Introspezione, Tecniche Senju rango Chunin per Stalin-sama

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.Corvo
view post Posted on 22/3/2014, 19:20     +1   -1




// Ok Tovarish, ci conosciamo, ma non sotto l'aspetto del role, quindi voglio sperimentare anche con te la bazza di far iniziare al masterato, che ne dici? Un bel post su Tazzamaru, dov'è, cosa fa, come si sente e chi più ne ha più ne metta. Fammi un bel post e partiamo alla grande, hai carta bianca con me. //
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 22/3/2014, 20:30     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"



Soundtrack


Un passo dietro l'altro, una soffice carezza sul fertile terreno, tra le frasche della più fitta foresta. Un sentiero di ombre, nella vegetazione incontaminata, dove la vita e la primordiale essenza regnavano sovrane, un sentiero che Tatsumaru non percorreva più da troppo tempo.

Si era svegliato presto, ancor prima che il sole si appropriasse del giorno, strappando il cielo alla sorella luna, strappando dal torpore del sonno gli abitanti del villaggio. Aveva portato con se lo stretto necessario, la fidata spada al suo fianco, nella sua mente il ricordo del maestoso albero che era la sede del suo clan.

Quando le prime lame di luce si erano fatte largo attraverso il velo rosaceo del cielo, e nel verde del fogliame, il giovane Chunin era solo a metà del suo cammino. Aveva cercato di sgombrare la mente, di lasciare gli ultimi accadimenti, le notizie e le preoccupazioni alla casa della sua giovinezza, ora tramutata in un silenzioso e vuoto involucro, ma tutto ciò sembrava non volerlo abbandonare, e gravava sulle sue spalle al pari della bisaccia contenente le provviste.

Erano successe molte cose dall'ultima volta che aveva intrapreso quel sentiero invisibile, e in special modo, nell'ultimo periodo aveva preso decisioni importanti, e forti emozioni e pensieri contrastanti lo avevano scosso nel profondo. Sentiva il vento soffiare tra i suoi rami, sentiva il suo equilibrio vacillare, sospinto dalla furia degli elementi, e ciò di cui aveva bisogno era di ritrovare la calma e la pace interiore necessaria a proseguire l'arduo cammino che aveva deciso di intraprendere.

Aveva magnifici ricordi del posto in cui era diretto, e al contempo terribili e funesti. La pace, l'energia che solo la natura poteva trasmettergli, che Masumi gli aveva insegnato a percepire al cospetto del grande albero del Saggio Fondatore. Proprio colei che lo aveva iniziato a tali bellezze, aveva finito per tradirlo, per sprofondarlo negli intrighi di un uomo che ancora stentava a comprendere. Kai, col suo desiderio di pace, con la sua determinazione a creare un mondo di uguaglianza, che tuttavia aveva messo a rischio la sua vita, e quella di Yukiko, in quel maledetto giorno che segnò il suo ingresso nel clan, e il risveglio della sua abilità di sangue. Dopo quegli eventi, non aveva più messo piede in quel luogo, ma ora sentiva che non c'era altro posto in cui trovare rifugio, in cui temprare il suo spirito prima degli eventi che lo avrebbero atteso.

Si arrestò, e inspirando a pieni polmoni l'aria pregna dell'odore del terreno, cercò di entrare in comunione con ciò che lo circondava. Il canto degli uccelli al risveglio, lo scrosciare di un ruscello in lontananza, il fruscio del vento che smuove le foglie, lo zampettare degli scoiattoli sui tronchi. La corruzione di Watashi lo aveva disabituato a tali sensazioni, così rigeneranti, così in sintonia con il suo sangue. Come quel giorno insieme a Masumi, si chinò per levare i sandali, lasciando che i suoi piedi nudi sentissero le asperità del terreno, e la vita che pulsava in esso. Chiuse gli occhi, lasciando che fossero i suoi sensi a guidarlo, proseguendo alla cieca nel fitto fogliame. Ciò che i suoi occhi non vedevano, il suo cuore percepiva, e la natura stessa guidava i suoi passi verso il luogo segreto in cui sorgeva la sede del clan.

Nella sua mente si dipinsero i ricordi della sua prima volta, delle aspettative di quel giorno, delle sensazioni, e quasi gli parve di ritornare il giovane Genin emozionato di un tempo. Poteva sembrare stupido, ma quei ricordi a lungo dimenticati, sommersi dalla melma scura della guerra, fecero si che sul suo volto si accendesse un flebile sorriso, come il sole di quell'alba appena sbocciata.

Quando i suoi piedi smisero di muoversi, seppe di essere arrivato. Aprì gli occhi, e la maestosità del grande albero lo colpì come un nuovo sole che sorge. Poteva percepirlo distintamente, anche ad occhi chiusi, vibrante di energia vitale, quasi fosse il cuore che pulsava la vita nell'intero mondo conosciuto. L'ultima volta che era stato al suo cospetto, era una ragazzino, ora era un uomo diverso, ma il fatto che un tale spettacolo riuscisse ancora ad emozionarlo gli diede conforto.

Si avvicinò, sfiorando le grandi radici con la punta delle dita, sentendone le asperità con il palmo della mano, abbracciandone il tronco come un padre ritrovato. Si, forse non si sbagliava, forse quello era davvero il posto giusto per risanare il suo spirito, fiaccato dalla guerra, e dal moto repentino degli eventi. Si sedette a gambe incrociate, poggiando la schiena all'immenso tronco, meditando e assaporando l'aura di chakra che lo avvolgeva, attraversandolo sin nelle ossa. Una sensazione che difficilmente qualcuno di estraneo al clan poteva comprendere.

 
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.Corvo
view post Posted on 24/3/2014, 23:02     +1   -1




Poche cose fondamentali, non aveva bisogno d’altro il giovane Senju, a contatto fisico con la più maestosa rappresentazione della natura presente nella zona. Un tutt’uno, un’unica entità, l’empatia creatasi avrebbe isolato il ragazzo da qualsiasi intervento esterno, quello era il suo mondo e lì doveva restare per ritrovare una pace ormai paragonabile ad una chimera. Una pace lacera e spossata per via della guerra e degli eventi ad essa collegati, la natura l’avrebbe certamente aiutato, o meglio, così si auspicava.

