Ritorno traumatizzante!

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view post Posted on 4/12/2013, 20:34     +1   -1
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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LA guerra stava andando avanti e di certo lei non sentiva di essere stata di grande aiuto, anzi....aveva combinato un enorme casino. Sospirò profondamente mentre attraversava le porte di Suna insieme al suo compagno. Erano diretti verso la sua dimora, almeno avrebbero potuto riposarsi decentemente, prima che il ragazzo tornasse nella sua patria.

<<fermati a dormire da noi per questa notte, tanto dovremo avere un posto in più!>>



Sorride appena, continuando a camminare. L'aria è calda e secca, proprio come ci si aspetta dal deserto. La vegetazione è inesistente, ma una leggera brezza soffia, dando il bentornato a casa alla giovane Misato che si sentiva essere stata assente a lungo, quasi come se fossero passati anni, ma in fondo non era passato poi così tanto tempo. Continua a guardare le strade, nella speranza di veder sbucare da qualche parte gente a lei conosciuta, ma niente, sembrava che tutti i ninja fossero fuori, in missione e probabilmente presto sarebbe dovuta partire di nuovo anche lei.

<<allora, come ti sembra Suna? Ci sei mai stato?>>



Chiede con un mezzo sorriso, mentre sente di avvicinarsi a casa, al caldo abbraccio del suo papà, ai manicaretti della sua nonna e....al ramen del buon ritorno.
 
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view post Posted on 4/12/2013, 22:09     +1   -1

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Viaggiarono per giorni, riattraversando velocemente il Paese della Pioggia.
Nonostante tutte le incomprensioni e i litigi che aveva avuto in quegli anni con la sua famiglia, specialmente con suo padre, Arashi cominciava a sentire nostalgia di casa: gli sembrava fossero passati secoli dall'ultima volta che aveva potuto vedere il sorriso rassicurante di sua madre o sentire le urla spazientite di sua sorella.
Eppure, c'era qualcosa che gli impediva di tornare a casa.
In quegli ultimi giorni Misato era sempre stata al suo fianco: si era lentamente abituato alla sua presenza, come se lei stessa fosse parte della sua famiglia, e ora aveva quasi paura di tornare a casa, perchè poi chissà quando avrebbe avuto l'opportunità di rivederla.
Certo, dopo tutta la pioggia che si erano presi, di sicuro gli avrebbe fatto piacere un po' di sole, ma in fondo lui sapeva bene che quella era solo una scusa: non voleva ancora separarsi da lei, non se la sentiva, ma gli era difficile ammetterlo persino a sé stesso.
Così, quando furono giunti nei pressi di Suna e la ragazza lo invitò a passare la notte da lei, non si tirò indietro.


Arashi: "Volentieri...Sono sfinito."

Beh, in fondo anche questo era vero: gli ultimi eventi gli avevano dato il colpo di grazia.
Oltre ad aver perso due compagni di squadra, aveva anche compreso la sua totale inutilità: confrontato all'eremita che avevano incontrato, lui non era altro che una piccola ed insignificante formica che annaspava per sopravvivere a una guerra che continuava, purtroppo, a fagocitare giovani vite come la sua.


"Ma come faccio a diventare forte come quel tizio? Non posso continuare così, non sono altro che un peso...Stavolta ce l'abbiamo fatta, ma la prossima?"

Il solo pensiero di veder morire un altro compagno di squadra in una missione lo faceva stare male.
Per questo, per ora, preferiva non pensarci: il sole splendeva alto nel cielo di Suna e, dopo tanti giorni passati ad alzare lo sguardo al cielo trovandolo, ogni volta, coperto da una distesa monotona di nuvole grige, tutto quell'azzurro era un vero e proprio toccasana per il suo umore.
Il villaggio era vuoto e i segni della guerra erano ovunque, ma quel giorno forse non li avrebbe notati.
Quel giorno, forse, avrebbe finalmente potuto trascorrere una normale giornata in compagnia di Misato, senza che quel maledetto conflitto stravolgesse ancora la sua vita.


Arashi: "Beh, è parecchio grande...Ma per ora credo di preferire Konoha. C'è più verde, qui sembra più di stare in un fortino che in un villaggio, ma magari mi sbaglio..."

La sua attenzione, comunque, era più rivolta alla ragazza con la giara che al villaggio: più si avvicinava a casa, più sembrava felice, come se gli avvenimenti di qualche giorno prima si fossero fatti via via più lontani.
Si ricordò di suo padre, che aveva visto all'esame per diventare Genin tempo fa, e una domanda nacque spontanea nella sua testa: era molto legato a Misato, ma ogni volta si ricordava che in fondo non sapeva poi così tanto sul suo conto.


Arashi: "Sembri felice di essere tornata a casa, eh? Che tipi sono tuo padre e tua nonna? Voglio dire, sembri volergli molto bene, il che è normale, però io non è che vado molto d'accordo coi miei, specialmente con mio padre, quindi..."

Si fermò, aspettando una risposta da parte della ragazza e, soprattutto, aspettando che gli indicasse da che parte andare, perchè il villaggio ai suoi occhi appariva tutto uguale, con tutte quelle costruzioni dorate una identica all'altra.

 
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view post Posted on 9/12/2013, 14:43     +1   -1
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Misato continuava a camminare allegra, saltellando di tanto in tanto. Effettivamente si sentiva come se potesse toccare il cielo con un dito e, via via che si facevano sempre più vicini alla sua casa, il suo umore migliorava a vista d'occhio. Quanto le era mancata la sua terra...il sole...la sabbia....il deserto, ma soprattutto il vento! Quella leggea brezza che mutava continuamente le dune al di fuori delle mura di Suna e che le accarezzava il volto, dandole il bentornato a casa.

<<allora è deciso, sarai nostro ospite!>>



Per un attimo lo sguardo della giovane indugiò su Arashi, mentre i suoi occhi mutarono leggermente fino a far trapelare qualcosa di strano. Diventò poi tutta rossa, tornando ad essere calma e guardando per terra muovendo le mani un po' agitata. Appena aveva incrociato lo sguardo di lui, un turbinio di emozioni si erano agitate dentro di lei. a cos'era? Cosa stava succedendo? Perchè sudava e sentiva il cuore battere a mille. Non riusciva a capire, l'unica cosa di cui era certa era che tutto questo gli capitava solo in presenza del ragazzo, soprattutto ora che era tutto più calmo.

Si stava perdendo nei meandri dei suoi pensieri, risvegliandosi solo sentendo la voce del giovane.

<<beh Konoha è molto bella, piace anche a me ma...il deserto ha tutto il suo fascino, è così bello, affascinante....mutevole! Forse perchè è lunatico come me!>>



Ridacchiò appena, in fondo era vero! Lei era lunatica e cambiava umore in maniera repentina, proprio come fanno le dune nel deserto. Alla fine si fermò proprio davanti a una piccola costruzione marroncina e si girò verso il ragazzo.

