Mai Inchinati. Mai Piegati. Mai Spezzati, Ruolata libera per ~ Flo, Karen91, .Melo e Wrigel

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view post Posted on 23/3/2014, 22:45
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ok si inizia da qui. Ambientato poco dopo la distruzione di watashi.


Fuoco e Sangue!



La battaglia era finita. Tutto era silenzio e una tiepida luce comparve da sotto le nubi temporalesche: come se la speranza non avesse ancora abbandonato quel mondo. Una nuova luce timida e tiepida illuminava quel mondo distrutto e prostrato ma che lentamente si alzava per rimettersi in piedi.
Avevano vinto ma allora perché non era contento né tantomeno felice? Vi erano state tante morti ma ne avevano salvate molte altre. Perchè allora i suoi occhi erano velati di tristezza? Perché molte di quelle morti erano state causate per la sua negligenza, stupidità e disattenzione al dettaglio. Non era stato un buon capitano anzi…non avrebbe pianto ma la sua anima si. Sarebbe stata una ferita cicatrizzata ma che avrebbe sempre fatto male…molto male. Sollevò la testa e guardò il cielo, ora finalmente, azzurro, limpido e sereno: la luce violacea era sparita dal mondo ma chissà che questa non avesse accesso una nuova ennesima luce di speranza nei cuori degli shinobi. Chissà se era davvero una nuova alba oppure l’ennesimo giorno uguale a tanti altri. Solo il tempo lo avrebbe detto e deciso…il vento sferzò i capelli e il respiro si fece lungo e greve.
Un ennesima folata, foglie che volavano libere e su quella collina rimase solo il fruscio dell’erba alta.


Una nuova aria, più leggera e frizzante, veniva inspirata a pieni polmoni: l’aria della libertà e della vittoria. Ma la pantera era sotto un albero di ciliegio, in disparte: occhi chiusi e maschera sul volto. Contemplava quella distruzione.
I suoi abiti erano logori; puzzava di sudore e sangue e aveva ancora mille ferite sul corpo, segno che aveva combattuto molto e aveva vinto; ai suoi piedi la testa del generale di Watashi. Le sue bende da combattimento erano chiazzate e gli artigli che vi erano incastonati brillavano di una luce opaca. Le chiazze brunastre rimandavano strani giochi di luce mentre la maschera era rotta da una parte. Un sottile velo di chakra la copriva: in modo tale da non essere visto dalle particolari capacità oculari. Mostrava ora chiaramente l'occhio sinistro e quell'animo indomabile. Il suo petto nudo era lucido per il sudore che veniva asciugato da quel fresco vento che spazzava le nubi nere riportando il mondo al suo stato originario; il mantello dell’aka troneggiava sulle sue spalle, svolazzando alla fresca aria del nord, gonfiandosi e danzando in piccole onde. Le nuvole rosse garrivano al vento così come le nuvole in cielo.
I suoi capelli sembravano oro liquido e rimandavano i raggi del sole ed erano ribelli e acconciati alla maniera barbara del sud: pietre e piume si trovavano tra le ciocche acconciate a treccia e gli occhi erano di un azzurro glaciale ma brillavano di un fuoco ruggente.
Hyou era lì sotto quell’albero e brindava alle anime di coloro che non ce l’avevano fatta e che quel giorno, quei festeggiamenti e quel combattere insieme, come fratelli, potessero durare per sempre.
Perché era quello il suo sogno; per questo era nell’Akatsuki e in Furikami: per vedere quelle genti riunite nello stesso tavolo guardandosi da fratelli e non da nemici.
Sollevò un braccio e chiuse gli occhi.

A voi fratelli…

 
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view post Posted on 24/3/2014, 00:09
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Fu una dolce carezza a riportare i suoi occhi alla luce, sottraendoli dal buio profondo in cui erano stati avvolti. Non appena si fu svegliato, poté incontrare le iridi perlacee della sua amata, che fino a quel momento si era presa cura di lui, senza lasciarlo solo nemmeno per un istante. Sentire il contatto delle sue mani durante quella tremenda battaglia era un dono prezioso, un privilegio che per sua fortuna aveva ottenuto, ma quella pacata sensazione di serenità si infranse dopo pochi secondi contro la cruda realtà dei fatti. Era svenuto e adesso, lentamente, le immagini di ciò che era accaduto riaffiorarono nella sua mente, riportandolo bruscamente con i piedi per terra. Il sangue di Ayame che insozzava la sua lama, le proprie lacrime che gli rigavano il viso. Poi il buio.
Si mise seduto con un improvviso colpo di reni, come se si fosse appena svegliato da un tremendo incubo. La sua fronte sudava freddo e le sue iridi, febbricitanti, si spostarono da quelle della sua amata, cercando disperatamente la figura della sorella. La ricerca non durò molto e scoprire che purtroppo non si trattava di un incubo aprì un profondo squarcio nel suo petto. La dolce kunoichi giaceva sul freddo pavimento della residenza del clan Yotsuki, le palpebre ormai abbassate e un fiore stretto tra le mani, lo stesso che prima di allora aveva esaltato la bellezza della splendida chioma di Chiaki. Calde lacrime bagnarono il suo viso, mentre i suoi occhi incontravano il nero freddo di Namida, ancora impregnato del sangue di sua sorella. Provò a mettersi in piedi, ma le sue gambe stanche non riuscirono a reggere il peso delle sue membra afflitte e per questo cadde al suolo, esausto, accanto ad Ayame. Non era riuscito a proteggerla, anzi era stato costretto a macchiarsi del suo sangue a causa della propria incapacità. Scoppiò in un pianto disperato, incapace di perdonarsi per ciò che aveva fatto, e per sfogare la sua collera picchiò violentemente il pugno contro il pavimento, mentre un rivolo cremisi insozzava le sue dita logore. Non c'era nessuna giustificazione, l'unico che doveva incolpare era se stesso.


- Ho fallito.. non sono riuscito a salvarla.

