Un tuffo nel passato, Ruolata libera per Karen91 e .Melo

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 20/3/2014, 14:28     +1   -1
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


L'oscurità era scesa e riposarsi era d'obbligo. Ne avevano percorsa di strada da quando lei e Ashi erano scappate da Hime e Kirinaki. Fuyuki era ancora disperso e i pensieri della dolce Chiaki andavano per lo più a lui in quel lungo tragitto verso Kumo. Watashi era riapparso e la guerra era alle porte. Non avrebbe combattuto senza prima rivedere il suo amato almeno un'ultima volta. Un ultimo sguardo intenso che avrebbe intrecciato le loro anime. Il buio imperversava ma la paura di dormire si faceva sempre più evidente.
Troppi incubi avevano intaccato i suoi sogni in quelle notti per questo aveva deciso per l'ennesima notte di tenere lei la guardia. Le occhiaie erano evidenti sul suo viso candido, troppo scure per non essere notate. La bella Uchiha, già dormiva da un pezzo e il suo viso al contrario del suo era rilassato e felice, sembrava quasi un angelo. Sorrise alla vista di quella kunoichi che era diventata più una sorella che un amica ed era felice che almeno lei fosse tranquilla. Un brivido di freddo le percorse la schiena, il sonno che le mancava iniziava a farsi sentire tramite scorciatoie. Si rannicchiò su se stessa, stringendo al petto le gambe, nella speranza di riuscir a trattenere un po' di calore e vi ci immerse la testa nella disperazione più totale.
Non si era mai ridotta in quello stato da quando era morta la sua mamma. Amare era la cosa più difficile che la logorava completamente. Oltre ad essere il suo punto di forza più grande, diventava anche il suo punto più debole. Stava persa nei suoi pensieri quando avvertì un rumore improvviso. Niente d'eccessivamente forte ma che la spinse a mettersi in piedi immediatamente. Si guardò interrogativa, scrutando con il byakugan gran parte della foresta.
Tutto sembrava al suo posto. Tirò un sospiro di sollievo e prima che riprendesse posto, vicino a quell'albero che sarebbe stato il compagno di tutta la sua lunga notte, lo vide a terra ancora sporco del suo sangue; era il diario di Fuyuki. Da quando glielo aveva dato ancora non aveva osato aprirlo ma mai se ne era separata, portandolo sempre con se. Sicuramente era stato quello a far rumore scivolando dalle sue vesti. Si riappoggiò alla dura corteccia e facendo attenzione, quasi avesse tra le mani un manufatto raro sfiorò il nome inciso del suo amato. Quanto gli mancava, quanto avrebbe voluto abbracciarlo anche solo per un istante, sentire il profumo della sua pelle e provare nuovamente quel bacio.
Prima che se ne accorgesse il suo viso era già diventato paonazzo e accaldato, forse per colpa dei pensieri che si susseguirono subito dopo. Scosse la testa, prima che la sua mente le giocasse brutti scherzi con le allucinazioni. Senza farci troppo caso stava già sfogliando quel piccolo ammasso di fogli, che le scorrevano tra le dita accarezzandole lievemente. Un po' si sentiva in colpa, era come invadere la privacy di qualcuno ma poi si ricordò che era stato lui a volere che lei ottenesse quel diario, il suo sensei le aveva donato il cuore e tutto se stesso.
Sorrise, le piaceva troppo la sensazione di sentirsi amata da qualcuno. Lei che aveva perso tutto, finalmente era arrivato anche il suo momento. Il momento che qualcuno capisse realmente i suoi valori, che tenesse a lei più della sua stessa vita. Adesso una nuova voglia era nata in lei, un nuovo sentimento che si contrapponeva a quello precedente. Voleva sapere tutto di quello Hyuga che le aveva rapito l'anima, voleva sapere tutto su quell'individuo che qualche anno addietro le era piombato in camera senza farsi troppi problemi.
Doveva cominciare dal principio per arrivare poi alla persona che era diventato. Le sue mani si fermarono su una pagina, non era prettamente liscia e alcune scolature dell'inchiostro facevano presagire che fosse stata bagnata. Quel punto l'aveva colpita così s'immerse in una lettura che le avrebbe aperto e collegato una parte della sua vita. Un tuffo nel passato.
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 20/3/2014, 17:20     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


L'incessante tamburellare della pioggia contro la finestra scandiva gli istanti che trascorrevano e un bambino guardava al di fuori di essa, come ammirando le lacrime che fuggivano dal cielo plumbeo per infrangersi inesorabilmente contro il suolo. Era come perso in quello spettacolo, quasi stesse cercando di trovare una spiegazione a ciò che i suoi occhi osservavano, affamati di conoscenza, senza però riuscirci; tuttavia ciò non lo destava dal suo interesse, anzi. Il mistero che si celava dietro quel fenomeno sembrava affascinarlo più dello stesso, ma qualcosa, anzi qualcuno, lo riportò bruscamente con i piedi per terra.
Un uomo, ancora lontano, macinava metri con passi rapidi e pesanti, calpestando il fango che costellava il sentiero che conduceva alla casa di Fuyuki, che incuriosito seguì ogni spostamento dell'ospite fino a quando non lo vide entrare in giardino, avvicinandosi sempre di più alla soglia che lo teneva fuori a lottare contro il clima impervio e avverso. Una smorfia perplessa si dipinse sul volto del piccolo, mentre i pugni del nuovo arrivato si sfogavano contro la porta, catturando immediatamente l'attenzione di Mayuki Hyuga, che rapida corse ad accoglierlo.


Mayuki - Daisuke? Non riesco a crederci, siete rientrati così presto!

Se la donna si era mostrata entusiasta nella sua esclamazione, lo stesso non poteva dirsi per Daisuke, che con aria afflitta si trascinò dentro senza nemmeno attendere il consenso di lei.

Daisuke - E' ancora presto per gioire, Mayuki.

Le sue parole risuonarono pesanti come macigni e un'espressione preoccupata rimpiazzò rapidamente quello che prima era stato il sorriso della Hyuga.

Mayuki - Dov'è Ryu?

Chiese lei, aspettando impaziente una risposta da parte del suo interlocutore. Intanto Fuyuki non aveva potuto fare a meno di ascoltare quanto i due adulti si erano detti e lesto come un piccolo felino si era allontanato dalla finestra per avvicinarsi all'ospite, così da poterlo studiare meglio. Era un uomo dalla stazza imponente, avvolto in una lunga veste nera; i capelli mossi gli cadevano sulle spalle possenti e il viso rigato dai segni di numerose battaglie conferivano al suo sguardo smeraldino un'aria ancora più gelida e severa. Ciò che però catturò più di ogni altra cosa la sua attenzione fu ciò che si trovava sopra gli occhi freddi di quel brutto ceffo: il coprifronte di Konoha. Nel vedere quella placca di metallo gli occhi di Fuyuki si illuminarono per l'ammirazione e un grosso sorriso si inarcò sul suo visetto.

- Tu sei uno dei compagni del mio papà! Dov'è lui adesso?

Era da parecchie settimane che suo padre, Ryu, era partito per un'importante missione e se uno dei suoi compagni aveva fatto ritorno al villaggio significava che il loro compito si fosse concluso. Non vedeva l'ora di riabbracciarlo, di parlargli delle sue prime esperienze in accademia, di mostrargli ciò che aveva imparato durante la sua assenza. Tuttavia lo shinobi, ricambiando il suo sguardo, non fece altro che fissarlo con occhi afflitti e traboccanti di pietà. Ciò fece spegnere il sorriso di Fuyuki, che vide l'uomo e la madre allontanarsi dall'atrio e spostarsi verso un'altra stanza.

Mayuki - Daisuke è stanco, non vorrai assillarlo con le tue domande, vero Fuyuki? Perché non vai a giocare di sopra con Ayame?

Tutto ciò non lo convinceva. Annuì mentendo, mentre la madre chiudeva la porta della stanza; non lo faceva mai quando riceveva qualche ospite. Fuyuki aveva sì soltanto nove anni, ma di certo non era uno stupido sprovveduto. Si avvicinò silenziosamente alla porta, adagiando l'orecchio contro la superficie lignea per poter udire le parole che i due si stavano scambiando.

Daisuke - Sono rientrato soltanto adesso.. dovrei andare a fare rapporto all'Hokage, ma ho pensato fosse più giusto venire qui prima.

Ciò che sentiva non era tutto quello che i due si dicevano, dato che non sempre il tono della voce di entrambi riusciva a infrangere l'ostacolo che li separava dal bambino, che tuttavia cercava di sforzarsi per comprendere il più possibile, provando perlomeno a udire ciò che era più importante, tralasciando il resto.

Daisuke - L'ha fatto per noi.. ci ha salvati tutti.