<<adesso scoprirai con i tuoi occhi come sono! Sono la cosa più preziosa che ho, sono le persone che amo di più al mondo!>>



Mentre diceva queste parole, i suoi occhi presero a illuminarsi, rivelando quanto fossero vere e profonde. Lei non riusciva a pensare ad una vita senza loro due, non tanto per l'abitudine, ma perchè l'amore che provava per quello che era rimasto della sua famiglia era incommensurabile e non paragonabile a niente al mondo.

Appoggiò la mano sulla porta d'entrata, mentre il suo cuore prese a battere più forte! Era appena tornata dalla sua prima missione...ed era tornata viva!

<<sono a casa!>>



Urlò tutta felice, lasciando all'entrata sandali e giara e richiudendo poi la porta dietro ad Arashi. Gli fece poi cenno di seguirla. Davanti a loro c'era un lungo corridoio, che terminava con una rampa di scale. Non lo percorsero tutto però, infatti Misato aprì una porta al lato per entrare in una grande cucina, con un semplice tavolo di legno nel mezzo.

<<ciao nonna! Sono tornata, ho portato a casa con me un amico....si fermerà da noi...può vero? Sai lui è di....>>



Durante il suo discorso aprì la porta ma si bloccò quando vide, al tavolo, sua nonna seduta che piangeva tenendosi la testa e fissando in lacrime un foglio di carta che giaceva proprio davanti a lei. L'anziana signora alzò la testa appena si sentì chiamare e guardò la ragazzina con sguardo vuoto, senza riuscire a dire niente. Dal canto suo, Misato, preoccupata, si fiondò immediatamente da lei prendendo poi il foglio in mano per leggerlo, rimanendo infine pietrificata e fissare quel bianco oggetto come se fosse caduta in trans.
 
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view post Posted on 10/12/2013, 13:37     +1   -1

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Continuarono a camminare per le vie pervase dall'accecante luce de sole, con Misato che lo precedeva di qualche passo, indicandogli felice la strada. Sembrava veramente a suo agio in mezzo a tutta quella sabbia mossa, a tratti, da rinfrescanti folate di vento.
Lui invece non avvertiva altro che caldo, tanto che cominciò quasi a trovare fastidiosa la lunga sciarpa che portava sempre al collo.
Se la sarebbe pure tolta, se non fosse stato per quell'imbarazzante incrocio di sguardi che c'era stato tra lui e la ragazza, che lo aveva costretto a nascondere parte del suo volto dietro di essa, temendo che Misato potesse notare tutto quel rosso disgustoso che, ne era sicuro, gli aveva dipinto le guance.


"Beh, magari posso giustificarlo col caldo..."

Ma giustificare cosa, poi?
Mica doveva trovare una scusa, era sicuramente per il caldo. O no?
In realtà non è che avesse molta esperienza con quel genere di cose, non si era mai sentito così strano prima. Neppure quando erano in missione, ma lì forse era perchè avevano altro a cui pensare.
Così, tormentato da tutti quei pensieri che affollavano la sua testa, non si rese conto che anche lei era arrossita non poco.


"Misato! Non mi avevi detto di avere un ragazzo a Konoha, ora capisco perchè quella domanda...è proprio carino, state bene insieme!"



Da un remoto angolo della sua memoria le parole di Atane si fecero largo tra i suoi pensieri e, se possibile, il calore che aveva avvertito in precedenza sul volto aumentò ancora di più d'intensità.
Fortunatamente, ci pensò la stessa Misato a distrarlo da quella insistente vocina che continuava a ripetergli quanto stessero bene insieme.
Cercando di dissimulare l'imbarazzo, la seguì all'interno dell'abitazione davanti alla quale si erano fermati, che non era poi così diversa dalle altre che aveva ammirato camminando per il villaggio.


Arashi: "Ok...Sono proprio curioso di conoscerli allora!"

In realtà si sentiva abbastanza nervoso, anche se non capiva bene perchè: aveva già conosciuto il padre di Misato, gli era sembrato un tipo a posto.
La casa, comunque, era semplice ma ben arredata: aveva una forma circolare che per lui era una vera e propria novità, dato che a Konoha raramente le costruzioni avevano un aspetto simile.
Seguì la ragazza per il lungo corridoio che si estendeva dall'ingresso fino alle scale a chiocciola in fondo ad esso, guardandosi intorno incuriosito.
Tuttavia, non ebbe molto tempo per poter cogliere più di qualche dettaglio, poichè Misato lo condusse subito verso la prima porta sulla sinistra e la aprì, rivelando dietro di essa una cucina non molto grande.
Al centro di essa se ne stava un'anziana signora seduta attorno a un tavolo.


"Ma che succede...?"

Non ebbe nemmeno il tempo di parlare o di presentarsi e lo stesso Misato: le sue parole le morirono in bocca mentre osservava stupita sua nonna che alzava lo sguardo verso di lei, il volto rigato dalle lacrime e distrutto dal dolore.
Mentre la ragazza si fiondava verso la donna e le strappava il foglio dalle mani, lui richiuse la porta alle sue spalle e fece qualche passo verso il tavolo, ma si fermò.
Non aveva mai visto un'espressione del genere sul volto di Misato, neanche quando era risalito dalla botola nella missione precedente: sembrava quasi che qualcuno le avesse strappato via a forza la voglia di vivere.
Non c'era più traccia del sorriso che le aveva visto fare poco prima di entrare in casa.
Preoccupato, fece viaggiare il suo sguardo dall'anziana a Misato per più di una volta.
Non voleva chiederlo perchè aveva paura di ciò che avrebbe potuto rispondere la ragazza, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.


Arashi: "Misato...Cos'è successo?"

 
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view post Posted on 10/12/2013, 17:17     +1   -1
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Era ancora ferma, immobile, a fissare quelle semplici parole che erano scritte su quel foglietto bianco. Sentì la voce di Arashi come se fosse lontana, come se proveniva da qualche angolo oscuro e remoto di una caverna, ma non poteva non dargli peso.

Alzò lo sguardo proprio sul ragazzo, mentre gli occhi si riempivano di lacrime, mentre la vecchia con i corti capelli bianchi non riusciva nemmeno a tirare su la testa, rimanendo ferma con il capo fra le mani. Misato schiuse le labbra, cercando di dire qualcosa ma le parole le morivano in gola, mentre la paura la invadeva lentamente, ghermendo il suo animo con le sue dita fredde. Le lacrime continuavano a scendere copiose, mentre lei continuava a pensare a tutto quello che non avrebbe più fatto perchè...

<<...papà è morto...>>



Disse alla fine. Dirlo rese tutto troppo reale, facendola cadere in un baratro di dolore, un dolore mai provato! Aveva appena persona che amava di più al mondo. Cadde in ginocchio mentre i singhiozzi presero a farsi copiosi e persistenti, riempendo quella casa diventata improvvisamente triste e senza alcuna speranza.

Il suo papà le aveva promesso che avrebbero mangiato insieme il ramen del buon ritorno!