Attimi di completa tranquillità, solitudine e introspezione, momenti magici dei quali potevano giovare solo i fortunati di sangue Senju, gli amanti, i protettori della natura. Fu un attimo, scivolando in silenzio, quattro o cinque rami dalle fattezze fuori dal comune sbucarono fuori, alle spalle del ragazzo puntandolo in più parti. Le punte acuminate erano palesemente visibili e pronte alla partenza. Il giovane, beato nel suo limbo mentale non poté far nulla se non sentire l’impatto delle numerose fruste che lo penetrarono in varie parti del corpo, non in maniera profonda, non sugli organi vitali. Che fosse quello lo strano modo di reagire della magnifica pianta?

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 27/3/2014, 09:51     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"




Il tepore del sole, congiunto a quello ristoratore dell'energia vitale sprigionata dal grande albero, avevano donato una fugace e momentanea pace al ninja, che lentamente cercava di abbandonare tutti i suoi problemi, svuotando la mente. Spesso meditava in casa, o nel suo posto segreto vicino al ruscello, "allenare la mente" lo chiamava lui, cosa molto importante per un utilizzatore di ninjutsu quale era. Non doveva mai perdere il contatto col proprio sangue, doveva sempre rimanere lucido e pronto, e come per allenare il fisico si fanno estenuanti esercizi, così per allenare la mente aveva scoperto la meditazione. Quando meditava ripensava alle esperienze passate, ma lo faceva in terza persona, distaccato dal suo io, per analizzarle obiettivamente, e riflettere sui propri errori, sulle proprie mancanze, ma anche sulle proprie virtù. Tutto ciò però non si limitava a questo. Vi era qualcosa di inspiegabile che accadeva quando meditava, sensazioni, situazioni, stati d'animo che non riusciva a spiegare a parole, e che era necessario vivere per poter essere compresi appieno.

La meditazione in quel luogo risultava ancora più naturale, e il coinvolgimento era tale da trasportare Tatsu in uno stato di trance. Non seppe dire quanto tempo fosse passato, nessuno era giunto a disturbarlo, o almeno, lui non se n'era accorto. Nella solitudine e nella pace, tuttavia, un gesto inaspettato ruppe l'idillio dei suoi pensieri. Aprì gli occhi, e abbassando lo sguardo notò delle sottili lame di legno fuoriuscirgli dal petto, dalle spalle, dalle gambe, e da diversi punti del suo corpo. La consapevolezza, e con essa il dolore, giunsero in seguito. Strinse i denti, cercando di non agitarsi, per evitare che le lame lacerassero le sue carni. Si guardò intorno, ma nessun essere vivente, se non le piante, si mostrava al suo sguardo. Voltandosi leggermente, mentre cercava di soffocare la sofferenza che le lame gli provocavano, notò con sgomento che quelle lame provenivano dal Grande Albero su cui si era appoggiato.

Perchè tutto ciò? Cosa aveva fatto perchè l'albero reagisse in quel modo? Lo aveva forse offeso? Lo aveva forte insultato poggiando la sua schiena contro di esso? Eppure egli era come un padre per tutti i membri del suo clan, come poteva un padre tradire il proprio figlio?

Non poteva fare altro che restare immobile, e chiarire la sua mente, cercando una soluzione a quella situazione inaspettata. Le lame non avevano colpito punti vitali, o altrimenti sarebbe già morto, mentre l'emorragia minima e quasi del tutto arrestata suggeriva che nessuna vena o arteria principale fossero state recise. L'albero non voleva ucciderlo, forse, tuttavia ancora si chiedeva il perchè di tutto ciò.

*Grande Padre della foresta, perchè mi stai facendo questo? Cosa vuoi dimostrarmi con tutto ciò?*



Ritrovata la calma, attese una risposta, una voce interiore, o esterna, che gli fornisse una risposta. Nel frattempo non poteva fare altro, se non concentrarsi, per ritrovare la calma perduta.

 
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.Corvo
view post Posted on 31/3/2014, 19:23     +1   -1




मेरो छोरा, मेरो हात नष्ट छैन, डर छैन।

Parole incomprensibili al giovane Senju, ancora immaturo nella sua natura d'appartenente al clan. Si mostrò comunque pacato, introspettivo, rispettando pienamente la sua indole e quella della sua gente, dei suoi simili. Le lame di legno, mai malvagie, mai intenzionate a separare il giovane dalla sua vita si mossero, dando segni di vita. Pulsavano più che mai, vivide con un fare ripetitivo, battente e incessante. Le sue intenzioni non erano malvagie. Voleva testarlo, capire se al suo cospetto giaceva un vero Senju, un vero plasmatore ligneo. Ma quello era soltanto l'inizio, non era finita lì. Le sue vene, le sue braccia avvolsero completamente il ragazzo, coprendolo in ogni dove, in ogni parte del corpo, facendolo suo; suo e di nessun altro, lasciando come unica parte libera il viso, donandogli un'ultima volta la visione di quella splendida foresta, prima di portarlo a sé, inglobandolo completamente.

[...]

Il buio, il silenzio. Nulla ad avvolgerlo, nulla a coprirlo, nulla a contenerlo. Le ferite erano sparite, come lo era la sensazione di dolore provata prima. Fluttuava come non avesse alcun peso, alcun tipo di fardello che lo relegasse a terra, al mondo terreno. Poteva ritenersi tale in una situazione di libertà? Era compito suo scoprirlo. Nudo, come appena dato alla luce dalla propria genitrice lui stava lì, galleggiando non per aria, ma in una dimensione a lui sconosciuta, ignaro dei vari motivi per cui potesse esser lì. Dinnanzi a lui poi, un'effimera luce verdastra, fioca impossibile da raggiungere, ma emanante una strana e piacevole sensazione di calore.

मेरो छोरा, मा आएको।

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 3/4/2014, 13:54     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"




Le parole del Grande Albero giunsero a lui, incomprensibili, eppure stranamente tranquillizzanti. Al suono della sua voce, il sangue del Senju ribolliva, reagendo al chakra dell'immensa pianta, che lentamente lo stava inglobando. Non sapeva cosa pensare, non sapeva come avrebbe dovuto reagire, perciò rimase immobile, ascoltando le lame dentro di lui pulsare, e il legno vivo che lo ricopriva come una coperta rabboccata da un genitore premuroso.

La sua mente gli diceva di agitarsi, di lottare, ma il suo corpo, il suo stesso sangue, gli comunicava che non aveva nulla da temere. Quando solo il viso rimase scoperto, i suoi occhi poterono bearsi un'ultima volta della visione di quel sacro luogo, dopodichè, prendendo un profondo respiro, chiuse gli occhi, lasciando che il Grande Albero lo stringesse interamente a se.

