati tanto dalla pietra quanto dal ghiaccio, e la presenza del vento non sembrava averne scalfito l'intaglio.
Al termine, sormontato da un grande portico, un ingresso circolare sigillava l'accesso al corpo della montagna. Nonostante le parole dello spettro, Takahiro non poteva tornare indietro.
Sentì il ghiaccio strisciare dalla ferita sino a buona parte del ventre, dipanandosi lentamente, goccia su goccia, non diversamente da una stalattite. Del rosso iniziale non era rimasto nulla, e persino le macchie sui suoi abiti avevano perso colore.
Il sangue del ragazzo era diventato chiaro, quasi trasparente, e gelido al tatto.*


GDR OFF///Chiedo scusa per il ritardo.///GDR ON
 
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Komu 2.0
view post Posted on 24/6/2015, 22:43




Il nostro attacco combinato ebbe l'effetto sperato. Il lupo di ghiaccio venne distrutto e i suoi resti nevosi si disperseo in tuta l'aria circostante, ai fiocchi di neve che cadevano del cielo si aggiunsero quelli di ghiaccio rendendo tutto l'ambiente ancora più pallido. Le scheggie di ghiaccio volavano all'impazzata ovunque, spinte dalla forza del vento e dall'urto, mi coprì gli occhi con il braccio per evitare che me ne entrasse qualcuna ma non ci fu bisogno di preoccuparsi dato che quelle non toccarano neppure terra. Svanirono nell'aria, un soffio e si dissolsero, come se fossero la sabbia del deserto dove mi trovavo poco prima. Ora del nemico non c'era più nessunissima traccia. Mi concessi un momento per gioire con il mio compagno "Evvai, Hikari!" insieme avevamo sconfitto un'avversario che sembrava così pericoloso ed imponente, insieme potevano fare tutto. Presi un bel respiro e sia io che il cagnolino lasciammo andare la trasformazione e tornammo normali. Fu un errore, potevo evitare di abbassare la guardia. In pochi attmi la neve e il gelo generarono un nuovo figlio, il freddo si condensò di nuovo e una nuova fiera si formò per sbranarci. Non me ne accorsi ma quando girai lo sguardo era troppo tardi, neppure Hikari con il suo fiuto e i suoi sensi super sviluppati era stato in grado di avvertirmi. Niente tecniche, niente strategie quelle volta, l'unica cosa che potei fare per difendemri fu mettere le braccia a scudo mentre Hikari si raggomitolava su se stesso . Mi aspettavo l'impatto e il dolore ma niente di tutto questo avvenne. Sentì solo più freddo sul mio corpo. Esitante aprì gli occhi solo per vedere che del mostro non c'era traccia. Hikari aprì gli occhi, si scrollò energicamente la neve dalla sua pelliccia e abbaiando concordò con me sul fatto che quell'attacco doveva essere solo un avvertimento o una minaccia. "Qualsiasi cosa fosse di una cosa siamo certi, è meglio non stare più qui" e così con le braccia doloranti presi di nuovo in spalla Ako e sempre con Hikari in avan scoperta preoseguimmo la scalata.
Questa volta l'ascesa fu meno faticosa , nonostante avessi appena concluso uno scontro sentivo il corpo meno teso , più rilassato e riuscì a sopportare la bassa temperatura. Il dolore alle ferite riportate era flebile, quasi non lo sentivo. Questo, in base a ciò che sapevo di medicina , che era davvero poco, poteva significare due cose, una buona e una cattiva; la prima opzione era che il mio chakra e il mio corpo stavano collaborando, rendendomi così più forte e resistente, la seconda opzione era che avevo talmente tanto freddo da aver perso la sensibilità del mio corpo. Per maggior sicurezza toccai il mio braccio sinistro , dove ero stato ferito dal misterioso ed enigmatico lupo. Laddove doveva esserci un brutto taglio e sgorgare sangue c'era un leggero strato di ghiaccio "Diamine!" era la seconda. Se io ero diventato improvvisamente resistente alla fatica lo stesso non si poteva dire di Ako . Era peggiorata e notevolmente , i suoi discorsi sconnessi adesso erano diventati ancora più sconnessi, flebili e rari, la sua faccia aveva un colorito che non mi piaceva affatto e avevo paura che mi vomitasse addosso. Cercai di stringerla di più vicino a me per darle maggior calore ma ciò servi solo a sentire a quanto debole fosse diventato il suo respiro e a farmi preoccupare di più per lei.
E di nuovo sentì una voce. Oramai odiavo le voci, sia che essero arrivassero da una ricetrasmittente, che da una qualche tecnica particolare e sopratutto se sopraveniavano da una qualche divinità. Una qualche voce misteriosa e potente mi dava del debole. Come un eco, dopo quella parola in grado di infastidirmi e di irritarmi ci fu una potentissima folata di vento. Riuscì ad aggrapparmi ad uno sperone di roccia ma Hikari non fu altrettanto fortunato . Scivolò indietro, quasi in maniero comica e ridiciola, ma non si fece nulla di troppo grave. Cominciai a chiamarlo "Ehy, cucciolo stai ...oh oh " dal nulla, tutto intorno a noi, come un vero e proprio branco, c'erano varie bestie di ghiaccio. Cercai ancora una volta di non perdere la calma , cosa piuttosto difficile, e analizzai la situazione; io potevo occuparmi di tre lupi, Hikari di altri tre e se solo la ragazza di Suna si fosse svegliata avremmo potuto vivere per qualche altro minuto ma poi saremmo stati soppressi. Prima di altri pensieri terribili e strategie impossibili la voce mi disse qualcosa su di una dono che non voleov usare. Un dono? Ma di che diavolo parlava? Era l'esatto opposto, mi avevano tolto le mie armi ed oggetti. Stavo per rispondere con parole poco gentili quando sentì l'aria cambiare. Non per il fatto che fece ancora più freddo ma perchè l'ossigeno sembrò sparire. "Anf , anf, agh, agh" mi portai una mano alla gola e mi slacciai un pò la felpa che indossavo infischiandomene del clima. Hikari traballò sulle sue zampe, ebbi di nuovo paura per lui che era metà della mia vita . "Hik..." cattiva idea parlare quando non riuscivi nemmeno a respirare bene!
L'uomo misterioso di prima apparve davanti a me nuovamente. Mi disse che dovevo scegliere, che non potevo salvare tutti. Cosa mi stava dicendo ? "No , scusa, cosa vorresti dire?" dissi nonostante il tipo fosse scomparso nel nulla "Vuoi che lasci qui Ako e Hikari? è QUESTO CHE VUOI?!?!?" stavo praticamente urlando "Bè ASCOLTARMI BENE, IO NON LO FARò. NON SONO COME GLI ALTRI , NON LASCIO NESSUNO INDIETRO. HIKARI è MIO AMICO, è MIO FRATELLO, è METà DI CIò CHE SONO, LASCIARLO INDIETRO è COME LASCIARE INDIETRO ME STESSO. AKO è UNA RAGAZZA INDIFESA E FERITA, NON LASCEREI CHE LA MONTAGNA SI PRENDA LA SUA VITA QUANDO DOVREBBE ESSERE UN'ALTRO NINJA IN COMBATTIMENTO A PRENDERLA. NOI NINJA DI KONOHA NON VORREMMO MAI MORIRE SOLI COME SAREBBE POTUTO CAPITARE A LEI" quando avevo trovato l'adolescente di Suna mi ero chiesto; lasciarla lì e scegliere la vittoria per me stesso o prenderla e portare i valori del mio villaggio. Adesso lo sapevo; non dovevo scegliere, potevo prendere entrambi, dovevo prendere entrambi. Con Ako portavo l'altruismo, il coraggio e la fedeltà che distingueva noi della foglia e Hikari era parte di me e non potevo fare a meno di lui, anche perchè lui se l'avessi lasciato mi avrebbe seguito subito.
Avevo sfogato la mia rabbia , ira e indignazione verso quel tipo misterioso e con forza e determinazioni più fiammeggianti di prima mi diressi verso la scala di roccia e ghiaccio che sembrava partorita dalla montagna stessa. Continuai la scalta con le poche forze che mi erano rimaste e fu mentre mi muovevo che mi accorsi che dalle ferite non mi scendeva sangue. Sembrava acqua , lo toccai. Lo spessore sembrava proprio quello del sangue ma era pallido , quasi trasparente "Oh perfetto" il mio sangue stava perdendo il suo colore tanto faceva freddo. Cercando di non lasciarmi andare allo sconforto o alla paura, con Hikari che abbaiva per incoraggiarmi, feci gli ultimi passi per trovarmi davanti alla porta circolare che portava in un , finalmente , zona interna alla montagna dove non doveva fare freddo.
Cominciai a spingere con la spalla, il lupacchiotto fece lo stesso con la testa.
Mentre provavo ad aprire la porta tenni più vicina che mai Ako a me e Hikari più vicino che mai al mio cuore
 