Solo questo riuscì a raggiungere le orecchie. Poi soltanto il pianto della madre poté raggiungerlo, alimentando i sospetti e i dubbi che continuavano a crescere nel cuore di Fuyuki. Suo padre l'aveva sempre messo in guardia riguardo i pericoli che la carriera dello shinobi comprendeva, specialmente quando aveva deciso di iscriversi in accademia per seguire le orme dei suoi genitori, due ninja al servizio del villaggio dei quali era fiero e orgoglioso. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata e calde lacrime solcarono il suo volto pallido, mentre dalle labbra rinsecchite di Daisuke usciva ciò che il piccolo in cuor suo aveva ormai capito.. ma che non avrebbe mai voluto sentire.

Daisuke - Ryu Hyuga è morto.

 
Top
view post Posted on 20/3/2014, 23:33     +1   -1
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


La pace e la tranquillità regnavano in quel luogo, silenzioso e armonioso. La natura sembrava aver inghiottito tutto ciò che la circondava, facendo scomparire dentro di essa persino quell'abitazione. Nessuno sarebbe passato di li, nessuno che non fosse stato realmente intenzionato a farlo. Il canto degli uccelli rendevano più misterioso e spettacolare quel posto, insieme alle cascate di fiori che ne abbellivano ogni singola parte. Dei piccoli animali sbucarono dal nulla ad alimentare la sensazione di benessere che avrebbe donato a chiunque quel luogo.
Nella concentrazione più totale, una donna dalla chioma blu come la notte se ne stava li in ginocchio con le mani interrate alle prese con quel piccolo orticello che lei stessa aveva creato. Il sole filtrava tra il fitto fogliame. La giornata era ideale per raccogliere i frutti del proprio lavoro. Delle enormi cesoie passarono per le mani della bella fanciulla, pronta a snellire un gonfio cespuglio di mirtilli. Solo fissandolo meglio notò una chiazza blu che non aveva mai visto. Il suo sguardo da perplesso, si trasformò in un sorriso divertito.
Sapeva esattamente chi si nascondeva li dentro. Scostò alcuni rami e la vide, rannicchiata, il viso completamente colorato di viola e le guance piene. Un piccolo frugoletto ladruncolo, sembrava aver spostato le attenzioni delle sue marachelle. Non appena i suoi occhi perlacei si specchiarono in quelli identici di colei che l'aveva messa al mondo, abbassò lo sguardo colpevole ma la donna non la sgridò, anzi la prese tra le sue braccia, trascinandola fuori da quel posto sudicio. Sapeva di sbagliare ma non riusciva a prendersela con lei.

- Guarda che pasticciona, ti sei sporcata tutta. Cosa farei senza di te che mi illumini le giornate? - disse la Hyuga abbracciando la bambina e bisbigliandole all'orecchio quella dolce domanda retorica.

Dal canto suo la pargoletta si lasciò strapazzare, godendo di quell'affetto smisurato che quell'unica persona riusciva a darle, il bene insostituibile che solo una madre sapeva donare.

- Perché non mi dai una mano? - propose Hazuki, fissando il materiale da lavoro che aveva appena abbandonato per prendersi cura della piccola Chiaki.

La bambina silenziosamente annuì. Solitamente preferiva scorrazzare e scomparire per diverso tempo dalla circolazione, invece quel giorno era accanto a quella donna a fare una cosa tanto superflua per una bambina. Prendersi cura di alcune semplici piante. Il compito che le venne assegnato era semplice, trattare con le erbacce era solo una questione di pazienza. Si mise li in silenzio, accanto alla bella Hyuga che ogni tanto lanciava uno sguardo incuriosito alla calma inaudita e al tempo che le stava dedicando la sua bambina.
Sembrava persa nei suoi pensieri la piccola, che si trovava a incantarsi tra quelle foglie d'erba umida. Passarono pochi minuti e la formosa kunoichi sentì un colpetto sulle morbide vesti, si voltò e la vide. Il sangue scivolava lungo la pelle diafana della sua bambina, macchiando l'erbetta fresca che il suo fiore calpestava con i piedini nudi. In mano stringeva una rosa bianca, che con le sue spine le aveva oltrepassato la pelle morbida e delicata. Gli occhi le si erano completamente inumiditi ma sembrava che non volesse piangere, trattenuta chissà da cosa.
Quel giorno si stava comportando veramente in maniera strana. La mamma preoccupatissima si alzò di scatto e andò a prendere alcune bende che teneva in casa. Il silenzio della piccola però la rendeva inquieta come se ci fosse qualcosa che non andava. Dopo aver strappato alcune erbe mediche dal giardino, si prodigò immediatamente alla cura della dolce Chiaki. Fissava il suolo sconsolata, così la donna le accarezzò i capelli, del suo stesso colore. Poi fissò la rosa a terra e di nuovo quella minuscola figura uguale e spiccicata a lei.

- Perché hai voluto prendere questa rosa? - chiese incuriosito l'adulto, senza cercare minimamente di attaccare quella piccola e indifesa creatura.

- Era così bella e la volevo... - rispose in tono atono la pargoletta.

- Si ma adesso non pensi che si sentirà sola? La sua famiglia diventerà sempre più bella e rigogliosa, invece a lei non resterà che appassire. Vivendo nel ricordo di ciò che poteva essere ma che non è stata - disse Hazuki parlando quasi più a se stessa che alla sua bambina.

Non avrebbe mai voluto sentirsi sola. Il cuore a quelle parole iniziò a piangere. L'incubo che aveva fatto quella notte, adesso le tornava vivido in mente. No, non voleva perdere la sua famiglia. Delle calde lacrime iniziarono a scorrere sulle sue guance paffute, gocce che presto si trasformarono in singhiozzi e poi in un tenero abbraccio.

- Non voglio rimanere...sola - disse singhiozzando la bambina disperata.

- Nessuno ti lascerà sola. Te lo prometto - quelle parole vennero dette con sentimento ma negli occhi della donna si lesse immediatamente la tristezza nel pronunciare una possibile bugia.

D7g4Hgy

La pioggia batteva sul tetto e offuscava il panorama. Il ticchettio dell'acqua che cadeva era ritmato e per quel giorno avrebbe composto lui i suoi di quella casa. L'oscurità delle nuvole grigie, rendeva tutto più tetro e un tempo del genere non avrebbe permesso a nessuno di uscire fuori dalle loro abitazioni. La gente aveva preferito riposarsi, approfittarne, tanto i lavori all'aperto sarebbero stati sospesi per quella giornata ma una donna si era svegliata presto quella mattina. Se ne stava seduta sul tavolo della cucina e stringeva un foglio in mano. La pioggia aveva scolato buona parte delle parole ma quel pezzo di carta sembrava far riflettere parecchio Hazuki, che lo fissava pensierosa tenendo il viso sospeso da una mano.
Suo marito non c'era, partito per qualche missione commissionata dall'Hokage e il suo piccolo fiore ancora dormiva, in quella giornata così noiosa. Percorse con i suoi occhi candidi per l'ennesima volta quel foglio. Sapeva perfettamente chi le avesse mandato quella lettera, il problema era se strapparla oppure acconsentire. Non faceva più parte del clan, troppe gliene avevano fatte da quando aveva deciso di non prendere la strada già scritta per lei ma Chiaki, a lei era toccata la sua stessa sorte, la sua stessa maledizione. Il byakugan. Non avrebbe mai voluta farla entrare in quel giro di persone ma un giorno anche lei avrebbe dovuto apprendere i segreti della loro doujutsu. Sospirò amareggiata.
Non conosceva direttamente Ryu Hyuga ma le veniva richiesto esplicitamente che come figlia di uno dei membri più importanti del clan, doveva essere presente e con lei le sue progenie. Da quando si era sposata con Takayoshi aveva detto basta al clan, basta a tutto ciò che succedeva all'infuori della sua famiglia. Non avrebbe avuto più niente a che fare con loro ma quello che più di tutti la preoccupava era Chiaki. Suo padre non le avrebbe potuto insegnare quello che doveva sapere e lei, sapeva che la sua vita non sarebbe continuata per chissà quanto altro tempo. Passarono ore, prima che quel foglio venisse strappato malamente e buttato.

Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:03
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 21/3/2014, 15:12     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Un cielo che prometteva pioggia si estendeva sopra il cimitero di Konoha, mostrandosi con le sue molteplici sfumature di grigio e nero. Le stesse tonalità degli indumenti che i presenti, radunati per le onoranze funebri di Ryu Hyuga, indossavano per rispettare il lutto dei cari del defunto. Proprio loro si trovavano in prima fila e primo fra tutti il piccolo Fuyuki, che con gli occhi gonfi di lacrime e le gote arrossate fissava disperato la fotografia che era stata posta ai piedi del monumento che ospitava i nomi dei caduti al servizio del villaggio. L'uomo che aveva sempre ammirato, che aveva preso come modello, colui che aveva sempre creduto in lui adesso non c'era più; di lui non rimaneva niente, se non il ricordo e un nome inciso su una fredda lapide. La vita del ninja, la carriera che aveva scelto di intraprendere, adesso non gli sembrava poi rosea come l'aveva immaginata: era sempre stato il suo sogno vivere di avventure, ma tutto ciò si era bruscamente infranto a contatto con la crudele realtà. Un bambino smette di essere tale quando capisce che, un giorno, dovrà morire. Fuyuki aveva appena smesso di esserlo e mentre stringeva a sé la piccola Ayame, scoppiata nuovamente in lacrime, comprendeva quando dura sarebbe stata invece la vita da quel momento in avanti.

 
Top
view post Posted on 21/3/2014, 16:29     +1   -1
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Dei piccoli passi saltellanti sul pavimento ligneo, catturarono l'attenzione della bella kunoichi. Se ne stava li seduta e adesso guardava il suo dolce fiore che con gli occhietti assonnati e un enorme peluche al seguito la guardava sconsolata.

- Mamma ho fatto un altro brutto sogno - disse Chiaki con voce quasi impercettibile.

Ultimamente gli incubi erano aumentati, quel senso di solitudine che avvertiva sembrava essersi fatto largo tra i fili intrecciati della sua mente. Forse una parte di lei sapeva del destino che attendeva alla madre, ne era già cosciente oppure si potevano tradurre semplicemente in incubi. Per Hazuki si trattavano di quelli, semplici sogni che non la facevano dormire tranquilla, non si soffermò su cosa la piccolina teneva dentro di se. Per questo dopo le parole pronunciate dalla fanciulla, la bella Hyuga si alzò e le accarezzò la testa in modo tenero e affettuoso.

- Piccola mia, i sogni sono fatti per rimanere nella nostra testa - disse la giovane chinandosi per poter guardare la sua adorata dritta negli occhi - Cosa hai sognato?

Ci furono attimi di silenzio, contornati dallo scrosciare imperterrito dell'acqua che non aveva nessuna intenzione di cessare. Immagini confuse, tetre e fastidiose si fecero largo nella mente di quella piccola creatura indifesa. Da un verso voleva dire al suo genitore cosa la rendeva così ansiosa che le faceva battere il cuore forte e la notte la faceva sudare freddo da un verso non voleva dire quale brutto sogno in quei giorni la perseguitava. La piccola con la camicia da notte bianca che contrastava a malapena con la sua pelle fissò il suolo, allontanando il suo sguardo sempre vivace dalla figura che la sovrastava.

- Che morivi... - disse in tono atono la ragazzina dopo che ebbe trovato un po' di coraggio.

Tutto ciò che caratterizzava la bella Hyuga per un attimo si frantumò come uno specchio. I suoi occhi si sgranarono. In parte sapeva che era solo un sogno, a quante bambine non poteva succedere una cosa del genere? Ma sogni del genere che fossero intaccati dall'ambiente poco sereno dove viveva? No, non poteva essere o almeno non credeva. Le aveva sempre dato tanto amore come una qualsiasi madre, non pensava che in quello aveva sbagliato. La mancanza di una figura paterna e la paura di perdere per sempre l'unica persona che le stava vicino? Si, forse poteva essere quello. Non appena Chiaki rialzò lo sguardo la kunoichi cercò di ricomporsi.

- Sai tesoro che fare un sogno del genere significa che mi allunghi la vita? - disse sorridendole la figura slanciata che si era di nuovo rimessa in piedi - Guarda come sono forte...pensi che qualcuno possa stracciare tua madre?

Si colpì il petto, la sua faccia era diventata buffa e in qualche modo riuscì a portare a termine il suo intento. La pargoletta ridacchiò portandosi una mano alla bocca in segno d'educazione, poi seguì la donna che l'aveva messa al mondo. Insieme riempirono la casa di cristalline risate, interrompendo per un breve istante quel ticchettio incessante e fastidioso.
Anche se fuori pioveva di lavoro in quella casa ce ne stava da fare, così non appena ebbe riportato la serenità a suo raro fiore, la donna s'incamminò per mettersi all'opera nelle pulizie. Non appena raggiunse le scale la guardò mentre quella piccola anima fissava qualcosa fuori dalla finestra, persa in chissà quali pensieri. Il suo sguardo si fece serio e socchiudendo per un attimo gli occhi, preferì allontanarsi da li.
Chiaki da lontano fissava quel ramo ancora spezzato, un ramo che si era annerito adesso che una parte di lui era scomparsa. Lo guardava e rifletteva sul suo sogno e ripensando a ciò che era accaduto il giorno prima. Il fiore svettava sopra il tavolo, bello bianco sfumato leggermente di lilla come le iridi della stessa bambina. Dava un'aria più allegra alla casa ma allo stesso tempo sembrava aver perso la sua vera bellezza, la sua magnificenza. Viveva in quella casa ma come una creatura semimorta. La fissò e un idea balzana le salì in testa. Un'idea stupida per la mente di un adulto ma non per quella di una bambina.

- Ikki rimani qui, altrimenti ti bagni - disse la pargoletta all'enorme peluche a forma di coniglio appoggiandolo alla parete, vicino la finestra.

Afferrò la rosa nel vaso e senza badare a niente e nessuno, nemmeno alla pioggia scrosciante che le scivolava addosso, si affrettò a raggiungere quel piccolo cespuglio di rose. Provò e riprovò diverse volte, stringendo le bendature e cercando di riattaccare quel fiore sgualcito al suo ramo ma non ci riuscì. Continuava a cadere a terra, sporcandosi di terriccio, infangando ancora di più il suo splendore. Senza sosta non smise di eseguire meccanicamente quella funzione, finché l'umidità non iniziò a far screpolare persino le mani di quella bambina. Il pianto non si vedeva, mischiato alle gocce della piaggia ma i suoi occhi parlavano da soli. Cadde nuovamente dalle sue mani ma quest'ultima volta non raccolse la rosa ma rimase li a guardarla.

- Chiaki ma che fai li fuori! Rientra! - la voce preoccupata di Hazuki risuonò nella stanza, prima di uscire con una coperta e afferrare quella piccola creatura.

Vide la rosa a terra, inzuppata insieme alle bende. Non riusciva ben a capire a cosa servissero ma lasciò li il fiore per occuparsi di qualcosa che per lei era più importante. Chiaki si stava comportando in maniera strana e quel suo modo di fare, la preoccupava. Fissò per un ultima volta quel fiore ormai rovinato dalle intemperie, prima di serrare la finestra.

D7g4Hgy

Il giorno seguente fu anche peggio. Arrivò un'altra lettera a casa simile alla prima, quasi qualcuno avesse spiato le mosse della giovane Hazuki. La solita lettera, firmata dalla stessa persona. L'aveva letta troppe volte e conosceva il suo contenuto a memoria. Non che le interessasse particolarmente ma quell'insistenza la spinse ad andare. Preparò dei kimono scuri per lei e sua figlia, li teneva chiusi dentro l'armadio da un po' di tempo ma le misure dovevano ancora andare bene a entrambe. Si sistemò la chioma in uno chignon, cercando di essere più ordinata possibile. Erano in quei momenti che gli mancava Takayoshi, quando non c'era quel peso che portava diventava troppo forte da sostenere nonostante il suo carattere determinato e sicuro.
Quando entrambe furono pronte, la madre si avvicinò alla porta ma prima che la richiudesse la bambina le lasciò andare la mano correndo via. Spalancò di nuovo la finestra che dava al giardino e la prese tra le mani, ciò che rimaneva di quel fiore sgualcito. La bella Hyuga non disse niente, rimase in silenzio per tutto il percorso verso il cimitero di Konoha. Chiaki non sapeva dove stessero andando ma quel vestito formale e tetro, non le metteva molta allegria. Teneva stretta la mano della giovane, passando il suo sguardo interrogativo dal percorso al viso pensieroso di questa.
Camminarono con calma ma raggiunsero il cimitero in un'oretta. Il clan sembrava essere al completo, forse mancavano solo loro. Qualcuno si voltò a guardarle arrivare, bisbigliando qualcosa d'incomprensibile al suo compagno accanto. Hazuki non badò minimamente al loro comportamento, si concentrò solo sulla scena davanti a se, lanciando un occhiata a chi le aveva mandato la lettera. Lo avrebbe potuto riconoscere tra mille ma la sua espressione non mutò nel vederlo.

- Mamma che ci fanno qui tutte queste persone? - chiese una vocina sotto la donna, strattonandole il vestito.

