Non sapevo esattamente cosa sarebbe accaduto, non sapevo per niente cosa sarebbe successo una volta che avessi tagliato quella maledetta catena. Mi aspettavo quasi che la montagna sarebbe crollata su se stessa e che il torneo per me sarebbe finito lì o che una porta si aprisse improvvisamente e potessimo percorrere la strada fino alla sala delle premiazioni. In un primo momento non cambiò assolutamente nulla e di quello fui grato. Poi la catena colpita dall'arma comincio ad accasciarsi, a perdere la propria lucentezza e diventare ciò che era un tempo; volgare metallo morto. Come se fossero due serpenti in combattimento, i oggetti cominciarano a muoversi spingendosi a vicenda. La catena sporca di sangue prese il sopravvento e con la sua forza riuscì a spostare l'altare di pesante pietra come se fosse un banale sassolino. Con una potenza inaudita la catena si ritrasse e davanti a me rimase solo una fonte d'acqa, la stessa acqua che scorreva dal soffitto. Davanti a quella sorgente la mia gola, già secca e arida, sembrò vibrare e reclamare acqua, avevo sete ma non mi fidavo a bere da quella fontana naturale. Oramai non mi fidavo più degli esaminatori. L'acqua che cadeva dall'alto finalmente toccò la fontana appena rivelatasi, come se fossero due fratelli che non si vedevano da molto tempo. Al contatto, i due fluidi cominciarono a divenire di un colore più scuro, diventarono più densi e consistenti e infine si solidificarono. In breve diventarono una specie di scala che puntava in alto, verso il soffitto, verso la libertà forse. Io e Hikari ci guardammo, confusi, indecisi sul da fare. La scala era stretta e sottile, potevamo salirci uno dietro l'altro ma non Ako, non finché era incosciente. Mi girai verso di lei
"Ako?!"mi avvicinai a lei , la toccai, provai a scuoterla. Non rispose. Hikari provò a leccarle una mano ma non funzionò.
"Cavolo" l'avevo davvero uccisa, avevo davvero sacrificato una vita per la mia vittoria. Cominciai a respirare affannosamente, il senso di colpa e il rimorso cominciarono a prendermi. Era una cosa dalla quale non potevo tornare indietro, una cosa che nonostante tutto mi avrebbe seguito per il resto della mia vita. Avevo ucciso quella ragazza senza neanche volerlo per davvero ma questo non mi giustificava. Stavo pensando o meglio disperandomi quando il mio compagno canino abbaiò e mi indicò qualcosa
"Cos'è? " una strana macchia dorata si muoveva sul pavimento roccioso, simile ad un insetto o ad un serpente strisciava e si avvicinò ad Ako. Entrò nelle sue ferite, si unì al suo corpo e io non la fermai. Prima tutto perché ero troppo sorpreso e sbalordito e poi perché sentivo che quella era la famosa medicina che poteva salvarla. La ragazza migliorò in un attimo; smise di perdere sangue, le ferite cominciarono a chiudersi e a cicatrizzarsi, la sua pelle riprese colore e i suoi occhi si aprirono. Erano di un color nocciola più vivo che mai. Come se fosse stata appena svegliata bruscamente da un bel sogno, lei si alzò in piedi e guardò verso di me e poi se stessa.
"Ako ... sei.... viva" ero ancora parecchio sbalordito ma poi ripresi il contro di me stesso
"emmm si ... sono Takahiro, lui è Hikari. Ti ho trovato svenuta sulla montagna e ti ho portato all'interno di questa grotta. Lascia perdere le ferite, quelle ce le ho sempre" ma mi resi conto che non potevo cavarmela così, lei aveva il diritto di sapere cosa fosse successo mentre era incosciente e io avevo il dovere di raccontarle tutto.
