Casa di Akira Uchiha

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Jimmy91
view post Posted on 13/11/2013, 16:05     +1   -1




Casa di medie dimensioni, dove Akira vive con la sua famiglia.
Ha 2 piani, al piano terra oltre al salotto la cucina ed una stanza per gli allenamenti c'è un giardino grande, dove si possono trovare degli alberi e un bel prato con un laghetto tradizionale giapponese.
Al primo piano ci sono le stanze di tutta la famiglia. In particolare la camera di Akira è sulla sinistra ed è arredata con un letto, una scrivania ed un armadio.
 
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Jimmy91
view post Posted on 29/4/2014, 12:50     +1   -1




Narrato
Pensato
Parlato


Esame Genin

Il sole era appena sorto ed Akira fu svegliato dai primi raggi che si infilavano nella finestra della sua stanza.

...

Di solito la mattina non era molto reattivo, odiava il momento in cui doveva alzarsi dal letto, ma quella mattina era molto diverso.

Devo andare all'accademia, forza! questo è il giorno più importante della mia vita, fino ad ora...

Fece uno scatto in avanti col busto e si mise a sedere, scosse la testa come per riprendersi da un colpo appena subito si passo le mani sulla faccia, dopodiché si alzò in piedi facendo forza sulle braccia e si diresse al bagno.

Dopo i rituali del mattino, si vestì in fretta, maglietta nera senza maniche e pantalone bianco. A quel punto mancava solo una cosa: la cintura, la prese e se la infilò, 2 giri attorno alla vita come al solito e scese le scale di casa.

Mamma oggi colazione veloce, devo correre in accademia

La madre gli sorrise e gli diede un piatto con la colazione.

Tempo che lei si voltasse e aveva già trangugiato tutto quello che esso conteneva.

Si alzò da tavola e si diresse impaziente alla porta, mentre usciva si sentirono distintamente le sue parole.

a più tardi, vado a diventare un Ninja finalmente!

Continua...


Tecniche del Clan Uchiha

Quella mattina Akira si svegliò con un mal di testa fracassante.
Colpa del sakè che aveva bevuto la sera prima con il suo amico Kokusho. Avevano rubato una bottiglia dalla dispensa di casa sua e avevano festeggiato la promozione a genin del giovane Akira.
Molto male per i due, difatti Akira aveva dormito malissimo ed ora aveva l'impressione che gli fosse stata fatta una colata di calcestruzzo in bocca.
Sembrava uno zombie in cerca di un cervello da mangiare quando si muoveva.
Si vestì alla menopeggio senza nemmeno aprire gli occhi e si diresse al piano inferiore di casa sua.
Rischiò di ruzzolare dalle scale due o tre volte.
Prese una bottiglia d'acqua e se la scolò in un sorso.

Non lo farò mai più...

Sapeva benissimo che non era vero ma si ripeteva questa frase nella testa.
Andò a darsi una rinfrescata e poi si preparò per uscire.
Era una giornata importante, tutti gli Uchiha una volta conseguito il titolo di Genin si dirigevano alla sede del clan per essere iniziati alle tecniche Uchiha.

Continua...


Tecniche Mediche

Akira si destò dal torpore del suo caldo letto accompagnato dal bel suono di una leggera pioggia.
Si era appena completamente ripreso dalle ferite riportate nella sua precedente ed inaspettata avventura.

Il suo pensiero tornò al grosso lupo che aveva attaccato lui e il suo amico. Quella dannata bestiaccia aveva quasi ucciso il suo migliore amico e aveva ferito il giovane Uchiha in maniera abbastanza visibile.
In compenso, il genin ci aveva guadagnato due occhi strabilianti. Occhi che non tutti possono vantarsi di avere, nemmeno tutti i membri del clan.

Akira si mise a sedere tirando le gambe verso il busto. Tolse la fasciatura che aveva sulla gamba e vide i segni dei denti della belva che lo aveva azzannato.
Sorrise e pensò tra se e se:

La mia prima cicatrice.

Sapeva bene però che c'era ben poco da ridere, Kokusho aveva seriamente rischiato di morire e lui non poteva permettere che accadesse ancora.
Lo conosceva da quando erano bambini e il pensiero di vederlo morire davanti ai suoi occhi gli dava il panico.
Si alzò in piedi e si preparò per uscire. Si infilò i soliti vestiti e prese tutto il suo occorrente. Aveva preso la sua decisione la sera prima quando nell'oscurità della sua stanza aveva riflettuto sul da farsi.

Dopo i quotidiani riti mattutini scese al piano terra di casa sua e salutò la madre mettendosi in bocca del pane.
Non aveva voglia di fare colazione quella mattina, aveva fretta di cominciare.
Alla porta prese un ombrello, era nero con 3 ventagli del suo clan disegnati su di esso.

Continua...


Sutra Dei Serpenti

Se ne stava nel giardino di casa sua a ripensare agli accadimenti dei giorni precedenti. I ricordi erano ancora vividi nella sua mente, gli erano successe un milione di cose nell'arco di pochi giorni dalla sua promozione a genin. La sua vita di Ninja non poteva iniziare in modo più rocambolesco, per usare un eufemismo.

