L'Oblio - Il girone dell'Accidia, Fase IV - Dr. Xetos e Griever_

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view post Posted on 19/1/2014, 15:52
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Un increspatura e uno scricchiolio fece volare i presenti. La porta appena sfondata e aperta dagli altri chiamati a raccolta si stava sigillando. Una struttura rampicante fatta di un vetro finissimo, apparenza cristallo rosa adesso segnava il loro confinamento in quella parte del campo di battaglia. Una piccola risatina si propagò nell'ambiente, non appena la rima del joker si fu conclusa. Aveva scelto bene chiunque li avesse convocati li, la situazione la divertiva e assai. Chissà che non fosse stata la volta buona che la sua noia non fosse stata appagata?
Essere li, significava che loro erano stati scelti, che da quando aveva messo piede in quella vallata quegli occhi da bambina già avevano dato la loro importanza a determinati personaggi in quel teatro di morte. Si, non c'erano dubbi il suo divertimento sarebbe stato colmato. La scossa di terremoto proveniente dall'esterno si avvertì anche se più lievemente all'interno della struttura per quanto ogni suono di urla agghiaccianti venisse interrotto proprio da quella specie di barriera. Un modo carino per fargli capire che ora erano suoi e che avrebbero fatto bene a preoccuparsi della loro vita piuttosto che quella degli altri.
Sorrise sorniona nel buio di quella struttura, comodamente seduta sulla groppa del suo fedele compagno. Nessuno poteva vederla ma lei riusciva a scorgere tutti nella sua mente. Nonostante fossero entrati dalla stessa soglia quando Shinji fece il suo ingresso non c'era nessuno e il silenzio segnava incontrastato. Sembrava quasi che fosse stato teletrasportato altrove. Avrebbe potuto girare, visitare quel posto ma chi gli diceva che non ci fosse un pericolo dietro ogni angolo? Dopo diversi minuti di ricerca, si trovò in una stanza all'apparenza deserta, poi avvicinandosi poté notare uno strano movimento ondulatorio, rischiarato solo dai piccoli spiragli di luce che fuoriuscivano dalle persiane rotte.
Un bambino imbavagliato dondolava appeso al soffitto, completamente legato. Forse era stato lui a urlare a squarciagola, forse era veramente lui il figlio della donna. Ma come poteva fidarsi? In un altro luogo lontano dall'Aburame, Jagura dopo aver sfidato apertamente la voce fanciullesca che si divertiva a prenderli in giro, si trovò anche lui in una stanza povera; arredata giusto con mobili grezzi fatti dalle mani degli abitanti del villaggio. Tutto era tranquillo li e le sue parole ormai perse nel vuoto non sembravano intenzionate a essere prese in considerazione da nessuno. Avrebbe potuto anche lui girare tra quelle abitazioni comunicanti l'una con l'altra, magari cercando gli altri partecipanti.
Ma ad un certo punto del suo percorso, in quello che sembrava un salone. Degli strani scricchiolii attirarono la sua attenzione. La stanza era viva. Un armadio dalle dimensioni enormi iniziò a muoversi contro di lui seguito da quasi tutti gli arredamenti che svettavano li dentro. Denti affilati si erano creati dal nulla e artigli contundenti, caratterizzavano i loro arti. Ma a chi diavolo sarebbe venuto in mente un trucchetto del genere?

Continua da qui.
 
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view post Posted on 23/1/2014, 12:59
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Jagura entrò e dietro di lui una barriera di cristallo finissimo lo divise dal resto del mondo, spezzando suoni, pensieri e qualsiasi tentazione di tornare indietro, non che quel mago ne avesse la minima intenzione. Watashi o chi per lui stava giocando col Joker e quest'ultimo non chiedeva nulla di meglio dalla guerra, dalla giornata, da una semplice routine che l'aveva condotto a Kumo per dimostrare quanto Furikami potesse essere libera, incontrollabile, proprio come il suo iniziatore. L'abitazione si mostrò agli occhi dorati dell'ospite, in tutta la sua malvagità e oscurità e Jagura di tutta risposta faticava a mantenere un aspetto composto, sempre nei limiti che questo termine assume quando è riferito al mago. Avanzò guardandosi intorno, contemplando con sguardo compiaciuto quell'arredamento orribile, eppure nella sua testa probabilmente c'era tutt'altro. Avrebbe probabilmente voluto vedere Shinji soccombere, distrutto dai suoi stessi ordini, e ci mancava pure poco, ma qualche bambino voleva giocare ed era l'ora dello spettacolo. Il contesto era notevole, il palco allestito, il protagonista in forma, mancavano gli effetti speciali e il grande nemico. I penultimi non tardarono ad arrivare: la mobilia della stanza sembrò animarsi e quando Jagura vide comparire dai loro bordi arti e denti, fece un passo indietro strozzando una risata. Che scherzo era quello?

- E' il tuo meglio? Avanti...

Allargò le braccia per poi incrociarle ed aprire i palmi. Intorno a lui si intensificò immediatamente una strana essenza rovente e a comando delle sue parole, un'onda d'urto di fuoco mirò a devastare l'intera camera, mobilia, porte, anche le pareti, tutto in un turbine di fuoco.

- Questo è un bell'effetto speciale!

L'Ishin esplose liberando l'energia celata all'interno del corpo di quel mago e quando il fuoco avrebbe fatto il suo dovere mangiando ogni cosa in quella camera allestita per l'opera scadente, un'altra ondata sarebbe seguita, stavolta elettrica, come se dopo il fuoco distruttore, il fulmine energetico potesse ridare respiro al suo pubblico: e il pavimento si caricò di elettricità, l'aria di fuoco e le pareti del sogghigno di Jagura.
 
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view post Posted on 25/1/2014, 23:40
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// E alla fine arriva Doc. Scusate l'attesa, e la battuta riciclata. //

*Si apprestava a svolgere forse il suo ultimo dovere come generale: gettarsi in pasto al nemico per dare una chance al resto delle truppe. O forse era semplicemente una trappola mirata a far perdere all'esercito una delle guide, lasciando allo sbaraglio i ninja. E lui ci era cascato. O aveva voluto cascarci per evitare le seccature del comando e sostituirle con quelle di un semplice faccia a faccia col nemico?
Ad ogni modo era ormai finito il tempo di preoccuparsi per gli altri, la sua scelta era stata rischiosa e nobile, ma ora era isolato e doveva preoccuparsi solo di sè stesso e aggrapparsi con tutte le sue forza alla piccola, flebile, speranza di uscire vivo da quella casa.
Era entrato anche Jagura con lui, eppure quando il generale varcò la soglia, notò di essere totalmente solo, oltre che isolato dall'esterno grazie a una parete di cristallo generata per l'occasione. Anche i suoni provenienti da fuori cessarono, a riprova del loro totale isolamento dal resto del mondo. Potevano uscire solo se la loro aguzzina era d'accordo.*


(Come se avessi pensato per un istante che ci concedessero di tornare indietro. Piuttosto, dov'è finito il joker? Veloce era veloce, ma sparire così in fretta è troppo.)


