Missione B - A volte è per sempre, Quest tecniche clan chunin per Karen91

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view post Posted on 7/5/2014, 09:41     +1   -1
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Benvenuta! Salto i soliti convenevoli che con te ormai mi sembrano più che superflui. In questo primo post sei libera come al solito; unica indicazione: ambienta il post all'eremo dei mustelidi. Spero che la missione possa piacerti, diamoci dentro :D
 
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view post Posted on 7/5/2014, 10:23     +1   -1
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Buio, oscurità e pensieri. Le tenebre non dominavano in quanto alcune schegge di luce filtravano dalle persiane di legno e la porta lasciata socchiusa. Non voleva isolarsi dal mondo ma la voglia di uscire era pari a zero. Se ne stava lunga sul letto la dolce Chiaki mentre con gli occhi persi passava dal soffitto ai mobili della stanza. L'avevano lasciata sola e quella pace la faceva stare bene ma internamente era logorata. Fuyuki non tornava a casa da una moltitudine di tempo e i suoi pensieri continuavano a volgersi verso di lui. La mano stretta sulla pancia che di tanto in tanto faceva strani rumori, quasi soffrisse perennemente la fame. Si era gonfiata ancora da quando aveva passato del tempo con Ashi e Hyou o almeno così le pareva.
Forse i giorni della sua morte si stavano lentamente avvicinando, forse si preoccupava tanto di salvaguardare il suo uomo e invece sarebbe stata lei quella che lo avrebbe lasciato solo. Continuò ad accarezzarsi la pelle candida chiuse gli occhi e si tirò su le coperte. non voleva che qualcuno la guardasse mentre era ridotti in quelle pietose condizioni. Cercava d'essere un punto di rifugio per Aiko e vederla così abbattuta non lo avrebbe aiutato. Lui si che aveva perso tutto, prima un fratello, poi una madre e infine un padre, lei di cosa poteva lamentarsi? Sospirò e chiuse quelle iridi che continuavano a splendere anche tra le ombre. Avrebbe dovuto trovare prima o poi le forze di ridestarsi e mettersi al lavoro con i rotoli che le aveva lasciato Seikatsu, non poteva poltrire in quella maniera assoluta.
Aveva provato a mettere giù le gambe ma le forze sembravano abbandonarla ogni volta. Probabilmente tutto era dato dalla sua fragilità mentale ma preferiva attribuirla alla stanchezza fisica e del susseguirsi di eventi che aveva dovuto affrontare. Chissà cosa avrebbe pensato Fuyuki quando si sarebbe accorto di quel segno che adesso macchiava la sua pelle candida. Fortunatamente la carne s'era rimarginata e adesso rimaneva in ricordo una specie di marchio a fuoco. Le sembrava d'essere come quelle bestie che stanno in quelle enormi fattorie e venivano marchiate per essere riconosciute quando occorreva catalogarle e prendere loro latte o quant'altro. Nemmeno delle sue nuove arti mediche il ragazzo sapeva ma per il momento non gliene avrebbe parlato.
Almeno finché non si fosse impratichita e non avesse tradotto dettagliatamente gli appunti del suo mentore; molte cose ancora le suonavano sconosciute e strane. Persino i calcoli della probabilità non erano esattamente quello che si aspettava. Insomma, non poteva sottovalutare la prova davanti la quale l'aveva posta. Stava totalmente immersa in se stessa quando una voce riecheggiò nella sua testa facendola sobbalzare.

*Chiaki come stai?*

*Mujinahen-sama mi ha fatto spaventare*

*Non pensavo d'essere diventato così terrificante*

Sentì la risata del tasso riecheggiarle prepotentemente dentro la testa. Ci furono pochi attimi di silenzio e poi la creatura protettrice dell'eremo riprese la parola nella mente della Hyuga.

*Comunque Chiaki mi sono messo in contatto con te perché ci sono alcune cose importanti di cui vorrei parlarti*

La kunoichi sbatté rapidamente le palpebre. Non era dal mustelide richiedere la sua presenza a meno che non fosse successo qualcosa di grave o importante. I suoi pensieri andarono immediatamente al suo sensei. Sapeva quanto Mujinahen potesse guardare lontano e se avesse visto qualcosa di sbagliato o terribile? Nemmeno quando era entrata nel covo delle salamandre aveva osato dirle niente. In fin dei conti erano una famiglia e si fidava di lei, aveva già dato prova di quanto tenesse ai suoi compagni anche più di se stessa. Si ricompose rapidamente, cercando di cancellare le occhiaie scure e ogni segno di trascuratezza, non che a quei piccoli animali interessasse molto.
Spalancò la porta e quando la luce del sole la colpì si sentì sciogliere, quasi come fosse una creatura della notte che risorge per volere di qualcuno. Dovette riprendere il controllo di se stessa ma quando ci riuscì s'arrampicò sull'enorme torre di granito salendo gli scalini due a due. L'intero eremo era in fermento ed occupato nelle loro attività, persino il figlio del Daimyo non si vedeva in giro, probabilmente a giocare con i suoi due fedelissimi fratelli. Quando oltrepassò l'imponente soglia, s'accorse d'avere leggermente il fiatone e che un rivolo di sudore le scendeva lungo la fronte. Da quando faceva così fatica a fare una manciata di scale? Nemmeno fosse una vecchietta.
Fece spallucce e proseguì, finché non vide l'enorme trono di pietra dove quell'essere millenario aveva visto quante più cose possibile. La paura di ricevere qualche brutta notizia le faceva martellare il cuore in petto e quasi avrebbe voluto incolpare il tasso per tutta quella suspense che le stava creando. Nonostante potessero tranquillamente conversare come faceva anche con gli altri fratelli Mujinahen preferì continuare un dialogo mentale.

*Puoi sederti Chiaki*

Il tono suonava grave ma la fanciulla non rinunciò a seguire le sue indicazioni. Si mise a sedere davanti a lui e incrociò le gambe. Sapeva che il mustelide era molto saggio e provveduto in quello che faceva, non sarebbe stata lei a disubbidire.

*C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi o che ti turba?*

La quindicenne ci pensò un po' su. Di problemi ne aveva anche troppi ma la cosa strana era che sicuramente il tasso li sapeva. Allora perché fare una simile domanda? Che non sapesse come aprire il discorso?

- Beh non penso che siano difficili da capire. Non vedo Fuyuki da t-tantissimo tempo, ho lasciato la mia casa e ho una pessima sensazione di cosa possa fare mio padre se scoprisse che ho tradito e u-ultimamente mi sento strana e non capisco cosa mi stia succedendo... - disse tutto d'un fiato la ragazza dalla chioma blu.

*Bene, era proprio di uno di questi punti che volevo parlarti*

A Chiaki gli si accesero gli occhi, sperando che l'argomento fosse proprio dove si trovasse il soldato delle nuvole rosse ma i suoi sogni ad occhi aperti vennero immediatamente interrotti da ciò che seguì.

*So che hai passato buona parte delle notti a vomitare ai confini delle nostre terre, che continui a interrogarti sul perché la tua pancia si stia gonfiando, che ti stanchi facendo il minimo sforzo e che ultimamente il tuo stomaco brontola molto più facilmente...mi sbaglio?*

La dolce Hyuga fece un attimo di silenzio, quasi sconvolta d'udire tutte le sue vicende dalla bocca o meglio mente di qualcun altro. Aveva fatto talmente tanta attenzione per non farsi scoprire ma lui rimaneva sempre il sommo.

- Mi ha scoperta - disse ridendo imbarazzata la giovane e grattandosi la testa - Pensa anche lei che sto per morire?

Un altra sonora risata si fece largo nella sua testa ma questa volta riecheggiò anche tra le mura antiche di quel tempio sacro. Non aveva mai visto lei quella creatura così ilare anche se non immaginava quando scorrevano fiumi di sakè come potesse diventare.

*Ma no Chiaki, cosa ti viene da pensare. Dentro di te sta sbocciando qualcosa di più grande. Una gioia inestimabile per il futuro e per le generazioni a venire. Qualcosa che unirà te e Fuyuki ancora più saldamente Dentro di te sta crescendo una vita*

Gli occhi chiari della nukenin di spalancarono in un'espressione meravigliata. Le parole le si bloccarono in gola e non riusciva a chiedere quello che voleva.