Così ora il giovane Akira si godeva un po' di meritato riposo, seduto su una gelida pietra si godeva la brezza che quella sera accarezzava il villaggio di Konoha.
Tanto era immerso nei suoi pensieri che il giovane Uchiha nemmeno si accorse di non essere solo.
Era solito starsene in giardino a pensare quando i suoi allenamenti erano finiti. La giornata era trascorsa molto rapidamente tra la pratica delle sue nuove tecniche mediche e qualche ora di allenamento per padroneggiare meglio le sue abilità oculari appena acquisite.

Di certo, mentre le sue membra riposavano e la sua testa vagava altrove, la dolce bestiola che suo malgrado gli teneva compagnia aveva gli obiettivi ben chiari nella sua mente.
Gli occhi del serpente scintillavano alla luce delle lanterne, ma il genin non si rendeva conto di quello che succedeva intorno a lui, nemmeno per un secondo si rese conto di quello che stava per accadere.
Il rettile strisciava silente tra i fili d'erba, mimetizzandosi alla perfezione e camuffando i suoi rumori tra la dolce brezza di quella sera.
Vicino, sempre più vicino al giovane Uchiha, fino a che non fu a portata di tiro. Solo allora il predatore agguantò la sua preda, solo allora l'abile cacciatore tirò il colpo. Ovviamente fece centro. I denti aguzzi del serpente si infilarono nella carne di Akira. Qualche istante fu sufficiente. Il veleno venne rilasciato nel braccio del giovane che non potè far nulla se non restare a guardare il serpente che con il morso aveva lasciato un altro dono oltre al veleno, un monito ben chiaro:

"Se hai a cuore la vita, vai ad ovest... trai sentieri taglienti del Paese della Pietra ce n'è uno dimenticato, all'ombra delle rovine... trovalo, seguilo, a cinque giorni da oggi, il mio veleno ti ucciderà."

La testa del giovane Uchiha vorticò rovinosamente per qualche istante, non era sicuro di aver udito quelle parole, magari se le era solo immaginate per il dolore del morso e l'effetto venefico dello stesso.
Eppure qualcosa non quadrava al giovane Uchiha, conosceva i rudimenti dell'arte medica e quella ferita non presentava i sintomi di un comune morso di serpente.
Nel frattempo il serpente era svanito nell'erba lasciando il giovane nuovamente solo con il suo nuovo presente.
Senza pensarci troppo, prese allungò la mano destra sulla ferita e richiamò il chakra sul palmo della sua mano.


CITAZIONE
<ijutsu> - Konji Kin: Piccola Cura - (Chk: 40) “Questa è la più semplice tecnica di cura esistente, ma quella che di solito è anche la più utile, poiché la rapidità d'esecuzione è velocissima, permettendo al ninja di poter ritornare a combattere. Manipolando dunque il suo chakra il medico lo concentra quanto più possibile sul palmo della propria mano, poi avvicina questa alla propria o altrui ferita, mantenendo la distanza di circa tre pollici, dopodiché fa fluire l'energia spirituale nei labbri della lacerazione, tentando di ricostruire il tessuto. La Ijutsu fa recuperare 2 Punti Vita, ma tale valore aumenta di 1 per ogni 20 Punti Chakra utilizzati oltre i 40 base. Se si cura la lacerazione con lo stesso valore di Vita persa allora svanirà anche il Malus, non superiore al Quinto Grado. Se viene utilizzato il triplo del chakra necessario per sanare la ferita questa verrà considerata come Attivazione utilizzabile solamente una volta per turno, naturalmente tale clausola vale solo se la Ijutsu viene utilizzata su se stessi. Non può togliere il Malus Congelamento e quello d'Accecamento, ma quest'ultima solo per il rango Jonin.”

Trascorse qualche secondo e Akira scostò la mano dalla ferita ma quest'ultima non era guarita. Nemmeno si erano ristretti i due buchetti sull'avambraccio sinistro.
Non si trattava di certo di un comune morso di serpente. Ora il ragazzo esigeva di sapere, il suo spirito di Uchiha gli imponeva di fare luce sull'accaduto fu in quel momento che la decisione maturò nella sua testa. Avrebbe seguito la via che il serpente gli aveva indicato.

Continua...
 
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Jimmy91
view post Posted on 30/4/2014, 20:29     +1   -1




...Continua da Qui

Narrato
Pensato
Parlato
Parlato Padre Akira
Pensato Padre Akira
Kokusho
Madre Akira
Sogno


Il primo passo verso la follia.