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view post Posted on 3/8/2015, 19:20
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*Il contatto con il ferro battuto della porta avrebbe privato della mano chiunque avesse provato a forzarlo; ma non Takahiro. Il ghiaccio si aprì al suo passaggio, rovinando dai cardini in cristalli luminosi e catturando la poca luce che filtrò dallo spiraglio rivelatosi.
La variazione di pressione costrinse molti dei venti montani a correre dentro il portale, trascinando il giovane genin quasi non volessero vederlo tornare sui suoi passi.
Dentro, la temperatura non sarebbe variata. Il gelo aveva perso la spinta della tempesta, ma come una bestia strisciante continuava ad aleggiare per i corridoi bui, approfittando dell'ombra anziché del vento per mordere le ossa. Takahiro non ne avrebbe sentito la presa, ma l'insensibilità avrebbe rappresentato un terribile pericolo per la vita dei due che si affidavano a lui. Ako, benché in condizioni stabili, sembrava sempre più in procinto di andare in ipotermia; la pelle si era fatta sempre più pallida, e le volute che abbandonavano le labbra della ragazza avevano perso volume e forza. Ogni respiro era un nuovo fremito, e le gocce che le imperlavano la fronte non appartenevano tutte alla neve. Il giovane Inuzuka avrebbe dovuto trovare un modo per ripararla, e presto. Hikari, dal canto suo, riusciva ancora a tenere il passo. Per quanto ancora non sarebbe stato possibile dire.
Così come si erano aperte, le porte si richiusero, lasciando i tre immersi nel più profondo dei silenzi. L'ululare del vento venne zittito d'improvviso, lasciando un vuoto che nessun crepitare distante poteva colmare. I passi divennero echi senza termine, specialmente quando, avanzando, il giovane finì per trovarsi in un'ampia sala.
L'architettura era unica, mai vista prima; in un connubio perfetto di pietra e ghiaccio, le pareti si innalzavano per decine di metri, forse centinaia nel cuore della montagna, vertendo poi in basso nella forma di enormi stalattiti. L'assenza di luce faceva sì che qualsiasi barlume divenisse facile preda delle formazioni, che si animavano di sfaccettature spettrali ad ogni riflesso. Delle enormi colonne sorreggevano lo scavo, accompagnando l'avanzata e fondendosi con le pareti della montagna man mano che si allontanavano dal centro.
Nulla si muoveva, e tanto era il silenzio che, dopo qualche tempo, a Takahiro parve di udire dei sussurri rimbalzare tra i cristalli, seguendo le luci che a poco a poco riuscivano a raggiungerlo. Hikari, tuttavia, non doveva sentire nulla, perché non una volta abbaiò o si volse verso l'origine delle voci.
Difficile distinguerne il significato, almeno da principio, ma a mano a mano che il ragazzo si addentrava nel cuore della montagna la lingua dei ghiacci si trasformò da estranea in guida.*


Ako...
Hikari...


*Il tono variava a seconda della provenienza, e così pareva che mutasse il significato. Dai cunicoli a destra giungeva una nota alta, da principio limpida, portando con sé il nome della ragazza. Da sinistra, filtrato attraverso la pietra, un alito trascinava quello del compagno.
Così si inseguirono, sempre più e sempre a maggiore intensità nel buio del tempio.
Finché, infine, il labirinto non si ricongiunse in un unico corridoio.*


... elevala, e ti servirà in eterno...
... nessuno può condividere la vetta...

... un sovrano è misericordioso...
... un sovrano è senza pari...


*La luce pallida che aveva aleggiato per ogni anfratto di quell'enorme struttura si palesò infine agli occhi di Takahiro, illuminando il percorso davanti a lui con un fascio glaciale. Impossibile distinguerne ancora l'origine, ma certo era che, questa volta, non ci sarebbero stati riflessi di sorta.
L'ombra fuggì dietro di lui mentre incedeva attraverso la passeggiata. Le pareti erano arricchite di bassorilievi; un lavoro fine e rovinato dal tempo che, tuttavia, al passaggio del giovane Inuzuka parve rianimarsi.

Un uomo ammantato di bianco appariva da entrambi i lati, ma le scene che lo vedevano coinvolto avevano diverso svolgimento.
A destra, dopo una lunga marcia, l'uomo incappò nella più terribile delle tempeste; la sua forza gli consentì di affrontarla, ma nell'occhio del ciclone vide una lunga colonna di uomini e donne in balia dei venti glaciali. Facendo appello alla sua vasta conoscenza, l'uomo riuscì a guidarli verso il termine del viaggio. Costoro lo osannarono, portandolo in trionfo verso la più alta delle montagne.
A sinistra, nell'affrontare la lunga marcia, l'uomo era affiancato da un altro coperto da una corazza nera. La tempesta colse entrambi, ma nulla poté per fermare l'avanzata. In ogni scena i due fratelli si sostenevano a vicenda, superando ogni ostacolo e raggiungendo il termine del viaggio. Finalmente, all'orizzonte, apparve la medesima montagna rappresentata nelle scene della controparte.
A destra, giunto alle pendici dei monti, il popolo salvato dall'uomo decise di voler scalare il picco. Una luce brillava sulla sommità, e ciascun individuo formò una lunga catena per permettere al signore di raggiungere la vetta. I venti della montagna reclamarono la vita di tutti, ma nell'ultima scena l'uomo si cingeva il capo di una magnifica corona dorata.
A sinistra, giunti alle pendici, i fratelli presero immediatamente la via per la sommità. All'apparire della grande luce, tuttavia, ciò che era fratello divenne nemico, ciò che era aiuto divenne competizione. I due si affrontarono in una tremenda gara, ed infine il bianco sconfisse il nero, incoronandosi e scagliandolo giù dalla montagna.