"Bugiardo, hai mentito!"



Il suo papà le aveva promesso che quando lei sarebbe stata più forte, sarebbero partiti insieme a cercare sua madre, anche se ora la cosa non avrebbe avuto più tanto senso.

"Bugiardo, hai mentito!"



Il suo papà le aveva promesso che al suo ritorno avrebbero ancora guardato il sole tuffarsi oltre le dune e l'orizzonte e osservato le stelle che si sarebbero alzate alte nel cielo limpido di Suna.

"Sei solo un bugiardo....mi hai mentito, mi hai mentito per tutto il tempo e alla fine mi hai abbandonato, proprio come ha fatto la mamma...perchè te ne sei andato?"



Avrebbe voluto urlare queste parole al cielo terso di quello giornata afosa, ma era troppo stanca per alzarsi, troppo stanca per poter anche solo uscire, quindi rimase a terra, in ginocchio, continuando a piangere e stringendo al petto quel pezzetto di carta che aveva distrutto tutto il suo mondo.

Questo era uno dei tanti volti della guerra, proprio come glielo aveva mostrato il villaggio dove erano stati curati! La morte era una parte fondamentale della guerra. Gli shinobi cadevano come foglie dagli alberi, senza lasciare più traccia di loro. Era davvero una situazione assurda e Misato continuava a non credere a quello che era successo...ancora pensava che fosse tutto un sogno, un incubo, una semplice illusione che prima o poi si sarebbe dissolta....voleva solo svegliarsi, ma sembrava impossibile e l'unica cosa che poteva fare era rimanere in ginocchio a piangere.

Alla fine la nonna, sentendo la sua nipotina disperarsi tanto, voltò la testa candida verso di lei. I suoi occhi erano lucidi e alla fine li alzò anche sul ragazzo.

<<mi dispiace...per favore, portala via da qui! Andate a fare un giro....io devo sistemare un po' di cose, affido Misato a te!>>



L'anziana cercò di sorridere al giovane, alzandosi e inginocchiandosi proprio davanti alla piccola.

<<forza, fatti coraggio, esci con il tuo amico!>>



L'aiutò ad alzarsi lentamente, accompagnandola poi vicino ad Arashi e sorridendo al ragazzo. Purtroppo Misato non stava capendo proprio nulla e teneva stretto al suo petto quel pezzo di carta che sembrava essere diventato tanto importante per lei.
 
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view post Posted on 11/12/2013, 21:21     +1   -1

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Continuò a guardare Misato con aria preoccupata, mentre lo sguardo della ragazza si faceva sempre più vuoto con il passare dei minuti.
Mentre la vecchia tornava a nascondere il suo volto tra le braccia senza dire una parola, diverse lacrime cominciarono a rigare il viso della kunoichi e il timore e lo sconforto lo assalirono, anticipando di gran lunga la risposta della sua compagna.
Quando questa arrivò, ebbe la netta sensazione di essere terribilmente fuori luogo.
Avrebbe dovuto lasciare immediatamente la stanza, tornarsene a casa e lasciare alle due un po' di privacy: si sentì una specie di imbucato, un estraneo che aveva partecipato all'immenso dolore dell'ennesima famiglia calpestata e maltrattata dalla guerra.
Ma non poteva andarsene in quel momento, non dopo aver visto Misato crollare a terra, piangendo disperatamente.


"Merda...Ma com'è possibile? Perché non possiamo avere neanche un giorno di pace? Perché non può passare un giorno senza che la vita ci porti via qualcuno a cui teniamo?"

Vedendo il dolore della ragazza, involontariamente Arashi cominciò a ricordare il giorno in cui aveva perso sua nonna: ricordò il suo, di dolore, ricordò come questo avesse distrutto il suo mondo.
Così, rimase immobile a fissare il vuoto per diversi secondi e si riscosse solamente quando l'anziana si rivolse a lui, invitandolo a portare Misato via da lì.
Non se lo fece ripetere due volte.


Arashi: "Sì, andiamo...Io...Mi dispiace."

Non riuscì a dire nient'altro alla vecchia: già lui non era molto bravo con le parole, figuriamoci poi in circostanze come quella. Quindi prese Misato per mano, quella che era ancora libera e non stringeva il foglio che aveva strappato alla nonna, e la condusse di nuovo per il corridoio, verso l'uscita dell'abitazione.
Fuori il sole splendeva ancora, ma a lui sembrava che all'improvviso la luce fosse diminuita, come se la notizia di poco fa l'avesse oscurato.


"E ora...?"

Prese a camminare lentamente, mentre il suo cervello galoppava alla velocità della luce. Aveva agito troppo impulsivamente: non conosceva il villaggio e non sapeva dove andare, ma ora questo contava poco.
Quel che contava era che era lì con Misato che si reggeva a malapena sulle sue gambe, il volto ancora rigato dalle lacrime e l'espressione smarrita nel vuoto.
E cosa poteva fare lui? Odiava vederla così, ma veramente non sapeva cosa dire. Sapeva cosa si provava, sapeva cosa voleva dire subire una perdita del genere.


Arashi: "Sai..."

Cominciò a parlare mentre, stringendo forte la mano della ragazza, continuava a trascinarla per le vie deserte di Suna.
Era vero, lui c'era già passato e proprio per questo, forse, la sua esperienza poteva aiutarla.


Arashi: "Qualche anno fa, quand'ero piccolo, morì mia nonna...La stessa a cui apparteneva questa sciarpa."

Fece una pausa, sentendosi inspiegabilmente in imbarazzo perché, nonostante non fosse sicuro che la ragazza lo stesse ascoltando, non aveva mai raccontato quella storia a nessuno.

Arashi: "Lei era importante per me. Non era solo mia nonna, lei era...Era di più. Era la persona che fino a quel momento aveva dato un senso al mio mondo e alla mia esistenza."

Fece sprofondare il viso nella lunga sciarpa rossa, nonostante il caldo.
Il solo ricordo di quanto aveva sofferto in quei giorni gli faceva venire la nausea, ma continuò lo stesso.


Arashi: "Il punto è...Quando lei morì, rimasi chiuso nella mia camera per tre giorni e quattro notti. Non volevo vedere nessuno, non volevo più uscire, non riuscivo nemmeno a piangere, non so perché. Pensavo che senza di lei il mondo non avesse più senso, che non avesse più senso studiare per quella stupida accademia, mangiare, dormire, vivere...Non è stato bello."

Ancora una pausa. Si sentiva uno stupido a raccontare quella cosa, ma se c'era anche solo un briciolo di possibilità che questo potesse far sentire meglio Misato, allora doveva farlo.

Arashi: "La mattina del quarto giorno, finalmente entrò mia madre in camera. Mi tirò uno schiaffo che ancora mi fa male, poi senza dire niente mi mise al collo questa sciarpa. Mi disse che nonna aveva lasciato scritto di darmela, nel caso in cui fosse...Beh, se ne fosse andata. Poi mi disse anche che se mi avesse visto così, in quelle condizioni, probabilmente mi avrebbe tirato anche lei uno schiaffo, e aveva ragione.
Mi disse che non potevo continuare così, che nonna non l'avrebbe voluto, che dovevo imparare a convivere con quel dolore e andare avanti."


