Missione 48 C | Les fleurs du mal, Harames, Dovahkiin19, Mattss2

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view post Posted on 10/1/2014, 22:46
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Dietro di te

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//Allora, vediamo di iniziare bene quest'avventura: pe farla breve, io vi lascerò sempre quasi totale libertà d'azione, ma ricordatevi che ogni mossa avrà adeguate conseguenze v.v Se volete utilizzare png per qualcosa o se volete muovervi al di fuori dell'ambiente che ho descritto, chiedetemelo pliz xD Ultima cosa, io non sono per niente fiscale sui ritardi, ma se avete problemi è gradito avvertire ^^
E per qualsiasi altra cosa, potete contattarmi come e quando volete :D//

Watashi, il Dio oscuro. Watashi, il Demone della Gola. Watashi, Watashi, Watashi. Non si parlava d'altro che di quell'essere, in tutto il mondo. mondo che, proprio a causa dell'attacco dell'Abominio, era in crisi. Tutte le Progenie, i Figli del mostro, erano in quel momento a combattere per devastare le montagne e i picchi di Kumo. Eppure, qualcun essere mostruoso era ancora libero nel mondo, ancora desideroso di portare il caos tra gli umani, aspettando soltanto il momento in cui questi ultimi avrebbero abbassato la guardia. Qualche Progenie che si annidava negli angoli più oscuri della terra, nelle cavità, nelle grotte, nelle foreste e nelle profondità del mare, ancora viveva e non si sarebbe diretta verso Kumo con il resto dell'esercito. Progenie che avevano il compito insidioso e subdolo di continuare a corrompere ciò che di buono c'era rimasto al mondo: fiumi e prati, animali e persone, il cielo e la terra. Niente era immune al loro potere malefico, alla loro malvagia e insensata influenza. Si proclamavano araldi di un mondo nuovo, ma non erano altro che distruttori del vecchio. Si proclamavano figli di un Dio perfetto, ma mostravano inspiegabilmente le stesse debolezze e gli stessi comportamenti degli umani, gli stessi vizi. Davvero Watashi era un Dio? Che avesse il potere per sembrarlo, era già stato ampiamente dimostrato. Ma che fosse immortale, onnipotente e quant'altro? Questo era ancora da vedere, e l'intera Allenza stava combattendo per trovare un modo di liberare il Mondo Ninja da quella minaccia. Tutta l'Alleanza.. tranne pochi rimasti al Campo Base: feriti, incapaci a combattere e i codardi che non aveva avuto il coraggio o la determinazione di affrontare il Dio fasullo sul campo di battaglia. Affiancati a loro, stava una manciata di shinobi per mantenere il presidio, ma soprattuto per tenere l'ordine in quel campo militare che si stendeva ormai a perdita d'occhio. Molti dei ninja lì presenti erano genin alle prime armi, non giudicati in grado di sopravvivere allo scontro finale, e giusto un gruppetto di chunin e jonin che per controllarli. Non molti, neanche abbastanza per gestire tutto quell'enorme organismo che durante i tre anni di guerra aveva continuato a crescere, ma che comunque funzionava in modo piuttosto efficiente.

***



Fu durante uno di questi giorni che intervallavano la dichiarazione di guerra allo schieramento delle forze a Kumo, in un primo pomeriggio soleggiato e ventilato, che un uomo arrivò, trafelato, abbruttito dalla pioggia e dalla fatica. Aveva viaggiato per ore, ma alla fine era giunto nel luogo dove avrebbe potuto richiedere aiuto.
Poco dopo, tre genin furono chiamati nella tenda del comando centrale, che in quel frangente era affidata al jonin di Kumo Shuya Yoshitoki.


//Easy start for you, dovete recarvi in questa tenda al centro del Campo. Le modalità di convocazione sono a vostra scelta, ciò che avete fatto i giorni prima o durante la mattina pure. Ritrovatevi nella tenda -abbastanza grande da poter contenere un tavolo e una decina di persone, ma completamente vuota- e attendete. Potete fare role tra voi, un po' di conoscenza, ecc. A voi la tastiera ^^//

Edited by Bismillah - 5/4/2014, 01:42
 
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dovahkiin19
view post Posted on 11/1/2014, 00:13




Narrato
Parlato
CITAZIONE
Parlato Altri




** 2 Giorni prima **



Giusto il tempo di diplomarsi in Accademia ed ecco che arriva l'inaspettata convocazione per il campo di battaglia.
Kirai era inspiegabilmente contento della chiamata alle armi, avrebbe dovuto essere spaventato a morte al solo pensiero di andare in guerra ma era un Kaguya e questo spiegava perfettamente il suo essere entusiasta all'idea di questa nuova sfida.

A Kiri, come sempre il tempo era pessimo ma ormai ci era abituato. Aveva finito di impacchettare le sue cose e si era recato come richiesto alle porte del villaggio.
Un piccolo drappello di uomini era pronto a partire, molti come lui erano neo diplomati ed erano spaventati a morte. Ovviamente non erano Kaguya...

** Il Viaggio **



Partirono alla volta di Kumo che il sole era già alto nel cielo. Non che si vedesse molto il sole da Kiri, ma loro sapevano che l'astro li osservava dall'alto.
Per quel che riguardava il giovane genin quella sarebbe stata la prima trasferta fuori dal villaggio. Era curioso di vedere il paesaggio non avvolto dalle nebbie a cui era ormai assuefatto.
Dopo qualche ora infatti uscirono dal paesaggio nebbioso di Kiri e i primi panorami cominciarono a farsi vivi agli occhi del gruppetto di shinobi che viaggiava compatto alla volta del villaggio della nuvola.
Il paese del fulmine non distava troppo, si trattava di un giorno di cammino circa e la maggior parte del viaggio si sarebbe svolto via mare.
Kirai osservava curioso il paesaggio insulare del paese dell'acqua nonostante non differisse di molto da quello del suo villaggio, vederlo senza nebbia intorno era tutta un'altra cosa.

Il mare per loro fortuna risultava calmo quel pomeriggio e quindi presero il mare tranquillamente senza alcun problema.
Quella fu la parte che Kirai gradì di meno del viaggio, non era a suo agio a parlare con la gente e sulla nave non poteva fare granché, quindi si limitò a riposare per tutto il tragitto fino al loro arrivo al paese del fulmine.

Alla discesa della nave quando ormai l'alba era già passata da qualche ora, un gruppo di Chuunin li attendeva con delle istruzioni.

CITAZIONE
Raggiungete il campo base. Esso dista circa 7 ore di cammino da qui quando sarete arrivati vi verrà assegnato un compito ed avrete il tempo di riposare prima di iniziare le vostre attività. Sbrigatevi e tenete gli occhi aperti per strada, il pericolo incombe su di voi.

Nonostante gli avvertimenti e le dovute precauzioni prese dal gruppo degli shinobi di Kiri, niente intaccò il loro programma di viaggio. Dopo circa 6 ore erano arrivati al campo base, addirittura in anticipo, pronti a prendere servizio.
Con loro c'erano altri gruppi provenienti da altri villaggi che erano appena arrivati.

** 1 Giorno prima **



Al campo base arrivò la prima delusione per Kirai che già fremeva dalla voglia di incontrare la famigerata progenie di Watashi.
Il loro capo, un Jonin di Kumo, non aveva voluto sentire ragioni e li aveva spediti a fare la guardia per le prossime 6 ore nonostante gli appelli di Kirai per andare in prima linea.

CITAZIONE
Dove credi di andare moccioso? Ti sei appena diplomato e vuoi già morire sul campo di battaglia?
Fila a fare la guardia e vedi di non scocciare con queste assurdità.

Effettivamente i suoi compagni erano ben lieti di aver evitato la prima linea ma il Kaguya non riusciva a capire le loro motivazioni. Che senso aveva essere un Ninja se non si poteva combattere?

Il tempo durante il turno di guardia scorse lento ed implacabile, Kirai si accontentò di godersi i bei panorami che offriva il paese del fulmine. Una serie di montagne con la vista del villaggio della nuvola in lontananza. Molto di più di quello che si vedrà mai a Kiri.

Una vera seccatura

Fu la valutazione di Kirai quando un suo compaesano gli chiese come era andato il suo turno.
Lo sguardo che gli ritornò quest'ultimo era un misto di incredulità e paura.
Non si spiegava il perché di tutta quella voglia di Kirai di andare a combattere.
Non era un Kaguya...

La sera arrivò presto e nel cuore di Kirai si inseminò l'idea che magari il giorno dopo qualcosa di meglio rispetto ad un turno di guardia gli sarebbe capitato. Ci sperava, ma non più di tanto visto l'andazzo della giornata.

** La Convocazione **



Quella mattina altri lavoretti di Routine gli erano stati assegnati sempre dal Jonin di Kumo. Che ancora una volta lo aveva mandato a quel paese quando gli aveva chiesto di assegnargli un compito sul campo.
Il tempo era bello a Kumo quel giorno, il sole splendeva e c'era un bel venticello. Tutto sommato nonostante i lavori fossero disprezzabili, il clima di guerra fosse palpabile e la tensione si potesse tagliare con un coltello al giovane Kaguya quel posto andava a genio.
Sarà l'odore della battaglia che imperversa a pochi passi da lui, sarà ancora quella sensazione che di li a poco sarebbe iniziata la "sua" guerra ma cominciava ad abituarsi all'idea di stare li. Lo spirito di adattamento non gli mancava e la guerra era l'arte che ogni membro del suo clan si portava nel sangue e nelle ossa.

La mattina trascorse tranquilla come anche il pomeriggio prima e questo non faceva di certo sperare in bene il giovane Kirai che si vedeva relegato in quel campo base fino alla fine della guerra.

Ma nel primo pomeriggio ecco che la sensazione che si portava dietro dalla sera prima sembrò prender vita nelle vesti di un uomo che giunse al campo base tutto sporco e distrutto dalle fatiche del viaggio.
Era stato immediatamente mandato dal Jonin di Kumo che comandava il campo in quel frangente, lo stesso che lo aveva relegato ad affilare le armi dei Ninja più esperti.
Kirai non ci aveva fatto più di tanto caso ed aveva continuato il suo lavoro.

Fu solo dopo qualche tempo che un suo collega lo raggiunse di fretta e gli annunciò il cambio di programma.

CITAZIONE
Il Capitano Shuya Yoshitoki vuole vederti Kirai.
Mi ha detto di riferirti queste precise parole:
"Se ci tieni ancora a morire moccioso, presentati subito alla mia tenda."

Fossi in te non ci andrei, la cosa di cui parlavano non sembrava affatto da sottovalutare.

Kirai non gli fece nemmeno finire la frase che si era già avviato di corsa alla tenda del comando centrale.
Essa era molto più grande delle altre che erano assegnate agli altri ninja che alloggiavano nel campo base.

Entrò di fretta e si dimenticò completamente delle buone maniere. La tenda era grande circa 15 metri quadrati ma era completamente vuota.
Al centro stavano il capitano e l'uomo che poco prima era arrivato al villaggio.

Era voglioso di iniziare subito il suo incarico ma sapeva benissimo che in guerra non si va mai da soli in missione, ergo doveva aspettare l'arrivo degli altri ninja che lo avrebbero accompagnato. Era stato il più veloce ad arrivare alla tenda.

Si ricordò che non aveva ancora salutato i presenti e quindi rimediò al suo errore.
Fece un profondo inchino e rialzandosi disse:

Capitano, sono in fremente attesa di cominciare!

Scrutò l'uomo che stava in piedi affianco al capitano e si mise sull'attenti in attesa dei suoi ordini.
 
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Harames
view post Posted on 12/1/2014, 00:54




CITAZIONE
Narrato
Parlato
Pensato
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Era una giornata placida e tranquilla, se tranquilla era un'aggettivo possibile da usare quando ci si trovava all'interno di un campo militare a far la guardia contro esseri dalle fattezze e poteri tanto sconosciute quanto ignote, e Shuu era intento a riposarsi davanti alla tenda assegnatagli dal comando giusto alcuni giorni prima; con le gambe leggermente doloranti e affaticate a causa della lunga guardia giornaliera lungo i perimetri dello sterminato campo militare.

Dannazione che male alle gambe!

Pensò il giovane con aria annoiata mentre osservava l'andirivieni dei suoi commilitoni, impegnati in compiti di pattuglia e trasporto; stessi compiti ai quali era stato assegnato anche lui assieme ai nuovi genin novizi giunti da Konoha i gionri addietro per dare man forte al campo, che da grande agglomerato di ninja qual'era ora conteneva a stento una manciata di shinobi, quasi tutti neo genin come Shuu.

Di certo non pensavo di dover venire qui a fare il palo!