" Bè, ti ho visto lì, accasciata, sanguinante, mezza morta. Non sò cosa mi abbia preso, ma non potevo lasciarti morire. Ho provato un sentimento nuovo all'improvviso, qualcosa di enormemente eroico insomma non per lodarmi ma obbiettivmanete.... non volevo lasciarti lì a morire, siamo ninja si, assassini, ma prima ancora siamo umani" mentre parlavo mi sedetti vicino a Hikari e gli feci alcune carezze. Finalmente potevamo prendere fiato, anche se solo per un momentino
"Ti ho preso sulle spalla, ti ho portata con noi mentre mormoravi nel sonno e anche se è stato molto faticoso non volevo cedere. Quando siamo arrivati sulla cima innevata un misterioso uomo ammantato di bianco si è palesato davanti a noi e poi è diventato un lupo che ci ha attaccato. Io e Hikari siamo riuscito a respingerlo, poi abbiamo continuato la scalata fino ad arrivare ad un portone e quindi ci siamo ritrovati in questo strano posto. Ho tagliato una misteriosa catena rosso sangue mentre l'altra, color oro, pare averti guarita e ridato energia quindi in pratica ... tutto regolare" non le dissi nulla delle voci che mi imponevano di scegliere o della storia incisa sulla parete; quella era una cosa solo mia. Era a me che era stato posto un bivio, era una cosa che mi riguardava molto da vicino, una cosa che portava nelle più remote profondità della mia psiche un posto che non volevo che nessuno visitasse. Hikari forse non era molto d'accordo con la mia scelta di stare zitto, mi guardò in modo offeso ed io ricambia lo sguardo nella stessa maniera. Ako, quindi, dovette scusarsi per come si fosse rivolta a me appena sveglia.
"Non fa niente, io probabilmente avrei fatto lo stesso. La domanda ora è; tu cosa intendi fare?" non stavo dando le redini del nostro futuro a lei, stavo solo chiedendo cosa lei avesse intenzione di fare con la vita che le avevo ridato; essermi ancora nemica o collaborare? Lei, fortunatamente, decise di allearsi con me per lasciare quel posto maledetto. Ebbe giusto il tempo di consigliarmi di tenere il pugnale della fontana che subito partì alla scalata per uscire dal monte.
"Uao, ma cos'era quella roba?" chiesi riferendomi al liquido dorato. Come consigliatomi dalla ragazza, presi lo stiletto e me lo misi in tasca e mi preparai anche io a salire la scala per sentire nuovamente l'aria della libertà. Preferì prendere Hikari e poggiarlo di nuovo sulla mia spalla, sapevo che era in grado di arrampicarsi bene quanto me ma non volevo rischiare su quella scala impervia e scoscesa. Non avevo mai sofferto di vertigini ma stare là, su di una scala di dubbia natura che per di più oscillava un pò, sospesa su du un burrone senza fine avrebbe messo paura a chiunque. Cercai di non guardare in basso, solo in alto. Stranamente, mentre raggiungevo la luce del sole cominciai a sentirmi meglio. Il freddo che fino a poco prima mi aveva posseduto se ne stava andando, la mia pelle cominciò a riprendere il suo naturale colore, non ebbi più difficoltà a respirare e senti sia il sangue che il chakra che scorrevano con più forza e vigore nel mio corpo. Finalmente uscimmo dalla caverna. Il sole era troppo abbagliante per i miei occhi abituati da un pò alla penombra, gli chiusi per un pochino e mi accontentai di sentire l'aria fresca soffiarmi sul viso. Anche Hikari abbaiò felice. Dopo un pò, lentamente e con calma, riaprì le palpebre e mi ritrovai davanti un bellissimo panorama. Delle montagne che prima sembravano così alte ed invalicabili ora si vedeva solo la punta, un candido mare di nubi ora avvolgeva tutto. Come il mare reale, anche quello si estendeva a perdita d'occhio. Da qualche parte, su quell'isola ora coperta alla vista, doveva esserci una qualche via d'uscita da quella prova crudele. La neve era sparita, merito del caldo sole che ci baciava la pelle. Non sembrava neppure più la montagna di prima, l'unica cosa che era rimasta era il forte ululato del vento, quello proveniva sopratutto dall'alto. Nonostante tutto non eravamo arrivati sulla cima, la vetta era avvolta da altri nuvoli e da un fortissimo vento. Era lì che dovevamo andare. Ako fu ottimista, disse che erano quattrocento metri di dislivello e che il peggio era passato comunque.