Il velo di ghiaccio che copriva le incisioni prese a liquefarsi, man mano che Takahiro raggiungeva il termine del corridoio, e colando a terra trasformò le scene per correre verso la luce. L'uomo ammantato di bianco era in realtà un ragazzo venuto dall'ovest, il popolo in balia del fortunale una giovane ferita, il fratello un individuo identico al ragazzo in ogni particolare.
E quando infine le pareti lasciarono spazio al vuoto, i tre si trovarono nel cuore della montagna.*




*La visione avrebbe lasciato senza fiato anche il più navigato dei costruttori.
Un baldacchino ghiacciato rimaneva sospeso sopra la più vasta delle caverne, la sua presenza incombente sopra l'origine della luce fredda che aveva guidato il passo del ragazzo. Un altare, cristallino eppure insondabile, liquido eppure solido, bagnato da una fonte purissima in discesa dall'alto. La piccola cascata scendeva senza increspature, senza produrre alcun suono, perdendosi nel mulinare limpido dell'altare senza zampillo.
Avvicinandosi, Takahiro distinse due imponenti catene raggiungere il luogo sacro; da destra e da sinistra, si incontravano solo per sigillare l'altare, e al fluire della sua energia tra gli anelli producevano i sussurri che fin lì avevano confermato il monito impartitogli dall'uomo di ghiaccio.
Hikari, a sinistra, Ako, a destra. Su una catena l'acqua scorreva rossa come il sangue, sull'altra luminosa come l'oro. E quando finalmente il giovane Inuzuka ebbe osservato il proprio volto riflettersi nell'altare, una lama vi emerse perché lui la impugnasse.
Ed osservando le proprie dita, il giovane non avrebbe distinto altro che bianco.*
 
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Komu 2.0
view post Posted on 18/8/2015, 22:41




Più spingevo e mi sforavo pià sembrava che la porta fosse dura e pesante. Il metallo di cui era composta era freddo, gelido , ruvido e percepivo una qualche forma di energia al suo interno ma ne io ne Hikari ci arrendemmo. Spinsi e alla fine le lastre si mosse, un forte gigolio metallico inondò l’aria, facendoci venire un brivido lungo la schiena come se già non ne avessimo abbastanza per il freddo. Quello sembrava proprio un portone importante ed antico, come se nessuno lo avesse aperto da molti anni. Forse eravamo noi i primi da chissà quanto tempo. Non appena si mosse di pochi centimetri un fortissimo vento comincio a spingerci , a fare pressione e schiacciarci contro la porta. Più smuovevamo quelle lastre d ferro più il vento furioso e la pressione aumentava. Quando la porta fu abbastanza aperta per tutti e tre eravamo già praticamente dentro, spinti dall’aria della montagna che sembrava sempre venirci contro. In quella prova nulla era facile.
Il vento che ci aveva incitati ad entrare era gelido e forse sotto lo zero ma era un cosa che dedussi , che intuì non che senti sulla mia pelle perché oramai non mi sembrava più di sentire il freddo, non mi sembrava più di sentire nulla. Hikari sembrava già un po’ più resistente di me, infatti camminava sempre qualche passo davanti a me, ma solo perché la sua pelliccia lo proteggeva altrimenti sarebbe debole ed insensibile come me. Oramai avevo capito che quello non era un buon segno. Con la mente tornai a Konoha , al caldo sole che filtrava attraverso gli alberi vicino a casa mia, alla luce che avvolgeva tutta la nostra città, al calore interiore che provavo quando stavo in compagnia dei miei fratelli.
Diedi un ‘occhiata a Ako e , come temevo , vidi che sembrava più pallida di prima. Mi domandai , con paura e timore, se non fosse già troppo tardi per lei ma , essendo molto vicino ed attaccato a lei, riuscì a sentire debolmente il battito del suo cuore "Finchè c’è vita c’è speranza" dissi al mio amico che con i suoi grandi occhi aveva cominciato a guardarmi con aria preoccupata e curiosa.Oramai non c’era più tempo, presto nessuno di noi tre avrebbe retto il freddo, se dovevamo fare qualcosa per salvarci la vita dovevamo farlo subito.
Non sapevo se davvero gli esaminatori avevano messo un oggetto per salvarci o se volevano ucciderci prima che ci arrivassimo, sapevo solo che oramai potevo contare solo su me stesso. O meglio su noi due. Con uno scatto le porte si chiusero. "Cavolo! E noi che ci abbiamo messo così tanto ad aprirle " mi stavo ancora riprendendo dallo sforzo. Il rumore delle porte che si chiudevano era stato forte, inquietante, spaventoso ed inaspettato ma il silenzio che venne dopo fu anche peggio. Era un silenzio di tomba, un silenzio di attesa , un silenzio vuoto.
Per distrarmi da quella situazione di disagio mi concentrai a guardare la grandissima e magnifica sala in cui ci trovavamo. Era una grotta composta sia da roccia che da ghiaccio, si fondevano insieme dando al posto un’area lugubre e allo stesso tempo affascinante.Mi sentì davvero piccolo vicino a quelle gigantesche colonne e in costante pericolo visto che c’erano molte stallatiti. Mi domandai da quando tempo esistesse quel posto se era stata la forza di un grupo di uomini a crearlo, o un qualche tipo di tencnica o forse addirittura una divinità. Mi chiesi se quel posto fosse stato creato solo per me, solo per il torneo Chunin.
Improvvisamene sentì qualcosa che prima mi era sfuggita. Il silenzio era stato rotto. Quello che sembrava il suono del vento all’esterno della montagna era andato ad aumentare e si era ben definito in dei sussurri. Come voci proveniente dall’aldilà , alle mia orecchie giunsero delle parole. "Tu le senti?" chiesi ad Hikari ma lui mi fece segno di no "Strano". Qualsiasi fosse il motivo e qualsiasi fosse l’origine una cosa era certa, le voci mi invitavano nuovamente a scegliere.
"Ancora?!? Basta, vi ho detto BASTA!" urlai e la mia voce risuonò come eco in tutta la grotta. "Fantastico, così se c’è qualcuno saprà che siamo cui" stupidi esaminatori che mi facevano arrabbiare.
Deciso a non rimanere lì , mi sistemai meglio Ako sulle spalle e con Hikari attraversammo la grande sala e ci immergemmo nel cuore della montagna che doveva essere ovviamente cava visto che c’erano moltissimi corridoi e cunicoli. Man mano che camminavo però le voci si facevano più numerose e distinte. Improvvisamente ci trovammo in un corridoio illuminato da una luce fredda. Dovetti coprirmi gli occhi dato che mi ero abituato all’oscurità quasi totale, Hikari abbaiò e con il muso e la zampa mi indicò la parete della caverna sulla quale era incise delle figure "Ma cosa? Allora è vero che questo posto è molto antico" non erano solo rurali ed insensate incisioni ma una vera e propria storia da leggere.
Era una storia che non conoscevo. Era la storia di due uomini che scalavano un montagna , uno alla guida di un clan e l’altro con il suo compagno ma alla fine di entrambe le storie solo uno risultava il re della vetta selvaggia. Era la storia di cui cantavano le voci nei cunicoli, una storia che parlava di morte e sopravvivenza del più forte..."BASTA BASTA BASTA, io non posso scegliere" possibile che quelle incisioni fossero state fatte moltissimi anni fa in attesa che io le vedessi? possibile che qualcuno avesse già deciso il mio destino prima ancora che io nascessi? Tirai un pugno alla parete con l’unico risultato di sentirmi peggio di prima ma almeno mi ero sfogato un attimo . Hikari leccò un attimo il mio sangue pallido dalla mia mano. "Grazie amico" come potevo scegliere di abbandonarlo? E come potevo lasciare Ako lì al suo destino sapendo che il suo ricordo mi avrebbe perseguitato per sempre?
Continuammo a camminare lungo il muro roccioso che ci raccontò altri particolari della storia. Inzialmente avevo pensato che l’uomo della storia fosse lo stesso tipo di prima ma poi mi resi conto che era giovane , forse della mia età, e che veniva dall’Ovest come me. Il popolo che aveva guidato era rappresentato da una giovane ragazza ferita come Ako mentre il fratello ammantato di nero era identico al bianco , come Hikari quando si trasformava. Mi guardai intorno, sempre più sicuro di essere osservato, "Ma cos’è? Uno scherzo?!" . Snervato e seccato aumentai la velocità della mia camminata e man mano che andavo avanti il sottile strato di ghiaccio e freddo sulle incisioni parve sciogliersi. Improvvisamente la gola della caverna nella quale mi trovavo si interrupe e mi ritrovai nel cuore della montagna.
Sia io che Hikari rimanemmo stupidi, senza fiato, a bocca aperta. Un baldacchino di ghiaccio e roccia era sospeso da ponti rocciosi nel centro di quella sala immensa. Un fontana di gelida e purissima acqua sgorgava dall’altare sulla roccia al centro, il liquido scorreva calmo e senza rumore cadendo giù, giù, nella profondità della montagna e della terra. In alto buio, strapiombo, e ciò che non si conosceva, in alto una luce familiare, come quella del sole, ma pallida e fredda.
Con il cuore in gola percorsi uno dei ponti di roccia e mi avvicinai all’altare. Hikari una volta tanto rimase dietro di me. Quando ero praticamente davanti vidi chiaramente che c’erano della strane e grandi catene legate tra di loro, era quel ferro che produceva i sussurri e le voci che mi perseguitavano come insetti.
Sembrava normali oggetti di metallo ma capì subito che avevano un qualcosa di speciale. Quella a destra sembrava bagnata da oro colato mentre quella a sinistra era macchiata di sangue. Mi ricordai le voci che chiamavano i miei compagni da vari direzioni.
A sinistra c’era Hikari a destra Ako. Esasperato abbassai lo sguardo e vidi un pugnale sula roccia perfetta delineata e scolpita. Allungai la mano per afferrarlo e capirci qualcosa .... capì che eravamo alla fine. La mia mano era pallida, fredda, aveva perso il suo colore naturale e poco rimaneva dell’abbronzatura del sole di Konoha. Stavo morendo, stavo lentamente ed inesorabilmente morendo.
"Stiamo morendo" c’erano anche Hikari e Ako con me.
Cominciai a pensare , perché muovermi e provare a fare qualsiasi cosa oramai mi risultavo doloroso e difficile. Forse dovevo davvero fare una scelta, dovevo scegliere cosa fare , dovevo salvare i miei due compagni. Non volevo andare avanti sacrificandone uno ma se a causa di questo morivamo tutti non ne valeva la pena, dovevo scegliere se scegliere e non scegliere, anche non scegliere era comunque una scelta. Sorrisi, pensieri così profondi e così filosofici non erano da me ma a mali estremi estremi rimedi.
Quella prova era per vedere se potevo diventare Chunin, un capo squadra, ed un capo squadra non doveva lasciar morire nessuno del suo gruppo ma non potevo nemmeno permettere che morissero tutti per un mio sbaglio. Presi un respiro, o almeno ci provai, i miei polmoni si ritrovarono vuoti. Non volevo morire, non volevo che nessuno dei miei compagni morisse. Cercai di tornare con la memoria nel deserto, all’inizio di questa dura prova che sembrava essere stata secoli fa quando invece erano passate solo delle ore. Cosa aveva detto l’esaminatore di quella parte del torneo? Che era una prova di sopravvivenza , doveva sopravvivere, dovevamo vivere. "Tutti dobbiamo vivere tutti! Non voglio sacrificare nessuno!" Tirai un pugno all’altare di roccia ma non servì a nulla, non accadde nulla. Ma dovevo fare qualcosa, non potevamo stare fermi lì, saremmo congelati in breve. L’unica alternativa che avevamo davanti era quella delle catene. Imprecai "Fallo e basta" mi dissi, afferrai il coltello e con un gesto secco, deciso e titubante, forte ed insicuro. Tagliai la catena dorata, la catena di Ako
Di una cosa ero certo in tutti quei dubbi, non volevo che Hikari morisse
Una lacrima di ghiaccio scese dal mio occhio verde.
 