L'aria del giovane era afflitta e rammaricata, effettivamente il ricordo della partenza dal villaggio, avvenuta quattro giorni addietro, erano ancora vividi nella sua memoria: erano all'incirca le sette del mattino, e si era radunato assieme ad un gruppo sostanzioso di ninja per partire alla volta dell'Accampamento, assieme a lui vi erano anche la madre e la sorella, la prima stretta alla seconda, con gli occhi rossi e grossi di lacrime a stento represse.
Erano rimasti fermi a guardarsi per alcuni minuti, lui senza sapere cosa dire, l'altra invece era rimasta in silenzio senza sapere da dove cominciare, quale raccomandazione dare per prima, quali consigli e quali parole di incoraggiamento per quel figlio che alla giovane età di appena dodici anni era stato costretto dal villaggio a dover partire per una guerra di cui si sapeva quel tanto necessario per comprendere di non volerne avere niente a che fare.
L'ordine di partire giunse proprio nell'istante in cui la madre sembrava aver preso una decisione; delle urla secche e distinte da parte di alcuni chunin avvisarono tutti i presenti che dovevano lasciare la Villaggio immediatamente per evitare di ritrovarsi nella foresta al calar del sole; fu quindi in quel momento che la madre si slanciò verso Shuu, abbracciandolo talmente forte da farlo quasi soffocare, un abbraccio che bastò al giovane genin per comprendere tutti i consigli pensati e non detti, un'unico abbraccio per fargli comprendere che doveva tornare a tutti i costi da loro, non importava quale fossero le avversità che avrebbe dovuto affrontare.

Bhe, di certo puoi stare sicura mamma, di qui non sembra che mi muoverò tanto facilmente.

Riflettè il giovane mentre si portava alla bocca una borraccia d'acqua che portava sempre appresso da quando erano giunti al campo, dopo un viaggio di circa sei ore di marcia; giunsero quindi verso mezzogiorno, quando il sole era più alto e non vi era il rischio alcuno di un'attacco da parte di Watashi e della sua progenie, trovandosi innanzi all'entrata meridionale dell'immenso capo dell'Alleanza, la cui visione aveva lasciato completamente sbigottito il piccolo Shuu, che mai si sarebbe aspettato un simile agglomerato di tende.
In ogni caso i restanti tre giorni erano passati in fretta, l'unica cosa che aveva realmente fatto dopo che la tenda gli fu assegnata era stato fare le guardia, sia dentro che fuori l'accampamento, una cosa di certo meno esaltante delle battaglie di cui aveva letto nei libri di storia e che neanche si avvicinava alle speranze che aveva nutrito nel momento in cui aveva varcato per la prima volta la porta che conduceva al mondo esterno al villaggio, mondo di cui Shuu aveva letto e visitato solo dentro i suoi amati libri di storia.
Tuttavia il destino ama scherzare e bussare alla nostra porta quando meno ce lo aspettiamo, proprio mentre il giovane pensava di essere destinato a rimanere all'interno di quel campo fino alla fine della guerra ( o del mondo)
giunse a parlargli un altro genin di Konoha, il quale aveva in mano un'oggetto di forma cilindrica.

Shuu Kujaku? Giusto?

A sentire il suo nome pronunciato da quel ragazzo, che probabilmente aveva circa un paio di anni più di lui nonostante avessero lo stesso grado, Shuu alzò lo sguardo, fissandolo dritto negli occhi:

Si, sono io.

Furono le uniche parole che disse Shuu, prima di alzarsi dalla sedia sulla quale era rimasto negli ultimi venti minuti, impegnato a massaggiarsi i quadricipiti leggermente doloranti.

In cosa posso esservi utile?

Disse, con tono forse fin troppo formale, al giovane moro che era arrivato; il quale senza battere il minimo ciglio gli porse il cilindro che stringeva in mano.

Ho questo messaggio da consegnarti da parte del comando centrale, sembra che ti sia appena stata assegnata una missione.

Shuu rimase per un'attimo immobile, senza sapere cosa pensare né come comportarsi, fino a pochi secondi fa stava pensando di come si stesse annoiando nel non fare niente ad eccezione dei pattugliamenti ed ecco che ora, quasi per miracolo divino, gli giungeva una missione che non si sarebbe mai aspettato di ricevere.
Nonostante questo primo momento di disorientamento, che il giovane messaggero interpretò come una specie di reticenza da parte del suo parigrado di voler prendere il cilindro, Shuu allungò la mano ed entrò in possesso del piccolo oggetto metallico, che molto probabilmente conteneva la informazioni generali su come doversi comportare.

Molto bene, il mio compito è finto, ti auguro buona fortuna.

Disse il quindicenne, per poi dileguarsi veloce come un razzo nel campo, quasi come a volersi allontanare da un'appestato in stato di morte apparente.
Shuu dal canto suo rimase immobile per una manciata di secondi, cercando di elaborare l'informazione che gli era appena stata riferita.

Una missione? Mi hanno appena assegnato una missione!!

Per un attimo fu quasi sul punto di urlare dalla gioia, finalmente avrebbe potuto iniziare la sua tanto agognata vita da shinobi, tuttavia si fermò di colpo a causa di alcune doverose riflessioni: la prima domanda era per l'appunto perché proprio lui, un neo-genin del villaggio della Foglia con nessuna esperienza reale alle spalle, poi vi era la seconda domanda, più importante, ovvero: che missione avrebbe dovuto svolgere?
Constatando il fatto che erano in guerra la missione che aveva appena ricevuto non sarebbe stata una passeggiata, d'altronde i normali banditi e criminali avevano ceduto il posto agli ormai famosi mostri di Watashi, la sua progenie malvagia e ingorda di corpi e animi umani di cui cibarsi, e alla perpetua ricerca di distruzione in ogni angolo del pianeta.
Sotto questi due punti di vista Shuu non poté fare a meno che rimanere leggermente in soprappensiero, d'altronde era davvero pronto ad eseguire una missione di tale portata? Sarebbe riuscito a mantenere alto l'onore del Villaggio? Ma soprattutto, sarebbe riuscito a tornare vivo da un'impresa tanto misteriosa quanto temibile?
Intanto il tempo passava, e Shuu si ricordò solo dopo aver rimuginato per un'altro minuto buono che aveva ricevuto il cilindro con dentro le sue istruzioni, per cui lo prese e lo aprì rimuovendo il copricapo, così da poter prendere il piccolo foglietto di carta in esso contenuto.

Il genin della Foglia Shuu Kujaku è stato assegnato ad una missione di Grado C, per avere informazioni dettagliate riguardo i propri compagni, lo svolgimento e l'effettivo motivo della missione è chiamato a presentarsi immediatamente nella tenda del jounin-capo Yoshitoki Shuya.



Come si aspettava all'interno del messaggio non c'era niente di utile, per questo si limitò a prendere il foglio di carta e strapparlo in mille pezzi, per poi voltarsi verso la direzione nella quale si trovava la tenda del capitano in carica, situata più o meno ad Est della sua posizione, a meno di un paio di kilometri di distanza.
Avendo come solo ed unico ordine quello di recarsi alla tenda del capitano Shuu prese il suo copricapo, posizionandolo a mò di scaldacollo, con la placca d'acciaio in bella mostra proprio sotto il suo viso, per poi dirigersi immediatamente nella direzione indicatagli, preparandosi psicologicamente a ciò che lo aspettava.

15 minuti dopo



Impiegò circa quindici minuti per giungere alla vistosa tenda del capitano, di gran lunga più vistosa e larga delle altre presenti intorno ad essa; da quanto ne sapeva Shuu quella tenda era stata impiegata per preparare la strategia con la quale combattere Watashi e la sua progenie, frotte di ninja di varie classi e paesi erano entrati in quella tenda per ricevere le loro missioni, missioni di una difficoltà mano a mano maggiore che spesso erano da considerarsi suicide; ma per quanto poteva concernere al neo genin questo non gli importava attualmente.
Giunse infatti proprio di fronte l'ingresso della tenda senza esitare neanche un momento, in quel quarto d'ora appena passato aveva avuto modo di riflettere bene su ciò che gli stava per capitare, ed era giunto alla conclusione che di certo non potevano aver assegnato una missione di elevata difficoltà ad un diplomato come lui, quindi non c'era bisogno di preoccuparsi, quanto meno non prima di aver saputo a cosa andavano incontro.
Per questo motivo scostò leggermente il panno che copriva l'entrata della tenda, così da entrare nel suo vasto perimetro interno, composto unicamente da pareti di cotone color verde militare, arredata con un'unico tavolo costruito per farci stare più o meno una decina di persone, eppure nonostante lo spazio disponibili nella tenda vi erano solo due elementi: quello che era sicuramente il capitano Shuya ed un ninja di Kiri che Shuu non poteva certamente conoscere.

Shuu Kujaku della Foglia a rapporto signore, sono venuto qui per la missione assegnatami.

Dicendo quelle parole lanciò anche un'occhiata al secondo ninja di Kiri, anche lui fermo davanti al tavolo dietro il quale vi era il capitano, anche se non lo aveva mai visto e veniva da Kiri, paese famoso per la sua violenza e l'aggressività dei suoi ninja assassini, Shuu ipotizzò che anche lui fosse lì per il suo stesso motivo; onde per cui andò a posizionarsi proprio al suo fianco, restando momentaneamente in silenzio senza sapere bene cosa fare, né cosa aspettarsi.
 
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Mattss2
view post Posted on 13/1/2014, 12:51





* Erano circa le dieci del mattino e il sole risplendeva alto nel cielo, gli uccellini si destreggiavano in eleganti danze e si esibivano in tenue melodie dai motivi orecchiabili. Quella mattina Takashi aveva deciso di andare a comprare il suo primo equipaggiamento da ninja per affrontare al meglio la sua prossima missione che lo avrebbe portato a combattere contro la progenie. Era passata solo una settimana dalla sua promozione a Genin e già doveva affrontare una missione importante. Non partecipava in prima linea alla guerra contro Watashi, ma avrebbe dovuto sicuramente imbattersi contro la progenie o qualche emissario di quel dio che aveva portato tanto odio e tanta sofferenza nel mondo degli Shinobi.

Uscito dal negozio con il suo nuovo equipaggiamento si incamminò verso casa per prepararsi al viaggio che doveva intraprendere per raggiungere il campo base. Quando entrò in casa si accorse che non c’era nessuno. Suo padre, un Jonin saggio e rinomato all’interno del suo clan, era partito diversi giorni fa per raggiungere il fronte creato contro Watashi; mentre sua madre era probabilmente nel piccolo giardino fuori casa che ritirava i panni messi ad asciugare. Takashi senza troppi indugi andò in camera sua a preparare l’occorrente per il suo viaggio. Impiegò una decina di minuti per equipaggiarsi del necessario e quando uscì dalla porta della sua camera trovò sua madre irta sulle sue gambe. Con la mano destra stringeva forte il suo grembiule come se lo volesse strappare e ridurre in piccoli brandelli, mentre con l’altra continuava a mangiarsi le unghie dalla preoccupazione. Il suo volto aveva i segni tipici della disperazione e dai suoi grandi occhi neri uscivano alcune piccole lacrime. Il giovane non sapeva come comportarsi di fronte a quella situazione. Era la prima volta che vedeva sua madre in quelle condizioni e non voleva farla soffrire ancor di più. Decise di continuare a camminare verso l’ingresso senza proferire alcuna parola, ma dopo qualche passo si fermò nell’udire le parole piene di dolore di sua madre. *

“Per favore Takashi, non andare!! Non sei obbligato ad accettare quell’inutile missione. Ci sono Genin più esperti di te al campo base che potrebbero svolgere la missione al posto tuo senza rischiare le loro vite. Sai, a volte rifiutare una missione così pericolosa non è affatto da vigliacchi o stupidi; ma anzi, è un segno di consapevolezza e di saggezza ….. Ti prego rimani a casa, è la tua prima missione e non hai alcun tipo di esperienza. La tua morte non potrebbe essere di alcun aiuto nella lotta contro il nemico, porterebbe solo dolore nel mio cuore e in quello di tuo padre …”


* Takashi nell’udire quelle parole non riuscì a nascondere la sua rabbia e le sue preoccupazioni. Ce l’aveva contro Watashi, un essere immondo che aveva portato angoscia e profonda avversione attraverso le sue immonde creature. Quella guerra e la perdita di alcuni suoi parenti erano anche gli stessi motivi che lo avevano portato ad intraprendere la via del ninja. Voleva a tutti i costi porre la parola fine a tutto quell’odio e c’era solo un modo per riuscirci. Facendo missioni di poco conto avrebbe solo perso tempo e sarebbero morte altre persone che non potevano difendersi di fronte alla furia incessante di quel dio e delle sue creature. Sapeva in cuor suo che era all’altezza del suo obbiettivo ed era per questo che niente e nessuno lo avrebbe fermato. Tuttavia decise di mantenere la calma e di non scaricare tutto sulla povera madre, era già in pessime condizioni e non voleva farla sentire ancora più male. *

“Non ti preoccupare madre! Non sono proprio alle prime armi, ti ricordo che durante il mio esame ho già affrontato un figlio di Watashi e la prossima volta saprò come comportarmi; inoltre sarò affiancato da una squadra e farò di tutto per tenerla unita in modo da proteggerci a vicenda! … E poi devo coprire le spalle di mio padre che combatte in prima linea, se io fallissi il loro campo militare verrebbe attaccato dalla progenie e ci sarebbero una moltitudine di vittime! Non lo accetterò mai, per questo io non fallirò! … Non me lo posso permettere!”