*Come è possibile ti stai chiedendo?*

Riuscì a muovere solo la testa in un movimento meccanico, fissando il suo interlocutore silenzioso che sapeva anche quando non doveva sapere. Insomma all'eremo la privacy non esisteva ma non era una cosa che la turbasse chissà quanto. Certo passare dal vivere da sola ad essere circondata da tutta quelle creature faceva un po' strano ma le riempiva le giornate.

*Beh, non dovrei essere io a spiegartelo ma quando fai certe cose con uno della tua specie, dovrebbe essere, come dire, scontato che possa nascere un discendente. Chiaki essere madre non è una cosa facile, non ne ho esperienza personale, certo, ma è una gioia che nel mondo di oggi pochi possono vantare. Troppo odio e una carriera da mandare avanti per pensare a qualcosa di così puro*

Non ce la faceva, non ci credeva. Sembrava quasi che quell'enorme animale peloso gli stesse facendo una battuta e da un momento all'altro si sarebbe messo a ridere come al solito nel suo strano modo. La sua espressione impassibile non era facile da leggere ma la chunin capì che la mancanza di un continuo, poteva significare solo una cosa non la stava prendendo in giro. Rimase li di sasso come una statua di marmo, pensò che avrebbe potuto stabilirsi li per ornare quella stanza. Inghiottì un mucchio di saliva che si era depositata nella bocca per lo shock e poi farfugliò qualcosa d'incomprensibile. Fece una pausa rendendosi conto che ciò che stava acciaccando non erano parole ma suoni insensati.

- Mujinahen-sama cosa posso fare? Non sono a-adatta per essere genitore e poi Fuyuki cosa ne penserà di tutta questa storia? Sono troppo giovane per prendermi una simile responsabilità, non so badare a me stessa e quando non ci sarò chi baderà a lui o lei... - disse la fanciulla quasi sull'orlo di una crisi isterica.

*Con Aiko stai facendo un ottimo lavoro e l'età non conta molto in queste cose. Non ti sei tirata indietro a tredici anni quando hai dovuto difenderci anche se non sapevi nulla di noi, adesso noi, la vostra famiglia, non ci tireremo indietro per aiutarvi. Non sei sola, l'intero eremo percorrerà questo tragitto con voi. Siete entrambi più di un eremita e una firmataria, ormai vivete qui e accettate i nostri modi e il nostro stile di vita. Calmati Chiaki e pensa a quello che realmente potresti fare per lui*

Gli occhi del tasso si posarono sulla pancia della ragazza che senza parole non aveva niente d'aggiungere. Non sapeva giustificarsi, ne trovare una soluzione. In fin dei conti se il destino aveva scelto quella strada per lei non le restava che accettarla. Pensò al rapporto tra lei ed Hazuki, a quanto poco aveva vissuto la sua presenza e il resto della sua vita piena di sofferenza. E se le fosse successo qualcosa di brutto a lei o Fuyuki? Quel piccolo esserino sarebbe cresciuto senza loro? L'eremo gli sarebbe bastato o avrebbe avuto bisogno dei suoi simili? Aiko forse lo avrebbe aiutato a crescere come un fratello maggiore. Si morse il labbro incapace di continuare quella conversazione.

- Mi scusi Mujinahen-sama ma ho b-bisogno di rimanere un po' da sola... - disse con un tono vuoto che avrebbe messo i brividi a qualunque essere umano.

Si alzò lentamente da terra, cercando di ritrovare un equilibrio stabile e poi uscì in silenzio. Sentì la voce del tasso sussurrarle piano qualche parola confortante in testa ma ormai la sua coscienza era altrove. Gli occhi rossi per il pianto, le linee nere persistenti delle occhiaie. Chiunque l'avesse vista l'avrebbe scambiata per un cadavere camminante. Iniziò a scendere traballando i gradini dell'immensa struttura e quasi a metà di essa lo vide.
Splendente più che mai come se le fosse appena apparso un Kami in persona. Fuyuki finalmente aveva fatto ritorno a casa. Avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia ma ripensando al discorso appena fatto con il tasso non ce la fece. Cercò solo d'allargarsi quanto più possibile il vestito, così che le sue forme rimanessero ancora più nascoste.
 
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view post Posted on 7/5/2014, 12:02     +1   -1
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Casa. I suoi piedi calpestavano il manto erboso che si estendeva di fronte ai suoi occhi, persi in quello spettacolo mozzafiato che riusciva a regalargli ogni volta nuove emozioni, quasi come se lo guardasse per la prima volta. Le nuvole rosse lo avevano tenuto lontano da quel paradiso per alcune settimane, ma finalmente avrebbe potuto dedicare il suo tempo ai suoi cari fratelli e alla sua amata. Fu a lei che i suoi pensieri si rivolsero, unendo in un'unica sinfonia la gioia di poterla rivedere e l'ansia per ciò che avrebbe dovuto affrontare a breve; era raro per il ventenne sentirsi in quel modo, ma evidentemente anche gli shinobi più impavidi possono tentennare durante i passi più importanti della vita. Avrebbe voluto farle una sorpresa, ma non appena la vide scendere con calma i scalini della torre del sommo si rassegnò nel vedere i suoi programmi andare in fumo. Lasciò sventolare il suo manto scuro come la notte, mentre le sue gambe iniziavano a farsi più rapide nell'azzerare le distanze tra lui e la splendida fanciulla. Non appena fu abbastanza vicino da vedere con precisione i lineamenti del suo volto, il suo sorriso venne rimpiazzato da un'espressione traboccante di perplessità. Occhi lucidi e rossi, occhiaie preoccupanti, Chiaki non sembrava avere una bella cera.

- Ehi, Chiaki.. che succede?

Le chiese preoccupato, per poi avvolgerla in un caldo abbraccio e scaricare così la tensione accumulata negli ultimi giorni. Le era mancata parecchio, ma finalmente poteva di nuovo stringerla tra le sue braccia e sentire il profumo delicato e inebriante dei suoi capelli. Vederla in quello stato lo incuriosiva, anche più di vederla scendere dalle scale della bianca torre, un luogo che lei frequentava soltanto in rare occasioni. Avrebbe voluto farle delle domande, ma avrebbero avuto tempo per parlare. In quel momento l'unica cosa che voleva era godersi il calore della sua amata e farle sentire il proprio.
Non appena si furono staccati, le prese la mano e la condusse giù per gli scalini, poi verso la foresta. Dopo qualche minuto di cammino lui si fermò, sedendosi con il dorso appoggiato alla ruvida corteccia di un albero e invitando Chiaki a prendere posto tra le sue braccia. Tante erano le cose di cui voleva parlarle, troppe quelle che avrebbe voluto chiederle.. ma una svettava tra le altre, una questione che da un po' si era fatta largo nella mente e nel cuore del nukenin. Per questo motivo le sussurrò dolcemente poche parole, cercando di combattere l'ansia, mentre le accarezzava il viso e la stringeva a sé con più forza.


- Sai.. c'è una cosa di cui vorrei parlarti.

 
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view post Posted on 7/5/2014, 13:34     +1   -1
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Rimase immobile, quasi fosse stata folgorata da un'illusione crudele che giocava con la sua psiche. Quella giornata era iniziata proprio in maniera imprevedibile, prima aveva saputo quella cosa da Mujinahen e adesso dopo tutto quel tempo anche Fuyuki aveva fatto il suo ritorno a casa. Che cos'altro prevedeva per lei il destino? Lo vide accelerare il passo nella sua direzione e non appena la strinse tra le sue braccia, si lasciò andare come se si fosse liberata da una lastra di marmo legata ai piedi. Non poteva credere che il giovane fosse davanti a lei, ne sentiva l'odore e il calore. Se i Kami si stavano beffando di lei, quello non era proprio il giorno giusto.
Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dalle braccia forti e possenti del jonin mentre la sua testa si andava a incastrare con un'armonia perfetta all'incavo del suo collo. Era divertente vedere come il gradino più alto in cui era posizionata, la faceva a malapena arrivare alla spalla del nukenin. Sorrise non mostrando il suo viso ma lasciando scivolare il suo sguardo lontano, tra quella fitta boscaglia che occultava la loro casa. Rimase li immobile, gli occhi chiusi e la bocca semiaperta come se non riuscisse a respirare. Alcune lacrime solcarono la sua pelle che aveva perso colore ma preferì che il partner si perdesse quella scena.
Aveva detto di voler rimanere sola ma improvvisamente la sensazione d'essere lasciata a se stessa la soffocava. Non poteva condividere con lui il peso che portava dentro, non poteva accoglierlo in quel modo dopo tutte quelle settimane ma mantenere un altro segreto diventava qualcosa di troppo opprimente per lei. Forse capì quando la lasciò cullare in quella posizione mentre le loro braccia aggrovigliate tra loro, iniziavano a capire il vero significato della parola casa. Ci mise un po' per riprendersi, lasciando attimi in sospeso tra loro due.

