Area Ovest , Campi di addestramento e Palazzi portanti

« Older   Newer »
  Share  
•Yatagarasu•
view post Posted on 4/12/2013, 00:59





Kumo, il villaggio nascosto nelle nuvole, ha campi di addestramento perfettamente intonati con la struttura aerea, elevata, del villaggio.
I campi di addestramento sono intagliati sui fianchi delle montagne, o ottenuti direttamente sulla loro vetta. Crepacci vertiginosi li circondano, e una costante foschia avvolge tutto, fredda, dura, e difficile da sopportare... come i ninja di questo villaggio. Le nuvole che nascondo il villaggio lo invadono anche, e spesso, le sue strade, trasformando il mondo in un'oceano di ovattato silenzio candido e cangiante, una magia che dura pochi attimi, il tempo necessario perchè il nembo passi.
I palazzi vicini ai campi di addestramento accolgono praticamente tutti i grandi clan di kumo. Al loro interno, gli istruttori migliori -o almeno, quelli che non sono finiti per andare in guerra o in missione- addestrano costantemente nuove generazioni di guerrieri del villaggio nelle rispettive arti segrete. Spesso, passeggiando per i ponti sospesi tra una piattaforma e un'altra, proviene, da sopra, sotto, o dalla distanza, il vocio indistinto di un allenamento intenso, di una ramanzina severa, o di un gruppo di aspiranti entusiasti.
I ninja di kumo sono di fatto molto abili nelle manovre aeree e tridimensionali (Senza grandi sorprese, vista la residenza ad alta quota) e questi campi rispecchiano questa caratteristica, sviluppandosi spesso tridimensionalmente, su più piani connessi da corde e scale, o direttamente sottili funi. Il terreno, perduto in fondo alla valle, non esiste, perso nella coltre costante che avvolge la vallata: stare qui equivale a poter immaginare di vivere in un'isola galleggiante nel cielo, dimenticata dal resto del mondo.
Una comoda illusione.
 
Top
view post Posted on 9/12/2013, 21:25
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Non impiegò che pochi minuti prima di giungere a destinazione, macinando metri alla testa del plotone del quale aveva il comando. Fermatosi ai piedi delle montagne sulle quali si arrampicavano i campi d'addestramento e le residenze dei clan del villaggio si voltò verso di loro, lasciando che ognuno di essi avesse il tempo per alzare lo sguardo e ammirare le nuvole che inghiottivano quello scenario mozzafiato e che celavano ai loro occhi traboccanti di meraviglia le cime di quella catena montuosa. Secondi importanti per scrutare il luogo che avrebbe potuto rivelarsi il palcoscenico della vittoria, o che magari si sarebbe trasformato nella loro tomba. Lo sguardo del generale era invece fermo e impassibile, fisso in direzione di quella folla scalpitante che pendeva dalle sue labbra. A volte i suoi occhi incontravano quelli di uno shinobi di Konoha, un amico, altre ancora quelli di un perfetto sconosciuto, eppure tutti, indistintamente, erano pronti a riporre in lui la loro fiducia, nelle sue mani la propria vita. Nemmeno lui era in grado di prevedere le sorti di quello scontro, non si era mai ritrovato nella condizione di dover gestire un numero così sostanzioso di soldati e il pensiero di poter commettere un errore lo seguiva silenzioso, come l'inquietante presenza di un predatore che lesto e furtivo è pronto ad azzannare la preda una volta che questa ha abbassato la guardia. Provò in ogni caso a mostrarsi il più calmo e risoluto possibile, cercando di ritrovare la sicurezza che, come ben sapeva, soltanto i primi minuti del conflitto avrebbero potuto restituirgli o distruggere del tutto.
Alzò per qualche secondo la mano al cielo per catturare la loro attenzione e per stroncare il diffuso vociare che si era creato. Era arrivato il momento del suo discorso.


- Ho solo qualcosa da aggiungere a quanto già detto dall'Hokage. Una cosa che ci tengo a precisare, per il bene di tutti.
Oggi non esistono fazioni, non esistono organizzazioni. Dimenticate i vessilli delle vostre nazioni, ignorate le nuvole rosse della mia divisa. Per Watashi simili distinzioni sono superflue: lui vuole ucciderci tutti e non si fermerà di certo a guardare i nostri coprifronte. E' disposto a uccidere ognuno dei suoi figli pur di ottenere il sangue che tanto desidera, mentre noi dobbiamo essere pronti a morire. Morire per ognuno dei nostri compagni, poco importa se per qualche amico o per un ninja di un villaggio a noi ostile. E' il dovere del sacrificio, per noi e per i nostri cari. Quella che ci attende è una battaglia pericolosa, da essa dipende il futuro del nostro mondo. Dobbiamo proteggerlo, con le unghie e con i denti se necessario.. Anche a costo della vita.


Parole pesanti e traboccanti di speranza e di ideali che durante il corso della sua vita avevano marchiato a fuoco la sua anima e che adesso voleva condividere con coloro che avrebbero combattuto al suo fianco.

- Mettiamo da parte il rancore e restiamo uniti. Oggi, di fronte a me, vedo solo Shinobi!

Il tono della sua voce lasciava trapelare una determinazione ritrovata, una fiamma inestinguibile che avrebbe continuato ad ardere nel suo cuore fino a quando questo avrebbe continuato a battere. Era essenziale abbandonare i dissapori e i risentimenti per poter collaborare a respingere quel crudele nemico che minacciava l'intero mondo a causa della sua cupidigia e della sua implacabile sete di sangue. Lasciò che le grida contagiate dalla stessa fiamma si spegnessero, prima di riprendere il discorso per dare ai suoi uomini le prime disposizioni sul da farsi.

- Ci divideremo in tre sezioni: reparto medico, scontro a distanza e scontro ravvicinato. Quest'ultimo a sua volta sarà diviso in due plotoni, che si alterneranno nella battaglia. Quando uno dei due plotoni, dopo il mio segnale, avrà terminato di combattere, riceverà immediatamente le cure necessarie dal reparto medico, che dovrà quindi evitare a ogni costo lo scontro diretto, e avrà il compito di proteggerlo da eventuali attacchi mirati. L'altro invece prenderà il suo posto nello scontro ravvicinato. Chiaro?

Il reparto medico è il cuore del nostro esercito, senza di esso il numero di morti crescerebbe senza alcun limite.

Attese con pazienza che i soldati si dividessero come lui aveva richiesto e che gli venissero poste eventuali domande, alle quali avrebbe dato prontamente risposta. In seguito, mentre i suoi uomini iniziavano a scalare la montagna per raggiungere ogni angolo di quella zona, usò il suo Byakugan per individuare in mezzo alla folla Chiaki e Yukiko. La prima lo avrebbe affiancato nel reparto scontro ravvicinato, mentre la seconda, poco abile nel campo delle arti marziali, avrebbe potuto adempiere al suo dovere dando il suo contributo nel reparto adibito allo scontro a distanza. Il fronte che stavano occupando era uno dei più interni, perciò, sebbene la battaglia fosse pronta ad accendersi da un momento all'altro, aveva ancora un po' di tempo per scambiare con loro qualche parola. Era lieto di sapere che la sua amata fosse riuscita a fuggire dalle fameliche dita di Kirinaki e proprio da lei avrebbe ricevuto la sua prima visita. Troppo era il desiderio di abbracciarla che provava, troppa l'ansia che aveva dilaniato il suo cuore negli ultimi giorni, trascorsi senza ricevere nessuna notizia su di lei. Fu così che, una volta raggiunta la dolce fanciulla dalla chioma blu, l'avvolse tra le sue braccia.

- Non immagini quanto sia contento di rivederti..

La strinse a sé con più energia, consapevole di come le loro vite fossero appese a un filo troppo sottile per dare loro la certezza che entrambi avrebbero potuto uscire vivi da quel conflitto. Quella era la guerra.. E loro due, come tutti gli altri, non erano altro che povere vittime.


Questa è l'organizzazione dei pg nei tre reparti, non conoscendoli non ho potuto parlare di tutti direttamente nel post.