Si fermò giunto all'ennesimo incrocio con una delle tante vie di Suna: aveva parlato così tanto che gli era quasi venuto il fiatone.

Arashi: "A me è successo questo. Convivendo con il dolore, giorno dopo giorno ho imparato a sopportarlo. Bada bene, non è che è diminuito, anzi. Chi ti dice il contrario, dice una cazzata: quando perdi una persona importante il dolore non può diminuire o scomparire, è impossibile. Però tu puoi diventare più forte, puoi alleviarlo: se ci sono riuscito io, puoi farcela anche tu!"

Abbassò lo sguardo davanti a lui. Non sapeva se lei lo stesse ascoltando, ma strinse la mano della ragazza un po' più forte.

Arashi: "Io ce l'ho fatta grazie alle persone che mi sono state vicino, persone come mia madre, mia sorella...Persone come te, che mi hanno dato un motivo per andare avanti. Per questo se posso aiutarti in qualche modo, lo farò. Non voglio vederti piangere. Io ci sono, tua nonna c'è e ti vogliamo bene, non sai nemmeno quanto..."

Si bloccò, incerto. Forse aveva detto troppo. Forse Misato lo avrebbe picchiato per essersi intromesso in qualcosa che non lo riguardava.
Però, lui davvero non poteva lasciare che quella ragazza, a cui teneva tanto, venisse divorata da quel dolore che lui conosceva bene.
Così rimase lì, immobile, stringendo la sua mano e voltandosi verso di lei sorridendo: il suo mondo non finiva lì, con la perdita di suo padre, e lei doveva capirlo.


 
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view post Posted on 12/12/2013, 12:32     +1   -1
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Si sentiva fuori dal mondo e le voci degli altri raggiungevano le sue orecchie come ovattate, la stessa vista sembrava averne risentito, infatti riusciva solo a vedere cose bagnate, ma niente di sicuro, niente di certo. Tutto era sfocato e sembrava che l'intero mondo fosse caduto sott'acqua.

Aveva ormai smesso di singhiozzare, lasciando spazio ad un'espressione apatica, mentre le lacrime continuavano a rigare, incontrollate, il suo volto. Non capiva bene cosa le stesse succedendo riusciva solo a pensare una cosa.

"Perchè anche tu mi hai abbandonato? Perchè mi lasciano tutti da sola....ma io mi ricordo di voi....io ricordo tutti quelli che se ne vanno!"



Era quasi un chiodo fisso, un pensiero che la tormentava mentre il volto di suo padre e quello di sua madre, vorticavano nella sua mente senza lasciarle il tempo di riposare o di riprendersi. Non si accorse nemmeno il momento in cui Arashi la prese per mano per condurla fuori, non notò neanche il sole, perchè nel mondo oscuro in cui era sprofondata non poteva esistere luce o calore in grado di riscaldarla, tranne per la mano, quella stretta dal ragazzo. Quella era calda, come se fosse l'unico piccolo fuoco nell'oscurità e nel freddo in cui era stata catapultata. Stavano percorrendo le strade di Suna, ma Misato non sapeva nemmeno dove stava andando, continuando a stingere il pezzo di carta al petto.

"Non hai mantenuto la tua promessa....avevi detto che saresti stato qui ad aspettarmi!"



Era quasi diventato un ritornello nella sua mente, finchè il filo dei suoi pensieri non fu interrotto dalla voce calda di Arashi....in quel momento era la sua unica ancora di salvezza, l'unica cosa che la teneva ancora con i piedi a terra. Alzò quindi il suo volto su di lui mentre questo raccontava la sua storia. Una storia triste, dipinta di morte e disperazione. Ma è sempre così quando perdi qualcuno di caro.

"Mamma!"



Lei era stata la prima ad andarsene, ma forse era troppo piccola per capire, troppo stupida per essere distrutta come lo era in quel momento. Tenne la testa bassa mentre il ragazzo condivideva con lei il dolore della scomparsa di sua nonna, un dolore che continua.

"Lo so che continua....la perdita di mia madre mi divora dentro da anni...lo so.....ma non è giusto!"



Avrebbe voluto dirlo, ma le sue labbra tremavano e lei non riusciva a proferire parola. Poteva solo ascoltare e camminare. Non c'era altro da fare. Infine, Arashi, terminò il suo discorso e Misato trovò quelle parole di conforto molto dolci, dette comunque da un ragazzo che era per lei quasi come uno sconosciuto.

<<tu ci sei!>>



Sussurrò appena, fermandosi sul posto e tenendo stretta la mano di Arashi, obbligandolo a fare altrettanto. Poi alzò il suo sguardo bagnato su di lui, sostenendone lo sguardo. Non voleva distoglierlo, voleva guardare negli occhi quel giovane che sembrava tenere tanto a lei....ma come ci teneva? Un compagno di squadra, un amico, uno sventurato che come lei era stato attaccato dal buio e dalla morte?

Incerta sulle se gambe si avvicinò lentamente a lui, fino a cercare riparo fra le sue braccia, lasciando cadere a terra il foglietto al quale sembrava essersi tanto ancorata. Certo, lasciò andare quella ma una cosa tenne ben stretta: la mano di Arashi. Mentre la giovane si avvicinava a lui alzò entrambe le mani e le appoggiò al petto del giovane shinobi, nascondendo poi anche il volto su di esso e lasciandosi poi andare ad un pianto dirotto. Era stanca di essere abbandonata e sperava davvero che lui non sarebbe rimasto sempre con lei! Forse desiderava davvero che lui rimanesse con lei per sempre.

<<vorrei mangiare del ramen....>>



La voce di Misato era soffocata dal petto di Arashi, sul quale era nascosto, era tremante e non sembrava nemmeno più quella della ragazzina vivace che, nella sua prima missione, fece scorta di cibo invece che di armi.

Stranamente, però, quella richiesta non veniva dall'ingorda Misato, L'akimichi di Suna, ma dalla giovane che aveva appena perso il suo papà...e che le aveva promesso che, al suo ritorno, avrebbero mangiato insieme il "Ramen di bentornato!". Ramen che l'uomo non avrebbe più mangiato...ma chi lo sa, magari in paradiso lo servono anche se, parlare di paradiso mentre si è in guerra contro Dio è quasi paradossale.
 
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view post Posted on 13/12/2013, 18:05     +1   -1

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Non appena finì di parlare, un silenzio a dir poco imbarazzante scese tra i due ragazzi.
Sperava di aver fatto capire a Misato di non essere sola, perché questo era il suo intento: lui conosceva il suo dolore e anche se sapeva, per esperienza personale, che non esisteva al mondo qualcosa o qualcuno che potesse in qualche modo farlo scomparire, sperava almeno di riuscire a lenirlo. Voleva poter essere lui quella "medicina" che avrebbe aiutato la giovane a sorridere e a guardare al mondo e agli altri con fiducia.