* La madre sentendo quelle parole non fece a meno di ricordare la sera di qualche settimana quando suo marito la salutò per andare al fronte. Lui era impassibile e rigido come sempre, mentre lei era in lacrime e in ginocchio davanti a lui che lo supplicava di restare stringendo forte la sua giubba verde. Lui se la cavò con un discorso simile a quello del figlio, enunciando i principi cardinali di Konoha quali la volontà del fuoco che doveva essere tramandata e il futuro che dovevano lasciare ai giovani ninja che si diplomavano all’accademia. D’altronde lei poteva capirli benissimo, prima di diventare madre era anche lei un ninja e sapeva cosa si provava rischiando la propria vita in missione. Però aveva visto molti dei suoi compagni morire e non voleva perdere le due cose che amava di più al mondo. Dopo la sua breve riflessione si asciugò le lacrime e si ricompose. *

“Ahahah! Certo che vuoi uomini siete tutti uguali, siete sempre sprezzanti del pericolo e ve ne fregate dei sentimenti delle persone che vi stanno vicine. Tieni prendi questo, conservalo con cura. Consideralo come un porta fortuna, finché lo avrai con te saprò sempre dove sei e sarai sempre nel mio cuore”


* La donna tirò fuori dalla tasca del suo grembiule un piccolo seme e lo porse delicatamente nelle mani del ragazzo, poi gli diede un baci sulla guancia e gli strofinò i lunghi capelli neri come sua abitudine. Il giovane strinse forte il seme che gli diede la madre, lo mise in tasca e si incamminò verso la porta d’ingresso. *

Grazie madre, lo terrò sempre con me. Non preoccuparti, non ci metterò molto tempo a completare la missione e tornare a casa!”


* Si prese una piccola pausa per prendere fiato e poi continuò. *

“... Eh … Ti voglio bene mamma …”


* L’ex kunoichi sorrise nel sentire quelle parole pronunciate dal figlio, era raro che si rivolgesse a lei con un tono così affettuoso le riempirono il cuore di gioia e amore. Però non dimenticò i pericoli che Takashi avrebbe dovuto affrontare. *

“… Mi raccomando per la tua missione, continua ad essere diligente e non esitare a scappare per chiedere aiuto se la situazione dovrebbe complicarsi troppo … E ti scongiuro … Non morire!! …


* La madre non riuscì a trattenersi e scoppiò ancora in lacrime mentre il figlio senza dire una parola si avvicinò alla porta di casa e uscì per recarsi alle porte del villaggio.
Quando giunse di fronte alle mastodontiche porte del villaggio mostrò la lettera che aveva ricevuto il giorno prima ai ninja addetti ai controlli e uscì dal villaggio. Aveva mancato di poco il gruppo di Shinobi che era partito quella mattina per raggiungere il campo base, ma il fatto non lo turbò molto. Il campo si trovava all’interno del paese delle cascate che equivaleva a circa sei ore di viaggio seguendo la strada principale. Provò a fare due conti e decise di intraprendere una scorciatoia in mezzo alla foresta per riuscire a guadagnare un po’ di tempo, sarebbe stato più esposto alla progenie però i suoi istinti da Senju lo avrebbero aiutato a spostarsi e ad evitare il nemico. Fu così che Takashi si immerse nelle profondità della boscaglia in direzione del campo base, le condizioni dell’atmosfera gli erano favorevoli. La giornata era calda e tenue e da nord giungeva una leggera brezza verso sud. Questo gli permetteva di sentire in anticipo se nel suo cammino ci fossero stati dei nemici o degli ostacoli.

Dopo poche ore di viaggio, il ragazzo, si fermò vicino ad un ruscello circondato da grandi alberi di pino; un po’ per riposare e bere un sorso d’acqua, un po’ per ammirare la bellezza di quel luogo incontaminato. L’odore di muschio e di aghi di pino si spandeva nell’aria, trasportato da una dolce brezza. Il letto del ruscello non era molto fondo, se lo si attraversava l’acqua arrivava al massimo fino al ginocchio e le sponde era delimitata da alcuni massi di piccole dimensioni in ordine causale trasportati a riva dalla forza della corrente. Al suo interno si poteva ammirare quanto limpida e chiara fosse l’acqua e si notavano, di tanto in tanto, alcuni pesci di piccole dimensioni e rospi. La vegetazione abbondava e nel resto di quel straordinario angolo di natura erano presenti varie tipologie di piante dall’apparenza molto rare.
Il giovane volle prendersi qualche minuto di riposo e si coricò sulla riva a rilassarsi. In quei minuti pensò al giorno precedente quando un ninja messaggero gli consegno la missiva con all’interno le specifiche della sua missione. In quell’istante provò una strana sensazione di eccitazione che lo pervadeva completamente. Era la sua prima vera missione ed era molto orgoglioso di se stesso. In cuor suo avrebbe preferito apprendere le tecniche del clan, ma se lo avevano chiamato significava che le guarnigioni erano a corto di personale e che il suo aiuto sarebbe stato fondamentale. *

(… A questo punto penso proprio che il clan possa aspettare … Il villaggio e la nazione vengono prima … )


* Il Senju era ancora immerso nei suoi pensieri, quando sentì uno strano rumore provenire da alcuni cespugli non molto lontani dalla sua posizione. All’inizio non diede molta attenzione pensando che fosse qualche animale e continuò a rilassarsi facendo finta di niente. Poco dopo si sentirono altri movimenti provenire dallo stesso cespuglio e sbucarono, da esso, tre shuriken. A quel punto, il giovane, scattò sulle sue gambe tirando fuori dalla sua tasca un kunai. Riuscì a deviare tutti e tre gli shuriken e intimò alla persona nascosta di venir fuori. *

“Non ti hanno mai detti che è da vigliacchi attaccare alle spalle!! Vieni fuori e affrontami a viso scoperto se ne hai il coraggio!”


* Il ninja dentro al cespuglio rimase in silenzio per qualche secondo e poi Takashi sentì una voce che gli pareva familiare.

“Dici che sono un vigliacco, ma tu che ninja sei? … Te ne rimanevi lì fermo a dormire con tutta la progenie che vaga nella foresta. Non devi essere molto intelligente!”


* Il giovane non riuscì a riconoscere quella voce immediatamente. Apparteneva di sicuro ad una persona che aveva già conosciuto, ma gli serviva ancora un po’ di tempo per identificarla meglio. *

“Io ho già affrontato uno di quei cosi e non mi fanno affatto paura!”


" Pensi davvero che siano tutti uguali? La progenie prende le caratteristiche di chi uccide, inoltre possono corrompere altri ninja sottomettendoli al dio Watashi! Se ne troverai uno in questa foresta probabilmente morirai! Sei proprio un ingenuo!! Ahahah! "


* Nell’udire quell’inconfondibile risata il Senju capì al volo con chi stava parlando. *

“… Quella voce … Madre? Sei tu vero? Ma che cavolo sei venuta a fare qua … e come hai fatto a trovarmi?


* Dai cespugli uscì una figura femminile dalle forme sinuose con dei lunghi capelli neri e due grandi occhi dello stesso colore e indossava l’equipaggiamento comune ai chunin di Konoha. *

“Ti conosco fin troppo bene e so che con il tuo orgoglio avresti intrapreso la strada per conto tuo e che saresti incappato in qualche pericolo, è per questo che ti ho dato quel piccolo seme prima di partire! All’interno contiene il mio chakra e ha la funzione di ricetrasmittente; mi è bastato seguire i segnali che mi mandava e trovarti è stato un gioco da ragazzi! Ora è meglio se facciamo la strada assieme, così sono sicura che non correrai alcun rischio.”


* Takashi rimase sbalordito dalle abilità della madre, non aveva mai immaginato che sua madre fosse un ninja, e per tutto il resto del viaggio la inondò di domande sul suo passato da kunoichi.
Verso le quattro del pomeriggio i due giunsero in prossimità del campo e si presero qualche minuto per salutarsi. *

“Bene, finalmente siamo arrivati! Mi raccomando è? Comportati come si deve e segui gli ordini del tuo comandante! Chiaro?"

* Disse la donna strofinando delicatamente la testa del figlio. *

“Ormai non sono più un bambino e non devi più trattarmi come tale! "


* Il ragazzo rimase qualche secondo in silenzio. Poi si girò di spalle in direzione del campo e disse. *

“ … Grazie di tutto … Mamma !!!”


* Detto questo, l’ex kunoichi augurò buona fortuna al figlio e rimase lì immobile a fissarlo mentre si allontanava in direzione del campo. Quando ormai non scomparve definitivamente si asciugò le lacrime e se ne andò lasciando il resto a lui.

Quando Takashi entrò all’interno dell’accampamento vide tanta disperazione, c’erano Shinobi feriti ovunque e tutti quelli in grado di alzarsi avevo i segni tipici della disperazione e dell’angoscia. Mandò giù un boccone amaro e proseguì in direzione del suo punto di incontro, al centro del campo.
Quando entrò nella tenda notò che era completamente vuota tranne che per poche persone. Era molto emozionato, stava per cominciare la sua prima missione; quindi per prima cosa decise di presentarsi. *

Salve a tutti! Io sono Takashi, ninja di Konoha. Sono qui perché mi è stato recapitato un messaggio per una missione. E sono giunto direttamente dal mio villaggio per fare rapporto e per dire che per me è un vero onore poter combattere per questa causa!



Susate per il ritardo :D


Edited by Mattss2 - 14/1/2014, 15:43
 
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view post Posted on 15/1/2014, 23:16
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//A causa di un franitendimento in ciò che ho scritto, tutti e tre avete inserito un diverso numero di persone all'interno nella tenda xD Quindi, se Dovahkin ha scritto di trovare il jonin e il viaggiatore, e Harames soltanto il jonin e il pg di Dovahkin, Mattss è stato il più furbo perchè, per confusione o volontà non lo so asd, ha scritto "un po' di persone". Non vi penalizzerò per questo, don't worry, era solo un appunto amichevole ^^ (anche perchè non aveva fini a livello di trama xD) Considererò che nella tenda ci siano sia Shuya che l'uomo misterioso, chiarisco v.v
P.S. Ottimi post, tra tutti, continuate così :D//

E quindi non avreste nemmeno avvistato quella maledetta Progenie? Non sapete neanche che aspetto abb-


Le parole che stavano uscendo dalla bocca di Shuya Yoshitoki, jonin di Kumo e attuale comandante della guaringione al Campo Base, furono interrotte dall'arrivo di un genin, il primo dei tre convocati per una missione richiesta dall'uomo che adesso si trovava a fianco dell'esperto shinobi.
Shuya era un uomo che non si sarebbe potuto definire in altro modo che con la parola "militare": tutto il suo corpo emanava autorità, rigidità, freddezza. Aveva circa venticinque anni, un fisico tonico e capelli neri tagliati corti, occhi freddi dello stesso colore. Nessuna cicatrice deturpava il suo volto, neppure dopo tre anni di guerra. L'unica cosa che stonava con il suo portamento marziale era il flauto traverso d'argento, tenuto nella fondina alla pari di shuriken e kunai.
L'altro uomo invece si presentava in modo totalmente diverso: provato dal lungo viaggio, aveva camminato il più velocemente possibile per portare notizie al Campo Base e chiedere aiuto. Era palesemente affaticato e tremava leggermente. Abbastanza alto, ma non troppo, aveva capelli grigi all'età apparente di quarant'anni e occhi chiari. Le spalle larghe davano l'impressione di aver di fronte un uomo affidabile, un padre di famiglia. E proprio a quello era dovuta la sua richiesta d'aiuto.


Sull'attenti!


Il comportamento marziale di Shuya era decisamente severo. Dopo aver atteso -poco- che i genin si fossero disposti in riga, procedette alla spiegazione della missione: dalla tasca estrasse un rotolo di richiamo, che utilizzò per evocare... un tavolo su cui era attaccata una mappa.


Non fate commenti, prego: mi porto la scrivania dietro perchè sono una persona impegnata. Sono Shuya Yoshitoki, jonin di Kumo e comandante in capo delle truppe di guarnigione del Campo Base, quindi adesso dovete obbedire a me. Siete qui per essere informati di una missione di grande importanza: quest'uomo adesso vi spiegherà il perchè della vostra convocazione.


...Bene... Allora, io sono Meguro. Qualche settimana fa, nel nostro piccolo villaggio, al confine tra la Terra del Fuoco e il Paese delle Terme, è successa... una cosa orribile. Mia figlia, mia figlia, la mia piccola Kaoru-


Già alla prima frase, l'uomo si era improvvisamente intristito e commosso, mentre al solo dover raccontare i fatti avvenuti grosse lacrime avevano cominciato a sgorgare dai suoi occhi. era un grosso peso, per lui, e narrare la storia significava rivivere di nuovo ciò che già una volta aveva spezzato il suo cuore. Shuya toccò leggermente il flauto che portava alla cintura. Un'entità invisibile sfiorò la spalla di Meguro, per poi spingerlo delicatamente verso la porta.