Ravvicinato -> Io, Karen
Distanza -> Shinodari, DreamJecht
Medico -> Kira
 
Top
view post Posted on 11/12/2013, 15:35
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Seguiva il suo plotone, la testa china, ascoltando solo il rumore dei loro passi che si muovevano quasi in simbiosi. In testa, ci doveva essere Fuyuki, il loro capitano ma non aveva fretta di avvicinarsi a lui. Ancora confusa da cosa potesse fare o dire preferì confondersi tra gli altri ninja che proseguivano il loro percorso, in quella zona che sarebbe stata per molti, il loro letto di morte. Le parole di Ashi le risuonavano in testa, pesanti come macigni. Il suo uomo, la persona che più amava in quel mondo aveva deciso di rinunciare alla sua vita per quella della tenera kunoichi. Non poteva ancora accettare quella decisione, si sentiva così inutile. Tutti quei discorsi che avevano condiviso, la sua decisione a sacrificarsi per lui a costo della sua vita, erano stati inutili.
Lui sapeva tutto, sapeva il destino che lo attendeva e allora perché non glielo aveva detto? Perché le aveva lasciato credere che tutto andasse bene, che quella sciocca ferita che lei stessa gli aveva provocato, fosse solo un cimelio di battaglia. Avrebbe voluto continuare a parlare con l'Uchiha, a sfogarsi ma sapeva che adesso la sua missione era un'altra. Sapeva che la sua missione adesso era un'altra, non aveva tempo per pensare alla sua vita personale eppure non ci riusciva a reprimere quelle sue emozioni e turbe. Suo padre aveva ragione, era troppo debole, troppo sentimentale, non avrebbe dovuto diventare ninja solo per un suo volere. Serrò gli occhi, emanando un lungo sospiro.
Ormai il gioco era in ballo, inutile pensare a cosa avrebbe dovuto o non dovuto fare nella sua vita. Ormai era li, in quel posto e avrebbe dovuto combattere se voleva vivere. Lei che era contro la violenza, lei che non avrebbe voluto ammazzare nessuno nella sua vita. Adesso era li per far scorrere sangue. Si morse il labbro a quel pensiero, pensando a quanto fosse inutile avere una come lei in gruppo. Continuavano a salire in alta quota, mentre l'aria si faceva sempre più pungente e fastidiosa. Non era abituata a quelle temperatore che al contrario non creavano nessun fastidio agli shinobi di Kumo.
Le vette, circondate dalle nuvole diventavano sempre più vicine mano a mano che percorrevano quei territori impervi. Dovevano studiare la zona, dovevano conoscere ogni angolo di quelle parti se avessero voluto avere un vantaggio con quelle creature o con Watashi stesso. Ogni mezzo, ogni risorsa, le sarebbe stata utile. Non sapeva se l'avrebbe utilizzato ma aveva acquistato parecchio materiale che potesse tornarle utile, anche se cominciava ad avere dubbi sulle sue capacità nell'adoperarlo. Persa nei suoi pensieri, non si accorse dell'arresto della folla.
Continuò il suo tragitto andando a sbattere contro un tipo burbero, che la guardò in cagnesco, lamentandosi sul fatto di mandare dei bambini al fronte. Chiaki si massaggiò il naso dolorante, cercando di arrangiare qualche scusa, prima di fare silenzio e prestare il suo interesse a quello che stava accadendo. Ma a chi doveva dare la sua attenzione? Il tizio davanti a lei era troppo alto e nonostante provasse a saltellare, nulla le fu chiaro. Avrebbe dovuto utilizzare una strategia di riserva, così non badando a utilizzare un comportamento non proprio consono per una kunoichi, riprese a passare sotto le gambe degli altri ninja, finché la scena non le fu molto più chiara.

*Ma ogni volta mi devo arrangiare così? Possibile? Quando crescerò qualche altro centimetro?*

Lo vide, la mano in cielo per far calmare gli animi bollenti. Lo sguardo serio e il tono di voce fermo. Più lo guardava e più l'ammirazione verso di lui cresceva, sapeva sempre cosa dire nel momento giusto, sapeva rinvigorire quegli spiriti anche se non erano totalmente convinti. Se il discorso di Akane era stato coinvolgente, le parole del jonin risuonarono come dei tamburi che segnano il ritmo dell'avanzata. Sapeva perché lui indossava quella divisa, sapeva cosa gli sarebbe toccato a entrambi se fossero sopravvissuti li.
La loro vita girava intorno alla lotta per la loro sopravvivenza. Per molti sarebbe anche potuto essere considerato un traditore ma lei sapeva la verità, sapeva quanto fosse forte il suo spirito di sacrificio, sapeva quanto appartenesse più lui a Konoha di chiunque altro. Lo scrutava con il sorriso sulle labbra, quasi dimenticandosi di ogni altro pensiero. La sua voce era indice di forza, la stessa che adesso stava trasmettendo al suo esercito. Non era la prima volta che assisteva a una sua orazione di quel genere e probabilmente non sarebbe stata l'ultima ma solo ora si rendeva conto di quanto fosse orgogliosa che proprio lui l'avesse scelta, riportandola su una strada fatta d'affetto, su una strada dove per la prima volta in vita sua si sentiva amata.
Le urla di battaglia e la rabbia repressa contro quell'essere che li prosciugava della loro anima, si estese per tutto il perimetro di quella zona. Un nuovo fuoco, ora divampava nelle iridi dei combattenti che avrebbero data la loro vita per il mondo. Preso attenuate dalla continuazione del comizio del giovane con indosso le nuvole rosse. Tre le sezioni in cui si sarebbe dovuta dividere ogni squadra: reparto medico, scontro ravvicinato e scontro a distanza. Capì immediatamente quale era il suo campo anche se era da parecchio tempo che non esercitava le tecniche del suo clan, era li che meglio si destreggiava.
La paura di fare del male al suo stesso avversario, si fece ancora più grande adesso che riusciva a vedere con chiarezza quale compito le sarebbe toccato. Uccidere o essere uccisi? Cosa preferiva? Non riusciva ancora a trovare la sua risposta ma sicuramente avrebbe fatto di tutto per proteggere i suoi compagni, qualunque cosa fosse stata in suo potere. Certamente nessuna gloria avrebbe baciato, quello che probabilmente era una distruzione di massa per entrambe le fazioni. Si strinse le braccia al corpo, quasi avvertendo un brivido freddo che la percorreva. Un formicolio che poteva definirsi paura.
Le suddivisioni iniziarono e mentre tutti gli shinobi iniziarono a perdersi tra la folla, con passo lento e cadenzato la Hyuga raggiunse l'eremita, in vetta al plotone. Era il suo capitano e in un certo senso voleva mostrare rispetto, anche se quella situazione la imbarazzava parecchio, senza contare che le parole di Ashi non smettevano di ronzarle in testa, quasi fosse una litania. Nonostante tutti i suoi complessi, Fuyuki l'abbracciò facendole sentire il suo calore, la sua felicità nell'averla al suo fianco. Avrebbe voluto sfogarsi, piangere, urlare, esporgli quanto si fosse preoccupata in quei giorni ma l'unica cosa che riuscì a fare fu corrispondere a quell'abbraccio mentre un nodo alla gola, le limitava ogni possibilità di comunicazione.

*Ora, non so quanto tempo gli resti...ma credo che dovresti stargli il più vicino possibile*

Ricambiò la stretta mentre sentiva l'intestino quasi attorcigliarsi e stringerle gli altri organi. Non ce l'avrebbe fatta a reggere quella battaglia e adesso ne era più consapevole che mai.
 
Web Contacts  Top
Kira956
view post Posted on 13/12/2013, 01:37




Il discorso era finito e ogni capitano si era diretto nella zona affidatagli con i rispettivi plotoni. L’uomo vestito con le nuvole rosse si addentrava tra le strade di Kumo; ovviamente il plotone di Kira non poteva trovarsi al fronte ma in luogo più tranquillo, protetto dalle altre divisioni. La sua era la Divisione Sensitiva e delle Comunicazioni, il loro compito era quello di dirigere e guidare tutti gli shinobi alleati. Il genin da un lato credeva di essere stato fortunato essendo capitato in quella divisione, infatti certamente la battaglia sarebbe arrivata in ritardo rispetto ai ninja che si trovavano al fronte. Ma allo stesso tempo, conoscendo l’importanza in guerra del coordinamento delle truppe, sapeva bene che sarebbe stato uno degli obbiettivi principali delle unità nemiche e quindi i demoni che avrebbe dovuto affrontare di certo non sarebbero stati dei soldati semplici ma bestie esperte ad uccidere. Il ragazzo seguiva il famoso criminale di Konoha a testa bassa. Non voleva guardarsi intorno, non voleva osservare i volti dei suoi compagni dato che molti di loro sarebbero sicuramente morti. Anche se più volte aveva affrontato la morte durante questi tre anni l’Uchiha non era mai pronto abbastanza per accompagnare i suoi compagni all’altro mondo. Ogni tanto gli capitava di rivedere i loro volti durante i suoi incubi e molto spesso si attribuiva la colpa della loro morte anche quando non ce n’era ragione . Adesso la situazione era ben peggiore: mai si era ritrovato circondato da tutti questi uomini, mai aveva affrontato una minaccia tanto grave ed era certo che mai avrebbe visto così tanti cadaveri intorno a lui. Come in un flash il ragazzo immaginò le strade che stava percorrendo ricoperte di sangue e vittime, immaginò di camminare sopra di essi e di continuare a combattere perché la guerra non era ancora finita. Solo dopo qualche secondo si accorse di avere gli occhi sgranati e di essere inorridito da ciò che per qualche istante aveva vissuto nella sua mente. Scosse forte la testa come per costringere quei pensieri ad uscire dalla sua mente anche se sapeva bene che era molto probabile che si potesse presentare uno scenario del genere in quella battaglia.
*Non è il momento di pensarci.. Devo concentrarmi unicamente sui miei obbiettivi, devo essere pronto per combattere, non posso pensare alle vittime adesso… o io stesso morirò!*
La marcia proseguì per diversi minuti e il ragazzo continuava a tenere la testa bassa: molto spesso aveva sentito qualcuno che lo chiamava ma aveva deciso di non voltarsi nemmeno, solamente per non peggiorare quella situazione già abbastanza triste e tragica per lui. Stranamente inizio a sentire l’esigenza che la battaglia iniziasse, solo in quel momento la sua testa sarebbe stata completamente svuotata da quei pensieri e solo allora sarebbe stato concentrato al cento per cento sulla lotta. Quello era il momento peggiore, il momento che odiava maggiormente.. l’attesa. In quegli attimi di quiete prima della lotta tutti quegli uomini avrebbero rivolto i loro pensieri verso i loro cari, tutti si sarebbero domandati fino allo stremo se quel luogo sarebbe stata la loro tomba e anche lui avrebbe fatto lo stesso tormentandosi inutilmente. Osservava i sassi e continuava a percorrere la salita che l’avrebbe portato al centro di addestramento dei ninja di Kumo, ma il suo pensiero era da tutt’altra parte; la sua testa era all’ultima volta che aveva visto la madre, qualche giorno prima di arrivare a Kumo che in lacrime lo pregava di rimanere vivo.
*Satomi:- Kira.. Ho già perso tuo padre in missione, se tu… Se tu dovessi…
Kira:-Mamma, non posso prometterti che ritornerò, nessuno può farlo ma ovviamente non voglio morire.. Lotterò per me, per te e per papà!
Satomi:- Sappi solo che io non riuserei più a vivere, ormai solo tu sei la mia vita.. Ti prego ritorna!
Kira:- Lo spero.. E spero di poterti riabbracciare..*