"E' così ingiusto...E' in momenti come questo che noi uomini cerchiamo conforto negli dei, ma come si fa quando un dio stesso è la causa del tuo male? Come si fa quando è stato proprio un dio a portare via la persona a cui tieni di più al mondo?"

Non riusciva a trovare una risposta.
Tutto quello che poteva fare ora, anche se e era poco, era esserci per Misato, farle capire che lui non se ne sarebbe mai andato.
Così, quando la ragazza strinse forte la sua mano e si gettò tra le sue braccia piangendo, lui la strinse forte in un abbraccio sincero. Era la prima volta che abbracciava così qualcuno, la prima volta che lui stesso era costretto a consolare qualcuno e non viceversa.
In circostanze diverse forse si sarebbe sentito imbarazzato, sarebbe arrossito e si sarebbe allontanato balbettando chissà quale scusa.
Ma non in quel momento: ora, tutto ciò che contava era la disperazione della sua compagna, il suo dolore per la perdita di una figura troppo importante nella sua vita.


Arashi: "Certo che ci sono. E ci sarò ancora, ogni volta che ne avrai bisogno."

Forse fu proprio in quel momento che lo realizzò.
O forse lo aveva sempre saputo, solo che era stato troppo testardo fino a quel momento per rendersene conto e ammetterlo: Misato gli piaceva da impazzire.
Si sentì uno stupido per aver pensato a una cosa del genere in un momento tanto particolare, ma forse vederla così, sotto una luce decisamente diversa, mentre versava ogni lacrima che aveva in corpo per un padre che aveva amato con tutta sé stessa, gli fece capire cosa significasse per lui quella ragazza.


"Io non la farò mai piangere così. D'ora in poi, voglio solo vederla sorridere."

Continuò ad accarezzarle la testa mentre lei affondava il volto nel suo petto, senza dire una parola: rimasero così, in silenzio, per chissà quanto tempo.
Poi fu lei a parlare.
Sorrise divertito alla richiesta della kunoichi, anche se aveva capito bene che questa non proveniva più dalla famelica Misato che scattava sull'attenti non appena avvertiva la parola "cibo" nell'aria.
Evidentemente, quella del "ramen del buon ritorno" era una routine che non riusciva a spezzare nemmeno ora che il padre se n'era andato. O forse, semplicemente, non voleva spezzarla, perché farlo avrebbe voluto dire accettare la morte del suo adorato padre.


Arashi: "Andiamo, offro io...Non mangio roba decente da una vita."

Sciolse l'abbraccio e le prese ancora la mano, avviandosi a fianco a lei per le sempre deserte vie del Villaggio della Sabbia.
Camminarono poco, non più di cinque minuti, ma mentre lo facevano Arashi non poté fare a meno di pensare che se lui fosse piaciuto a Misato almeno un decimo di quanto le piaceva il ramen, probabilmente sarebbe potuto morire felice.
Poi, ancora una volta, si diede dello stupido per aver pensato una cosa del genere.
In ogni caso, trovare un chiosco di ramen per le strade del villaggio fu facile: era praticamente l'unico negozio ancora aperto, fatta eccezione per le armerie.
Entrarono e si sedettero: il posto era praticamente vuoto, tranne che per un vecchio che se ne stava da solo sull'altro lato del chiosco e, ovviamente, il proprietario dello stesso.
Questo li accolse con un sorriso a trentadue denti: evidentemente, i clienti scarseggiavano in quel periodo.


Arashi: "Del ramen hiyashi per me e...Tu prendi pure quello che vuoi, pago io."

Concluse facendo l'occhiolino a Misato. Poi, quando anche lei ebbe ordinato, mentre aspettavano di essere serviti, si rivolse ancora alla ragazza.

Arashi: "So che non è la stessa cosa e non lo sarà mai, e so anche che abitando lontani non è proprio il massimo, però...Il "ramen del buon ritorno" puoi mangiarlo con me ogni volta che vuoi! In fondo siamo una squadra, no?"

Quella era una cosa tra lei e suo padre, lo sapeva.
Però non ce la vedeva Misato a rinunciare al suo ramen, men che mai a mangiarlo da sola.


 
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view post Posted on 14/12/2013, 16:44     +1   -1
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Stava ancora nascondendo il suo volto fra il petto di Arashi, quando questo la strinse forte. Sentiva calore, un calore mai provato e il suo cuore prese a battere sempre più forte, fino quasi a scoppiarle in petto. Ancora non capiva cosa le stava succedendo, ma dentro di lei provava un miscuglio di sentimenti che la facevano stare bene, male, confusa! Era triste per la perdita di suo padre, felice che Arashi sia lì a stringerla forte e a consolarla....e tutto ciò la angosciava. In qualche modo si sentiva in colpa. Come poteva provare dei sentimenti positivi dopo tutto quello che era successo?

Quando alla fine, il ragazzo la prese per mano trascinandola via, Misato lo seguì senza fiatare, lasciando il foglietto che le era caduto abbandonato in mezzo alla strada e in balia del vento e della sabbia che presto lo avrebbe ricoperto facendolo dimenticare da tutti. Però il dolore non si può dimenticare, anche se lo sotterri sotto strati di sabbia torna sempre a galla, tendendoti agguati e distruggendoti lentamente...c'era un solo modo per poter sopportare tutto quello.

"Non lasciare la mia mano!"



Pensò la ragazzina, stringendo un po' di più quella del suo compagno, per il quale provava sentimenti strani, sentimenti che non riusciva a capire. Non sapeva bene cosa voleva, ma di una cosa era certa, non voleva che Arashi se ne andasse, non voleva che lui la lasciasse da sola.

Dopo un breve tratto di cammino giunsero in un ristorante dove il ragazzo ordinò subito il ramen. Lei andava spesso lì, ormai la conoscevano tutti e, normalmente, avrebbe fatto festa come al solito, salutando tutti e chiacchierando allegramente, ma non ne aveva voglia, non ora che un peso troppo grande per lei le gravava sul cuore.

<<ramen per due!>>



Annuì verso la cameriera, prima di di alzare il suo sguardo sul ragazzo. Incrociò nuovamente il suo sguardo e il suo voltò avvampò, obbligandola ad abbassare lo sguardo e stropicciarsi le mani in grembo.

<<io....mi dispiace averti coinvolto in tutto questo! Non c'è motivi che resti, se vuoi tornare a casa fai pure....>>



Provò a dire, guardandosi poi in giro nervosamente, fino a sospirare e continuare a stropicciarsi le mani in grembo nervosamente. In fondo era pure uscita così di fretta e così sconvolta che aveva persino dimenticato la sua giara a casa, ma in fondo lì non c'erano pericoli...giusto?

In breve arrivarono le loro ordinazioni, accompagnate da un buon thè che la cameriera mise loro davanti con un sorriso e guardando preoccupata la piccola Misato che di allegro, quel giorno, non aveva proprio niente.