Quindici giorni... Erano quindici giorni che non metteva piede a Konoha, passeggiare per le strade del villaggio di nuovo gli sembrava incredibile, soprattutto dopo tutto quel tempo passato a strisciare in una grotta sperduta in un luogo dimenticato dai Kami. Come avrebbe reagito la sua famiglia nel rivederlo tornare dopo tanto tempo senza una plausibile spiegazione alla sua assenza? Aveva provato durante tutto il viaggio ad inventarsi qualcosa ma con risultati molto scarsi quindi aveva semplicemente rinunciato a dire una bugia.
Svoltò l'angolo che l'avrebbe portato nella zona abitata dagli Uchiha e finalmente si sentì a casa, al sicuro dopo tanto tempo. Quello che aveva passato negli ultimi giorni aveva sicuramente indurito i suoi muscoli e il suo animo ma era pur sempre un quattordicenne sperso nel mondo divorato dall'odio di Watashi ed ora che poteva sentirsi protetto tutta la fatica e il dolore dei giorni precedenti gli piombò addosso come un macigno.

Passò davanti casa del suo migliore amico e subito gli tornarono in mente i fatti di qualche settimana prima, quando fu costretto a testare per la prima volta le sue tecniche mediche proprio sull'amico ferito molto gravemente da una fiera.

Kokusho... Dovrebbe essersi ristabilito oramai

Si domandò distratto il ragazzo mentre continuava a camminare in direzione di casa sua. Non che non ci tenesse all'amico ma la stanchezza la faceva da padrone adesso e lui aveva urgente bisogno di andare a riposare.
Ancora pochi metri ed eccolo giunto sulla porta di casa sua, si tolse le scarpe infangate come di consueto prima di entrare, sulla soglia e non appena accennò solo un altro passo davanti a lui si fermò una figura alta ed imponente. Akira se lo aspettava, il padre lo aveva sentito arrivare ed ora lo guardava dall'alto in basso con uno sguardo cupo e gelido, Akira sapeva che era arrabbiatissimo.
Tuttavia fu la madre del giovane Uchiha ad anticipare qualsiasi discussione tra i due, corse verso il ragazzo urlando:

Akira! Tesoro mio!

Lo abbracciò così forte da far mancare il fiato al ragazzo e scoppiò in lacrime sulle spalle del giovane. In quei giorni che aveva passato lontano da casa la mamma lo aveva atteso sempre, per tutto il tempo sapendo che sarebbe tornato. Il genin non potè fare altro che ricambiare l'abbraccio e tranquillizzare sua madre:

Mamma sto bene, sono tornato.

Dal tono di voce trapelava stanchezza e frustrazione, i vestiti erano lerci e sporchi come mai prima di quel giorno avrebbe volentieri rimandato i convenevoli alla sera, dopo un bagno ed una dormita di cui aveva veramente bisogno.

Asami.

Tuonò il padre di Akira ristabilendo le priorità e attirando l'attenzione del ragazzo che lo guardava con occhi persi.
La madre si staccò dal ragazzo e si asciugò le lacrime poi sorrise al piccolo Uchiha e tornò subito nel soggiorno, era abbastanza chiaro che Zenjuro Uchiha, il padre di Akira voleva immediatamente parlare con il figlio di quel che era accaduto e del perché della sua scomparsa ed a buona ragione anche.
Dieci o forse venti secondi di silenzio in cui l'unica cosa che si percepiva nella stanza era la crescente rabbia del papà di Akira, un Jonin di Konoha molto rispettato nell'ambiente ninja ed uno dei membri più importanti del clan Uchiha. Nonostante la sua fama di soldato diligente era tuttavia stato un padre sempre comprensivo con Akira, il suo unico figlio. Addirittura, non aveva battuto ciglio quando Akira aveva deciso di seguire la via del ninja medico nonostante egli si aspettasse che suo figlio diventasse un Anbu proprio come lui. Era un brav'uomo che amava la sua famiglia e avrebbe fatto qualsiasi cosa per sua moglie e suo figlio. Ma questa volta, il giovane Uchiha aveva passato ogni paletto, per quanto lontano potesse esser stato posto.

Zenjuro si decise dunque a parlare a suo figlio, la conversazione tuttavia non cominciò di certo come si aspettava il genin. Era già pronto a spiegare il perché della sua assenza ma le parole del padre lo colsero nettamente in fallo:

I tuoi occhi, cosa ti è successo?

Nonostante il viso del genitore trasudasse rabbia e sdegno per il suo comportamento il suo tono di voce era molto flebile, quasi come se Zenjuro avesse paura della risposta che il figlio stava per dargli.

Niente padre, sono solo stanco...

Rispose il giovane Uchiha distogliendo lo sguardo da quello del padre.

Akira non mentire. Lo vedo nei tuoi occhi. Quelli sono gli occhi di qualcuno che ha saggiato la morte. Gli occhi di un Uchiha non mentono a chi sa come leggerli...

Il cuore di Akira fece un balzo nel vuoto assoluto, come faceva suo padre a sapere quel che era successo? come aveva capito quello che Akira aveva fatto?
L'unica cosa che riuscì a fare in quel momento fu aggrapparsi ad uno specchio e tentare di cambiare argomento senza rispondere alla domanda del padre.

Mi spiace di esser fuggito senza dare alcuna spiegazione, non succederà mai più.