"Speriamo che sia così, dai andiamo" cominciammo a camminare. Come avevamo previsto, quella volta la scalata fu più facile. La strada era sempre impervia, rocciosa ed in salita ma potemmo proseguire senza intoppi o arrampicate difficile. Il nostro pellegrinare ci portò nella zona della montagna coperta dall'ombra e quindi cominciammo nuovamente a sentire freddo, cercai di coprirmi come potevo con la mia felpa oramai sporca, strappata ed insanguinata.
"Hikari, senti vai avanti e cerca tracce odorose di ... non sò, altri esaminandi che forse hanno trovato un via d'uscita" lui mi guardò e senza discutere o abbaiare si mise in testa al nostro piccolo gruppo. Ako era in mezzo a noi Inuzuka, sotto la nostra protezione, io ero in fondo in caso ci fossero attacchi a sorpresa. Camminammo per un bel pezzo, per quel sentiero di montagna che un momento prima scendeva e poi risaliva. Più volte provai a parlare o a trovare un argomento di cui discutere con Ako ma mi ritrovai a cucirmi la bocca.Forse quella ragazza non aveva molta voglia di parlare visto che poco prima aveva sfiorato la morte ed io non avevo molto da dirle, quello che seriva glielo avevo già detto. E poi non avevo avuto mai molto fortuna con le ragazze, sia all'accademia che quando avevo cominciato la mia carriera da ninja. Ad un certo punto mi resi conto che stavamo attraversando un sentiero roccioso sul quale avevamo già camminato.
"Hikari va tutto bene , stai ..." no, non stava bene. Prima ero sovrappensiero ma solo in quel momento lo notai; Camminava lentamente, zoppicava, respirava affannosamente e aveva la coda abbassata
"Hakari!" quando pronunciai il suo nome, come una parola d'ordine o un comando, lui cadde a terra. Lo raggiunsi subito mentre Ako sembrava concentrata su altro. Appoggiai un ginocchio a terra per potere avvicinarmi al mio amico. Inizialmente pensai che la fatica e lo stress avessero fatto riaprire la ferita che si era procurato nella guerra contro Watashi. Ancora ricordavo il terribile spettacolo del suo corpo esanime, del sangue sulle mie mani, della consapevolezza che stava morendo ma questa volta era diverso. Non riuscivo a capire cosa avesse. Ako mi stava parlando ma per me era lontana kilometri.
"Hikari, cos'hai?" chiesei. Immaginai di avere un faccia disperata e molto preoccupata ma cercai di controllarmi, di mantenere i nervi saldi per risolvere la situazione. Nuove voci giunsero alle mie orecchie e alla mia mente, mi parvero provenire dal pugnale di prima non, sò dirlo con esattezza. Parlavano, parlavano, e per quanto provassi ad allontanargli e ad ignorarli come Ako ma non ci riuscì. Come non potevo fermare la pioggia, così non potevo fermare quelle parole che mi incitavano a combattere contro il mio amico .Gli feci un paio di carezze e cercai il suo sguardo,con voce sottile lo chiamai
"hikari". Lui mi guardò e mi attaccò. Si slanciò contro la mia gola con le zanne sfoderate. Posizionai velocemente le mani, feci confluire il chakra e alimentato dall'energia selvaggia che scorreva nel mio sangue feci un salto all'indietro su quattro zampe ed evitai l'attacco. Non mi feci neppure un graffio. Il mio isItinto da ninja e i miei riflessi allenati si erano mossi molto prima della mia mente e solo una volta al sicuro mi domandai cosa fosse successo. Non ci volle molto a capirlo. Hikari era davanti a me, con la coda, i peli e le orecchie ritte, tremante per il furore, con la bava alla bocca e zanne e artigli sfoderati. Nei suoi occhi vedevo solo rabbia, odio, furia omicida e cattiveria Feci uno sguardo deciso e una voce seria
"Hikari ... non sei tu. Quei bastardi degli esaminatori devono averti fatto qualcosa. Controllati, so che puoi" ero ancora su quattro zampe, quindi mi alzai del tutto
"Non combatterò contro di te, tu sei il mio miglior amico"Elusione;46(base senza vestiti) + 90(tecnica)+ 15 (Specializzazione) + 10(Attivazione) + 5(talento clan) = 166, attacco evitato
Stamina ; 94 - 4(tenica)- 1,5( attivazione)= 88,5