Lunghi attimi, un'eternità, o forse pochi secondi. Aprì gli occhi, immettendo avidamente aria nei suoi polmoni. La foresta era scomparsa, e attorno a se il nero vuoto di una dimensione sconosciuta aveva sostituito il verde delle foglie baciate dal sole, e il profumo dei boccioli appena dischiusi. Si guardò il petto, le braccia, le gambe, in ogni punto dove le lame lo avevano trafitto. Nessuna ferita, nessun dolore, neanche un segno di ciò che era accaduto pochi istanti prima. Galleggiava nudo in un mare di ombra, eppure non sentiva freddo, eppure non era spaventato. Si sentiva strano, e sebbene non capisse cosa gli stava accadendo, sapeva perfettamente cosa fare. Una pallida luce dai riflessi smeraldini spiccava nel vuoto, irraggiungibile, eppure così calda che si sentì attratto nella sua direzione. Sentiva l'energia del Grande Albero lambirgli la pelle candida, e di nuovo la sua voce fluì nelle sue orecchie come una placida onda che increspa le acque di un lago.

"Sei tu, Grande Albero? Questa è la tua voce? Non ti capisco, Padre della Foresta... perchè non ti capisco?"



La cosa lo angosciava. Lui, figlio della Foresta, non riusciva a comprendere le parole di suo Padre. Che si fosse distaccato troppo dal sentiero dei suoi avi? Che il suo dono si fosse affievolito, quando Kai gliene aveva strappato un pezzo per ridonare il senno all'esercito in rovina? Non lo sapeva, e mentre cercava invano di raggiungere e toccare quella luce, il suo sguardo preoccupato scrutava al suo interno, in cerca di risposte.

 
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.Corvo
view post Posted on 8/4/2014, 14:20     +1   -1




L’energia percepita dal Senju ed emanata dalla natura madre aveva ormai superato lo stadio di impalpabilità; non più eterea sembrava prendere consistenza nelle forme più disparate, a discrezione di chi si trovava al cospetto della natura madre..ovviamente. A lei piaceva accogliere i suoi pargoli in quel modo, facendoli fantasticare su sogni e desideri sempre conservati nel proprio cuore, e li materializzava lì, dinnanzi a loro, per poter godere delle loro gioie. Solo un Senju puro di cuore, giusto e leale avrebbe realizzato lì, in quello spazio buio e poco illuminato il desiderio più bello, più carico di pace e luce.

Tutto taceva, nessuna risposta al ragazzo. Sbagliava forse? Un leggero sibilo dalla dubbia provenienza era però udibile, quasi qualcuno volesse attirare l’attenzione del giovane, sempre più in direzione del fascio luminoso, assumendo anch’egli la luminosità della fonte. L’empatia cresceva sempre più, ma dello spirito madre neanche l’ombra.. Sentire una forte presenza penetrarti la pelle con delicatezza e amore, ma non poter soddisfare la propria vista poteva risultare frustrante.. Come avrebbe reagito?

Gh…Gah…

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 13/4/2014, 09:22     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"




Davanti ai suoi occhi, persi a scrutare la fioca luce distante da se, che tuttavia riscaldava il suo corpo come sole ardente, si materializzarono forme nuove. Dall'oscurità emersero immagini, sensazioni, e prima che potesse accorgersi della transizione, si ritrovò in un verde prato, sdraiato ad osservare il cielo diurno e il danzare delle nuvole.

Mettendosi a sedere sull'erba, vide accanto a se Yukiko, addormentata serenamente, mentre il sole baciava la sua pelle e quella del bambino che stringeva al grembo. Tatsumaru sorrise, perdendosi in quell'illusione, desiderando che fosse vera, e per un lungo istante credendoci veramente. Poi si sentì sollevare, una forte brezza si era alzata all'improvviso, sferzando quel mare di steli, e come un frammento leggero, anche lui venne trasportato lontano, salendo sempre più in alto, superando foreste, montagne, villaggi. Sorvolò mari, laghi, deserti, vide i grandi villaggi e i loro abitanti, piccoli come formiche, festeggiare nelle piazze, esibendosi in canti e balli, mentre le campane dei templi suonavano allegre. Vide le meraviglie del mondo, le innevate montagne del paese del ferro, le incredibili isole sospese del paese del cielo, e tutti quei posti che aveva visto solo nelle illustrazioni dei libri, o tra le pieghe della sua fantasia. Planò sugli eremi, e le loro creature alzarono lo sguardo nella sua direzione, salutando il suo passaggio.

Infine, giunse in un luogo nuovo, lontano, sconosciuto. Un albero gigantesco, titanico, più grande di qualsiasi altro, perfino più grande di quello che lo aveva inglobato. Le sue radici affioravano dal terreno per miglia e miglia attorno al suo centro, in una incessante avanzata, tramutando deserti in floride foreste e donando purezza alle paludi malsane. Tatsumaru percorse rasente quegli spazi, sfiorando le radici e giocando con loro, fino ad arrivare all'immane tronco. Risalendo in verticale, oltrepassò le nuvole, ed oltre quell'effimera barriera, la chioma dell'albero si rivelò essere un grandioso villaggio, con alti edifici arroccati sui rami, e tortuose strade affollate di genti. Al centro, un'unica torre svettava su tutto ciò, e fu proprio in quel luogo che la brezza portò il Senju, posandolo delicatamente sull'ampio terrazzo. Da quella posizione, Tatsu potè decifrare l'intrico delle strade, che ai quattro punti cardinali formavano i simboli di Suna, Kumo, Kiri e Konoha. Una luce strana permeava quel luogo, la stessa luce calda e verdognola che aveva inseguito nel vuoto.