<<ad ogni modo....ben tornato!>>



Alzò la ciotola, quasi in segno di saluto, prima di scoppiare nuovamente a piangere. Il suo viso era di nuovo inondato dalle lacrime, mentre teneva la ciotola alta davanti a lei senza metterla giù. Quello era il rito. Dare il bentornato a chi è uscito vivo da una missione, anche se in questo caso lei stava dando l'addio a qualcuno, stava cercando di lasciar andare il jonin più forte e coraggioso, almeno ai suoi occhi. Suo padre. Lo stava lasciando andare perchè era giusto che fosse così.

"È l'ultima volta che mi abbandoni....spero che mi guarderai ovunque tu sia!"



Nonostante il pensiero le lacrime non volevano saperla di smettere di scendere. Era difficile, tremendamente difficile lasciare andare qualcuno che ami così tanto, qualcuno che ha dato la vita per te e rinunciato a tutto.

Ora aveva ancora una speranza di essere felice? Poteva ancora tornare a sorridere a qualcuno?
 
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view post Posted on 15/12/2013, 22:19     +1   -1

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Arashi: "Tornarmene a casa ora e lasciarti proprio ora che hai bisogno di qualcuno che ti stia vicino? Non se ne parla proprio!"

Guardò Misato con fare a metà tra il sorpreso e l'arrabbiato. Non voleva andarsene e lasciarla lì da sola, proprio ora che aveva subito una perdita così grave, a meno che lei non glielo avesse chiesto esplicitamente.
Così, rimase seduto in silenzio finché non arrivarono le loro porzioni di ramen e osservò incuriosito la sua compagna effettuare quello che, ai suoi occhi, sembrava un vero e proprio "rituale". Poi però, quando vide che la ragazza era di nuovo sull'orlo delle lacrime, distolse rapidamente lo sguardo.


"Meno male che mi ero ripromesso di non farla più piangere..."

Beh, non che lui avesse colpe: era chiaro che Misato stesse in quel momento ricordando tutte le volte che era venuta lì con suo padre e, insieme, avevano consumato il cosiddetto "ramen del buon ritorno"; peccato che, stavolta, solamente uno di loro avesse effettivamente fatto ritorno.
Comunque gli sembrava scortese e fuori luogo non rispettare quello che per lei era, evidentemente, un gesto dall'enorme importanza: perciò, alzando a sua volta la sua ciotola, si affrettò a borbottare un "bentornato".


Arashi: "Bentornato."

Quindi, cominciò a mangiare in fretta e furia. Avrebbe voluto dire qualcos'altro alla ragazza, il cui volto era ancora rigato dalle nuove lacrime che, copiose, continuavano a scorrere dai suoi occhi, ma ora non sapeva bene cosa dire.
I nuovi sentimenti che provava per lei e che aveva realizzato solo poco fa, si stavano lentamente facendo strada dentro di lui: aveva paura di non riuscire più a sostenere il suo sguardo, non dopo tutto quello che era successo.
E cosa sarebbe successo se lei fosse venuta a sapere? Cosa avrebbe pensato?
Probabilmente lo avrebbe odiato: lei piangeva la morte di suo padre e lui era lì a pensare a tutt'altro. Si vergognò profondamente di questo, forse non meritava di starle accanto.


"Non so più che pensare..."

Anzi, no: di cose da pensare il ragazzo ne aveva anche troppe, ma tutte così dannatamente confuse!
Per lui Misato era molto più di una semplice amica, gli piaceva e vederla così lo faceva stare male. Ma, in quel momento, più di starle vicino e confortarla non poteva fare.
Anzi, starle vicino era l'unica cosa che doveva fare, senza farsi deviare da tutti quei pensieri strani.
Così, quando entrambi ebbero finito di mangiare, le prese ancora la mano e la costrinse a guardarlo.


Arashi: "E tu invece? Vuoi tornare a casa? Forse tu e tua nonna volete avere un po' di tempo per voi, oppure..."

Si bloccò un attimo.
Non glielo stava chiedendo perché non voleva separarsi da lei.


"Certo, come no...Che ipocrita che sei, Arashi."

D'accordo allora, forse sì, era perché non voleva separarsi da lei, ma non aveva importanza: se lei aveva bisogno di lui, allora doveva esserci.

Arashi: "Oppure...Non so, se non te la senti di tornare a casa possiamo andare da qualche parte. Magari dove possiamo stare da soli, così se vuoi sfogarti urlandomi contro o picchiandomi puoi farlo. A volte aiuta, sai!"

 
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view post Posted on 16/12/2013, 12:36     +1   -1
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Il ragazza non sembrava molto intenzionato a volersene andare e questo a Misato faceva piacere. Ebbe un tuffo al cuore quando capì che Arashi voleva starle accanto qualsiasi cosa fosse successo e, oltre la sua ciotola, lo vide anche alzare in aria il proprio ramen a darle il bentornato. Ma poi se lo meritava? Che diritto aveva ad essere tornata? Proprio nessuno, questo mondo in guerra aveva più bisogno di persone come suo padre che di persone come lei...quindi perchè? Perchè era successo tutto questo?

"Sarei dovuta morire io al suo posto!"



Si ritrovò pensare, abbassando lentamente la sua ciotola di ramen e, mentre le sue calde lacrime continuavano a scendere cadendo in quel delizioso cibo e mischiandosi ad esso, la giovane guardò di nuovo Arashi, leggendo qualcosa di strano sul suo volto. Improvvisamente si ritrovò a pensare che era aggrappata alla sa vita più di quante avesse mai immaginato.

Non voleva morire, non ora che aveva trovato una persona come Arashi in grado di starle vicino. Si, ma vicino come?

"I miei occhi come lo vedono?"



Improvvisamente arrossì ancora, abbassando lo sguardo e rimettendosi a mangiare. L'unica cosa positiva era che le lacrime sembravano essersi placate sul suo viso di bambina. Così riprese a mangiare lentamente, assaporando ogni singolo spaghetto, ogni singolo pezzetto di carne, ogni naruto....tutto!

"Questa potrebbe essere l'ultima ciotola anche per me!"



Effettivamente lei non aveva mai pensato alla possibilità di non tornare da una missione. Le sembrava che le loro tecniche e tutto il resto li rendessero simili a dei e che niente poteva batterli, soprattutto per il suo clan, quelli dalla difesa assoluta che pochi riescono a penetrare.

"Noi non siamo Dio! Siamo piccoli esseri umani che stanno cercando di sconfiggerlo! Ma lui è in grado di fare tutto, anche di superare le nostre difese!"



Non voleva morire, doveva diventare sempre più forte e doveva farlo prima di essere richiamata per la prossima missione.