*Si aspettava trappole ovunque in quella casa, ma chiaramente non poteva rimanere fermo per la paura tutto il tempo. La vocina aveva detto che una chance l'avrebbero avuta se l'avessero fatta divertire, e vista la sfida propostale, Shinji intendeva farla morire dal divertimento. Eppure, sapeva che in quel posto non comandava lui, probabilmente nemmeno le regole della fisica valevano più, solo quelle di Watashi o della sua messaggera o chi per lei.*

| Ti conviene allora scoprirle. Se è un gioco, avrà lasciato qualche indizio per uscirne. |

( E se è un esecuzione, è inutile perdere tempo. Uno contro uno non ho speranze con qualcosa del genere, e se ho fatto la cavolata del secolo ad accettare quell'invito, voglio scoprirlo il prima possibile. Ma del resto, sono stato scelto. Perchè scegliere chi uccidere, per Watashi è molto più comodo il contrario.)

*Avanzò a passi lenti e misurati in quel luogo, cercando tracce, indizi, particolarità, qualsiasi cosa che potesse essere d'aiuto. Non gli andava a genio l'idea che al momento ci fosse una ragazzina dai poteri divini a osservarlo vagare senza metà, come una marionetta in un teatrino da quattro soldi, però per ora non aveva visto trappole o nemici. Forse finchè dava spettacolo, non era necessario metterlo in difficoltà. Un'idea così ridicola che lui stesso faticava a crederci, ma i fatti parlavano chiaro, per il momento.*

(Non posso uscire, e qui non trovo nulla. Come gioco, è piuttosto noioso. )


*Ormai erano diversi minuti che camminava tentoni in quell'oscura abitazione, quando forse dopo aver udito il suo pensiero, gli fu concesso di vedere qualcosa di nuovo.
Raggiunse una nuova stanza, vuota all'apparenza, illuminata solo da bagliori che filtravano dalle persiane, probabilmente nemmeno la vera luce del sole, ma solo una parte dell'illusione. Il suo "compagno" era sparito, come teletrasportato altrove, e ogni suono prima udibile dalla casa era cessato dopo il suo ingresso, non poteva bastare poca luce a illuderlo di essere ancora nel mondo che conosceva. Piuttosto, ciò che la luce illuminava, era interessante. Vi era un bambino legato e imbavagliato, appeso al soffitto a dondolare incessantemente. Forse avrebbe dovuto provare compassione, ma sorridere fu tutto ciò che gli riuscì, al pensiero di quello che la loro aguzzina aveva da offrirgli. Fortunatamente, il pesante abbigliamento coprì il suo sorriso, ma non le sue parole.*


-È questo il tuo gioco? Cosa ti aspetti che faccia, ora, che uccida un bambino credendolo una trappola? O che lo liberi scoprendo dopo che non era altro che un tuo pupazzo? Se vuoi uccidere un bambino, non ti serve il mio aiuto, se vuoi manifestarti, non hai bisogno di apparire legato. Qual è dunque il significato di tutto ciò?-


*La scelta intanto era già compiuta. In base a quel che aveva detto, la sua nemica aveva fatto qualcosa di estremamente inutile. Tanto valeva andare fino in fondo e scoprire chi era quel bambino. Un'idea poteva essere che fosse il figlio della donna di prima, nonchè l'autore di quegli urli. Ma come, in quello stato? E perchè farglielo trovare così, solo perchè lo liberasse?
Perplesso sulle conseguenze di cosa stava facendo, ma sicuro della sua scelta, Shinji estrasse il suo fedele bisturi da lavoro e da battaglia, e con un unico e misurato fendente, provò a liberare il ragazzino dai suoi legacci. Al bavaglio avrebbe pensato da sè, lui invece pensava a cosa gli conveniva dirgli.
Consolarlo, abbracciarlo, erano cose che non gli si addicevano, oltretutto quello era un posto isolato, ciò che accadeva lì, rimaneva lì, e anche se l'avesse ucciso nessuno l'avrebbe mai saputo o dovuto sapere. Dunque, il suo approccio sarebbe stato più inquisitorio. L'unico modo per continuare a prendere sul serio quel gioco da infanti era accettare che quel bambino fosse lì per una ragione, e che avesse quantomeno qualche informazione da passare a Shinji. In tal caso, non avrebbe perso tempo.*


-Hai qualcosa da dirmi, ragazzino?-
 
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view post Posted on 26/1/2014, 14:57
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Sentì la voce di qualcuno ma non riuscì a identificare il timbro di voce. Stanco e affaticato, combattuto dalla gravità in cui era appeso il pargolo schiuse le sue iridi color nocciola mostrando uno sguardo impaurito ma anche felice. Qualcuno era venuto a prenderlo. Iniziò a muoversi convulsamente con quelle poche energie che gli rimanevano, finché l'Aburame non lo liberò da quelle catene fatte di corda.
Cadde a terra come un sacco di patate ma finalmente libero. Non appena anche la bocca venne sciolta la creatura si prodigò in un gesto che probabilmente il suo salvatore non avrebbe mai fatto. Si strinse alla sua gamba ringraziandolo amorevolmente mentre continuava a tremare di paura per tutto quello che aveva subito in quei momenti bui. Non gli piaceva quel posto e se ne voleva andare ma come fare dopo che nemmeno lui sapeva come ci fosse finito li appeso?

- Hai visto la mia mamma? - disse con un fil di voce il fanciullino, sperando che l'uomo misterioso gli desse qualche informazione.

Dalla domanda del ragazzino era chiaro che lui non sapesse o non volesse dire niente di quel posto. lo fissava timidamente specchiandosi in quegli occhiali scuri e spessi che gli incutevano un po' di timore. Forse era inutile rimanere li, dato che quella creatura non parlava ma dove andare? Il gioco della ragazzina si stava dimostrando noioso, almeno così lei la vedeva da quel suo angoletto buio e scuro.

- Che dici se diamo una smossa alla situazione, Hachi? - disse la vocina acuta che rimbombò all'interno della stanza dove nessuno la poteva udire, se non il suo fedele amico.

Fu in quel momento che mentre Shinji trovando inutile probabilmente rimanere li aveva proseguito per la sua strada con quel fagottino al seguito che non avrà avuto più di sei anni. Sembrava volerlo seguire forse per protezione o forse per altro ma aveva bisogno del ninja per ritrovare colei che lo aveva messo al mondo. Cercava d'istaurare una conversazione con lui, domandandogli cosa stesse accadendo e perché anche lui fosse li dentro, se avesse sentito il suo urlo ma non sapeva quanto fosse stato disponibile a parlare in una situazione del genere il suo benefattore.
Camminarono per altri minuti, lasciando che stanze sempre uguali gli passassero accanto, impaziente d'arrivare prima o poi a una fine. Stava tranquillamente osservandosi intorno, quando dei rumori di passi in corsa attirarono la sua attenzione. Prima che riuscisse bene a mettere a fuoco la situazione, una donna che conosceva bene gli passò accanto, richiamandolo all'attenzione.

- Non da quella parte Shinji. Vieni via! - disse in tono deciso la figura dell'hokage, spingendolo a farsi seguire lontano da quel posto.

Rumori raccapriccianti, li seguirono per un po' ma quando finalmente si sentirono al sicuro, iniziarono a riprendere fiato per quella corsa folle. Che quel qualcosa avesse smesso di seguirli?

- Questa casa sta diventando un mistero, chissà se ne usciremo vivi - disse Akane fissando il vuoto e concentrandosi sul da farsi.