- Mi sei mancato, adesso come non mai... - disse la ninja acciaccando quelle parole con difficoltà ma non sottraendosi dalla sua posizione.

Ci vollero altri minuti di silenzio prima che entrambi riuscissero di nuovo a guardarsi negli occhi. I loro specchi senza tonalità mostravano sfumature ed emozioni represse per troppo tempo. Lo sguardo un po' abbattuto della quindicenne scomparve non appena scompigliò la chioma del suo amato. Stuzzicarlo era nel suo stile, cercare sempre una briciola di gioco e complicità in quello che facevano. Lui le afferrò la mano come per condurla da qualche parte e lei non esitò, l'avrebbe potuta portare anche in capo al mondo.


Non occorrevano spiegazioni ma i suoi piedi si muovevano sicuri seguendo l'ombra di lui. Affaticata ma gioiosa, questo traspariva da ogni poro del suo corpo. Non ci misero molto a raggiungere un punto tranquillo, leggermente lontano dal caos dell'eremo e tutto quel da fare dei furetti. Fuyuki si lasciò andare adagiato sul morbido prato e Chiaki non esitò a seguirlo. Non avrebbe perso un minuto lontano dal suo corpo che le irradiava energia. Le attenzioni non mancarono ad arrivare e proprio come un cucciolo fedelissimo al suo padrone la fanciulla si abbandonò completamente a lui. La loro posizione le ricordava un po' quel sogno orribile che l'aveva condotta qualche tempo prima alla ricerca di Seikatsu ma non volle badare molto a quell'incubo quanto piuttosto alle parole che le vennero sussurrate all'orecchio. Il fruscio della sua voce era un elogio alla pace dei sensi anche dovette allontanarsi leggermente con il solletico che le aveva provocato il suo respiro.

- Si? Di cosa si tratta? - disse incuriosita più che mai la dolce allieva, guardando dritta negli occhi la persona che la sosteneva.

*Anche io vorrei parlarti di una cosa...ma come faccio?*
 
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view post Posted on 7/5/2014, 17:08     +1   -1
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Anche lei aveva sentito la sua mancanza, esattamente come lui aveva immaginato, ma possibile che ciò bastasse a ridurla in quelle condizioni? Sembrava che la ragazza non avesse dormito come avrebbe dovuto, nell'ultimo periodo, e le motivazioni che si celavano dietro tale situazione erano ancora ignote al nukenin, che tuttavia non l'avrebbe incalzata con altre domande. Voleva che lei sentisse che lui le era vicino e aiutarla con la sua presenza, prima ancora di chiarire i problemi che lei sembrava voler nascondere al suo uomo. Insistendo avrebbe potuto infastidirla e ottenere così l'effetto contrario, per cui avrebbe atteso pazientemente che lei ritrovasse la giusta condizione fisica o mentale per affrontare l'argomento. La sua mente intanto veniva dilaniata da ulteriori dubbi, che si andavano a sommare a quelli già presenti, che insieme avevano la potenza distruttrice di una tempesta dispensatrice di caos e morte. Era forse il momento giusto per parlare con la kunoichi di ciò che aveva in mente? Non poteva sapere come l'avrebbe presa. Se da un lato avrebbe potuto gioire della notizia, con conseguenze benefiche per il suo morale, dall'altro la faccenda avrebbe potuto riscontrare un suo dissenso e ciò non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose.
Ci aveva riflettuto a lungo in quegli ultimi giorni, conscio che il suo ritorno a casa gli avrebbe fornito la giusta occasione per farsi avanti, ed era arrivato alla conclusione che, forse, aveva ragione nel ritenere che lei avrebbe acconsentito alla sua proposta di buon grado. Dunque perché pensarci ancora? Sentiva come un peso opprimente allo stomaco e non se ne sarebbe liberato fino a quando non avrebbe dato voce ai suoi pensieri.


- Ecco, io.. avevo in mente cento cose da dirti, ma sono un po' in difficoltà. Per cui..

Doveva arrivare al dunque. Qualsiasi discorso si fosse preparato, era stato vinto dall'emozione e per la prima volta Chiaki avrebbe visto il suo sensei tentennare durante un discorso. Era un avvenimento strano, ma tutto le sarebbe stato chiaro non appena fosse venuta a conoscenza di ciò che Fuyuki aveva in mente. Con fare ansioso frugò nella tasca, sussurrandole poche parole all'orecchio.

- Chiudi gli occhi.

Attese che lei facesse come le era stato chiesto e dopo pochi secondi la fanciulla poté sentire la propria mano sinistra che veniva accarezzata da quella del jonin. Quando le fu detto di riaprire gli occhi, dinanzi a essi si presentò, ben stretto tra le dita del suo amato, un piccolo anello in legno sul quale era inciso un unico kanji. 愛, amore. Non era niente di particolarmente elaborato, ma quel piccolo oggetto rappresentava un simbolo e una volta sconfitta la confusione, anche la kunoichi avrebbe potuto capire di cosa si trattava.

- Chiaki.. vuoi sposarmi?

 
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view post Posted on 7/5/2014, 20:14     +1   -1
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Nonostante la sua estrema curiosità, dal ragazzo non arrivò risposta. Lo vedeva impacciato e attento a formulare un discorso cosa che solitamente gli riusciva così bene. Che fosse successo qualcosa? Strinse le palpebre per scrutare dentro quegli occhi più trasparenti dell'acqua. Quanto avrebbe voluto saper leggere nella mente del suo uomo, nonostante a volte si rendeva conto di conoscerlo così bene da anticipare le sue parole altre la lasciavano spiazzata e senza fiato. Che si fosse accorto del suo segreto? No, non poteva essere era appena tornato come avrebbe potuto? Si sfiorò la pancia facendolo apparire come un gesto involontario e noncurante.
Ancora non riusciva a rendersi conto che li dentro di lei stava realmente prendendo forma un'altra vita. Come aveva fatto ad essere così sciocca? Aveva scaricato la colpa su Watashi quando la reale causa di tutto era stata lei e il suo amore sfrenato per Fuyuki. Non era entrato nel dettaglio il sommo Mujinahen ma riusciva a rendersi conto quale era stato l'attimo della disfatta. Eppure tutti quei pensieri negativi non se li riusciva proprio a spiegare. Certo non era si aspettava di diventare madre a quell'età ma perché lui l'avrebbe dovuta abbandonare? Non lo aveva fatto con quella cicatrice ripugnante che le attraversava buona parte del busto.
Cos'era un bambino a confronto? Aiko lo aveva fatto entrare nell'eremo e anche se non era il loro bambino, lo aveva sempre trattato abbastanza bene. Quello o quella che aveva dentro invece era una cosa loro. Poteva interrompere quel silenzio, poteva dirlo. Tanto lui sembrava ancora in difficoltà.

*Fuyuki senti penso di avere qualcosa dentro la pancia...no, no non può andare sembra che mi sono mangiata qualcosa d'ingombrante. Fuyuki dice Mujinahen che avremo un bambino e sai probabilmente l'ha scoperto perché vomitavo ormai quasi tutti i giorni...oddio così sembra che lo voglio far preoccupare per forza. E se gli mettessi la mano sulla pancia e basta? Potrebbe sembrare che cerco altro?*

Avrebbe voluto urlare e forse una vocina dentro di lei lo fece persino, interrompendo tutti il fluire dei suoi pensieri.

- Fuyuki... - disse la giovane quasi con un bisbiglio che riuscì a sentire a malapena lei.