Proprio mentre arrivò alle ultime gocce del suo "ramen del buon ritorno", Arashi le parlò di nuovo. Le chiese cosa aveva voglia di fare. Misato appoggiò la ciotola sul tavolo, alzando lo sguardo un po' spaesato su di lui. Lei non sapeva cosa voleva fare ora. Tornare a casa? Come sarebbe riuscita a reggere lo sguardo di sua nonna? E poi il corpo dell'uomo non era ancora stato portato al villaggio e l'anziana aveva molte cose da fare per preparare il tutto, probabilmente non sarebbe nemmeno stata a casa.

Sospirò profondamente, ma ormai il pomeriggio stava declinando e il sole, fra poco ,avrebbe fatto capolino oltre l'orizzonte. Il tramonto....fra poco ci sarebbe stato il tramonto e lei li adorava. Continuava a ricordare tutte le volte in cui saliva sul tetto della sua casa con il padre per ammirare il sole tuffarsi oltre le dune e allora le venne un'idea, forse era l'unico modo per poter dire addio al suo papà per sempre! E fargli la promessa che lei lo avrebbe raggiunto il più tardi possibile.

<<se non hai altre idee vorrei tornare a casa mia! Vorrei salire sul tetto e vedere il tramonto! Con il papà lo facevamo sempre!>>



Disse poi con aria molto triste, rimanendo seduta e attendendo una risposta del ragazzo. Se questo avrebbe accettato, i due avrebbero potuto alzarsi e dirigersi nuovamente verso la casa della giovane sunese.
 
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view post Posted on 18/12/2013, 13:12     +1   -1

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Arashi: "Beh, allora andiamo! Si torna a casa!"

Senza perdere tempo, si affrettò ad alzarsi dalla sedia, lasciando sul tavolo diverse banconote. Forse anche troppe, ma non gli importava: i suoi pensieri ora erano tutti per Misato e quella nuova e strana sensazione che provava ogni volta che incrociava il suo sguardo.
Stavolta non la prese per mano, mentre riattraversavano le deserte strade del Villaggio della Sabbia, diretti verso la casa della sua giovane compagna: sembrava essersi ripresa almeno un po' dalla terribile notizia che quel fogliettino di carta le aveva dato e questo, ovviamente, gli faceva piacere.
Ma ora, forse, non aveva più bisogno che lui la guidasse per le vie ancora in parte illuminate dall'insistente luce del sole di Suna: quale scusa avrebbe avuto, ora, per tenerle la mano?
Eppure, moriva dalla voglia di farlo e moriva dalla voglia di fare almeno un altro migliaio di cose con lei, ma per chissà quale assurda ragione, ogni volta che ci pensava le sue guance si tingevano di quel rosso che lui odiava tanto. Così, anche solo guardarla gli era diventato difficile.
Ma allora perché non si dava una mossa? Cos'è che lo tratteneva dal dire alla ragazza tutte quelle cose?
Forse perché solo a pensare di fare una cosa del genere, si sentiva anche più teso di quando aveva affrontato quel cane a tre teste.


"Beh, però mi piace, no? Almeno questo l'ho capito...Quindi, che voglio fare? Mica posso starmene zitto per sempre."

No, decisamente non poteva andare avanti con quel macigno piazzato proprio lì, sopra al suo petto.
Ma manifestarle proprio in quel giorno i propri sentimenti? Proprio quando la sua vita era stata distrutta?
E se l'avesse rifiutato, poi? Lui ci sarebbe stato male, certo, ma forse lei anche di più: perdere nel giro di poche ore sia un padre che un amico certamente non sarebbe stato proprio il massimo.
Così continuò a camminare in silenzio verso la casa della ragazza, senza voltarsi verso di lei. Forse avrebbe dovuto dirle ancora qualcosa, continuare a consolarla o chissà cos'altro, ma se avesse parlato in quel momento era sicuro che avrebbe fatto più danni che altro.


[...]



Arashi: "Ehm...Beh, eccoci qua. Come si arriva al tetto?"

Ruppe il silenzio con quelle semplici parole, una volta che furono giunti in prossimità dell'abitazione di Misato. Non aveva la più pallida idea di come raggiungere il tetto: forse avrebbero dovuto arrampicarsi, o magari c'era una scala da qualche parte, magari anche all'interno dell'abitazione stessa.
In ogni caso, nel momento stesso in cui parlò si voltò a guardarla e, ancora una volta, avvampò: cercò di nascondere l'imbarazzante rossore dietro la sciarpa, ma non seppe dire se fosse riuscito pienamente nell'intento.




//Perdona il post un po' scarno ma tra due giorni ho un esame e è il meglio che sono riuscito a fare >.<//
 
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view post Posted on 19/12/2013, 13:01     +1   -1
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Si alzò lentamente, seguendo poi il ragazzo fuori dal ristorante, per incamminarsi insieme a lui verso la propria dimora. Arashi non le rivolse nemmeno uno sguardo e questa volta non le prese neanche la mano. Per caso aveva fatto qualcosa di male? Camminando dietro di lui tenne lo sguardo basso, pensando al biglietto in quel momento volava nell'aria, quasi a voler far dimenticare a tutti quello che era successo. Il silenzio tra loro due era calato senza troppi problemi e Misato non capiva. Era colpa sua? Aveva fatto qualcosa di male?

Solo quando, finalmente, arrivarono a casa il ragazzo si decise a parlare. Poi si nascose nuovamente dietro la sciarpa, ma che aveva fatto Misato per farlo diventare improvvisamente....così freddo? Ad ogni modo la ragazzina sospirò entrando per prendere la sua giara e mettersela sulle spalle. Senza troppi problemi plasmo due piccole nuvolette con la sua sabbia, che avrebbero potuto usare come ascensore.

<<sali su quelle, ci porteranno fino al tetto!>>



Certo, in realtà c'erano anche le scale, ma lei non se la sentiva di affrontarle, le avrebbe ricordato troppo la fatica di attraversare quel momento. Entrambi salirono sulle nuvolette di sabbia, fino a raggiungere il tetto. Era piatto, come quelli tipici delle case di Suna e, proprio al centro, c'era una piccola porta che evidentemente portava alla tromba di scale che scendevano fino al corridoio all'entrata. Misato non pensò ad altro, si tolse la giara dalle spalle e si buttò a terra sospirando e guardando l'orizzonte che iniziava lentamente a imporporirsi.

<<ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?>>



Chiese poi la ragazzina, incrociando le braccia dietro la testa, quasi a farle da cuscino a terra. Intanto il sole faticava a scendere, bloccandosi continuamente e diventando più lento del solito nel calare per lasciare spazio alla sorella luna e ad una notte trapunta di stelle.