Delle voci lo chiamarono, e davanti a se, sul terrazzo, vide volti familiari. I suoi genitori, che con sguardo amorevole reggevano una pianta nelle loro mani unite a coppa. Erano come prima della Grande Guerra, senza il peso delle cicatrici lasciate da Watashi, con gli stessi sguardi che vegliavano su di lui da piccolo. Vide Hiroki, senza alcun coprifronte, invitarlo con sguardo sereno e modi gentili ad unirsi a lui per un tè. Satsuki, che porgendogli la spada esprimeva il desiderio di allenarsi con lui. Masumi, Konora, Cain, reggere un'urna colma di ceneri dorate, che gettate nel vento disegnarono una lunga scia nel cielo. Cain indossava il suo elmo dorato, e con un cenno del capo suggellò il compimento della promessa di Tatsu.
Davanti a tutti loro, in primo piano, i quattro kage, nei loro abiti da cerimonia, proiettavano le loro lunghe ombre in direzione di Tatsu. Tra essi vi era anche Akane, che sguardo materno, indicava un punto lontano alle spalle del Senju. Voltandosi, Tatsumaru vide un individuo contro il sole verdastro, che come un direttore d'orchestra manovrava mille e più automi, ognuno dei quali contribuiva alla costruzione di quel villaggio nel cielo. Chi era quell'uomo? Solo un nome gli venne in mente. Il suo sguardo tornò sulla piattaforma, e si accorse che molta più gente si era radunata, aggiungendosi a coloro che aveva già visto. Insieme a loro tutte le persone che aveva conosciuto gli sorridevano benevolo, come nel sogno di pre-morte avuto in guerra, un segno di approvazione nel suo subconscio, che forse nemmeno lui sapeva di desiderare. In disparte, Fuyuki Hyuga, il ricercato, osservava tutto quanto con espressione impassibile. Cosa ci faceva un criminale così pericoloso in quel luogo tanto pacifico?

E infine lei, l'unica persona che dava un senso a tutto ciò, che dava un senso alla sua esistenza. L'unica persona per cui forse davvero combatteva, per cui voleva instaurare l'ordine, costruendo il mondo di pace che ora sentiva solido sotto i suoi piedi. Il suo tocco penetrante, caldo, il suo sussurro nel vento, la sua presenza angelica, che pareva essere la fonte della luce che permeava quel luogo. Di nuovo Yukiko davanti a se, lei, l'unica, e in quel momento tutto scomparve per lasciare spazio a loro due, al loro abbraccio.

Un gemito, forse, una voce diversa, ma che importava, in quel momento l'illusione nella sua mente era tutto ciò che potesse desiderare.

 
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view post Posted on 26/4/2014, 18:15     +1   -1
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//Tovarsih, cambio della guardia! Adesso sei nelle mie mani, non so se sia un bene o un male u.u
Cooomunque, procediamo con questa quest! Ho sempre voluto masterare qualcosa al nostro piccolo Tazza *-*
Per qualsiasi dubbio o incertezza, sai dove trovarmi!
A te la tastiera, re di castello!//



La pace e la calma che provava in quel momento, stretto tra le braccia della persona che più amava, erano di per certo la cosa più meravigliosa che potesse mai aver trovato. Era un momento perfetto, che nulla al mondo avrebbe potuto rovinare.
Il viso delicato di Yukiko si illuminò di un delicato sorriso, rivolto a lui soltanto, mentre il calore di quella luce verde, lontana, li riscaldava amorevole, simile all'affetto dolce e tenero che solo una madre può riversare, al proprio figlio, con un caldo abbraccio.
Le labbra della fanciulla si avvicinarono alle sue, tenere e dolci, mentre da sotto la pelle chiara una tenue luce iniziava a irradiarsi.... E Yukiko scomparve in un vorticare di piccoli frammenti di luce, che danzarono tutt'intorno al giovane Senju, unica fonte di luce, insieme al lontano riverbero verde, ad illuminare quel nulla che lo avvolgeva. E, lentamente, le piccole lucciole si scostarono da lui, precedendolo in un cammino che il giovane non sapeva dove l'avrebbe condotto, facendolo sentire, per la prima volta, solo, completamente spaesato in quel nulla, dove l'unica via da seguire era composta da quelle piccole luci.

L'amore.... muove... gli ingranaggi... del mondo....

La stessa voce di prima riecheggiò intorno a lui, ruvida, quasi trovasse difficile riuscire a comunicare in un linguaggio comprensibile al giovane, ma da dove proveniva, quella voce?
Chissà, magari, se avesse seguito quella scia di luci, che lo portavano, forse, più vicino a quella vivida luce lontana, avrebbe scoperto qualcosa di più, ma chi poteva dirlo....
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 27/4/2014, 08:12     +1   -1




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Un momento lungo un secolo, un incantevole infinito, che tuttavia si spezzò, riportando Tatsu alla realtà, o al sogno, in cui si trovava. La figura di Yukiko di disgregò in mille scintille, mentre intorno a lui il mondo si scioglieva, tornando ad essere buio e misterioso. Quasi se ne dispiacque, tuttavia la sua mente riusciva ancora in parte a comprendere che nulla poteva essere reale in quel luogo, ma si sa, le emozioni e i pensieri irrazionali trasmettono fulminee e forti sensazioni, che vanno oltre la realtà.

Le lucciole in cui l'immagine di Yukiko si era divisa, formarono una lunga scia, quasi invitassero il senju a percorrerla. Il padre, o forse la madre della Foresta, gli parlò nuovamente, in un idioma diverso dal precedente, una lingua a lui comprensibile, ma che per lei pareva quasi dolorosa da pronunciare. Si rammaricò di non poter comprendere la lingua degli alberi, la lingua del Grande Albero, e di tutta la natura ad esso collegata. Forse con l'allenamento, e lo studio del clan, forse proprio alla fine di quel suo viaggio, avrebbe imparato anche quello.

Mentre percorreva l'effimera strada nell'ombra, il suo sguardo era perennemente rivolto alla luce, così lontana e così calda, unico faro in quel luogo. Sulle labbra sentiva ancora il sapore di quelle di Yukiko, una reminescenza passata, poichè ella non era qui. Eppure gli era sembrava così vera, così viva, così calda al tocco. Un calore simile a quello della luce verde che i suoi occhi cercavano incessantemente. Un Padre, così immaginava il Grande Albero, la sede primordiale del clan Senju, tuttavia, dopo quel sogno ad occhi aperti, non poteva far altro che pensare a lei come una Madre.

Una madre di cui sentiva ancora il sapore sulle labbra.

 
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view post Posted on 27/4/2014, 18:18     +1   -1
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Man a mano che proseguiva lungo quel cammino indicato dalle lucciole, la luce verde in lontananza pareva farsi sempre più prossima, raggiungibile, mentre il suo calore cominciava ad aumentare gradualmente sulla pelle del giovane Senju.
Nonostante il suo aumentare di intensità, sia in calore che in luminosità, fosse fastidioso, era un fardello sopportabile, seppur con un certo sforzo. Dopotutto, raggiungere la meta prefissata non è mai facile, si trovano sempre ostacoli, lungo il proprio cammino, che possono farti desistere, rallentare, portarti a deviare la tua strada, ma se la volontà è ferma nelle sue decisioni, allora nulla le impedirà di raggiungere i propri obbiettivi, indifferentemente dal resto, indifferentemente dagli altri. Tutto dipende solo da se stessi.

