*Ancora una volta non le furono date le risposte ch’ella bramava, ma soltanto brevi silenzi e cambi repentini di discorsi. L’ansia continuava a crescere nel suo cuore ad ogni passo che l’avvicinava a quel sistema del tutto sbagliato, costringendola a sospirare sommessamente per evitare di perdere la calma e la concentrazione necessarie all’apprendimento, e la frustrazione che sentiva divorarle le viscere parve raggiungere il suo culmine quando la sua accompagnatrice dalle lunghe ciocche scure decise d’assecondarla. Quest’ultima, con quel suo modo di porsi tendenzialmente apatico, nonostante avesse ignorato le sue domande o quantomeno eluso qualsiasi discorso riguardante la distinzione delle due casate, s’affrettò a risponderle riguardo al suo nome e allo spettacolo di cui lei stessa pareva essere l’organizzatrice. Quella vaga sufficienza nell’esprimersi, quel volere a tutti i costi sottolineare le differenze fra loro, come fosse scendere a patti con un verme, le diede parecchio fastidio e quasi arrivò al punto di risponderle a tono.. ma non lo fece.*
(Non sono come loro.. non devo scendere a tanto e non devo darle questa soddisfazione. Sembra voglia punzecchiarmi e farmi scattare come una molla, ma non otterrà questo. Non si fida di me, e mi sta bene. Non distruggerò i miei piani soltanto perché una persona vuole sottilmente distruggermi, covando forse un odio talmente radicato per il mio “rango” all’interno di questa casa. Mi limiterò a guardare questo spettacolo e ad allenarmi affinché possa apprendere quanto più possibile. Non più domande, non più cortesia.)
*S’impose, convincendosi che quella giornata non avrebbe potuto finire in quella maniera. Il suo tornare alla dimora degli Hyuga era stato dettato dalla voglia di migliorarsi, oltre che dalla voglia di capire il come e il perché esistesse una tale distinzione fra loro stessi. Con Kumiko, la giovane Setsuna aveva compreso quanto fosse radicato l’odio e l’asservilismo. Non avrebbe ottenuto altro da quella donna, se non forse un’adeguato addestramento. Dilagarono i pensieri, mentr’ancora le due cercavano un posto a sedere. La più grande l’aveva condotta in un’ampia sala, capiente d’un palco con scuri tendaggi rossi e una cinquantina – se non di più – di posti destinati a un pubblico molto comodista, a giudicare dalla presenza di morbidi puff sui quali lo spettatore poteva benissimo affondare e sonnecchiare. La sua accompagnatrice la scortò sino ai primi posti a sedere, raccomandandola di tenere attiva la sua innata e di gustare lo spettacolo in funzione del suo addestramento. La fanciulla dai lunghi capelli cobalto, seppur evidentemente più distante e silenziosa rispetto a prima, annuì e si accomodò al suo posto con eleganza e grazia mentre Kumiko finiva di dare le ultime direttive alla ragazzina vestita per la scena. Non amava quello stare ferma a girarsi i pollici, e non amava quella compagnia che la vedeva sovrana e mietitrice. Cominciava ad odiare quel posto, e nei suoi pensieri prese a rimuginare.*
(Quest’immobilità mi sta consumando, ho bisogno di un addestramento sul campo. Speriamo che questo spettacolo dimostrativo finisca presto e che si passi poi all’azione. Almeno avrò concluso qualcosa oggi..)