So che è difficile, davvero. Su, vada a prendere una boccata d'aria: ci penso io a informare questi ragazzi. Vedi che troveremo una soluzione, ogni vita umana è importante e deve essere salvata.


Meguro, in lacrime, si allontanò dalla tenda seguito da questa misteriosa creatura invisibile. Poi con fare freddo, totalmente il contrario dell'umanità che aveva mostrato nei secondi precedenti, Shuya Yoshitoki si rivolse ai genin. Indicò loro un punto sulla mappa, dove si trovava il villaggio nominato prima.


Ok, bando alle ciance. Quello che voleva dirvi quell'uomo è che sua figlia è stata assaltata e violentata da una Progenie che ancora si annida in quelle zone, coperte da una fitta foresta. La ragazza è rimasta incinta, l'obiettivo della Progenie è probabilmente quello di creare nuovi mostri per corrompere il mondo, e non è escluso che se non la fermiamo ora possa ripetere il misfatto.
Quindi, alla luce di questo, il vostro compito sarà quello di portare con voi alcuni medicinali con lo scopo di far abortire la figlia di Meguro, e allo stesso tempo cacciare la Progenie e distruggerla. Ah, dimenticavo: i farmaci li andrete a prendere dal medico che si occupa dell'ospedale del Campo Base, prima di partire.
Tutto chiaro o avete domande?


//Ovviamente, se avete domande fatele, altrimenti uscite dalla tenda ignorando/salutando allegramente con la mano Meguro e vi dirigete verso l'ospedale (se ritenete che i vostri pg non sappiano dove si trovi questo, potete chiedere indicazioni per esempio). Come sempre, per dubbi e domande mp ^^//
 
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dovahkiin19
view post Posted on 16/1/2014, 20:20




Narrato
Parlato
CITAZIONE
Parlato altri


Altri 2 Shinobi raggiunsero Kirai nella tenda del comandante. Entrambi provenivano da Konoha, o almeno così diceva il loro coprifronte.

Il capitano era un vero soldato e fece capire ai giovani Genin di che tipo di persona si trattasse facendoli stare tutto il tempo sull'attenti.

Il briefing iniziò non appena tutti furono riuniti e il capitano ebbe evocato la sua scrivania da un enorme rotolo lasciando di stucco Kirai che si aspettava qualcosa di più di un semplice tavolo.

CITAZIONE
Non fate commenti, prego: mi porto la scrivania dietro perchè sono una persona impegnata. Sono Shuya Yoshitoki, jonin di Kumo e comandante in capo delle truppe di guarnigione del Campo Base, quindi adesso dovete obbedire a me. Siete qui per essere informati di una missione di grande importanza: quest'uomo adesso vi spiegherà il perchè della vostra convocazione.

Kirai si astenne dal fare commenti e si mise in attese che l'uomo parlasse. Nonostante il viaggio l'avesse sfinito non sembrava uno di quei piagnucoloni, all'apparenza era un uomo tutto d'un pezzo.
Ma le apparenze ingannano.

Difatti non appena iniziò a raccontare l'accaduto scoppiò in lacrime.
Kirai ci aveva capito ben poco, ogni parola era smorzata da un singhiozzo o dalle lacrime che sgorgavano a fiotti dalla sua faccia. Le uniche informazioni utili fino a quel momento erano state il suo nome, Meguro; Il nome di sua figlia, Kaoru e il luogo dell'accaduto, un villaggio tra il paese delle terme e quello del fuoco.
Il Kaguya era irritato e alzò gli occhi al cielo in segno di sconforto.

Il capitano mandò fuori dalla tenda l'uomo che non aveva più la forza di continuare il piagnisteo.

La riunione riprese in modo più rapido e il Jonin illustrò quindi ai 3 giovani le loro disposizioni.

CITAZIONE
Ok, bando alle ciance. Quello che voleva dirvi quell'uomo è che sua figlia è stata assaltata e violentata da una Progenie che ancora si annida in quelle zone, coperte da una fitta foresta. La ragazza è rimasta incinta, l'obiettivo della Progenie è probabilmente quello di creare nuovi mostri per corrompere il mondo, e non è escluso che se non la fermiamo ora possa ripetere il misfatto.
Quindi, alla luce di questo, il vostro compito sarà quello di portare con voi alcuni medicinali con lo scopo di far abortire la figlia di Meguro, e allo stesso tempo cacciare la Progenie e distruggerla. Ah, dimenticavo: i farmaci li andrete a prendere dal medico che si occupa dell'ospedale del Campo Base, prima di partire.
Tutto chiaro o avete domande?

I loro compiti erano stati illustrati con assoluta chiarezza dal capitano. Il giovane Kaguya non aveva domande, era solo impaziente di partire. Rilassò finalmente i suoi muscoli.
Stava per voltarsi ed uscire dalla tenda quando pensò ai suoi due compagni.

Sono qui da due giorni oramai, sono passato vicino all'ospedale innumerevoli volte. Se non vi spiace seguirmi faccio strada io.

Guardò i due compagni uno alla volta in cerca di un cenno d'assenso o perché no di dissenso sui loro volti e girò sui suoi tacchi.
Si mise in attesa degli altri due proprio sulla porta, uno dei due poteva avere dei quesiti per il capitano ed era sua intenzione restare ad ascoltare altre eventuali disposizioni.

Non era un tipo molto socievole, ma non poteva svolgere la missione da solo quindi voleva cercare di convivere al meglio con i due shinobi di Konoha. In quel breve periodo in cui avrebbe dovuto passare del tempo con loro era sua intenzione non inimicarseli, non sarebbe convenuto a nessuno dei tre. La progenie non avrebbe fatto sconti e non era il caso di fare guerre interne al gruppetto.

Alla sinistra della tenda, proprio fuori l'entrata l'uomo che aveva portato loro l'incarico da svolgere aveva cercato di ricomporsi e aveva smesso di frignare.
Kirai poteva immaginare quale grande dolore fosse per un padre vedere la propria figlia violentata dalla progenie di Watashi ma per lui mostrarsi debole era inutile e le lacrime non avrebbero di certo riportato le cose alla normalità.
Ritornare al passato non era di certo possibile, ma avrebbe fatto il possibile per cercare di sistemare al meglio le cose. Non aveva dubbi sulle sue capacità e su quelle dei suoi compagni, se erano in quel luogo non erano di certo degli sprovveduti.
Avrebbero sicuramente portato il rimedio alla giovane e sterminato quelle infime creature, ridando pace a quella famiglia.

Smise di fissare l'uomo e tornò con le orecchie e gli occhi all'interno della tenda in attesa dei suoi due compagni di missione.
 
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Mattss2
view post Posted on 17/1/2014, 21:36




* Quando Takashi varcò la soglia della tenda non riuscì a distinguere con precisione tutti i presenti e si presentò per evitare spiacevoli malintesi. Non appena i suoi occhi si abituarono a quella tenue luce che filtrava attraverso la tela riconobbe due figure adulte e due figure che avevano all’incirca la sue età. La prima era un ninja molto freddo e rigido, il giusto carattere per uno Shinobi del suo rango anche se si notava nel suo equipaggiamento una fondina che conteneva, probabilmente, un particolare tipo di flauto che scintillava al riflesso della luce. L’altro che all’apparenza sembrava non aver a che fare con i ninja era un uomo vissuto, sui quarant’anni e con i capelli grigi ed era un po’ affaticato. I rimanenti era due ragazzi, uno di Kiri e l’altro di Konoha, che sicuramente si trovavano in quel luogo per prender parte alla stessa missione del giovane Senju. Gli squadrò entrambi e capì al volo che, come lui, non avevano alcuna esperienza in quella guerra.
A quanto pare il Jonin di Kumo stava aspettando proprio l’arrivo dell’ultimo Genin per dare loro istruzioni sulla missione. Con decisione mise tutti sull’attenti e dalla tasca estrasse un rotolo che utilizzò per richiamare un tavolo con una mappa posizionata sopra. Dopo una piccola presentazione incaricò l’uomo di fianco a lui di esporre i dettagli per quella missione.
Quest’ultimo non risultò solamente esausto nel fisico, ma lo era anche nello spirito. Per prima cosa si presentò e indicò il luogo dell’accaduto, ma quando dovette parlare di cosa avevano fatto alla figlia la sua stima cadde a pezzi e cominciarono a tremargli le mani. Gli occhi si fecero lucidi e i suoi zigomi facevano comprendere la sua disperazione. Così non riuscì a trattenersi e scoppiò in lacrime. Takashi capì che era ancora troppo scosso per essere in grado di raccontare l’accaduto e non fu l’unico. Il Jonin, pur mantenendo tutta la sua rigidezza, capì la stessa sofferenza che stava passando quel povero padre e lo mandò fuori per dargli il tempo di riprendersi e di calmarsi.
Senza altri indugi continuò da dove l’uomo si era interrotto. Indicò sulla mappa la posizione del piccolo villaggio e diede le specifiche sui fatti accaduti e sull’obiettivo prioritario della squadra. Nel sentire ciò che quella maledetta progenie aveva fatto alla povera ragazza, Takashi strinse forte i suoi pugni. Il suo cuore era colmo di rabbia verso quel dio che aveva causato tutto quell’odio nel loro mondo. Servirsi di una ragazza innocente per i suoi loschi scopi era da meschini e non avrebbe mai permesso che una cosa simile passasse inosservata. In cuor suo era disposto a qualsiasi cosa pur di salvarla e distruggere quel maledetto abominio, ma la sua esperienza e le sue capacità non gli permettevano di fare ciò che voleva. Nel suo stato poteva solo eseguire gli ordini e cooperare con i suoi compagni nella speranza che vada tutto per il verso giusto. Il comandante avvisò i tre Genin di passare a prendere i medicinali dal medico dell’ospedale istituito all’interno del Campo Base e chiese loro se avessero eventuali dubbi prima di partire per il paese delle Terme. Il loro obbiettivo era stato spiegato sufficientemente bene, però nessuno aveva idea in quale orribile creatura potevano imbattersi. Takashi voleva ottenere più informazioni possibili e così fece un passo avanti per poter avanzare la sua domanda. *


“Volevo dirle che per me è un onore poter partecipare a questa missione. E se permette, Comandante, avrei una cosa da chiederle! Non sappiamo a cosa andremo incontro, per noi è la nostra prima vera missione e volevo sapere se ci può dare qualche consiglio per combattere contro la progenie!”


* Attese una risposta dal suo comandante e poi si sarebbe rivolto ai suoi compagni per conoscerli meglio, ma nel frattempo il giovane di Kiri si offrì come volontario per far strada fino all’ospedale. Takashi non aveva alcun problema, però prima c’era una cosa che voleva fare. *


“Per me va bene, potremo anche approfittarne per conoscerci meglio. Però, se non vi dispiace, vi raggiungerò dopo. Prima c’è una cosa che vorrei fare, voi nel frattempo potete portarvi avanti. Non impiegherò molto tempo”

 
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Harames
view post Posted on 20/1/2014, 02:27




Dopo che il giovane ninja di Konoha fu entrato nella tenda e si fu avvicinato al ninja di Kiri, suo probabile compagno di squadra per quella missione, entrò un terzo ragazzo, anch'egli neo-genin e anch'egli di Konoha, il quale si presentò come Takashi.
Una volta che tutti e tre i presenti furono disposti in ordine e in attesa di istruzioni fu il jounin a parlare, intimandogli di stare sull'attenti, per poi comporre alcuni sigilli con i quali evocò un tavolino con sopra una cartina della zona.

Evocazione curiosa, devo dire che dal suo aspetto mi sarie aspettato una persona più severa, non certo uno che evoca i tavolini così a casaccio.

Agli occhi di Shuu quell'evocazione, e le successive parole del loro comandante, parvero come una specie di battuta da quattro soldi eseguita da un cabarettista che non sà più che inventarsi per far ridere i suoi commensali.
In ogni caso il Jounin di certo non lasciò ai tre il momento per ridere, né tantomeno per distrarsi, quel tavolo e quella cartina appena evocati sarebbero stati cruciali per lo svolgimento della missione; anche se, prima ancora di poter dare uno sguardo su di essa, l'attenzione di Shuu venne spostata sul secondo uomo presente nella stanza, un uomo che sembrava esausto e affranto, reduce di un'esperienza che di certo l'avrebbe cambiato per il resto della sua vita.
L'uomo, sotto ordine del jounin, iniziò a raccontare il perché era lì, tentando di spiegare cosa lo avevano spinto ad arrivare ad un campo militare nel pieno delle operazioni di guerra; tuttavia l'unica cosa che riuscì a dire furono solo una decina di parole scomposte e spezzate dall'arrivo di grosse lacrime ai suoi occhi, lacrime che scendevano con una precisione talmente millimetrica che sembravano aver solcato quel viso tante di quelle volte da lasciare un segno indelebile su di esso, un passaggio che le avrebbe condotte direttamente verso il mento.
Notando le condizioni dell'uomo, che sembrava sul baratro di una crisi psicologica dovuta allo shock subito, il capitano lo fece allontanare con una qualche strana tecnica o abilità, dopo che ebbe pronunciato poche parole all'uomo questi sembrò dargli immediatamente ascolto, e, come mosso da un'entità invisibile e silenziosa, abbandonò la stanza con dentro i tre genin e il loro comandante.