La domanda si perse nell'aria con l'inizio della processione. Chiaki anche se era piccola non era stupida. Notò immediatamente gli occhi lucidi delle persone che piangevano e anche se non riusciva a vedere niente oltre le loro gambe sentiva i discorsi profondi che le persone pronunciavano. Ryu Hyuga, non aveva la minima idea di chi fosse ma il dispiacere accumulato in quelle parole la faceva stare male. I singhiozzi, il tirare su con il naso e tutte quelle gocce d'acqua che abbandonavano il corpo delle persone intorno a lei, la faceva in un certo senso stare male.
Quando una donna si scostò per abbracciare il marito i suoi occhi misero a fuoco la figura di un bambinetto, più grande di lei. I suoi occhi erano rossi, chissà da quanto stava in quelle condizioni. Accanto a lui una ragazzina più piccola, veniva stretta e protetta da quelle braccia. Che fosse stata la sua sorellina? Non ne aveva la minima idea ma per un momento fu invidiosa che lei non avesse qualcuno della sua medesima età che la potesse capire.
La cerimonia fu lunga ma sembrò giungere a conclusione quando tutta la folla di persone iniziò ad adagiare una rosa bianca vicino alla foto dell'uomo. Chiaki aveva rifiutato la rosa che avrebbe dovuto donare, stringeva la sua come fosse un prezioso tesoro di cui solo lei riusciva a capirne il valore. La madre la precedette, sfiorando appena con le dita la pietra fredda come ultimo saluto. Chiaki invece fissò la foto dell'uomo, rimase li qualche secondo cercando di studiarne i tratti. Non sapeva nulla di lui, in quel momento le sembrò inutile lasciare la sua rosa li, a una figura incorporea rappresentata solo da una foto.
Strinse a se il fiore e seguendo i passi della madre, la raggiunse. Il suo percorso però venne interrotto quando le sue iridi perlacee si soffermarono nuovamente sul suo quasi coetaneo, in prima fila. L'osservò per qualche secondo, coperta dalla sua frangia blu che la occultava leggermente mentre lui era perso in chissà quale ricordo lontano del suo caro. Si avvicinò lesta e mostrando perplessità tra i presenti.

- Non la lasciare sola... - quelle furono le poche parole che la pargoletta dalla chioma blu espresse, lasciando cadere quella rosa acciaccata e sgualcita sul prato.

Hazuki non capì che intenzioni aveva sua figlia ma cercò in qualche modo di riportarla alla loro posizione iniziale. Alcuni avevano da ridire su quel gesto, eppure Hazuki non si espresse. L'unica che sapeva quello che era accaduto in quel giorni era proprio lei, sua madre.

Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:04
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 21/3/2014, 19:33     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


La cerimonia era finita da qualche minuto e, come di consuetudine, i presenti si avvicinavano alla lapide del defunto per deporre una rosa bianca, simbolo di lutto, così da mostrare rispetto nei confronti del povero ninja caduto per difendere i propri compagni. Il giovane Fuyuki si limitava a vedere quei volti che nemmeno conosceva passare dinanzi alla tomba del padre, osservando un religioso silenzio che le urla che la sua gola soffocavano avrebbero tanto desiderato infrangere, per liberare tutta la rabbia e sfogarsi per il dolore che stava dilaniando il suo piccolo cuore. La tetra monotonia venne spezzato da una bambina che, arrivata al suo cospetto, lo guardò fissando i suoi occhi perlacei, esattamente come i propri, e lasciò cadere al suolo una rosa bianca lasciandolo con poche parole. Non la lasciare sola. Non ebbe nemmeno il tempo di risponderle che la madre la prese per mano, riportandola al suo posto. Con occhi gonfi per le lacrime il piccolo Hyuga la osservò mentre si allontanava, cercando il suo sguardo ancora una volta.

- No.. non lo farò..

Rispose debolmente, sebbene dubitasse che la bimba potesse sentirlo a quella distanza. Quel suo gesto, la spontaneità e l'innocenza del suo sguardo e delle sue parole lo avevano colpito parecchio. Si chinò sulla rosa, osservando i suoi petali candidi imbrattati dalla terra zuppa di pioggia e lacrime, e la colse. Voleva ricordare quel viso, quegli occhi e il suono melodioso di quella voce, che per poco, soltanto per un attimo, era riuscita a strapparlo dall'agonia che aveva scavato nel suo petto.
Tutto procedeva in maniera tranquilla, ma la situazione si capovolse bruscamente non appena uno strano individuo, rimasto in disparte fino a quel momento, fece il suo ingresso in scena. Se ne stava appoggiato a un albero alle spalle di tutti, con le braccia incrociate davanti al petto e una smorfia beffarda dipinta sul volto. Prese parola e i presenti si voltarono, accorgendosi solo in quel momento della sua presenza.


??? - Un grande uomo, un perfetto shinobi, bla bla bla.. Forse non conoscerete i difetti di quel poveraccio, ma pazienza. Ormai è andato.

Parole che sconvolsero i presenti, tra i quali si sollevò un fastidioso mormorio. Sicuramente erano in molti a chiedersi chi fosse quel maleducato che aveva osato interrompere il funerale, per giunta senza curarsi di riservare parole di cattivo gusto nei confronti del defunto. Mayuki e altri ninja del clan più esperti, tra i quali anche la bella Hazuki, lo conoscevano come Hayate Mitake, jonin al servizio di Konoha, nonché coetaneo del defunto Ryu. Si erano conosciuti ai tempi dell'accademia ed erano stati ottimi rivali e anche amici, fino a quando lo Hyuga non aveva ottenuto il posto di ANBU a discapito del compagno, ritenuto inferiore. Con la sua morte adesso la situazione si era invertita e Hayate, proprio quel giorno, aveva coronato la sua ambizione. Non gli pesava la scomparsa di un suo ex amico, anzi proprio quel pretesto aveva rinvigorito lui e la sua carriera, gonfiandolo di sporco orgoglio come un pallone pronto a esplodere.

??? - Ero passato solo per un saluto, ma vi vedo così affranti..

Le parole di quel pezzente continuavano a risuonare cariche di odio, mentre la piccola Ayame piangeva sempre più forte, udendo quel folle che continuava a infangare la memoria del padre appena scomparso. Fuyuki stava ribollendo di rabbia, ma più delle parole di Hayate era la loro conseguenza che alimentava il fuoco che gli ardeva in petto. Non ce la faceva a vedere la sua adorata sorella disperata in quel modo e non avrebbe tollerato oltre lo stupido discorso di quel tipo.

??? - Possibile che fosse così importante e amato quello stupido? Così legato alla famiglia, ai valori, ai compagni.. Proprio coloro per i quali è morto, che idiot-

- ZITTO!

Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre un sibilo spezzava il discorso del jonin. Un kunai si conficcò sulla corteccia, pochi centimetri accanto alla sua testa, e seguendo la traiettoria della lama i presenti capirono immediatamente chi era stato a lanciarla. La collera era dipinta negli occhi del piccolo Fuyuki, che non era più stato in grado di contenersi e aveva invitato il nuovo arrivato, forse con maniere poco cortesi, ad andarsene. Non aggiunse altro, si limitò a non distogliere lo sguardo dalle iridi ambrate di Hayate, mantenendo la testa alta per sfidarlo. Nel silenzio generale piombato nel cimitero, lo shinobi ridacchiò sotto i baffi e dopo aver lanciato un ultimo sguardo divertito al giovane erede del suo rivale si congedò, svelto e silenzioso così come era giunto.