Fu proprio in quel momento che le intimò di chiudere le palpebre, ritrovando la forza d'andare avanti. Non esitò e riponendo nel suo amato la sua completa fiducia si lasciò guidare dalle sue mani. Una dolce carezza, niente di più ma tutto ciò che desiderava. Perché tutta quell'esitazione? Riaprì gli occhi e lo vide con quell'espressione all'apparenza imbarazzata. No, non poteva essere. Lo Hyuga non lo era mai stato. Avrebbe voluto strofinarsi gli occhi per lo stupore ma i suoi muscoli si erano raggelati di nuovo e fissavano il manufatto che il nukenin stringeva tra le dita.
Un piccolo anello di legno dall'artigianato non troppo perfetto con inciso sopra un kanji. Amore. Non le aveva mai fatto regali e non li aveva mai voluti e adesso cos'era quel piccolo oggetto? Un souvenir? Solo quando le parole cruciali vennero pronunciate, il suo cuore le sembrò fermarsi di botta e probabilmente lo fece, perché l'ultima cosa che vide fu il buio che l'avvolgeva e la voce del jonin che cercava di richiamarla dal mondo in cui lentamente sprofondò.
 
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Fu il trionfo di luci del tramonto a destarla dal sonno; bagliori rossi e arancioni che le accarezzarono il viso, esattamente come le dita del suo amato, che non dimenticavano di coccolare le punte azzurre di quella morbida chioma. Quando riaprì gli occhi, la ragazza poté intuire immediatamente di essere stata trasportata nella casetta dell'eremita. Dopo aver udito la sua proposta aveva perso i sensi ed era stato proprio lui a prendersi cura di lei fino a quel momento, conducendola lì e adagiandola su quel comodo giaciglio affinché potesse riposare. Per quanto tempo aveva dormito? Dovevano essere passate ore dal momento in cui aveva perso conoscenza e, del resto, le occhiaie che coronavano i suoi occhi indicavano chiaramente un'evidente carenza di sonno. Solo lei e il suo uomo, seduto sul bordo del letto, si trovavano nella stanza e non appena questo si fu accorto del suo risveglio, le rivolse la parola.

- Come ti senti?

Le chiese, senza trovare il coraggio di guardarla negli occhi. Non avrebbe impiegato che pochi secondi la kunoichi, per accorgersi che qualcosa in lui non andava; il tono della sua voce, solitamente caldo ed energico, stavolta si era mostrato flebile, sommesso. Non poteva sapere con certezza quale fosse il cruccio del ninja delle nuvole rosse, ma avrebbe potuto arrivarci facilmente. Non si era aspettato una simile reazione da parte sua alla proposta di matrimonio e chissà che opinione si era fatto al riguardo, specialmente dopo aver trovato il coraggio di dirglielo e averla vista svenire ai suoi piedi. Se ne stava accanto a lei, con gli occhi rivolti verso un punto indefinito fuori dalla finestra; tuttavia non smetteva di accarezzarle il volto, non le avrebbe mai fatto mancare il suo calore.
Prima ancora che lei potesse spiegare cosa fosse successo e giustificarsi, un urlo catturò la loro attenzione e senza pensarci due volte il jonin si catapultò fuori dalla struttura in legno. Una volta uscita fuori, Chiaki non avrebbe notato nessuno, mentre la preoccupazione per quel timbro così acuto e familiare cresceva. Soltanto quando i due Hyuga ebbero alzato lo sguardo poterono vederli, in piedi sulla cima della bianca torre. Quattro figure celate nell'ombra che il sole calante alle loro spalle proiettava su di loro svettavano sopra l'intero eremo, sul quale era calato il gelo. Davanti a loro una sagoma più minuta avvolta tra le braccia di uno dei quattro cercava di dimenarsi, rassegnandosi dopo qualche vano tentativo.
E nessuno dei presenti non avrebbe saputo riconoscere la voce e i lineamenti, seppur bui e nascosti, di quel bambino: Aiko.

 
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Non aveva la minima idea di dove si trovasse ma solo dall'oscurità aveva capito che sicuramente non sarebbe stato un bel sogno. Da quanto era che non dormiva decentemente? Perché il suo corpo aveva ceduto proprio in quel momento dopo che non rivedeva Fuyuki da così tanto. Nonostante dormisse si sentiva stanca e frustrata anche nel suo mondo parallelo. Se ne stava in piedi al buio ma non sembrava spaventata anzi, rimaneva immobile e si scrutava intorno come se aspettasse l'arrivo di qualcosa. Persino Yume l'ultima volta che l'aveva vista non le aveva rivelato proprio delle belle cose sulla storia del passato di sua madre. Non capiva la dolce kunoichi come mai lo spirito aspettasse così tanto per mostrarle qualcosa.
Che stesse raccogliendo energie? Eppure era cosciente d'essere immersa in un sogno e aspettava pazientemente che il suo corpo si ridestasse. Un tempo che non trovava uno scorrere lineare nel suo subconscio. Se fosse andata avanti in quel buio forse avrebbe scoperto ciò che cercava? Fece spallucce e ci provò, iniziò a camminare lentamente in quella strada immateriale fatta d'ombra. Non vedeva niente e non provò nemmeno ad attivare la sua capacità innata per guardare oltre. Passi lenti e controllati che rimbombavano nell'oblio. Non era la prima volta che faceva sogni così assurdi e solitamente preannunciavano l'arrivo della sua metà, di colei con cui divideva il corpo. Era passato del tempo da quando si rannicchiava nell'angolo tremante e aspettava che lei arrivasse per consolarla, dandole la forza di una madre di cui era stata privata.
Invece questa volta le andava incontro, affrontando le tenebre a testa alta. Non era una novità nemmeno per se stessa che fosse maturata. Le piaceva quella nuova parte di lei, quelle emozioni che le creavano adrenalina piuttosto che paura. Ma cos'era la paura se non un ingrediente per il coraggio? Fu proprio mentre proseguiva verso una via non definita che si aprì davanti a lei una scena strana. Lo spettacolo che aveva dato per scontato non si rivelò poi così scialbo. Ad aspettarla c'era una se stessa, identica nei tratti. Vedersi da fuori metteva i brividi, però come se fosse risucchiata da quella presenza non riusciva a distogliere lo sguardo. Notò immediatamente la differenza che le distingueva. La sua pancia era molto più sviluppata e la accarezzava in maniera strana, quasi affettuosa.
Ancora non riusciva a guardare quell'immagine davanti a lei e credere che in qualche mese sarebbe stata uguale. Si sarebbe dovuta gestire quell'imponente pancia e il suo fisico già gracile si sarebbe piegato come un fuscello. Riusciva a vedere ogni lato negativo di quello che sarebbe diventata ma non riusciva a guardare oltre, non vedeva la luce che la creatura in grembo avrebbe portato. La paura le aveva offuscato la mente, la stava facendo tentennare davanti al suo fato. Non era il buio il vero protagonista dell'incubo ma la sua inadeguatezza. La fissò con occhi vuoti e piena di dubbi. Avrebbe voluto farle mille domande ma le sue labbra sembravano essere state cucite con ago e filo, tanto era diventata fina la linea della sua bocca per l'ansia. Non c'era niente di preoccupante in quella figura ma improvvisamente la doppelganger la sua espressione mutò in dolore.
Si strinse forte il basso vetro e le sue gambe candide iniziarono a riempirsi di sangue. Chiaki sgranò gli occhi mentre la sua sosia iniziava a impazzire a sfiorarsi le cosce umide e urlare. Un urlo di sfogo e intriso di dolore, un dolore che non aveva mai visto ne provato. Nemmeno quando era morta Hazuki era riuscita a esprimere completamente se stessa, a far sbocciare quella pazzia donata solo dal dolore. Si spaventò la chunin, indietreggiando di qualche passo. Non ce la faceva a guardare ma anche se non lo faceva udiva le grida. Non poteva abbatterle nella sua mente anche se si ripeteva in continuazione che si trattasse di un incubo. Doveva aiutarla, non voleva che perdesse quell'esserino, si sentiva responsabile.
La sua non accettazione della realtà in cui viveva la rendeva colpevole. Non lo voleva, non si sentiva pronta ma come si sarebbe sentita se anche sua madre avesse pensato quelle cose? S'abbatté contro il muro invisibile con i pugni, piangendo e implorando che si fermasse, che tutto tornasse come prima. Voleva vedere ancora lo sguardo amorevole, le carezze al pancione. Le mani ancora aggrappate alla pellicola invisibile mentre scivolava in ginocchio, bisbigliando parole incomprensibili.