EkNWK

Camminavano per le strade di Kumo, trascinando le loro membra logore lontano da quel posto che brulicava di shinobi. Erano stati messi al corrente della fine del conflitto e adesso nessuna ragione li costringeva a rimanere in quel villaggio distrutto, dilaniato dalla minaccia di Watashi ormai estinta. Erano entrambi nukenin di Konoha e per loro rimanere in quelle strade affollate di ninja costituiva solo un pericolo; le nuvole rosse del mantello di Fuyuki non costituivano un biglietto da visita di cui vantarsi e per il bene di Chiaki era necessario che la portasse via da lì. Tutto cambiò però quando i suoi occhi si posarono sullo stesso vessillo, sullo stesso manto nero che sventolava seguendo la direzione del vento. Una maschera copriva il volto di quel soldato di Alba e scrutandolo con attenzione gli occhi dell'eremita dei mustelidi iniziarono ad ardere, alimentati da una nuova fiamma. Aveva già visto quella figura che teneva una bottiglia di sakè stretta tra le mani, quando gli otto generali erano stati presentati all'esercito dell'alleanza. Esattamente come lui, quel tizio era stato a capo di una divisione e il suo nome era inciso a fuoco nella sua mente. Hyou.
Non aveva dimenticato ciò che era stato fatto al piccolo Yang, nè la promessa di porre fine alla vita di chiunque avesse osato fare del male ai suoi fratelli. Si trovava sul sentiero accanto all'albero sotto cui riposava il suo nemico e mentre le nuvole rosse danzavano mosse dal vento si fermò, lasciando che la voce spezzasse la calma che regnava in quel luogo. Parole ferme, un tono da far raggelare anche gli animi più coraggiosi.


- Finalmente ci incontriamo.. Hyou.

 
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view post Posted on 24/3/2014, 02:29
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Tutto ebbe fine.
Per un breve, impercettibile istante gli asti, le lotte, l'odio ed il risentimento in ognuno di loro sembrarono svanire insieme a quell'aura violacea scomparsa per sempre. Al loro posto la gioia ed il sollievo si dipinsero sui volti dei vincitori, che in maggior numero aveva contribuito ad annientare definitivamente quel nemico comune che li aveva tenuti uniti, sotto un unico vessillo per anni. Ma adesso, con il loro mondo epurato da quella minaccia, quanto quella pace avrebbe continuato a regnare? Probabilmente erano tutti consapevoli che fosse soltanto qualcosa di momentaneo, ma non bastò a frenare l'entusiasmo e la felicità che li portò a festeggiare, esultare ed urlare come dei trionfatori. Non tutti si definivano tali però, o perlomeno quella ragazzina dalla chioma corvina che non parecipò a quelle allegre scorrazzate, aveva una concezione totalmente diversa della loro situazione. Era una sopravvissuta, tutti loro lo erano, ma in quei momenti di pura frenesia e sollievo perfino il suo sarcasmo non riuscì a trovar spazio. Come potevano lasciarsi andare ai festeggiamenti dopo tutto quello appena passato? Dopo tutti gli anni di lotta e le vittime cadute nel nome del proprio villaggio e la libertà? Un comportamento frivolo, segno dell'egoismo umano, ma quella piccola Uchiha era anche consapevole di come l'uomo riuscisse a mascherare i propri sentimenti... Chiunque in quell'esercito di Shinobi aveva perso qualcuno, anche soltanto un conoscente, ma la consapevolezza di essere sopravvissuti a tali tragedie vinceva a tal punto da portarli a brindare semplicemente sui caduti. In fondo, cos'altro avrebbero potuto fare se non lasciarsi tutto alle spalle?




La quiete dopo la tempesta. In tutta Kumo era soltanto questo ciò che si riusciva ad assaporare nell'aria, ormai intrinseca di un vociare sempre maggiore dovuto al gran numero di Shinobi che scorrazzava fra le sue vie... Ancora poco tempo era trascorso dalla sconfitta di Watashi, molti erano i feriti così come i festaioli che non facevano altro che rendere quell'atmosfera meno tetra e seriosa. Fin troppo lo era Ashi, che dopo aver visto con i propri occhi quel Dio esplodere sulle loro teste, si era ritrovata ancor più confusa e spaesata di quanto già non fosse. Prima della battaglia finale, durante gli ultimi scontri, non avevano fatto altro che sperare nella sopravvivenza... Ma adesso? Tutto il mondo era stato vittima della malvagità di quel Dio, a loro non restava che raccattarne ciò che restava e riprendere con le proprie vite. Ed era proprio quella consapevolezza a spaventarla. Era a dir poco terrorizzata all'idea di non riuscire più a riconoscere se stessa. Tante, troppe cose erano accadute nelle ultime settimane, avvenimenti che cercò di tenere lontani dalla propria mente mentre camminava lentamente fra quelle vie quasi sconosciute. Quanto tempo era passato dalle ultime passeggiate con Chiaki alla ricerca di equipaggiamento utile per la guerra, proprio fra quelle strade fredde di Kumo? Le sembrava passata un'eternità, eppure ricordava ancora il calore di quella ragazzina che aveva stretto fra le braccia prima di lasciarla andare per la sua strada... Era ancora viva? Un sospiro rassegnato sfuggì dalle sue labbra rosee, che senso aveva continuare a rimuginare? Forse avrebbe dovuto cercarla, forse avrebbe dovuto rassegnarsi all'idea di non rivedere nessuno dei compagni. Forse erano morti tutti, esattamente come gli alleati che avevano combattuto al suo fianco alle Porte. Il solo pensiero, il ricordo di tutte quelle vittime per le quali non aveva potuto far nulla, riuscì a farle ribollire nuovamente il sangue nelle vene. Era stata nuovamente troppo debole per ricoprire il ruolo al quale era stata assegnata e per uno strano scherzo del destino stavolta ne era uscita perfino incolume. Tempismo perfetto il momento in cui Watashi aveva richiamato la Tentatrice dal campo di battaglia, ma forse insieme a quel ragazzino Uchiha avrebbe potuto far rivalere se stessa e far sparire dal faccino sfacciato di quella donna quell'espressione soddisfatta. Quanto di quello che l'araldo le aveva sibilato era il vero? Forse tutto, forse nulla... Nella sua testolina ruotavano un sacco di ipotesi e probabilità, cosa che la spinse a camminare senza una reale meta, concentrandosi nell'ambiente che la circondava pur di lasciar perdere quei quesiti che la logoravano.