Ci mise un po' per riprendere il controllo di se stessa, poi i suoi occhi si posarono su quel bambino. Le due iridi scure s'incrociarono per qualche istante prima che la dolce creatura abbassasse le sue. Se ne stava dietro a Shinji impaurito, diventando quasi la sua ombra. Nonostante il ragazzo non avesse nessuna intenzione di mostrare gesti di conforto, lui si sentiva tranquillo li. Forse perché era il suo salvatore.

- Ehi ciao e tu chi sei? - chiese accovacciandosi la figura del kage, sperando d'attirare l'attenzione del piccolo abitante di Kumo - Sei ferito? Perché non vieni qui da me così che possa vederti meglio?

Una strana aria si era venuta a creare nella stanza come se ci fosse qualcosa che non tornava. Il bambino attese per un attimo conferma dal suo nascondiglio. Ma cosa stava succedendo? Shinji avrebbe mandato il bambino a colei che lo aveva nominato capitao dell'area sud?

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Intanto in un'altra parte della casa Jagura era alle prese con quello che sembrava essere uno splendido benvenuto per il joker. L'ambiente si era fatto più caldo ora che tutto intorno bruciava e vibrava di elettricità. I mobili iniziarono a incenerirsi mentre le fiamme divampavano su di loro, rendendoli ancora più minacciosi. Una serie di cose vennero lanciate in direzione del chunin, dandogli pochissimo tempo per prendere fiato. Cassetti, vestiti, armi qualsiasi cosa purché mettesse in difficoltà l'ospite indesiderato.
Il fumo iniziò a condensarsi, affaticando la vista e la respirazione del giovane ma ci volle solo un attimo prima che il mago vedesse qualcosa di strano. Un solo secondo ma non poteva trattarsi di un'allucinazione. Una ragazza capelli biondo chiaro e carnagione più scura del normale, teneva le mani giunte pronta a scatenare qualche jutsu. Non lo stava fissando, anzi guardava da tutt'altra parte con un'espressione preoccupata ma determinata, quasi fosse impegnata in qualche scontro. Il coprifronte di Kumo svettava sulla sua fronte, era proprio una dei cinque che era stata convocata in quella casa stregata.
Una simile immagine non era facile da spiegare ma qualche proposta azzardata sicuramente iniziava a mostrarsi nella mente del nukenin. Cosa poteva fare per far terminare tutto quell'insulso gioco? Difficile era pensare in quelle condizioni, soprattutto ora che una nuova ondata di spiedi uscita da qualche anta, lo puntava inesorabilmente. Temporeggiare o continuare ad attaccare? Cosa avrebbe deciso?
 
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view post Posted on 6/2/2014, 02:40
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*Nessuna risposta dal ragazzino, solo un inutile ringraziamento per mezzo di un abbraccio, e una domanda riguardante sua madre. Era indubbiamente felice di essere stato salvato, anche se non riusciva a nascondere il residuo di paura per quello che aveva - forse - passato.
Nulla di ciò interessava l'Aburame, al momento, in quanto le emozioni del marmocchio non erano rilevanti per uscire da quel posto o per combattere Watashi. Non una sola emozione trasparì da Shinji mentre il ragazzo lo abbracciava, l'avrebbe sentito rigido e freddo come se stesse stringendo a sè una statua, e anche se magari all'inizio si sarebbe accontentato, presto si sarebbe staccato permettendo così al ninja di tornare a occuparsi di cose serie.*


-Non ho visto nessuno venendo qui, ma di certo sarà nei paraggi. La cerchiamo insieme? -


*A questo punto rivalutare la ragazza che prima aveva dato così tante rogne alla sua divisione sembrava d'obbligo. Forse non era corrotta da Watashi, era solo preoccupata per il figlio al punto da affrontare un esercito ninja per raggiungerlo. Ma ancora non si spiegava perchè avesse mostrato un atteggiamento ostile verso le truppe dopo che il generale gli aveva permesso di andare a cercare quel che voleva, e certo attraversare quel muro di fuoco senza un minimo di protezione era un'azione che un normale umano non avrebbe compiuto. In ogni caso, non avrebbe certo parlato di ciò al ragazzino. Vero o illusorio che fosse, l'ultima cosa che voleva era un marmocchio che lo tempestava di domande sul perchè a sua madre era successo questo e quello. Shinji non sapeva dov'era andata, quindi non l'aveva vista, fine della storia.
E certo, non stavano andando a cercare lei, ma sarebbe stato molto più comodo per il pargolo crederci. Difficilmente Shinji sarebbe riuscito a impedirgli di venirgli dietro senza legarlo di nuovo.*

(E tu, piccola aguzzina, ci stai di certo guardando. Hai di certo capito che ogni parola che dico a questo ragazzino è una menzogna. Che dici, ti piace lo spettacolo?)

*Shinji si stava semplicemente comportando come suo solito, farla divertire sembrava ora passato in secondo piano, anzi il suo obiettivo era trovarla e occuparsi di lei, anche se ancora non sapeva come.
Camminarono ancora, con il ragazzino che provava altre domande, ma otteneva risposte molto brevi da Shinji, che intendeva mettere in chiaro che non era lì per intrattenerlo. Non aveva sentito l'urlo, non sapeva cosa stesse accadendo e perchè era lì...menzogne o mezze verità insomma, l'alternativa che gli consentiva di risparmiare fiato.
La sorpresa venne dopo: mentre stava per imboccare una nuova entrata dell'ennesima stanza, probabilmente un'altra fotocopia delle precedenti, fu fermato da una voce sfortunatamente familiare. E vedendo da chi arrivava, non faticò minimamente a riconoscere Akane Uchiha, la sua kage, il suo superiore, l'eremita delle creature che poteva evocare, colei che l'aveva messo in quella situazione schifosa.*


(È davvero lei? Possibile? )


| Aspetto e voce sono i suoi, anche se sono imitabili. E ti conviene considerare ogni ipotesi, ma senza che questo ti impedisca di fare la cosa giusta. |


(Che in questo caso, immagino sia fare quello che dice.)


*Pur serbando ancora il dovuto rancore per averlo trascinato fin lì, non poteva certo ignorare l'ordine del kage per questo. Faticava a credere che anche lei casualmente fosse lì quando Jagura era entrato con lui ed era subito sparito. Ma nel caso fosse una trappola della voce che l'aveva invitato lì, l'avrebbe scoperto in men che non si dica, e avrebbe preso la direzione stessa che gli era stata negata. Se invece fosse stata la vera Akane, non avrebbe certo disobbedito all'ordine di chi aveva il potere di piegare la sua volontà con la sua doujitsu se indispettita eccessivamente. Avrebbe perso un po' del suo libero arbitrio, ma ci avrebbe guadagnato una potente alleata. Perfettamente sacrificabile per salvargli la pelle, tra l'altro, se fosse stato necessario.
Tutti questi pensieri gli attraversarono la mente mentre le gambe continuavano a correre: Akane gli aveva intimato di andarsene da lì, e apparentemente lo stava salvando, visti i ben poco promettenti rumori che udiva alle sua spalle mentre correvano lontano da quella stanza, come se qualcosa o qualcuno li stesse seguendo. Quando il suo superiore ritenne sicuro fermarsi, Shinji prese a parlare, sia per salutare degnamente una nuova compagna di sventure, sia per ottenere qualche informazione da chi era lì apparentemente da prima di lui.*


