| Premessa: Non sono ancora riuscita a trovare uno stile ruolistico che meglio si adatti a questo PG, quindi chiedo subito scusa se, da un post all'altro, cambio lo stile di narrazione, ma penso che opterò per un prima persona / narratore esterno onnisciente. Spero sta cosa non scocci troppo ne te, ne me D: Ti ringrazio per aver deciso di gestire questa missione, spero tanto di divertirci insieme e, bon. Mettiamoci all'opera.CITAZIONE Note per la lettura. Voce di Jashin. La sente solo Keigai nella sua testa Parlato e Pensato di Keigai quando la narrazione è in terza persona. Narrazione in terza persona Narrazione in prima persona Lo sento ancora, quel calore sulla mia pelle. Caldo, viscido, mi scivola lentamente, accarezzando voluttuoso la mia pelle. Il mio sangue che scorre lento, mentre il freddo della lama penetra nella mia carne, tagliando, lacerando, facendo spillare altro liquido vitale. Caldo e freddo che si mescolano in un vortice sensoriale che mi attanaglia le viscere, che mi fa rabbrividire e accaldare al tempo stesso. E in quel vortice di rosso e nero che mi investe, quei suoi occhi pallidi sono il suo baricentro. La forza dei suoi muscoli, la sua possanza fisica, la sua ferocia mi fanno rabbrividire da capo a piedi, facendomi battere forte il cuore e scaldare in posti che nemmeno pensavo potessero essere toccati. Ancora. ANCORA! Ne voglio di più, sempre più. Non mi basta, non mi sazia, e stranamente sembra non saziare nemmeno lui. E in quel vortice sensoriale che mi manda in estasi, il suo viso è vicinissimo al mio, pochi centimetri a separarci, e so già dove andrà a colpire. Sento il calore del suo fiato sul mio viso arroventato, la carezza ruvida e umida della sua lingua accarezzarmi l'orecchio destro, mentre me lo morde con forza. Un urlo estatico mi esce dalla gola, mentre sento la carne strapparsi. Di più Onigami, di più! Fammi più male, fammene di PIU'! Le mie unghie gli lasciano segni scarlatti dietro la nuca, lasciando una scia da dietro al collo fino alla spalla. So che la mia forza non è paragonabile alla sua, ma mi piace infliggergli un minimo di dolore, anche se per lui è più simile alla puntura di un insetto. Il suo nome sulle mie labbra, mentre cerco di colpirlo, di scalciarlo via. Gli piace quando reagisco, e mi piace quando poi mi riagguanta per farmi altro male, ma la gamba non risponde ai miei comandi, e solo allora mi ricordo che me l'ha recisa, amputata con un fendente della sua lama. Quando era successo? Cosa importa lo scorrere del tempo, quando lo passi in una maniera tanto piacevole e appagante? E Jashin ride, ride nella mia testa, nel mio cuore, vedendo come mi dibatto nella presa di quel giovane, con gli abiti intrisi di sudore e sangue. Devo avergli strappato la camicia di dosso, ma non ricordo quando... Che importanza ha? Tempra il tuo corpo nel dolore, così da diventare più forte. Più forte, così da poter servire al meglio il mio Dio, il mio tutto. E allora dammi di più Onigami, dammi di più, DI PIU'!
Signorina, come si sente? Gli occhi acquamarina si aprirono in una stanza completamente sconosciuta, con di familiare solo l'odore di disinfettanti e medicinali, un odore troppo simile a quello dell'ospedale psichiatrico. Si alzò troppo in fretta, Keigai, più simile ad un animale in gabbia, terrorizzato, che ad una paziente portata li in condizioni gravi. Un camice bianco le copriva il corpo, mentre un ometto dall'aria anonima alzava immediato le mani davanti a se, intimorito, forse, dal ringhio che le era uscito dalle labbra socchiuse.N-non... Non si ricorda, signorina? Quel suo amico l'ha... Ehm, l'ha portata qui e... Deglutì l'uomo, sbiancando visibilmente in volto, mentre gocce di sudore gelido gli imperlavano la fronte. Sarebbe stato difficile dimenticare la scena a cui aveva assistito, qualche ora prima: il corpo di quella giovane donna smembrato, un braccio staccato, la testa tranciata di netto e un orecchio componevano quel macabro puzzle che il ninja Hyuga gli aveva portato. La cosa, però, che più era risultata raccapricciante, era stato vedere che quella donna, che clinicamente doveva essere morta, era in realtà viva e vegeta, fin troppo cosciente! E come guardava, l'uomo che l'aveva portata li, in quello stato! Gli occhi che non si scostavano da lui, illuminati da una folle luce amorevole, per poi spegnersi nell'incoscienza, dovuta all'ingente