La verità... non è mai facile... da raggiungere....

Quella voce era l'unica compagnia in quel suo silenzioso cammino, mentre la luce si faceva ormai prossima, tanto intensa da abbagliarlo.
L'oscurità intorno a lui si dissipò, rivelando un paesaggio quanto mai irreale: il cielo velato di nubi grigiastre, sovrastava un campo immenso, pallido come la neve, mentre pochi alberi sparuti innalzavano le foglie verso un sole che era nascosto.
Ciò che però attirò l'attenzione di Tatsumaru fu l'immenso albero che si trovava nel centro di quella raduna che, osservandola bene, era completamente ricoperta da bianchi soffioni.

UtRb8CO

E la luce verde, che illuminava quel mondo, pareva quasi provenire da l'albero più grande che il ragazzo avesse mai visto, simile ad un salice piangente. I rami, ricoperti di foglie di un tenue rosa pallido, venivano leggermente accarezzati da un venticello pigro, che faceva stormire leggermente quella chioma enorme, emettendo un suono che pareva quasi un linguaggio arcano, dimenticato ormai da tempo dagli uomini.

तपाईं छोरा थालिसक्यो।
तर आफ्नो यात्रा साँच्चै समाप्त भएको छ


Ed eccolo, finalmente, ai piedi di quell'albero, lo sguardo rivolto verso la fonte di luce che irradiava ogni cosa, e ciò che vide lo lasciò basito.
Nel tronco dell'immenso albero, una figura era avviluppata al suo interno, risplendente di fulgida luce calda e amorevole. Il capo chino era nascosto da lunghi capelli che si perdevano tra il fogliame rosa, il corpo fasciato da una veste bianca di seta, delicata e leggera come i soffioni bianchi che la circondavano. Era seduta su di una rientranza del tronco, eppure sembrava in qualche modo farne parte, mentre piccole radici le cingevano le gambe e in parte le braccia e il busto, facendo perdere alla vista il resto del corpo, imprigionato nel legno.
Un fremito, di quella splendente creatura, fece intuire che fosse viva, e il capo si alzò, i suoi occhi fissi in quelli del giovane. Occhi verdi come smeraldi, luminosi e abbaglianti scrutavano il ragazzo, mentre un tenue sorriso le si dipingeva sul volto, labbra scarlatte che si piegarono amorevoli.

PzvaBxt

तपाईं छोरा थालिसक्यो
Ed infine... sei giunto... figlio...

 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 30/4/2014, 16:14     +1   -1




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*Pensato*
"Parlato"




Un mare di soffici e delicati fiori bianchi, questa la ricompensa dopo il lungo cammino nell'oscurità, guidato dalla luce sempre più intensa, l'essenza del Grande Albero, e dalla sua voce, sempre più chiara nelle orecchie del giovane.

Sembrava un paesaggio innevato, con grigie nubi a nascondere i colori del cielo, eppure era vivo, nonostante la freddezza che emanava. La sua luce poteva sembrare tetra, ma il calore era confortante, e Tatsu vi si cullò, lasciandosi avvolgere, cercando in esso la forza di proseguire. Il bianco, il colore dell'aldilà, della morte, ma anche della purezza, dell'estremo sacrificio. Gli antichi samurai vestivano di bianco durante il seppuku, l'ultimo atto onorevole che era loro concesso nella sconfitta, un passaggio volontario dalla vita alla morte, un confine superabile con un piccolo gesto. Così si sentiva Tatsumaru, nel muovere i primi passi in quel mondo, in quell'illusione talmente profonda che cominciò a chiedersi se si sarebbe mai risvegliato. Quel candore, tutta quella staticità e purezza, sconcertava il ragazzo, che aveva sempre considerato la vita un guizzo di fiamma, lo scorrere impetuoso di un fiume, la sfuggente melodia del vento. La morte era immobilità, era la fiamma che si spegne, l'acqua che si arresta, tramutandosi in ghiaccio, la bonaccia che zittisce il mondo. Il freddo che resta quando il calore svanisce.

A convincerlo a proseguire, a convincerlo che forse ciò che vedeva non era la sua morte, era il calore che quella luce emanava, e il rosa tenue dei petali di quel grande albero in mezzo al bianco e al grigio. Sebbene i suoi colori non fossero accesi, risaltavano in quel freddo paesaggio. I suoi petali, così simili al ciliegio, la cui fioritura è effimera come la vita del guerriero, la sua forma, un salice piangente, il cordoglio della natura. No, non era una visione edificante, non era la pace degli shinobi, non erano le labbra di Yukiko. Eppure, senza che se ne fosse accorto, aveva camminato in quella candida distesa, guidato dal calore e dalla luce verde che si sprigionava tra le frasche, e sotto di esse era stato accolto, quasi come in un abbraccio materno, mentre il canto del vento sospingeva le parole della Madre.

Si, non vi erano più dubbi, il Grande Albero era una madre, e i suoi occhi ora potevano godere della sua visione. Tutt'uno con il legno, e con la natura di quel luogo, una figura femminile lo osservava con penetranti occhi verdi, carichi della stessa luce che lo aveva condotto al suo cospetto. Un rosso sorriso amorevole bastò a spazzare via l'incertezza dal giovane, che imbarazzato dall'essere nudo di fronte a lei, cadde in ginocchio, coprendo le proprie vergogne, e inchinandosi in segno di rispetto.

"M-madre... è dunque così che devo chiamarti? Perdonami per aver travisato il tuo essere... Io..."



Non sapeva che dire, di certo non era nulla che la ragione potesse supportare. Così abituato ad affidarsi alla logica, quella visione divina lo spiazzava, e gli ci volle qualche secondo per riuscire a reagire.

"Madre della Foresta... Se sei davvero tu, perchè non posso capire ciò che mi sussurri? Se sono davvero tuo Figlio, e se tu sei davvero mia Madre, perchè non comprendo la lingua che parli?"



Questa era uno dei quesiti sorti nell'animo del Senju, ma molti altri erano nati durante il suo cammino.