Shuu non ebbe né il modo, né il tempo per emozionarsi o tanto meno voltarsi verso l'uomo, il jounin infatti sembrò cambiare nuovamente espressione, acquisendo quella che si poteva definire una "faccia da duro" e con fare sprezzante e noncurante iniziò a spiegare il perché quell'uomo fosse giunto fino a lì e cosa fosse successo alla sua famiglia, e più in generale alla figlia dell'uomo, lasciando di stucco Shuu.
A quanto pareva infatti la giovane aveva subito una violenza da parte della Progenie di Watashi, cosa inaudita e inconcepibile per il giovane sbarbatello, che in sli dodici anni di età non aveva neanche avuto modo di vedere una donna, figurarsi immaginare una scena così orrenda come l'amplesso di un essere mostruoso con una povera ragazza.

Quindi la Progenie tenta di ampliare le proprie schiere anche in questo modo assurdo!?

In parte schioccato da quelle parole, ed in parte preoccupato dal tono perentorio del loro comandante, che gli stava ordinando di andare a combattere un membro della Progenie come se fosse niente, Shuu per un attimo si chiese se non fosse finito in una specie di incubo mostruoso, generato dalla mente di un folle.

Quale Dio può volere tutto questo? Quale essere può essere considerato superiore se scatena una guerra solo ed unicamente per il suo appetito? Per il suo basso desiderio di cupidigia?

Quella domanda cadde nella mente di Shuu, che fu costretto a riemergere rapidamente dal suo mondo interiore, il jounin infatti aveva finito di spiegare cosa avrebbero dovuto fare, ed ora toccava a loro muoversi per risolvere la faccenda; il loro compito sembrava facile, almeno all'apparenza, far abortire la figlia e uccidere l'essere immondo che aveva reso tutto ciò necessario, tuttavia Shuu aveva un paio di domande da fare al capitano riguardante quella missione, come pensava che anche tutti gli altri ne avessero avute visto cosa andavano ad affrontare.
Tuttavia il ninja di Kiri, con fare quasi sprezzante e noncurante, si voltò e si diresse verso l'uscita della tenda, dicendo a Shuu e Takashi di sapere la locazione del campo militare.

Ma che ha questo? E' forse scemo? Stiamo andando ad affrontare uno della Progenie, nonché a far abortire una donna incinta e non chiede neanche qualcosa al riguardo?

Shuu in ogni caso non diede peso al giovane di Kiri e, dopo avergli fatto un cenno con la testa, si voltò verso il comandante per porgli alcune domande, anche se fu anticipato da Takashi, che chiese, a ragione, qualche consiglio per poter affrontare quella creatura mostruosa a loro sconosciuta; al che anche Shuu alzò la mano e, con voce un pò tremante, disse:

Avrei anche io una domanda da porle...: oltre a sapere come affrontare la minaccia, ecco..., vorrei anche sapere come comportarci con la donna...: cosa facciamo nel caso la Progenie si fosse impadronita del corpo della giovane?... Oppure se fosse impossibile rimuovere il "nascituro" senza causare la... morte della donna?

Nonostante si fosse imposto il massimo autocontrollo possibile Shuu rimaneva un bambino, un bambino catapultato in un mondo orribile e tremendo, che solo ora appariva ai suoi occhi nella sua più grade brutalità, lui che non sapeva bene neanche come nasceva un bambino ora doveva far abortire una donna o, nel peggiore dei casi, ucciderla per evitare il diffondersi della progenie.
Nonostante la sua proverbiale calma e pacatezza che l'avevano sempre contraddistinto negli anni dell'accademia, ora sembrava quasi un pupo smarrito che non sapeva bene dove andare.
In ogni caso, per non essere di peso al comandante, attese che questi rispondesse alle sue domande, poi si sarebbe voltato e avrebbe raggiunto il ninja di Kiri ed il suo commilitone di Konoha, per dirigersi verso l'ospedale del campo.

//Perdonate l'attesa, ho avuto delle giornate un pò impegnate ultimamente//
 
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view post Posted on 22/1/2014, 20:08
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Shuya sbattè le palpebre alle domande dei due genin. Con calma, quasi incredulità. Cosa poteva dire lui a loro, quei due ingenui ragazzini che si trovavano adesso in qualcosa più grande di loro? Desideravano una risposta, ma non avrebbero ricevuto più che vaghi consigli. Così è la vita, così è la guerra.

Come sconfiggere la Progenie, mi chiedete? Non so rispondervi, purtroppo. Se avessi una soluzione a questa domanda, probabilmente avremmo già vinto la guerra da un pezzo e sarei diventato Daimyo ad honorem... Ogni Figlio del Demone si manifesta in una forma diversa, con diversi punti di forza e diverse debolezze. Toccherà a voi scovare il modo di uccidere quella bestia infernale; vi serviranno ingegno e una buona dose di coraggio, sappiatelo.
Per quanto riguarda la donna... per questi problemi, vi posso solamente dire che se ci tenete alla vostra vita, dovrete gettare via la vostra umanità. Non si sopravvive con la bontà, in questo mondo: cane mangia cane. In una situazione del genere, il vostro dovere è impedire che il male si propaghi, a qualunque costo.


...Che tradotto significava "uccidetela, una vita vale meno della salvezza del mondo". Un concetto crudele, un'oscurità che aveva avvolto la Terra fin dall'inizio dell'avvento di Watashi e forse fin da prima. Un'oscurità che si annidava direttamente nel cuore degli uomini, corrompendoli. Un'oscurità chiamata egoismo. Ogni individuo si riteneva migliore degli altri, ognuno pensava a sé stesso piuttosto che al prossimo. Un'amara malattia che non aveva una cura se non l'amore, la fiducia, la gentilezza spontanea. E la continua minaccia alla propria sopravvivenza, alla tensione che si veniva a creare ogni volta che si temeva un attacco del Falso Dio al Campo Base. Dopo aver risposto sommariamente alle loro domande, il jonin li congedò con freddezza. Aveva altri compiti e non aveva tempo da perdere con dei ragazzini che in quel momento sarebbero dovuti partire per una missione. Fuori dalla tenda trovarono Meguro ad asciugarsi le lacrime, ma i giovani non si soffermarono più di tanto e, guidati dal ninja di Kiri, si recarono all'ospedale di campo. Lì i segni della guerra in corso erano più evidenti: feriti, moribondi, perfino coloro che erano impazziti a causa delle tremende visioni a cui avevano assistito. Lettighe e infermieri sciamavano per tutta la zona portando sulle spalle la responsabilità pesante della vita di altri uomini. Non era un lavoro facile, ma era necessario e qualcuno doveva pur farlo; per coloro che avevano deciso di dedicare la loro vita a sanare le ferite altrui, quella era solo una motivazione aggiuntiva.
Non appena i tre shinobi ebbero dichiarato i loro nomi e il motivo della loro visita a quel luogo di sofferenze e morte, subito un uomo con il camice si fermò di fronte al primo dei ninja. Si rivolse un po' a tutti mentre indicava un luogo ai margini dell'ospedale, un posto dove si ammucchiavano tanti scatoloni su cui erano scritti nomi impronunciabili per semplici profani di medicina, ma che servivano a salvare proprio quegli stessi profani.

La dottoressa Sayuri è di là, vi sta aspettando.


Così i tre ragazzi attraversarono l'ospedale da campo e giunsero al magazzino, dove venivano conservati tutti i medicinali che avrebbero supportato gli shinobi in guerra e avrebbero tentato di farli tornare a casa sani e salvi. Stavolta, però, forse per la prima volta, le medicine sarebbero diventate strumenti d'offesa contro la maledetta Progenie. La individuarono subito come colei che dava gli ordini in quel posto: una ragazza giovane -troppo giovane per poter vivere con quel peso sulle spalle, avrebbero detto molti alla vista dei suoi diciassette anni da poco compiuti-, dai capelli castani, e gliocchi caldi e scuri filtrati attraverso un paio di grandi occhiali. Al suo fianco stava un assistente, un ragazzo magrolino che aveva ad occhio la stessa età dei nostri protagonisti che ogni poco si toccava i capelli, un tic nervoso che mostrava allo stesso tempo la sua poca esperienza e sicurezza nello svolgimento di quel compito. La ragazza girò la testa verso di loro, dopo aver dato disposizioni per far sistemare una cassa di antidolorifici.

Oh, siete arrivati. Voi dovete essere i tre genin per quel caso al confine... Brutta storia, brutta storia davvero. Povera ragazza, chissà cosa sta passando in questo momento, lei e la sua famiglia.
Basta tergiversare, dobbiamo fare qualcosa! Ecco, vi serviranno questi, questi... e perchè no, anche un po' di queste. Allora, quelle rosse vanno somministrate per via orale, le altre andranno sciolte in una soluzione di acqua e sale e poi iniettate con una siringa. Se quelle non hanno effetto, ci sono pure queste pasticche: dovete fargliele inghiottire, in qualche modo. Sono più potenti, di conseguenza hanno più effetti collaterali: fate attenzione. E poi...


Nel frattempo, metteva nelle loro mani piccole scatole e pastiglie, farmaci dai più diversi effetti e conseguenze, ma con lo stesso obiettivo. La lista di consigli e raccomandazioni andò avanti ancora per un po', mentre le menti dei genin recepivano quella valagna di informazioni come incomprensibili. Nessuno di loro aveva conoscenze di medicina, nessuno di loro aveva studiato l'arte di custodire la vita propria e degli altri. La dottoressa parve accorgersi di questo loro disagio, così rispose alzando le spalle in evidente segno di scusa.


Mi dispiace, so che dev'essere difficile per voi... A causa di questa guerra, non abbiamo abbastanza medici da poter mandare in missione con voi, e dei pochi shinobi rimasti soltanto un paio ha conoscenze di base di medicina...


//Ultimo post di dubbi e domande, poi partiamo!//
 
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dovahkiin19
view post Posted on 22/1/2014, 21:59




Narrato
Parlato
Capitano
Medico
Sayuri



Kirai rimase sulla porta ad attendere che i suoi compagni di missione porgessero le domande al capitano.
Le risposte gli sembravano scontate, ma era bene restare ad ascoltare quello che il capitano avrebbe detto di li a poco.

Come sconfiggere la Progenie, mi chiedete? Non so rispondervi, purtroppo. Se avessi una soluzione a questa domanda, probabilmente avremmo già vinto la guerra da un pezzo e sarei diventato Daimyo ad honorem... Ogni Figlio del Demone si manifesta in una forma diversa, con diversi punti di forza e diverse debolezze. Toccherà a voi scovare il modo di uccidere quella bestia infernale; vi serviranno ingegno e una buona dose di coraggio, sappiatelo.
Per quanto riguarda la donna... per questi problemi, vi posso solamente dire che se ci tenete alla vostra vita, dovrete gettare via la vostra umanità. Non si sopravvive con la bontà, in questo mondo: cane mangia cane. In una situazione del genere, il vostro dovere è impedire che il male si propaghi, a qualunque costo.


Kirai sorrise. A qualunque costo. Se i due genin di Konoha non se la fossero sentita lui non avrebbe esitato un secondo a fare fuori la donzella, non voleva mettere certo in discussione la loro fedeltà all'alleanza, ma ci voleva uno stomaco forte per fare fuori una fanciulla indifesa, bisognava essere spietati e per quel che ne sapeva lui, a Konoha erano buoni di cuore.

Dopo la breve risposta Shuya li congedò e i tre Ninja lasciarono la tenda in fila indiana e almeno per quel che riguarda il giovane Kaguya non rivolse nemmeno lo sguardo a Meguro che era ancora intento a riprendere un certo contegno dopo le lacrime di poco fa.
Shuu e Takashi seguivano il giovane Genin di Kiri che aveva anticipato loro di conoscere la posizione dell'ospedale da campo allestito in quel luogo.
Si rese conto che i tre non si erano ancora presentati, quindi mentre faceva uno slalom tra le varie tende che formavano l'accampamento cercando di tagliare tutto il campo base e raggiungere in fretta l'ospedale, decise di rompere il ghiaccio e presentarsi ai suoi due colleghi della foglia.

Si fermò e si voltò tendendo la mano destra in avanti.

Scusatemi per la scortesia, io mi chiamo Kirai Kaguya, Shinobi di Kiri.

I suoi occhi gialli scintillavano alla luce del sole pallido di Kumo così come la maschera che copriva la metà del suo volto.