- Ehi, sta attenta ragazzina! - distratta, scontrò un uomo che emanava un olezzo che riuscì a disgustarla non appena voltò il viso verso di lui, scoprendo in chi fosse incappata mentre dava un'occhiata ad una locanda lì vicino. Alto, dalla capigliatura scompigliata e le guance arrossate, quell'andamento barcollante riuscì a farle subito capire le condizioni dello Shinobi che aveva dinanzi a sè. La bottiglia che stringeva in una mano poi, le diede la conferma di ciò che aveva appena immaginato.

- Guarda che è colpa tua, ubriacone da strapazzo. - scansandolo, alzò gli occhi al cielo, non prevedendo che quell'individuo non le avrebbe permesso di sorpassarlo. Per di più aveva usato quel suo tono di voce talmente acido ed altezzoso da far irritare maggiormente quell'uomo, che non solo le afferrò un braccio strattonandola, ma le si avvicinò minacciosamente scaturendo l'ira della Kunoichi.

- Sai cosa faccio alle ragazzine insolenti? -

- Non mi toccare. - un movimento scaltro, uno strattone col braccio immobilizzato, ed il pugno sinistro della Genin si piantò nello stomaco dello sfortunato, per poi essere seguito da un ennesimo colpo che riuscì a farselo levare di dosso. Di norma non avrebbe agito violentemente, ma l'essere toccata dopo tutto ciò che aveva passato l'aveva spinta ad usare l'unico mezzo ragionevole. L'uomo rotolò al suolo, non di certo ferito gravemente per dei colpi così leggeri, ma lo stato in cui si trovava non lo aiutò a poter reagire sebbene ridacchiò divertito. L'Uchiha non aspettò che si riprendesse, aveva dato abbastanza scena sebbene quel viale fosse semi deserto, riprese semplicemente a camminare lungo la sua strada, stavolta calciando quella bottiglia di alcolico che l'uomo aveva perso...

- Che ci troveranno in questa roba... Puzza pure... -

Percorse qualche altro metro, verso una direzione sconosciuta mentre calciava quella fiaschetta nel quale il liquido continuava a ruotare, spargendosi di tanto in tanto sul suolo polveroso. Solo dopo innumerevoli passi si decise a chinarsi, afferrando il recipiente e quasi studiandolo incuriosita... Poteva quel liquido dolciastro alleviare sul serio il dolore? Aveva sentito di uomini che avevano perso il senno, assuefatti da quella sostanza che riusciva a far sparire ogni traccia di inibizione. Svitandone il tappo, ripulì l'orlo di quella bottiglia, lo strofinò più e più volte finchè non ritornò lucente e casto prima di sorseggiare qualche goccia di quell'alcolico che la portò a rabbrividire e strizzare gli occhi. Era dolce, ma al tempo stesso forte nel sapore, pochi sorsi riuscirono a scaldarle però l'intero corpo che sentiva indolenzito. Era stanca, non dormiva da troppo ma ne avrebbe avuto di tempo per riflettere una volta tornata a casa, a Konoha. Era lì in fondo che sarebbe stata diretta una volta lasciata Kumo, no? I passi si susseguirono lentamente, ancora una volta fu forse il destino a guidare la piccola Kunoichi, che senza poter rendersi conto del suo percorso si indirizzò verso una collinetta, lì dove un ciliegio ospitava alla sua ombra una figura a lei familiare. Non fu il solo che i suoi occhi cristallini riuscirono a scorgere man mano che i suoi passi l'avvicinavano, ben presto quelle nuvole cremisi che svolazzavano sui tessuti dei due ragazzi le balzarono alla vista, così come la chioma blu di una delle più piccole figure fra i tre. Corrucciando l'espressione ed inclinando il viso pensò ad una visione, forse quel poco alcol ingurgitato le giocava brutti scherzi, ma più quelle figure divennero nitide maggiormente le sembrava di riconoscerne i profili. Ryu, Chiaki... E quell'idiota di Fuyuki?

- Non riesco a credere ai miei occhi! Un'allegra rimpatriata fra vecchi amici... -

Il suo sarcasmo, quel tono altezzoso e carico di risentimento divennero un tutt'uno, lasciando riecheggiare la sua voce limpida mentre la sua figura si univa a quel trio che mai si sarebbe aspettata di rivedere insieme. Erano tutti vivi quindi; un senso di sollievo la investì, specie nel rivedere quella piccola creatura indifesa sul quale i suoi pozzi smeraldini puntarono immediatamente. Di Fuyuki non le importava poi molto, aveva imparato a detestarlo con tutta se stessa, mentre per quanto riguardava Ryu... Non era ancora pronta ad affrontarlo, non dopo ciò che era accaduto nella sala di comando e con la Tentatrice. Che mentisse o meno, sentì nuovamente quella sensazione sgradevole assalirla, anche se notevolmente alterata da uno strano flusso di emozioni a cui non riusciva a dare un nome. L'alcol l'avrebbe resa più sfacciata e priva di inibizioni, ma non di certo lucida e razionale com'era solita essere.