"Sono giunto alla sede del clan per trovare equilibrio, risposte, e serenità dai dubbi che mi hanno assalito in questi ultimi tempi. La guerra contro Watashi, che ha devastato i tuoi Figli primogeniti, e anche l'umanità, il difficile percorso che ho scelto di intraprendere per raggiungere la pace che sogno, e che forse hai visto dentro di me... e si, anche lei, Yukiko, anche per lei mi sono recato a meditare sotto il Grande Albero del clan."



Si concesse una pausa, per riordinare le idee. Doveva focalizzare i suoi pensieri, e comprendere cosa realmente gli stava accadendo. Per la prima volta dall'inizio di quella conversazione, alzò il capo alla figura nell'albero, e guardandola intensamente negli occhi, a costo di diventare cieco, chiese risposte.

"Quello che mi hai fatto... le lame che mi hanno trapassato... la lunga camminata nelle tenebre, spogliato di tutto... la visione del mio sogno... e si, anche questo luogo... Qual'è il significato di tutto ciò? Si tratta di una sorta di cammino interiore? Ti prego, dammi delle risposte! Tu sai quanto l'ignoranza mi faccia soffrire..."



Emozionato da una tale visione? Probabile, ma sicuramente determinato ad andare fino in fondo.

 
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view post Posted on 5/5/2014, 10:39     +1   -1
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Una risata delicata uscì dalle labbra della donna, simile al lieve cinguettio di un uccello, tanto il suo suono era limpido, mentre, con espressione amorevole, continuava a scrutare il ragazzo che, imbarazzato per la sua nudità, si era prostrato ai suoi piedi.

Non temere, figlio... Sono secoli, ormai... che non mostro il mio vero aspetto... e l'essere uomo o donna... non mi è di alcuna importanza...

La voce le uscì leggermente rauca, come se fosse da molto tempo che non usufruiva delle sue corde vocali. Eppure, nonostante la tonalità era leggermente arrocchiata, dava una sensazione di calore che scendeva fino al cuore.
E con sguardo amorevole, con quei suoi occhi verdi, fulgidi d'amore, continuò ad osservare il ragazzo, scrutando fin dentro il suo animo, vedendo ciò che attanagliava il suo cuore e che la sua voce stava dando forma.
Comprendeva i dubbi del ragazzo, e, in qualche modo, il giovane seppe che quegli stessi dubbi erano condivisi da quella figura divina che, lentamente, si faceva spazio tra le radici, riuscendo a liberare le mani pallide affusolate.
Una di queste si posò sul capo del giovane in una carezza affettuosa, i lunghi capelli rosa, tenui come il colore delle foglie di quell'albero, che ricadevano sul terreno, rievocando nuovamente il pensiero al salice piangente.
Tanto aveva da raccontare, quella donna, e sapeva che il suo racconto avrebbe potuto far gettare ancora più ombre nel cuore del giovane, ma la verità andava cercata, trovata e, solo coi più meritevoli, condivisa.

Perdona... se ho difficoltà... a comunicare... nella vostra lingua... Per tanto tempo sono rimasta ad osservare... ascoltare... e parlare, adesso, mi risulta così strano e difficoltoso...

Un sorriso divertito illuminò il viso, mentre la figura, che ora era avviluppata all'albero solo per qualche radice che le cingeva in parte i fianchi e le gambe, si andava ad inginocchiare difronte a Tatsumaru, così da potergli parlare occhi negli occhi, l'uno accanto all'altro, come se fossero due vecchi amici che si ritrovano a contemplare la fioritura dei ciliegi.

Sono secoli, ormai... che l'antica lingua è andata perduta... Colpa dell'uomo, che ha iniziato a diventare sordo alla voce della Madre Terra... ma c'è speranza... speranza per riuscire a risentire... l'antica voce...

Lo sguardo della donna si fece velato di una leggera tristezza, che per n attimo ne offuscò la bellezza eterea, conferendole un'aurea di cordoglio che stringeva il cuore in una morsa d'acciaio.

La tua stirpe, così come la mia, era in grado di sentire la voce della Terra. Millenni fa vivevamo a stretto contatto con la natura, in completa simbiosi con essa. Vivevamo negli alberi, nei fiori, in qualsiasi cosa la Madre ci offrisse, e la contemplavamo, ascoltandone la voce, seguendone i consigli.
Un giorno, però, arrivò l'uomo.... Era una creatura si simile a noi, eppure non riusciva a sentire la voce della Madre, perché superbo e altezzoso. Borioso di se, credeva che ciò che la Madre offriva tanto gentilmente, appartenesse a lui di diritto... E' stato allora che la nostra gente decise di insegnar loro ad amare e rispettare la Madre Terra, che ci ha creato, accudito, cresciuto nel suo grembo fecondo.
Alcuni di noi riuscirono nell'intento, condividendo i nostri saperi con l'uomo, con coloro che mostravano di possedere lo stesso amore per la Natura che alimentava il nostro cuore. C'erano uomini, però, che non la pensavano allo stesso modo, che continuavano a persistere sull'idea che tutto gli fosse dovuto, che doveva essere la Natura a piegarsi ai loro desideri.
Fu grande battaglia, e sangue e fuoco diramarono su queste lande. La mia gente non era preparata alla guerra, ai combattimenti. Da sempre vivevamo nel rispetto dell'armonia tra gli esseri viventi, ci era inconcepibile, completamente abominevole, tentare anche solo minimamente di far del male ad un'altra creatura nata dal ventre della Madre, eppure gli uomini non si fecero alcuno scrupolo. Abbatterono gli alberi per costruire i loro ripari, nonostante avessimo insegnato loro come fosse possibile vivere insieme alla natura; bruciarono intere foreste, solo per avere più spazio a loro disposizione, o anche solo per riuscire a stanarci, perché invadevamo i loro spazi. Mai ho compreso questo loro atroce egoismo...


Calde lacrime iniziarono ad imperlare gli occhi della donna, al ricordo dei dolori passati per colpa dell'egoismo e della avidità degli uomini.

