| Tutto ebbe fine. Per un breve, impercettibile istante gli asti, le lotte, l'odio ed il risentimento in ognuno di loro sembrarono svanire insieme a quell'aura violacea scomparsa per sempre. Al loro posto la gioia ed il sollievo si dipinsero sui volti dei vincitori, che in maggior numero aveva contribuito ad annientare definitivamente quel nemico comune che li aveva tenuti uniti, sotto un unico vessillo per anni. Ma adesso, con il loro mondo epurato da quella minaccia, quanto quella pace avrebbe continuato a regnare? Probabilmente erano tutti consapevoli che fosse soltanto qualcosa di momentaneo, ma non bastò a frenare l'entusiasmo e la felicità che li portò a festeggiare, esultare ed urlare come dei trionfatori. Non tutti si definivano tali però, o perlomeno quella ragazzina dalla chioma corvina che non parecipò a quelle allegre scorrazzate, aveva una concezione totalmente diversa della loro situazione. Era una sopravvissuta, tutti loro lo erano, ma in quei momenti di pura frenesia e sollievo perfino il suo sarcasmo non riuscì a trovar spazio. Come potevano lasciarsi andare ai festeggiamenti dopo tutto quello appena passato? Dopo tutti gli anni di lotta e le vittime cadute nel nome del proprio villaggio e la libertà? Un comportamento frivolo, segno dell'egoismo umano, ma quella piccola Uchiha era anche consapevole di come l'uomo riuscisse a mascherare i propri sentimenti... Chiunque in quell'esercito di Shinobi aveva perso qualcuno, anche soltanto un conoscente, ma la consapevolezza di essere sopravvissuti a tali tragedie vinceva a tal punto da portarli a brindare semplicemente sui caduti. In fondo, cos'altro avrebbero potuto fare se non lasciarsi tutto alle spalle? La quiete dopo la tempesta. In tutta Kumo era soltanto questo ciò che si riusciva ad assaporare nell'aria, ormai intrinseca di un vociare sempre maggiore dovuto al gran numero di Shinobi che scorrazzava fra le sue vie... Ancora poco tempo era trascorso dalla sconfitta di Watashi, molti erano i feriti così come i festaioli che non facevano altro che rendere quell'atmosfera meno tetra e seriosa. Fin troppo lo era Ashi, che dopo aver visto con i propri occhi quel Dio esplodere sulle loro teste, si era ritrovata ancor più confusa e spaesata di quanto già non fosse. Prima della battaglia finale, durante gli ultimi scontri, non avevano fatto altro che sperare nella sopravvivenza... Ma adesso? Tutto il mondo era stato vittima della malvagità di quel Dio, a loro non restava che raccattarne ciò che restava e riprendere con le proprie vite. Ed era proprio quella consapevolezza a spaventarla. Era a dir poco terrorizzata all'idea di non riuscire più a riconoscere se stessa. Tante, troppe cose erano accadute nelle ultime settimane, avvenimenti che cercò di tenere lontani dalla propria mente mentre camminava lentamente fra quelle vie quasi sconosciute. Quanto tempo era passato dalle ultime passeggiate con Chiaki alla ricerca di equipaggiamento utile per la guerra, proprio fra quelle strade fredde di Kumo? Le sembrava passata un'eternità, eppure ricordava ancora il calore di quella ragazzina che aveva stretto fra le braccia prima di lasciarla andare per la sua strada... Era ancora viva? Un sospiro rassegnato sfuggì dalle sue labbra rosee, che senso aveva continuare a rimuginare? Forse avrebbe dovuto cercarla, forse avrebbe dovuto rassegnarsi all'idea di non rivedere nessuno dei compagni. Forse erano morti tutti, esattamente come gli alleati che avevano combattuto al suo fianco alle Porte. Il solo pensiero, il ricordo di tutte quelle vittime per le quali non aveva potuto far nulla, riuscì a farle ribollire nuovamente il sangue nelle vene. Era stata nuovamente troppo debole per ricoprire il ruolo al quale era stata assegnata e per uno strano scherzo del destino stavolta ne era uscita perfino incolume. Tempismo perfetto il momento in cui Watashi aveva richiamato la Tentatrice dal campo di battaglia, ma forse insieme a quel ragazzino Uchiha avrebbe potuto far rivalere se stessa e far sparire dal faccino sfacciato di quella donna quell'espressione soddisfatta. Quanto di quello che l'araldo le aveva sibilato era il vero? Forse tutto, forse nulla... Nella sua testolina ruotavano un sacco di ipotesi e probabilità, cosa che la spinse a camminare senza una reale meta, concentrandosi nell'ambiente che la circondava pur di lasciar perdere quei quesiti che la logoravano. - Ehi, sta attenta ragazzina! - distratta, scontrò un uomo che emanava un olezzo che riuscì a disgustarla non appena