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view post Posted on 25/8/2015, 01:03
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*Il metallo stridette con forza al passare della lama, minacciando di far crollare la volta della montagna sui tre scalatori. Uno ad uno gli anelli persero la forza che li teneva tesi, e rovinando verso il basso la lucentezza che li aveva messi in primo piano svanì del tutto.
Priva del naturale contrappeso, l'altra catena guadagnò il pieno controllo dell'altare. Una fortissima trazione fece vibrare la pietra dell'intero tempio, e gli anelli presero a scorrere nel muro mentre l'altare veniva forzato via dal suo alveo. Al suo posto, cristallina, rimase una fonte della stessa acqua che sgorgava dal soffitto.
La nuova sorgente prese a salire verso la prima, e nel toccarsi la luce si solidificò in un'unica scala. Stretta, la nuova struttura avrebbe permesso a Takahiro di uscire dal tempio montano... ma né lui, né Hikari avrebbero potuto raggiungere la sommità dovendo portare Ako sulle spalle.
La ragazza non sembrava aver subito alcun cambiamento a seguito del taglio della catena; rimase immobile, all'apparenza ormai priva di vita, consentendo a Takahiro di consumarsi nel rimorso. Era stato lui a darle il colpo di grazia?
Poi, all'acquietarsi dei tremori, l'inaspettato: l'oro che aveva venato la catena della ragazza si mosse verso di lei, tra la pietra e il ghiaccio, scorrendo sulla pelle gelida fin dentro la ferita aperta dalla frattura. E in un attimo, come per miracolo, Ako tornò in vita.
Lo sguardo fu l'ultimo a ridestarsi, dopo che la pelle ebbe recuperato l'originale colorito, e ciò che vide parve stupirla non poco.
Strabuzzò gli occhi, e d'improvviso balzò in piedi.*


Ako:"C-che diavolo?!"

*In un istante, adocchiando Hikari ed il coprifronte di Takahiro, la giovane parve riaversi di ciò che le era accaduto. Lo sguardo dardeggiò dai due al braccio, quindi, lentamente, le mani tornarono all'altezza dei fianchi.*

Ako:"Sei un Inuzuka? C-che diamine ti è successo? Come siamo finiti qui?"