Il suo tentativo di sviare il discorso fu subito colto dal padre che immediatamente rispose a tono al giovane, se quella di pochi attimi prima era preoccupazione per le condizioni psicofisiche del giovane, quella che seguì fu un vero e proprio temporale. Akira era l'incudine e suo padre un martello che batteva forte su di lui senza alcuna pietà:

Ovviamente non succederà mai più! Sai cosa ha passato tua madre in questi giorni? Ha pianto initerrottamente per due settimane. Nemmeno te ne rendi conto del caos che hai portato in questa famiglia. La gente pensava che tu, un piccolo moccioso, avessi tradito il villaggio di Konoha e qualcuno pensava addirittura di venirti a cercare per portare la tua testa alle alte sfere del villaggio. E puoi starne certo lo avrebbero fatto se il Dio Watashi non avesse monopolizzato l'attenzione in quest'ultimo periodo. Ora va, togliti dalla mia vista.

Il collo dell'Uchiha si era gonfiato ed era diventato come un grosso pallone, le vene pulsavano su di esso senza sosta. La sua faccia era paonazza e i suoi occhi si erano tramutati, l'iride era diventata rossa e tre tomoe erano comparse negli occhi del padre di Akira. Non voleva sentire ragioni e aveva sfogato tutta la rabbia accumulata in quei giorni. L'unica cosa che il ragazzo potè fare fu salire di fretta le scale e dirigersi nella sua camera.

______




Zenjuro Uchiha


Il padre di Akira lasciò parecchio turbato l'ingresso della residenza dirigendosi nel giardino che stava sul retro della casa proprio dove tutto aveva avuto inizio quindici giorni prima.
La sfuriata che aveva fatto al figlio era d'obbligo ma ora la rabbia era passata. Era preoccupato per il suo unico figlio. Era chiaro che qualcosa era mutata nel ragazzo, l'innocente giovinezza che faceva parte di lui era svanita dal suo sguardo in qualità di padre poteva vederlo chiaramente nei suoi occhi. Rimase per parecchio tempo seduto su quella roccia a riflettere sugli sviluppi:

Akira cosa ti è successo lì fuori?

Non poteva capire e non poteva costringere suo figlio a rivelargli gli accadimenti dei giorni appena trascorsi, tuttavia l'ombra di morte che egli scorgeva negli occhi del ragazzo era evidentissima. Non sapeva se suo figlio fosse stato costretto ad uccidere per difesa o per un qualsiasi altro motivo, fatto stava che l'innocenza negli occhi del giovane Uchiha aveva lasciato spazio a quella ombra che per tutta la vita l'avrebbe perseguitato. La vita di un Ninja era fatta così prima o poi sarebbe stato costretto a farlo. Ma così giovane... Non era ancora giunto il suo momento. Tutto era accaduto troppo presto. La vita del ragazzo sarebbe cambiata ed egli lo sapeva benissimo, ci era passato. La prima volta che mise fine ad una vita non dormì per settimane ed era qualche anno più grande di suo figlio. Non osava nemmeno immaginare quali incubi la notte perseguiteranno suo figlio da quel giorno in avanti...


Akira Uchiha

Il giovane Akira, in contemporanea al padre lasciò l'ingresso della casa dirigendosi al piano superiore salendo le scale senza fare il minimo rumore. Sapeva bene che suo padre era infuriato e avrebbe fatto bene a non dargli ulteriori motivi per arrabbiarsi, non lo aveva mai visto sfoderare lo sharingan in sua presenza in preda ad uno scatto di rabbia. Era sempre stato un padre premuroso e quel comportamento gli fece capire che la sua assenza si era sentita davvero tanto in famiglia. La reazione della madre non lasciava spazio ad interpretazioni ambigue era sembrata davvero disperata ed il genin effettivamente pensò che la rabbia del padre fosse dettata esclusivamente dal suo pensiero che il figlio avesse tradito il villaggio. Non avrebbe mai potuto immaginare che la collera di suo padre era solo un riflesso della preoccupazione di quest'ultimo nei confronti delle condizioni del suo primogenito. Una rabbia amara e dolorosa dovuta alla sola sconsideratezza del giovane nell'abbandonare la sua casa senza alcun motivo apparente in un periodo così buio come quello in cui Watashi aveva buttato il mondo.
Il tragitto fino alla sua camera fu abbastanza breve. Non appena arrivato si tolse i vestiti e si distese sul letto, giusto il tempo di chiudere le palpebre e cadde in un sonno profondo. Ogni pensiero svanì immediatamente lasciando spazio al riposo più assoluto. L'avventura dei giorni precedenti lo aveva ampiamente provato fisicamente ed ora era stanco all'inverosimile. A dispetto di quello che pensava suo padre in quegli stessi attimi nel giardino della tenuta, Akira ed il sonno andavano d'amore e d'accordo. Sarà stata la stanchezza ma il giovane genin non ci mise nemmeno un attimo ad addormentarsi.