L’urto con uno shinobi d’innanzi a lui lo riportò al presente: il comandante si era fermato e tutta la divisione lo aveva seguito. Un brusio generale si alzò e molti erano stupiti da ciò che stavano vedendo: interi edifici costruiti completamente in simbiosi con le cime delle montagne. Per i ninja di Kumo non vi era alcuna difficolta a convivere con quell’ambiente ostile. Si concesse solo un attimo per osservare il panorama, lì avrebbero combattuto, lì avrebbero atteso l’arrivo del nemico. Di certo non un posto semplice da difendere: in pratica era possibile attaccarli da ogni lato soprattutto se Watashi avesse avuto delle belve volanti.. Allora si che sarebbe stato un bel problema. Comunque dopo aver fatto una veloce analisi della zona si scusò con il ninja davanti per averlo urtato e abbassò nuovamente lo sguardo non prima di aver notato che il comandate aveva alzato il suo braccio, era ovvio che stava per fare un suo discorso e subito calò il silenzio. Fu allora che vide una Kunoichi passare tra le gambe dei vari ninja per farsi spazio e magari riuscire a vedere il comandante. Ciò lo fece sorridere e alleggerì un po’ tutta quella situazione tanto che si decise di alzare lo sguardo e osservare ed ascoltare ciò che aveva da dire il suo comandate. Diciamo che il fatto che fosse un traditore di Konoha non lo faceva apparire un buon elemento agli occhi dell’Uchiha che non riusciva proprio a spiegarsi come fosse possibile tradire tutte le persone che si fidano di te. Tra l’altro il nome di quel ninja era molto diffuso all’interno del villaggio e si erano iniziate a raccontare delle storielle su cosa l’avesse spinto a tradire, ma il genin non aveva mai dato ascolto a quel tipo di racconti. La fiducia che riponeva in lui era decisamente scarsa.
*Proprio lui.. Tra tutti i ninja, un traditore! Come posso avere fiducia di una persona del genere?*
Poi iniziò il suo discorso. Non si dilungò molto, breve ma decisamente conciso. Una profonda premessa che invitava tutti ad eliminare ogni tipo di pregiudizio quasi a rispondere ai suoi dubbi; un invito a dare anche la propria vita per la causa ed infine le scelte tattiche, tre gruppi: scontro ravvicinato, scontro a distanza e reparto medico. Decisamente una divisione equilibrata. Kira quindi sarebbe stato ancor più lontano dalla battaglia ma ancor più vicino alla sua paura più grande: la morte di migliaia dei suoi compagni. Nelle sue mani avrebbe avuto le vite di quei ninja e già sapeva che molti sarebbero morti proprio mentre lui tentava di salvarli. Un brivido gli percorse la schiena e iniziò a pensare che sarebbe stato meglio essere assegnato ad un altro settore, ma non poteva di certo tirarsi indietro, il suo ruolo era troppo importante per farlo. Comunque il discorso del comandante fece cambiare in parte l’idea che Kira aveva di lui. Dalle sue parole sembrava un uomo abbastanza saggio e preparato, ma ciò era ovvio altrimenti Akane non avrebbe mai permesso che fosse stato lui a guidarli. Una volta terminato il discorso era il momento di mettersi in posizione, bisognava scalare totalmente quelle montagne fine ad arrivare in cima, dove il terreno era completamente coperto da nuvole o almeno così dicevano i ninja di Kumo presenti. Molti iniziarono a camminare ma il comandante rimase fermo lì come se aspettasse che qualcuno gli facesse qualche domanda. Alcuni andarono a chiedere qualcosa o semplicemente a presentarsi e il ragazzo nel suo cuore iniziò a sentire la necessità di dire ciò che pensava realmente a quell’uomo. A passo lento si avvicinò prima di entrare del tutto nel suo campo visivo. Nessun sorriso. Allungo la sua mano destra per stringere quella del suo comandante, forse un atteggiamento troppo amichevole ma il ragazzo sapeva che probabilmente a fine giornata non si sarebbe nemmeno ricordato di lui.
Kira:- Comandate, io sono Kira Uchiha, fiero ninja di Konoha. Lei è molto conosciuto dalle mie parti ma questo lo sa bene, dato che probabilmente per molti anni abbiamo percorso le stesse strade e frequentato gli stessi posti. Sarò molto schietto e sincero con lei, sia perché nel momento in cui ce ne sarà bisogno possa ricordarmi di questo momento sia per autoconvincermi ancor di più di ciò che sto pensando: Prima di questo momento la mia stima e la fiducia verso di lei erano pari a zero se non inferiori. Odio quello che ha fatto e non riesco nemmeno ad immaginarne i motivi che l’hanno spinta a farlo, ma non credo che niente giustificherebbe un atto tanto grave. Ma il mio Hokage mi ha ordinato di essere sotto il suo comando e io come ho già detto sono uno shinobi di Konoha e come tale ascolto ed eseguo ogni ordine datomi da Akane-sama…
Strinse il pugno della mano destra portandoselo al cuore.
Kira:- E proprio per questo giuro sul mio onore, quello della mia famiglia e quello del mio clan che io obbedirò ad ogni suo ordine, che io la tratterò come se d’innanzi a me ci fosse l’Hokage stesso. Giuro di avere rispetto e fiducia in ogni sua decisione…
Un attimo di esitazione colse il ragazzo per ciò che stava per pronunciare.. parole non semplici da dire a qualcuno che non si conosce e soprattutto si disprezza.
Kira:-.. E… Giuro di fare di tutto per salvargli la vita sacrificando anche me stesso se necessario… come farei per qualsiasi ninja e compagno che si trova in questo luogo!
Il tono dell’Uchiha era involontariamente aumentato in quest’ultima frase. Il suo sguardo era serio e fisso negli occhi tipici di ogni membro del clan Hyuga. Dopo un attimo di silenzio e dopo aver ascoltato un’eventuale risposta si allontanò per dirigersi alla sua postazione.
 
Top
view post Posted on 14/12/2013, 22:37
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Vi era qualcosa di strano nel comportamento della dolce kunoichi, una sottile imperfezione che macchiava la purezza di cui ella sempre si vestiva. Fuyuki poteva indubbiamente vantare una buona conoscenza del carattere della sua amata e la sua reazione al suo approccio celava il forte odore del sospetto. Chiaki non era mai stata una ragazza particolarmente loquace; ricordava bene la timidezza che aveva oscurato il loro rapporto durante le prime battute del loro incontro, che con il passare del tempo stava per fortuna affievolendosi, perlomeno nel relazionarsi con lui. Tuttavia sapeva quanto fosse affettuosa, specie nei suoi riguardi, e non poté fare a meno di percepire un piccolo soffio di tensione mentre la stringeva tra le sue braccia forti che avvolgevano la sua esile figura. Nonostante ciò lo shinobi non diede troppo peso alla faccenda, attribuendo la colpa di quel comportamento all'ansia che, come lui, la fanciulla provava nel trovarsi in bilico tra la vita e la morte, in un conflitto la cui sorte era ancora incerta. Comprendeva e condivideva i suoi stessi sentimenti e per darle conforto e forza non le fece mancare il suo affetto. Allentando la presa le accarezzò il viso e la baciò dolcemente, in un gesto del tutto spontaneo, come se le proprie labbra cercassero le sue come se fossero destinate a ricongiungersi. Si lasciò andare a un bacio che per qualche secondo lo portò lontano da ciò che lo circondava, al sicuro dalla minaccia che purtroppo incombeva su di loro. Avrebbe dato l'anima pur di non dover rinunciare a quel contatto, ma il dovere lo chiamava e le responsabilità che gravano sulle sue spalle lo riportarono bruscamente con i piedi per terra. Si allontanò dalle sue labbra e lasciò che i propri occhi incontrassero i suoi, prima di sussurrarle qualcosa con dolcezza, abbozzando un sorriso.

- Resta al mio fianco, Chiaki.

Aveva bisogno di lei, adesso più che mai. Avrebbero combattuto insieme e questo gli avrebbe permesso di essere pronto per proteggerla in caso di necessità, di trovare in lei ciò che amava e desiderava e riscoprire così la forza di reggere il pesante fardello di cui si era fatto carico.
Non avrebbe saputo dire con precisione quando la progenie avrebbe bussato alla loro porta, ma i suoi occhi vigili e attenti erano pronti a scongiurare qualsiasi attacco a sorpresa. La sua visuale si estendeva per diversi chilometri in tutte le direzioni e grazie a essa non sarebbe stato complicato anticipare le mosse del nemico e preparare in poco tempo un contrattacco efficace e letale; per questo motivo stava attendendo prima di dare altre disposizioni ai suoi uomini, limitandosi per il momento ad accertarsi che l'esercito si schierasse come aveva ordinato.
Voleva anche approfittarne per poter scambiare qualche parola con Yukiko, ma prima che si rimettesse di nuovo sulle sue tracce lo Hyuga fu costretto a desistere per prestare ascolto a uno dei ninja del suo plotone. Parlava sicuro di ciò che diceva, rendendo la sua educazione e il suo rispetto per le autorità loquaci tanto quanto la sua lingua. Era stato sincero con lui e l'aveva informato sin dal principio della scarsa fiducia che fino a quel momento aveva nutrito nei suoi confronti, per un motivo che era più che semplice da intuire. Le nuvole rosse e il coprifronte rigato non costituivano di certo un buon biglietto da visita con il quale presentarsi, tuttavia quel tale Kira Uchiha era disposto a seguire le sue direttive, così da seguire al tempo stesso gli ordini di Akane. Ricambiò con enfasi la stretta di mano, mentre un sorriso si dipingeva sul volto che il Byakugan aveva reso gelido fino ad allora.