 
Top
view post Posted on 21/3/2014, 20:51     +1   -1
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Fortunatamente o sfortunatamente le attenzioni verso quel gesto vennero presto dimenticate perché la scena la prese uno shinobi che sembrava conoscere perfettamente il defunto.
I suoi interventi furono maleducati e fuori luogo, in una cerimonia così ristretta e dedicata soprattutto a chi teneva realmente a quell'uomo. Per Hazuki e Chiaki, fu diverso, loro non avevano un reale motivo per trovarsi li, vissero l'intervento con più scioltezza anche se il genitore non apprezzò il gesto sciocco e futile di quell'uomo. Sapeva chi era ma come tale, doveva rimanere al suo posto per quanto le riguardava. La dolce ragazzina invece rimase interdetta, quasi non riuscendo a capire dove volesse andare a parare l'ANBU. La piccolina per quanto ingenua riconobbe immediatamente quegli abiti, abiti che vedeva portare anche da suo padre al ritorno da missioni o incarichi dell'Hokage. Parlava di difetti ma in quel momento la ragazzina dalla chioma blu a chi importasse veramente dei suoi difetti quando ormai aveva lasciato quel mondo.
La famiglia e quel ragazzino piangevano l'uomo che avevano amato, con cui erano cresciuti e che avevano accettato. A nessuno interessava la sua opinione, sembrava voler creare soltanto scalpore. Il mormorio si fece più alto e qualche anziano del clan sembrava voler intervenire personalmente, nessuno poteva commettere un simile gesto davanti a una delle casate più nobili. I singhiozzi della sorellina di Fuyuki si alzarono di tono, andando a infrangersi ulteriormente su chi era già intenzionato ad agire. La voce di quel futuro ANBU stava diventando, fastidiosa tra tutto quel silenzio.
Non avrebbe mai pensato di vedere una scena del genere ma la reazione di Fuyuki però la colpì particolarmente. Il gesto di sfida verso quell'uomo anche se più grande di lui la lasciò di stucco. Il kunai era rimasto incagliato all'albero e il silenzio che adesso aleggiava nel cimitero era diventato inquietante. La tensione era alle stelle anche se il tipo dopo un ultimo sguardo sprezzante a quella gente aveva preferito abbandonare il luogo per dedicarsi ad altro.
Così piccolo e già avvezzo alle arti ninja. Chiaki non sapeva dell'esistenza dell'accademia, sua madre aveva sempre evitato per il momento di parlargliene. Voleva per lei un futuro spensierato senza lotte ma sapeva perfettamente che probabilmente un giorno anche il suo dolce fiore le avrebbe chiesto d'insegnarle; sempre che ci fosse stata ancora. A quel pensiero la bella kunoichi si rattristò improvvisamente.

- Mamma cosa voleva quel signore? - chiese preoccupata la fanciullina dai capelli blu come la notte.

- Niente piccola mia, era solo arrabbiato. E quando siamo arrabbiati a volte si dicono cose brutte, molto brutte - le rispose cercando di tornare a sorridere a quella piccola creatura indifesa.

Ne aveva di strada da percorrere quel dolce esserino ma per una volta era riuscita a sconfiggere la barriera che le aveva imposto la sua casa, isolata nel bosco.
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 21/3/2014, 21:56     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


L'imprevisto aveva spezzato la calma che aveva regnato incontrastata fino a quel momento e gli invitati, dopo aver visto Hayate allontanarsi, pensarono bene di accelerare i ritmi, così da poter finalmente rientrare al caldo nelle loro case. Le condizioni atmosferiche inoltre giocarono un ruolo di primo piano, apportando un importante contributo al peso di tale scelta; anche il cielo infatti aveva iniziato a piangere il defunto e per questo motivo furono in molti a congedarsi subito, riservando frettolosamente gli ultimi omaggi a Ryu e facendo ritorno alle proprie abitazioni. Con il trascorrere dei minuti il piccolo Fuyuki vide i presenti diminuire sempre più, fino a quando le persone rimaste al cospetto della lapide poterono essere contate sulle dita di una mano. Gli occhi del bambino tuttavia seguivano gli spostamenti di una persona in particolare e quando lo ritenne opportuno prese ad allontanarsi dalla madre e dalla sorella.

Mayuki - Dove stai andando Fuyuki? Dobbiamo tornare a casa..

Non si voltò lui, continuando ad aumentare la distanza con passi sempre più veloci.

- C'è una cosa che voglio fare prima, mamma..

Non aggiunse altro e dopo una manciata di secondi di lui non restarono altro che le orme che i suoi passi lasciavano sul terreno impregnato di fango.
Non sapeva perché lo stesse facendo, in cuor suo non riusciva a trovare una risposta adeguata per spiegare il senso delle sue azioni. Era come se le sue gambe si muovessero da sole, spinte da un motore nascosto che aveva restituito vigore alle sue membra stanche e affrante. Quella bambina dai meravigliosi capelli blu aveva risvegliato qualcosa in lui, una forza che credeva di aver perso, ma che in realtà non lo aveva mai abbandonato; era stato lui a metterla da parte, troppo a pezzi per la morte del padre per poter rendersi conto che, in realtà, ciò che era davvero non sarebbe mai cambiato. Era lei che i suoi occhi seguivano e adesso, tenendosi a debita distanza per timore di essere scoperto dall'adulto che l'accompagnava, ripercorreva i suoi passi, curioso di sapere dove la curiosità di conoscerla meglio l'avrebbero condotto.

 
Top
view post Posted on 21/3/2014, 23:01     +1   -1
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Chiaki rimase ad ascoltare le parole della donna che le stringeva ancora forte la mano ma si rendeva conto che le risposte che lei le dava non sempre erano chiare. Forse troppo piccola o persa nella sua ingenuità fanciullesca, chiedeva per curiosità ma non capiva esattamente tutto ciò che la circondava. Per lei tutto quello era un mondo illusorio e troppo materiale. Quel susseguirsi di casa e lapidi, sembravano cose tutte così innaturali rispetto al suo modo di vivere.
Eppure proprio quell'ambiente così strano l'affascinava, facendole sgranare gli occhi a ogni piccola movenza o un nuovo quesito che le era sorto in testa. La curiosità dei bambini, era conosciuta in tutto il mondo. Purtroppo il cielo plumbeo ricominciò il suo pianto e molti dei presenti iniziarono a incamminarsi verso le loro case. Erano pochi quelli che rimasero li, per lo più gli anziani del clan e i parenti stretti che continuavano a vegliare su quel corpo ormai privo di vita. Un uomo anziano fissò Hazuki, i loro occhi del medesimo colore rimasero incrociati per alcuni minuti senza che nessuno dei due proferisse parola.

- Andiamo Chiaki, torniamo a casa - disse la bella kunoichi, voltandosi e coprendosi con il mantello scuro che le copriva quasi tutta la testa.

Quella piccola creatura annuì, seguendo le orme del suo genitore che lentamente si diresse verso i boschi. Effettivamente era strano vedere come fossero gli unici che prendevano una strada così impervia mentre gli altri, tornavano alla residenza o semplicemente nelle abitazioni insediate nel villaggio. Vedere quella scia, andare dalla parte opposta colpì particolarmente la piccola Hyuga.

- Mamma come mai solo noi abitiamo così lontani? - disse in un sussurro, lasciando che le sue iridi perlacee incontrassero quelle della donna che l'aveva messa al mondo.

Hazuki la guardò, sorridendole come suo solito ma per una volta non sapeva proprio come risponderle. La storia che legava la loro casa e perché vivessero così fuori dai confini, non poteva essere spiegata con semplicità. La madre però era brava in queste cose, sapeva che non avrebbe fatto errori.

- Alla mamma e al papà piaceva tanto vivere nella quiete, immersi nella natura, così abbiamo costruito qui la nostra casa. Piccola a te non piace? - disse Hazuki omettendo il resto della verità, così da non far preoccupare quel dolce esserino.

Illudere un bambino era facile ma per quanto altro tempo sarebbero potute andare avanti quelle bugie? Gli occhi tristi della donna, fissarono il terreno umido e fangoso. Quanto avrebbe voluto che Takayoshi fosse al suo fianco come il giorno in cui le aveva chiesto la mano, come il giorno che aveva rinunciato alla sua carriera ninja per amore. Immersa nei suoi pensieri, avvertì qualcosa di strano. Uno scricchiolio lontano mise in allerta le sue orecchie e le sue iridi perlacee si spostarono esternamente. Che fosse stata una sensazione? Chiunque avesse voluto parlare con lei, non c'era motivo che si nascondesse. Forse la paura che potesse succedere qualcosa al suo piccolo fiore la rendeva così iperprotettiva, forse era semplicemente un animale. Non si fermò, proseguì come se niente fosse verso quella casa lontana.
Raggiunto il ponticello in legno, Chiaki si liberò furbamente dalla mano di sua madre. Anche se pioveva non le importava, voleva rimanere un po' fuori a giocare. I momenti di calma che aveva donato alla donna in quegli ultimi giorni, sembravo essere solo un lontano ricordo.

- Mamma rimango un po' fuori a giocare - disse con la sua vocina cristallina la bambina dai capelli blu, scomparendo in tutta fretta in qualche cespuglio.

- Ehi aspetta Chiaki, piove! Dove stai andando? - il grido della donna preoccupata si perse nel vento - Ti prenderai qualcosa!