______



* Akira si risvegliò dal suo sonno qualche ora più tardi tormentato da dei dolori allucinanti. La ferita sull'avambraccio, proprio dove Jadoku lo aveva morso qualche settimana prima era tornata a bruciare pericolosamente e anche l'altra cicatrice gli doleva violentemente. Proprio quella che nelle settimane scorse era andata nel dimenticatoio, quella sulla gamba provocatagli dal lupo pochi giorni prima che egli venisse scelto per diventare un mangiatore di terra. Il panico giunse quando il genin si rese conto di essere paralizzato completamente. Non poteva nemmeno gridare, doveva solo sopportare il dolore come una presenza estranea in un corpo non proprio.
Il dolore era in crescendo e ad un certo punto L'Uchiha sentì come uno strappo lacerargli la carne della gamba ed un enorme lupo dagli occhi viola prese forma dalla ferita che si era aperta. Ringhiava e sbavava guardando Akira fisso negli occhi mentre gli stava sopra. Anche se il giovane non fosse stato paralizzato il lupo aveva occluso ogni sua via di fuga. Se la gamba aveva smesso di dolere dopo che il lupo ne era venuto fuori ora era il turno del braccio che sembrò spezzarsi in tante parti e divenire sinuoso prima di lasciare uscire dalla ferita proprio Jadoku uno dei suoi nuovi alleati.
Il serpente sibilò coraggioso contro il lupo ed il letto scomparve, Akira scomparve lasciando spazio a quello scontro tra le due entità che fino a quel momento avevano segnato i due radicali cambiamenti nella vita del giovane Konohano.
Il lupo simboleggiava la sua scelta delle arti mediche, la scelta di sacrificarsi in cambio della vita altrui.
Il serpente simboleggiava la sua indole omicida, la scelta di poter togliere la vita altrui a suo piacimento.
Lo scontro perdurò per diverso tempo nella mente di Akira senza che lui potesse intervenire, poteva solo assistere passivamente allo scontro tra le due belve. Fino a quando non fu il rettile ad avere la meglio sul canide. L'istinto omicida di Akira aveva prevalso. Akira non potè fare altro che osservare il serpente avvicinarsi alla sua figura ed inghiottirlo in un sol boccone. *


Akira si ridestò dal suo sonno in una pozza di sudore come se fosse stato lui a combattere nelle ore precedenti. Un'occhiata rapida fuori dalla finestra e si rese conto che il sole stava per tramontare. Aveva dormito quasi tutto il giorno.

Ben svegliato.

La voce che richiamò la sua attenzione era familiare e difatti non appena si voltò vide su una sedia la figura che probabilmente meno si aspettava di vedere. Kokusho, il suo amico d'infanzia stava li a fissarlo chissà da quanto.

Hai fatto un brutto sogno, piccino?

Disse in tono ironico il ragazzo guardando Akira e sorridendo perfidamente.

Così mi ringrazi per averti salvato la pellaccia?

Rispose a tono il giovane Akira.

è un piacere vederti tutto intero, Akira.

Disse questa volta con serietà l'altro Uchiha.

È un piacere anche per me vederti tutto intero, Kokusho.

Entrambi scoppiarono in una risata dopodiché il ragazzo vestito di nero che stava di fronte ad Akira lo invitò a raccontargli il motivo della sua apparente scomparsa:

Dove diavolo sei scappato? Avevi paura di finire la nostra sfida?

Non dire stupidaggini, lo sai benissimo che posso batterti quando mi pare e piace, ti lascio vincere, altrimenti ci rimani male.

Sarà come dici tu...

Kokusho capì dal tono freddo con cui Akira interloquiva che non sarebbe riuscito nel suo intento di strappare informazioni ad Akira riguardo la sua fuga ma sapeva anche che prima o poi al momento giusto l'amico l'avrebbe messo al corrente dell'accaduto. Qualche altro piccolo convenevole ed altre piccole frecciatine anticiparono l'uscita di Kokusho dalla casa del genin che era dunque rimasto solo nella sua stanza con i suoi pensieri.

Il sogno che aveva fatto era solo un antipasto dei lugubri pensieri che riesedevano nella sua mente. Sapeva bene di essere diverso, sapeva o almeno credeva di essere speciale. Seduto sul suo letto fissava i palmi delle sue mani. Nelle quali vedeva strumenti, armi, per dare oppure togliere la vita. Un senso di potere lo pervase e si sentiva un predestinato.
L'omicidio gli procurava un piacere immenso, quell'attimo di disgustoso piacere che lo pervadeva quando uccideva con le sue stesse mani un altro essere vivente. Disgustoso si, poiché era curioso di svelare ma allo stesso tempo impaurito da quella parte oscura di se stesso, non pensava di poter provare tale sensazione nell'uccidere un suo simile e questo lo faceva sentire sporco dentro.
Le cure gli avrebbero permesso di salvare chi egli ritenesse degno, o giusto o magari solamente gli stava simpatico.
Come se non bastassero le farneticazioni di un aspirante mezzo Dio, il tutto era tenuto insieme dal collante migliore che Akira potesse desiderare: La sete di potere, che forse era l'unica cosa che non sarebbe mai mancata ad un membro del Clan Uchiha, malvagio, buono o psicolabile che esso sia.
Forse il padre di Akira non aveva tutti i torti, uccidere a quell'età può portare seri squilibri.
 