- Preferisco che mi venga dato del tu, non farti ingannare dal mio ruolo in questa guerra. Il lei è per i vecchi.. E spero passi parecchio tempo prima che qualcuno mi parli di nuovo così.

Commentò con un'ironia contenuta, smorzata dalla situazione in cui si trovavano, che purtroppo non concedeva a una risata di sopravvivere per più di qualche istante.

- Paragonarmi all'Hokage non penso possa fare onore a chi ricopre quel ruolo per i suoi meriti. Sono forse uno dei peggiori rifiuti di questo mondo, ma ho scelto di essere Fuyuki Hyuga e di essere trattato come merito.. Puoi continuare a odiarmi se credi sia la cosa giusta, purché quest'odio ti aiuti a proteggere chi ti sta realmente a cuore. Dubito possa servirti conoscere le mie ragioni: anzi queste ti confonderebbero più di quanto lo stiano facendo le mie parole in questo momento.


Motivazioni che avrebbero dovuto rimanere nascoste fino a quando non avrebbe portato a termine la sua ultima missione, segreti che probabilmente sarebbero stati portati via dal vento insieme alle sue ceneri. Per proteggere i suoi compagni, ragazzi come lo stesso Kira, l'eremita era stato costretto a prendere una decisione così drastica, a intraprendere quel calvario che avrebbe sicuramente condotto i suoi passi fino alla morte. Al sacrificio per le persone che amava: per Chiaki, per i suoi fratelli e i suoi compagni. Questo era lui. Akatsuki altro non era che una scorciatoia per raggiungere con più facilita il suo obiettivo.

- Non proteggere me. Proteggi loro. L'importanza della mia vita non è che un misero granello di sabbia nel deserto paragonato a quella della loro.

 
Top
DreamJecht
view post Posted on 15/12/2013, 09:29




350x180

*Ormai erano arrivati al luogo dove tutti quei ninja avrebbe dovuto combattere, alcuni di quelli, combattevano per il proprio paese, altri per salvarsi la vita, e altri per pura voglia di combattere. Akira era una di quelle persone che combattevano per cercare di rimanere in vita, era debole, e l'unica cosa che poteva fare, era quella di seguire ogni ordine imposto dal suo generale, il quale dopo essersi fermato, iniziò a parlare, a spiegare come tutti loro si sarebbero dovuti comportare, voleva parlare, voleva dire qualcosa, ma fu fermato più volte da ciò che stava accadendo in quegli attimi, e dopo che le varie vicende si fermarono, si fermarono con il generale che diceva a uno di quei ragazzi che si era presentato, un certo Kira Uchiha di Konoha. Passò un secondo, fino a che non ebbe il coraggio di dire qualcosa*

"Generale, io sono Akira Awa, Neo-Genin di Kiri, non ho intenzione di mettermi a dire il perchè sono qui o altre cose dicendo, le dico solo, che come al ragazzo precedente, io mi impegnerò al massimo ed eseguirò ogni suo ordine!"

*Disse ciò, con tono di sicurezza e decisione, ma sapeva bene anche lui, che la paura della morte lo attraversava il corpo.*

(Sono, qui, insieme a tutte queste persone, pronte a rischiare la vita, e io ho paura, ho paura come un bambino, non è possibile)

*Lo sguardo di Akira divenne improvvisamente triste, ciò che aveva pensato lo metteva tristezza, quasi vergogna, tremava, gli tremavano le braccia e le gambe, a momenti non sarebbe riuscito neanche a tenersi in equilibrio con quel tremolio.*

(Ora sono qui, mamma, papà, so che non mi avete mai trattato bene, in fondo ora che mi trovo qui, sul filo tra la vita e la morte, sto incominciando a prendere in considerazione il fatto che ciò che mi ha detto Hao è la verità, in fondo voi non mi avete mai trattato come un figlio, e questo da senso alle parole di quello psicopatico, ma non me ne da una certezza, quindi cercate di rimanere in vita, perchè quando tutto sarà finito voglio delle spiegazioni!)

*Questo è tutto ciò che Akira avrebbe voluto dire ai genitori, ma che non ne aveva avuto l'opportunità fino ad adesso, così quel pensiero rivolto ai genitori, generò negli occhi di Akira un barlume di speranza di poter rimanere vivo, e quegli occhi in quel momento, vennero rivolti verso il vuoto del cielo!*
"vivere o morire"
«Scheda - Conto - Casa - Stanza »
codice role © Hellsing~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
 
Top
view post Posted on 15/12/2013, 16:26
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Un semplice gesto ma impregnato d'emozioni contrastanti, avvolsero la dolce kunoichi. Non ebbe il coraggio di guardare in volto il suo amante, per questo continuò a stringersi tra le sue vesti, nascondendo le sue gemme perlate alla vista del jonin. La conosceva troppo bene e Fuyuki era una persona sveglia, per quanto potesse essere di poche parole, avrebbe avvertito subito che qualcosa in lei non andava. Pregò con tutta se stessa che ciò non avvenisse, pregò mentalmente per poterlo stringere ancora a se dopo la guerra e pregò nella speranza che le rivelazioni dettate da Ashi, non fossero che uno sciocco errore di comprensione.
Sapeva che si stava illudendo ma quegli inganni creati dal suo stesso essere, l'aiutavano, la facevano sentire "meno peggio". Gli occhi persi nel vuoto mentre riconquistava una consapevolezza, non avrebbe mai permesso che un simile segreto, la facesse desistere da ciò che si era ripromessa. Lo avrebbe protetto, lo avrebbe amato con tutta se stessa; lo voleva il suo spirito, lo voleva il suo corpo. L'accarezzò, la consolò dandole attenzioni nelle quali non occorreva l'ausilio di parole. I lunghi e profumati capelli vennero smossi dall'aria gelida mentre i due Hyuga si cercarono con i loro specchi dell'anima.
Il frastuono dei combattenti era solo un lontano ricordo, il rumore lontano passava in un secondo piano mentre le loro labbra si sfioravano. La compostezza che entrambi avrebbero dovuto mantenere si sciolse con quel tocco, nemmeno la battaglia più ardua li avrebbe divisi. Il filo rosso del destino, ormai li legava indissolubilmente. Watashi non avrebbe potuto niente contro i loro sentimenti, che divampavano come fuoco, sovrastando la tensione e la paura di perdersi. Un brivido le percorse la schiena mentre le farfalle nello stomaco sembrarono aver appena spiccato il volo.
Ogni volta che sentiva il suo sapore, che entrava in contatto con lui, il suo fisico reagiva di conseguenza come l'effetto di una molla; non si era ancora abituata a tutto quello, eppure già non riusciva più a farne a meno. Controvoglia ma costretta dalla situazione in cui ormai versavano tutti loro, si allontanò ricambiando lo sguardo dell'ex ANBU. Un sorriso malinconico si dipinse sulle sue rosee labbra prima di schiudersi per completare la frase del suo partner.

- Per tutta la vita... - disse in un sussurro la quattordicenne, incurante che qualcuno si stesse avvicinando a loro.

