| *E la trappola scattò. Il suo presunto capovillaggio rispose alle domande, raccontando una storia per certi versi simili alla sua, anzi totalmente uguale a quella dell'Aburame, ma solo ad alcune domande diede risposta. La parte della sua divisione e di Fuyuki fu completamente ignorata, e anche se era possibile che l'avesse trascurata vista la fretta e la tensione del momento, gli sembrò difficile che non provasse minimamente la sua identità. Soprattutto, quando bastava ricordarsi che Fuyuki era generale di una divisione completamente diversa da quella di Akane, dunque non poteva sapere la sua sorte. Questa era la risposta che voleva, e non ricevendola si era quantomeno convinto che occorreva prudenza e diffidenza con quella donna, e che non era più tenuto a eseguire i suoi ordini fino a che non avesse provato la sua identità.*
(Certo, il fatto che non sia Akane non significa che sia meno pericolosa. Se è frutto di Watashi, sarà indubbiamente forte.)
| Ma perdendo la certezza di aver di fronte il tuo kage, hai più libertà di movimento. Ed è molto importante in questo gioco. |
(Già, il gioco... se Akane, il bambino, questa casa, non fossero altro che pedine e tabellone? Che dovrei fare in balia degli eventi? )
| Ovviamente vincere. Arrivare fino in fondo prima di perdere le vite. |
*Già, vincere. Una proclamazione così facile, un obiettivo tanto arduo da raggiungere. Intanto, Akane non si era opposta all'invito dell'Aburame di venire lì anzichè mandare il bambino da lei. La sua frustrazione si poteva quasi percepire nell'aria, e il fatto che preferisse assecondare un sottoposto piuttosto che far valere la sua autorità non poteva che rendere Shinji ancora più lieto di poter sfidare l'hokage ancora un po'. Forzare la sorte un po' troppo sarebbe stato deleterio, soprattutto se quella era davvero Akane, ma l'ipotesi di un falso dava spazio a tante piccole soddisfazioni. Per esempio, poteva fare a lei quello che avrebbe tanto agognato fare all'originale, grazie al quale era lì in quel posto infame. Supponendo che non opponesse resistenza. Intanto il bambino aveva risposto alla sua domanda, ma a malapena l'aveva sentito, nè prestava particolare attenzione al suo continuo indietreggiare; osservare Akane mettersi in ginocchio ai suoi piedi, anche se solo per il pargolo, era uno spettacolo lievemente più interessante. Sfortunatamente, nel momento in cui il braccio di Tamashi e di Akane si incrociarono, la situazione degenerò. Un rumore di scricchiolii, forse quella vecchia casa stava per crollare, o per venir schiacciata da qualcosa, fatto sta che una melma nera fuoriuscì dalle pareti invadendo la stanza e coprendola nell'oscurità. Le ultime parole della pseudoAkane riferivano di qualcuno che si stava "svegliando".*
(Qualcuno si sveglia? Chi può essere, da inquietare un kage? Una persona ancora superiore, oppure l'aguzzino che ci tiene qui... no, non avrebbe ragione di nasconderlo. E se fosse...)
| La casa stessa, Shinji? In effetti quando si tratta di Watashi, non sorprende che tutto sia vivo. |
(A quello pensavo. Certo, questo buio è seccante.)
*Al buio cercò di provvedere il prima possibile utilizzando le sue tecniche di Raiton. Non era il suo elemento preferito, ma per generare luce al costo di chakra, era il meglio di cui disponeva, e componendo i dovuti sigilli cercò di creare una sorta di flusso elettrico, che partiva dal braccio inondandolo di elettricità, e all'occorrenza poteva essere esteso nella direzione in cui puntava dirigendo lì l'elettricità e la luce. Un sistema rischioso in caso avesse colpito qualcuno, e inutile nel caso quella pece possedesse la capacità di oscurare anche dalla luce. Ma valeva la pena tentare, tanto non vi era assolutamente nessuno in quella casa che il ninja non voleva ferire. Sentì la voce del bambino gridare aiuto, in una forma che lasciava intendere che Akane lo stesse tenendo e fosse lei il pericolo. O che lo stesse difendendo da un pericolo più grosso, nonostante la resistenza. Entrambe ipotesi probabili, ma la prima gli piaceva molto di più, perchè non era necessario continuare a cercare del buono in un'Akane che non aveva fatto nulla per far sì che Shinji si potesse fidare di lei. Ergo, per ora era lei il nemico, e la traccia uditiva era facile da seguire. Trovato il bimbo urlante, trovata Akane.*
-Esattamente, cosa credi di avere in mano? Un bimbo piagnucolante per cui non nutro il minimo interesse è un ostaggio penoso, davvero pensi di avermi in pugno con questo? Il tuo gioco non ha attrattive, e diventa più prevedibile man mano che andiamo avanti. Che ne dici di darci un taglio?-
*Parlò, forse troppo forte, rivolto alla sua onnipresente aguzzina. Sapeva che lo stava vedendo, sapeva che da qualche parte osservava e ascoltava. E che raccogliesse o meno le provocazioni, era necessario per Shinji chiarire le cose. Il bambino poteva sentirlo, probabilmente, e lui non si era fatto problemi a gridare che non gli importava di lui. Crudele, ma in quel gioco, quello era Shinji, disposto a tutto per uscire da lì, e l'unico indizio che aveva era che doveva far "divertire" colei che lo teneva prigioniero. Sentì altri rumori, stavolta un borbottio, simile a uno stomaco che digeriva. Nell'ipotesi che la casa fosse vivente, non era un buon segno sapere di essere prossimi alla digestione. Nell'ipotesi che la casa fosse semplicemente una casa, era un suono comunque maleaugurante, collegabile a liquidi o a esseri lì presenti. Troppi misteri aleggiavano ancora lì, e di strada ne aveva fatta, troppa per sperare di tornare indietro, ricordarsela e ritrovare l'ingresso aperto. Era isolato ormai, scappare era inutile e la libertà andava conquistata, quella doveva essere la sua verità, anche Akane l'aveva detto prima, e vera o falsa che fosse. Quindi, tanto valeva andare fino in fondo in quel gioco, e illuminato dal suo braccio sinistro elettrificato, il ninja diede inizio all'inseguimento e all'esplorazione. Le urla del bambino e i passi sarebbero state le sue tracce, Akane o chiunque fosse quella proiezione del suo kage era la sua preda, e il terreno di caccia era una casa che poteva essere l'apparato digerente di una creatura enorme. Svantaggio territoriale: enorme; possibilità di salvezza: basse; motivazione che lo spingeva a continuare: una flebile speranza, una falsa promessa di una appendice di un dio malvagio. Era così immerso nello sterco che era convinto non avrebbe fatto differenza un atteggiamento sottomesso e implorante da un atteggiamento spavaldo e provocatorio. Tanto valeva divertirsi, almeno verbalmente.*
-Chi è che si è svegliato e che tra poco torna a nanna, chi?-
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