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Jimmy91
view post Posted on 11/9/2014, 15:27     +1   -1




La Prima missione: A colpi di stoffa.


Quella mattina, Akira non aveva alcuna voglia di svegliarsi e di cominciare i suoi allenamenti. Il sole era sorto da poco sul villaggio della foglia e i suoi raggi penetravano a mala pena dalla finestra della camera del giovane Shinobi. Da quando era diventato genin non aveva ancora ricevuto alcun incarico ed era in spasmodica attesa di cominciare la sua prima missione.
Tuttavia, finché qualcuno non gli avesse assegnato un qualche compito da svolgere egli non poteva far altro che allenarsi nel giardino di casa sua. Suo padre lo teneva d'occhio dopo la sua "fuga" dal villaggio e quindi cercava di starsene il più possibile a casa per quietare gli animi dei suoi genitori. Restò ancora qualche minuto con gli occhi socchiusi nel suo letto a pensare ai fatti suoi prima di decidersi a tirarsi su. Si mise seduto e si strofinò gli occhi con le mani per svegliarsi un po' meglio. Con tutta la calma di questo mondo si preparò a cominciare i suoi allenamenti. Scese al piano inferiore e si diresse verso il grande giardino della residenza Uchiha.
Un po' di riscaldamento e poi qualche esercizio per stirare un po' i muscoli ancora indolenziti e poteva dunque cominciare il solito allenamento.