Dopo le presentazioni riprese il cammino e visto che la strada che aveva scelto tagliava lungo tutto l'accampamento passando tra le tende dei ninja impegnati in guerra dopo pochi minuti giunsero all'ospedale.

Bene, eccoci arrivati!

Una grossa tenda stava di fronte a loro, più grande di quella del capitano e altre tende erano montate ai lati seppur più piccole. Tutte erano adibite ad uso ospedaliero e l'odore della guerra si sentiva forte in quel luogo. I feriti emettevano lamenti dai loro letti di ricovero e i medici si spostavano freneticamente da un posto all'altro, grazie al lavoro di quei ninja molti dei feriti sarebbero tornati a casa vivi.
Fecero per entrare nella tenda più grossa ma uno shinobi vestito con un camice si parò davanti ai tre chiedendogli di identificarsi.

Sono Kirai Kaguya, siamo qui per una missione.

Anche i suoi due compagni si identificarono al medico e quest'ultimo annuendo indicò loro una tenda in lontananza che era adibita ad uso di magazzino.

La dottoressa Sayuri è di là, vi sta aspettando.

Kirai e i suoi due compagni ringraziarono il medico e si diressero alla tenda indicatagli dallo shinobi.

Pochi passi e giunsero a quel magazzino dove finalmente avrebbe avuto inizio la loro missione. Sayuri era una ragazza molto avvenente un po' più grande di Kirai, ma sicuramente non abbastanza da accollarsi le responsabilità che aveva ricevuto in occasione di questo conflitto.
Bando alle ciance pensò Kirai, meglio sbrigarsi a prendere le medicine, magari avrebbero potuto evitare di porre fine alla vita della giovane ragazza se fossero stati lesti.
Non ebbe tempo di presentarsi che la giovane Sayuri seguita a ruota dal suo assistente, che al Kaguya sembrava un topo di biblioteca, li vide arrivare e si avvicinò a loro con l'aria di una che aveva parecchia fretta.

Oh, siete arrivati. Voi dovete essere i tre genin per quel caso al confine... Brutta storia, brutta storia davvero. Povera ragazza, chissà cosa sta passando in questo momento, lei e la sua famiglia.
Basta tergiversare, dobbiamo fare qualcosa! Ecco, vi serviranno questi, questi... e perchè no, anche un po' di queste. Allora, quelle rosse vanno somministrate per via orale, le altre andranno sciolte in una soluzione di acqua e sale e poi iniettate con una siringa. Se quelle non hanno effetto, ci sono pure queste pasticche: dovete fargliele inghiottire, in qualche modo. Sono più potenti, di conseguenza hanno più effetti collaterali: fate attenzione. E poi...


Aveva passato nelle mani dei tre Genin una dozzina di scatole tra pillole, siringhe, roba in polvere e fialette di liquido, tutto ciò alla velocità della luce spiegando loro gli effetti di ogni singola sostanza e come somministrarla alla paziente.
Kirai non poteva dire di aver capito ogni singola sostanza a quale uso era destinata, ma aveva recepito che c'erano delle pillole che andavano solo ingerite per via orale. Non gli serviva sapere altro, d'altronde non sapeva come fare una iniezione quindi quella opzione era fuori discussione. Almeno per quello che gli riguardava.
La lista dei medicinali terminò dopo poco e la giovane Sayuri guardando i tre genin come a volersi scusare di non poter partecipare alla missione con loro ed aggiunse:

Mi dispiace, so che dev'essere difficile per voi... A causa di questa guerra, non abbiamo abbastanza medici da poter mandare in missione con voi, e dei pochi shinobi rimasti soltanto un paio ha conoscenze di base di medicina...

Kirai sorrise, decise che quella ragazza gli era simpatica. Così a pelle.

Non preoccuparti per noi, in qualche modo ce la caveremo. Forse.

Non aggiunse altro, fece un cenno di saluto a lei e al suo assistente e si diresse fuori dal magazzino voglioso di iniziare il prima possibile questa missione. Aveva voglia di fare un po' di attività fisica, dopo i giorni rinchiuso al campo. Fremeva per la battaglia imminente.
 
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Harames
view post Posted on 25/1/2014, 01:46




CITAZIONE
Narrato
Pensato
Parlato

Il jounin osservò i due ragazzi con uno sguardo incerto, come a voler dire: "e che diamine ne sò io di come si combatte contro la progenie?"; una giusta asserzione alla fine, siccome se l'alleanza fosse stata a conoscenza di un metodo sicuro per eliminare quelle bestie di certo ora non sarebbero stati ancora in guerra.
Queste parole silenti, pronunciate dapprima dal suo corpo, furono poi ripetute da lui; che con fermezza fece comprendere ai due di non aver idea di come affrontare quel determinato membro della Progenie; mentre sulla domanda di Shuu non ci fu bisogno di rispondere, era una domanda sciocca, anche se probabilmente il giovane di Konoha non voleva sentirsi dire questo, per quanto intimamente fosse già consapevole di cosa lo avrebbe aspettato nell'eventualità in cui la donna non poteva essere salvata.

Sono solo uno sciocco, come ho potuto pensare per un attimo che questo jounin mi rispondesse qualcosa di diverso da ciò che la realtà ci mette così in evidenza?

Furono questi i pensieri del ragazzo mentre, sospirando sommessamente, accolse le risposte del suo superiore per poi uscire accompagnato dall'altro ragazzo di Konoha ed unirsi così al ninja di Kiri, che con aria tranquilla e fin troppo noncurante stava sorridendo in direzione dei due, un segnale chiaro e tondo che Shuu non faticò a percepire e comprendere.

Cosa diavolo sorridi idiota? Stai andando ad affrontare la più grande calamità che sta sconvolgendo il mondo dei ninja, oltre che ad ammazzare una donna!

Le parole appena pensate da Shuu, per quanto potessero essere dure, non uscirono dal limitato perimetro del suo cervello; era ben consapevole della fama di Kiri, conosciuto in tutto il mondo come il villaggio degli assassini, ma mai avrebbe pensato che la vita in quella parte del mondo fosse così complessa da ridurre un semplice ragazzo in una specie di macchina da guerra, smaniosa unicamente di entrare in battaglia per bagnarsi del sangue di coloro che intralciavano la loro via.
Nonostante queste critiche silenti che gli si agitavano in testa Shuu tentò di far buon viso a cattiva sorte, e simulando come meglio poteva, si incamminò per quel campo assieme a quella che sarebbe stata la sua prima squadra per quell'arduo compito.

Durante il breve tragitto che conduceva dalle porte della tenda del Jounin al campo medico il giovane Kiriano, che era appena divenuto la guida dello strano trio, si fermò in mezzo ad alcune tende per presentarsi come Kirai Kaguya.
Le sue parole furono poche e dirette, tanto che Shuu non seppe se considerare quella presentazione un tentativo di approccio con i due di Konoha o solo il tentativo di fingere cortesia e gentilezza per due perfetti sconosciuti.
Qualunque fosse stata la risposta giusta, Shuu afferrò la mano che il giovane ragazzo gli porgeva, presentandosi a sua volta con poche parole:

Piacere di conoscerti, sono Shuu Kujaku della Foglia.

A quel punto attese che anche Takashi si presentasse, per poi riprendere il cammino in direzione del campo medico dell'Alleanza; tuttavia ai ragazzi bastarono pochi passi per comprendere subito in che direzione andare, infatti l'eco vicino di urla strazianti e di ordini giunse fino alle orecchie del Konohano, grida di disperazione, di dolore, di pianto, di pietà e di ordini impartiti furiosamente da parte di medici in camice bianco, troppo indaffarati a curare un paziente per poter pensare alla disposizione dei nuovi posti letto o a dove potare i cadaveri dei morti.
Shuu deglutì, per poi riprendere la zigzagante marcia all'interno delle tende, che li portò dopo pochi minuti di fronte ad uno spiazzo gigantesco occupato da decine e decine di letti, tutti divisi in file parallele e rettilinee, file interminabili che si estendevano anche per più di trecento metri, dove dei veloci puntini bianchi si affannavano a correre da una macchia all'altra di quell'ammasso ordinato di uomini feriti e morti.

E' ufficiale Shuu! Sei finito davvero all'inferno!

La visione del Campo medico fu come un pugno in faccia per il Kujaku, gli bastò una sola occhiata per poter vedere ninja di ogni paese e rango stesi sui letti, con braccia o gambe amputate, teste fasciate a coprire occhi che non avrebbero rivisto più la luce o intente a contenere emorragie di arti che non si sarebbero più potuti muovere; ad aumentare ancora di più lo strazio vi erano infine scene orribili, dove delle donne mantenevano stretta la mano dei loro uomini o compagni mentre l'anima di questi spirava nell'etereo divenire; o di commilitoni mutilati e feriti che cercavano di rendere omaggio alla salma fresca di un loro compagno che non era riuscito a superare la notte.
Shuu per un attimo, mentre stava camminando, si immaginò nei panni di quegli uomini, ninja di grado chuunin e jounin che avevano sacrificato la loro vita per i loro corrispettivi villaggi, si erano battuti con tenacia contro un male inoppugnabile e misterioso; solo per morire poi all'interno di un tatami appoggiato al suolo freddo e arido del campo militare, lontani da casa e dai loro familiari.
Il ninja di Konoha si sforzò di continuare avanti, ignorando le urla di disperazione provenienti da ogni angolo del campo militare concentrandosi unicamente sulla sua missione; ora non aveva tempo per commiserare persone che non conosceva, né tantomeno per rimanere fermo innanzi al capezzale di un perfetto sconosciuto, ora lui aveva un'obbiettivo, aveva una missione; la missione di proteggere la vita di una povera ragazza, oltre che di rendere quel mondo un tantino migliore uccidendo un membro della Progenie di Watashi.
Fu dunque a malincuore che seguì il giovane Kiriano fino a raggiungere un medico, il quale indicò loro la posizione della ragazza che reggeva in mano le sorti del campo militare, ovvero una giovane ragazza di appena diciasette anni, intenta a dare ordini a destra e a manca.
Il trio si avvicinò alla giovane, che sembrava scortata da una specie di assistente, e quella al solo vederli comprese che erano loro i ninja a cui doveva consegnare i prodotti per far abortire la giovane; per questo si avvicinò a Kirai, che era alla testa del gruppo, ed iniziò a parlare ad una velocità incredibile, consegnando nelle mani dei tre una quantità di medicinali diversi, con diversi utilizzi e metodi di somministrazione.

Non potrò mai ricordarmi tutti i particolari di questi medicinali, però ora che ho sentito i nomi ed i metodi posso metterne da parte un paio, così da essere sicuro sul loro utilizzo.

Senza perdere tempo acciuffò gli ultimi due medicinali che la ragazza consegnò, ovvero una specie di fialetta contenente un liquido verde e un piccolo contenitore di plastica con dentro alcune pillole; ignorò i nomi di quei medicinali, prestando attenzione a come essi andavano somministrati: la fialetta doveva essere versata in acqua calda, mentre le pillole andavano tritate e fatte bere con qualsiasi soluzione liquida.

Molto bene! Metterò le pasticche nella tasca destra del pantalone, mentre la fiala in quella sinistra; non dovrebbe essere difficile ricordare come essi vadano somministrati.

Shuu si premunì in anticipo, sapeva che da lì a dieci minuti tutti i medicinali consegnati dalla ragazza sarebbero stati inutili, siccome non si sarebbero ricordati né come somministrarli né in che occasione, però così facendo Shuu avrebbe saputo almeno come due di essi dovevano essere impiegati.

Non ho intenzione di far morire una ragazza innocente che non ha colpa di ciò che le è accaduto! Farò tutto quello che è in mio potere per aiutarla!

Shuu non potè fare altro, la ragazza infatti di fermò, sicuramente per via dei volti confusi dei tre, e chiese se c'era qualche domanda in particolare; al che né Kirai né il Kujaku ebbero da ridire, d'altronde anche volendo chiedere qualsiasi cosa Shuu era conscio di essere appena un dodicenne, coinvolto in un mondo ben più pericoloso di quello che descrivevano i suoi tanto amati libri di storia, inoltre non aveva mai avuto esperienze con una ragazza e di certo non poteva improvvisarsi medico professionista facendo domande di cui non avrebbe mai compreso appieno le risposte.
Per questo motivo il giovane attese che anche Takashi esponesse eventuali dubbi, e poi si sarebbe incamminato assieme ai tre per dare inizio a quella dannata missione.
 