*Ci volle la buona parte di una decina di minuti per spiegare cosa fosse accaduto, ma alla fine Ako dovette scusarsi per la reazione. Era stata una sua sventatezza a farla precipitare per la cascata, e quel giovane, nonostante il gelo e la condizione fisica estremamente precaria, era riuscito a trascinarla verso l'unica speranza che aveva di essere salvata.
La genin rivolse quindi lo sguardo alla scala, di nuovo armata di determinazione.*


Ako:"Ti aiuterò a raggiungere la cima della montagna, Takahiro-kun. E una volta lì troveremo un modo per lasciare questa maledetta isola.
Quello faresti bene a tenerlo, non sappiamo cosa troveremo."


*Disse, riferendosi al pugnale, e con un balzo raggiunse i pioli di cristallo.
Della debolezza che l'aveva avvinta fino a pochi minuti prima non sembrava rimasto nulla, salvo il gelo, e ben presto Ako fu la prima ad uscire dal tempio. Una volta alla luce del sole, Takahiro sentì tornare molta della forza perduta. Il freddo non poteva toccarlo, e sembrava che persino salire una scala come quella non fosse stato granché impegnativo.
Davanti al ragazzo le cime dei monti minori perforavano appena le nubi, e il sole non aveva più alcun filtro. Intensa, la sua luce era in grado di sciogliere buona parte della neve sul fianco scoperto della montagna.
Non sarebbe durato, tuttavia; lanciando uno sguardo in alto, sopra di loro, la corona di nubi che cingeva il picco rimaneva al suo posto. Pur candida, il suo mulinare era ben visibile ed i venti che l'animavano percepibili anche a quella distanza. Un ululato profondo, continuo, come se la cima stesse raccogliendo tutte le correnti in un unico respiro.*


Ako:"Mh... saranno altri quattrocento metri. Vieni, forse non dovremo per forza scalarli tutti."

*E rientrarono all'ombra del monte, una lenta marcia alla ricerca di un passo che si inerpicasse tra le rocce. Girarono a vuoto, usarono il fiuto di Hikari, salirono di qualche metro e ne discesero altrettanti. Takahiro non avrebbe saputo dire per quanto tempo la ragazza lo precedette di valico in valico; la fame non sembrava toccarla più di quanto non facesse con lui, e la fatica o la debolezza parevano davvero essere state recise assieme alla catena. Entrambi sarebbero potuti andare avanti per giorni alla ricerca di una salita sicura, incuranti di fatica e bisogno... ma non Hikari.
Pur valente, il compagno iniziava a mostrare i segni del cedimento. Lo sguardo non era più vispo, il respiro si era fatto pesante, e senza dubbio il bisogno di cibo ne aveva indebolito la ferrea volontà. Passo dopo passo iniziò a rimanere indietro, finché, di colpo, non si accasciò a terra.*


Ako:"Ci siamo! Come ho fatto a non accorgermene prima?"

*Mentre Takahiro si voltava per soccorrere il compagno, Ako parve scorgere un passaggio nella roccia. Una fenditura tra due alti costoni, il fluire di una cascata in grado di nasconderla agli occhi.
Il respiro di Hikari si era fatto pesantissimo, quasi gutturale.*


Ako:"C'è qualcosa scritto qui... aspetta... recita..."

"Toglilo di mezzo!"
"La vetta è libera!"

"Lo farà lui se non cogli l'attimo!"
"Non esitare ora! Un sovrano non ha pari!"


*I sussurri tornarono tutti assieme, passando attraverso la lama del pugnale per trafiggere la mente del ragazzo. Takahiro non poté udire le parole di Ako, e improvvisamente assalito dalle voci si ritrovò a cercare conforto nello sguardo del suo compagno.
Lo voltò verso di sé, ma ciò che vide non fu quel che ricordava.*


"ORA! UCCIDILO!"





*Gli occhi del cane erano due braci ardenti, vulcani pronti ad eruttare. In un solo istante, animato da chissà quale furia cieca, Hikari balzò alla gola del suo compagno.*

(Frz: 150)
 
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Komu 2.0
view post Posted on 13/9/2015, 22:22