D7g4Hgy

Spalancò gli occhi mentre il sudore le scendeva dalla fronte. Non avrebbe mai più chiuso gli occhi per il resto della sua vita. Le scene erano ancora impresse come incisioni fresche nella parte della memoria. La luce non le diede troppi problemi perché sembrava che il sole stesse per riposarsi adesso che il suo sonno s'era interrotto. Avvertiva un dolce tocco ai capelli e scostò il suo sguardo dalla parete per fissare le iridi chiare del suo uomo che s'era preso cura di lei per tutto quel tempo. Come avevano fatto a tornare li? Ce l'aveva riportata lui? La interpellò ma notò subito come il suo sguardo fosse sfuggente e insicuro. Che si era persa? Cercò di fare mente locale e poi ripensò all'anello di legno, la proposta. Come aveva fatto a svenire in un momento del genere? Si maledì mentalmente ma cercò di trovare la forza per giustificarsi.

- Scusami penso che il sonno mi abbia giocato un brutto scherzo - disse la fanciulla cercando d'alzarsi con i gomiti.

S'appoggiò con la schiena alla parete e lo fissò. Al contrario di lui, lei non sembrava intenzionata a staccarsi da quel bellissimo viso, non voleva perdersi altri momenti, non dopo quello che aveva passato e stava vivendo. Lui non poteva capirla ma capì immediatamente che ciò che era successo l'aveva ferito più di quello che cercava di mostrare.
Avrebbe voluto dirgli che era uno sciocco a vedere quel gesto come un segno di rifiuto, avrebbe voluto sbattere i pugni sul suo petto e urlargli contro che non capiva. Ma come poteva farlo dopo che lei era la prima a tenere dei segreti con lui? Prima non aveva condiviso con lui ciò che Ashi le aveva spifferato e poi quello che Mujinahen le aveva detto. Il tasso sarebbe rimasto in disparte sicuramente, rispettando le sue decisioni ma dove avrebbe trovato la forza di comunicargli i suoi sentimenti? Il sogno tornò vivido e scrollò la testa per mandarlo via come si fa con uno sciame di mosche.

- A proposito del d-discorso di prima, Fuyuki io... - fece per iniziare la frase la nukenin ma un urlo interruppe il naturale svolgersi di quella conversazione - Lo voglio.

L'ultima parte della frase divenne un piccolo bisbiglio sovrastate da quelle grida disumane e dalla corsa sfrenata del membro delle nuvole rosse. La Hyuga in un primo momento abbattuta riacquistò tutto il vigore perso e lo raggiunse rimanendo leggermente posizionata dietro. Si guardarono entrambi intorno senza vedere nulla, persino i mustelidi sembravano essere scomparsi e il silenzio regnava per tutta la zona. Seguì il volto serio del suo uomo per trovare il punto da dove fossero arrivati quegli rumori atroci e quello che vide non le piacque affatto. Nascosti dalle ombre del sole calante tre persone tenevano legato a loro il piccolo Aiko.


Un piccolo sussulto uscì dalle labbra della giovane ragazza che non si aspettava certo visite. Che qualcuno avesse seguito l'eremita fino a li? Senza aspettare oltre si lanciò verso la rampa di scale. Una mossa azzardata e che probabilmente avrebbe potuto far scattare qualche trappola ma senza pensarci, andò oltre. Il pargoletto era sotto la sua protezione e non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male. Ne aveva passate anche troppe. Attivò il byakugan mentre si avvicinava a tutta velocità estraendo meccanicamente le sue due himogatana dalla vita. Sentiva i giramenti di testa ancora forti ma non lo diede a vedere. Le lame scintillarono ai raggi del sole e poi...

Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:35
 
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Spinta dall'urlo di Aiko, forte e disperato come una vera e propria richiesta di aiuto, la bella kunoichi riuscì a mettere da parte ogni titubanza e si lanciò in una folle corsa lungo gli scalini che la separavano dalla cima della torre e dal piccolo, che per lei era ormai diventato come un fratello minore, una creatura da difendere a ogni costo. Anche se nessun legame di sangue lo univa alla comunità dei mustelidi, erano passati diversi mesi da quando il bambino era stato condotto e accolto dalle creature che popolavano l'eremo. Soltanto loro avrebbero potuto dargli l'affetto e il sostegno necessario per farlo crescere in maniera sana e non lasciarlo solo al mondo, adesso che aveva perso persino il padre, l'ultima vittima della maledizione del suo fratello gemello. A causa dei suoi continui spostamenti l'eremita non aveva modo di affezionarsi a lui come aveva invece fatto Chiaki. La vide affrontare la sorte senza alcuna paura, spinta da una determinazione e un istinto protettivo indomabili, e subito intuì quanto lei tenesse a quel dolce pargoletto. Tuttavia, prima ancora che entrambi potessero rendersene conto, accadde qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere.

Un riflesso cremisi si fece largo nel volto della figura che svettava dietro il bambino, fendendo l'ombra che fino a quel momento aveva avvolto l'intero gruppo. Fu sufficiente un istante, il tempo necessario perché quelle iridi vermiglie si posassero sugli occhi della Hyuga, per mandare in fumo ogni suo tentativo di reagire a ciò che stava accadendo. Improvvisamente poté sentire i suoi muscoli tendersi, ma senza riuscire a compiere alcun movimento, mentre il suo corpo si irrigidiva fino al punto da rendere l'idea di muovere un dito una mera utopia. La kunoichi conosceva bene quegli occhi, il potente doujutsu in possesso degli Uchiha e della sua amica Ashi, ma per la prima volta poteva assaporarne il potere e sentire il terrore che quelle fiamme scarlatte riuscivano a diffondere nel suo animo. In men che si dica la figura che affiancava il possessore dello sharingan si fiondò verso di lei, mostrando finalmente il suo volto. Occhi grigi come la cenere, una folta chioma argentea e disordinata, un fisico ben allenato avvolto in un mantello scuro come la notte e una lunga lama tra le mani, pronta a separarla una volta per tutte da quel mondo. Prima che ciò potesse accadere, la visuale della ragazza venne oscurata dalla schiena del suo amato, che spalancando le braccia si era frapposto tra lei e il suo carnefice. Questo si fermò di scatto, richiamato dalla voce del compagno Uchiha.

??? - Fermati, Hyouta. Non è lei che ci serve.

Senza alcuna obiezione, l'uomo, che sembrava essere sulla ventina, ripose la katana nel fodero che teneva legato alla schiena e tornò docilmente al suo posto. A quel punto era chiaro chi fosse il leader fra i quattro.

Hajime - Chiedo scusa per la maleducazione, non ci siamo nemmeno presentati. Il mio nome è Hajime Uchiha. Siamo dei cacciatori di taglie, e tu, Fuyuki Hyuga, sei il nostro bersaglio. Eri nel nostro mirino già da qualche mese, ma abbiamo avuto altro da fare.. ci dispiace per il ritardo.

Si trattava quindi di shinobi che agivano unicamente a fine di lucro. Avevano puntato gli occhi sulla taglia dello Hyuga e si erano addirittura spinti a raggiungerlo lì dove era più semplice trovarlo: l'eremo dei mustelidi. Il modo in cui avevano scoperto l'esatta ubicazione di quel luogo, tuttavia, restava un mistero sul quale non era ancora possibile far luce.

Hajime - Adesso però passiamo al nocciolo della questione. Ti proponiamo uno scambio, Hyuga. La tua vita, in cambio di quella di questo bambino. Fra dieci giorni, presentati da solo sul ponte Owari, al confine tra questo paese e quello del Vento. Vedi di non mancare, almeno che tu non voglia che accada qualcosa a questo bambino.. non vuoi, vero?

Si stava divertendo a giocare, quel bastardo, alimentando l'ira del jonin. Quest'ultimo, non potendo incrociare lo sguardo del nemico, rimase a testa bassa stringendo i pugni. Lo stesso non poteva dirsi di Chiaki, che vittima del genjutsu dell'Uchiha vide quell'essere infimo e meschino avvicinare una lama al collo di Aiko e affondarla nella carne, mentre le ultime parole le risuonavano nella testa fino a farla scoppiare. Vedendo la sua amata in preda a dei forti tremori, il membro delle nuvole rosse non esitò ad avvicinarsi a lei e a spezzare l'illusione, poggiandole la mano sulla fronte.