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Mattss2
view post Posted on 25/1/2014, 14:05




* Takashi non fu il solo a chiedere informazione al comandate, anche il suo compagno di Konoha dai capelli blu corvino gli chiese dei consigli. Ovviamente nemmeno il Jonin aveva idea su quale tipo di difficoltà potevano imbattersi. Il suo sguardo era incredulo, ma non sarebbe stato giusto lasciarli andare senza dirgli niente. Non poteva dargli molti consigli, tuttavia doveva prepararli alla peggiore delle situazioni che potrebbero capitare. Con le sue parole mise in chiaro alcuni aspetti sia contro la progenie sia sulla ragazza vittima della violenza. Di quei mostri ne esistevano di ogni tipo, ognuno differiva dall’altro in ogni statistica ed era impossibile sapere quali fossero i loro punti di forza e debolezza senza averli mai affrontati. Inoltre aggiunse, se fosse stato necessario, di gettare via la loro umanità. Che cosa voleva dire con quelle parole? Forse che se la progenie si fosse impossessata del corpo della ragazza avrebbero dovuto uccidere anche lei? Il ninja di Kiri non sembrava per niente preoccupato da quelle parole, probabilmente non avrebbe esitato nel prendere una decisione simile. Dopotutto Kiri era conosciuta come “Il Villaggio dalla Nebbia Insanguinata”. Tuttavia Takashi non lo avrebbe mai permesso, avrebbe cercato si salvare la ragazza in qualsiasi modo e non si sarebbe perso d’animo alla prima difficoltà. Dopodiché il comandante li congedò, dalla sua espressione si capiva che aveva altre cose da fare e non poteva permettersi di perdere altro tempo. Così, mentre gli altri se ne stavano andando, il Senju che aveva molta fiducia in sé stesso e non voleva mostrare insicurezza e indecisione di fronte al suo comandante. *

“Agli ordini, Signore! E se permette, non c’è da preoccuparsi. Non avremo molta esperienza sul campo, ma sono altamente convinto che se uniamo le forze riusciremo a sconfiggere la progenie e a salvare la ragazza. Torneremo presto a missione compiuta!”


*Dopo la frase lasciò la tenda, i suoi compagni erano già usciti e si stavano dirigendo verso l’infermeria. Appena fuori dalla tenda si trovava Meguro, padre della ragazza, intento ad asciugarsi le lacrime. Si potevano vedere chiaramente le sue preoccupazioni e la sua disperazione dall’espressione del suo viso. Ma come si poteva starsene tranquilli in quella situazione? Sua figlia era nelle mani di tre giovani Genin alle prime armi, mentre lui era impotente di fronte alla grande minaccia della progenie. La sua unica speranza era credere su quei ragazzini, non poteva nient’altro. Takashi vedendolo in quello stato non riuscì ad andare avanti. In quel momento si ricordò di sua madre che prima di partire cercò di farlo ragionare e convincerlo a rimare a casa. Anche lei era impotente di fronte alla decisione del figlio, però non si perse d’animo e decise di aiutarlo accompagnandolo fino al campo. Il giovane Senju non aveva idea di come fare per rassicurare quel padre disperato, tuttavia si avvicinò a lui con passo controllato, rigido e pieno di sicurezza. Lo guardò con occhi fissi e gli disse qualcosa nel tentativo si rassicurarlo.*

“Non si preoccupi signore. Alla prima impressione potremo non essere adatti per questo incarico, ma le assicuro che sconfiggeremo quel mostro e che le porteremo sua figlia sana e salva. Siamo ninja e siamo pronti a morire per il nostro paese, ma siamo anche persone e la sicurezza della ragazza sarà una delle nostre priorità. Con questo è meglio che si prepari per accoglierla al nostro ritorno, perché noi non falliremo!”


*Con quelle parole non seppe se riuscì a rassicurare il povero uomo, però Takashi era pienamente convinto di ciò che diceva e avrebbe fatto di tutto per completare quella missione.
Lasciato andare Meguro, il giovane si ricongiunse ai suoi compagni guidati dal ninja di Kiri che ad un certo puntò si girò verso gli altri e si presentò dicendo di chiamarsi Kirai Kaguya e porgendo la mano. Anche il compagno di Konoha si presentò con il nome di Shuu Kujaku e ora toccava a Takashi presentarsi. Da quando aveva completato l’esame Genin non aveva avuto modo di apprendere le tecniche di clan e per non sfigurare di fronte alla storia dei Senju decise di omettere il suo cognome.*

“E’ un piacere conoscervi. Shuu e Kirai giusto? Io sono Takashi e come potete vedere dal mio copri fronte sono del villaggio di Konoha. Kirai se ho capito bene fai parte del Clan Kaguya, conosco molto bene la fama del tuo Clan e per me è un vero onore conoscere uno dei suoi membri. ”


* Porse la mano ad entrambi e, non appena ebbero finito con le presentazioni, i tre si recarono all’interno dell’ospedale presente all’interno del campo.
Non dovettero aspettare molto ed un uomo con il camice indicò loro la via dicendo che una dottoressa gli stava aspettando. Questo luogo si trovava ai margini dell’ospedale ed era una sorta di magazzino pieno di scatoloni ammassati. I tre dovettero attraversare quella grande tenda improvvisata, passando in mezzo a morte e agli urli sofferenti dei feriti. Ad ogni passo che faceva Takashi il cuore saliva sempre più in gola e i brividi gli scendevano lungo la schiena nel vedere la disperazione e le condizioni nelle quali erano ridotti quei sventurati feriti. Infine giunsero di fronte alle dottoressa che, senza perdere altro tempo, li riempì di medicinali e pastiglie; parlava e si muoveva molto velocemente che i tre capivano a mala pena cosa stesse dicendo, per questo non appena ebbe finito Takashi, con assoluta calma e fermezza, provò a ripetersi tutto quello che era riuscito a capire.*

“Ricapitolando, prima dobbiamo farle ingerire per via orale quelle rosse. Dopodiché dobbiamo far sciogliere le seconde con acqua e sale e iniettarle con una siringa ed infine, se non hanno fatto effetto, dobbiamo farle inghiottire le altre pasticche che sono le più forti. Giusto? E purtroppo io non ho mai avuto l’occasione di fare una puntura, lei cortesemente potrebbe spiegarcelo in poco tempo? Vorrei almeno sapere dove va fatta e in che circostanze.”


* Aspettò con scioltezza la risposta della dottoressa e continuò cercando di tranquillizzarla, anche se con quelle parole sperava di tranquillizzare più sé stesso e la sua squadra che la donna. *

“ La ringrazio per il suo aiuto e non si preoccupi. Saremo dei novellini, ma ci hanno addestrati per affrontare questo tipo di missioni e di sicuro sapremo comportarci nel modo giusto e riusciremo a salvare quella povera ragazza!”


* Detto questo i tre si misero in cammino per il paese delle Terme e, poco dopo furono tutti usciti dall’ospedale, il giovane Senju attirò la loro attenzione. Tranne che per le presentazioni erano rimasti sempre zitti per conto loro e voleva rompere questo silenzio, un po’ per fare amicizia e un po’ per conoscergli meglio. D’altronde dovevano combattere l’uno affianco all’altro e se non sapevano non si conoscevano si sarebbero sicuramente ostacolati l’uno con l’altro e avrebbero sicuramente fallito la loro missione.*

“ Hey ragazzi. Stavo pensando che, visto che ci aspetta un lungo viaggio, per la buona riuscita della missione sarebbe utile se ci conoscessimo meglio, non credete? Magari sarebbe utile sapere lo stile di combattimento di ognuno di noi e magari potremmo già provare a costruire qualche strategia di attacco contro quel mostro. Che ne dite? ”


* Takashi lasciò loro la parola, nella speranza che fossero d’accordo con la sua idea. *
 
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view post Posted on 28/1/2014, 17:32
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//Lodo la vostra strategia, davvero :asd: Ben venga la vostra sete di conoscenze.
Un appunto per Dovahkiin: sarebbe meglio che tu non copiassi pari pari i discorsi dei png, potresti provare a rielaborarli con parole tue e inserirli nel narrato, magari facendo trasparire di più le emozioni che queste suscitano nel tuo pg ^^//

La dottoressa era stupita dalla tenacia di quei giovani, dal loro dedicarsi con tutti loro stessi a salvare quella povera ragazza, senza accorgersi che, in fondo, era quello che stava facendo anche lei come medico. Li guardò contenta. Sapeva che, per quanto inesperti, avrebbero provato di tutto per salvare la vita della ragazza e così, con un sorriso, spiegò ai giovani e in particolare a Takashi che lo aveva chiesto nel dettaglio ciò di cui aveva bisogno. Annuì per approvare.


Esatto, hai capito bene i vari tipi di farmaci, non c'è bisogno che mi ripeta. Per l'iniezione è facile, dovrete inserire l'ago della siringa in profondità nella pancia per essere sicuri che raggiunga il feto. E... oh che sbadata, non vi ho dato le siringhe: puoi portarle te, per favore?


L'assistente chinò la testa e si allonanò un attimo, tornando subito dopo con un paio di siringhre atte allo scopo per poi porgerle ai giovani.


Grazie, Kotaro.
Ancora scusatemi per lo scarso supporto. Vorrei, ma... Non posso fare più di così, davvero. Buona fortuna.


Sayuri si coprì il volto con le mani, lasciando liberi i giovani di andare a compiere il loro dovere.


[...]



Il viaggio verso il Paese delle Terme si svolse senza problemi, furono poco più di un paio d'ore all'insegna del conoscersi a vicenda e del crearsi aspettative sulla missione che andavano a svolgere. Una missione che si prospettava da un lato abbastanza semplice, solamente somministrare medicine, ma con possibili complicazioni, dall'altro decisamente avventurosa poichè l'eliminazione di una Progenie -anche se era stata avvistata da sola- era una grande fonte di adrenalina anche solo all'idea. Chissà quali mirabolanti forme avrebbe preso quel servitore del Demone, quali astruse strategie avrebbero inventato i genin per sconfiggerlo, quante storie avrebbero avuto da raccontare una volta tornati a casa... SE fossero tornati a casa.
Di sicuro, la strada verso il "villaggio" di Meguro non presentava né perivoli né grandi occasioni di gloria, dato che non incontrarono nessun mostro e nessun essere umano. L'ambiente che ammirarono fu però spettacolare: tipico delle grandi terre del Fuoco, passarono per estese pianure e incantevoli foreste. Sbucando fuori proprio da una di queste, trovarono il punto segnato sulla mappa. Il percorso fu tranquillo e non ci misero molto a giungere lì.
Secondo le indicazioni affidate loro, erano arrivati: un gruppetto di cinque o sei casupole di modeste dimensioni una a ridosso dell'altra. Probabilmente, non ci abitavano più di tre nuclei familiari. Un posto sperduto ma in pace, almeno fino a quel momento.
Quando arrivarono, subito una donna uscì in fretta dalla casa pronta ad accoglierli, correndo loro incontro con fare impacciato a causa del grembiule che indossava. La donna di casa, probabilmente, dai capelli color del grano e una bellezza nel viso che era sfiorita con gli anni.


//Il viaggio è totalmente a vostra discrezione, semmai mettetevi d'accordo privatamente per i dialoghi v.v//
 
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dovahkiin19
view post Posted on 28/1/2014, 22:32




Stava per uscire dalla tenda da quel piccolo magazzino ai bordi dell'ospedale da campo ma il suo passo fu interrotto dalla domanda di uno dei suoi due compagni che aveva chiesto alla dottoressa come si fa una siringa adducendo alla motivazione che loro tre giovani Genin non avessero nozioni di medicina e non fossero in grado di effettuare l'iniezione se fosse stato necessario.
La risposta della giovane fu rapida e dal tono si capiva che il Konohano aveva fatto bene a chiedere. Kirai non era molto interessato alla risposta ma siccome era nella sua indole non fidarsi delle altre persone pensò bene di rimanere ad ascoltare, in genere, se voleva qualcosa fatta davvero per bene se la faceva da solo. Questo era uno di quei casi. Non dubitava delle capacità dei Ninja di Konoha, il villaggio era sicuramente la culla di alcuni dei ninja più validi della storia ma non poteva farci niente, era un lupo solitario e questa cosa non sarebbe cambiata sicuramente nel corso di quella breve missione.

Dopo la breve ma dettagliata spiegazione la dottoressa Sayuri coadiuvata dal suo assistente Kotaro fornì ai tre giovani shinobi delle siringhe che facevano da contorno ai tanti pacchi di medicinali di cui li aveva riforniti pochi minuti prima. Dopodiché senza ulteriori indugi tornò al suo lavoro, era visibilmente impegnata dalle decine e decine di feriti che affollavano l'ospedale e non aveva certo tempo da perdere con loro tre. Kirai comprendeva benissimo la fretta della giovane dottoressa, il suo lavoro era persino più importante di quello che i tre genin si accingevano a portare a termine. Senza i medici la guerra sarebbe da tempo finita e l'esito non sarebbe stato di certo la vittoria dell'alleanza...

Il Kaguya quindi si diresse fuori dalla tenda senza perdere ulteriore tempo, la missione richiedeva una certa rapidità di esecuzione, non potevano pensare di far abortire una donna in prossimità del parto e non avevano idea ne del tempo che fosse trascorso da quando la progenie aveva abusato della giovane ne quale fosse la durata della gravidanza dei membri della progenie. Per quel che ne sapevano su quelle creature venute fuori dall'inferno, la ragazza poteva anche aver già partorito.