-Hokage, non mi aspettavo di rivederti così presto. Un posto un po' mesto per incontrarci, come hai detto tu, un mistero continuo... Io sono stato portato qui separandomi dal mio reparto, ma ancora non ho scoperto granchè.
Tu invece, come sei arrivata? Hai capito qualcosa di dove siamo e come uscire? E la tua divisione, in che condizioni stava l'ultima volta che l'hai vista? C'era anche Fuyuki Hyuga con te... il mio compagno, è ancora vivo e vegeto?-


*Domande, forse troppe, ma più che legittime incontrato il generale di un altro reparto in un luogo strano. Ma la trappola verbale era piazzata, attendeva di vederne i frutti.
Intanto, notò che l'hokage era stranamente incuriosita dal pargolo, e lo chiamò a sè con la scusa di guardare meglio lui e le sue ferite. Che fosse l'istinto materno di tutte le donne a suscitare l'interesse di Akane, o altro, a Shinji non interessava particolarmente, e non vedeva ragioni di ostacolarla.
Invece, il bimbo invece rimaneva nascosto dietro a Shinji, nonostante il tono cordiale della sua interlocutrice. Una legittima reazione di paura, o un indizio? Per quanto gli riguardava, l'hokage poteva pure decapitare quel ragazzino di fronte ai suoi occhi, ma avrebbe guadagnato tempo per ottenere le risposte che voleva. Pose la mano di fronte al ragazzo per non farlo avanzare, mentre squadrando la suo kage, faceva invece segno a lei di avvicinarsi, in modo da avere sott'occhio e a portata di mano quelle che finora erano le uniche persone incontrate.*


-Le ferite sono competenza mia, capo. Del resto, sono un dottore. Ma avvicinati pure a guardarlo, se ti interessa.
Ehi, piccolo, ancora non sappiamo il tuo nome, ne hai uno per caso?-
 
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view post Posted on 12/2/2014, 22:32
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I dubbi che attanagliavano la mente del giovane Aburame erano più che leciti. Un posto del genere poteva essere imprevedibile, soprattutto perché controllato dalla mente di quella che sembrava essere una bambina, almeno dalla voce. Ognuno ha nascosta dentro di se quella parte fanciullesca ma quanti adulti possono dire apertamente di riuscire ancora a comunicare con lei? La donna rimase calma e posata alle parole del suo sottoposto, cercando le parole più adatte per spiegare la situazione.

- La storia che mi ha condotto qui è lunga ma diciamo che ho sentito la voce di una bambina che con parole molto dolci mi imponeva d'entrare qui se non volevo morire. Sottostare a qualcuno non sta tra le mie migliori ambizioni ma a quanto pare è l'unica cosa da fare se vogliamo mettere fine a questa guerra. Watash ci vuole e farà di tutto per averci. Comunque non ho la minima idea di come uscire da qui e mi sembra inutile scappare dato che dobbiamo conquistarci la libertà a quanto pare - rispose leggermente sarcastica alle domande del jonin l'Uchiha, cercando di mantenere i nervi saldi.

Le domande erano tante e il tempo stringeva, così volontariamente decise d'evitare le altre risposte dubbiose. Fuyuki Hyuga, un personaggio abbastanza famoso nel mondo ninja ma chi le diceva dove stesse e cosa stesse facendo? Che motivo aveva di parlare di lui? Si spostò i capelli ribelli, mentre aspettava che quella giovane creatura rispondesse al suo richiamo. Un richiamo che venne interrotto dalle parole dello shinobi e dal suo gesto inaspettato.
Senza accorgersene la donna si morse il labbro nervosamente alla vista di quella scena. Come poteva quell'uomo disubbidire a un ordine di un suo superiore? Sembrava essere indignata ma decise comunque d'avvicinarsi, preferendo il silenzio a qualche possibile reazione azzardata. Al contrario il bambino tirò un sospiro di sollievo nonostante il gesto un po' burbero. Non lo sapeva nemmeno lui il perché ma quella kunoichi non gli piaceva affatto.

- Tamashī. Tamashī è il mio nome, da quel che ricordo - disse alzando di poco la voce, il bambino.

Sembrava confuso, quasi non fosse sicuro su quello che stesse dicendo. Di ferite invece non ne aveva, se non qualche ematoma dovuto ai legacci troppo stretti della corda che l'avevano tenuto sospeso per chissà quanto tempo. Intanto l'Hokage che si era avvicinata a tal punto da poterlo toccare, si posizionò in ginocchio per poter essere al livello del pargolo. Il fanciullo fece un passo indietro titubante mentre sul volto della donna si dipingeva uno sguardo compiaciuto. La situazione iniziava ad essere strana, forse troppo ma qualcosa di peggio convogliò le preoccupazioni di tutti altrove. Improvvisamente la stanza iniziò a scricchiolare, rumorosamente ed evidentemente. Akane che aveva sfiorato il braccio del bambino si alzò di scatto, stringendo più forte la presa.

- Si sta svegliando, maledizione! - quelle furono le sue ultime parole, prive di emozione della moretta.

Una strana sostanza, iniziò a scivolare fuori da ogni insenatura, ogni piccolo spazio lasciato tra un pezzo di legno e l'altro. Sembrava pece e più velocemente di quanto si aspettassero aveva già ricoperto totalmente la stanza, oscurandola completamente. Buio, ombra, tenebre sembravano essere i loro nuovi avversari.

- Ahia mi fai male! Lasciami! - urlò il bambino mentre si divincolava e veniva trascinato lontano dall'Aburame in quel tetro cimitero di morte.

- Stai zitto, altrimenti ci troverà - disse bisbigliando la voce della donna, facendosi sempre più lontana.

Un gorgoglio, quasi si trattasse di una pancia si fece largo tra quelle pareti spoglie. Sembrava di trovarsi quasi nello stomaco di qualcuno. Perché il capovillaggio mostrava tutto quell'interesse e cosa stava accadendo li dentro? Che fosse il caso d'andarsene?

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Non ce la fece, forse troppo concentrato a farsi domande su come fosse possibile quell'assurda visione. Il joker cadde vittima di quegli spiedi che gli si conficcarono nella gamba destra, provocandogli una fitta lancinante. Era stato distratto da una sciocca kunoichi e chissà che questa non l'avesse pagata per quell'oltraggio ma aveva un problema più grande adesso. Era ferito e rimanere li a combattere mobili quanto gli sarebbe convenuto? Il sangue color rubino, imbrattava i suoi pantaloni, occultati dal manto con le nuvole rosse che gli copriva buona parte del corpo.
L'aria era diventata irrespirabile e lunghi tratti di tosse facevano eco tra quelle mura di legno. Si allontanò leggermente dal centro di quel tumulto e proprio in quell'istante la vide, non tanto la figura della ragazza ma quella cosa luccicante che le stava intorno. Un campo di forza? Il fumo, la confusione e quelle immense creature telecomandate da chissà cosa, lo confusero ancora di più, occultando ciò che realmente stava intorno a lui. Un pezzo di soffitto venne giù, sommergendolo completamente e facendolo addormentare in un sonno profondo.