- Non devi mai incrociare il suo sguardo.

Le disse lui, mettendola in guardia affinché non ripetesse nuovamente lo stesso errore. Tutto tornò alla normalità e immediatamente la fanciulla poté vedere il piccolo ancora illeso e un tetro sorriso inarcarsi nel buio. Pochi secondi dopo l'intero gruppo venne inghiottito da una densa coltre di fumo, che, diradandosi, lasciò i due Hyuga da soli, con in mano una manciata di polvere. Soltanto il vento, soffiando forte e impetuoso verso di loro, portò con sé le ultime parole di Hajime.

Hajime - Ricorda bene, devi presentarti da solo. Non esiterò a uccidere chiunque sarà al tuo fianco quel giorno, se non rispetti le mie regole.

 
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...e poi nulla. La kunoichi rimase ferma immobile quasi fosse incapace di reagire. Lottò contro se stessa, contro il suo stesso corpo ma nemmeno il più minimo muscolo aveva intenzione di spostarsi di un millimetro. Avrebbe voluto fare una smorfia indignata ma la sua espressione rimase seria, cerea come una statua mentre guardava dritta negli occhi vermigli di quell'uomo. Era stato lui la causa del blocco. Una marionetta con i fili incastrati, impossibilitata a dare il suo spettacolo. I suoi occhi trasmettevano tutta la sofferenza che stava provando nell'essere così inutile. Guardò Aiko che continuava a scalpitare ma sembrava un moscerino tra le braccia di quegli esseri e poi le sue iridi perlacee tornarono a fissare quei lochi tizi. Non era difficile capire di cose si trattasse, lo sharingan che l'aveva sempre terrorizzata.
Il potere nascosto del clan Uchiha. Lo aveva visto manifestarsi su Takeshi e su Ashi. Quegli occhi color sangue se un tempo le mettevano i brividi, adesso nonostante fosse obbligata a mantenere il contatto visivo non le facevano provare alcun che. Immaginava quanto quel clan potesse essere potente persino Mirai la sua amica della casata cadetta aveva sempre disprezzato e temuto il clan maledetto, così lo chiamava lei. Il fatto strano era da dove potesse venire quell'uomo. Che fosse stato mandato da Konoha per catturarli? Eppure i loro intenti e il modo d'operare non le sembravano affatto coerenti con gli insegnamenti del Villaggio della Foglia. La figura accanto all'uomo s'allungò come un ombra su di lei e finalmente i suoi tratti vennero messi allo scoperto. Non aveva nulla di famigliare quell'essere spregevole ma sentiva la rabbia ribollirle dentro per la sua debolezza.
La lama catturò l'essenza del sole e quando fu a pochi centimetri da lei, qualcun altro si mise davanti a quello scontro. Riconobbe la chioma castana che si muoveva al vento e il mantello nero con le nuvole rosse che frusciava seguendo la corrente. La vista le venne oscurata mentre le ampie braccia bloccavano ogni possibilità di raggiungere la quindicenne. Fuyuki non si smentiva mai ma Chiaki non riuscì a capire perché non facesse niente, perché non aiutava quel povero ragazzino. Ci rifletté su e un gorgoglio strano si propagò dalla sua pancia. Il jonin non aveva mai legato chissà quanto con quel piccolo orfano, forse perché approfittava dei momenti liberi per stare con lei, per riposarsi o persino per allenarsi. Un malevolo pensiero le graffiò la mente. A lui non gliene importava nulla.
Rimase in silenzio mentre un uomo in lontananza richiamava il certo Hyouta, probabilmente il ragazzo argentato che si era lanciato immediatamente all'attacco. Le sue parole scottarono quando lo straniero affermò che non era della giovane dai capelli blu che avevano bisogno. Perché avevano bisogno di Aiko? Che gli aveva fatto? Che fosse stato qualcuno incaricato a riportarlo a casa per continuare la dinastia che era andata distrutta dopo la disfatta del padre? Non capiva la chunin e l'unica cosa che riusciva a fissare erano le chiazze di chiaroscuro che giocavano sul corpo del suo salvatore. Avrebbe potuto prendere un blocco e disegnare quella scena che sembrava una storia appena uscita dai libri. Fu quando il capo del team parlò che finalmente le cose iniziarono ad essere più chiare. Il loro vero obiettivo non era il pargoletto che tenevano come ostaggio ma bensì l'uomo che la sovrastava per proteggerla.
Cacciatori di taglie ma inviati da parte di chi? Le paure d'essere rintracciati finalmente erano diventate reali. La Hyuga aveva mostrato parecchia attenzione nei suoi tragitti che la riportavano all'eremo e allora quei tizi come avevano fatto ad arrivare fino a li? Le loro doti erano strabilianti ma ciò significava pure che quel luogo non era poi così sicuro come aveva sempre pensato. Provò a porre le sue domande ma ne uscì solo un verso soffocato, quasi impercettibile. Un chiaro monito che non si doveva intromettere? Rimase li in attesa che qualcun'altro riprese parola e poi s'accorse che il tizio preferiva continuare. Gli propose uno scambio lui per Aiko. La ninja rimase pietrificata anche se in fin dei conti lo era e aspettò che il membro dell'Akatsuki s'esprimesse ma non disse nulla.
Sapeva com'era caratterialmente il ragazzo, sempre disposto a sacrificarsi per il prossimo ma sperava che sarebbe stata una mossa azzardata. La cosa strana fu che gli diedero tempo di decidere con calma, come per prendersi gioco di loro e soprattutto di lui. Chiaki non scordò quelle parole: ponte Owari ai confini tra il paese del vento e quello del fuoco. Avrebbe voluto urlare e per la prima volta nella sua vita le venne la voglia di graffiare con le unghie il viso di quella spregevole creatura. Cosa non si faceva per soldi. Lo vide appoggiare la mano sulla katana e pressarla sul collo del bimbo come se volesse mostrargli un anticipazione di quello che sarebbe potuto capitare. La quindicenne trasalì e iniziò a tremare in preda al nervosismo e alla scena raccapricciante. Fu l'eremita a liberarla dalla presa ferrea della tecnica con un semplice tocco sulla sua fronte, consigliando d'abbassare lo sguardo.
Il suo corpo cominciò a tremare ancora più forte adesso che era libera da ogni vincolo di quella persona e i pugni si strinsero mentre le unghie perforavano la candida pelle. Prima la notizia d'un figlio, poi la proposta di matrimonio e adesso questo. Cos'altro si doveva aspettare? Un'altra persona si sarebbe già piegata e crollata a terra distrutta, invece lei mantenne il suo sguardo serio e fissava gli occhi del bambino illeso per sua fortuna. Voleva trasmettergli il suo amore, una promessa silente ma non ci riusciva. Avrebbe potuto leggerle nello sguardo lo stesso terrore che provava lui. Non voleva perderlo. Uno sbuffo di fumo come quello dei fumogeni e una mano allungata per sfiorare un ultima volta la mano del pargoletto ma fu tutto inutile.
Chiaki si ritrovò in ginocchio sugli scalini e gli occhi di nuovo pieni di lacrime mentre l'ultimo verdetto veniva pronunciato gravoso sopra di loro. O da solo o la morte per chiunque fosse con lui. I singhiozzi salirono di tono, adesso che nessuno c'era per guardarla mentre il suo dolore si propagava per tutto il corpo. La promessa di non piangere più era spezzata, era inutile provarci.