 
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view post Posted on 24/3/2014, 09:36
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Da una Lacrima di Luna

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Rimase li in silenzio. Attimi lunghissimi di solitudine mentre fissava il corpo immobile del suo amato. Sperava che se si fosse svegliato presto e che se avesse visto lei li al suo fianco, non sarebbe crollato nuovamente in quello stato. Fissò la lama nera ancora cosparsa di sangue e un brivido le percorse la schiena. Chissà che un giorno qualche altra creatura crudele non gli avrebbe provato a giocare uno scherzo del genere? Come faceva a sapere che magari quella volta sarebbe toccato a lei morire in quella maniera cruenta?
Si morse il labbro per trattenere il nervosismo. Era un essere umano eppure ancora non era riuscita a sfogarsi nella maniera più consona. Watashi le aveva levato persino il tempo per fare un gesto così naturale. Le esplosioni cessarono di botta e con loro il sole fece capolino da dietro le nubi. Quei raggi caldi e delicati le accarezzarono la pelle, facendola svegliare dalla sua sonnolenza. Finalmente potevano dire che era tutto finito? La guerra era giunta al termine? Non ce la faceva a smettere d'accarezzare il nukenin svenuto sulle sue gambe.
La paura che potesse scomparire da un momento all'altro e ripiombare nel mezzo della guerra la terrorizzava. Fu solo quando lo vide riaprire gli occhi che i suoi pensieri negativi si spensero. Gli sorrise dolcemente nella speranza che l'eremita non si ricordasse ciò che aveva fatto. Ma i suoi occhi si riempirono di preoccupazione subito dopo e con uno scatto, iniziò a guardarsi intorno convulsamente. Purtroppo la kunoichi non riuscì a mantenere quello sguardo sereno e abbassò le iridi in segno di rispetto e tristezza. Avrebbe potuto consolarlo ma non si sentiva adatta, come se le sue parole non potessero riappacificare quell'animo distrutto. Si alzò in piedi in procinto di andarsene.
Prima avrebbe levato quell'immagine di Ayame dalla mente del suo partner e prima probabilmente si sarebbe ripreso. Lo vide piangere, disperarsi, sfogare la sua rabbia sbattendo un pugno al suolo ma si sentì così debole davanti a quella scena. L'unica cosa che riuscì a fare fu chinarsi e mutamente cancellare con il pollice i segni evidenti della sofferenza che stava provando il suo sensei.

- Fuyuki...non puoi salvare sempre tutti - disse con tono dispiaciuto ma cosciente che quella era la verità.

Non era un Kami ma un semplice uomo e proprio come lei era costretto a vedere gli eventi passargli accanto, costretto a fare scelte che non avrebbe mai lontanamente pensato. Con quella frase la chunin gli voleva far capire che colpevolizzarsi non lo avrebbe portato da nessuna parte, anche se lei era la prima a non riuscire a reggere un peso simile. Si sfiorò la cicatrice che il suo uomo le aveva fatto e lo abbracciò. Un abbraccio sincero e che conteneva tutto l'amore che lei poteva donargli. Non lo avrebbe lasciato mai solo.

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Non fu facile riuscire ad abbandonare quel posto dispensatore di morte ma quando lo Hyuga riuscì a rimettersi in piedi fu l'unica cosa che poterono fare. La guerra era terminata e il manto con le nuvole rosse, avrebbe spostato l'attenzione della popolazione proprio su quei traditori introvabili che avevano dato parecchi grattacapi ai vari villaggi prima dello scontro. Chiaki sapeva di non essere così importante come Fuyuki ma il fatto che girasse in sua compagnia e che metà esercito del suo plotone l'avesse vista scambiare gesti d'affetto con il ricercato, non l'avrebbe sicuramente salvaguardata.
Non aveva visto direttamente lo scontro ma non le interessava chissà quanto. Solo voci le arrivarono all'orecchio, niente che però la entusiasmò chissà quanto. Si parlava di un uomo dorato che aveva sfidato il Dio a viso aperto e la partecipazione di tutto l'esercito alleato al conflitto. Diverse perdite tra le fila di ogni quartiere designato e la raccolta dei vari cadaveri per un funerale che avrebbe coinvolto tutti, almeno finché ogni corpo non fosse stato ricondotto nel proprio villaggio. Chissà se tra quei morti c'era gente che conosceva? Avrebbe rivisto Ashi? Avrebbe potuto attivare il byakugan e cercarla tra tutta quella folla ma la sua doujutsu non era così potente, non sarebbe mai riuscita a trovarla in quel caos.
Chiedere a Fuyuki era fuori discussione, il suo stato attuale non era dei migliori e un velo muto si era venuto a creare tra loro due. I suoi pensieri vennero interrotti nel momento in cui lungo la vallata che stavano percorrendo notò lo sguardo perso di un ragazzo, qualcuno che conosceva molto bene. Si strinse la collana con il dente di lupo mentre un lieve bisbiglio lasciò le sue labbra. Pronunciò il suo nome ma era troppo lontana perché venisse notata. Troppi erano i casini successi, i gesti avventati e le minacce fatte con disprezzo. I suoi occhi perlacei si soffermarono su quelli del suo amato. La paura che potesse fare qualche gesto avventato la pietrificò. In quel momento avrebbe voluto spegnere tutto quell'odio e quel rancore e correre da quello shinobi ma dentro di se qualcosa le diceva che non poteva, che il suo gesto avrebbe scaturito ulteriori problemi.
Si sentiva vincolata e limitata, si sentiva al solito inutile. Anche se il suo volto era semicoperto quegli occhi dello stesso colore del mare in tempesta non li avrebbe mai scordati. Gli voleva bene e in cuor suo le doleva essere una spettatrice piuttosto che un'attrice. Avrebbe vissuto la scena come una persona distaccata eppure si chiedeva se ci sarebbe riuscita. Si morse il labbro nervosamente reprimendo tutte quelle emozioni. Il tono freddo del suo partner la fecero mettere sulla difensiva ma sapeva perfettamente che nel caso avesse esagerato, toccava a lei frapporsi proprio come aveva fatto con Ashi. Che poi lui l'avrebbe punita o colpevolizzata sarebbe stato un secondo problema. Era troppo stanca per uno scontro.