Eppure non la seguì, in parte era contenta che era tornata la bambina di sempre. Quella che scorrazzava tra i boschi e giocava con gli animali o a farle prendere spaventi. Finalmente era tornata ad essere il suo sole anche in quei giorni di pioggia.
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 22/3/2014, 00:03     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Continuava a muoversi lentamente sotto la pioggia che nemmeno sentiva scorrere sulla sua pelle candida, tanto era concentrato nel moderare ogni suo passo affinché le due non si accorgessero della sua presenza. Silenzioso come un felino le seguiva come se fossero le sue prede, accorto nelle movenze e paziente nell'attendere il momento giusto per procedere. Hazuki aveva avvertito qualcosa ma aveva continuato a camminare senza badare più del dovuto a quel rumore e il piccolo Fuyuki, che non era nemmeno riuscito a rendersene conto, di certo non aveva desistito nel suo intento; i suoi sforzi vennero infine premiati quando le due furono finalmente giunte a destinazione. Quella che li ospitava era una casa modesta, immersa nella natura lussureggiante, lontana dal centro abitato e da occhi indiscreti. Senza curarsi delle condizioni atmosferiche, la bambina aveva deciso di restare fuori a giocare e nel vedere la madre rientrare il ragazzino tirò un sospiro di sollievo e si decise ad avvicinarsi ancora. Arrivato a un certo punto però fu costretto ad arrestarsi: non seppe spiegarsi perché, ma sentiva come un muro invisibile dinanzi a sé, una barriera che la divideva da quella creatura, pura, immacolata e irraggiungibile. Rimase lì a guardarla, impotente, la rosa bianca che lei gli aveva donato ancora stretta tra le sue dita piccole. Come incantato da quella figura, l'osservò giocare e muoversi spensierata fino a quando non rientrò anch'ella in casa, lasciandolo solo a contemplare le onde formate dai suoi capelli, che lentamente fuggivano dai suoi occhi.

EkNWK

Mayuki - Di nuovo? Sarà almeno la quarta volta che me lo chiedi oggi, Fuyuki.

Commentò Mayuki un po' nervosa, mentre cercava di concentrarsi sulle pulizie del negozio di famiglia. Erano passate parecchie settimane da quando si erano svolte le onoranze funebri per commemorare Ryu e in casa si respirava ancora la mancanza dell'uomo, del suo sorriso, della sua protezione. Fuyuki aveva ripreso a seguire le lezioni in accademia e la madre aveva deciso di ritirarsi dalla carriera ninja per dedicarsi con più profitto al commercio e avere più tempo a disposizione per i due figli. Molto era cambiato, eppure ognuno stava facendo del proprio meglio per continuare ad affrontare la vita, sempre a testa alta.

- Non è giusto! Perché non posso andarci?

Chiese lui, stavolta con maggiore insistenza e tenendo il broncio in attesa di una riposta da parte della madre.

Mayuki - Ti ho spiegato che quella donna, Hazuki, non è ben vista dal nostro clan.. mi dici perché sei così ostinato?

Udendo quella domanda lo sguardo del piccolo cambiò in maniera repentina; arrossì improvvisamente e, imbarazzato, prese a massaggiarsi la nuca, cercando invano di trovare le giuste parole per rispondere. La donna rise divertita; aveva già intuito quale fosse la ragione che spingeva il figlio a insistere, ma nonostante tutto era suo compito avvertirlo. Ignorava che lui le avesse già disobbedito e che in più di un'occasione fosse tornato a visitare la casa immersa nel verde ove Hazuki abitava, così come non poteva immaginare che avrebbe continuato a perseverare, incurante di quanto lei gli raccomandava.

Mayuki - Si è allontanata dal clan per amore. Ha sposato un uomo che non faceva parte del clan e per questo è stata rinnegata.. Ha trovato la persona giusta.

Con un sorriso lasciò il figlio, rifugiandosi nel retrobottega per impilare gli scatoloni traboccanti di merce arrivati qualche ora prima. Ciò che aveva detto aveva incuriosito parecchio il bambino, che continuava a pensare a quanto aveva appena udito. Piuttosto che spaventarlo, la storia di quella donna lo incuriosiva, sebbene fosse ancora troppo piccolo per comprendere quanto profondo potesse essere il sentimento che l'avesse spinta a prendere una decisione così importante, una scelta che aveva cambiato totalmente la sua vita. Spostò i suoi occhi dalla parete, conducendoli fuori dalla finestra, mentre la sua mente viaggiava lontano e i suoi pensieri tornavano ancora a lei. Sognante appoggiò il mento sulla mano, ponendosi un quesito al quale non riusciva a trovare una degna risposta.

- Amore.. Anch'io troverò la persona giusta?

 
Top
view post Posted on 22/3/2014, 09:11     +1   -1
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Percorreva quei boschi selvaggi e incolti, dove la natura regnava su tutto. L'uomo sembrava non aver intaccato quei ruscelli, quegli spazi erbosi e Chiaki era contenta di questo. Si sentiva a suo agio, finalmente dopo quella mattinata che l'aveva incuriosita parecchio ma che per un breve istante l'aveva resa un individuo uguale a quella folla di persone vestite a lutto. Non era mai stata a un funerale e sperava che non ci fosse stata altra occasione di parteciparvi.
Eppure nella sua mente ancora l'immagine di quel bambino che prepotentemente si faceva largo tra le tante immagini che le si proiettavano. La sua rosa sarebbe stata al sicuro con lui, qualcosa dentro di lei la spingeva a crederci. Sorrise felice e si buttò sull'erba bagnata dalle gocce che qualche minuto prima erano cadute. Non le importava sporcarsi, voleva solo sentirsi libera e felice. A prima vista sarebbe potuta apparire stramba, soprattutto per il suo modo di parlare con tutto ciò che la circondava. Quegli enormi arbusti sembravano essere loro i suoi amici, eppure lei non ci soffriva di questo.
Era come se riuscisse ad avvertire ciò che loro dicevano, ciò che la sua mente fantasiosa sviluppava di giorni in giorno, creando storie e situazioni diverse. Non era una pazza ma semplicemente una ragazzina di appena cinque anni che era sempre cresciuta da sola. Purtroppo la sua ilarità dovette essere reclusa subito, il buio stava inghiottendo tutto e in quei momenti non era rassicurante restare all'aria aperta, soprattutto in un luogo così isolato. A piccoli passi, raggiunse la sua abitazione ignara d'essere stata osservata per tutto quel tempo.

D7g4Hgy

Gli anni passarono e con loro portarono via ogni residuo di felicità. Takayoshi aveva una vita piena in cui doveva gestire sua moglie ammalata e mantenere una figlia ancora non in grado di badare a se stessa. Come tutti i giorni Chiaki si trovava li, in quell'oasi verde a giocare, non per sua volontà ma più come un allontanamento imposto dal padre.
Le cose erano cambiate in quella casa, la solitudine in cui cresceva la piccola Hyuga diventava sempre più evidente. Avevano fatto di tutto come genitori per proteggerla, per tenerla al sicuro, non riuscendo a leggere quanta sofferenza l'opprimeva. Un uccello chiuso in gabbia che non aveva mai avuto l'opportunità di relazionarsi con suoi coetanei, con il mondo, ecco come poteva essere vista dagli occhi di un sterno.

- Ikki, un po' di thè? - chiese porgendo una tazzina vuota a quell'enorme coniglio bianco come la neve.

Nessuna risposta arrivò dall'enorme animale di peluche ma nella testa della bambina era come se quell'ammasso di pezza le stesse rispondendo. Era buffo vedere una scena del genere ma dietro nascondeva una realtà altrettanto più dura.

- Dici che aspetti Plum? Si forse siamo stati un po' maleducati a iniziare senza di lei... - continuò il monologo la piccola Chiaki, fissando il coniglietto come se stesse facendo un discorso serio.

Solo la vocina cristallina della bambina rimbombava nell'ambiente, insieme allo scorrere dell'acqua. Suoni che coinvolgevano l'intorno a partecipare anche loro a quel piccolo teatrino montato solo per l'occasione.

- La mamma invece non penso che tornerà più a giocare con noi, è tanto che non la vedo - disse con voce atona quel piccolo fiore.

Gli occhi le si riempirono di lacrime ma nonostante questo non ne versò una. La natura la contemplò per quei lunghi minuti di mutezza. Doveva sfogarsi ma nemmeno adesso che non c'era nessuno intorno a lei riusciva a farlo, quasi come se si sentisse comunque osservata. Da quanto tempo non sentiva il calore delle braccia della bella kunoichi? Nemmeno si ricordava quando era stata l'ultima volta che aveva visto quel suo volto sorridente, sempre pronta a consolarla o a darle una risposta alle sue assurde domande.
Persino Ikki si era scurito con il passare del tempo mentre prima veniva accuratamente accudito dalla donna. Domande su domande affollavano la piccola testa di quella bambina, interrogativi che chissà se un giorno suo padre avrebbe avuto il coraggio di trattare con lei.

- Tranquillo Ikki mi è entrato solo qualcosa nell'occhio. Tu invece cosa mi dicevi di Plum? - disse la pargoletta, lasciando cadere il discorso con il coniglio.

Per quanto sarebbe riuscita a mantenere quel suo autocontrollo? Rimaneva pur sempre una bambina e per quanto si sforzasse, prima o poi in qualche modo ne avrebbe pagato le conseguenze.

Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:05
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 22/3/2014, 13:10     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Come lui stesso aveva previsto, non passarono che pochi giorni prima che violasse di nuovo il divieto della madre di recarsi nei pressi della casa di Hazuki. Il desiderio di rivedere quella dolce creatura era più forte del senso di colpa che provava nel contrariare la donna che lo aveva messo al mondo; anzi ciò che provava sembrava quasi una giustificazione per quel comportamento insolito per un bambino che aveva sempre rispettato il volere dei genitori e che, per la prima volta, iniziava ad agire in maniera indipendente, seguendo esclusivamente il suo cuore. Non sapeva ancora spiegarsi il perché, ma riusciva a guardare quel pargoletto giocare anche per ore senza mai annoiarsi. I propri occhi cercavano sempre i suoi, ma aveva paura a rivelarsi e a entrare a contatto con lei, probabilmente a causa degli avvertimenti che Mayuki gli ripeteva costantemente in quei giorni. Il piccolo Fuyuki si trovava indeciso, diviso tra il desiderio di farsi avanti e di conoscere finalmente di persona colei che suscitava così tanto il suo interesse e il timore di allontanarsi troppo dalla linea che sua madre gli aveva indicato. Ma in fin dei conti anche lui era ancora un bambino incapace di fare affidamento soltanto sulle proprie forze e quindi, per questo motivo, fu la seconda a prevalere.
I giorni passavano velocemente e presto le settimane divennero mesi, e i mesi anni. Durante il periodo accademico le visite dello Hyuga erano abbastanza frequenti, ma non appena egli fu diventato a tutti gli effetti uno shinobi improvvisamente il tempo a sua disposizione si ridusse di parecchio. Gli allenamenti e le missioni che gli venivano affidate lo tenevano a lungo lontano da lei, ma nonostante tutto riusciva sempre, prima o poi, a trovare il tempo per percorrere il sentiero che lo conduceva al suo cospetto. Così come il proprio corpo, anche quello di lei mutava di pari passo e parallelamente anche le sue consuetudini cambiavano. Se un tempo amava vederla giocare, adesso la guardava affascinato mentre assisteva da lontano ai suoi primi allenamenti, nei meandri più fitti della foresta. Ma ancora una barriera invisibile lo divideva da lei, un muro invalicabile che la rendeva un essere quasi etereo e inarrivabile.
Il tempo continuava il suo corso e sebbene ciò che provasse non fosse cambiato, la frequenza con cui i suoi occhi si posavano sulla splendida chioma di lei scemò rapidamente. I nuovi oneri che gli erano stati addossati lo tenevano inesorabilmente lontano e per periodi più lunghi, ma nonostante tutto il giovane cercò sempre di ritagliare qualche ora, di rado, per vederla. Tutto cambiò improvvisamente quando anche la madre lo lasciò; in conseguenza a ciò, Fuyuki divenne un'ombra al servizio del villaggio, un ANBU sempre impegnato sul campo di battaglia e, mentre la sua umanità veniva dilaniata dalla crudeltà della realtà, il volto di quell'angelo che, a sua insaputa, gli aveva rubato il cuore, scivolava sempre più nel dimenticatoio.

 
Top
view post Posted on 22/3/2014, 14:13     +1   -1
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Gli anni trascorsero inesorabili. Il flusso del tempo ammiravano il corpo di quella bambina che mutava ma la sua mente era rimasta in un limbo dal quale difficilmente sarebbe uscita. All'età di sette anni Hazuki venne a mancare. Non ci fu un vero e proprio funerale come quello che aveva visto di quell'uomo, Ryu, ma non le importava. Guardare quella foto sulla lapide la faceva stare già male di suo, non voleva la presenza di altri estranei intorno a lei. Da quel giorno la solitudine si trasformò in un abisso, un luogo di non ritorno.
Iniziò a chiudersi sempre più in se stessa e difficilmente usciva a giocare con i suoi amici immaginari. Preferiva rimanere in casa a leggere libri. Sua madre adorava farlo, gliene leggeva tantissimi e le aveva persino insegnato come fare. Un ultimo cimelio prima che se ne andasse. Il suo isolamento indotto dalla situazione, la portò ad essere più insicura verso il mondo e soprattutto verso le persone. Comunicare, dopo giornate che passava chiusa dentro casa immersa nella lettura della libreria del padre, l'aveva portata a una timidezza e chiusura fuori dal comune.
Takayoshi che mostrava la sua presenza sempre più sporadicamente in quella casa iniziò a divenire più freddo, difficilmente rivolgeva parole a sua figlia se non per chiederle come stava. Solitamente preferiva tornare a tarda notte proprio per non vedere la sua figura, troppo simile ad Hazuki e che ancora lo faceva star male. Aveva fatto straordinari, aveva fatto rinunce e in cambio cosa le aveva lasciato la sua magnifica moglie? Una bambina da accudire che era quasi la fotocopia di sua madre? No, non ce la faceva a sopportare tutto quello.
Ci fu un periodo che meno la vedeva e meglio si sentiva, un periodo che la piccola Chiaki rimase abbandonata a se stessa. Il suo amore per la lettura in parte la fece uscire da quel tugurio, da quella cella d'isolamento che lei stessa si era creata. Imparò a cucire, si prendeva cura della casa, provò a cimentarsi nei fornelli e infine non abbandonò mai quella piccola oasi verde che sua madre tanto si era prodigata per mandare avanti. Qualcosa lo aveva imparato da lei ma ebbe modo di perfezionarsi, d'imparare a cosa servissero quelle piante, quando andavano raccolte ed essiccate, quali fossero i loro usi medici. Insomma, mentre tutti gli altri bambini giocavano lei diventò una donna di casa prima del tempo.
Quelle cose la facevano stare bene e in parte trovò conforto nell'imitare quanto più possibile sua madre nel soddisfare il jonin che ogni tanto tornava per lei. Quei giorni avergli preparato un pasto caldo o semplicemente ricucirgli la divisa, diventava una soddisfazione personale. Nonostante dentro di lei ci stesse malissimo, ogni cosa che faceva per quella figura era un alleggerimento al cuore. Forse un giorno avrebbe deciso di tornare a giocare con lei o anche fare un discorso che usciva fuori dalle solite frasi standard che si dicono per convenienza.
Le sue preghiere un giorno vennero ascoltate ma non andò proprio come s'immaginava. Era una mattina presto e già la ragazzina stava passando lo straccio per casa. La colazione era pronta sul tavolo della cucina. Riuscire a estorcere informazioni da suo padre non era facile ma la sera prima era riuscita a farsi dire a che ora sarebbe ripartito per la prossima missione, quindi aveva potuto preparagli qualcosa di sostanzioso da mettere sotto i denti.

- Già in piedi? - disse con il suo solito tono distaccato il genitore, apparendo alle spalle di sua figlia e facendola sobbalzare.

- Ah si, si. A-avevo alcune cose da s-sistemare - disse sorridendo non appena si fu un attimo tranquillizzata.

Lo shinobi si sedette a tavola e con la massima tranquillità, in un silenzio surreale iniziò a immergere alcuni biscotti nel latte caldo. Chiaki gli lanciava qualche occhiata mentre continuava a strofinare con la pezza di stoffa inumidita il pavimento. Avrebbe voluto iniziare un discorso ma non ce la faceva, si sentiva troppo in soggezione.

- Ma esci mai da questa casa? - chiese improvvisamente Takayoshi, senza però alzare gli occhi dal suo pasto - Ormai hai quasi raggiunto l'età per entrare in accademia. Ti farebbe bene apprendere le doti ninja.

Chiaki rimase interdetta a quelle parole. Fissò per qualche secondo il padre e poi abbassò di nuovo gli occhi, quasi fosse troppo difficile per lei sostenere quello sguardo che stava diventando sempre più simile a quello di un estraneo.

- La m-mamma non ha mai... - iniziò la frase la piccola Hyuga ma non riuscì a terminarla per un intervento improvviso dell'altra presenza della casa.

- Hazuki non è più tra noi. Sei troppo debole - con quell'ultima affermazione il jonin si alzò dalla sua sedia e se ne andò, lasciando la colazione completamente li.