*Chiuse per un istante gli occhi e inspirò a pieni polmoni per quietarsi e scacciare quella brutta sensazione d’inutilità che, spesso e sovente dopo la morte del giovane Sohaku, pareva coglierla nei momenti “morti” della giornata. Quando le palpebre si levarono nuovamente, i capillari sulle tempie si gonfiarono – mettendosi in evidenza sulla sua pelle pallida – e la pupilla si delineò meglio al centro di quei suoi specchi indecifrabili. Con l’augurio di una buona visione da parte della sua apatica accompagnatrice, il sipario si aprì e lo spettacolo ebbe inizio.*
[***]
*L’intera sala, ormai gremita di gente, parve gradualmente oscurarsi e le pesanti tende rosso scuro, sapientemente poste per occultare il palcoscenico, vennerò tirate ai due lati. Morbida la luce si posò sul palco - rappresentato da una scenografia di carta che ricordava vagamente l’ingresso all’edificio in cui tutti loro si trovavano – e s’irradiò sino ai primi posti a sedere. La fanciulla dai lunghi capelli cobalto non fece una piega quando il “narratore” avanzò per raccontare la storia che la casata cadetta aveva deciso di inscenare. Una storia drammatica, a quanto pareva.. che raccontava d’una giovane fanciulla della casata principale e del suo protettore, che l’amava tanto quanto l’amava lei, separati dal destino d’uno sposalizio obbligato. La mente della kunoichi dai lunghi capelli cobalto parve ammutolirsi, nel momento in cui quella trama le entrò in testa attraverso le parole dell’uomo. Le prime parole espresse della protagonista, Sayuri Hyuga, le ricordarono tremendamente le sue domande e i suoi dubbi: anche quella figura fantastica, come Setsuna, soffriva di questa inspiegabile distinzione fra casata principale e casata cadetta, seppur in maniera differente rispetto a quello della kunoichi. La sua disperazione venne “placata” dall’entrata di un giovane coperto delle vesti d’un samurai, anch’egli con gli occhi bianchi come quelli della dama. Nemmeno lui era felice della costrizione della sua amante, ma a differenza di lei accettava quell’unione con un altro uomo perché sapeva che quella non avrebbe certo scalfito il loro amore e non l’avrebbe portata comunque lontana da lui, ch’era stato destinato a proteggerla con la vita. Alla bella Setsuna vennero i brividi al pensarlo: lei non avrebbe mai accettato, come pareva mestamente fare Sayuri, ma avrebbe lottato per far valere i suoi diritti e la sua libertà. Era questo moto di giustizia, questa voglia di essere libera di operare le sue scelte, che l’aveva portata a sugellare il patto con i mistici rapaci al Morondor. Ad interrompere la scena romantica fu un uomo burbero, il futuro sposo della protagonista. Questi allontanò verbalmente l’amante, scartandolo come si fa con un giocattolo scomodo e difettoso, e dalle parole scaturì una dura lotta per l’amore e la protezione di Sayuri.*
(Guardatelo.. possibilmente nemmeno la ama, e combatte contro l’uomo che invece potrebbe darle protezione e felicità. Questa scena vuole nascondere ben altro.. vuole denunciare la supremazia, e non inneggiare all’amore.)
*Dovette pensare in quel momento, mentre i suoi occhi bianchi osservavano con attenzione i movimenti dei due uomini in lotta. Hinori, il promesso sposo, congiunse le mani al petto e convogliò gran parte del suo chakra lungo le braccia, accumulandolo per poi spingerlo violentemente in avanti con i palmi delle mani aperti.*
(Una tecnica ottima.. e non sembra nemmeno troppo difficile da replicare, anche se le apparenze possono ingannare.)
*La mossa appena utilizzata veniva chiamata “Palmo d’Aria”, come le aveva appena sussurrato Kumiko. Annuì a quel suggerimento, cercando di far propria la meccanica della tecnica mentre lo scontro avanzava imperterrito fra schivate e contrattacchi. Masaru, l’amante, rispose con una tecnica che pareva essere quella delle 64 chiusure che la stessa Setsuna sapeva padroneggiare già egregiamente; poi Hinori fece sfoggio di una tecnica nuova per i giovani occhi dell’allieva. Dai punti di fuga posti sulla pelle, che la Hyuga poteva ben vedere grazie al Byakugan attivo, fuoriusciva del chakra e i movimenti riprodotti dall’uomo diedero vita ad una cupola protettiva che pareva invalicabile.*
(Questa sarà un po’ più impegnativa..)