//Non preoccuparti XD tranquillo xD ahahhahah anzi poi fammi sapere come è andato l'esame XD //
 
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view post Posted on 22/12/2013, 18:07     +1   -1

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Quella cosa che sentiva, quel peso che si portava nel petto e che lo faceva impazzire ogni volta che incrociava lo sguardo di Misato, non gliel'aveva mai spiegato nessuno.
Non sapeva cosa fosse, non sapeva dargli un nome, era una novità assoluta che, se da un lato lo imbarazzava e lo infastidiva, dall'altro lo faceva sentire inspiegabilmente felice e vivo. Voleva stare vicino alla ragazza, passare con lei tutto il tempo che poteva e, allo stesso tempo, si sentiva in sua presenza impacciato come non mai, come se ogni sua azione potesse risultare ai suoi occhi immensamente mediocre.
Così, continuò a starsene zitto anche quando Misato lo invitò a salire sulla nuvoletta di sabbia da lei appositamente creata per condurlo sul tetto: in un altro contesto, probabilmente la cosa lo avrebbe incuriosito parecchio, dal momento che sembrava veramente non esserci fine alle cose che poteva fare la sua compagna con quella sabbia.


"Spero non si sia accorta del mio silenzio..."

Mentre ammirava lo spettacolo offerto dal sole, che lentamente scendeva all'orizzonte regalando loro i suoi ultimi raggi, i suoi pensieri erano ancora diretti verso quella bizzarra sensazione.
E se Misato se ne fosse accorta? Come avrebbe reagito?
Male, probabilmente. Anzi, sicuramente.
Osservò per qualche secondo la sua compagna mentre si sdraiava sulla liscia superficie del tetto. Poi arrossì ancora, rendendosi conto di avere probabilmente assunto un'espressione da vero ebete, e si affrettò a sedersi vicino a lei.
No, non poteva accorgersene. Doveva comportarsi normalmente, o perlomeno ci doveva provare.


<<ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?>>



"Ecco, ora sì che sono fottuto."

Prese a scuotere la testa vigorosamente, parlando a voce un po' più alta del solito.

Arashi: "No-no-no-no-no! Tu non hai fatto assolutamente niente, davvero!"

Poi, mentalmente, si diede dell'idiota. Aveva appena ammesso implicitamente che nel modo in cui si era comportato e nel suo silenzio c'era qualcosa di sbagliato.

Arashi: "No...Tu non hai fatto niente, sono io il problema."

La sua faccia si fece tremendamente seria: tutti i dubbi che lo avevano assalito in quegli ultimi quindici minuti, si erano appena materializzati davanti a lui, prendendo forma in quell'innocente domanda che Misato gli aveva rivolto.
Non voleva che lei pensasse di aver fatto qualcosa di male...Ma cosa doveva fare, allora?
Si girò, guardandola negli occhi. Erano grandi, grandissimi.
Tutte le sue insicurezze, quelle così forti e solide che avrebbero potuto mangiarlo vivo, si persero là, dentro quegli occhi: ancora una volta si sentì arrossire, ma riuscì a sostenere lo sguardo della ragazza.


Arashi: "Misato io per te sono...un amico, no?"

"Non abbassare lo sguardo, non lo abbassare..."

Arashi: "Però...Io non penso di meritare di starti così vicino, perché...Non lo so, quando ti sto vicino mi sento diverso, migliore. Mi sento così bene che penso di poter fare qualunque cosa, però poi quando mi guardi non riesco a farne neanche una."

"Non abbassarlo, non abbassarlo..."

Arashi: "Il punto è...Credo di non poterti più essere amico, perché gli amici sono sinceri tra di loro e io ultimamente non lo sono stato con te."

"Non abbass...Dio, ma quanto parli Arashi? Dillo e basta!"

Arashi: "Mi piaci."

Non amava tanto i giri di parole. Meglio dirglielo così.
Continuò a guardarla dritto negli occhi, seduto, aspettando una sua reazione: la sua mente ora era completamente vuota, bianca; gli occhi di Misato gliel'avevano svuotata e ora c'era posto solo per loro là dentro.
Ma cosa avrebbe dovuto fare, ora? Era cinquanta e cinquanta, perdere o vincere e tutto dipendeva da quelle due semplici parole che aveva appena pronunciato.
L'idea di un rifiuto però, accompagnata all'idea di perdere quella ragazza per lui così importante per sempre, era decisamente troppo brutta, non riusciva davvero a sopportarla.
Così, prima timidamente e poi con decisione, cercò la mano di Misato, in quel momento l'unica cosa che poteva dargli la forza di sperare.
La sfiorò, poi la strinse forte e rimase fermo ad aspettare una reazione della ragazza, ancora una volta in silenzio.


 
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view post Posted on 23/12/2013, 15:43     +1   -1
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Stava ancora osservando il sole che tentava lentamente di tuffarsi oltre l'orizzonte, ignara di ciò che stava accadendo nell'animo del ragazzo, in quanto lei era confusa quanto lui, alla fine però lo sguardo si spostò dall'orizzonte al ragazzo, quando questo iniziò a balbettare cose inizialmente senza senso.

<<il problema sei tu?>>



Chiede perplessa senza capire, ma alla fine le cose sembravano diventare sempre più chiare.

Un amico? Certo che lo era! Un prezioso amico, un prezioso alleato, un confidente...era tutto per lei! Forse anche qualcosa di più, ma doveva soltanto capirlo. Mentre Arashi parlava Misato i faceva via via più rossa, tenere fisso il proprio sguardo in quello di lui stava diventando sempre più difficile, sempre più imbarazzante, ma allo stesso tempo non poteva farne a meno, voleva annegare negli occhi del suo amico...perchè le piacevano, le piacevano da morire. Alla fine arrivò, come un pugno in pieno stomaco o come una carezza sul suo viso.

"Gli piaccio? Io piaccio ad Arashi?"



Era rimasta senza parole e, alla fine, lui le prese anche la mano. Misato si era tirata s a sedere e le sue mani giacevano a terra, quando lui la prese tenendola stretta. La mano di lei era inerte fra quelle del ragazzo. Cosa poteva dirgli? Provò a riflettere. Certo, un amico è qualcuno che ti sta sempre vicino, con cui essere sempre sincero e con il quale passare il tempo libero ma...

"Io non voglio passare con lui solo il mo tempo libero!"



Si trovò a pensare, stringendo poi a sua volta la mano di quel ragazzo che tanto la confondeva.

<<anche tu mi piaci....non lasciare mai la mia mano Arashi! Resta sempre con me!>>



Disse alla fine, mentre i suoi occhi iniziarono ad inumidirsi. Lentamente il sole era ormai sceso e l'oscurità li stava avvolgendo, mentre le stelle si facevano via via sepre più luminose. Lentamente la ragazzina si avvicinò a lui avvolgendo le sue spalle con il braccio destro, quello libero dalla sua stretta, e avvicinando poi il suo viso a quello di lui. Non capiva perchè si stava muovendo in quel momento, ma le era tornato alla mente ciò che era successo con Kazuto.

"il mio primo bacio avrei voluto darlo a qualcuno che mi piace, qualcuno che amo...."



Senza nemmeno pensarci troppo provò a sfiorare le labbra del ragazzo con le proprie, mentre sentiva il cuore batterle forte, quasi a uscire dal suo petto. Probabilmente avrebbe potuto sentirlo lo stesso Arashi per quanto batteva forte, per quanto le faceva male.
 
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