Gasp sappi che hai perso il turno e Jagura sviene, se vuoi sognare qualcosa sta a te ma non scrivere che ti risvegli
 
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Jagura era troppo indeciso, non riusciva a decidere se scoppiare a ridere per l'idiozia di quella tipa che sembrava combattere qualcosa, o per quella dell'Araldo che continuava strani giochetti con chi di questi ne aveva fatto un'esistenza, tra illusioni, magie e colpi bassi degni del miglior combattente farabutto. Poi successe qualcosa, un terremoto, il crollo del tetto e il Joker fu mandato al mondo dei sogni, luogo in cui nessuno mai sarebbe dovuto entrare, mai nessuno avrebbe dovuto conoscere quali malignità si celavano nella mente di un uomo che avrebbe devastato il mondo soltanto per ridere delle facce sconvolte dei suoi abitanti.

~ ~

- Vieni fuori figlia di troia

Disse il Joker sogghignante, mentre faceva roteare tra le dita una delle sue taglienti carte da gioco, quella con il sette di picche che in modo inquietante risplendeva insieme ai suoi occhi dorati. Sullo sfondo una strana musica riecheggiava tra le pareti di quella camera scura che, magicamente, si illuminò quando una serie di torce si accesero rivelando una serie di strumenti da tortura: vergine di norimberga, gogna, pinze di varia grandezza e soltanto l'odore del sangue fresco si rendeva ancora più nauseabondo di quello spettacolo. Il mago strinse le mani e quando percepì la presenza di qualcuno in qualche angolo della stanza, lo afferrò con la forza dell'Ishin e ne vide immediatamente il volto: una bambina.

- Oh sì, la vocina che ho sentito entrando nella casa non poteva che essere di una bambina vero? Sai cosa faccio alle bambine cattive?

La giovane fanciulla venne scaraventata al muro per poi essere riafferrata per i capelli e gettata all'interno della vergine di norimberga. Il mago si avvicinò leccandosi le labbra, poi chiuse le ante della macchina di morte e lasciò che le lame trafiggessero le membra di quel corpo esile e innocente.

- Non preoccuparti, non morirai sul colpo. La macchina è studiata per trafiggere parti che non comprendono organi vitali. Al massimo... morirai dissanguata, lentamente

E riprese a ridere rumorosamente, come se ciò che stava vivendo fosse la cosa più divertente del mondo, come ogni cosa nuova che sperimentava. Ma ucciderla e basta non era assolutamente il suo obbiettivo, Jagura non era malvagio, era sadico, amava divertirsi, non amava la morte. Quale tra le cose fosse più oscura nessuno avrebbe saputo dirlo, o forse si. In ogni caso, la macchina da tortura si riaprì e il mago afferrò nuovamente con l'Ishin la bambina in un cumulo di sangue e la incatenò alla gogna cominciando a schiaffeggiarle il posteriore.

- Sarai anche un diavolo, ma la qualità c'è. Quanti anni hai? Dieci? Per me non fa differenza, più griderai, più sarà divertente

La camera si riempì di grida e sangue tra le risate inquietanti di Jagura e quella musica che non si placava. Il vero demone in quel mondo non era Watashi e l'altro Dio, quello "libero", cominciava a sfregarsi le mani notando l'apertura e lo spiraglio di luce.

Un mondo senza regole, un mondo buio, un mondo in cui il sorriso di un Joker avrebbe sostituito la potenza del sole.

||Hai voluto tu il sogno... lol

Ps. Ovviamente avendo solo una voce su cui basarsi, Jagura immagina una bambina random fisicamente||
 
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view post Posted on 19/2/2014, 00:53
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*E la trappola scattò.
Il suo presunto capovillaggio rispose alle domande, raccontando una storia per certi versi simili alla sua, anzi totalmente uguale a quella dell'Aburame, ma solo ad alcune domande diede risposta. La parte della sua divisione e di Fuyuki fu completamente ignorata, e anche se era possibile che l'avesse trascurata vista la fretta e la tensione del momento, gli sembrò difficile che non provasse minimamente la sua identità. Soprattutto, quando bastava ricordarsi che Fuyuki era generale di una divisione completamente diversa da quella di Akane, dunque non poteva sapere la sua sorte. Questa era la risposta che voleva, e non ricevendola si era quantomeno convinto che occorreva prudenza e diffidenza con quella donna, e che non era più tenuto a eseguire i suoi ordini fino a che non avesse provato la sua identità.*


(Certo, il fatto che non sia Akane non significa che sia meno pericolosa. Se è frutto di Watashi, sarà indubbiamente forte.)


| Ma perdendo la certezza di aver di fronte il tuo kage, hai più libertà di movimento. Ed è molto importante in questo gioco. |


(Già, il gioco... se Akane, il bambino, questa casa, non fossero altro che pedine e tabellone? Che dovrei fare in balia degli eventi? )


| Ovviamente vincere. Arrivare fino in fondo prima di perdere le vite. |


*Già, vincere. Una proclamazione così facile, un obiettivo tanto arduo da raggiungere. Intanto, Akane non si era opposta all'invito dell'Aburame di venire lì anzichè mandare il bambino da lei. La sua frustrazione si poteva quasi percepire nell'aria, e il fatto che preferisse assecondare un sottoposto piuttosto che far valere la sua autorità non poteva che rendere Shinji ancora più lieto di poter sfidare l'hokage ancora un po'. Forzare la sorte un po' troppo sarebbe stato deleterio, soprattutto se quella era davvero Akane, ma l'ipotesi di un falso dava spazio a tante piccole soddisfazioni. Per esempio, poteva fare a lei quello che avrebbe tanto agognato fare all'originale, grazie al quale era lì in quel posto infame. Supponendo che non opponesse resistenza.
Intanto il bambino aveva risposto alla sua domanda, ma a malapena l'aveva sentito, nè prestava particolare attenzione al suo continuo indietreggiare; osservare Akane mettersi in ginocchio ai suoi piedi, anche se solo per il pargolo, era uno spettacolo lievemente più interessante. Sfortunatamente, nel momento in cui il braccio di Tamashi e di Akane si incrociarono, la situazione degenerò.
Un rumore di scricchiolii, forse quella vecchia casa stava per crollare, o per venir schiacciata da qualcosa, fatto sta che una melma nera fuoriuscì dalle pareti invadendo la stanza e coprendola nell'oscurità. Le ultime parole della pseudoAkane riferivano di qualcuno che si stava "svegliando".*


(Qualcuno si sveglia? Chi può essere, da inquietare un kage? Una persona ancora superiore, oppure l'aguzzino che ci tiene qui... no, non avrebbe ragione di nasconderlo. E se fosse...)


| La casa stessa, Shinji? In effetti quando si tratta di Watashi, non sorprende che tutto sia vivo. |


(A quello pensavo. Certo, questo buio è seccante.)