*A proposito di Ashi, perché non è con lui?*

Fu in quel breve istante che una frase aleggiò nell'aria attirando la sua attenzione. La ragazza dalle iridi smeraldine li stava raggiungendo e con lei anche il suo sarcasmo pungente. Solitamente rifletteva prima di parlare, invece questa volta era arrivata dritta al punto. Cosa avrebbe scatenato quell'allegra rimpatriata? Voleva abbracciarla, stringerla a se, ringraziare chiunque l'avesse salvaguardata durante la battaglia eppure per quella sua stupida decisione rimase ferma a occhi bassi, lasciando che fossero gli altri a interloquire.
 
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view post Posted on 24/3/2014, 13:32
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Il profumo dolce dell’albero di ciliegio e i suoi petali che danzavano di fronte a lui; l’aria frizzante smuoveva delicata i suoi capelli ma i suoi pensieri erano foschi. Le immagini erano ancora vivide nella sua mente e il peso delle morti gravava come un macigno su quel cuore già ferito. Troppo ferito a dire il vero…lacrime di sangue e un destino da compiere.
Il mondo era salvo ora poteva pensare ai suoi demoni ma anche ad altri problemi. Aveva ancora il puzzo del sangue addosso e l’odore di carbonizzazione e il suono degli uccelli che banchettavano con i cadaveri: immagini che acquisivano sempre di più forma e sostanza e il campo di battaglia era la quinta teatrale dello spettacolo della morte e della sua stupidità.
Lui aveva una responsabilità e non era riuscito ad esserne degno…era stato sconfitto. Ma non sul campo ma dentro l’anima: i suoi uomini si fidavano di lui, l’eremo anche e li aveva mandati alla morte. E lui? Lui era sopravvissuto grazie ad una botta di fortuna ma doveva morire lui e non loro!
Il pugno si strinse e tremò: le nocche sbiancarono e un ringhio sommesso uscì da quella gola. I ricordi affioravano come bolle in un calice, affollavano la mente, come i morti quella piana. Immagini dolorose e tremò di rabbia ancora. Ibuse non c’era più, così come i suoi amici; aveva perso non aveva vinto. Watashi ancora rideva di lui.
Aveva giurato, spergiurato, che non avrebbe più abbandonato nessuno, né avrebbe perso le mani di chi chiedeva aiuto ed oggi quei giuramenti volarono nel vento come i petali di quel ciliegio e lui si sentì uomo. Si sentì sconfitto. però era ancora vivo e poteva rimediare. Era un insegnamento e doveva andare avanti perché la guerra imponeva anche questo: che il vivo non dimenticasse ma insegnasse ad altri quello per cui i morti erano caduti. Ma l’uomo era imperfetto e indegno e non si riusciva mai a spiegare quelle motivazioni…ma lui si. Lui ci riusciva: erano morti credendo in lui, nelle sue capacità e in quel mondo con i suoi odi, le sue contraddizioni e le sue paure. I suoi amori e le sue gioie. Per tutto questo erano morti e avevano ricacciato Watashi nell’antro schifoso che lo aveva generato; ma toccava a lui far si che quelle memorie e questo tempo non venissero dimenticati. Che gli amici di oggi fossero i fratelli di domani e che il mondo si affacciasse ad una nuova epoca e ad un nuovo clima. Forse quelle morti non erano state vane dopotutto ma il dolore sarebbe rimasto per sempre.
Il dolore.




Annusò l’aria e lo seppe ancora prima di alzare gli occhi. Lo seppe prima di guardare; lo seppe prima di sentire.


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Fuyuki Hyuga…Chiaki…Ashi…erano tutti lì. Una riunione allegra a quanto pare pensò la pantera tra sé e sé.
Ma sapeva che questo giorno sarebbe arrivato solo non credeva fosse proprio questo: e sentì la puzza d’alcool provenire da Ashi e questo non fu un bene. Aveva lingua e sguardo tagliente e aveva già innescato un meccanismo autodistruttivo complesso e messo in moto eventi al di là della sua portata l’alcool era l’unica cosa di cui aveva bisogno Ryu ora.
Almeno, sperava, forse aveva ancora il buon senso di tenere la lingua in silenzio e la guardò fulminandola: non avrebbe permesso che dicesse una sola parola in più di quelle che aveva già proferito. Quegli occhi erano di una predatore e se aveva ancora lucidità era meglio per lei se si accoccolava da una parte restandosene in silenzio. Un solo movimento degli occhi per farle capire che la voleva accanto a lui…ed erano occhi che era meglio non far infuriare.
Chiaki mostrò più buon senso di lei in quegli attimi. Ma Fuyuki era già sul piede di guerra e Ryu lo guardò: occhi di ghiaccio, glaciali più delle arti degli Yuki, erano freddi ma nascondevano una fiamma che sarebbe divampata incendiando ogni cosa. Erano come due vulcani quieti tra immensi ghiacciai che aspettavano solo di risvegliarsi.
Passò lento lo sguardo su Chiaki e le dette un occhiolino e sotto la maschera sorrise a trovarla sana e salva e i suoi occhi si fecero malinconici e dolci nel guardarla; ma fu come una nuvola passeggera che oscurava il sole: appena si riposarono su Fuyuki ridivennero glaciali.
Glaciali e affilati come acciaio. Temprati dal dolore e dalla vita. Fuoco era in essi – il fuoco dell’eremo – e l’elmo dell’araldo di Watashi venne lanciato a Fuyuki.
Le chiazze di sangue rappreso, la puzza che emanava e le ferite del corpo di Hyou facevano capire quanto avesse combattuto ma mai quegli occhi si mossero da Fuyuki. Mai.
Erano lì fermi e immobili, definitivi come la morte e sembrava che al mondo esistessero solo loro. E che il mondo fosse negli occhi di Hyou. Non vi erano parole che potessero fa tremare chi aveva visto la morte ne era ritornato e portava sulle spalle il Sacro Sutra del Fuoco e del Magma.