quantità di sangue perso. L'atteggiamento aggressivo con cui si era svegliata svaporò in uno decisamente più confuso, gli occhi che continuavano a muoversi frenetici nella stanza, quasi cercassero una via d'uscita, o, più probabilmente, cercasse di scindere il sogno appena fatto dalla realtà. Un guizzo nel suo sguardo, quasi avesse assunto una lucida concezione di se, ed ecco che la donna si alzò, dirigendosi ad uno specchio a figura intera sistemato a ridosso della parete. Di fianco, poggiati con cura su una sedia, vi erano i suoi abiti, ripuliti dal sangue, e la sua Shinoto. Incurante delle parole che il medico le rivolgeva, iniziò a scrutarsi nello specchio, in cerca dei segni lasciati dalla lotta con Onigami. Nulla. Non ve ne era alcuna traccia. Nessun segno che in qualche modo potesse dare una minima parvenza di realtà al sogno che aveva fatto; era però sicuro, che si fosse trattato di un sogno? O forse lo era stato solo in parte? No, le sensazioni che aveva rivissuto erano vere, intense e genuine, nulla che l'incoscienza di Morfeo potesse elaborare in maniera così precisa e dettagliata. Si tolse il camice, tastando con cura il braccio che era stato amputato e lungo il collo, studiando il suo riflesso nello specchio, l'omino che boccheggiava inutilmente intorno a lei, cercando di farla rinsavire. Si avvicinò ulteriormente allo specchio, scostandosi dalla fronte la frangia di capelli rosa... Eccolo il segno che Yo le aveva lasciato, un marchio che le sottraeva le energie ogni qualvolta usava le sue forze contro un membro del villaggio. Ne aveva sentito gli effetti combattendo contro Onigami e le sue parole, scambiate nella penombra della sua dimora, le riecheggiarono in mente...... insieme lavoreremo per toglierti questo sigillo e quando ciò accadrà potremo finire questo combattimento in maniera degna... Rabbrividì di piacere, alla sola idea; ma non poteva rimanere lì, a perdere tempo. Doveva trovare un modo per togliere quel sigillo di costrizione, ma come?Devi trovare un modo per volerti ben volere dal Taisho... E tu sai cosa devi fare, no? Andare a caccia. Uccidere. Portare i corpi che gli servivano. Fece aderire la pelle nuda allo specchio, assaporandone il freddo sulla guancia.Devo andare via... Il medico, nel sentire il suono della sua voce, così sottile e melodioso, ammutolì, allargandosi con un dito il colletto della sua camicia.D-devo controllarle i parametri vitali e poi... d-dove vorrebbe andarsene? Lo sguardo che ricevette in cambio lo inchiodò sul posto, facendo diventare il suo colorito cianotico molto più simile ad un verde vomito.♫ ♬ Io devo andare ad uccidere! ♫ ♬ Cantilenò con quella sua voce dolce e infantile mentre, con un sorriso sadico, afferrava le sue cose e lasciava quella stanza, saltellando e canticchiando un motivetto sottovoce.[...] Il sigillo di incisione andò a bruciarle la pelle del polso, lasciando una linea rossastra sulla pelle chiara. Keigai reclinò il capo all'indietro, mordendosi il labbro mentre assaporava quella sensazione che le faceva tremare il braccio, rischiando di farle sbagliare a scrivere l'ideogramma. Grazie a quel marchio, ora indelebile sulla pelle, le sarebbe bastato poggiarci sopra un dito insanguinato, per poter evocare le sue armi e parte dell'equipaggiamento che, per mancanza di spazio, non sarebbe riuscita a portarsi dietro. La sua prima Shinoto, insieme a qualche altro oggetto, erano riposti con cura nell'armadio nella sua stanza, pronti per essere richiamati quando le sarebbero stati più utili. Era stato un bene, apprendere quelle tecniche. Per un attimo il suo sguardo acquamarina si posò sulla piccola balestra posata sul letto, al fianco della sua chitarra scarlatta: era la prima volta che utilizzava un'arma del genere, ma il Taisho era stato chiaro sul fatto di dover catturare vive le sue prede. Ecco, dunque, che tornavano utili i dardi avvelenati. Non le piaceva quel modo di combattere, ma su quel frangente aveva le mani legate....Ti basterà non uccidere i nomi contenuti in quella lista, ma... GLI ALTRI.... Una risatina leggera le uscì dalle labbra, mentre prendeva le ultime cose e lasciava la stanza.