voltò il viso verso di lui, scoprendo in chi fosse incappata mentre dava un'occhiata ad una locanda lì vicino. Alto, dalla capigliatura scompigliata e le guance arrossate, quell'andamento barcollante riuscì a farle subito capire le condizioni dello Shinobi che aveva dinanzi a sè. La bottiglia che stringeva in una mano poi, le diede la conferma di ciò che aveva appena immaginato. - Guarda che è colpa tua, ubriacone da strapazzo. - scansandolo, alzò gli occhi al cielo, non prevedendo che quell'individuo non le avrebbe permesso di sorpassarlo. Per di più aveva usato quel suo tono di voce talmente acido ed altezzoso da far irritare maggiormente quell'uomo, che non solo le afferrò un braccio strattonandola, ma le si avvicinò minacciosamente scaturendo l'ira della Kunoichi.- Sai cosa faccio alle ragazzine insolenti? -- Non mi toccare. - un movimento scaltro, uno strattone col braccio immobilizzato, ed il pugno sinistro della Genin si piantò nello stomaco dello sfortunato, per poi essere seguito da un ennesimo colpo che riuscì a farselo levare di dosso. Di norma non avrebbe agito violentemente, ma l'essere toccata dopo tutto ciò che aveva passato l'aveva spinta ad usare l'unico mezzo ragionevole. L'uomo rotolò al suolo, non di certo ferito gravemente per dei colpi così leggeri, ma lo stato in cui si trovava non lo aiutò a poter reagire sebbene ridacchiò divertito. L'Uchiha non aspettò che si riprendesse, aveva dato abbastanza scena sebbene quel viale fosse semi deserto, riprese semplicemente a camminare lungo la sua strada, stavolta calciando quella bottiglia di alcolico che l'uomo aveva perso...- Che ci troveranno in questa roba... Puzza pure... - Percorse qualche altro metro, verso una direzione sconosciuta mentre calciava quella fiaschetta nel quale il liquido continuava a ruotare, spargendosi di tanto in tanto sul suolo polveroso. Solo dopo innumerevoli passi si decise a chinarsi, afferrando il recipiente e quasi studiandolo incuriosita... Poteva quel liquido dolciastro alleviare sul serio il dolore? Aveva sentito di uomini che avevano perso il senno, assuefatti da quella sostanza che riusciva a far sparire ogni traccia di inibizione. Svitandone il tappo, ripulì l'orlo di quella bottiglia, lo strofinò più e più volte finchè non ritornò lucente e casto prima di sorseggiare qualche goccia di quell'alcolico che la portò a rabbrividire e strizzare gli occhi. Era dolce, ma al tempo stesso forte nel sapore, pochi sorsi riuscirono a scaldarle però l'intero corpo che sentiva indolenzito. Era stanca, non dormiva da troppo ma ne avrebbe avuto di tempo per riflettere una volta tornata a casa, a Konoha. Era lì in fondo che sarebbe stata diretta una volta lasciata Kumo, no? I passi si susseguirono lentamente, ancora una volta fu forse il destino a guidare la piccola Kunoichi, che senza poter rendersi conto del suo percorso si indirizzò verso una collinetta, lì dove un ciliegio ospitava alla sua ombra una figura a lei familiare. Non fu il solo che i suoi occhi cristallini riuscirono a scorgere man mano che i suoi passi l'avvicinavano, ben presto quelle nuvole cremisi che svolazzavano sui tessuti dei due ragazzi le balzarono alla vista, così come la chioma blu di una delle più piccole figure fra i tre. Corrucciando l'espressione ed inclinando il viso pensò ad una visione, forse quel poco alcol ingurgitato le giocava brutti scherzi, ma più quelle figure divennero nitide maggiormente le sembrava di riconoscerne i profili. Ryu, Chiaki... E quell'idiota di Fuyuki? - Non riesco a credere ai miei occhi! Un'allegra rimpatriata fra vecchi amici... - Il suo sarcasmo, quel tono altezzoso e carico di risentimento divennero un tutt'uno, lasciando riecheggiare la sua voce limpida mentre la sua figura si univa a quel trio che mai si sarebbe aspettata di rivedere insieme. Erano tutti vivi quindi; un senso di sollievo la investì, specie nel rivedere quella piccola creatura indifesa sul quale i suoi pozzi smeraldini puntarono immediatamente. Di Fuyuki non le importava poi molto, aveva imparato a detestarlo con tutta se stessa, mentre per quanto riguardava Ryu... Non era ancora pronta ad affrontarlo, non dopo ciò che era accaduto nella sala di comando e con la Tentatrice. Che mentisse o meno, sentì nuovamente quella sensazione sgradevole assalirla, anche se notevolmente alterata da uno strano flusso di emozioni a cui non riusciva a dare un nome. L'alcol l'avrebbe resa più sfacciata e priva di inibizioni, ma non di certo lucida e razionale com'era solita essere.
|