Non voleva dividersi da lui, non voleva sciogliere le loro mani intrecciate. Sapeva che la sua potenza era nettamente inferiore a quella del sensei ma per nulla al mondo si sarebbe tirata indietro, per nulla al mondo avrebbe permesso che facessero del male al suo uomo. Quel Dio malevolo, che stava creando scompiglio tra di loro, poteva aver avuto tutte le ragioni del mondo per comportarsi in quella determinata maniera con il genere umano ma la ragazzina dalla chioma blu non sarebbe rimasta impassibile, non se avessero provato a toccare la cosa per cui viveva.
Lo sguardo si fece determinato, era pronta. Per quanto quel fardello continuasse a pesare sulle sue esili spalle, aveva deciso di tacere; ci sarebbe stato un luogo e un tempo sicuramente più adatto per trattarne. Senza contare che i contrasti tra il nukenin e la sua coetanea erano ancora freschi, vivi in lei, si ricordava perfettamente quando qualche giorno prima l'aveva minacciata di morte. Svelare quello che probabilmente lui le teneva nascosto, avrebbe sicuramente riacceso d'ira le iridi del membro dell'Akatsuki, di cui aveva avuto già il dispiacere d'assistere.
Il loro momento d'intimità venne immediatamente interrotto, una voce fece voltare entrambi gli amanti, i quali notarono solo in quell'istante un giovane dai capelli neri che si era rivolto con riverenza al capitano della sua divisione. Probabilmente sarebbe stato nel loro gruppo ma questo Chiaki non poteva saperlo. La genin lo guardò incuriosita storcendo leggermente in viso, senza che nessuna ruga di rabbia compromettesse il suo faccino delicato. Non gli affibbiava una colpa per l'interruzione, anzi erano stati lei e Fuyuki a isolarsi un po' troppo da tutto il resto.
Rimase in ascolto silenziosa, quasi occultando la sua presenza agli occhi del tipetto. Non si stava rivolgendo a lei era inutile intervenire ma la curiosità era una caratteristica che da sempre l'aveva contraddistinta. Kira Uchiha, a prima vista non gli avrebbe dato più di lei d'età, eppure parlava con una scioltezza che spesso la Hyuga non aveva visto fare nemmeno alle alte cariche del suo villaggio; quello strano comportamento in parte l'affascinò ed in parte dentro di lei la rese vuota.
Quelle dettate dalla sua bocca le parvero come lettere concatenate tra di loro per convenienza. Non sempre ciò che il proprio animo comunica o vuole emanare corrisponde a ciò che le proprie labbra pronunciano, proprio come non combacia ciò che viene percepito dal proprio interlocutore; e lei per quanto fosse la persona meno adatta a capire le persone riuscì quasi ad avvertire quella strana sensazione.
Una presentimento, oppure semplici pensieri dati dall'agitazione della guerra, non lo sapeva. Si sarebbero dovuti fidare l'un l'altro se volevano portare a casa la pelle ma chi avrebbe detto a quel ragazzo se proprio lei gli avrebbe pugnalato le spalle alla prima occasione? Oppure un nukenin come Fuyuki? Lo fissava mentre professava quelle parole, non accettando il tradimento del jonin. Nulla per lui era giustificabile, il suo amore per la patria era grande e lo si avvertiva ad ogni frase pronunciata.
Per la fanciulla di Konoha, invece, il suo villaggio non era niente, era un posto come tanti altri nel mondo, dove qualcuno aveva deciso di farla nascere. Suo padre, un comunissimo jonin della foglia, invece, la pensava proprio come quell'Uchiha; era stato lui a indurla alla carriera ninja, un mestiere che non le si addiceva affatto. Più ascoltava e più le sembrava d'avere a che fare con un automa, che fosse in stretta confidenza con l'Hokage? Come poteva dire quelle cose?
Quella devozione che riponeva in lei, le crearono altri interrogativi che non avrebbero mai trovato risposta, almeno non li. Dare la vita per uno sconosciuto, le ricordava un po' se stessa ma le ragioni beh, erano completamente diverse. La kunoichi lo faceva per sentirsi accettata, per creare quei legami che l'avevano sempre condizionata a rimanere da sola, per lei quei discorsi rimanevano scialbi, privi di significato. La sua visione d'uguaglianza era rivolta a tutti gli esseri umani, tutti erano figli della stessa terra, tutti erano fratelli, tutti avrebbero dovuto condividere le stesse meraviglie, che fosse un cielo stellato o una cima innevata.
Un coprifronte, un segno che ne marcava la provenienza, cos'era se non un oggetto che poteva essere forgiato da chiunque? Le risposte dell'eremita furono ironiche, non sembrava essere interessato a quello che quel ragazzo pensava, chissà quanti altri come lui la vedevano alla stessa maniera. La genin ricercò lo sguardo del maestro ma la sua attenzione si spostò presto sul nuovo arrivato. Un ragazzo di Kiri, capelli albini, dall'insicurezza evidente, sembrò per un attimo essere colto dal panico. Non balbettava come lei ma si intrecciò con le parole, dandole l'impressione che non fosse sicuro quello che stesse dicendo.
Come dargli torto? Era un semplice neo genin e già lo avevano mandato al fronte a morire. Come avrebbe fatto a proteggere molti di quelli come lui? Perché avevano permesso questo i kage? Il suo pensiero andò a Hyou e al suo discorso, fatto nel sottobosco. Capiva meglio ora le sue ragioni che lo spingessero a lottare, capiva perché avesse a cuore la faccenda di Furikami. Il compito della giovane ormai non si fermava più solo a Fuyuki, doveva proteggere anche lui, lo doveva fare per quelle madri che probabilmente non avrebbero più visto tornare i loro bambini. Chiaki tirò un sospiro, chissà se anche Takayoshi stava combattendo tra una di quelle schiere?
 
Web Contacts  Top
^Shinodari^
view post Posted on 16/12/2013, 11:48




Mancava dal villaggio da troppo tempo ormai, non aveva avuto modo di tornarci dopo l'ultima missione e non vedeva Fuyuki da quando aveva ricevuto la sua fugace visita, ora, mentre seguiva il plotone a cui era stata assegnata, mischiata tra la folla di shinobi variamente costituita, non riusciva a pensare ad altro che a Tatsumaru. Si sentiva stranamente sola, nonostante sapesse che il suo Sensei era proprio lì, davanti a lei. Era inquieta, persa tra coloro che si preparavano alla difesa. Marciava e osservava la schiena di chi la precedeva, senza poter vedere ciò che la circondava, non vedeva i palazzi, le strade, la gente del villaggio. Camminava nel nulla, diretta verso la battaglia.
E aveva paura.

Era cresciuta dall'ultima volta che aveva incontrato Fuyuki, persino Satsuki le aveva detto che ora sembrava una donna. “Sembrava” le pareva il termine adatto. In effetti il suo fisico testimoniava la maturazione, ma una parte di lei sembrava rifiutare l'evidenza. Perdere l'innocenza e assumersi ogni responsabilità era diventato fondamentale, ma anche tremendamente faticoso. Forse questa guerra le avrebbe permesso di fare quel salto che inconsciamente osteggiava. Non aveva avuto nemmeno un'incertezza quando, in compagnia dei due chunin di Konoha, aveva dovuto scegliere tra l'allettante possibilità di tornare al villaggio oppure unirsi alla lotta per difendere Kumo. Un segno da non sottovalutare, si era detta.

La schiena dondolante di chi le stava davanti era l'unico punto di riferimento, si sentiva piccola lì in mezzo, e il verde di quella uniforme del suo villaggio fungeva da faro, l'unica via da seguire. La strada che portava alla battaglia, forse alla morte. Scacciò quell'orribile pensiero dalla mente, lo fece violentemente, come se la violenza fosse l'unico modo per combattere un pensiero già troppo violento.
Ad ogni modo la schiena smise di dondolare e anche lei si fermò.

Da lontano udì la voce del suo Sensei, non poteva vederlo da quella posizione, ma in qualche modo si sentì rassicurata, almeno finché lui non parlò della divisa che portava.



- Nuvole .. rosse?! -



Un fulmine che cadeva a due metri da lei avrebbe fatto meno rumore. In meno di un attimo tutte e parole che Yo Saito aveva pronunciato si infilarono come perle in una collana, una collana che le stava stringendo la gola. Allora Fuyuki era davvero un traditore! Saito le aveva detto la verità. Si mise una mano sulla bocca, come a voler fermare qualsiasi parola potesse uscirne e avvertì una fitta allo stomaco che la costrinse a piegarsi in avanti. Com'era stato possibile? Credeva di conoscerlo bene e invece ora la stava deludendo profondamente. Non poteva far altro che imporsi di credere all'esistenza di una valida spiegazione che in qualche modo esulava dalla volontà del Sensei.

Il resto del discorso le scivolò sulla pelle come acqua fresca, ricordò solo gli ordini ma se non capì a quale reparto era stata destinata e l'unico modo per saperlo era quello di parlare direttamente con lui. Cercò di avanzare verso la testa del plotone e fu costretta ad aggiralo pazientemente mentre le squadre andavano suddividendosi. Tra un “permesso”, uno “scusa dovrei passare” e un “devo andare di là”, finalmente riuscì nell'intento e raggiunse Fuyuki almeno visivamente.
Il mantello rosso e nero sporgeva ai lati di una giovane Kunoichi dai capelli blu, erano abbracciati strettamente, molto strettamente. Si arrestò immediatamente, era fin troppo chiara la situazione e lei non poteva certo disturbare quel momento di intimità. Si sentì imbarazzata e volse lo sguardo da un'altra parte, compiendo una buffa giravolta su sé stessa. A quanto pareva le sorprese di Fuyuki non si limitavano ad un mantello con le nuvolette. Rimase di spalle, a distanza di sicurezza, e ogni tanto lanciò qualche fugace occhiata nella direzione dei due piccioncini, salvo poi tornare a fare l'indifferente.
Si scoprì contenta per lui, gioiva del fatto che anche lui aveva trovato un po' d'amore in quel mondo massacrato dall'odio e dalla pazzia. Ma il tradimento, bhè, quella era tutta un'altra faccenda e finché non avesse compreso appieno ciò che l'aveva portato all'estremo, non l'avrebbe perdonato.

E sembrava che la sua conoscenza dovesse oltremodo attendere perché un altro paio di shinobi la precedettero. La sua posizione defilata e il suo imbarazzo le fecero perdere il posto in lista d'attesa, finché, stufa di quella situazione, si fece avanti anche lei.
Avrebbe voluto gettargli le braccia al collo perché, nonostante l'increscioso mantello, restava pur sempre il suo Sensei e non lo vedeva da troppo tempo, ma si impose un comportamento più professionale, se non altro per non impensierire senza motivo la ragazza dai capelli blu, tuttavia non riuscì a trattenere un sorriso di gioia immensa che si spense immediatamente lasciandole un'espressione seria e compita.



“Sensei.”



Disse cercando inutilmente di mantenere un'inflessione neutra.



“Temo di aver bisogno di alcune spiegazioni.”



L'inflessione neutra divenne sempre meno evidente, scadendo nella più ovvia emozione mentre i suoi occhi incrociarono quelli del Sensei.