*Al buio cercò di provvedere il prima possibile utilizzando le sue tecniche di Raiton. Non era il suo elemento preferito, ma per generare luce al costo di chakra, era il meglio di cui disponeva, e componendo i dovuti sigilli cercò di creare una sorta di flusso elettrico, che partiva dal braccio inondandolo di elettricità, e all'occorrenza poteva essere esteso nella direzione in cui puntava dirigendo lì l'elettricità e la luce. Un sistema rischioso in caso avesse colpito qualcuno, e inutile nel caso quella pece possedesse la capacità di oscurare anche dalla luce. Ma valeva la pena tentare, tanto non vi era assolutamente nessuno in quella casa che il ninja non voleva ferire. Sentì la voce del bambino gridare aiuto, in una forma che lasciava intendere che Akane lo stesse tenendo e fosse lei il pericolo. O che lo stesse difendendo da un pericolo più grosso, nonostante la resistenza. Entrambe ipotesi probabili, ma la prima gli piaceva molto di più, perchè non era necessario continuare a cercare del buono in un'Akane che non aveva fatto nulla per far sì che Shinji si potesse fidare di lei.
Ergo, per ora era lei il nemico, e la traccia uditiva era facile da seguire. Trovato il bimbo urlante, trovata Akane.*


-Esattamente, cosa credi di avere in mano? Un bimbo piagnucolante per cui non nutro il minimo interesse è un ostaggio penoso, davvero pensi di avermi in pugno con questo? Il tuo gioco non ha attrattive, e diventa più prevedibile man mano che andiamo avanti. Che ne dici di darci un taglio?-


*Parlò, forse troppo forte, rivolto alla sua onnipresente aguzzina. Sapeva che lo stava vedendo, sapeva che da qualche parte osservava e ascoltava. E che raccogliesse o meno le provocazioni, era necessario per Shinji chiarire le cose.
Il bambino poteva sentirlo, probabilmente, e lui non si era fatto problemi a gridare che non gli importava di lui. Crudele, ma in quel gioco, quello era Shinji, disposto a tutto per uscire da lì, e l'unico indizio che aveva era che doveva far "divertire" colei che lo teneva prigioniero.
Sentì altri rumori, stavolta un borbottio, simile a uno stomaco che digeriva. Nell'ipotesi che la casa fosse vivente, non era un buon segno sapere di essere prossimi alla digestione. Nell'ipotesi che la casa fosse semplicemente una casa, era un suono comunque maleaugurante, collegabile a liquidi o a esseri lì presenti.
Troppi misteri aleggiavano ancora lì, e di strada ne aveva fatta, troppa per sperare di tornare indietro, ricordarsela e ritrovare l'ingresso aperto. Era isolato ormai, scappare era inutile e la libertà andava conquistata, quella doveva essere la sua verità, anche Akane l'aveva detto prima, e vera o falsa che fosse. Quindi, tanto valeva andare fino in fondo in quel gioco, e illuminato dal suo braccio sinistro elettrificato, il ninja diede inizio all'inseguimento e all'esplorazione. Le urla del bambino e i passi sarebbero state le sue tracce, Akane o chiunque fosse quella proiezione del suo kage era la sua preda, e il terreno di caccia era una casa che poteva essere l'apparato digerente di una creatura enorme. Svantaggio territoriale: enorme; possibilità di salvezza: basse; motivazione che lo spingeva a continuare: una flebile speranza, una falsa promessa di una appendice di un dio malvagio.
Era così immerso nello sterco che era convinto non avrebbe fatto differenza un atteggiamento sottomesso e implorante da un atteggiamento spavaldo e provocatorio. Tanto valeva divertirsi, almeno verbalmente.*


-Chi è che si è svegliato e che tra poco torna a nanna, chi?-
 
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view post Posted on 19/2/2014, 08:58
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Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


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Le parole dell'Aburame non piacquero per niente a quell'innocua creatura che si rese immediatamente conto che se anche avesse voluto scappare da quella donna, non aveva un posto dove andare. La sua mamma era scomparsa e di lei non c'era ancora nessuna traccia. Rimase in silenzio, ubbidendo alle parole dell'Hokage o almeno della figura che dava modo di mostrare. I suoi occhi erano vuoti ma nella poca luce del raiton si potevano vedere gli effetti desiderati dalla pronuncia di determinate frasi.

- Grazie feccia per il bambino e soprattutto grazie per averlo calmato - disse con tono freddo e gelido la donna ma con una voce che non era quella dell'Akane che conosceva.

Illuminando di più la scena avrebbe visto chiaramente i suoi tratti, una ragazza più o meno della sua età, tratti marcati e sguardo truce. Sembrava non appartenere a nessun villaggio, almeno ad occhio non aveva nessun segno di riconoscimento che la collegasse a qualcuno in particolare.
I capelli tagliati male e scompigliati le incorniciavano il viso insieme a un piercing sotto il labbro. Una figura inquietante come il sorriso divertito che increspava le sue labbra. Il suo interesse in quel gioco adesso era chiaro o almeno in parte. Aveva parlato e ciò che le sue labbra avevano rivelato era un buon materiale su cui lavorare.

- Non parlo con i cocchi dell'hokage se non strettamente necessario - disse in tono glaciale la finta Uchiha, facendo intendere immediatamente le sue poche intenzioni, ora che si era rivelata, ad avere un colloquio con il jonin.

La stanza cominciò a muoversi, quasi avesse vita propria, perlomeno ondeggiava senza il rischio che nessuno di loro cadesse a terra. La sostanza nera cominciò a spostarsi quasi fosse un rullo, convogliando verso il centro della stanza.
Allungando leggermente il braccio Shinji avrebbe potuto vedere con la luce del suo elemento come degli occhi bianchi e inquietanti fossero sbucati nel pavimento e con loro una serie d'affilati denti. Un'altra creatura di Watashi? Chiunque fosse, il suo scopo era mangiarli. Adesso le parole della sconosciuta erano chiare.
La kunoichi quasi in maniera disperata provò a colpire la sostanza nera, forse per farsi strada in un'altra stanza ma nulla successe. Le pareti erano resistenti e il gorgoglio iniziava a farsi sempre più forte. Diverse imprecazioni uscirono dalla sua bocca mentre rifletteva sul da farsi. Come potevano andarsene da li?

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Un mondo personale, isolato, dove i desideri più oscuri e reconditi spesso fanno la loro apparizione. Sogni che a volte capitano o che magari sono frequenti in una mente malata come quella del joker. Scene raccapriccianti si susseguirono in modo malato e ossessivo, spettacoli che probabilmente avrebbero fatto rabbrividire qualsiasi essere umano.
Il piacere che provava nel torturare quell'esile figura e le urla che si udivano nella stanza erano una delizia per i timpani del mago di Furikami. Intanto in lontananza qualcuno osservava la scena, i suoi occhi smeraldini erano vuoti e privi di sentimento e sembravano quasi persi nel nulla se non stessero puntando verso il giovane. Avvertì qualcosa scricchiolare alle sue spalle e una vocina, le deliziose note della sua voce la riempirono immediatamente.

- Fai dei sogni veramente macabri però. Se stai sperando che quella sono io, ti sbagli di grosso - disse rimanendo immobile una bambina dalla vestaglia bianca.

Nonostante questo l'enorme prigione sospesa, cigolò ancora sotto il leggero ma effettivo peso della fanciulla. Sembrava non avere intenzione di scendere quasi volesse vedere come terminasse quell'imbarazzante teatrino che aveva allestito solo per lei il membro dell'Akatsuki.

- Sinceramente mi aspettavo di meglio da un mago da quattro soldi come te. Chissà perché mi ero illusa così tanto. Ormai è difficile riuscire a meravigliarmi - disse sbadigliando la pargoletta, fissando la stanza e tutto ciò che la mente del suo giocattolo aveva creato.