Continua...


~~~~





Continua da qui...

Il viaggio fu veloce stavolta, senza il carretto poterono viaggiare spediti e ancora più in fretta si diressero verso l'ufficio del Kage per fare rapporto. Dopodiché dritti a casa. Dovevano farsi una bella dormita, se lo meritavano.

I due giovani, dopo aver sbrigato in fretta la pratica del rapporto al superiore erano diretti entrambi verso le rispettive case. Akira si sarebbe dovuto fermare poco prima di Hikaru che avrebbe dovuto continuare ancora qualche minuto prima di giungere a casa.

L'Uchiha, giunto fuori casa sua, si voltò per salutare tendendo la mano al compagno di missione che stava qualche passo più dietro di lui, ma quando lo vide in volto la sua espressione cambiò da tranquilla a preoccupata.

Tutto bene Hikaru? Non ti senti bene per caso?

Il ragazzo era pallido e aveva lo sguardo crucciato. Scosse in segno di negazione e poi alzò lo sguardo verso Akira e cominciò a parlare.

Hikaru: Ho riflettuto per tutto il viaggio di ritorno ed anche mentre facevamo rapporto.

Fece una breve pausa, e prese fiato. Il Nara era molto serio, ed aveva un tono accusatorio.

Hikaru: Sappi Akira Uchiha che ti terrò d'occhio d'ora in poi. Non ci vedo niente di buono in te, quello che hai fatto a quegli uomini era abominevole.

Akira lo guardò basito mentre esso scappava via subito dopo aver finito di parlare, pensava di aver risolto quella questione, invece gli si ripresentava ora tra capo e collo. Ora era davvero un problema.
Non poteva esporsi maggiormente, anche se non capiva cosa intendesse Hikaru con "ti terrò d'occhio". Quella notte avrebbe rimuginato su quelle parole e provato a trovare una soluzione, non riusciva a trattenersi quando aveva l'occasione di uccidere e di certo questo non aiutava...


Edited by Jimmy91 - 16/9/2014, 15:05
 
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Jimmy91
view post Posted on 18/11/2016, 23:46     +1   -1




Un balzo temporale


La missione era terminata da qualche giorno e il giovane Uchiha non era ancora uscito di casa dopo il suo ritorno.
Sapeva bene che prima o poi sarebbe stato convocato per una missione e che non avrebbe potuto rifiutare. Tuttavia la sua mente era più impegnata a pensare ad altro. Quello che era successo in missione gli aveva dato da pensare, la scarica di adrenalina che attraversava le sue membra nel momento in cui impugnava la sua arma per uccidere una persona non era paragonabile a nulla che avesse mai provato in vita sua, nessun sentimento poteva eguagliare quella sensazione: rabbia, odio, amore, indifferenza, gioia, tutto finiva in secondo piano rispetto a quel singolo istante in cui poteva avere il controllo sulla vita di un'altra persona.
La posizione che di norma spetterebbe ad un Dio, per un istante si trova nelle mani di Akira.
Potrebbe ascoltarli implorare per la loro vita e addirittura risparmiarli, in un impeto di sincera bontà.
Questa sete di sangue che lo faceva sentire appagato ed il giuramento di correre in soccorso degli ammalati quando questi ne avessero avuto bisogno silenziosamente sottoscritto nel momento in cui gli è stata affidata la conoscenza delle tecniche mediche di base, tuttavia, cozzano tra di loro e forse non potranno mai mescolarsi, come acqua ed olio in un bicchiere sarebbero stati lì, nell'animo di akira a contrapporsi per tutto il resto della sua vita.
Egli lo sapeva e ne sentiva il peso. Doveva cercare la sua strada, mettere insieme i pezzi e far coesistere le due metà della sua anima.

Ancora qualche giorno trascorse senza ricevere alcuna chiamata per una missione e Akira si era solamente allenato da solo nel suo giardino, facendo pause solo per i pasti e smettendo alla sera, poco prima di andare a dormire, allenarsi così lo aiutava a non pensare a quello che era successo durante il suo incontro con i rettili, al suo primo cadavere, il suo primo omicidio.
Se ancora poteva avere una chance di salvare la sua anima, questa dipendeva tutto dal poter o no controllare la sua brama di uccidere. Ci doveva provare, la sua convinzione che tutto ciò fosse sbagliato era forte, cedere un simile piacere poteva solo portarlo nel baratro infinito dell'oscurità ed egli non voleva macchiare il suo onore, quello della sua famiglia, del suo clan e del suo villaggio.
L'indomani, Akira avrebbe percorso a piedi le strade del villaggio e si sarebbe diretto verso gli edifici che contenevano gli organi di governo del villaggio.
Konohagakure era tornata ad essere sempre la stessa, completamente ripresasi dall'influsso maligno dei demoni apparsi durante la guerra, giorno per giorno, sembrava sempre di più che si tornasse alla normalità.
Un numero incalcolabile di morti e feriti tra tutti i villaggi ninja avevano versato il sangue nella guerra, per sua fortuna, o sfortuna, questo non sapeva dirlo neanche lui, Akira non aveva avuto modo di partecipare alla spedizione contro il Dio Watashi.
Mentre questi pensieri, e la presenza della montagna con scolpiti indelebilmente i volti degli Hokage si facevano sempre più spazio nella sua mente, il giovane si rese conto di essere giunto all'ufficio che cercava: La coordinazione dell'ordine dei medici di Konoha.
Non appena entrò nella stanza, un impiegato lo guardò avvicinarsi alla scrivania scrutandolo dall'alto in basso con uno sguardo inquisitore, era giovane e non sembrava avere bisogno di un medico, cosa poteva volere?
Prima che l'impiegato potesse chiedere qualsiasi cosa, pregno della sua solita sicurezza il genin prese fiato ed esclamò:

"Salve, il mio nome è Akira Uchiha sono un genin di Konoha ed un medico alle prime armi e avrei bisogno del vostro aiuto."

L'impiegato socchiuse gli occhi dietro alla montatura degli occhiali che erano poggiati sulla punta del naso come a far notare al giovane che la sua affermazione aveva destato la sua curiosità.
Che fosse un ninja, l'attempato lavoratore l'aveva capito fin da subito, il coprifronte era in bella vista e pendeva dalla cintura del giovane.

"Giovane Uchiha cosa ti porta in questo luogo? Dici di essere un medico ninja ma allora dovresti andare alla clinica, magari qualcuno ha necessità delle tue cure."

Il ragazzo colse al balzo l'occasione, era proprio quello che stava aspettando di sentire dall'impiegato, voleva un lavoro alla clinica. A tempo pieno. Niente missioni, niente uccisioni, solo tanti poveretti da aiutare.

"Proprio questo è il motivo per il quale mi trovo qui!"

Esclamò all'istante il giovane, sorprendendo ancora di più l'impiegato che rimase in silenzio ad ascoltare quello che il ragazzo aveeva da dire.