Non sapevo esattamente cosa sarebbe accaduto, non sapevo per niente cosa sarebbe successo una volta che avessi tagliato quella maledetta catena. Mi aspettavo quasi che la montagna sarebbe crollata su se stessa e che il torneo per me sarebbe finito lì o che una porta si aprisse improvvisamente e potessimo percorrere la strada fino alla sala delle premiazioni. In un primo momento non cambiò assolutamente nulla e di quello fui grato. Poi la catena colpita dall'arma comincio ad accasciarsi, a perdere la propria lucentezza e diventare ciò che era un tempo; volgare metallo morto. Come se fossero due serpenti in combattimento, i oggetti cominciarano a muoversi spingendosi a vicenda. La catena sporca di sangue prese il sopravvento e con la sua forza riuscì a spostare l'altare di pesante pietra come se fosse un banale sassolino. Con una potenza inaudita la catena si ritrasse e davanti a me rimase solo una fonte d'acqa, la stessa acqua che scorreva dal soffitto. Davanti a quella sorgente la mia gola, già secca e arida, sembrò vibrare e reclamare acqua, avevo sete ma non mi fidavo a bere da quella fontana naturale. Oramai non mi fidavo più degli esaminatori. L'acqua che cadeva dall'alto finalmente toccò la fontana appena rivelatasi, come se fossero due fratelli che non si vedevano da molto tempo. Al contatto, i due fluidi cominciarono a divenire di un colore più scuro, diventarono più densi e consistenti e infine si solidificarono. In breve diventarono una specie di scala che puntava in alto, verso il soffitto, verso la libertà forse. Io e Hikari ci guardammo, confusi, indecisi sul da fare. La scala era stretta e sottile, potevamo salirci uno dietro l'altro ma non Ako, non finché era incosciente. Mi girai verso di lei "Ako?!"mi avvicinai a lei , la toccai, provai a scuoterla. Non rispose. Hikari provò a leccarle una mano ma non funzionò. "Cavolo" l'avevo davvero uccisa, avevo davvero sacrificato una vita per la mia vittoria. Cominciai a respirare affannosamente, il senso di colpa e il rimorso cominciarono a prendermi. Era una cosa dalla quale non potevo tornare indietro, una cosa che nonostante tutto mi avrebbe seguito per il resto della mia vita. Avevo ucciso quella ragazza senza neanche volerlo per davvero ma questo non mi giustificava. Stavo pensando o meglio disperandomi quando il mio compagno canino abbaiò e mi indicò qualcosa "Cos'è? " una strana macchia dorata si muoveva sul pavimento roccioso, simile ad un insetto o ad un serpente strisciava e si avvicinò ad Ako. Entrò nelle sue ferite, si unì al suo corpo e io non la fermai. Prima tutto perché ero troppo sorpreso e sbalordito e poi perché sentivo che quella era la famosa medicina che poteva salvarla. La ragazza migliorò in un attimo; smise di perdere sangue, le ferite cominciarono a chiudersi e a cicatrizzarsi, la sua pelle riprese colore e i suoi occhi si aprirono. Erano di un color nocciola più vivo che mai. Come se fosse stata appena svegliata bruscamente da un bel sogno, lei si alzò in piedi e guardò verso di me e poi se stessa. "Ako ... sei.... viva" ero ancora parecchio sbalordito ma poi ripresi il contro di me stesso "emmm si ... sono Takahiro, lui è Hikari. Ti ho trovato svenuta sulla montagna e ti ho portato all'interno di questa grotta. Lascia perdere le ferite, quelle ce le ho sempre" ma mi resi conto che non potevo cavarmela così, lei aveva il diritto di sapere cosa fosse successo mentre era incosciente e io avevo il dovere di raccontarle tutto. " Bè, ti ho visto lì, accasciata, sanguinante, mezza morta. Non sò cosa mi abbia preso, ma non potevo lasciarti morire. Ho provato un sentimento nuovo all'improvviso, qualcosa di enormemente eroico insomma non per lodarmi ma obbiettivmanete.... non volevo lasciarti lì a morire, siamo ninja si, assassini, ma prima ancora siamo umani" mentre parlavo mi sedetti vicino a Hikari e gli feci alcune carezze. Finalmente potevamo prendere fiato, anche se solo per un momentino "Ti ho preso sulle spalla, ti ho portata con noi mentre mormoravi nel sonno e anche se è stato molto faticoso non volevo cedere. Quando siamo arrivati sulla cima innevata un misterioso uomo ammantato di bianco si è palesato davanti a noi e poi è diventato un lupo che ci ha attaccato. Io e Hikari siamo riuscito a respingerlo, poi abbiamo continuato la scalata fino ad arrivare ad un portone e quindi ci siamo ritrovati in questo strano posto. Ho tagliato una misteriosa catena rosso sangue mentre l'altra, color oro, pare averti guarita e ridato energia quindi in pratica ... tutto regolare" non le dissi nulla delle voci che mi imponevano di scegliere o della storia incisa sulla parete; quella era una cosa solo mia. Era a me che era stato posto un bivio, era una cosa che mi riguardava molto da vicino, una cosa che portava nelle più remote profondità della mia psiche un posto che non volevo che nessuno visitasse. Hikari forse non era molto d'accordo con la mia scelta di stare zitto, mi guardò in modo offeso ed io ricambia lo sguardo nella stessa maniera. Ako, quindi, dovette scusarsi per come si fosse rivolta a me appena sveglia."Non fa niente, io probabilmente avrei fatto lo stesso. La domanda ora è; tu cosa intendi fare?" non stavo dando le redini del nostro futuro a lei, stavo solo chiedendo cosa lei avesse intenzione di fare con la vita che le avevo ridato; essermi ancora nemica o collaborare? Lei, fortunatamente, decise di allearsi con me per lasciare quel posto maledetto. Ebbe giusto il tempo di consigliarmi di tenere il pugnale della fontana che subito partì alla scalata per uscire dal monte. "Uao, ma cos'era quella roba?" chiesi riferendomi al liquido dorato. Come consigliatomi dalla ragazza, presi lo stiletto e me lo misi in tasca e mi preparai anche io a salire la scala per sentire nuovamente l'aria della libertà. Preferì prendere Hikari e poggiarlo di nuovo sulla mia spalla, sapevo che era in grado di arrampicarsi bene quanto me ma non volevo rischiare su quella scala impervia e scoscesa. Non avevo mai sofferto di vertigini ma stare là, su di una scala di dubbia natura che per di più oscillava un pò, sospesa su du un burrone senza fine avrebbe messo paura a chiunque. Cercai di non guardare in basso, solo in alto. Stranamente, mentre raggiungevo la luce del sole cominciai a sentirmi meglio. Il freddo che fino a poco prima mi aveva posseduto se ne stava andando, la mia pelle cominciò a riprendere il suo naturale colore, non ebbi più difficoltà a respirare e senti sia il sangue che il chakra che scorrevano con più forza e vigore nel mio corpo. Finalmente uscimmo dalla caverna. Il sole era troppo abbagliante per i miei occhi abituati da un pò alla penombra, gli chiusi per un pochino e mi accontentai di sentire l'aria fresca soffiarmi sul viso. Anche Hikari abbaiò felice. Dopo un pò, lentamente e con calma, riaprì le palpebre e mi ritrovai davanti un bellissimo panorama. Delle montagne che prima sembravano così alte ed invalicabili ora si vedeva solo la punta, un candido mare di nubi ora avvolgeva tutto. Come il mare reale, anche quello si estendeva a perdita d'occhio. Da qualche parte, su quell'isola ora coperta alla vista, doveva esserci una qualche via d'uscita da quella prova crudele. La neve era sparita, merito del caldo sole che ci baciava la pelle. Non sembrava neppure più la montagna di prima, l'unica cosa che era rimasta era il forte ululato del vento, quello proveniva sopratutto dall'alto. Nonostante tutto non eravamo arrivati sulla cima, la vetta era avvolta da altri nuvoli e da un fortissimo vento. Era lì che dovevamo andare. Ako fu ottimista, disse che erano quattrocento metri di dislivello e che il peggio era passato comunque."Speriamo che sia così, dai andiamo" cominciammo a camminare. Come avevamo previsto, quella volta la scalata fu più facile. La strada era sempre impervia, rocciosa ed in salita ma potemmo proseguire senza intoppi o arrampicate difficile. Il nostro pellegrinare ci portò nella zona della montagna coperta dall'ombra e quindi cominciammo nuovamente a sentire freddo, cercai di coprirmi come potevo con la mia felpa oramai sporca, strappata ed insanguinata."Hikari, senti vai avanti e cerca tracce odorose di ... non sò, altri esaminandi che forse hanno trovato un via d'uscita" lui mi guardò e senza discutere o abbaiare si mise in testa al nostro piccolo gruppo. Ako era in mezzo a noi Inuzuka, sotto la nostra protezione, io ero in fondo in caso ci fossero attacchi a sorpresa. Camminammo per un bel pezzo, per quel sentiero di montagna che un momento prima scendeva e poi risaliva. Più volte provai a parlare o a trovare un argomento di cui discutere con Ako ma mi ritrovai a cucirmi la bocca.Forse quella ragazza non aveva molta voglia di parlare visto che poco prima aveva sfiorato la morte ed io non avevo molto da dirle, quello che seriva glielo avevo già detto. E poi non avevo avuto mai molto fortuna con le ragazze, sia all'accademia che quando avevo cominciato la mia carriera da ninja. Ad un certo punto mi resi conto che stavamo attraversando un sentiero roccioso sul quale avevamo già camminato. "Hikari va tutto bene , stai ..." no, non stava bene. Prima ero sovrappensiero ma solo in quel momento lo notai; Camminava lentamente, zoppicava, respirava affannosamente e aveva la coda abbassata "Hakari!" quando pronunciai il suo nome, come una parola d'ordine o un comando, lui cadde a terra. Lo raggiunsi subito mentre Ako sembrava concentrata su altro. Appoggiai un ginocchio a terra per potere avvicinarmi al mio amico. Inizialmente pensai che la fatica e lo stress avessero fatto riaprire la ferita che si era procurato nella guerra contro Watashi. Ancora ricordavo il terribile spettacolo del suo corpo esanime, del sangue sulle mie mani, della consapevolezza che stava morendo ma questa volta era diverso. Non riuscivo a capire cosa avesse. Ako mi stava parlando ma per me era lontana kilometri. "Hikari, cos'hai?" chiesei. Immaginai di avere un faccia disperata e molto preoccupata ma cercai di controllarmi, di mantenere i nervi saldi per risolvere la situazione. Nuove voci giunsero alle mie orecchie e alla mia mente, mi parvero provenire dal pugnale di prima non, sò dirlo con esattezza. Parlavano, parlavano, e per quanto provassi ad allontanargli e ad ignorarli come Ako ma non ci riuscì. Come non potevo fermare la pioggia, così non potevo fermare quelle parole che mi incitavano a combattere contro il mio amico .Gli feci un paio di carezze e cercai il suo sguardo,con voce sottile lo chiamai "hikari". Lui mi guardò e mi attaccò. Si slanciò contro la mia gola con le zanne sfoderate. Posizionai velocemente le mani, feci confluire il chakra e alimentato dall'energia selvaggia che scorreva nel mio sangue feci un salto all'indietro su quattro zampe ed evitai l'attacco. Non mi feci neppure un graffio. Il mio isItinto da ninja e i miei riflessi allenati si erano mossi molto prima della mia mente e solo una volta al sicuro mi domandai cosa fosse successo. Non ci volle molto a capirlo. Hikari era davanti a me, con la coda, i peli e le orecchie ritte, tremante per il furore, con la bava alla bocca e zanne e artigli sfoderati. Nei suoi occhi vedevo solo rabbia, odio, furia omicida e cattiveria Feci uno sguardo deciso e una voce seria"Hikari ... non sei tu. Quei bastardi degli esaminatori devono averti fatto qualcosa. Controllati, so che puoi" ero ancora su quattro zampe, quindi mi alzai del tutto "Non combatterò contro di te, tu sei il mio miglior amico"
Elusione;46(base senza vestiti) + 90(tecnica)+ 15 (Specializzazione) + 10(Attivazione) + 5(talento clan) = 166, attacco evitato