La mia gente non poté fare altro che nascondersi, fuggire in cerca di riparo. La Madre Terra, in più di un'occasione, venne in nostro soccorso, ma quegli uomini avevano imparato a manipolare la natura a loro volere. Mostri abominevoli! Come potevano costringere ciò che è spontaneo a seguire i loro desideri?
E fu così che i nostri animi iniziarono a diventare torbidi. Per la prima volta, provammo rabbia, odio per gli esseri viventi, eppure non tutti gli uomini si erano mostrati tanto malvagi. Coloro che avevano deciso di seguire i nostri insegnamenti ci aiutarono, ci protessero. Alcuni di loro persero la vita, per salvarci, ma non bastò.
Il nostro spirito vive in simbiosi con la natura e se questa muore, anche la mia gente, inesorabilmente, muore... E furono proprio gli uomini, che noi tanto odiavamo, a darci una soluzione, un modo per riuscire a sopravvivere in qualche modo.
Fu così che la nostra gente iniziò ad unirsi con quei pochi uomini che seguivano l'amore che condividevamo per la natura. E mentre la mia razza si assottigliava, nasceva un ibrido, uomini in grado di manipolare la natura senza però sovrastarla, senza darle imposizioni maligne, uomini che, come noi, continuavano a sentire al voce della Madre, a parlare la nostra lingua, la lingua antica... I primi Senju, erano. Gli avi di cui tu porti il nome.


Tra le lacrime, apparve un sorriso malinconico, mentre accarezzava amorevole il viso di Tatsumaru, quasi come se, nei suoi lineamenti, rivedesse il passato.
E, mentre la donna parlava, il giovane quasi poteva rivedere, riflesso nei suoi occhi smeraldini, ciò che la donna raccontava. Vide un mondo in cui la natura cresceva incontrollata, libera da ogni genere di restrizione, ed esili creature, simili all'uomo eppure così diverse, vivere negli alberi, nelle rocce, nell'acqua, in qualsiasi cosa prendesse vita dalla Madre Terra. Erano creature di incommensurabile bellezza: eteree, vagamente androgino, più simili a ninfe che a uomini, eppure di questi ultimi avevano le fattezze.
E vide gli uomini, rudi e grezzi, a loro confronto. Vide come le ninfe dei boschi cercassero di avvicinare l'uomo alle loro usanze, a vivere secondo la voce della Madre, secondo l'amore. E vide l'ottusezza di alcuni di loro, vide la loro sfacciataggine, vide il loro scempio: boschi in fiamme, alberi abbattuti per il semplice gusto di farlo, e loro, quelle splendide creature venire brutalizzate e poi uccise, usate come semplice divertimento e sollazzo. Eppure, in questa visione d'orrore, vide che vi erano uomini che avevano combattuto contro questi soprusi, contro questi abomini, e un neonato, stretto tra le braccia di una donna, affiancata da una delle ninfe. Il primo ibrido. Il primo Senju.

Gli anni passarono inesorabili, mentre il numero della mia gente iniziava ad assottigliarsi. Diventammo troppo pochi, mentre l'uomo continuava a sopprimerci come bestie, i Senju, i nostri figli, nostra unica protezione.
Il nostro numero divenne talmente esiguo che decidemmo, per sopravvivere, di incarnarci direttamente negli alberi che tanto amavamo, unirci completamente alla natura. Alcuni si allontanarono dalle foreste, unendosi al mare, altri si unirono alla terra e alla sabbia, altri alle montagne e ai fulmini, mentre io...


Ed ecco che la vide. Una ninfa leggiadra, esile, coi lunghi capelli rosa ad incorniciare un viso radioso, eppure pieno di tristezza, mentre era china su un piccolo germoglio, di cui accarezzava amorevole le prime foglie. Dietro di lei un uomo le cingeva le spalle con le sue braccia forti, lo sguardo azzurro carico di una tristezza quasi comparabile a quella della donna. Fu con un tuffo al cuore che il giovane Tatsumaru riconobbe quello sguardo: lo vedeva ogni giorno riflesso nello specchio. Non mi lasciare, te ne prego... Deve esserci un'altra soluzione. La donna sorrise malinconica, accarezzando il viso dell'uomo con lo stesso amore con cui aveva accarezzato il germoglio. Non temere. Io non ti lascerò, sarò sempre al tuo fianco, nella natura che ti circonda, e nel tuo cuore. Posò delicata una mano sul petto dell'uomo, all'altezza del cuore. L'ombra delle lacrime si delineò su quei suoi occhi azzurri, mentre la figura della ninfa iniziava a diventare sempre più evanescente. Ti ho insegnato ad ascoltare, e nella voce della Madre sentirai anche la mia, quindi non dimenticare... Non dimenticare... Un ultimo bacio sulla guancia dell'uomo, e la donna svanì, la sua tenue luce verde che, fluttuando leggera e polverosa, andò ad avvolgere il piccolo germoglio. E quell'uomo, da allora, se ne prese cura, proteggendolo e aiutandolo a crescere. Dopo di lui suoi figlio, e i figli dei suoi figli, continuavano a prendersi cura di quello che, col trascorrere degli anni, divenne un grande albero, forte, robusto e rigoglioso. L'Albero sacro al suo clan.

Col passare delle generazioni, però, iniziarono a dimenticare... Sentivano la voce della Madre, eppure non riuscivano a comprenderla, dimentichi della lingua antica... Forse per via della nostra scomparsa, forse perché non avevamo insegnato bene, eppure continuarono a seguire i nostri amorevoli insegnamenti, compensando la mancanza linguistica coi loro gesti, con le loro azioni.
E io ho osservato, ho continuato a farlo per tutte queste decine, centinaia, migliaia di anni. Ho visto l'orrore delle guerre susseguirsi l'uno dopo l'altro. Il mio cuore piangeva nel vedere come lo scempio verso il mondo si ripetesse, come la bestialità dell'uomo si riversasse anche sui suoi simili. Osservavo dolorante e speravo. Speravo con tutto il cuore che tutto questo avesse fine, che la pace tornasse a regnare nel mondo e nel cuore degli uomini.
E ora, quest'ultima piaga, Watashi...


La donna rabbrividì leggermente, stringendosi le mani, quasi non tollerasse ricordare, gli occhi che si chiusero istintivamente, mentre rabbrividiva, evitando così al giovane Senju di vedere altro orrore.

Non potevo più tollerarlo. Dovevo fare qualcosa, avvertire qualcuno!

E gli occhi si aprirono nuovamente, le mani che si andarono a stringere alle sue.

Perché so che la speranza non è perduta.
 