Avrebbe potuto raggiungerla, attaccarla ma si sarebbe accorto che stranamente le sue capacità nel muoversi all'interno della sua stessa mente erano strepitose. Chissà quanto tempo aveva utilizzato il suo potere per comunicare con le persone, troppa la stanchezza e poca la voglia di socchiudere le sue labbra per esprimere le sue necessità. Watashi le aveva donato un grande potere. Pochi attimi e riapparve alle spalle del ragazzo, lo sguardo rimaneva sempre impassibile ma fece una cosa alquanto strana. Serrò i denti sul braccio di Jagura, che quasi non aspettandosela, sobbalzò.

- Cosa ci troverà papino di così buono in voi? Ancora non riesco a spiegarmelo... - disse l'araldo immergendo le sue iridi verdi in quegli occhi dorati, prima di scomparire nuovamente da li.

Riapparve poco distante e si pulì la saliva dalla bocca, cercando d'eliminare quel saporaccio che poco prima le aveva intaccato le papille gustative.
 
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view post Posted on 19/2/2014, 14:54
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la curiosità e la sete di conoscenza guiderà l'animo umano fino alla fine dei suoi giorni...

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La bambina che Jagura stava torturando scomparve improvvisamente e una voce interferì con la musica che stava infuriando in quel luogo creato dalla mente del Joker. Ed eccola, innocente, apparentemente indifesa e pura come la veste che l'avvolgeva. Si aspettava di meglio disse e il mago non poté far altro che sorridere a quelle parole, ricordandosi d'un tratto il tetto che crollava, la visione della ragazza che combatteva contro qualcosa, le risposte in rima con cui aveva fronteggiato l'Araldo stesso, e riuscì a collegare i fatti:

- Sai che cosa sono i sogni lucidi?

Disse sghignazzando mentre osservava attentamente lo sguardo della bambina, immergendo le proprie iridi dorate nelle sue, facendo esplodere il potere e la rilevanza di colui da cui aveva preso quella peculiarità. Prima di poter dire qualsiasi altra cosa però, l'Araldo si spostò a grande velocità, comparendo quasi istantaneamente alle spalle del mago e come un vampiro curioso di gustare il sangue della sua preda, addentò il braccio della sua "distrazione", per sua sfortuna, il sinistro. Una luce verdognola esplose nella camera e le pareti si rigarono piegate dalla potenza dell'Ishin che aveva reagito autonomamente a quelle violazione. Il Joker sorrise malignamente ed afferrandosi la manica sinistra, la strappò rivelando una K che brillava di una luce tanto forte e accecante che avrebbe potuto ridonare la luce anche al senno di Watashi. Erano evidenti i segni del morso della bambina ma sembravano venire occultati dal verde splendente che continuava ad irradiare energia.

- Sono quei sogni in cui chi dorme si rende conto di stare sognando... e riesce ad interagire con tutto ciò che vede, tocca, sente, prendendone l'assoluto controllo. E tu adesso... sarai il MIO giocattolo

La camera venne scossa e un'onda d'urto di Ishin puro fece volare qualsiasi cosa si trovasse sul pavimento, per poi farlo roteare come in preda ad un uragano di energia. Poi tutto si fermò ed ogni oggetto venne scaraventato al muro in modo tale che lasciassero dei segni precisi sulle pareti:

Forse è come me

Forse vuole solo...



Divertirsi!

- Ishin: Jokyo!

Il mago allargò le braccia, l'aria si fermò, il tempo con lei, la terra si alzò, le pareti si aprirono e se fosse rimasto qualcosa dopo quel colpo intriso di risate, non sarebbe stato altro che il volere di un Joker, un maestro della commedia e del teatro, in uno spettacolo che mai come in quel momento poteva comandare, dentro la sua testa, in un mondo che lui stesso poteva creare e piegare, per giocare con il suo ospite. Il potere dell'Ishin si manifestò e ogni cosa sembrò polverizzarsi tra le fiamme e i fulmini.

- La vera domanda è... che cosa mi porta a combattere il tuo papino? Nulla, voglio soltanto anarchia e fuoco, per poter guardare la culla da cui si sveglierà il mondo a poco a poco
 
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view post Posted on 26/2/2014, 00:47
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*In un certo senso, il suo linguaggio provocatorio fu utile per il momento, in quanto gli arrivò perfino una risposta, ma con una voce totalmente diversa. Ringraziamenti per il bambino e per averlo calmato, anche se era più corretto dire che gli aveva tolto ogni speranza e ragione di ribellarsi, e in mezzo a quelli, un "feccia" che scatenò un mezzo sorriso sotto alla pesante sciarpa di Shinji. L'Aburame non era tipo da preoccuparsi di insulti gratuiti, ma era bravo a cogliere gli indizi, e certo quel cambio di voce insieme a quella parola erano la prova che di fronte non aveva più Akane Uchiha. E anche se non si sarebbe fatto problemi nemmeno a sfidare il kage, in quella situazione, l'idea che avesse contro un ninja casuale o meglio ancora parte della progenie di Watashi gli dava la libertà di azione che tanto desiderava.
Illuminando nella sua direzione, notò i veri lineamenti della persona - o qualunque cosa fosse - con cui stava parlando, un aspetto da teppista, da ragazza scappata di casa e convinta che l'intero mondo potesse sparire, finchè a lei andava bene. Ne aveva viste fin troppe, di persone del genere, e in un certo senso il suo atteggiamento canzonatorio gli ricordò una versione meno raffinata di Jagura. Lui l'odiava Jagura, dunque per lei non poteva provare sentimenti migliori.*


(Facevi meglio a continuare a scappare. Hai cercato di imbrogliarmi, mi consideri feccia, hai rapito un bimbo di cui non potrebbe fregarmi di meno... decisamente, sei a un passo dall'esser considerata nemica da uccidere, a meno che non riesci a dirmi qualcosa di utile.)


| Hai capito allora che non si è fermata per nulla. Forse gli serve il tuo aiuto, e ha qualcosa da offrire. Magari non è neanche così cattiva. |


(E magari non mi interessa se è buona o cattiva. In questo gioco, solo ciò che fai definisce il tuo allineamento. Se non sa fare altro che atteggiarsi a dura, può pure andarsene per conto suo e tenersi il bambino.)


*Senza dubbio quel labirinto tirava fuori il peggio di Shinji, che normalmente guardava le persone dall'alto in basso, ma senza avere pensieri così negativi, e tanta impazienza. Sicuramente derivava dalla coscienza di avere di fronte un nemico ben più forte di quelli affrontati finora, oltre alle responsabilità affidategli senza che le volesse. Non era dell'umore migliore, tutto qui, ma la sua lucidità non era ancora stata intaccata, per ora.
E tutto ciò che la ragazza seppe dirgli fu che di solito non parlava con i cani dell'hokage. Di nuovo, non erano gli insulti a ferire Shinji, ma l'inutilità dimostrata finora da quella pseudo kunoichi, fin da quando aveva le sembianze di Akane.*


-Hai capito proprio tutto di me... Purtroppo per te non ho nè tempo nè voglia di raccogliere le tue provocazioni o provare a ragionare con te. Però potresti servirmi...-


*In effetti, subito dopo le sue parole la stanza prese a muoversi e oscillare, minando la loro stabilità e presagendo il peggio che sarebbe arrivato. Se infatti riuscivano a rimanere in piedi nonostante gli scossoni, non erano questi l'unico problema: tutta la melma nera si stava stringendo attorno a loro, e mentre Shinji si girava per controllare la zona, la sua luce illuminò occhi e denti per terra, a dimostrazione che aveva a che fare con qualcosa di vivo. E il fatto che la finta Akane cercasse di farsi strada tra il nero con la forza della disperazione, fu indicativo del fatto che forse poteva davvero essere un'alleata, o meglio era semplicemente una compagna di disgrazie piuttosto che un vero nemico. Anche se nulla era certo in quel gioco.*

(E soprattutto, ti stai confermando inutile.)