Stamina ; 94 - 4(tenica)- 1,5( attivazione)= 88,5
 
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view post Posted on 23/9/2015, 22:51
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*Ma le parole del ragazzo caddero nel vuoto, perché il compagno non aveva più orecchie per udirle.
A poco a poco, come se il tempo avesse improvvisamente accelerato il suo scorrere, Hikari prese ad aumentare di dimensioni. Le zanne ricurve come sciabole, le zampe frementi sotto il vibrare dei muscoli, la pelliccia nera come la notte. Il cucciolo che aveva accompagnato Takahiro nella scalata si era trasformato in una fiera mostruosa.
Un ringhio profondo riverberò nel crepaccio, e di nuovo lo sguardo insanguinato si posò sull'Inuzuka.*


Ako:"Ma che.... SPOSTATI TAKAHIRO!"

*Senza concedere alcun momento di esitazione o valutazione, Hikari si avventò nuovamente sul compagno. Questa volta, tuttavia, l'attacco guadagnò la forza di un mostro.
In un unico slancio in avanti la figura della bestia passò in secondo piano, i movimenti schermati da un turbinare terrificante mentre uno spostamento d'aria poderoso squassava lo spiazzo.
Al momento dell'impatto la roccia sotto i piedi di Takahiro si disgregò in un cratere, sollevando frammenti e polvere in ogni direzione. Il ragazzo finì scagliato all'indietro, e ad un secondo sguardo sulla scena avrebbe visto Ako sostare al suo posto. Le mani erano strette a pugno davanti la fronte, mentre una barriera luminescente pulsava impervia all'attacco appena respinto. Più avanti, oltre il velo, Hikari si rialzava dopo la brusca caduta. Incolume, tuttavia, e non meno furioso.*


Ako:"Takahiro-kun, devi scalare la vetta. Le iscrizioni sul portale... non c'è altro modo. Solo tu hai la capacità di superare le nubi e il gelo, e ci riuscirai in tempo per tornare.
Non gli farò del male, te lo giuro."


*Disse, con un mezzo sorriso. La ragazza sembrava pienamente sicura delle proprie capacità, nonostante Hikari non facesse che aumentare in furia ed energia. Presto sarebbe stato forte abbastanza da sopraffarla.
Attaccò un'altra volta, ed ancora, incontrando nella barriera un ostacolo insormontabile tra sé ed il giovane Inuzuka. Al quarto colpo, Ako ruppe la barriera per lanciare un contrattacco e scagliare la bestia all'ingresso del crepaccio.
Non ci sarebbe stata un'altra occasione.*


Ako:"Vai! Ora!"

*Nella direzione opposta, accanto alla feritoia che garantiva l'accesso alla scalata finale, la pietra era stata vergata quattro volte.

Una Montagna, un Imperatore



Nessun altro avrebbe potuto superare il passaggio angusto.
Oltre, il picco attendeva il suo scalatore. Una lunga serie di scalini cesellava il corpo della montagna, perdendosi nella cinta nebulosa a guardia della vetta.*
 
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Komu 2.0
view post Posted on 7/10/2015, 10:45