 
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L'aria era impregnata di tensione e il gelo era piombato come una maledizione su tutto l'eremo. Parecchie delle creature presenti avevano abbandonato le proprie tane, accalcandosi ai piedi della bianca torre giusto in tempo per assistere alla scomparsa degli invasori. Si erano congedati così come erano apparsi, senza alcun preavviso, portando via con loro il piccolo Aiko, che era stato ridotto a una mera merce di scambio per ottenere la tanto ambita testa del nukenin sulla cui taglia i loro occhi si erano posati. Non era la prima volta che qualcuno gli dava la caccia, ma stavolta era del tutto diverso: i suoi predatori non agivano a causa di una ragione di interessi, ma per pura cupidigia e desiderio di arricchirsi, affamati per la cospicua ricompensa della sua taglia. La decisione del jonin di farsi carico di quel fardello adesso iniziava a pesare con prepotenza anche sulle spalle di chi gli stava attorno.. e bastava poco per rendersi conto che coloro che erano stati più coinvolti erano proprio Aiko e Chiaki.
La vide piangere, in ginocchio sulla lunga e ripida scalinata del palazzo del sommo, e il suo cuore venne come stretto da una morsa che non sembrava essere intenzionata a lasciarlo andare. Vedere la sua amata in quelle condizioni non fece altro che alimentare la collera che era stata accesa nel suo animo dallo scempio che quei criminali avevano commesso. Approfittare di quella piccola e indifesa creatura per raggiungere i propri scopi era un'azione spregevole e la reazione che aveva provocato nella dolce ragazza non faceva altro che farla apparire più deplorevole agli occhi dell'eremita. Senza perdere tempo quest'ultimo dimostrò di aver mantenuto il sangue freddo per tutto il tempo, usando il Kuchiyose per richiamare una piccola donnola dal manto candido come la neve e le iridi dello stesso colore del mare in tempesta.


- Il nostro nemico ha peccato di superbia. Hajime Uchiha, cerca di scoprire il più possibile su di lui.

Il mustelide annuì silenziosamente e svelto balzò giù dai gradini, sgattaiolando in fretta verso la foresta. Yuki, questo era il nome della donnola, e gli occhi di Chiaki si erano già posati su di lei, quando il suo uomo l'aveva evocata per consegnare un messaggio ai due shinobi della sabbia che si erano uniti al loro team durante la pericolosa missione nel Paese delle Terme. Troppo presuntuoso era stato l'Uchiha a presentarsi e a concedere loro dieci giorni di tempo prima dell'incontro sul ponte Owari e approfittando di ciò Fuyuki avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per fargliela pagare. Si avvicinò alla sua amata con passi lenti e, chinatosi fino a quando i loro occhi non si trovarono alla stessa altezza, in seguito cercò di pulire le sue guance arrossate dalle lacrime che le rigavano, prima di avvolgerla tra le sue braccia nel tentativo di consolarla e rassicurarla al tempo stesso.

- Non temere, Chiaki.. andrà tutto bene. Lo riporterò a casa. E' una promessa.



Edited by .Melo - 14/5/2014, 19:47
 
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L'oscurità iniziò a farsi più forte quando il sole non fu più visibile tra le fronde degli alberi. La scena di disperazione era sulle bocche di tutte le creature che sgusciavano fuori dall'erba. Non avevano assistito ad ogni atto ma probabilmente era la cosa più curiosa che era successa da parecchio tempo in quel posto sempre tranquillo. Chiaki non si mosse nonostante sentisse il peso dolerle le ginocchia segnate dalla pietra della torre decadente. Graffiò la dura superficie candida del materiale ma non riuscì a far tacere il singhiozzo e il malore che dentro l'allagava come una pioggia intermittente. Il povero Aiko era in mano di quelle persone e chissà se avrebbero rispettato il patto pur d'ottenere quello che volevano.
Se gli avessero torto un capello non se lo sarebbe mai perdonato. S'incolpava dato che aveva pensato a se stessa e Fuyuki così tanto in quei momenti da aver dimenticato persino la presenza del bambino. Avrebbero potuto giocare con lui, torturarlo e chissà che cos'altro. Si morse il labbro mentre un altro singhiozzo le fece alzare e abbassare la schiena velocemente. A cosa le sarebbe servito piangersi addosso? Se lo ripeteva ma non riusciva nemmeno a trovare la forza d'alzarsi e ragionare. Gli avevano dato dieci giorni e in quel tempo avrebbero dovuto prepararsi. Non avrebbe mai mandato da solo lo Hyuga, non avrebbe permesso che si sacrificasse per il bambino. I suoi occhi scesero e si soffermarono sulla pancia ricoperta dalle soffici pieghe del vestito.
Ancora non riusciva a credere a ciò che la sua pancia nascondeva ma un figlio aveva prima di tutto bisogno d'un padre. E se non lo avesse voluto? Una vocina si fece spazio tra i suoi pensieri mentre dei forti tremiti le percorsero il corpo. Sentiva freddo ma non era colpa della temperatura, ne era certa. Il suo fisico spossato, l'ansia e la tensione giocavano tutti contro di lei come una squadra ben assortita. Sentì dei piccoli rumori dietro di se ma non osò girarsi, solo la voce di Fuyuki le rimbombò in testa come se fossero in una grotta. Sembrava aver chiesto l'aiuto di qualcuno, forse qualche fratello ma ciò la lasciò indifferente. Le sue iridi perlacee erano un pozzo vuoto che fissavano qualcosa d'indefinito oltre quei granelli si polvere sul pavimento marmoreo. Hajime Uchiha. Si ripeté il suo nome in testa creando quasi una cantilena ma si rese conto che non aveva la minima idea di chi diavolo fosse.
Era stata sempre una persona indifferente nelle conoscenze del villaggio e suo padre non gli parlava mai di lavoro. Le poche amicizie che aveva erano date solo dal suo carattere e dalla forza interiore che aveva cercato di battere la sua grande timidezza. Invidiava il ragazzo alle sue spalle che senza battere ciglio, già aveva pensato a muoversi nell'ombra. Il suo animo era talmente irrequieto che non appena il ragazzo le si avvicinò e la prese tra le sue braccia, provando a consolarla con dolci parole scalpitò come una tigre in gabbia. Colpì il petto del jonin con i pugni ma le sue forze erano pari a zero, risucchiate dagli eventi appena accaduti.

- Perché non li hai fermati? Perché glielo hai lasciato fare...e se facessero del male ad Aiko? Siamo rimasti li i-immobili, forse penserà che non ce ne importa niente di lui... - disse tutto d'un fiato la quindicenne combattendo contro se stessa.

Sapeva rispondere perfettamente a quelle domande da sola ma sentì il bisogno di dirle ad alta voce. Di non nascondere la frustrazione che stava provando dentro. Poi lo strinse più forte in un abbraccio pieno di dolore e lacrime, si lasciò cullare dal calore del suo corpo, lasciando trasparire le sue debolezze senza timor d'essere giudicata.
 
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La reazione di Chiaki lo colse del tutto impreparato. Lo accusava di non aver mosso un dito, di essere rimasto immobile mentre quel gruppo di criminali teneva in pugno la vita del bambino. Aveva perfettamente ragione la quindicenne e lo stesso Fuyuki ne era consapevole, ma cos'altro avrebbe potuto fare in quel frangente? La ragazza era stata messa al tappeto in un batter d'occhio, letteralmente, e avrebbe dovuto affrontare quattro shinobi preparati e probabilmente al massimo delle loro possibilità, svantaggiato non solo a causa della minoranza numerica, ma anche per colpa del lungo viaggio che aveva affrontato per ritornare a casa. Era certo che lei sapesse trovare da sola una risposta alle domande che aveva posto, ma nonostante ciò non la giudicò, non poteva. Sapeva che ciò di cui lei aveva bisogno era esattamente quello sfogo, per cui non batté ciglio quando lei lo colpì debolmente al petto e la strinse con più forza a sé quando lei si fu decisa ad abbandonarsi al calore del suo corpo e a un pianto disperato. Anche se il rifiuto della proposta di matrimonio stava ancora bruciando, ardente nel suo animo.. lui l'amava e non l'avrebbe mai lasciata sola in un momento così difficile.

- Se fossi intervenuto, mi avrebbero sconfitto facilmente e a quest'ora saremmo morti tutti e tre. Inoltre combattere qui avrebbe rappresentato un pericolo per i nostri fratelli.. sono responsabile delle vite di tutti loro, non posso permettermi di fare mosse azzardate. Sul ponte Owari invece saremo liberi da un simile peso. Potremo combattere al massimo delle forze e, soprattutto, preparare un piano per intervenire.