[...] Da quanto sono qui, a fissare questa lista? Tanti nomi, troppi nomi, e in bocca sento la saliva aumentare, che costantemente devo deglutire. Cos'è che causa quest'ansia? Non riesco a capirlo... Perché è così difficile riuscire a decifrare il mio corpo? Non vedi l'ora di affondare la tua lama nelle loro carni, di dilaniarli con i tuoi denti e di berne il loro sangue, non è così piccola mia? Si, è proprio così! E il solo pensiero mi fa aumentare l'acquolina in bocca e... No, devo calmarmi, non posso farmi prendere dalla fame e sete di carne umana, eppure è da così tanto tempo che non l'assaggio... Rosso, vivo e fremente... Rossi, come i capelli di quella ragazza che... Che strano. Non è la prima volta che provo questa sensazione... Ricordo un evento in maniera indistinta, come se fosse vissuto in una nebbia evanescente, e subito vengo colta da fitte lancinanti alla testa... Non ne capisco il motivo, ma poco importa. Fa male, la cosa mi piace, che vuoi che sia? Ho ancora lo sguardo rivolto sulla lista di nomi contenuta nel mio libricino, quando un ditino metallico picchietta sulla pagina, facendomi alzare lo sguardo. Oh, signor Ovetto! ecco dov'era finito, quello strano essere galleggiante... Lo contemplo per un attimo, cercando di capire qualcosa dai suoi versi ticchettanti... Mi piace ascoltarlo, mi ricorda il cinguettare degli uccelli... Cip cip... Cip cip... Da quanto tempo non vedevo un bel parrocchetto colorato, non ne sento la loro musica... Però, ora che lo ascolto meglio, anche Mr Ovetto sa fare buona musica, mi piace! Lo afferro saldamente e lo stringo al petto, sentendo come le sue braccine metalliche cercano di divincolarsi dalla mia stretta, ma alla fine rinuncia, sapendo bene che non è abbastanza forte per liberarsi. Però, quando smette di divincolarsi, tenerlo stretto non mi aggrada più, così decido di lasciarlo libero. E' esilarante vedere con quanta velocità raggiunga una distanza di sicurezza da me, eppure non sono così terribile, o no? Cerca di mantenere salda la mia attenzione su di lui, mentre continua ad emettere quei suoi suoni che, pian piano, mi paiono simili a parole gracidanti. Non riesco a comprendere in toto il suo discorso, dato che mi perdo nel seguire l'armonia di quella sua melodia, ma alcune parole le comprendo. Villaggio sperduto, bambini scomparsi, possibile preda.... Bambini. Così dolci e delicati, ingenui ed innocenti. Beati loro, che non sanno nulla riguardo il lerciume che infesta questo nostro mondo, ed è per questo che vanno ripresi in tempo, istruiti e adattati al giusto approccio. E poi le loro carni sono così soffici e tenere... Che piccoli agnellini. Anime degne per essere sacrificate e... NO! I bambini non si toccano! Si istruiscono al tuo volere, ma non si torce loro un capello!! Devo aver digrignato, perché Mr. Ovetto ha smesso di cantare, il suo piccolo occhio ovale a scrutare la mia mano e... Oh, che sbadata! Nella foga del momento, mi sono trapassata la mano con uno spiedo, conficcandolo nel legno del tavolino; ma non ti preoccupare, mio caro Ovetto! Sarà il caso di andare a controllare in quella zona, per poter scoprire di più su questi bambini scomparsi e magari... Non riesco a trattenere la saliva in bocca, mentre penso alla mano misteriosa dietro queste sparizioni, agonizzante, sporca di sangue, e la mia falce, nascosta nella chitarra, che affonda nella sua carne come una lama nel burro.... [...] Nemurenai yoru ni wa Hitori de tameiki Minna wa dou na no? Nandaka sabishii Il raggi del sole filtrano a fatica tra il fitto fogliame smeraldino, l'aria fresca e frizzante del primo mattino che trasporta con se non solo i suoni del bosco, ma anche una dolce melodia, accompagnata dall'assolo di teneri uccellini, che seguono il ritmo scandito dalle note pizzicate dalla chitarra.Orenji-iro wa ano hi Mita yuuyake o Omoidasasete kureru Futatsu no kage ga Te o tsunaideru mitai datta Ed ecco che, all'ombra di un edificio nascosto dalla vegetazione, la musica si spegne, ma non il lento canticchiare di Keigai che, riposta la chitarra dietro la schiena, stringe in mano un frutto grande quanto il suo pugno, di un brillante arancione.Orenji kyou mo Tabete mita kedo Mata suppakute naita Watashi mitai de nokosenai kara Zenbu tabeta suki da yo Nakeru yo suki da yo Suki da yo Suki da yo suppai Nakeru yo suki da yo Concluse infine, mettendosi uno spicchio d'arancia in bocca e assaporandone il succo dolce e leggermente asprignolo.//Spero la prima parte del post non urti troppo la sensibilità dei lettori XD Il testo è di questa song //
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