Quell'affermazione dura, colpì al petto quella piccola creatura. Sapeva perfettamente che la sua mamma non c'era più ma il modo in cui suo padre l'aveva detto era stato crudo, troppo per qualcuno che ancora non riusciva a superare quella perdita. Cadde in ginocchio e calde lacrime iniziarono a scendere dal suo viso. Takayoshi aveva ragione era troppo debole ma l'accademia seriamente l'avrebbe aiutata? Mettersi a confronto con ragazzini della sua età la spaventava. Nemmeno con Ikki aveva smesso di parlare, l'unica figura insieme a quella della bella donna che l'aveva sempre ascoltata.
Dopo quella vicenda si tornò alla consuetudine. Solite frasi di convenienza sempre più rare e qualche sguardo silenzioso. Ogni tanto le lasciava chiari segni che volesse che lei s'iscrivesse o almeno aveva la netta impressione che anche se non avesse voluto lui l'avrebbe costretta prima o poi. Fu quando vide suo padre piangente nel bosco che s'allenava che definitivamente si decise. Parlava di debolezza, che un ninja non doveva provare sentimenti ma lui era il primo che non riusciva a sopportare quel peso. Se ne accorse quando lo vide piangere appoggiato a un albero, i pugni serrati che sbattevano sulla dura corteccia mentre il nome di sua madre usciva dalle labbra di quell'uomo. Un uomo distrutto dall'amore che le era stato portato via, un uomo distrutto da un sentimento che l'aveva spinto ad abbandonare tutto. Nella sua vestaglia da notte bianca, Chiaki lo guardava dispiaciuta ma consapevole di quello che sentiva dentro. Anche il suo cuore si strinse in una morsa, chissà se un giorno avrebbe mai superato quel momento.
Finalmente il grande giorno arrivò e quando la ragazzina si presentò alle porte dell'accademia, tutte le sue paure e sospetti uscirono dal loro stato di incubi incorpori iniziando a far parte della dura realtà quotidiana. Il suo carattere timido e insicuro non l'aiutò per niente. I maltrattamenti nei suoi confronti erano all'ordine del giorno. Le capitava spesso di tornare a casa con qualche pezzo di ciocca in meno, con qualche graffio o vestito strappato eppure era determinata. Per quanto non avrebbe mai voluto iniziare ad andare in quel posto, ormai aveva preso la sua decisione o l'avrebbe portata avanti fino alla fine.
L'invidia per l'appartenenza a un clan elitario come il suo, nonostante fosse una "mezza e mezza", infatti il padre non era Hyuga e le sue doti così basse rispetto agli altri la facevano diventare uno zimbello. Appena usciva da scuola tornava a casa immediatamente, evitando ogni rapporto extracurricolare. Takayoshi le aveva detto che le avrebbe fatto bene, invece lei si sentiva sempre peggio. Nonostante gli allenamenti nel bosco e la buona volontà, la solitudine e gli atteggiamenti scontrosi di tutti erano un macigno troppo grosso da portare.
La volontà del fuoco era in lei, mai si sarebbe arresa nonostante tutto. Le capitava di svenire nel bosco per la stanchezza e di restarci per l'intera notte, dato che nessuno l'andava a cercare. La vita proseguì così finché non arrivò il grande giorno. Finalmente avrebbe dimostrato i suoi valori, finalmente avrebbe fatto vedere a suo padre che era realmente una kunoichi.

Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:10
 
Web Contacts  Top
view post Posted on 22/3/2014, 15:57     +1   -1
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Se ne stava comodamente seduto, con il dorso adagiato sulla dura corteccia di un albero e gli occhi chiusi. Un'espressione calma e rilassata era dipinta sul suo volto e lasciandosi cullare dalla dolcezza del vento, baciato dalla poca luce che riusciva a filtrare attraverso le fitte fronde degli alberi che costellavano la foresta. Era scampato per poco alla morte durante l'ultima pericolosa missione compiuta nel lontano Paese del Ferro; le fasciature sulla sua mano sinistra facevano riaffiorare nella sua mente le immagini di disperazione, le crudeli vicende che aveva vissuto durante quella tremenda esperienza. I segni del suo sacrificio non sarebbero mai scomparsi, così come il ricordo del sangue di cui era stato costretto a macchiarsi pur di sopravvivere. Si era ritirato in quel luogo isolato per concedersi un po' di meritato riposo, per ritrovare la serenità dopo ciò che aveva affrontato, ma un imprevisto mandò subito in fumo i suoi progetti, mischiando nuovamente le carte in tavola. Un movimento sospetto lo costrinse ad aprire gli occhi, ma si tranquillizzò immediatamente non appena vide che si trattava di uno dei suoi fratelli, il piccolo Yin. Tuttavia, nonostante avesse ritrovato la calma, un particolare non sfuggì al suo sguardo attento e vigile.

- Chi ti ha fatto quella fasciatura?

Non era stato difficile notare la medicazione di fortuna che era stata fatta a quel piccolo furetto dal manto scuro. La sua zampetta posteriore infatti era avvolta da un lembo di stoffa, probabilmente strappato da qualche abito, che era accompagnata da un piccolo ramoscello. Era palese che fosse stato un umano a prestare soccorso a Yin e per questo motivo l'eremita attese pazientemente una sua risposta.

Yin - E' stata una ragazza.. non abita molto lontano da qui.

Incuriosito il chunin si massaggiò il mento, prima di invitare la piccola creatura a fargli strada sino alla dimora della sua benefattrice. Mentre lo seguiva, provava una strana sensazione, come se quella non fosse stata la prima volta in cui i suoi piedi avessero calpestato quel suolo. Tale sospetto si accentuò non appena fu giunto a destinazione: non riusciva a capire perché, ma ricordava vagamente quella modesta abitazione, isolata dal resto del mondo, in quel piccolo paradiso di vegetazione lussureggiante. Yin sgattaiolò furtivamente attraverso la porta d'ingresso mentre lo shinobi, desideroso di placare la sua curiosità, saltò sulla finestra del piano superiore e la aprì delicatamente. Quando i suoi occhi si posarono sul viso angelico della ragazza, ancora avvolta nelle calde coperte del suo giaciglio, tutto gli fu chiaro e i ricordi riemersero nuovamente dall'abisso in cui erano stati relegati. Ricordava quegli occhi, quella chioma splendida e la delicatezza di quel viso e osservandola quella fiamma che si era accesa circa dieci anni prima tornò nuovamente ad ardere. La vide svegliarsi e un sorriso compiaciuto si dipinse sul viso del ragazzo. Troppo a lungo aveva esitato, ma spesso l'ingenuità di un bambino impedisce a questo di vedere ciò che realmente lo circonda; in quel giorno soleggiato era finalmente giunto il momento di farsi avanti. Si portò una sigaretta alla bocca e la accese, mentre il piccolo furetto faceva irruzione nella stanza.
Quello che accadde dopo.. beh, è un'altra storia.

 
Top
view post Posted on 22/3/2014, 17:49     +1   -1
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


La carriera ninja iniziò ad aprirle un nuovo mondo. La solitudine che aveva accumulato negli anni divenne solo un mero ricordo mano a mano che il tempo passava. Le persone che la presero per mano, la guardavano si con diffidenza per il suo carattere insicuro ma non si permisero mai di toccarla. Nessun atto di bullismo venne più fatto alla giovane kunoichi e svolgendo missioni su missioni, iniziava a guadagnarsi rispetto tra i suoi coetanei e non.
Persino suo padre, la figura che non c'era mai stata riuscì a ristabilire con lei un contatto. Non sapeva se fosse dovuto ai suoi miglioramenti o se avesse superato finalmente quel periodo buio dato dalla morte di Hakuzi. Tutto sembrava proseguire per il meglio anche se il suo tredicesimo compleanno lo dovette passare da sola, come al solito. Ma adesso non le importava perché ciò che successe il giorno seguente cambiò radicalmente la sua vita.

D7g4Hgy

Chiuse il diario, gli occhi sgranati e le lacrime che le inumidivano le guance. Non poteva crederci. Quasi come se il destino avesse già scelto quale strada avrebbero dovuto percorrere i due ninja, adesso si rendeva conto di molte cose. I ricordi su Hazuki diventavano sempre più nitidi. Il suo volto che pensava dimenticato, appariva più chiaro nella sua mente. Sorrise ma non se ne rese nemmeno conto che lo stava facendo. Teneva ancora stretto tra le mani il diario, come se volesse sfogarsi su di lui. Leggere quelle cose l'aveva resa più vulnerabile emotivamente ma anche più sicura.
Ciò che stava vivendo era stato scritto da parecchio tempo prima. Avrebbe voluto abbracciare Fuyuki in quel momento, stringerlo a se e dirgli che lo amava. Si aveva esitato quella volta nell'usare quel termine eppure adesso una nuova forza interiore la spingeva a proseguire, a raggiungere Kumo nella speranza di trovarlo tra la folla che si sarebbe riunita. Non le importava più niente di nessuno, voleva baciarlo in un modo che non aveva fatto mai, nel loro mondo fatto solo dai loro battiti.

Edited by Karen91 - 22/8/2014, 10:07
 
Web Contacts  Top
14 replies since 20/3/2014, 14:28   276 views
  Share