-A quanto pare, tu conosci me e io non conosco te, ma mi va bene così, non è un nome che mi serve al momento. Ergo tagliamo corto, se c'è qualcosa che sai e che può essere utile per uscire da qui, spara. Altrimenti sbrigati a farti mangiare.-


*Il tempo a loro disposizione scarseggiava, sarebbero stati mangiati al più presto, e forse cercare di elaborare un piano invece di lanciarsi frecciatine sarebbe stato più costruttivo, ma il fatto è che di lei sapeva poco e niente, e a meno che non si decidesse a parlare, poteva solo aiutarla a sbattere meglio contro le inamovibili pareti nere. Doveva pensare a qualcosa, comunque.
E visto che doveva ottimizzare i tempi e lavorare con il poco che aveva, decise di provare le sue carte migliori osservando come quella casa reagiva: un gruppo di insetti fuoriuscì dalla sua manica e prese a muoversi lungo le pareti cercandone debolezze, analizzando caratteristiche di quella sostanza nera, o perlomeno provando a fare la loro parte anzichè morire per incapacità del loro maestro. Shinji stesso intanto prese a fare qualcosa: la mano elettrizzata si caricò ulteriormente e venne posata a terra più volte, con violenza variabile, puntando a colpire sia occhi che sostanza nera, ed evitando i denti. Il Doton difficilmente sarebbe servito a scopo offensivo, mentre le sue conoscenze di attacchi fisici erano risibili, non avrebbe fatto molto meglio della kunoichi maleducata. Eppure, per provare qualcosa, estrasse il suo bisturi e provò a colpire e incidere il pavimento e le pareti, alternando un attacco fisico a uno elementare, dando il tutto per tutto in quei minuti che gli restavano. Un aiuto o un suggerimento dai suoi compagni di sventura era più che benvenuto, ma fino ad allora, non sarebbe rimasto certo con le mani in mano.*
 
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Le gambe incrociate e gli occhi socchiusi di chi sta meditando. Nessun rumore provava a interferire con quella stanza. Isolata dal resto dello spazio. Il suo potere si era spigionato ma come tale le permetteva di non muovere nemmeno un muscolo. Watashi l'aveva resa completa, le aveva dato finalmente tutto ciò che desiderava. Il joker la stava facendo divertire, per quanto avesse capito il suo reale punto debole in quell'illusione sapeva che lui non avrebbe potuto nulla contro di lei; troppo lontana e protetta per poter essere colpita fisicamente.
In volto aveva dipinto un sorriso, un increspatura che facilmente sarebbe andata via. Quanto si era annoiata tutto quel tempo, solo il suo papino le aveva dato l'occasione di allestire quel parco giochi momentaneo. Finalmente era tornata ai vecchi tempi, quando tutti le stavano dietro, quando aveva una servitù a sua disposizione ogni volta che schioccava le dita, quando nessuno si poteva permettere di pronunciare cattiverie in sua presenza. Niente e nessuno avrebbe potuto rovinare quel momento idilliaco. Non fece in tempo a inglobare questi pensieri nella sua mente che una scossa fece scuotere le montagne a cui era aggrappata quella casa che lei stessa aveva isolato.
Non era la prima volta che succedeva, eppure quel tremolio della terra le fece spalancare gli occhi, interrompendo il contatto che stava avendo con il mago. La parete alle sue spalle si frantumò e davanti al suo cospetto si presentò ciò che rimaneva di un uomo. Tratti animaleschi avevano intaccato la sua pelle un tempo candida ma che si era macchiata dei peggiori crimini. La bambina lo riconobbe immediatamente ma il suo sguardo rimase impassibile, come se quell'essere non potesse trasmetterle nessun altra emozione. Aveva rovinato il suo divertimento intromettendosi in una faccenda che non gli riguardava.

- Cosa ci fai qui? - disse con tono atono la moretta che si era alzata aggiustandosi le pieghe del vestito.

- Il nostro signore ci desidera al suo cospetto - disse con tono sprezzante, quasi non accettasse di avere qualcuno sopra di lui.

- Non mi va. Mi stavo divertendo, lasciami in pace - disse la piccola nella speranza che quella figura come fosse entrata se ne andasse allo stesso modo.

- Tu non puoi pretendere niente. Sei soltanto una servitrice, comportati come tale - disse il centauro afferrando per il collo quella creatura dalla camicia da notte candida come la sua pelle.

Senza che potesse dire o fare altro trafisse l'esile figura con la sua enorme zampa pelosa. Non aveva tempo da perdere se Watashi li aveva convocati, voleva dire che il loro tempo era giunto. Lasciò cadere a terra come fosse un sasso il corpo di quello che fino a quel momento era stato un suo compagno. L'araldo dell'accidia rotolò a terra, dolorante e contorcendosi. Con flebile voce riuscì solo a chiamare il suo unico e fedele amico che mai l'aveva abbandonata fino a quel momento.
La stanza colore della pece dove il capitano stava ancora combattendo, si mosse un'altra volta. Le prede erano state catturate e adesso grazie al liquido appiccicoso e scuro venivano attratte verso il centro della stanza dove i denti aguzzi attendevano qualcosa da masticare. Nessun indizio era stato rivelato da quell'ambiente che avrebbe potuto essere anche illusorio per quanto gli riguardava. Una lieve voce risuonò nell'aria, una voce stanca e cristallina. Un tono che immediatamente i due riconobbero come la voce della bambina che li aveva condotti li. Hachi era la parola pronunciata ma nessuno sapeva cosa volesse dire. Nessuno tranne quei denti che improvvisamente fermarono il loro sbattere ritmato per scomparire nell'ambiente. Tutto era tornato come prima, lasciando le tre vittime come degli ebeti.
L'enorme cane dalle sembianze deformi raggiunse la sua padroncina. La vide distesa a terra, gli occhi aperti e stanchi ma ancora viva. Senza esitare capì subito chi era stato il carnefice che l'aveva ridotta così e Hachi cominciò a ringhiare per tutto il tragitto fino al corpo della piccola. Il suo muso si accostò a quello triste della fanciulla che voleva ancora giocare. Voleva ancora divertirsi in quella casa.

- Prendila e andiamocene. Odio fare tardi - disse con tono freddo la bestia, aprendo uno spaziotemporale li nella stanza.

Purtroppo il loro tempo era giunto al termine e come aveva sempre fatto, il fedele compagno mise sulla groppa la piccola creatura, lasciando per sempre quella nuda terra. Il loro tempo si era concluso e con loro anche tutte le barriere e sortilegi che avevano eretto pur di trarre beneficio al loro divertimento. Lasciando un forte amaro in bocca a chi voleva conoscere meglio quella strana creatura.

E' stato bello ruolare con voi ma purtroppo siamo dovuti giungere alla fine prima del previsto. Spero che almeno vi siate divertiti ^^
 
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11 replies since 19/1/2014, 15:52   271 views
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