Owari, fine. Un nome decisamente appropriato per lo scambio e, ancora meglio, per la resa dei conti.
Non vi erano più dubbi, lo Hyuga era riuscito a mantenere il sangue freddo fino a quel momento, anzi era già entrato in azione commissionando a Yuki la raccolta di informazioni riguardanti Hajime. Nonostante fosse stato un ANBU al servizio del villaggio, non aveva mai sentito parlare di lui e ciò rendeva ancora più fitto l'alone di mistero che avvolgeva la sua figura. Anche Chiaki avrebbe potuto immaginarlo, dato che il suo uomo non avrebbe mai richiesto l'aiuto di una sorella, se non fosse stato strettamente necessario. Chi era Hajime Uchiha? Se solo fossero riusciti a scoprirlo, sarebbero stati un passo più vicini a sconfiggerlo, ma fino ad allora non avrebbero potuto permettersi il lusso di oziare.


- Non temere di essere giudicata da Aiko. Riusciremo a salvarlo, ma dovremo rimboccarci le maniche.

Allentò la presa, poi le afferrò le spalle e con convinzione incrociò il suo sguardo, cercando di trasmetterle sicurezza con i suoi occhi traboccanti di una determinazione ardente, come una fiamma impossibile da estinguere.

- Basta piangere. Abbiamo dieci giorni per prepararci come si deve. Preferisci riposare o iniziamo subito?

Le sorrise, mentre si prendeva cura di lei asciugandole le lacrime. Adesso poteva esserne certa la kunoichi. Se aveva lasciato che quei quattro la facessero franca, l'aveva fatto proprio per evitare una totale disfatta e per potersi preparare al meglio in vista del vero e proprio scontro. E anche se i nemici sembravano parecchio forti e spietati, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per riportare a casa il piccolo Aiko. L'aveva promesso e i suoi occhi sembravano capaci di urlarlo con una forza dirompente, coinvolgendo la stessa Chiaki. Non si sarebbe arreso, nemmeno di fronte al potere maledetto dello sharingan.

 
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Non l'attaccò e non le disse niente inizialmente come s'era immaginata. Il suo uomo lasciava che lei si sfogasse che lo accusasse di crimini di cui non era colpevole pur di farla sentire meglio. Una reazione che la fece sentire ancora più vile, costretta ad aggrapparsi agli altri pur di sfogare la sua rabbia interiore. Non le era mai successo ma quella volta fu come se il cuore le si rompesse in migliaia, milioni di pezzi. Rimase ferma avvinghiata al jonin finché il buio non inghiottì completamente quel luogo paradisiaco. Ringraziò il cielo che la poté nascondere in quello stato ignobile dalla vista dei suoi fratelli. Già ultimamente era rimasta spesso a letto, s'era trovata a vomitare e si stancava con uno schiocco di dita, non voleva che l'intero eremo la guardasse ridotta così, lei che avrebbe dovuto proteggerlo.
Chiuse gli occhi mentre sentiva le parole del nukenin che le accarezzavano lievemente l'orecchio come se fosse una dolce melodia. Non aveva pensato a quelle povere creature e alle conseguenze che effettivamente uno scontro avrebbe potuto portare. Come aveva fatto il sensei a farle firmare il contratto? Il dolore l'aveva accecata e se l'avesse fatto un'altra volta? Pensò al ponte Owari ma solo successivamente si ricordò di non averlo mai visto. Avrebbe dovuto pensare a un piano con il soldato delle nuvole rosse ma sapeva quanto sarebbe stato difficile senza niente in mano. Non replicò, non voleva scoraggiare il ninja con i suoi pensieri cupi e vuoti.

- Quattro... - bisbigliò piano ma abbastanza udibile la dolce kunoichi.

Probabilmente il ventenne non avrebbe avuto nessuna idea del perché avesse detto quella parola a caso ma a Chiaki era uscita spontanea quasi fosse la cosa più naturale del mondo. Ancora aveva in mente le parole di Mujinahen e un segreto che si sarebbe dovuta portare in groppo per non si sa quanto tempo. Le fece forza. Aiko doveva tornare a casa, ora era quello il suo posto. Sciolse la presa ferrea e non appena sentì il suo allontanamento volontario anche l'eremita fece lo stesso. S'aggrappò agli scalini per alzarsi e ritrovare l'equilibrio precario. Fu in quel momento che lo Hyuga le posò le sue mani da uomo sulle sue esili spalle e la guardò dritta negli occhi con uno sguardo determinato e ricco di speranza. Ricambiò ma nelle sue iridi perlacee vagava ancora una scintilla di vuoto, qualcosa che s'era spento dal suo brio.

- Cominciamo subito - disse la giovane con tono fermo.

Non sembrava intenzionata a fare grandi conversazioni ma perlomeno s'era ripresa dallo shock iniziale. Quella sarebbe stata la seconda volta che il membro dell'Akatsuki l'avrebbe allenata ma era pronta. Avrebbe fatto di tutto per migliorare e diventare più forte, per seguire le orme del suo amato. Non avrebbe mai lasciato Aiko nelle grinfie di quegl'esseri spregevoli che dovevano sfruttare un bambino per i loro loschi scopi. S'era promessa che non avrebbe mai ucciso nessuno ma nella sua mente si spaziò un idea malvagia e piena di rabbia. Come poteva certa gente macchiare il loro mondo? Strinse i pugni, iniziando a scendere i gradini della torre bianca. Il vento le tagliava la faccia umida ma sicuramente era un giusto prezzo da pagare per ciò che non era stato in grado di fare.
 
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Un bisbiglio, appena percettibile, catturò immediatamente la sua attenzione. Rimase in silenzio per qualche secondo, cercando di comprendere cosa volesse dirgli la sua amata, ma non riuscendo a trovare una risposta soddisfacente si vide costretto a esporre in maniera esplicita i suoi dubbi.

- Quattro?

Non poteva di certo immaginare che lei gli stesse nascondendo un segreto, ma facendosi sfuggire quella parola Chiaki aveva appiccato nel suo animo un incendio di perplessità che avrebbe potuto spegnersi soltanto dopo la dissoluzione di ogni suo dubbio. La ragazza intanto si era dimostrata pronta a iniziare sin da subito e, lasciandosi trascinare dalla determinazione del suo sensei, iniziò a scendere gli scalini, affiancata proprio da quest'ultimo. La condusse quindi fino ai limiti della radura, lì dove la lussureggiante vegetazione della foresta si faceva più vicina, e una volta raggiunto un punto ben definito compose alcuni sigilli. Similmente a come era accaduto tempo prima, quando lei aveva deciso di tradire Konoha per seguirlo, il suolo dinanzi a loro si spostò lateralmente, rivelando la presenza di alcune scale. Una volta che entrambi le ebbero percorse, il passaggio sopra le loro teste si chiuse e le numerose candele che si trovavano sulle pareti vennero accese simultaneamente, rivelando la presenza di una sala spaziosa che offriva parecchie comodità. Letti, una dispensa, alcuni tavoli, un ampio spazio in cui potersi allenare racchiuso tra pareti spesse e resistenti e una vasca traboccante d'acqua. Sembrava che niente mancasse all'appello e, con molta probabilità, entrambi avrebbero trascorso lì i dieci giorni che li separavano dalla resa dei conti.

- Ci alleneremo qui. Mi raccomando, Chiaki.. questa volta non sarà semplice come l'ultima. Dovrai affinare le tue tecniche, comprese quelle dello stile juken, e provare a imparare a controllare il chakra della natura. Non sarà per niente facile e il tempo a nostra disposizione non è poi molto, ma dobbiamo provarci.

Era passato parecchio tempo dall'ultima volta in cui l'aveva addestrata, dopo averle permesso di firmare il sutra, e i nemici che avrebbero dovuto affrontare richiedevano un allenamento indubbiamente più arduo e faticoso. Il chakra naturale, lui ne aveva già parlato in sua presenza, durante il ritorno a casa dopo il conflitto con il dio dai riflessi violacei. L'aveva descritta come una tecnica parecchio difficile da padroneggiare, ma sembrava convinto che lei potesse farcela e per questo motivo avrebbe fatto di tutto affinché potesse renderla più forte. Detto ciò, le fece cenno di farsi avanti con la mano, un invito di cui lei avrebbe potuto cogliere il significato ancora prima che lui aprisse nuovamente bocca per prendere parola e la guardasse con occhi impregnati di serietà.

- - Prima di iniziare, voglio vedere qual è il tuo livello attuale. Combatti di me con ogni tua risorsa e non aver paura di farmi male. Qui dentro possiamo curare ogni ferita molto più rapidamente.

 
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