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°Tatsumaru°
view post Posted on 9/5/2014, 11:03     +1   -1




Narrato
*Pensato*
"Parlato"




Una ninfa, un essere di un tempo passato, con una triste storia di ignoranza e conflitto troppo simile a molte altre. Tatsumaru ascoltò ogni singola parola, che minava tutte le certezze che aveva sulle origini del suo clan. Forse ciò che veniva insegnato era solo una menzogna per nascondere un conflitto passato? Oppure era una versione diversa della stessa storia?

Mentre il suo pensiero volava sulle parole della ninfa, ella trasmise le immagini di quell'orrore attraverso i suoi occhi verdi, profondi come pozzi. Sul fondo di quel pozzo intravide qualcosa che mai si sarebbe aspettato di vedere. Una donna dai lunghi capelli rosa, la ninfa, alle sue spalle un uomo il cui volto gli era terribilmente noto. Quell'uomo era lui, forse un più cresciuto, ma il suo sguardo era inconfondibile. Cosa significava tutto ciò? Che fosse un trucco per immergerlo nel triste racconto e manipolarlo? Forse era la sua mente a condizionare la visione, non poteva saperlo, ma quando l'essere che aveva di fronte strinse le sue mani, il suo viso confuso si abbassò, e i suoi occhi osservarono le dita affusolate sopra le sue.

"Tutto ciò è molto triste... tuttavia... qual'è il mio ruolo in tutto ciò? Perchè le lame, la visione, perchè proprio io?"



Ritrasse le mani, e con espressione interrogativa cercò nuovamente di scrutare gli occhi di lei, in cerca di nemmeno lui sapeva cosa.

"Mi parli di brutalità passate... mi riveli l'origine del nostro sangue... quella donna... quella ninfa... eri tu, vero? E quell'uomo... quell'uomo ero... io?"



Non credeva nella reincarnazione, e sebbene avesse assistito a parecchi portenti e fatti inspiegabili, si era sempre rifiutato di cercare una spiegazione che non fosse quella terrena. La morte era definitiva in se stessa, nessuna seconda possibilità, nessun dopo, dunque ai suoi occhi quell'uomo era un costrutto della sua mente, o di quella della ninfa.

"Mi parli di speranza ritrovata... cosa credi che sia? O meglio, chi... tu vedi in me quell'uomo, non è vero? Per questo mi hai accolto dentro di te, per questo stai dicendo a me tutto questo, nonostante io non sia il capoclan, nonostante le motivazioni che mi hanno condotto qui siano così egoiste..."



Forse uno spiraglio di luce si stava aprendo nella foschia del dubbio. Tatsu continuò a fissare perplesso quella figura, non sapendo se sarebbe riuscito a darle ciò che cercava.

 
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view post Posted on 12/5/2014, 16:23     +1   -1
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La donna sorrise materna, conscia dell'incredibile confusione che aveva creato nella mente del giovane Senju. Era plausibile, dopotutto la verità di un passato che da sempre si cerca di dimenticare è sempre difficile da comprendere appieno, e ciò faceva giustamente nascere nel giovani altri dubbi, oltre a quelli che già albergavano nella sua mente e nel suo cuore.
Perché scegliere proprio lui, per rivelare questa amara verità?

Perché non posso continuare a tacere, ad osservare senza poter far nulla... E tu sei l'unico con il quale io riesca a comunicare, perché nelle nostre vene scorre lo stesso sangue, seppur differente, dopo secoli passati.

Gli occhi della donna si fecero velati di malinconia, mentre manteneva le mani posate sulle gambe avvolte dalle radici, lo sguardo leggermente abbassato, mentre le lunghe dita accarezzavano quelle escrescenze lignee.

L'uomo che hai visto era un tuo antenato, mio figlio, il primo Senju che diede vita alla stirpe da cui tu discendi. Ed è per merito di questo legame di sangue che sono riuscita a mettermi in comunione con te, ma era necessario un contatto più... Fisico, che spirituale, ecco il perché dei miei rami, che si sono avviluppati a te, ecco perché ti ho inglobato nel mio tronco nodoso...

Gli occhi si alzarono sul giovane, mentre una brezza gelida accarezzò, rabbrividendo, le loro membra. Gli occhi della donna avevano momentaneamente perso il barlume amorevole, di cui aveva preso posto un cipiglio più severo e austero.

Ascoltami Tatsumaru, perché non avrò modo di ripetertelo di nuovo. Tu vuoi costruire un mondo di pace, così da riuscire a far vivere felici e serene le persone a cui più tieni, le persone che più ami, privandole dei fardelli che ammorbano la loro anima, ma devi stare attento, perché il tuo progetto è estremamente pericoloso da raggiungere.
Watashi è solo stato l'inizio, l'incipit che ha risvegliato negli uomini l'odio e la sete di potere che erano riusciti con estrema difficoltà ad assopire. Arriveranno giorni oscuri, in cui la minaccia giungerà alle vostre spalle, senza che ve ne rendiate conto. Nulla a che vedere con Watashi, la cui minaccia era palpabile e visibile davanti agli occhi di tutti, no... Uomini senza scrupoli stanno iniziando a tessere le loro brame di potere, per distruggere tutto ciò che è stato costruito fino adesso, e la minaccia si muoverà nell'ombra, a voi completamente invisibile.
Nessuno sarà al sicuro, ne Kumo, che si è chiusa nelle sue mura, ne Oto, la cui ubicazione è sconosciuta ai più. L'ombra nata dalla malvagità insita nell'animo umano si sta estendendo e, presto, gli orrori del nostro passato si ripeteranno...
E a quel punto, tu, Tatsumaru Senju, figlio di Hideki e Ayame Senju, discendente della mia stirpe e del mio sangue, che cosa farai?
Seguirai la tua strada, verso un mondo di pace, o ti farai tentare dalle ombre che, ahimè, vivono anche nel tuo cuore? La scelta sarà difficile, ti porterà dolore o gioia, ma dovrai essere pronto, quando ciò avverrà...


Una nuova folata di vento freddo scompigliò le loro lunghe chiome, nero e rosa vorticarono davanti agli occhi azzurri del giovane, che per un attimo dovette chiudere gli occhi, tanto era stata intensa quella raffica di vento... Un battito di ciglia e la donna d'innanzi a lui era sparita, forse completamente inghiottita dall'albero, mentre alcune foglie di un tenue rosa pallido volteggiavano lentamente, per poi ricadere sul morbido manto erboso, lasciando Tatsumaru ai suoi più profondi pensieri, solo, forse in apparenza, in quella raduna sconfinata...
 
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29 replies since 22/3/2014, 19:20   421 views
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