Hikari non mi sentì, o comunque mi ignorò, oppure mi sentì ma non poté rispondermi, il punto è che non fermò la sua inesorabile marcia verso di me per uccidermi. Più si avvicinava a me riuscivo a sentire e a vedere come una forza oscura e malvagia lo stesse consumando. Quell’oscurità cambiò il mio amico; divenne imponente e nero come la pece, nonché mortalmente minaccioso. Del cucciolo che avevo scelto tra molti cani quel giorno lontano, alla casa Inuzuka, sembrava non essere rimasto più nulla ma io sapevo che non era così, non doveva essere così. Se perdevo Hikari cos'altro mi sarebbe rimasto? In chi altro potevo credere? A chi altro potevo affidarmi? Cercai di guardarlo negli occhi per cercare ancora una scintilla lucente, un segno che non mi avesse lasciato definitivamente ma vidi solo fiamme ed odio. Cominciò a ringhiare rabbiosamente ed io stavo per dire altro, senza però perdere la posa difensiva. Come in un sogno, dove tutto si muove lentamente, vidi il mio amico piegare le zampe per prepararsi nuovamente allo slancio, voleva attaccarmi per la seconda volta. "Fermati Hikari" dissi ma senza paura, rimprovero o forza. Era come un consiglio appena sussurrato. Lui non si fermò e con balzò con tutta la forza che doveva avere nelle zampe. Non mi spostai, mi preparai soltanto a difendermi e ad assorbire il colpo. Ero pronto a sentire un grosso impatto o un dolore lancinante ma prima di tutto ciò sentì la voce di Ako che mi ordinava di spostarmi. Tutto accade così velocemente che non ebbi neanche il tempo di chiedermi cosa stesse succedendo. Hikari stava per uccidermi ma fu respinto. L'impatto sul terreno fu così potente che creò un cratere, alzò polvere e detriti e scosse il monte. Mi ritrovai slanciato a terra, con il corpo dolorante e la mente più scossa e confusa che mai. Se il suo colpo fosse andato a segno su di me o Ako ......Ako, appunto, si era interposta tra me e il lupo, e con una tecnica speciale era riuscita a proteggerci. Doveva essere una tecnica davvero potente visto che brillava tutto intorno a noi e lei sembrava essere veramente sicura di se stessa. Rimasi ancora un attimo a terra per riflettere sulle sue parole e poi finalmente mi alzai. Mi disse che dovevo scalare la montagna secondo una qualche incisione solo io ero in grado di farlo. Potevo salvare tutti e tre. "Si … si, hai ragione " perché ero rimasto immobile così? Perché mi ero scoraggiato?Non potevo stare lì fermo e basta, dovevo reagire, dovevo trovare un modo per far tornare il mio migliore amico come prima E SUBITO. "Vado sulla cima, sistemo qualsiasi cosa ci sia da sistemare e torno, non ti preoccupare" poi riflettei bene su quello che aveva detto "e certo che non lo uccidi, altrimenti poi io uccido te" dissi con tono ironico e anche un pò scherzoso. Ero certo che sarebbe resistita fino al mio ritorno, avevo visto la sua forza su quell’isola. Mi avvicinai a lei e le misi una mano sulla spalla. Avevo fatto male a considerarla una nemica o un'avversaria, lei era come me. "Grazie per quello che fai e..." e la baciai . Perché ? Non lo so, forse sarei morto da lì a qualche minuto, forse sarebbe morto il mio amico, forse sarebbe morta Ako, forse saremmo morti tutti e tre e volevo fare un gesto estremo. Ignorai Hikari che si era rialzato in fretta e cercava di sfondare la barriera, con più forza ed ira che mai. Quel bacio fu qualcosa di bello in una giornata complessa come quella, meglio di quando avevo trovato l'acqua, meglio di quando ero riuscito a rivedere il sole. E poi avevo visto che anche lei mi aveva sorriso.
Quel momento fu rovinato dal lupo che sfondò la barriera. La ragazza di Suna mi disse nuovamente di andare ed io cominciai a correre con le tutta l’energia che aveva. Dietro di me sentì ringhi e colpi, i due stavano combattendo. Non mi voltai, dovevo guardare avanti. In breve arrivai ad un crepaccio nella montagna, vicino al quale c’era inciso; Una montagna, un imperatore. Era davvero possibile che fossi io ad essere destino ad essere quell’imperatore? Al momento non m’interessava, volevo solo salvare i miei alleati. Attraversai il crepaccio e mi ritrovai davanti ad una lunghissima scalinata incisa nella roccia. Portava su, su, fino alle nuvole, fino alla cima della montagna, fino al cielo. Non so perché ma quella scalata mi ispirava molto più sicurezza rispetto a quella formatasi dall’acqua. "Forza! " non persi tempo e cominciai a salire quei gradini. Man mano che salivo cominciai a sentire nuovamente il freddo nelle ossa e l’ossigeno mancarmi nei polmoni. Andavo più veloce che potevo ma quella salita sembrava non finire mai. Il gelo e la paura cominciavano ad insinuarsi nel mio cuore ma questo non mi fermò. Il sole cominciava a tramontare e presto la notte sarebbe giunta. Un paio di volte inciampai sui gradini per via della mia fretta e mi ritrovai con una mano slogata e un ginocchio sanguinante ma neppure questo mi fermò. Io ero più forte del freddo, della paura, della notte o del dolore. Io ero un lupo e dentro di me scorreva il fuoco selvaggio che per generazioni aveva aiutato il mio popolo. L’avevo visto ed usato una volta, il fuoco blu e il suo ricordo mi diede la forza di continuare oltre il mio desiderio di salvare Hikari e Ako
Finalmente giunsi in cima.

Edited by Komu 2.0 - 25/10/2015, 22:10
 
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view post Posted on 15/10/2015, 20:27
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*Impossibile voltarsi indietro.
Le nubi lo avvolsero, la pelle di cristallo insensibile al loro gelo, e gradino su gradino il mondo scomparve chilometri in basso. La forza della maledizione inflittagli si unì alla determinazione, al calore del bacio rubato, impedendogli di vacillare. Presto gli occhi non lo avrebbero più aiutato, e nella foschia i piedi procedettero di loro conto.
Poteva sentire quel supplizio giungere al termine, la prova che aveva deciso di affrontare per salvare la vita di qualcun'altro. La cima non era lontana, capì, nel momento in cui il gelo quieto della corona lasciò il passo al vento. Una spinta poderosa, improvvisa, più che in grado di spazzare via un ragazzino. Ma non Takahiro; lui che aveva sacrificato la propria umanità per raggiungere il picco dei picchi.
Tra l'infuriare dei venti, nel terrore della montagna, agli occhi del giovane Inuzuka apparve la destinazione finale. Un bagliore tanto forte da competere col sole.*




*Privata del filtro opaco delle nuvole, la luce del giorno permetteva al ghiaccio di sfavillare come oro. La forza delle correnti sbriciolava i cristalli, lanciandoli in una folle spirale attorno alla cima, e all'interno di tale alcova un secondo fascio cancellava ogni dubbio circa il nome della montagna.
Il Trono attendeva il suo re; un tesoro fatto di gelo e solitudine. Ma non si sarebbe fatto conquistare supinamente.
Passo dopo passo, il ragazzo sentì qualcosa aggiungersi al vento. Poté sentire nelle ossa il timore della cima, ora che il pretendente si era fatto avanti, e per ogni centimetro conquistato da Takahiro un muro si ergeva per ostacolarlo. Invisibile, silenzioso, fatto di torpore e soffocamento.
L'ossigeno nell'aria andava svanendo ad enorme rapidità: avvinto nella propria luce dorata, il Trono creava un vuoto assassino attorno a sé, ultimo testamento della solitudine di un sovrano.
Preso il giovane Inuzuka non ebbe più scale da affrontare, perché i piedi non sarebbero bastati. A venti metri dalla cima le mani dovettero aggiungersi allo sforzo, a dieci la pesantezza dei movimenti lo indusse a trascinarsi, a cinque sentì il bagliore bruciargli gli occhi.
E vide che la montagna non toccava la propria cima; separata dal ghiaccio sottostante, sospesa in una levitazione indotta dal combinarsi perfetto di ogni vento, una pietra esattamente sferica restava immobile, origine della luce che faceva da contraltare al sole. Nel sentire lo sguardo dell'usurpatore su di sé, l'Imperatore reagì.*


"INCHINATI!"

"NON OSARE!"

"DEBOLE!"

"SPARISCI!"


*La voce trovò ampia strada nella mente indebolita del ragazzo, risuonando assieme al vento come il rintocco di mille campane. Si accalcavano, tuttavia, e non potevano nascondere un timore antico quanto l'isola stessa. La pietra era stata posta lì con la promessa che vi sarebbe rimasta, ed ora che ogni altro ostacolo era caduto sentiva su di sé il pericolo della caduta.
Quattro metri, tre, due... doveva solo allungare la mano, e l'usurpatore avrebbe reclamato per sé il potere di piegare i venti. Ma come? Se oramai persino le dita non rispondevano più alla chiamata? Ridotto ai minimi termini, prostrato di fronte alla grandezza della montagna, il giovane non sarebbe riuscito a realizzare il proprio intento. Quanto tempo era passato da quando aveva lasciato Hikari? E Ako, sarebbe sopravvissuta? Aveva tagliato la sua catena, secoli prima... l'aveva sacrificata per poter avere una misera possibilità... contemplare la pietra, forse persino toccarla...
Avrebbe rivisto il suo volto, prima di riuscire, o di spirare.*
 
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16 replies since 15/11/2014, 00:05   566 views
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