 
Top
view post Posted on 16/12/2013, 21:04
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Per tutta la vita. Così Chiaki aveva concluso ciò che il suo amato aveva iniziato a dire, lei che sembrava l'unica che potesse completare lo shinobi. Nemmeno Watashi avrebbe potuto separarli - o almeno era questo ciò che lui desiderava ardentemente - e impedire loro di continuare a scrivere la loro storia, voltando pagina in quel diario di vita ed emozioni che entrambi adesso condividevano. Soltanto così avrebbero potuto sopravvivere a quel tremendo conflitto, mostrando quanto grande fosse la loro determinazione e il loro sentimento. Insieme.
La risposta della dolce fanciulla gli diede la forza necessaria per affrontare ciò che lo attendeva e per adempiere con risolutezza e fermezza alle sue mansioni. Un altro ragazzo si era presentato al suo cospetto, un certo Akira Awa della nebbia. Gli occhi del generale incrociarono i suoi, quasi volessero leggere in quelle iridi i sentimenti che quel giovane provava. Era un neo ninja, un guerriero poco esperto già costretto a fare i conti con una guerra di proporzioni globali e con la sempre più tangibile possibilità di dover incontrare la morte prima del previsto. Digrignò i denti, frustrato. Con molta probabilità non era l'unico shinobi alle prime armi che era stato assegnato alla sua divisione e ciò poteva significare solo una cosa, di cui aveva, suo malgrado, preso piena consapevolezza: non avrebbe potuto salvare le vite di tutti loro. Non aveva il potere necessario per impedire che tutti i suoi uomini tornassero vivi dai loro cari, così come non sapeva nemmeno se sarebbe stato in grado di proteggere Chiaki e sé stesso. Cosa avrebbe potuto rispondere a quel ragazzo pieno di fiducia con dentro la consapevolezza che erano alte le probabilità che ogni suo sogno venisse infranto in quel conflitto sanguinoso? Non riusciva a trovare parole, nulla che potesse davvero ritenere adatto per quel soldato. Si limitò a mettergli una mano sulla spalla, cercando di infondergli quanta più fiducia possibile, scambiando con lui uno sguardo d'intesa.
Un'altra voce catturò la sua attenzione, un timbro che non udiva da anni ma che avrebbe saputo riconoscere tra altri cento. Si voltò e i suoi occhi misero a fuoco la figura di Yukiko, che ferma e decisa stava in piedi dinanzi a lui, sostenendo il suo sguardo senza però riuscire a trattenere a lungo le sue emozioni. Esigeva spiegazioni e Fuyuki non poteva darle torto: poteva solo immaginare cosa lei provasse nel vederlo avvolto in quel manto nero dalla triste fama, ma era certo che ogni sua congettura non avrebbe mai potuto trovare riscontro nella realtà. Un sorriso compiaciuto si dipinse sul volto dell'eremita, che da troppo tempo non vedeva la sua allieva e gioiva nel vederla cambiata, cresciuta. Era maturata parecchio, sia nel corpo che nello spirito, e in cuor suo il giovane sapeva che quella che si ergeva di fronte a lui non era più la stessa ragazza che aveva conosciuto. Tuttavia il tempo non avrebbe mai potuto cambiare ciò che condividevano, gli ideali che li accomunavano e che li avevano resi partecipi della stessa lotta contro il nemico che pochi conoscevano e che astutamente continuava ad agire nell'ombra, lontano da occhi indiscreti.


Vorrei tanto poterti raccontare tutto, Yukiko.. Ma non è questo il momento più adatto per farti sapere cosa mi ha spinto a questa scelta.

- Vorrei che nessuno senta più il bisogno di proteggermi, vorrei poterlo fare da sola ed essere io a proteggere gli altri.

Parole che erano rimaste impresse nella sua memoria e che sperava anche lei ricordasse, come se il tempo si fosse fermato a quel giorno, a quando Watashi si era manifestato per la prima volta. Era stata proprio lei a pronunciarle e quei lemmi costituivano il loro credo, il nindo che entrambi si erano promessi di seguire, lo stesso che lui aveva deciso di tramandare anche a Chiaki, affinché anche lei potesse condividere gli ideali che muovevano la sua lingua e la sua lama.

- Non ho dimenticato.. E non dimenticherò. Mai.

Si decise quindi a sciogliere il ghiaccio che li separava, avvicinandosi lentamente per poi avvolgerla tra le sue braccia, ritrovando il contatto con la sua allieva, la cui mancanza si era fatta sempre più pungente con il trascorrere delle settimane. Sperava che lei capisse che niente in lui era cambiato e che la divisa che indossava altro non era che un mezzo per poter continuare a vegliare su coloro che gli stavano a cuore. Era lieto che anche lei fosse lì al suo fianco, pronta a combattere per poter permettere a quegli stessi ideali di continuare a sopravvivere alla minaccia che quel dio dai riflessi violacei costituiva.
Si staccò da lei dopo qualche secondo, prima di prendere nuovamente parola, abbandonando il tono serio che aveva accompagnato le sue parole fino a quel momento.


- Yukiko, lascia che ti presenti Chiaki.. Anche lei è una mia allieva e come te fa parte della nostra famiglia.

Era la prima volta che le sue allieve si incontravano, scoprendo di aver firmato entrambe lo stesso patto di sangue e di essere quindi come sorelle. Entrambe sarebbero rimaste al suo fianco durante quella dura lotta e lui avrebbe avuto modo di vegliare su di loro e proteggerle. Era disposto a tutto pur di salvaguardare la loro incolumità, persino a rinunciare alla propria vita pur di tenere in vita loro e i loro sogni.

 
Top
view post Posted on 17/12/2013, 05:26
Avatar

Chi vive senza follia non è così saggio come crede...


Group:
Konoha
Posts:
8,623
Location:
Da una Lacrima di Luna

Status:


Per quanto potesse ritenerlo una persona saggia e che sapesse far fronte quasi ad ogni problema, nemmeno Fuyuki riuscì a dire qualcosa d'incoraggiante a quello shinobi che lo fronteggiava. Chiaki cercò lo sguardo del suo amato mentre dava una pacca fraterna sulla spalla del giovane. In parte riuscì a capirlo, dopo il discorso che aveva fatto precedentemente era chiaro che non si sarebbe permesso d'illudere nessuno, tutti li sarebbero stati artefici del loro destino.
Si morse il labbro pensierosa mentre cercava qualcosa da dire a quelle persone. Per quanto potesse, avrebbe voluto risollevare il morale almeno per quegli attimi, che lenti, scorrevano mentre si avvicinava la fine. Si guardò un attimo intorno, cercando d'osservare come si stavano disponendo gli altri ninja. Gli ordini del comandante erano stati rispettati, sembravano tutti intenti a scegliersi accuratamente i loro compagni. Finito il giro panoramico, posò nuovamente le sue iridi chiarissime sul gruppetto.

- Che ne dite se facciamo squadra insieme? Per caso tra di voi c'è qualche m-medico? - disse sorridendo amabilmente la fanciulla, uscendo dal suo silenzio - Io ho comprato anche un po' di cose che p-potrebbero tornarci utili.

Per quanto si sforzasse ad essere più sicura di se, la paura di dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, l'assaliva in continuazione. La sua semplicità e la sua bontà si sarebbero potute notare subito, nessuno avrebbe mai sospettato che proprio lei avesse rinnegato il suo villaggio per seguire il membro dell'Akatsuki. Lei che proprio come sua madre, aveva deciso di rinunciare a una vita fatta di regole per amore. Nulla testimoniava la sua scelta se non il suo cuore. Non avrebbe avuto problemi a condividere tutte le sue risorse con loro, se questo in minima parte gli avesse permesso di salvargli la vita.
Presa com'era dal suo discorso non si accorse che un'altra figura si era avvicinata a loro. Una ragazza, i cui capelli chiari le incorniciavano il viso, anche lei più o meno della sua medesima età. La fissò per qualche istante accigliata mentre chiamava l'ex ANBU con l'appellativo di sensei. Non le parava di averla mai incontrata, il suo volto non le diceva niente eppure Fuyuki sembrava conoscerla parecchio bene. Le emozioni della nuova arrivata, erano chiare ma contrastavano con le sue parole, quasi come se non riuscisse a sostenere quella distanza e la freddezza della stessa frase che aveva pronunciato. Era confusa la Hyuga da quel botta e risposta tra lei e il jonin, non riuscendo a cogliere ciò che si stessero dicendo. Non sapeva cosa avessero condiviso insieme, non sapeva con chi aveva a che fare.
Possibile che il nukenin non le avesse parlato mai di lei? Si grattò la testa, assorta in quella conversazione che rendeva protagonisti della scena ormai i due giovani. Le braccia di lui, l'avvolsero mostrandogli il suo affetto, abbattendo tutte quelle barriere che probabilmente la giovane dagli occhi blu, teneva erette. La dolce genin, sgranò gli occhi a quel gesto inconsueto mentre il cuore le parve stringersi in una morsa. Si portò la mano destra al petto infastidita da quel dolore, non riuscendo a spiegarsi perché il suo corpo in quei giorni si stesse comportando in maniera così strana. Abbassò lo sguardo evitando la vista di quella scena, lasciando che i due ninja continuassero a esternare i loro sentimenti.
Solo quando il suo sensei pronunciò il nome della sconosciuta, molte cose le furono più chiare. Yukiko, aveva letto il suo nome nel rotolo dei mustelidi. Certo non aveva avuto modo di conoscerla dal vivo, anche se parecchie volte aveva immaginato il loro incontro. Sicuramente, le sue fantasie mai l'avevano spinta a pensare di combattere al suo fianco durante una guerra, avrebbe preferito prima condividere qualche piatto prelibato con lei, oppure fare una passeggiata tranquilla per le strade di Konoha. E invece, era buffo vedere come entrambe le allieve dell'eremita, si trovassero relegate nello stesso gruppo, come avrebbero potuto dimostragli quanto fossero cambiate e migliorate in quegli anni.

- Piacere - disse alzando la manina e sorridendo, la piccola kunoichi - Fuyuki mi ha p-parlato molto di te...

Riuscì a tenere nascosto, quello che il suo animo provava, scostando quella mano dal suo petto; anche se quell'insieme di pensieri negativi l'avrebbe logorata lentamente, per chissà quanto altro tempo?
 