Namida…hai da dirmi qualcosa?! era come un cozzar di lame. Come una lastra di ghiaccio che si rompesse. Un tono raggelante, secco, basso, un sussurro ma che levava il calore dal corpo.
Ma nulla nel sembiante della Pantera sembrava scosso: una calma irreale sembrava scesa su di lui.

 
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view post Posted on 24/3/2014, 15:20
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Come se non bastasse, un'altra voce familiare spezzò la tensione venutasi a creare. Il soldato delle nuvole rosse non degnò nemmeno di uno sguardo la nuova arrivata; avrebbe riconosciuto quella puzza da lontano un miglio e non avrebbe dato retta alle parole di una stupida ragazzina ubriaca, non adesso che la sua concentrazione era spostata altrove. I suoi occhi non si erano distolti da quella fredda maschera, nemmeno per un attimo. Hyou. Troppe volte aveva udito e pronunciato quel nome, che ormai aveva marchiato come proprio nemico. Non aveva dimenticato ciò che aveva pronunciato davanti a Ithaqua, prima di infilzarla e lanciare così un chiaro monito al suo eremita. Tuttavia, non si trattava soltanto di un avversario: era un ninja fedele alla causa di Furikami e che agiva indossando le nuvole rosse di Akatsuki. In tal senso avrebbe potuto rivelarsi un valido alleato e supportarlo in quella tremenda lotta per la conquista della libertà. La sua voce risuonò e chiudendo gli occhi, Fuyuki si lasciò cullare da una brezza passeggera. Sotto gli occhi increduli di tutti scomparve e quando fu la sua voce a rispondere, tutti poterono intuire dove fosse finito.

- Tregua.

Era in piedi, la schiena poggiata contro la corteccia dell'albero, le braccia incrociate davanti al petto e gli occhi ancora chiusi. Si trovava accanto al suo acerrimo nemico, ma non aveva nessuna cattiva intenzione; la guerra si era conclusa da poco ed era troppo stanco per affrontare uno scontro. Oltretutto, Kumo non era il luogo più adatto per quel confronto, che quindi sarebbe stato rimandato ancora una volta. Ciò che aveva detto forse sarebbe suonato inaspettato, ma le motivazioni che si celavano dietro le sue parole presto sarebbero state rivelate al suo interlocutore. La loro conversazione non durò che pochi minuti e non appena ebbe concluso il suo discorso, lo Hyuga riaprì le palpebre, incontrando gli occhi lontani della sua amata. Per il momento non aveva altro da dire, ciò che desiderava era condurla lontano da quel luogo che pullulava di shinobi e che era stato il tetro palcoscenico di quel tremendo conflitto.

- Però ricorda, Hyou.. Quando ciò sarà finito, tutto tornerà esattamente come prima. Abbiamo un conto in sospeso.

Concluse con freddezza, e i suoi lemmi gelidi si persero nel vento. Rimase lì, immobile, in attesa di una risposta della pantera. Soltanto in seguito avrebbe potuto finalmente abbandonare quella valle insozzata di sangue e lacrime.

 
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view post Posted on 24/3/2014, 17:25
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Giunta al cospetto di quelle tre presenze familiari, ebbe appena il tempo di pronunciare quelle parole prima di sentire di essere osservata. Non si trattava di Fuyuki che la ignorò, ne tantomeno della piccola Chiaki che restò al suo posto nonostante sembrasse contenta di rivederla; ma bensì Ryu che oltre quella maschera le lanciò delle occhiatacce talmente penetranti da portarla a rabbrividire. Irritata com'era con lui l'avrebbe volentieri ignorato, ma capì che le stesse chiedendo in maniera muta di restarsene in disparte e non intromettersi ulteriormente. Credeva sul serio di poterle dare degli ordini? Non erano più alleati sul campo di battaglia, lui non era più il suo capodivisione, eppure per evitare di finire in una discussione in quel luogo si limitò ad alzare gli occhi al cielo ed avvicinarsi perlomeno un minimo a quel ciliegio.

- Ah, uomini... -

Un sospiro sonoro, accompagnato da un leggero stiracchiamento delle braccia che portò in alto, mentre continuava a camminare in direzione del ragazzo al quale si affiancò ben presto Fuyuki. Era stato veloce, talmente veloce che i suoi occhi cristallini non riuscirono a seguire quei movimenti, ma ciò che pronunciò subito dopo lasciò la ragazzina ancora più confusa. Tregua? Perlomeno quella guerra sembrava aver fatto acquisire allo Hyuga un pò di buon senso, ma esattamente come la pace che regnava al momento a Kumo, ciò che preoccupava Ashi era il susseguirsi degli eventi... Non era certa che l'astio fra i due Mukenin fosse nato a causa sua, ne aveva avuto modo di parlarne con Ryu, ma sicuramente era stata lei a scatenare la scintilla per la quale si trovavano tutti e quattro lì in quel momento. Se solo non avesse agito tanto irrazionalmente... Ma in fondo aveva cercato di salvare Yang, oltre le apparenze la sua scelta di lasciarlo indietro era servita solo ed esclusivamente per poterlo tenere al di fuori di quella storia. Come avrebbe potuto immaginare che Ibuse l'avrebbe portata di forza nel vulcano dell'eremo? Probabilmente con la scelta di abbandonare quel dolce furetto, gli aveva seriamente salvato la vita.

- Rettifico: Fuyuki è il solito idiota... -

Aveva sperato che tutto fosse risolto, ma la sua parte razionale vinse ancora una volta visto che esattamente come immaginava quella tregua stipulata dall'eremita dei mustelidi era semplicemente momentanea. Non riuscì ad udire ne minimamente intercettare ciò che i due ragazzi si dissero, non per via della distanza ma per il modo sussurrato in cui parlottarono fra di loro. Cos'avevano da nascondere? Non le importava poi molto al momento, non pensò fosse nulla che la riguardasse, ne tantomeno le avrebbe importato se avessero deciso di sbarazzarsi della causa dei loro mali. Dopo aver lanciato un'ennesima occhiataccia verso lo Yotsuki, ignorò volutamente i due traditori per poter rivolgere lo sguardo verso quella piccola creatura che esattamente come lei fungeva da spettatore. Era sollevata nel vedere Chiaki sana e salva, anche se quella piccola Kunoichi le sembrava stanca ed esausta esattamente come lei...
 