***



Era finalmente giunto il momento di partire, la loro destinazione non era molto lontana da Kumo, circa due ore di viaggio. Se c'era una cosa che Kirai non amava erano sicuramente le futili chiacchiere da taverna era dunque ben felice che il viaggio fosse così breve. Tuttavia, per quanto non fosse un tipo di molte parole era d'accordo con il suo compagno Takashi, i tre avevano bisogno di conoscersi meglio per poter affrontare la progenie al meglio quando sarà il momento.
Fu dunque una sua idea quella di rompere il ghiaccio con i suoi compagni di avventura e parlare per primo mentre si mettevano il campo base alle spalle e si avventuravano nelle terre del fulmine.

Takashi giusto?

Disse con aria interrogativa il giovane genin guardando il suo compagno di avventura. Non diede il tempo al compagno di rispondere e proseguì a parlare:

Concordo con te sul fatto che sia necessario conoscere i rispettivi stili di combattimento prima di affrontare questa missione. Non vorrei affrontare la progenie senza sapere chi mi guarda le spalle. Per questo vorrei che guardaste attentamente.

Richiamò all'attenzione anche Shuu che stava ascoltando le parole di Kirai. Tese il braccio verso i due ragazzi che gli stavano di fianco e rivolse il palmo della mano nella loro direzione.
Dalla mano, poco a poco fuoriuscì uno spuntone, l'osso del suo braccio aveva perforato la carne e si era fatto strada fino ad uscire allo scoperto. Il dolore non era certo irrisorio anche se il Kaguya non lo dava a vedere, quindi Kirai si limitò a far fuoriscire l'osso di qualche centimetro per poi riabbassare il braccio e ricominciare a parlare.

Come dicevi tu poco fa, il mio clan è abbastanza rinomato. Ora avete visto con i vostri occhi il motivo della nostra fama: Possiamo utilizzare ogni singolo osso del nostro corpo come arma di attacco o di difesa e siamo esperti nel combattimento corpo a corpo.

Diede qualche secondo ai due per digerire quello che avevano appena visto, a primo impatto quello che Kirai aveva offerto loro non era certo un bello spettacolo, dunque concluse la sua frase:

Credo che ora sia il vostro turno.

Iniziarono allora a parlare i due compagni di viaggio di Kirai, uno alla volta delle proprie abilità e tecniche di combattimento che preferivano. Il genin ascoltò con attenzione tutto quello che i due dissero immaginando nella sua testa una possibile strategia per lo scontro contro la progenie, rendendosi conto solo dopo che c'erano troppe variabili in gioco per poter progettare una qualsiasi strategia. Il nemico poteva assumere qualsiasi forma e loro non sarebbero stati in grado di fare previsione alcuna. Si sarebbero dovuti limitare ad improvvisare.

Il sentiero scorreva veloce sotto i piedi dei tre shinobi e i paesaggi montuosi del paese del fulmine cominciavano a lasciare spazio al paesaggio più verdeggiante e piano del paese del fuoco. Ora una grande distesa verde circondava la loro rotta.
La strada era stata scorrevole e non avevano trovato intoppi sul loro cammino almeno fino a quel momento.
Da quando avevano messo piede nel paese del fuoco il loro ritmo di viaggio era palesemente aumentato, non c'erano curve nel sentiero dato che il paesaggio era prettamente pianeggiante e quindi il viaggio procedeva spedito. Nel frattempo i due genin di Konoha parlottavano tra di loro di altri argomenti che al Kiriano interessavano poco e quindi rimaneva ben distante dall'entrare nel discorso.

***




Diedero uno sguardo alla mappa e i tre ninja si resero conto di essere giunti a destinazione. Si trovavano davanti ad un piccolo ed isolato villaggio, appena cinque o sei capanne tutte costruite vicine ed incorniciate da un paesaggio degno di una cartolina. In quel luogo probabilmente il misfatto compiuto dalla progenie di Watashi era il primo crimine che si consumava da secoli. Appena qualche nucleo familiare abitava nel piccolo insediamento ma la guerra con i suoi orrori non aveva risparmiato nemmeno quel piccolo angolo di mondo che quelle persone si erano ritagliate per vivere in pace.

Furono accolti da una donna che andò loro incontro correndo quando li vide arrivare sul sentiero. La donna era bionda e non più giovanissima, probabilmente si trattava della moglie del committente che sapeva che qualcuno sarebbe arrivato di li a breve mandato dal comando centrale per risolvere la a dir poco spiacevole situazione in cui si trovava la sua figlioletta.

//GDR OFF: Spero che così vada meglio, se c'è qualcos'altro in cui posso migliorare ti prego di dirmelo xD //
 
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Harames
view post Posted on 2/2/2014, 22:43




La prima parte della missione giungeva al termine, avevano raccolto le medicine con le quali avrebbero dovuto far abortire quella giovane donna; in ogni caso prima di congedarsi dalla giovane kunoichi, che svolgeva le funzioni di capo medico, Takashi chiese alcune delucidazioni riguardante i farmaci ed i loro metodi di utilizzo, riuscendo addirittura ad elencarli tutti in base al colore e alla tipologia di somministrazione.
La dottoressa, a sua volta colpita da tale lucidità e sveltezza mentale, rimase per un attimo in silenzio, come a voler accentuare l'incredibile memoria dimostrata dal giovane dodicenne che aveva innanzi, poi rispose all'unico quesito posto proprio da Takashi, ovvero come operare una siringa per far abortire.
Shuu, in parte stupito ed in parte incuriosito, stette a sentire con attenzione, immaginandosi l'ago che stringeva in pugno la dottoressa penetrare nel ventre della donna e andare ad intaccare il feto in via di sviluppo, scuotendo poi la testa per eliminare quella visione a dir poco raccapricciante che si era dipinta nella sua immaginazione.
In ogni caso, dopo le dovute delucidazioni da parte della dottoressa, la loro missione aveva finalmente inizio, e, come ogni grande evento che Shuu ricordasse di aver letto nei suoi libri, iniziava con un viaggio che doveva condurli al piccolo villaggio dal quale proveniva l'uomo.

Quindi partiamo finalmente all'avventura? Volendo definirla così.

Pensò per un attimo Shuu, prima che le parole di Takashi richiamarono la sua attenzione su di un punto fondamentale, ovvero l'obbligo che i tre avevano di conoscersi a vicenda, sia per via della missione che per motivi puramente personali, infatti anche se il viaggio si prospettava di sole due ore di certo non potevano camminare come stoccafissi senza dirsi una parola lungo tutto il tragitto.
Il primo a prendere in mano le redini del discorso, che li avrebbe accompagnati lungo tutto il viaggio, fu Takashi; il quale giustamente fece presente al trio di dover preparare qualche strategia in modo da essere preparati per affrontare la Progenie o qualsiasi altro eventuale nemico che si sarebbe presentato innanzi a loro.
Nell'udire queste parole fu Kirai a parlare e presentarsi in qualità di ninja appartenente al clan Kaguya di Kiri, clan di cui Shuu non aveva mai sentito parlare prima d'ora, contrariamente a quanto aveva affermato Takashi sulla fama di quel clan di guerrieri.
Il Kaguya fece cenno ai due Konohani di osservare con attenzione il braccio, che protese verso di loro, come a volerli intimidire.
Shuu non fece in tempo a formulare un solo pensiero se non quello della più totale meraviglia, quando vide una lama composta completamente di un materiale bianco che usciva fuori dal palmo della mano del ragazzo si Kiri, cosa che lo fece scattare indietro di scatto, per paura di finire su quella strana arma.

Ma che cazz...?

Il Kujaku guardò meravigliato il suo compagno di Kiri e il suo braccio, non sapeva cosa diamine avesse fatto a far uscire quella lama dal proprio palmo, ma la cosa lo lasciò completamente a bocca aperta, di fronte a lui infatti vi era un'innata che, stanto alle parole dei suoi compangi di squadra, aveva fatto la storia di Kiri.

Cosa diamine è questa lama? Da dove è sbucata?

Chiese al suo compagno, che si sbrigò a fornire informazioni riguardanti la sua innata e le sue capacità naturali, che gli consentivano di poter aver accesso totale a tutte le ossa del suo corpo e poterle così manipolare con estrema abilità e bravura.

Fantastico...certo è un pò strano ed orripilante a vedersi, però... non pensavo che esistessero innate con la capacità di far uscire le proprie ossa dal corpo!

Shuu apostrofò queste parole, con l'intenzione di voler lodare le capacità del suo compagno oltre che mostrare il suo più profondo rispetto per quell'abilità ninja, terribile quanto magnifica, ma nonostante le sue parole di lode il giovane Kiriano ritrasse le ossa nel braccio, che riportò nuovamente a suo fianco, come a non voler mostrare più altro della propria abilità innata.
A quel punto fu Shuu a prendere la parola, dopo che il ninja di Kiri aveva condiviso con loro la sua abilità predominante toccava a lui presentarsi al meglio possibile.

Bhe, penso tocchi a me.

Disse sorridendo, prima di iniziare a parlare.

Io a differenza di te, Kirai-kun, non posseggo alcuna abilità innata, il mio sangue a quanto pare è come quello della maggior parte della popolazione, questo fa di me un semplice ninja, nonostante ciò sono discretamente abile nei sigilli e nell'impiegare l'elemento Katon e alcune sue tecniche; naturalmente la mie abilità sono ancora da affinare e non sò quanto possano essere utili, però posso offrire una buona copertura sul medio-lungo raggio grazie alle mie tecniche; questo mi lascia scoperto contro avversari che praticano principalmente combattimento fisico; ma da quanto ho potuto comprendere dalla tua piccola dimostrazione il tuo clan sembra basarsi sull'aspetto fisico, quindi possiamo pensare a diverse tattiche per affrontare efficacemente tutto ciò che il destino ci metterà innanzi!

Con queste parole un pò altisonanti, e forse anche troppo autocelebrative, Shuu concluse la sua presentazione, aveva omesso queli erano le tecniche da lui apprese nel corso della breve vita ninja, però pensava di aver dato abbastanza informazioni sulla sua persona e le proprie abilità, almeno quel tanto che bastava per far comprendere ai due a lui vicino quale sarebbe stato il suo ruolo durante eventuali scontri.
Presentatisi i primi due mancava solo Takashi, che elencò anche lui le abilità ninja di cui era a disposizione, in modo da iniziare già ad elaborare una strategia di attacco, anche se non avevano neanche una sola informazione riguardante il membro della Progenie che avrebbero affrontato, tanto poteva essere un mostro a tre teste quanto una specie di polipo muta - forma munito di alidi pipistrello e corna d'alce; motivo per il quale i tre smisero di crucciarsi riguardante il loro nemico per concentrarsi invece sugli aspetti un pò più venali della propria vita.
Infatti per quando i tre ebbero finito di presentarsi non avevano percorso che meno della metà del viaggio, per questo motivo Shuu tentò di accendere la discussione con alcuni frasi di circostanza, fatte appositamente per conosceri un pò meglio e comprendere quindi la vita di ognuno dei tre ninja, domande semplici e coincise che riguardavano le loro famiglie, se erano stati spinti da loro ad intraprendere quella carriera o se la volontà di divenire guerrieri al servizio per la patria fosse innata nei loro cuori.
Dopo queste domande di circostanza Shuu pose anche alcune domande a Kirai riguardante Kiri, domande che al Kiriano sarebbero parse sciocche ed insensate, ma che avrebbe colmato la sete di conoscenza di Shuu; voleva sapere tutto riguardante i ninja di Kiri, com'era il villaggio, voleva sapere com'era il Mizukage e tutta la geografia del paese.
Così facendo passò la restante ora, fino a quando non giunsero al piccolo villaggio dove avrebbero svolto la seconda parte della missione, quella che più di tutte imbarazzava e spaventava il giovane Shuu.
Il villaggio, visto a distanza, era un piccolo agglomerato di poche casupole in legno, fango e pietra dove probabilmente abitava una comunità composta da tutti membri imparentati fra loro in maniera più o meno stretta, comunità che spesso sorgevano in ambienti freddi ed isolati del mondo, dovute spesso ad esili forzati o volontari da parte di uno o più nuclei familiari per causa politiche o monetarie.
Qualunque fosse stata la storia del villaggio e dei suoi abitanti, Shuu non ebbe tempo di chiederselo, infatti una donna uscii da una di esse e corse sbracciandosi verso i tre ragazzi che arrivavano dal campo ninja, consapevole che sarebbero stati quei tre a decidere del futuro di quella che probabilmente era la figlia della donna.

A quanto pare si inizia ragazzi!

//Scusate l'enorme ritardo e anche il post, però la linea internet che ho a casa è estremamente altalenante e basta la minima goccia d'acqua per farla saltare per due/tre giorni, inoltre ho avuto anche diversi Quiz da studiare per gli esami che avrò a breve, quindi ho ridotto al minimo il tempo per i Gdr, cercherò comunque di rispondere quanto prima//
 
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55 replies since 10/1/2014, 22:46   1033 views
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