Web Contacts  Top
Kira956
view post Posted on 17/12/2013, 21:19




Quelle parole erano uscite velocemente dalle sue labbra: aveva il timore che se avesse esitato, si sarebbe bloccato e non sarebbe riuscito a fare il giuramento. Solo dopo qualche secondo si accorse che il capitano non era solo, ma vicino a lui vi era una ragazza, una Kunoichi come lui, che lo stringeva forte. Inizialmente il genin provò un po’ di fastidio e di imbarazzo: quella promessa doveva essere udite solamente dal traditore, ma poi decise di non dare molto peso al suo giudizio. Anzi molto probabilmente non avrebbe capito cosa avesse spinto il ragazzo a pronunciare frasi tanto importanti. Infatti, nessuno sapeva che l’Uchiha odiava profondamente tutti i traditori, un odio che andava avanti ormai da circa tre anni. Nei primi tempi non riusciva a spiegarsi il perché, ma dopo un’ attenta riflessione aveva capito che era a causa del padre. Prima dell’inizio della guerra Kira aveva scoperto la verità dietro la misteriosa morte del genitore, grazie a Shun un Uchiha allievo del defunto. Daisuke, il padre di Kira, durante la sua ultima missione aveva tradito il villaggio in segreto. Quando venne a sapere ciò il ragazzo rimase completamente sconvolto e traumatizzato, non riusciva a credere a ciò che stava vedendo poiché sapeva che suo padre amava il proprio paese proprio come Kira, che aveva ereditato quell’amore da lui. Solo dopo venne a sapere che aveva fatto tutto ciò solo per proteggere lui e sua madre; aveva calpestato il suo onore e i suoi ideali perché costretto da un gruppo di traditori che pur di ricevere informazioni contro Konoha avevano minacciato la sua famiglia. Non riusciva proprio a perdonare quelle persone per aver spinto il suo amato fino a quel punto e credeva che l’odio per quel gruppo di traditori col tempo si fosse ampliato portandolo ad odiare tutti coloro che tradivano i proprio villaggi ed in particolare Konoha. Adesso però era costretto a combattere fianco a fianco con alcuni di loro e conoscendo bene l’importanza fondamentale della collaborazione aveva deciso di fare un gesto estremo pur di non compromettere l’esito di quella battaglia. Era un estraneo, era il suo comandante e per di più un traditore, il soggetto perfetto che serviva a Kira come “giudice” della promessa che faceva a se stesso. Dopo aver pronunciato quelle parole davanti a Fuyuki, l’Uchiha non avrebbe fatto differenza tra le persone che gli si sarebbero trovate davanti, le avrebbe trattate come suoi compaesani indipendentemente da quale fosse la loro razza, il loro credo e il loro villaggio di appartenenza. E durante la battaglia si sarebbe ricordato del discorso che aveva fatto e non avrebbe mai lasciato morire nessun traditore volontariamente perché ciò sarebbe significato calpestare l’onore della sua famiglia e del suo clan. Da un lato si sentiva più libero, ma dall’altro vincolato ad agire in modo impeccabile.

*So che mi diresti che sto facendo la cosa giusta papà..*

La mano del capitano strinse la sua: una stretta forte e decisa. Nessuno distorse lo sguardo ed entrambi si osservarono fino alla fine del suo monologo, poi il ragazzo allentò la presa prima di ritirare del tutto la mano. Le sue labbra si erano appena chiuse e solo allora si accorse di non aver dato tempo al suo interlocutore di rispondere. Proprio in quel momento sul volto del traditore apparve un sorriso che sembrava sincero; inizialmente a Kira diede un po’ di fastidio quel gesto, come se avesse sminuito tutto ciò che aveva detto, ma la risposta che diede successivamente gli fece cambiare idea. Il ninja aveva cercato di capire il perché l’Uchiha avesse pronunciato quel giuramento e lo invitava a proteggere le persone a lui care. Parole forti e sincere pronunciate da un uomo che si definiva rifiuto. Parole pronunciate da un traditore che però riuscì a far apparire un cenno di sorriso nel volto teso del genin. Con un cenno del capo stava per congedarsi quando la sua attenzione venne attirata da un ragazzino che a quanto diceva era un neo genin. Come potevano i Kage permettere che un ninja tanto inesperto potesse prendere parte ad una battaglia del genere. Era un ingiustizia, l’avventura di quel genin era appena iniziata e già minacciava di estinguersi in così poco tempo. Per un breve istante calò il silenzio ne Kira ne il comandate ne la sua compagna riuscivano a trovare qualcosa da dire per cercare di consolare il ragazzo. Dopo qualche istante il comandate decise di non illuderlo con false speranze e gli poggiò una mano sulla spalla per dargli il suo sostegno. L’Uchiha adesso era come incapace di voltarsi e di ignorare quella situazione, non voleva che quel neo genin si sentisse come una preda facile..

*Devo dire qualcosa.. Non importa, anche un bugia!*
Kira:- Anche se sei un neo-genin potrai essere utile all’alleanza! Sono sicuro che ti farai valere!

Un largo sorriso apparve sul suo volto. Magari non sarebbe stato così, magari al primo nemico che si sarebbe trovato di fronte sarebbe scappato o addirittura sarebbe stato ucciso ma non gli importava, voleva alleviare la tensione che si era venuta a creare. Proprio mentre sembrava che la discussione tra i quattro si fosse ormai conclusa, intervenne la Kunoichi che invitava gli shinobi presenti a fare squadra insieme.

*Fare squadra insieme? ASSOLUTAMENTE NO! Non faccio squadra con chi… Aspetta. Sono tutti uguali, sono tutti uguali.. Sono tutti uguali! Anzi se facessi squadra con loro avrei anche più possibilità di rimanere in vita. Levando il neo genin sono certo che il comandante sia un ninja decisamente più forte di noi tre messi insieme, se non il più forte della divisione. È la persona perfetta con cui fare squadra! Non voglio morire senza prima aver distrutto Watashi!*
Kira:- Fare squadra insieme? Beh io non ho ancora trovato nessuno.. Comunque io sono un medico!

La discussione venne poi interrotta dall’arrivo di un’altra Kunoichi, per non origliare le loro conversazioni il ragazzo decise di allontanarsi un po’ lasciando un po’ di privacy al comandante e aspettando che tornassero per finire il discorso.
 
Top
•Yatagarasu•
view post Posted on 18/12/2013, 22:09




Mentre i ragazzi riallacciavano rapporti troncati dalle strane trame del destino, parlandosi, incontrandosi, conoscendosi, il resto dell'alleanza non era certo inoperoso. Non meno di un centinaio di ninja specializzati si era riunito con loro in quella parte della città, ben lontana dalle prime linee. Consistevano principalmente di team di sensitivi dei vari villaggi, e una grande quantità di Yamanaka e Hyuga erano ovviamente presenti in loco. Vari caposquadra si fecero avanti verso Fuyuki, battendosi il petto.

-Attendiamo ordini... Fuyuki-kun.-

Hashin Hyuga, un suo sensei all'accademia, lo guardava con un malcelato disprezzo. Comprensibile. Dietro di lui, Ayame guardava il pavimento, inginocchiata in modo reverenziale. Sua sorella.
Hashin sembrava piuttosto seccato che quello sporco traditore del suo stesso sangue invece di pensare alla loro sopravvivenza stesse facendo chiacchiere di poco conto con le sue allieve preferite... e non era il solo. Praticamente tutti i chunin lì presenti erano imbarazzati o trattenevano a stento l'impazienza per quel comportamento poco appropriato. Avevano probabilmente mandato avanti l'unico che lo conoscesse sperando di sbloccare la situazione.

-I ranghi sono schierati come ha richiesto, ma questa è l'unità sensitiva e comunicazioni, non abbiamo molti medici... o guerrieri di prima linea. Siamo pronti a coordinare gli sforzi dei vari campi di battaglia, come richiesto dal consiglio dei kage.-

A parlare, stavolta, era stato un allampanato chunin di Kiri. Fuyuki non lo conosceva, ma era uno dei pochi presenti che non lo stesse guardando in cagnesco, anzi, sorrideva.

-Sono Kurosaki Sanjin... Qualche ordine in particolare? Aspetto a cui dobbiamo dare maggiore risalto?-

Gli altri capitani -sette in totale, compresi quei due- sembravano affidarsi ai due più anziani che avevano preso la parola... a Fuyuki decidere cosa fare con quel mucchio di postini telepatici e sensitivi, e come sfruttarli al meglio... o se prepararli a gestire attacchi a sorpresa nelle retrovie.

GDROFF:

Consiglio vivamente di riflettere su cosa ordinate a questi signori, potrebbe essere molto importante durante la durata di questa sotto-sezione-mega-quest :)
 
Top
view post Posted on 19/12/2013, 14:58
Avatar

Group:
Meccanici
Posts:
23,986
Location:
Albuquerque

Status:


Una voce catturò la sua attenzione, distogliendo il suo sguardo dagli occhi di Chiaki e Yukiko e costringendolo a incontrare quello indispettito e frustrato del suo interlocutore. Conosceva bene quel volto e non era la prima volta che lo vedeva corrugarsi in una smorfia impregnata di disappunto, anche se diversi erano i motivi alla base di quel comportamento nei due casi. Era stato suo sensei nei lontani anni dell'accademia, ricordava quanto fosse stato severo e quanto si fosse prodigato affinché lui affinasse le arti ninja, le stesse che gli avevano permesso di diventare ciò che era in quel momento. E proprio per questo gli occhi di Hashin Hyuga ardevano di odio, avrebbero voluto incenerire quel manto nero con la potenza di quelle iridi perlacee e cancellare da ogni manifesto, registro o locandina il nome di quello sporco criminale che aveva osato tradire coloro che lo avevano cresciuto. Sentimento condiviso da quasi tutti gli shinobi di konoha che, forse controvoglia, si trovavano adesso sotto il suo comando; poteva leggere chiaramente nei loro occhi la sfiducia che covavano nei suoi confronti, sapeva che, per quanto articolati potessero essere i suoi discorsi, con molta difficoltà i suoi uomini sarebbero stati in grado di vedere oltre le nuvole rosse che imbrattavano le sue vesti.