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view post Posted on 24/3/2014, 18:13
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Hyou la guardò e per un attimo il cuore della fanciulla si tranquillizzò. La spontaneità e quell'essere sicuro di se non era stato cancellato nemmeno dalla guerra. Era felice che il suo ex compagno di danze fosse sempre il solito. Il gesto del ragazzo venne accolto con un sorriso dolce ma allo stesso tempo timido per quello strano clima. Il tono con cui rispose a Fuyuki però la fece rabbrividire allo stesso tempo. La quattordicenne passava il suo sguardo in modo maniacale da entrambe le fazioni. Si, perché quelle che iniziava a scorgere erano due poli opposti che stavano per scontrarsi. Lei e Ashi che parte avrebbero fatto di tutto quello?
Il tono glaciale del nukenin seduto non rappresentava assolutamente un buon inizio ma come biasimarlo dopo il gesto avventato che aveva causato quell'odio sproporzionato che avrebbe segnato un possibile scontro? Chiaki si morse il labbro rassegnata dall'evidenza e quando vide il suo partner sparire da sotto i suoi occhi per riapparire appoggiato al tronco del ciliegio, i suoi occhi si sgranarono. La sua mano raggiunse l'impugnatura della sua katana, del cimelio che le aveva lasciato in ricordo sua madre. Anche se non poteva far molto, la paura di dover intervenire le faceva tremare la stessa mano che ora stringeva la stoffa dell'arma.
Quello che la sconvolse di più furono le parole che uscirono dalla bocca del suo sensei. Non aveva udito male aveva detto proprio tregua. Sgranò gli occhi sconvolta da quella notizia ma allo stesso tempo era lieta e fiera della superiorità che aveva dimostrato il jonin. Abbandonò ogni contatto con la lama per avvicinarsi maggiormente ai due. Il taglio che l'attraversava ancora le doleva nonostante le diverse cure mediche a cui si era sottoposta, infatti ogni passo veloce in discesa diventava un chiaro monito a rallentare. Ancora i brandelli lacerati delle sue vesti le lasciavano scoperta la pelle candida, evidenziando la cicatrice biancastra che svettava su quella. Le illusioni che si era fatta di una pace definitiva vennero immediatamente rotte da ciò che aggiunse Fuyuki.
La battaglia aveva distrutto entrambi ed effettivamente non era il momento migliore per combattere ma la storia non poteva dirsi completamente conclusa. Lanciò uno sguardo ad Ashi, quasi per vedere cosa ne pensasse lei di tutto ciò. Sarebbero state messe in mezzo anche loro? Non avrebbe mai voluto combattere contro nessuno dei due ma abbandonare il suo amato significava venire meno alla promessa, significava condurlo in uno scontro pericoloso dove lei avrebbe solo osservato da lontano.
Non poteva permetterlo. Aspettò pazientemente che la bella Uchiha si avvicinasse, voleva parlare con lei. Aveva così tante cose da raccontarle e voleva sapere come era andata la battaglia nel suo quartiere, cosa era successo precisamente e chi era quel tipo dorato che tutti acclamavano. Avrebbe voluto stringerla a se con tutta la forza che aveva e sentire quell'odore di fiori che tanto le ricordava casa sua.
 
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view post Posted on 24/3/2014, 19:16
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Ryu vide il suo movimento ma non sentì nulla. Il suo istinto lo aveva avvertito, così come non sentiva nessuna aura assassina provenire dal giovane Jonin. Un lieve sussurro, come vento nell’erba, accarezzò le orecchie della pantera; una proposta di tregua che era molto di più di tutto questo. Ascoltò attentamente, mentre il fruscio dell’erba era una piacevole sintonia, il vento faceva volare le parole e le portava via disperdendole in bianche nubi che correvano in un cielo azzurro terso.
Sotto la maschera un sorriso truce: uno snudare di denti al veleno, al fiele, come una lama d’acciaio che finalmente mostrava il suo filo acuminato.
La schiena appoggiata all’albero, il dolce e carezzevole vento che scompigliava le ciocche color del grano e un sole che faceva capolino da una nuvola. In tutto questo la pantera rispose solo con un semplice e definitivo.

Do ut des…Namida


Perché vi erano prede che bisognava cacciare con calma e con i tempi giusti.

 
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view post Posted on 24/3/2014, 19:59
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Do ut des. Hyou avrebbe rispettato quanto aveva detto e così, a sua volta, avrebbe fatto anche lui, per onorare il patto che avevano stipulato. La giovane pantera di Furikami aveva accettato la sua proposta e quindi entrambi avrebbero abbassato le armi, per il momento. Qualcosa di più importante e urgente richiedeva la loro attenzione e il loro impegno; avrebbero messo da parte le questioni d'onore, una tregua era stata sancita e nessuno dei componenti delle due fazioni avrebbe osato violare il patto sacro che era stato stipulato dai due eremiti. Tuttavia, il jonin non avrebbe mai dimenticato chi aveva realmente davanti, né il torto che i suoi fratelli avevano subito e il modo in cui aveva ripagato le salamandre con la stessa moneta. L'utile muoveva entrambi, risvegliando il fuoco che ardeva nel loro petto e il motivo per il quale la loro pelle era stata incisa dalla fiamma della libertà. Non aggiunse altro Fuyuki e con passi lenti si allontanò dal suo interlocutore, ritornando finalmente accanto alla sua amata. Incontrò i suoi occhi e le fece un cenno col capo, invitandola a riprendere nuovamente il cammino. Kumo traboccava di shinobi e prima avrebbero abbandonato quel villaggio in festa, prima avrebbero distolto dalle nuvole rosse che lo Hyuga indossava occhi indiscreti. Sapeva che un legame univa lei e Hyou, ma quello non era il posto migliore in cui riconciliarsi, né tantomeno il momento adatto. Tutti loro, Ashi compresa, si sarebbero rivisti presto, molto prima di quanto lui avesse potuto prevedere in precedenza.
E il vento soffiò, mentre quelle due figure affilate tornavano nuovamente a nascondersi dalla luce.

