Se da un lato un giovane ragazzo era alle prese con i suoi pensieri contorti, dall'altro una giovane fanciulla se la stava vedendo con un compito arduo, per quanto potesse essere futile per un ninja.
*Perché non va via questa macchia? Chissà cosa hanno combinato in mia assenza*
Lanciò uno sguardo indagatore al piccolo Aiko che le stava accanto, preoccupato quanto lei per il danno fatto. Era stata assente per nemmeno un mese e già al suo ritorno aveva trovato la casa completamente sottosopra: avrebbe pensato a un festino se i suoi bambini non fossero stati così piccoli. Ormai anche il moretto era entrato a far parte della famiglia e anche se i due non avevano nessun rapporto di sangue, Chiaki s'era impegnata a dargli le stesse attenzioni che dava alla piccola Amane. Le ultime parole dette prima di partire alla volta del covo avevano colpito nel profondo il pargoletto che, nonostante i suoi sei anni, portava sulle spalle un grosso fardello: proteggere il loro fiore e quel paradiso che li aveva accolti. Se ne stava lì accanto alla ragazza con uno straccetto in mano, aiutandola a modo suo nelle faccende di casa. Mentre lui approfittava delle conoscenze della nukenin per il futuro, lei utilizzava quel momento per rimanere in disparte con i suoi pensieri.
A lei piacevano le faccende di casa, da quando sua madre era venuta a mancare quelle cose avevano iniziato a occupare una considerevole parte della sua giornata, spingendola fuori dalla vita del ninja. Isolata dalla comunità, nella casa che i suoi genitori avevano costruito fuori dai confini del villaggio, aveva iniziato a sognare una vita più pacifica. Questo desiderio non fu mai realizzato, suo padre era determinato nel farla entrare nello stesso mondo che lui frequentava assiduamente, così la scopa venne sostituita da una katana e lo straccio dalle carte bomba. Eppure a lei quel suo piccolo spazio piaceva. Era un po' buffo vedere come un membro dell'organizzazione Alba si prendesse cura di quel piccolo nido che apparentemente non aveva nulla d'importante. Nonostante i suoi occhi perlacei fossero puntati sul disastro al quale stava cercando di porre rimedio, le sue preoccupazioni erano rivolte sempre e solo verso il suo amato. Amane giocava tranquilla con Yin e Yang, vegliarla personalmente non le causava la stessa ansia che provava nei confronti dell'uomo che aveva deciso di sposare. Lei sapeva tutto. Il segreto che lui credeva di custodire nel profondo del suo cuore era stato smascherato quasi due anni addietro dalla compagna di disavventure di lei.
Il suo ultimo sacrificio per riportarla nel mondo dei vivi aveva richiesto un tributo e adesso scontavano la penitenza per aver disobbedito alle norme dell'oltretomba. Era diventata un medico proprio per quel motivo o almeno aveva provato a cercare una cura per aiutare il jonin. Sembrava che il saggio Seikatsu sapesse cosa stesse studiando, la formula della vita eterna era una ricerca impegnativa e pericolosa che aveva mietuto parecchie vittime lungo la sua strada. Chiaki ancora non appoggiava il modo in cui il suo mentore fosse venuto a conoscenza di tale segreto, ma una parte di lei ne sentiva il bisogno, non poteva rinunciare a quelle ricerche. Era egoista, lo sapeva e si vergognava di quella parte di lei ma allo stesso tempo non riusciva a far tacere l'altra parte del suo cuore che le sussurrava quanto fosse fondamentale il suo studio. In quei giorni le sue conversazioni con l'ex ANBU erano diventate molto rare, quasi inesistenti.
Ognuno viveva con i propri rimorsi e interrogativi a cui nessuno dei due avrebbe mai dato una risposta. La Hyuga non sapeva cosa Yume, la sua metà interiore, avesse mostrato al suo amato; c'erano molte cose della divinità che lei stessa non conosceva, ma di una cosa era sicura: da quel giorno niente era stato più come prima. Forse si stava complessando troppo o forse c'era realmente qualcosa di grave tra loro due. Tutti quei segreti li avrebbero sgretolati prima o poi. Sentì qualcuno bussare al suo braccio e i suoi due specchi cristallini fissarono quelli cobalto del piccolo Aiko.
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Chiaki tutto bene? - la voce del piccolo fece ridestare la ragazza dal suo stato catatonico e seguirono automaticamente con lo sguardo ciò che lui stava guardando.
A forza di sfregare sul tavolo con lo straccio aveva corroso quest'ultimo arrivando a graffiarlo, quasi come se avesse usato carta vetrata.
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Oh cavolo. Mi sono distratta - disse la kunoichi iniziando a correre a destra e sinistra cercando una soluzione -
Se lo vede Fuyuki dopo tutto il tempo che ci avrà lavorato...Fu in quel preciso istante che trovò una specie di coperta colorata, poteva essere scambiata perfettamente per una tovaglia. Senza dare troppo nell'occhio la buttò sopra al pezzo di legno e tirò un respiro di sollievo.
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Questo rimarrà il nostro p-piccolo segreto - disse l'evocatrice portandosi il dito davanti alla bocca in segno di silenzio.
Il bimbo rise, annuendo allo stesso tempo con la testa. Come poteva farle un dispetto dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui? In quel preciso istante anche lei scoppiò in una sonora risata, che venne immediatamente interrotta quando dalla porta entrò il jonin. Un lampo seguito da un tuono illuminò le sue vesti e il suo volto cupo. L'allegria sembrava essersi spenta in quella casa, che fosse successo qualcosa? I due si guardarono, scambiandosi un lungo sguardo prima che lei si rimettesse all'opera insieme all'orfanello. Non aveva niente da dirgli in quel momento o meglio stava scappando dall'inevitabile discorso che un giorno avrebbero dovuto fare, sempre che uno dei due avesse trovato il coraggio. Afferrò una pentola appena lavata ed iniziò ad asciugarla, rimanendo nel silenzio della casa. Un silenzio tetro, orripilante, che non apparteneva a quel luogo. Lo continuò a guardare con la coda dell'occhio mentre puntava alla loro dolce creatura.
Yin e Yang lasciarono immediatamente il posto al padre, prendendosi un momento di pausa. Era bello vederli così uniti quando fino a qualche mese prima lei non smetteva di piangere al solo contatto con lui. Un piccolo sorriso le si increspò sulle labbra, ma si spense subito dopo come una scintilla sulla legna bagnata. La domanda a bruciapelo le fece sgranare gli occhi e rimase impietrita. Lo straccetto le cadde di mano e i suoi occhi si fecero tristi improvvisamente. Non avrebbe retto ancora. Si girò di scatto puntando dritta verso il letto, gli occhi ormai ricolmi di lacrime e l'"arma" che stringeva in mano finì rumorosamente sulla testa del nukenin. Non fu un colpo forte, ma sicuramente attirò l'attenzione di tutti i presenti. La mano ancora le tremava, ma i suoi occhi perlacei non smettevano di fissare quelli di lui.
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Non dovresti dire queste cose, non in questo luogo. Abbiamo aspettato tanto per tornare a casa... - non riuscì a trattenere un singhiozzo finale, perché al contrario dei presenti...lei sapeva.