*Le meccaniche di base c’erano, ma apprendere tutti i movimenti alla perfezione era un’arte che richiedeva tempo ed esercizio. La fanciulla dai capelli cobalto lo sapeva bene e quindi non si fece illusioni sulla semplicità di alcuni aspetti: l’attendeva un duro allenamento.
La difesa sfoggiata dall’uomo non servì a nulla di fronte alla forza e all’astuzia del suo avversario, che riuscì a penetrarla senza troppa difficoltà e a schernirlo mentre la sua katana gli puntava la gola. A quel punto le sorti del duello erano decise, ma qualcosa di tremendo avvenne dinnanzi agli occhi spalancati della giovane spettatrice: Hinari compose dei sigilli – ovviamente fittizzi – e assoggettò col dolore Masaru. Le urla strazianti di lui, il dolore di Sayuri e quella cattiveria scaturita dalle parole dell’aguzzino la fecero sentire male, tanto che dovette distogliere lo sguardo e cercare di concentrarsi altrove. Aveva già visto quella scena, e quella volta era successa realmente. Sapeva cosa poteva essere in grado di fare, e si odiava per questo.
L’amante sfortunato giaceva morto ai piedi della sua amata, affranta dalla sua perdita e dalla consapevolezza di dover sposare lo stesso uomo ch’aveva portato via il suo amore e il suo cuore con lui. Un ringraziamento, un inchino, e il sipario si richiuse.*
[***]
*Quello spettacolo aveva lasciato indignati molti e aveva scosso gli animi innocenti dei pochi bambini che vi presenziavano, costringendoli ad un pianto isterico. Anche la fanciulla dai lunghi capelli cobalto e gli occhi bianco neve era piuttosto arrabbiata nell’aver assistito a quella sceneggiata che, sapeva, corrispondeva alla realtà di cui tutti loro erano artefici e protagonisti. Aveva i pugni stretti sulle gambe, talmente stretti che le nocche erano divenute più pallide; il byakugan aveva lasciato posto alla normalità del suo sguardo misterioso, tenuto basso e fisso in un punto non ben precisato della sala che l’accoglieva. Cercava con tutta se stessa di mantenere quel decoro che l’aveva sempre contraddistinta, nonostante lacrime infuocate cercavano di solcarle prepotentemente le guance. Odiava quella situazione, odiava quel servilismo, odiava l’immobilità di quel sistema ch’era tanto disprezzato e che perpetuo resisteva al tempo. Nessuno aveva il coraggio d’affrontare un cambiamento radicale, nessuno aveva il coraggio di lottare in prima linea per ottenere l’uguaglianza e la fine dei soprusi fisici e psicologici che venivano generati dalla supremazia di taluni. A distoglierla dai suoi pensieri oscuri era stata la sua accompagnatrice, che con la solita voce atona e quel modo di fare garbato e servile le aveva chiesto se quello spettacolo era stato di suo gradimento.*
Il comparto tecnico non era male, si vede che gli attori hanno messo anima e corpo per realizzarlo e renderlo godibile agli occhi degli spettatori.. ma nemmeno questo può salvare l’interezza dell’opera. Non è stata esattamente di mio gradimento, e non credo d’essere l’unica a giudicare dalle reazioni..
*Le rispose seccamente, senza però scadere nell’ineducato. Soprendentemente, rimase molto neutra nelle risposte e non fece cenno dei reali pensieri che le attraversavano la mente e che la stessa interlocutrice poteva ben immaginare dopo la discussione avuta con lei precedentemente allo spettacolo. Aveva deciso di non sbilanciarsi più con quella donna, di non permetterle più di farsi trattare con sufficienza e scherno per degli ideali a cui lei aveva smesso di credere molto tempo prima che bruciassero nel suo cuore. Un atteggiamento distaccato, ma garbato. Come quello della donna, che adesso si trovava a dover fare i conti con il suo stesso modo di trattarla.*
Su una cosa avevi ragione, Kumiko-san. E’ stato molto istruttivo.
*Tagliò corto, dandogli atto della sua intuizione.*
// Speriamo di finire entro Natale.. anche se con il mio andazzo la vedo nera. XDD //