 
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view post Posted on 24/3/2014, 20:46
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Poche parole quelle che si scambiarono i due ragazzi ma ricche di significato, almeno per loro. Chiaki rimase in attesa avvertendo le gambe giocargli brutti scherzi. Il suo sguardo non lasciava in pace quello della moretta, quasi come se con la forza del pensiero cercasse di dirle qualcosa. I suoi occhi cambiarono immediatamente obiettivo non appena vide lo Hyuga tornare al suo cospetto. Nessuna parola nemmeno con lui, i gesti ormai regnavano in quella conversazione. Annuì con la testa non appena lui le indicò che era ora d'andarsene.
Si erano trattenuti anche troppo li e il suo corpo aveva bisogno di riposo. Le ferite della battaglia le dolevano nonostante fosse riuscita a mantenere un ottimo autocontrollo. A passi lenti e silenziosi, quasi non toccasse minimamente l'erba, diventò l'ombra di Fuyuki e dopo un ultimo sorriso al caro Hyou si lasciò scivolare nella boscaglia. Un ultimo sguardo indietro mentre vedeva Ashi forse più bloccata di lei sul da farsi.
Si sciolse il nodo che aveva al polso con un movimento rapido e lasciò andare con il vento quel piccolo pezzo di stoffa, insieme all'odore di gelsomino che emanavano i suoi capelli. Un nastro chiaro, bello largo toccò il manto dell'erba bagnata, sfuggendo alla presa di chiunque. Adesso che lo aveva sotto gli occhi la bella Uchiha poteva vedere cos'era e poteva capire perfettamente perché glielo aveva lasciato o almeno così la fanciulla dalla chioma blu sperava. Quello era il segno che coronava il loro primo incontro, quello era il simbolo che le loro strade si sarebbero incrociate di nuovo e nella speranza che potesse tornare in mano sua, Chiaki le lasciava quel ricordo. Fatto di lacrime, confessioni e la nascita di un amicizia che sarebbe durata nel tempo.

In realtà il fiocco è di Ashi ma Chiaki spera che glielo ridarà in futuro :asd:
 
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view post Posted on 25/3/2014, 02:15
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Il silenzio calò nuovamente su quel piccolo gruppetto; mentre Ashi continuava a guardare insistentemente Chiaki, i due ragazzi terminarono quella che era parsa una sorta di riappacificazione. Momentanea, ma perlomeno qualcosa iniziava a smuoversi nel verso giusto, anche se in quegli attimi nulla sembrava volgersi in maniera positiva. La guerra era finita, ma quali conseguenze avrebbero preso il suo posto? Sospirando la Kunoichi tentennò nell'avvicinarsi alla compagna, avrebbe voluto rassicurarla e stringerla, ripeterle delle parole affettuose ma la presenza dello Hyuga a pochi passi sembrò far irrigidire e raggelare entrambe. Lesse negli occhi perlacei della piccola Kunoichi l'indecisione e la trepidazione, ma Fuyuki fu più veloce di loro e così com'era giunto in quel luogo riprese il suo cammino allontanandosi... Era seriamente giunto il momento di dirle addio? Ashi non aveva idea di come e quando avrebbe potuto rivedere Chiaki, aveva tradito il loro villaggio per poter restare al fianco del suo eremita, ed adesso a passi silenziosi lo seguì senza batter ciglio. Soltanto un ultimo sorriso delicato rivolto verso Ryu, mentre per lei un'occhiata che ebbe molto più valore di inutili parole. Le sorrise debolmente, o perlomeno cercò di accennare un saluto speranzoso prima di voltare il viso verso un altro dei suoi problemi. Uno sguardo rivolto a lui, che continuava a restarsene tranquillamente accoccolato sotto quel ciliegio, per poi riposare gli occhi cristallini sulle due figure in lontananza. Soltanto in quel momento notò i movimenti della Hyuga, che slegandosi qualcosa dal polso lasciò che il vento portasse con se quel piccolo pezzo di stoffa che svolazzò quasi subito in direzione dell'Uchiha. Un nastro, a lei familiare, si posò sul manto erboso e finì coll'incastrarsi fra i filamenti dell'erbetta a pochi passi dalla ragazzina... Riconobbe subito quell'accessorio, così come ricordò il motivo per cui fosse in possesso di Chiaki. Un sorriso più naturale e meno forzato le si dipinse sul viso, mentre chinandosi raccolse quel pezzo di stoffa chiaro, col quale Chiaki aveva probabilmente voluto lanciarle un messaggio che Ashi non faticò a capire... Il loro non era un addio, forse non presto ma si sarebbero incontrate nuovamente, così come il destino le aveva portate a rincontrarsi più volte nel corso di quegli anni duri e malinconici. Legandosi quel fiocco al polso, stringendolo in maniera tale da non perderlo, lanciò un'ultima occhiata verso le due figure ormai lontane prima di compiere qualche passo in direzione di Ryu. Avrebbe dovuto salutare anche lui, ma quell'oscura sensazione che le attanagliava il petto sembrò aumentare a dismisura nell'attimo in cui formulò quei pensieri che ricacciò quasi subito dalla sua mente confusa.

Sti uomini che ci dividono, malvagi :sese:

 
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view post Posted on 25/3/2014, 14:38
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12 replies since 23/3/2014, 22:45   385 views
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