"Vorrei sapere se è possibile, per un periodo lavorare a tempo pieno alla clinica, per affinare le mie tecniche, migliorarle e diventare un medico migliore, rinuncerei volentieri alle missioni pur di avere questo lavoro."

La faccia dell'uomo di fronte al giovane shinobi era tutt'altro che imperscrutabile, la sorpresa si leggeva chiara come l'acqua nei suoi occhi. Non gli era mai successo che un giovane ninja chiedesse di rinunciare alle sue missioni pur di esercitare la professione medica.

"Questo...." Disse, facendo una pausa e scrutando il genin "Questo non è un evento da manuale" minimizzò. Non solo non era da manuale, anzi era un evento singolare, non sapeva nemmeno se ci fosse mai stato un altro shinobi che avesse avanzato tale richiesta.

"Giovane Akira, posso comprendere la tua voglia di aiutare le persone, ma saresti davvero disposto a interrompere la tua carriera da shinobi per fare ciò?"

Tutti sapevano che da lì a breve ci sarebbe stato il torneo di selezione dei chuunin, il giovane, facendo questa scelta si precludeva la chance di partecipare ad esso.
Ora la palla era tornata all'Uchiha che senza pensarci due volte, prima che qualcosa gli facesse cambiare idea esclamò

"Sì!"

La determinazione era leggibile nei suoi occhi e l'impiegato non potè fare altro che prenderne atto ed asserire:

"Come ti ho detto, non è prassi che un ninja si dedichi esclusivamente alla professione medica, inoltrerò la tua richiesta a chi di dovere, ecco, prendi questo foglio e metti per iscritto le tue richieste. Infine, firma in fondo."

Akira allungò la mano prendendo possesso del foglio e si appoggiò alla scrivania, compilando la sua richiesta ripetendo sul foglio esattamente quello che aveva detto fino ad un momento prima all'impiegato. Appose dunque la sua firma e con uno sguardo misto di felicità e tristezza porse il foglio all'uomo che gli stava di fronte.
Se quella richiesta fosse stata accettata, avrebbe messo a tacere la sua brama di uccidere, o almeno questo sperava sarebbe stato l'esito delle sue azioni. Avrebbe pagato tutto ciò rinunciando temporaneamnte alla sua vita di shinobi.

12 giorni passarono prima di ricevere una risposta. Alla sua porta bussò un emissario che portava una lettera sigillata ed indirizzata ad Akira Uchiha.
La tensione si impadronì del giovane quando prese la missiva e cominciò a strappare la busta che la conteneva. Da quella risposta sarebbero dipese tante cose, a cominciare dalla sua carriera ninja materialmente parlando fino alla redenzione dalle sue azioni passate.
Per lui, l'ultima valeva più della prima e di tutte le altre cose a cui avrebbe rinunciato che stavano nel mezzo.
Lesse la lettera tutto d'un fiato e alla fine era soddisfatto, amareggiato ma soddisfatto la sua richiesta era stata accolta.
Dall'indomani si sarebbe dedicato esclusivamente a salvare le vite degli shinobi feriti in battaglia, molti di loro probabilmente sarebbero stati anche suoi compagni di classe, che avanzando di carriera avrebbero avuto missioni sempre più pericolose e difficili.


2Anni Dopo...


Così trascorsero i suoi giorni da medico, per molto tempo, quasi 2 anni. In quel periodo, si dedicò completamente allo studio della medicina e gli unici giorni in cui non si trovò in clinica erano quelli dell'esame chuunin. Chiese cortesemente il permesso di assistere agli stessi a Kiri e i suoi superiori lo accordarono, si diresse dunque al villaggio della nebbia insieme al gruppo che doveva sostenere l'esame, forse in caso di necessità sarebbe stato d'aiuto ai feriti e avrebbe ripreso confidenza con il campo di battaglia.
Già, le battaglie gli mancavano da morire. In quel periodo trascorso serenamente, si era allenato per mantenere al meglio le sue capacità da shinobi, ma di sicuro non aveva fatto progressi, quelli si sarebbero visti solo se avesse preso parte a missioni ed addestramenti, cosa dalla quale stava ben lontano.
Non aveva avuto alcun problema a gestire la sua dualità durante questo periodo se non all'inizio quando alla vista di un ferito e alla presenza di un bisturi, per un attimo, dava adito alla possibilità di ficcarglielo nel collo e vederlo dissanguare.
Tutto andò per il meglio, fino a quel giorno. L'attacco di Konoha da parte dell'Akatsuki.
Caso volle che dei ninja in missione, qualche giorno prima dell'attacco richiesero del supporto al di fuori del villaggio, così una squadra di medici andò incontro al gruppo. Tra questi c'era il giovane Uchiha, oramai aveva visto ferite di ogni tipo ed aveva assistito inerme alla morte di alcuni pazienti, questi non erano morti per causa sua, quindi la sua brama di sangue non aveva influito pesantemente sul suo benessere psicofisico.
Non ebbe dunque modo di fronteggiare la minaccia akatsuki in prima persona e questo fu un peso abnorme da sostenere dal momento stesso in cui mise piede nel villaggio. Tutto quello che era stato appena ricostruito, e quello che ancora era in ricostruzione dopo la guerra con il Dio era di nuovo completamente in pezzi. In primis l'anima degli abitanti del villaggio che non potevano credere a quello che era appena successo. Una serie infinita di eventi catastrofici. Tempi bui per i villaggi ninja.
La squadra fu immediatamente richiamata al villaggio per portare man forte ai soccorsi ma al loro arrivo tutto si era già consumato.
La distruzione portata dall'Akatsuki fu come un risveglio per l'Uchiha. Non poteva essere solo un semplice medico. Aveva bisogno di mettersi in gioco, pensava a quanto avrebbe potuto fare in quel campo di battaglia se solo fosse stato presente.


-Al diavolo la redenzione, al diavolo il dover essere un medico.-

Pensò tra se e se Akira.

-Cosa ci facevo lontano dal campo di battaglia in un momento come questo? Perché non ero qui a combattere, a massacrare il nemico e vedere il sangue scorrere a fiotti tra le mie mani?-

Era di nuovo assetato. Poteva per una persona normale sembrare semplicemente impazzito, ma in realtà lo sguardo con cui guardava il campo di battaglia era quello di una persona in un'estasi quasi mistica.
I due anni che aveva trascorso immediatamente persero il loro significato. Non valevano niente se alla vista del campo di battaglia questa sarebbe stata la sua reazione ogni volta, anche uno stolto l'avrebbe capito che la sua vera via era quella bagnata dal sangue dei suoi avversari.
Da quel giorno in poi sarebbe tornato sul campo di battaglia. Avrebbe ripreso la sua carriera da shinobi e fatto quello che più gli piaceva al mondo. Uccidere.

Continua qui.



Edited by Jimmy91 - 19/11/2016, 00:19
 
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