Se solo sapeste.. Non osereste fare tanto..

Soltanto adesso si rendeva conto di quanto pesante fosse il fardello di cui si era fatto carico. A stento riusciva a sostenere lo sguardo di chi, fino a poco tempo addietro, l'aveva stimato e gli aveva dato fiducia, mentre adesso lo fissava con astio e diffidenza. Odiato dai suoi compagni, dagli stessi per i quali aveva deciso di intraprendere quel percorso arduo e tortuoso, da coloro che desiderava proteggere anche a costo della sua vita. A lungo aveva immaginato ciò che l'avrebbe atteso ma adesso che si ritrovava faccia a faccia con la realtà stava iniziando a titubare, fragile e inesperto come una foglia che viene investita dal primo vento dell'autunno.
Ciò che più lo sorprese fu però vedere la sorella che, dietro Hashin, si era prostrata in segno di riverenza. In cuor suo sperava che quel segno di riverenza non fosse indirizzato proprio a lui, al fratello che aveva abbandonato il villaggio dove era nato e cresciuto senza nemmeno dirle addio. Da troppo non la vedeva e il desiderio di parlarle iniziò a incendiare il suo animo, ma non ebbe il tempo di dare fiato ai suoi pensieri e tormenti che un chunin di Kiri si fece avanti, presentandosi e informando il generale che la divisione si era disposta come da lui richiesto. Non appena ebbe terminato di parlare lo Hyuga prese parola, digrignando i denti e stringendo i pugni per sfogare la frustrazione che lo dilaniava nel sostenere lo sguardo degli shinobi della foglia. Aveva un lavoro da svolgere e non si sarebbe fatto piegare facilmente da ciò che lo circondava.


- Non importa, le persone che effettivamente possono contribuire a coordinare i vari reparti del nostro esercito non sono molte. Gli altri, insieme a me, dovranno impegnarsi a difendere il nucleo delle comunicazioni. E' un punto di riferimento per l'intera alleanza, se la nostra divisione crolla e più probabile che le altre condividano la nostra sorte. Voglio che la sede di questo nucleo sia la residenza del clan Yotsuki e che una piccola parte del plotone lo difenda in caso estremo, l'altra invece cercherà di respingere la progenie, nel caso in cui riuscisse a raggiungerci. Una buona idea potrebbe essere quella di circondare l'edificio con trappole di qualsiasi tipo.. Chiunque sia in grado di farlo mi assisterà in questa operazione, poi ognuno penserà a occupare il proprio posto e a prepararsi allo scontro.

Non era da escludere un attacco nemico, sebbene il luogo che stavano occupando fosse abbastanza interno. Era impossibile prevedere le mosse di un esercito guidato da un dio, ma grazie ai suoi poteri sensitivi Fuyuki contava di potersi perlomeno preparare in tempo e non essere colto di sorpresa.

- Questo nucleo sarà composto da ventidue uomini. Sette gruppi, composti da tre elementi, ciascuno con il compito di controllare e coordinare una divisione specifica e un supervisore, un ninja che si accerti che la situazione sia sotto controllo e che mi comunichi ogni novità riguardo ciò che accade nei diversi campi di battaglia. I tre uomini che formeranno un gruppo saranno uno Hyuga, uno Yamanaka e uno shinobi che si occupi di gestire gli strumenti radio. Il primo si occuperà di tenere d'occhio la zona a lui assegnata, questo per scongiurare qualsiasi eventuale attacco a sorpresa o per accertarsi se ci sia o meno necessità di rinforzi in un determinato settore, mentre gli altri due dovranno occuparsi di comunicare, telepaticamente o via radio, le informazioni raccolte ai generali e al consiglio dei kage, così che possano intervenire prontamente. Voglio che badiate a ogni cosa e voglio sapere tutto, non dovrà sfuggirvi neanche un sasso fuori posto.
Kurosaki, desidero che sia tu il supervisore del nucleo centrale. Credi di esserne in grado?


Per un attimo aveva pensato di affidare l'incarico ad Hashin, ma per scongiurare qualsiasi problema aveva preferito optare per il chunin della nebbia. Era palese che il suo sensei covasse risentimento nei suoi confronti ed era meglio evitare che una vite fuori posto compromettesse il funzionamento dell'intera macchina. Le sue attenzioni si spostarono poi sulla sorella, che ancora continuava a fissare il suolo, senza alcuna intenzione di scomporsi.

- Alzati, Ayame. Tu verrai insieme a me e loro..

Annunciò, riferendosi alle sue allieve e ai due shinobi che in precedenza erano giunti al suo cospetto. Non sarebbero però stati da soli, anche buona parte della loro divisione si sarebbe prodigata per scongiurare qualsivoglia minaccia sarebbe giunta. Avrebbe atteso di ricevere la radio per comunicare con il nucleo e che le sue disposizioni venissero attuate, poi si sarebbe preparato al combattimento.

- La prima linea ci aspetta.


E' il mio ultimo post dell'anno, auguro buone vacanze a tutti :D


Edited by .Melo - 19/12/2013, 15:36
 
Top
DreamJecht
view post Posted on 21/12/2013, 10:24




350x180

*Il giovane Akira dopo essersi presentato, con lo sguardo per terra senti la mano del suo comandante che si poggiava sulla spalla in segno di conforto ma senza proferire alcuna parola, ma lì intervenne un altro ninja, il ninja che si era presentato prima di lui, il ninja di Konoha con il nome di Kira, Kira Uchiha. Le parole furono poche ma fecero molto effetto sul giovane Awa*

(Ha ragione, anche se sono un neo-genin, in una guerra dove non vi sono scrupoli, mi farò valere, mi farò valere per il solo motivo di portare la pelle a casa!)

"Grazie... Kira giusto?"

*Dopo altri avvenimenti facevano scorrere il tempo, ma solo uno colpi l'attenzione di Akira, l'ultimo degli avvenimenti, dove un ninja chiedeva al comandante della divisione ulteriori comandi su come i ninja avrebbero dovuto comportarsi, così il comandante Fuyuki Hyuga iniziò ad impartire ulteriori ordini, così subito dopo Akira si diresse verso gli altri ninja con cui avrebbe dovuto combattere in squadra, e dopo essersi avvicinato disse:*

"Salve, spero di non essere un peso, e come ha detto Kira mi farò valere come meglio posso!"

*Così rimase lì in attesa di qualcosa che neanche lui sapeva*
"vivere o morire"
«Scheda - Conto - Casa - Stanza »
codice role © Hellsing~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
 
Top
•Yatagarasu•
view post Posted on 30/12/2013, 16:44




L'organizzazione di quell'area finalmente stava iniziando ad avere un aspetto sensato. Un nucleo centrale stava gestendo il traffico di informazioni, mentre un cordone proteggeva il nucleo, asserragliato nel palazzo del kage. Altri gruppi si tenevano pronti a respingere eventuali assalti dall'esterno. I capisquadra sembravano... soddisfatti, delle parole decise di Fuyuki. Si comportava come un leader, e ancora meglio, non come il traditore che la veste pareva relegare ad essere.
Ayame tuttavia non si scompose. Alzò gli occhi dal suolo solo per fissarlo con un'aria vacua.


-...sono tenuta ad obbedirti, criminale... c'è chi ancora osserva onore e leggi, nella nostra famiglia.-

Non pareva molto contenta di vederlo, e quegli occhi privi di pupilla non trasmettevano nulla, se non un gelo totale.
Il gruppetto intorno al generale si mosse verso l'esterno, preparandosi ad uno scontro. Al contrario di altri generali su altri campi di battaglia, questo si diresse direttamente verso i possibili punti di arrivo della progenie, che tuttavia -così gli comunicavano via radio- stava ancora facendo fatica a superare le prime linee, che per ora resistevano. Alcuni avvertirono che la progenie stava salendo dal fondovalle, ma non nel loro caso... per qualche minuto, pareva che quell'area fosse un'oasi di pace.


-Attenzione, squadra sensitivi, rileviamo una serie di anomalie nel chakra della zona... ripeto, allerta...-

Poi, ogni comunicazione con il nucleo informativo si interruppe, mentre un boato assordante proveniva da quel punto, seguito da una ampia colonna di fumo. La radio era completamente muta, e il rumore di grida allarmate proveniva più o meno da qualsiasi punto dell'area. Non ci volle molto per capire cosa provocava quell'allarme.
Le ombre, ovunque, si allungarono e contorsero, prendendo forme surreali e grottesche. In breve, sembrarono staccarsi dal suolo, in un surreale gioco di metamorfosi tra luce e buio. Ogni persona vide lentamente formarsi dalla propria ombra un essere ributtante, informe, di cui erano visibili solo una bocca spalancata sul vuoto e occhi rossi come braci. La cosa spaventosa non era quello spettacolo, bensì l'assoluto silenzio con cui avveniva. Nessun suono, urlo gutturale, grido di battaglia. In silenzio, dal nulla, un centinaio di nemici era apparso al loro fianco.


OFF:
I nemici che sono apparsi sono forti più o meno quanto dei genin di buon livello, e non è un grosso problema per nessuno abbatterli (A meno che non siate sotto il livello 5). Mi aspetto comunque un buon ruolaggio :) Domande e investigazioni verranno risposte via mp o chat, e spero che il vostro generale abbia qualche idea in mente su come ristabilire l'ordine nel caos che è l'attuale campo di battaglia!
/OFF
 
Top
54 replies since 4/12/2013, 00:59   1376 views
  Share